LA GERMANIA BENEDICE IL “BAIL-IN”

così la finiranno di dire che “ci guadagnano i tedeschi” mistificando la realtà. I cittadini tedeschi come tutti pagano per le banche di qualsiasi nazionalità.
Perché la questione è tra popoli e banche, non tra popoli di diversa nazionalità come i media in malafede dipingono la questione.
Per giunta è una direttiva SCRITTA DAI BANKSTERS UN ANNO FA e la Germania è la prima ad obbedire.Ma non eravamo tutti al comando di Berlino?? “Richiesto” dal  FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE con un doc del 24 aprile 2012  Mai che nessuno di questi che fingono sia la Germania la nostra aguzzina che andassero a bussare al FMI, sarà mica perché è una istituzione finanziaria che fa capo agli Usa ed ai liberatori si dice solo grazie, non si chiedono spiegazioni.

Durden è un esempio di onesto giornalismo a differenza del mainstream italiano e di certa sedicente controinformazione, stile il NORD che, riportando quanto riferisce il WSJ senza far puntualizzazioni scrive: “Come scrive il Wall street Journal, Berlino “detta la via” in Europa attuando velocemente le regole europee e “crea strumenti che permettono la liquidazione volontaria delle istituzioni finanziarie rilevanti senza mettere a rischio il sistema finanzario”.
 
MICA IL FMI, Berlino detta la via……..se lo scrive il Wall Street Journal, ossia la voce DEI BANKSTERS possiamo non fidarci??????
Ora tutti contenti no?   Questa è la famosa SOLIDARIETA’ tanto richiesta, che pensavate per la gente???? PER LE BANCHE, in Italia SEL ne è un ottimo esempio di cosa si intende per solidarietà politcally correct, vedasi DECRETO BANKITALIA

di ernesto il Giovedì, 10 luglio

DI TYLER DURDEN
zerohedge.com
LA GERMANIA BENEDICE IL  “BAIL-IN”  E APPROVA IL PIANO PER LA CONFISCA DEI DEPOSITI, IN CASO DI FALLIMENTO DELLE BANCHE DELLA UE.
Tanto per rinfrescare la memoria   vi ricordate di Cipro?
Un anno prima di quanto previsto, il governo tedesco ha approvato il piano che obbliga i creditori a sovvenzionare le banche europee in difficoltà
Come riporta WSJ  la Germania “ha aperto per prima la strada” in Europa per l’attuazione delle norme europee e” ha creato gli strumenti che permettono di bloccare qualsiasi drammatico fallimento dei grandi istituti di importanza sistemica, senza mettere a rischio la stabilità finanziaria generale. “Questo significa che  non strangoleranno i contribuenti  teoricamente –  (anche se in realtà siamo sicuri che si metterà in atto un gioco di difesa delle banche che coinvolgerà tutti) – soprattutto se i Deutsche saranno chiamati a risolvere questi problemi), ma come ci spiegano le autorità tedesche: “Questo garantisce che, nei tempi di crisi,  sianosoprattutto proprietari e creditori a contribuire alla soluzione della crisi, e non i contribuenti.
Tanto per rinfrescare la memoria  i creditori includono anche i depositanti  Vi ricordate di Cipro?
Come scrive WSJ  il governo tedesco  mercoledì scorso ha approvato i piani che obbligano i creditori a dare il proprio denaro  depositato nelle banche in sofferenza a partire dall’inizio del 2015, un anno prima di quanto chiesto nel piano Europeo che detta le regole sui fallimenti delle istituzioni finanziarie.
Le nuove norme sui “bail-in” sono parte di un pacchetto della legislazione tedesca sull’unionebancaria europea – un progetto ambizioso di centralizzare la vigilanza bancaria della zona euro e, in caso di fallimento delle banche, organizzarne il salvataggio o la loro liquidazione a livello europeo.
La Germania “apre la strada in anticipo” all’attuazione in Europa delle norme europee e “crea glistrumenti che permettono di bloccare qualsiasi drammatico fallimento dei grandi istituti di importanza sistemica, senza mettere a rischio la stabilità finanziaria generale, ha dettoil Ministero delle Finanze tedesco nel suo progetto di legge, di cui ha preso visione  The WallStreet Journal.
“Questo piano assicura che in tempi di  crisi saranno per lo più proprietari e creditori a contribuire a risolvere la crisi, e non i contribuenti.”
 …
La Germania metterà in atto queste norme già dal prossimo anno, secondo la nota. I creditori delle banche in sofferenza, oltre agli azionisti, dovranno sostenere le istituzioni finanziarie, con un apporto che potrà arrivare fino all’8% della loro disponibilità, prima che lebanche possano attingere ai mercati finanziari del Fondo di stabilizzazione SoFFin tedesco.
Non è chiaro a tutti il concetto per cui non ci potrà esserci nessun impatto sui contribuenti …
In una perizia presentata mercoledì scorso, la Commissione (indipendente) Tedesca sui Monopoli, che deve consigliare il governo in materia di concorrenza e di regolamentazione, ha dichiarato il suo scetticismo sul fatto che i giocatori sul mercato potrebbero nascondere parte del capitale che servirebbe a prevenire efficacemente la clientela delle banche dall’ essereritenuta responsabile.”
*  *  *
9.07.2014
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.

Referendum: un milione di firme, ma scende il quorum

Ddl costituzionale, nuovo emendamento dei relatori. Perché la consultazione sia valida, basterà la partecipazione della metà più uno dei votanti alle ultime elezioni. E ci sarà anche un giudizio della Consulta sull’ammissibilità durante la raccolta

07 luglio 20140

ROMA – Raddoppia il numero delle firme per promuovere un referendum abrogativo (da 500mila a un milione), ma scende il quorum: per la validità del referendum deve votare la metà più uno del numero dei votanti alle ultime elezioni della Camera (e non più la metà più uno di tutti gli elettori).
Questa la novità di un emendamento presentato dai relatori del ddl costituzionale, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli.  

Viene introdotto anche un giudizio preventivo in corso d’opera, sull’ammissibilità del quesito, da parte della Corte costituzionale: esso arriverà una volta raccolte la metà delle firme, cioè 500mila. Infine l’emendamento introduce dei limiti che recepiscono alcune indicazioni emerse da recenti sentenze della Corte costituzionale: i referendum dovranno riguardare intere leggi o parti di legge con valore normativo autonomo. Non potrà essere proposto un quesito che elimina solo una parte di un articolo o di un comma per ottenere effetti diversi dalla legge in oggetto. Vengono cioè esclusi quelli che in gergo sono chiamati referendum manipolativi o additivi. Il termine per presentare sub-emendamenti questo emendamento dei relatori è stato fissato a domani alle 13. Subito dopo, alle 14, la commissione tornerà a riunirsi per proseguire con le votazioni.
http://www.repubblica.it/politica/2014/07/07/news/referendum_un_milione_di_firme_ma_scende_il_quorum-90964527/

questi democratici moderni, ti abbassano il quorum, che gentili.

Peccato ti rendano IMPOSSIBILE RACCOGLIERE LE FIRME PER RICHIEDERLO UN REFERENDUM

Cheney: presto un altro 11 Settembre, ancora più letale

macché guerre pianificate in anticipo, sono tutte “Primavere delle libertà…”

Scritto il 05/7/14

Il primo passo è semplice, costruire un nemico: ieri l’Islam, oggi la Russia di Putin. La seconda mossa è scritta nella storia, da Pearl Harbor al falso attacco contro navi americane nel Golfo del Tonchino, casus belli per la guerra in Vietnam. L’avvertimento questa volta viene da un personaggio particolarmente inquietante come l’ex vicepresidente Dick Cheney, secondo molti analisti la vera “mente” della gestione politica degli attentati dell’11 Settembre, perfetti per avviare l’assedio strategico della Cina con l’occupazione dell’Afghanistan e quindi ipotecare il petrolio del Golfo grazie alla campagna contro le inesistenti “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein.
E’ il “Daily Mail”, il 25 giugno 2014, a rivelare che, secondo Cheney, entro il 2020 molto probabilmente ci sarà un attacco terroristico di gran lunga peggiore rispetto a quello contro le Twin Towers, attribuito al “fantasma” di Bin Laden, già emissario della Cia in Afghanistan. In altre parole: starebbe per tornare d’attualità lo stesso copione del terrore, il pretesto per una nuova guerra.
«Penso che ci sarà un altro attacco», ha detto Cheney. «E la prossima volta credo che sarà ben più letale dell’ultima». Aggiunge l’ex vice di Bush:
 
«Immaginate cosa sarebbe se qualcuno riuscisse a portare nel paese una testata atomica, la mettesse dentro un container e la portasse sin alle porte di Washington». Parole più che inquietanti, osserva Salvatore Santoru in un post suInformazione consapevole” ripreso daVox Populi”, vista l’identità del dichiarante:
 «Un personaggio che anche Richard Clarke, principale consigliere anti-terrorismo sotto l’amministrazione Bush, ha definito come “criminale di guerra”». Inoltre, aggiunge Santoru, «bisogna ricordare che Cheney, vicepresidente durante gli attacchi dell’11 Settembre, è anche un membro di spicco del “Project for The New American Century“ (Pnac), il famigerato gruppo di potere alla base del movimento neocon». Il gruppo – formato anche da Rumsfeld, Wolfowitz, Condoleezza Rice – è noto per aver redatto nel 2000 il documento “Rebuilding America’s Defenses”, «in cui si auspicava una “nuova Pearl Harbor” da usare come casus belli per giustificare la politica imperialista statunitense in Medio Oriente».
Nel 2007, ricorda Santoru, in un’intervista per l’emittente televisiva “Democracy Now”, l’ex generale Wesley Clark, citando proprio quel documento, rivelò che la guerra in Iraq era stata pianificata con largo anticipo sugli “incidenti” costruiti ad arte, così come altri conflitti, dall’Afghanistan sino alla Libia e all’Iran. «Tenendo presente che gli attacchi dell’11 Settembre secondo molti ricercatori non furono altro che delle operazioni “false flag”, forse si dovrebbero prendere in seria considerazione le parole di Cheney, e intenderle anche come una seria minaccia per il popolo statunitense, sperando che questa volta i progetti sinistri di certi personaggi e gruppi di potere non raggiungano il proprio obiettivo, come è stato per il 9/11, e si riesca a fermarli il prima possibile». Impresa proibitiva: il Premio Nobel per la Pace che attualmente siede alla Casa Bianca sostiene di aver assassinato Bin Laden (senza una sola foto che ne documenti la morte) e un anno fa ha cercato di bombardare la Siria dopo aver armato i miliziani jihadisti per scatenare la guerra civile a Damasco. Oggi, Obama è direttamente alle prese con la Cina: mentre sta spostando nel Pacifico la proiezione navale statunitense, sta minacciando direttamente la Russia dopo aver insediato in Ucraina un governo golpista dominato da neonazisti. In questo scenario, le dichiarazioni di Cheney rivelano tutta la loro pericolosità.
 

Un segnale della “ripresa” in Italia – i pagamenti in ritardo aumentano

10 luglio 2014
Vi segnalo questo studio della Unimpresa, , da cui si evince che i mancati pagamenti in Italia sono aumentati del 36% nei primi sei mesi dell’anno.
Non il 36 per cento delle fatture, occhio, come riportato da molti blog, ma un aumento degli insoluti del 36%, c’è una certa differenza.
Per mancati pagamenti si intendono le fatture non onorate alla scadenza, tipico vizio tutto italiano.
Inoltre è molto difficile stimare esattamente quante fatture non vengono onorate alla scadenza, anche se l’impressione è che molto difficilmente i soldi arrivano in tempo se non si richiede il pagamento alla consegna.
Pagamenti dilazionati ormai scomparsi dall’uso comune, perlomeno tra le piccole e le medie aziende, dato che ormai quasi inevitabilmente dilazioni così grandi portano ad un insoluto.
Le grosse aziende persistono con i pagamenti a 4 -6 mesi, ma di solito pagano alla scadenza, perpetuando una simpatica abitudine, quella di utilizzare i fornitori come banche.
Tra i piccoli la piaga dell’insoluto serpeggia, malgrado la dicitura “fattura a vista” o “pagamento a 30gg.” siano sempre più diffuse.
La crisi e , dovo dirlo, anche una certa paraculaggine, portano a spostare il pagamento verso un futuro indefinito.
L’Europa, come al solito ha cercato di metterci una pezza, mettendo come regola il pagamento a 30 gg. elevabile fino a 60 g. in casi eccezionali.
Secondo una certa abitudine nordica pare che in Germania o in Svezia alla scadenza corrisponde un pagamento, mentre in Italia coincide , ovvero se vieni pagato è una coincidenza, un caso fortuito.
Lo stato , come saprete ha un suo “tesoretto” di fatture non pagate, addirittura non si sa esattamente quante
I numeri, giganteschi, ballano di parecchio, c’è chi dice settanta, chi dice cento miliardi di euro, e anche oltre.
Il fatto stesso che lo stato non sia in grado di comunicarci quanti soldi debba ai fornitori non fa ben sperare in un sollecito pagamento.
Pare che il governo , invece di recuperare qualche soldo per cominciare a pagare il dovuto, abbia racimolato in qualche modo dieci miliardi, per distribuirli non ai disoccupati o agli incapienti., ma nelle buste paga di alcuni lavoratori dipendenti.
I soldini sarebbero potuti essere versati piuttosto alle aziende che aspettano da almeno un anno il pagamento , ma ciò non è stato fatto.
Se questa notizia fosse confermata sarebbe grave, per fortuna penso che siano solo voci tendenziose, un governo non può essere così cialtrone.
I governi precedenti sono stati solleciti, dal primo gennaio 2013 sono valide le normative europee in merito alle transazioni commerciali, che impongono una penale di otto punti oltre al tasso BCE per ogni pagamento in ritardo.
Immagino già la soddisfazione dei creditori dello stato, perlomeno finché non leggono le norme scritte in piccolo nei contratti degli appalti che vietano l’imposizione di interessi di mora.
Viste le condizioni del nostro sistema giudiziario l’unica mossa avveduta di un creditore è sedersi ed aspettare.
Per fortuna che Equitalia e l’Agenzia delle Entrate sono solleciti a richiedere i crediti dovuti allo stato, altrimenti un imprenditore ci potrebbe rimanere male, alla lunga, soprattutto se costui fosse stato così imbecille da vendergli qualcosa, allo stato stesso..
Prevedo un grande miglioramento della situazione economica italiana nel prossimo futuro, come preconizzato dai ministri dell’Economia degli ultimi anni.
Ma anche no.

Petizione:spazio in Rai ad informazione sulla Palestina

Una petizione online tratta da un articolo di megachip.info, invito tutti a firmare e fare girare questa richiesta, con l’ aumento dell’ uso del web una petizione condivisa da migliaia di persone potrebbe aiutare a rompere il muro della cattiva informazione.
Dobbiamo provarci

Marcopa

Petizione online:
http://firmiamo.it/spazio-in-rai-all-informazione-sulla-palestina#petition

Dall’aereo alle reti. Gli USA fanno “atterrare” Aero Martí nelle reti sociali per la sovversione a Cuba

Norelys Morales Aguilerahttp://islamiacu.blogspot.it/2014/07/eeuu-aterriza-aero-marti-en-las-redes.html # more

Almeno durante gli ultimi cinque anni Washington ha sperperato 35,67 milioni di dollari in un aereo che ha sorvolato Cuba per trasmettere segnali radiotelevisivi, secondo il Broadcasting Board of Governors (BBG), una divisione del Dipartimento di Stato.

  Il progetto denominato Aero Marti [1] ha funzionato dal 1985 per diffondere programmazione propagandistica contro l’isola senza che il segnale fosse visto dai cubani. I più ottimistici difensori dell’aggressione, sulla base di alcuni calcoli fantasiosi, ammettono che solo l’1% della popolazione l’ha vista.

  Ma è accaduto ciò che doveva accadere: gli USA hanno discretamente cancellato i voli dell’ Aero Martí, secondo un rapporto pubblicato questa settimana dall’ Ispettore Generale del Dipartimento di Stato, ha informato l’agenzia Efe.

  Tuttavia non hanno rinunciato al fine di aggressione contro Cuba [2] mediante RadioTV Martí e il suo sito [3]. L’OCB ha affermato che applicano “metodi più efficaci” per inviare a Cuba le informazioni elaborate negli USA, violando regolamenti e norme etiche, presumibilmente progettate per fornire “informazioni indipendenti” ai cubani.

  Carlos García Pérez, direttore dell’OCB, un individuo che non ha potuto smentire le accuse di corruzione contro di lui e delle quali al Dipartimento di Stato si fa finta di non vedere, sottolinea il valore del proposito aggressivo con “nuovi metodi” come i social network, e così ha detto a Efe:  “Abbiamo adattato e trovato metodi alternativi per distribuire contenuti che siano più efficaci e che abbiano un impatto maggiore, non ci leghiamo ad una sola strategia” ha detto.

  Tra i nuovi mezzi c’è la diffusione di programmi in migliaia di DVD inviati nell’isola settimanalmente, la distribuzione di memorie USB di carta o la creazione di un bollettino che viene distribuito a oltre 75.000 indirizzi e-mail, ma soprattutto con la creazioni di reti sociali. Chi può rivendicare la legittimità di un tale sforzo di guerra ideologica e mediatica.

  L’ultimo scandalo lo ha stabilito il cosiddetto “Twitter cubano”, ZunZuneo, una rete sociale mobile segreta sviluppata dall’Agenzia per la cooperazione internazionale statunitense, USAID, che è stata sospeso dall’eccedere le competenze di quell’istituzione ed essere una flagrante aggressione; anche se così non lo spiegano i media corporativi. [4]

  Ora, la OCB coordina un programma chiamato Piramideo, che ancora attraverso messaggi SMS per telefono cellulare, cerca di facilitare la creazione di reti sociali tra i cubani a prezzi accessibili, più fraudolentemente e con la capacità di trasmettere messaggi a grandi gruppi, mentre le leggi USA bloccano e impediscono, alle imprese cubane, i loro servizi.

  Secondo Garcia, “Piramideo è uno strumento più efficace perché i cubani possano avere una rete sociale e mantenere i contatti tra di loro”, che funziona come una piramide, poiché solo bisogna pagare il prezzo di un messaggio per distribuirlo ad un intero gruppo di persone.

  Il sistema, che funziona da un anno e mezzo, è alloggiato in un dominio in Spagna, dal dicembre 2012, ed offre i suoi servizi attraverso un sistema di semplici comandi.

  Gli USA sono responsabili dell’illegalità, violazioni ed aggressioni contro Cuba in questo tema come ha recentemente riconosciuto la Conferenza Mondiale delle Radiocomunicazioni. La decisione di impiegare le reti sociali e altri metodi risulta anche inammissibile come lo sarebbe se Cuba impiegasse queste formule contro gli Stati Uniti, e non lo fa.

  Tali discrepanze implicano, che nel mezzo della guerra radioelettronica degli USA [5] e di altri tipi, compreso il terrorismo dal suo territorio e l’uso di mercenari sull’isola, fiorisca il business della controrivoluzione, lo sperpero delle sue risorse e la corruzione diffusa che s’incoraggia con tali progetti che nel fondo, ben sanno, che sono infruttuosi per distruggere la Rivoluzione cubana e il suo legittimo Governo.

Note

[1] http://islamiacu.blogspot.com/2013/07/eeuu-dilapido-24-millones-de-usd-en.html
[2] http://islamiacu.blogspot.com/2013/06/operacion-gran-escala-de-guerra-en-red.html
[3] http://www.ecured.cu/index.php/Radio_Mart% C3% AD
[4] http://islamiacu.blogspot.com/2014/04/5-planes-de-eeuu-para-desestabilizar.html
[5] http://www.ecured.cu/index.php/Guerra_radioelectr% C3% B3nica_contra_Cuba

EE.UU. “aterriza” Aero Martí en las redes sociales para la subversión en Cuba

Norelys Morales Aguilera – http://islamiacu.blogspot.it
www.cubainformazione.it

Gaza: Egitto apre valico di Rafah per palestinesi feriti

The Daily Star (10/07/2014). L’Egitto ha aperto il valico di Rafah che lo collega a Gaza per accogliere i palestinesi rimasti feriti dagli attacchi israeliani. Gli ospedali nel Sinai del Nord – al confine con Gaza ed Israele – sono stati messi a disposizione per ricevere i palestinesi. Il valico di solito è chiuso per motivi di sicurezza.

http://arabpress.eu/gaza-egitto-apre-valico-rafah-per-accogliere-palestinesi-feriti/

Si riapre la battaglia sui Fondi Europei da destinare a lavoro, reddito e servizi

L’insediamento del nuovo parlamento europeo ha finalmente acceso i riflettori sulla questione dei fondi strutturali in Italia dopo vent’anni di silenzio e di malaffare.

E va riconosciuto al M5S il coraggio di denunciare con forza a Strasburgo quel complesso sistema di corruttele che ha garantito che i fondi fossero spesi male, restituiti al mittente o servissero a finanziare clientele e filiere del malaffare.

Una denuncia importante, a cui le rappresentanze delle Regioni hanno reagito con evidente fastidio, poiché si accingono a chiudere proprio in questi giorni i documenti di programmazione da sottoporre al vaglio della CE.

E’ un momento assai delicato, l’ok di Bruxelles è il loro obiettivo prioritario, e vogliono sedare qualunque dubbio sulla capacità del nostro paese di utilizzare queste nuove risorse economiche (oltre 110 miliardi di euro) in modo diverso da come è stato in passato.

Falso, già in questa fase appare evidente che nulla è cambiato: la nuova programmazione 2014-2020 è debole (la Commissione europea ha respinto la prima bozza del documento nazionale con ben 352 osservazioni critiche), scarsa o pressoché nulla la tanto auspicata integrazione tra fondi per le infrastrutture, per l’occupazione e l’inclusione sociale, finta l’apertura delle istituzioni ad una programmazione partecipata.

Le esperienze che stiamo seguendo in alcune regioni sono molto esemplificative: grandissimi ritardi, enormi incompetenze, poca trasparenza, lotte intestine tra le istituzioni per il controllo dei fondi.

E come in passato, a rimanere esclusi sono sempre i cittadini e finanche le istituzioni locali, che le Regioni evitano di coinvolgere realmente nella programmazione della gestione dei fondi.

Si programma senza una riflessione attenta sul cosa ha/non ha funzionato nel passato, quanta e quale occupazione hanno fino ad oggi prodotto questi fondi, quali investimenti abbiano realmente sollecitato lo sviluppo economico e sociale dei territori.

Tutto appare come un grande esercizio di stile volto a dimostrare alla CE che in tecnicismo siamo diventati veramente bravi.

La vera attenzione delle Regioni e Ministeri non è riposta sui cittadini, che costituiscono i veri destinatari di queste risorse, ma alla partita che si gioca con la Commissione UE.

E nel frattempo si affaccia un nuovo pericolo: spostamento graduale di risorse economiche dalle regioni ai livelli centrali (Ministeri e Presidenza del Consiglio dei Ministri) come la carta vincente (peraltro già sollecitata da Bruxelles) per non imbattersi negli errori del passato.

Qualcuno già saluta l’Agenzia della Coesione territoriale istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (unico caso in Italia di ente pubblico con personale assunto a tempo indeterminato a valere sui fondi strutturali) come il garante della buona attuazione dei fondi in Italia.

Una sorta di primo banco di prova della riforma del Titolo V° della Costituzione: dopo l’abolizione delle Province e l’indebolimento dei Comuni, ora tocca alle Regioni perdere competenze.

Ma l’accentramento delle risorse economiche non risolverà alcun problema reale sull’uso ed abuso di questi fondi poiché la storia ci insegna che la corruttela e l’intreccio con il malaffare interessa l’intero sistema politico italiano a tutti i livelli di governo.

Anche la logica con la quale l’Europa sovraintende alla gestione dei Fondi è ambivalente. Rilevante è l’enfasi sull’uso trasparente dei fondi, sull’attenzione alla partecipazione dei cittadini, sulla coerenza tra bisogni e azioni messe in campo per la loro risoluzione, sul superamento di una politica italiana che ha polverizzato le risorse in tanti piccoli interventi che nulla hanno prodotto di significativo per lo sviluppo dei territori.

Ma accanto a tutto ciò, vi è quell’Europa che detta all’Italia e agli altri paesi UE il suo modello di sviluppo socio-economico e su tali scelte non è ammessa alcuna replica.

La ricerca (pubblica e privata) è svilita a mero strumento di trasferimento tecnologico al sistema imprenditoriale, il sostegno economico è rivolto esclusivamente alla gestione privatistica dei servizi (anche quelli di pubblica utilità) e la flessibilità del lavoro è il mantra su cui far leva per costruire nuova occupazione.

La logica dei fondi strutturali è gravida dei principi della concorrenza e del libero mercato, gli unici in grado di garantire la ripresa economica, mentre l’interesse collettivo è contemplato solo nella misura in cui soddisfi i criteri economici dominanti.

Anche sul fronte delle politiche per l’occupazione vengono riproposti dispositivi che hanno già dimostrato di essere fallimentari e che si sostanziano in crediti d’imposta alle imprese per l’assunzione di determinate categorie di lavoratori. Garanzia Giovani altro non è che una serie di misure (peraltro già sperimentate) centrate sull’occupabilità (tirocini, stage all’estero, ecc.) invece che sull’occupazione.

Sarebbe bastato anche solo il monitoraggio di queste politiche, magari gestito da un ente pubblico terzo, e una loro valutazione pubblica per svelare cosa abbiano prodotto tali fondi e soprattutto, quali politiche nazionali e regionali – sostenute dalla UE – non fosse più opportuno alimentare in questa nuova programmazione.

Ma il monitoraggio e la valutazione delle politiche pubbliche non è cultura che appartiene alle nostre istituzioni, abituate ad esternalizzare tali servizi ad imprese private o agenzie comunque condizionabili.

Costruire un reale cambiamento in questo contesto non sarà facile. La vertenza che abbiamo avviato come USB è solo all’inizio e c’è bisogno di un lavoro di rete con altre rappresentanze della società civile per smontare questo sistema. Va considerata l’opportunità di far leva sul ruolo della CE per rompere vecchi equilibri e non aver timore di ricorrere alle procedure di infrazione per costringere partiti, sindacati ed imprese a mettere giù le mani dai Fondi strutturali. Ma non basta. Si tratta di far crescere e promuovere la progettazione dei servizi dal basso.

Sorvegliare ogni singolo atto dell’amministrazione regionale e nazionale in tema di fondi comunitari e denunziare quella illegalità che da sempre li caratterizza, sapendo che oggi è più difficile di ieri poiché gli spazi di democrazia sono stati definitivamente chiusi.

USB Unione Sindacale di Base

Giovedì, 10 Luglio 2014

http://confederazione.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=77014&cHash=b94735fc53&MP=63-552

Siccome C’è Grande Ripresa, Guala Closures Chiude. Un Bel Tappo al Lavoro di 135 fra Operai e Colletti Bianchi.

10 luglio 2014
Conosco Guala Closures perchè si è fatta un giretto in borsa, e oggi ecccola riapparire agli onori delle cronache a causa della grande ripresa economica di Renzi e Padoan.
E siccome siamo in Riprea, e Guala Closures fa tappi di alto livello.
Allora si chiude e tutti a casa.
Buona Bancarotta e tranquilli, c’è grande ripresa.
Ah una cosa. Non è un fallimento è una delocalizzazione di una delle poche multinazionali italiane, che proprio in quanto multinazionale puà serenamente alzare il dito medio alla frontiera. Ovviamente la colpa (oltre che dei tedeschi), è sicuramente del malvagio padrone. Eh si si, come no.
di Linda Lucini
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TORRE D’ISOLA. Non una lettera, non una telefonata, non un colloquio con il direttore. Solo un cartello fuori dalla fabbrica che diceva ai 135 dipendenti che il loro posto non c’è più: mobilità per cessazione attività per tutti i lavoratori. E’ accaduto ieri poco dopo le 14 alla Guala Closures Group, azienda leader mondiale nella produzione di tappi in alluminio anti riempimento che a Torre d’Isola si è insediata negli inzi degli anni Novanta. Un fulmine a ciel sereno non solo per i lavoratori, ma persino per il direttore dello stabilimento che ogni mese sforna quasi 90 milioni di tappi. «Fino a sabato abbiamo fatto gli straordinari e oggi ci dicono che la fabbrica chiude. «Non sappiamo nient’altro – spiega Massimo Pisati della rsu – Abbiamo sentito dire che vogliono spostare la produzione all’estero, ma non abbiamo certezze. Hanno aperto la mobilità immediata e l’hanno fatto nel peggior modo possibile. Qui al momento sappiamo solo che la situazione è grave. Da noi l’età media è di 45 anni con tutte persone che lavorano qui da 20/25 anni». La disperazione si sente nelle sue parole: è toccato a lui mettere in cartello dopo aver ricevuto un sms dalla Fiom con la notizia della chiusura della fabbrica. «Il nostro delegato ci ha lasciato lì davanti al cartello – dice un’operaia quarantenne – Ci siamo messi a piangere. Con noi piangevano anche quelli della direzione. Siamo disperati. Abbiamo famiglia, abbiamo il mutuo da pagare. E poi ci sono mariti e mogli che lavorano entrambi qui. Ci sono almeno 5 coppie sposate. Una tragedia. E’ toccato a noi da soli fermare la produzione. Dalla sede centrale non si è fatto vedere nessuno». L’apertura della mobilità ora spiega tanti particolari che non tornavano: «Una macchina che da tre mesi è in officina per una modifica, l’alluminio che nell’ultimo mese mancava, un pezzo del magazzino che stato svuotato – racconta un lavoratore – Noi non li avevamo presi come segnali di una chiusura imminente anche perchè la crisi vera l’avevamo superato 5/6 anni fa. Invece adesso capiamo anche perchè nei giorni scorsi hanno cambiato le serrature del cancello automatico e i capiturni non riuscivano ad averne le chiavi per sicurezza come è sempre avvenuto».
Domani i lavoratori alle 9 saranno in assemblea e ripeteranno gli incontri con i lavoratori per tutti i tre turni. L a multinazionale che ha una trentina di stabilimenti nel mondo e vanta 14 miliardi di chiusure vendute all’anno.
Ma shhhh…….
p.s. secondo voi di Guala, quante ne riapriranno a Settembre… vi anticipo che almeno un paio riapriranno nel Ticino, almeno così si vocifera… (oh voci maligne di terza mano certamente non veritiere)

Generazione paghetta, per sopravvivere a Fornero e Padoan

tutti choosy

10 luglio 2014Di L’indipendenza

Per vivere, e sopravvivere, torna la paghetta. I dati del Censis raccontano non solo un paese vecchio ma un paese di giovani poveri, dopo che l’Inps l’altro giorno aveva celebrato il dato delle pensioni da 500 a mille euro al mese per il 43% degli anziani.
Dunque? Dei 4,4 milioni di giovani con età compresa tra 18 e 34 anni che vivono per conto proprio, single o sposati/conviventi, 980 mila non riescono a coprire le spese mensili con il proprio reddito. Sono 2,3 milioni quelli che ricevono regolarmente o frequentemente un aiuto economico dai genitori, per sopperire alle necessità. Lo studio del Censis per il Forum Ania-Consumatori, secondo cui le famiglie d’origine trasferiscono ai giovani un totale di 4,8 miliardi di euro annui, la dice lunga sulla ripresa e sulla stagnazione crescente del mondo del lavoro. Il reddito familiare medio dei “millennials”, i giovani nati tra la fine degli anni Ottanta e il 1996, è di 22.900 euro all’anno, inferiore di oltre 7.000 euro rispetto al reddito familiare medio annuo degli italiani.
A questo si aggiunge un altro dato terrificante. In dieci anni l’Italia ha perso 1.959.000 giovani di età compresa tra 18 e 34 anni a causa della denatalità, meno 14,9% nel decennio. E gli attuali 11,2 milioni di giovani stanno cambiando rapidamente gli stili di vita. Rimangono sempre di più a casa con i genitori: 6,9 milioni nel 2013, cioè il 61% del totale. Ma tendono anche a sposarsi sempre meno: nel 2013 risulta coniugato il 22,1%, in diminuzione rispetto al 30,6% di dieci anni prima.
Ultimo colpo di grazia: secondo il Censis la scomparsa dei posti per i giovani costa oltre 152 miliardi di euro. In quasi dieci anni si sono persi 2,3 milioni di posti di lavoro tra i ragazzi di 18-34 anni e gli occupati under 35 sono diminuiti di 12,7 punti percentuali dal 58,7% del 2004 al 46% del 2013.
Avanti così, con la riforma Fornero e con l’innalzamento dell’età pensionabile invocata dal ministro Padoan. “Sono favorevole a un graduale aumento dell’età pensionabile”, aveva detto a fine maggio.
http://www.rischiocalcolato.it/2014/07/generazione-paghetta-per-sopravvivere-a-fornero-e-padoan.html