Devono rispondere di fabbricazione e porto d’armi di armi da guerra e congegni esplosivi, danneggiamento, incendio e violenza a pubblico ufficiale aggravata
di Elisa Sola

Caduta l’accusa di terrorismo
I tre fermati devono rispondere di fabbricazione e porto d’armi di armi da guerra e congegni esplosivi, danneggiamento, incendio e violenza a pubblico ufficiale aggravata. Ma non di terrorismo, dopo che la Corte di Cassazione, recentemente, ha negato la configurabilità di questo tipo di reato per i quattro fermati del 9 dicembre. La sera del 13 maggio 2013 un gruppo di militanti No Tav aveva marciato nei boschi di Giaglione fino ad arrivare alle reti dell’area di lavoro. Erano state lanciate nel cantiere pietre, bottiglie, fuochi d’artificio e bombe carta. Un compressore era andato a fuoco mentre alcuni operai stavano lavorando. Non era rimasto ferito nessuno. Il 9 dicembre 2013 furono arrestati per questo episodio Niccolò Blasi, Claudio Alberto, Mattia Zanotti Chiara Zenobi. Sono ancora in carcere. Proprio a partire da venerdì, per tre giorni, il Movimento No Tav, insieme a realtà dell’autonomie torinese organizza a Venaus, paese della Val di Susa, una tre giorni di «opposizione sociale alla crisi», con dibattiti e una marcia al cantiere prevista per sabato sera.