LA RIPRESA ECONOMICA (CHE NON C’E’) IN TRENTA GRAFICI

Pare che gli Stati Uniti, anziché crescere come auspicato dal governo italiano, stiano scendendo e scendendo di brutto. Tant’è che l’ultima revisione del Pil statunitense, uscita solo qualche giorno fa,  dice che nel primo trimestre 2014 l’economia a stelle e strisce si è contratta del 2.9% su base annua. 

ma come i dotti sapientoni che si arrabbiano con la Germania perché si opporrebbe a detta loro alla trasformazione della BCE in FED Reserve conoscono questi dati? Ma non dicevano che se la BCE stampasse tanti soldi quanti ne inietta la Fed la crisi e l’austerità diventerebbero un sogno????

Scritto il14 luglio 2014 alle 16:59 da Paolo Cardenà

E vediamola questa famigerata ripresa, di cui tutti si riempiono bocca senza sapere di cosa stanno parlando.

La vediamo in 30 grafici, con una breve conclusione finale.

La produzione industriale:

Da Istat: A maggio 2014 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell’1,2% rispetto ad aprile. Nella media del trimestre marzo-maggio la produzione è diminuita dello 0,4% rispetto al trimestre precedente.

Corretto per gli effetti di calendario, a maggio 2014, l’indice è diminuito in termini tendenziali dell’1,8% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di maggio 2013). Nella media dei primi cinque mesi dell’anno la produzione è aumentata dello 0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedenteQui il seguito del comunicato completo 

Il Pil:

Il Pil dell’Italia torna negativo nel primo trimestre del 2014,segnando un calo dello 0,1% rispetto al trimestre precedente che si era chiuso con una crescita dello 0,1%.

Secondo i dati diffusi dall’Istat, su base annua il Prodotto interno lordo italiano è diminuito dello 0,5%.

Sempre l’Istat, a proposito della crescita del secondo trimestre, afferma:

“Tenendo conto delle informazioni più recenti, in T2 l’attività produttiva  dell’industria (al netto delle costruzioni) potrebbe risultare stazionaria. Nello stesso periodo, la variazione congiunturale del Pil è prevista ricadere in un intervallo compreso tra -0,1% e +0,3%”. Anche se, secondo noi, tale previsione sembrerebbe abbastanza ottimistica

Le previsioni di crescita delle istituzioni finanziarie internazionali e dei vari centri studi vengono riviste sistematicamente al ribasso e si discostano sempre di più dalle previsioni del Governo contenute nel DEF

Il governo, nella stesura del Def, ai fini della determinazione della performance del PIL,  attribuisce un contributo significativo alle esportazioni, viste in crescita del 4%. Quindi, sempre secondo il governo, la domanda estera dovrebbe rimanere sostenuta in virtù del Pil mondiale visto in crescita del 3.7% con gli Stati Uniti che trainano la ripresa con il PIL in progresso del 2.9%

Pare che gli Stati Uniti, anziché crescere come auspicato dal governo italiano, stiano scendendo e scendendo di brutto. Tant’è che l’ultima revisione del Pil statunitense, uscita solo qualche giorno fa,  dice che nel primo trimestre 2014 l’economia a stelle e strisce si è contratta del 2.9% su base annua. Quindi, alla luce della contrazione  dell’economia statunitense e del possibile rallentamento di quella mondiale, appare assai difficile poter sostenere una performance delle esportazioni come quella indicata nel DEF. Tanto più se si considera che il cambio Euro/Usd, nonostante gli interventi della BCE di inizio giugno, rimane saldamente ancorato a livelli alti. E’ evidente che se la performance delle esportazioni dovesse risultare sensibilmente inferiore a quanto preventivato, la performance del PIL ne risentirebbe significativamente, stante anche la debolezza della domanda interna e degli investimenti, che non potrebbero compensare l’eventuale debolezza della domanda estera.

L’inflazione:

Come si rileva dai dati previsti  sulla performance del PIL nominale (seconda riga della tabella sopra), questo, per il 2014, è visto in aumento dell’1,7%. Sempre secondo lo stesso DEF, a  favorire questa dinamica dovrebbe intervenire una crescita dell’inflazione all’1%. Secondo gli ultimi dati Istat, l’Italia sta subendo una forte disinflazione, tale da allontanare significativamente il target dell’inflazione prevista, compromettendo il raggiungimento del target del Pil nominale.

Consumi:

A marzo 2014 l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio (valore corrente che incorpora la 

dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) registra una diminuzione rispetto al mese precedente (-0,2%). Nella media del trimestre gennaio-marzo 2014, l’indice registra una flessione dello 0,3% nei confronti dei tre mesi precedenti. 

 Nel confronto con febbraio 2014, diminuiscono le vendite di prodotti alimentari (-0,4%), mentre restano invariate quelle di prodotti non alimentari. 

 Rispetto a marzo 2013, l’indice grezzo del totale delle vendite segna una flessione del 3,5%. Variazioni tendenziali negative si registrano sia per le vendite di prodotti alimentari (-6,8%), sia per quelle di prodotti non alimentari (-1,5%).  Fonte Istat

La disoccupazione:

La disoccupazione è al 12.6%, mentre quella giovanile è al 43%. Se si considerassero anche gli scoraggiati, i sottoccupati, e i cassai integrati in forza ad aziende che non avranno mai la possibilità di riemergere dalla crisi, potremmo tranquillamente affermare che quella complessiva è ben superiore al 22%

Nei primi quattro mesi del 2014 sono state autorizzate alle imprese oltre 350 milioni di ore di cassa integrazione con una perdita per i circa 500.000 lavoratori coinvolti di 1,3 miliardi di euro, 2.600 euro netti in meno in media per ogni lavoratore in cassa a zero ore. I dati dell’Osservatorio Cig della Cgil che rielaborano le rilevazioni Inps

Le tendenze del mercato del lavoro  non delineano una chiara inversione di tendenza

Pressione fiscale ancora in aumento, superiore di almeno 4 punti rispetto alla media Un27

Nei primi 5 mesi dell’anno i dati indicano che per ogni impresa che nasce ne chiudono almeno 2

Secondo Cerved  l’indicatore di rischio insolvenza delle società  italiane rimane sui livelli massimi.

Quasi 4 mila imprese italiane sono fallite nel primo trimestre di quest’anno.

Il credito rimane su livelli di minimo degli ultimi anni

Negli ultimi 2 anni il credito verso il settore privato è diminuito di circa 100 miliardi di euro

La fragilità del sistema bancario, con i 320 miliardi di crediti deteriorati a fronte di capitale e riserve di 420 miliardi. Fonte: Banca d’Italia

Gli indicatori sulla qualità del credito dimostrano che è ancora alta la probabilità di ingresso in sofferenza dei crediti, nei prossimi 12 mesi

Debito pubblico in costante e drammatica ascesa, negli ultimi 24 mesi in aumento di quasi 8 miliardi al mese. Proprio oggi la Banca d’Italia ha comunicato che, nel mese di maggio, il debito pubblico si è attestato a 20166 miliardi, in aumento di circa 20 miliardi rispetto al mese precedente.

Dal 2009 il debito pubblico è cresciuto di oltre 400 miliardi di euro, passando dal 106% al 139% del Pil.

Le previsioni sul rapporto debito Pil si sono dimostrate sistematicamente errate in modo clamoroso.

Prosegue il crollo dei consumi energetici. Rispetto a Maggio del 2011, a Maggio del 2014 si rileva:

-20% nei consumi petroliferi

-25% nei consumi di Gas

-10% nei consumi di energia elettrica

-17% complessivo nell’andamento della domanda energetica (gas, elettricita’, prodotti petroliferi).

Conclusioni: 

L’Italia, nella migliore delle ipotesi, quest’anno crescerà di qualcosa vicino allo ZERO. Il che, dopo una contrazione del PIL, in questi anni,  di quasi il 10%, equivale a un dato catastrofico. Tanto più se si considera che, per l’Italia, è fondamentale crescere ad un ritmo più che vigoroso, al fine di ricondurre la traiettoria del debito  verso un sentiero di maggiore sostenibilità. Andrebbe anche ricordato che, dopo la crisi del 2008/2009, le più grandi economie del mondo hanno conosciuto un peridio (tutt’ora ancora in corso) di crescita economica abbastanza significativa. L’Italia, con una economia destinata ad essere trainata da altre aree economiche, non si è affatto avvantaggiata dalla performance registrata dalle altre economie. Anzi, la distruzione economica e sociale intervenuta  in questi anni di crisi, ha reso ancor più vulnerabile e meno reattiva la economia italiana. Mentre le altre economie si trovano  in uno stato avanzato del ciclo, l’Italia non ha ancora imboccato il sentiero della ripresa e si trova ancora a fare i conti con una crisi che dura ormai da 6 anni. Appare lecito ritenere che, in alcune economie,  stiano già incubando i prodromi per una prossima crisi che, quando scoppierà, troverà l’Italia in una condizione di estrema fragilità e debolezza, che renderà assai difficile contrastare la crisi. Non occorre una grande fantasia per capire come andrà a finire. Ma appare assai difficile immaginare un lieto fine.

http://vincitorievinti.finanza.com/2014/07/14/la-ripresa-economica-che-non-ce-in-trenta-grafici/

LA RIPRESA ECONOMICA (CHE NON C’E’) IN TRENTA GRAFICIultima modifica: 2014-07-17T13:50:13+02:00da davi-luciano
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