Snowden: il leader dell’EIIS è stato formato ed addestrato dal Mossad e dalla CIA

Varie fonti, fra le quali lo stesso ex dipendente della NSA, Edward Snowden, hanno rivelato che Abu Bakr el Bagdadi (nella foto sotto), l’attuale leader del gruppo islamista EIIS (Stato Islamico del Iraq e del Levante), che nelle ultime settimane ha conquistato la città di Mosul ed una vasta zona dell’Iraq centrale, autoproclamatosi lui stesso “il califfo”, sarebbe stato addestrato dalla CIA e dal MOSSAD Israeliano nel periodo in cui fu detenuto (tra il 2004 ed il 2009) a Guantanamo.

Questa informazione, oltre che da Snowden è stata filtrata anche dai servizi russi, i quali hanno riferito che Abu Bakr, durante il periodo di detenzione, era divenuto un collaboratore della CIA, appositamente istruito, assieme ad altri elementi della stessa organizzazione terroristica. Questa notizia è stata trasmessa anche da Voice of Russia.

Questo spiega la riluttanza degli Stati Uniti ad utilizzare i droni e la US Air Force per contrastare l’avanzata del EIIS in Iraq, come era insistentemente richiesto dal presidente iracheno Nuri al- Maliki.  Nonostante che il gruppo terrorista sia stato responsabile di forti atrocità e fucilazioni di massa nei territori conquistati, gli statunitensi non si sono mossi, salvo inviare qualche centinaio di marines per difendere le proprie sedi diplomatiche.

Abu-Bakr-al-Baghdadi-

Questo gruppo, l’EIIS in origine si era costituito in Siria per combattere contro il regime di al-Assad ed era stato abbondantemente fornito di armi dagli stessi servizi USA e da quelli del Regno Unito, per i finanziamenti avevano provveduto i sauditi e la monarchia del Qatar.
Snowden ha riferito che i servizi di tre paesi, USA, Regno Unito ed Israele, hanno cooperato assieme per creare una organizzazione terrorista che fosse capace di attrarre estremisti dai vari paesi del mondo verso un unico luogo di aggregazione, in una strategia denominata in codice “il nido di calabroni” per proteggere Israele e creare una setta fanatica islamista sunnita wahabita, ostile a qualsiasi altra confessione.
Questo piano, secondo Snowden, veniva visto come l’unica soluzione per proteggere lo Stato Israeliano e creare un nemico fuori delle sue frontiere che fosse diretto ad attaccare gli Stati arabi ostili ad Israele.
Dalle informazioni passate da Snowden sembra che Abu Bakr abbia ricevuto una formazione intensiva di un anno intero da parte del Mossad con incluso corsi di oratoria ed un corso di teologia islamica.
Queste informazioni gettano nuova luce sulla strategia degli Stati Uniti e di Israele in Medio Oriente.
Fonti:  Al Manar

Farsnews

Traduzione: Luciano Lago
http://www.controinformazione.info/snowden-il-leader-delleiis-e-stato-formato-ed-addestrato-dal-mossad-e-dalla-cia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=snowden-il-leader-delleiis-e-stato-formato-ed-addestrato-dal-mossad-e-dalla-cia

PRIMAVERA ARABA, ESTATE JIHADISTA

Postato il Lunedì, 07 luglio
Benvenuti nell’IS. Nessun errore di battitura: l’obiettivo finale dovrebbe essere (un indiscriminato) cambio di regime, ma per il momento dovrebbe bastare un cambio di nome. Con stile pubblicitario, all’inizio del Ramadan l’ISIS (o ISIL per alcuni) ha solennemente dichiarato che da ora sarà conosciuto semplicemente come IS: lo Stato Islamico.

“Essere o non essere”… è un po’ superato. L’IS è – e qui è esplicitato – nato in tutta la sua gloria audio-video. Si sta parlando di un pacchetto full optional – Califfo incluso: “lo schiavo di Allah Ibrahim Ibn ‘Awwad Ibn Ibrahim Ibn ‘Ali Ibn Muhammad al-Badrial-Hashimi al-Husayni al-Qurashi per discendenza, As Samurra’i di nascita e educazione, Al Baghdadi di residenza e studi”. Per farla semplice Abu Bakr Al Baghdadi.

L’IS ha ordinato alla “storica” Al Qaeda – il giocattolino di un Osama Bin Laden coinvolta (o no) nell’11 settembre – e ad ogni bandiera jihadista sul pianeta di allearsi al nuovo imam, in linea teologica il nuovo capo di ogni Musulmano.  Non c’è alcuna prova che l’ex galoppino di Osama, Ayman “il dottore” Al Zawahiri obbedirà, per non parlare del miliardo e mezzo di Musulmani sparsi per il mondo. Molto probabilmente Al Qaeda dirà “siamo noi quelli veri” e scatterà una nuova baruffa teologica.

Dopotutto in Siria l’ISIL e Jabhat Al Nusra combattevano sotto i vessilli di Al Qaeda fino a che il brand – in maniera spettacolare – non ha deciso di scaricare Al Baghdadi. Lui e l’ISIL avevano esagerato – con tutti quei video di decapitazioni e crocifissioni e profanazioni di santuari sciiti, sufi e cristiani.

Al Baghdadi, nato Ibrahim Al Badri  a Samarra è un religioso Sunnita Iracheno medio con una laurea in pedagogia all’università di Baghdad. Il suo alter ego è saltato fuori dopo l’operazione Shock and Awe del 2003, trasformandolo in breve in un serial killer de facto – che ha fatto esplodere bambini sciiti nelle gelaterie o dozzine di donne ai matrimoni.

Il curriculum dell’ISIL in Siria comprende anche il bandire qualsiasi vessillo che non fosse il proprio, la distruzione di ogni tempio di altri dei o santuario (fatta eccezione per quelli Sunniti) e la stretta imposizione di un abbigliamento islamico per le donne. Più di tutto un curriculum di terrore. Non è un esercito, ma una milizia ben addestrata di mujahidin, alcuni dei quali con passaporto europeo con esperienze sul campo in Iraq, Afghanistan e in misura minore in Cecenia. Chi li arma di tutto punto sono i soliti ricchi “finanziatori del Golfo” con i loro petroldollari, ciò non esclude connessioni con i canali ufficiali.

Le risorse si sono diversificate tantissimo quando l’ISIL si è impossessato dei giacimenti attorno a Deir Ezzor in Siria e dopo le recenti offensive nella provincia di Ninive in Iraq: sono stati in grado di impossessarsi di arsenali di armamenti pesanti, molto denaro, lingotti d’oro e, perché no, gli Humvee lasciati dagli statunitensi. Il loro segno distintivo sono le colonne di Toyota bianche fiammanti – la pubblicità gratuita delle prestazioni nell’off-road potrebbe non essere apprezzata in Giappone nel quartier generale Toyota.

Carico di petrolio e ricavi dalle tasse l’IS è risoluto sulla via di fornire servizi (minimi) e di supportare una (potente) armata jihadista – più o meno come i talebani dal 1996 al 2001. Si può essere sicuri che l’IS continuerà la sua potente strategia di “imbonimento social”: un Califfato con una passione per Youtube, Twitter e Facebook. Non c’è da stupirsi che abbia incredibile appeal tra la Google generation – così come sta diventando un asso nel raccogliere finanziamenti attraverso i video più macabri. In teoria l’indottrinamento fa progressi di pari passo con il “sostegno caritatevole”; gli abitanti di Aleppo ad esempio, possono soffermarsi su come l’ISIL (orribilmente) appare e si fa sentire sul terreno.

MISSIONE PER SEMPRE INCOMPIUTA

Non è chiaro come agirà in realtà il nuovo IS. Il nuovo Califfo infatti ha dichiarato una jihad contro quel guazzabuglio di “leader” mediorientali corrotti e/o incompetenti – per cui ci si aspetta, per lo meno, una fiera reazione di “battaglia per la sopravvivenza” dalle Case di Saud e Thani. Non è forzato immaginarsi Al Baghdadi immaginarsi di spadroneggiare sui giacimenti sauditi – dopo aver decapitato tutti i lavoratori sciiti, ovviamente.

Ed è solo l’inizio, in uno dei suoi account Twitter l’IS ha pubblicato una mappa di tutti i territori che vorrebbero conquistare entro i prossimi cinque anni: Spagna, Nord Africa, Balcani, tutto il Medio Oriente e grandi zone dell’Asia. Beh, sono di sicuro più ambiziosi della NATO.

Essendo una cricca tanto coraggiosa, la casa di Saud sta valutando se accettare il fatto che imporre un cambio di regime a Nouri Al Maliki in Iraq sia una cattiva idea. Ciò li porta a scontrarsi direttamente con l’amministrazione Obama, i cui piani A, B e C sono il cambio di regime.

La Turchia – ex sede del Califfato – se ne sta in silenzio. Non c’è da stupirsi, Ankara – in maniera fondamentale – è la base logistica ideale per l’IS. Il Califfo Erdogan sta sicuramente pensando bene al suo futuro, ora che si trova di fronte tutta questa competizione. In teoria Arabia Saudita, Turchia e Giordania stanno dicendo all’unisono di essere pronte a combattere quella che sarebbe una “guerra a larga scala” piuttosto di continuare a sorbirsi l’originale guerra mondiale al terrore coniata da Cheney.

C’è da considerare anche il futuro dei nuovi 500 milioni di dollari di fondi di Obama per i ribelli “accuratamente selezionati” in Siria, i quali di fatto si traducono nell’espansione dei “campi di addestramento” segreti della CIA in Giordania e Turchia, pesantemente infiltrati/sfruttati da membri dell’IS. Pensate ad orde di nuove reclute dell’IS che si fingono “ribelli moderati” che si preparano ad entrare in azione.

È più semplice per il Brasile vincere la Coppa del Mondo con una squadra di frignoni senza un filo logico tattico che per il Segretario di Stato USA John Kerry e le cifre del suo Dipartimento di Stato capire che l’”opposizione” siriana è controllata dai jihadisti. Ribadisco, lo sanno e tutto ciò sta a pennello nel non tanto nascosto programma della guerra globale al terrore dell’Impero del Caos, il cui fine è una guerra per procura in continua espansione sia in Siria sia in Iraq, alimentata finanziando il terrorismo.

In questo modo 13 anni fa Washington ha schiacciato sia Al Qaeda che i Talebani in Afghanistan. Poi sono risorti. Poi c’è stata Shock and Awe. Poi “missione compiuta”. Poi Al Qaeda è stata esportata in Iraq. Poi al Qaeda è morta, perché Bin Laden era morto. Poi l’ISIL. Ora l’IS. Si ricomincia, non nell’Hindu Kush, ma nel Levante. Con un nuovo Osama.

Perché non dovrebbe piacere? Se qualcuno pensa che tutto questo casino sia parte di un nuovo sketch live dei Monty Python, in vista del loro spettacolo di reunion questo mese a Londra, è perché lo è.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com

Fonte: http://www.atimes.com/
Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-03-020714.html
02.07.2014

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FRANCO

IL RAPIMENTO E L’UCCISIONE DEI TRE GIOVANI COLONI ISRAELIANI ERA UN’OPERAZIONE FALSE FLAG ?

Postato il Domenica, 06 luglio
untitled954
DI KARIN BROTHERS
globalresearch.ca
Dopo che Israele ha tolto il bavaglio sulle informazioni sul rapimento e sull’omicidio dei tre studenti ebrei-israeliani, si comincia a comprendere come, il governo israeliano, abbia potuto strumentalizzare questo evento, deliberatamente, per punire Hamas e per bloccare il lavoro del nuovo governo di unità nazionalepalestinese.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato immediatamente Hamas di questo sequestro -senza avere ancora nessuna prova – e ha continuato  “nelle ricerche” in tutto il territorio della Cisgiordania fino a quando i corpi sarebbero stati ritrovati il ​​30 giugno.
 
Per  “ricerche” si intende arresto e pestaggio di almeno 600 membri di Hamas (tra cui alcuni parlamentari) e ladistruzione di circa 2100 abitazioni; Le forze israeliane hanno ucciso almeno sette palestinesi, inoltre Israele ha intensificato i suoi attacchi aerei quotidiani sulla Striscia di Gaza, bloccati dal settembre 2006. Il governo di Gazaha fatto appello all’ ONU per chiedere aiuto: la risposta si è ridotta alla  condanna per i rapimenti, ma non per i tanti abusi contro la popolazione palestinese, con un “invito a tutte le parti” di dar prova di moderazione.
 
Il 1° Luglio, quando Israele ha rimosso l’ordine che prevedeva la riservatezza su tutte le informazioni sulrapimento, si sono appresi fatti scioccanti:
  • Il governo israeliano aveva già informato la stampa – intorno al 15 giugno – di essere a conoscenza che gli studenti erano stati uccisi (1)ma aveva imposto la segretezza su questa informazione: quindi il governo doveva già sapere dove si trovavano i corpi, quindi le brutali “ricerche” successive sono state una semplice copertura servita per la punire Hamas, il partito democraticamente eletto dai palestinesi nei territori occupati. I media israeliani hanno assecondato questo pretesto ed hanno giustificato gli abusi.
  • Le Forze di Difesa israeliane (IDF) sono state chiamate solo 8-9 ore dopo la primasegnalazione del rapimento. Uno dei tre studenti aveva chiamato il numero verde della polizia 10 minuti dopo aver accettato un passaggio in autostop, dicendo che stava per essere rapito, poi si è sentito qualcosa che sembravano alcuni spari e gemiti, poi il silenzio – la telefonata è durata per 49secondi. La polizia ha ignorato questa telefonata. Il padre del ragazzo ha chiamato la polizia cinque oredopo, alle 03:30, per segnalare che suo figlio non era rientrato. “Diverse ore” dopo – e dopo uno scambio di 54 telefonate –  alla fine, sono state coinvolte  Difesa e Shin Bet. (2)
  • Benché il governo israeliano già fosse in possesso di tutte le prove del rapimento e degli omicidi, non ha rivelato nessuna delle prove conosciute che potessero indicare la responsabilità dei fatti e tutte le persone che hanno avuto una qualsiasi relazione diretta con le telefonate o con il ritrovamento dei corpi sono rimaste sconosciute.
Il Primo Ministro Netanyahu ha approfittato di questo evento per usarlo come arma politica:
  • per creare divisioni nell’ambito della nuova “unità governativa” di Fatah e Hamas,
  • per punire fisicamente i membri di Hamas e la causa della resistenza Palestinese,
  • per far approvare al Knesset una legge che blocca il ritorno di Gerusalemme Est ai Palestininesi (1),
  • per provare a fomentare una terza intifada e per legittimare altri attacchi contro i Palestinesi (1)
  • per far salire un tale odio contro i palestinesi che per loro è diventato pericoloso anche solo farsi vederesulle strade israeliane.
Il governo di Israele continuerà a perseguitare e ad attaccare i palestinesi fino a che presumibilmente troverà gli assassini. I due giovani di Hebron accusati del fatto sono scomparsi dal 12 giugno.
 
La scoperta di un inganno come questo dovrebbe suscitare (almeno) la condanna del mondo.
 
Karin Brothers – scrittrice freelance.
 
 
 
4.07.2014
 
ll testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fontecomedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.
 
Note
 
 
 

C’E’ IL DIPARTIMENTO DELLA DIFESA DIETRO AL CONTROVERSO STUDIO SULLA MANIPOLAZIONE DI FACEBOOK?

Postato il Sabato, 05 luglio
 
libertyblitzkrieg.com
 
Ho trascorso praticamente tutto il giorno leggendo quanto più possibile riguardo al più che controverso studio del “contagio emotivo” di Facebook, nel quale la compagnia ha intenzionalmente alterato il suo algoritmo di feedback sulle notizie al fine di rilevare se ciò potesse manipolare le emozioni dei contatti. Nel caso non ne foste a conoscenza, Facebook altera costantemente il vostro feedback sulle notizie presupponendo che che non vi sia modo di riempirlo con tutti gli aggiornamenti insensati, sciocchi ed autoindulgenti dei vostri amici… (vi è semplicemente “troppa spazzatura”…).
 
Come tale, Facebook filtra costantemente il vostro feed sulle notizie, qualcosa che i pubblicitari devono trovare particolarmente vantaggioso. In ogni caso, la specifica alterazione sotto inchiesta si è verificata nell’ arco di una settimana di gennaio 2012, e la compagnia riempì alcuni feeds di utenti con posts positivi, mentre ad altri assegnarono posts negativi.
 
Una volta compilati i dati, i professori dell’Università della California, San Francisco e Cornell vennero chiamati ad analizzare i risultati. Le loro scoperte furono quindi pubblicate nella prestigiosa “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Essi rilevarono che:
 
“Per individui che hanno visto ridurre i commenti positivi nei loro feed delle notizie, una più alta percentuale di parole negli aggiornamenti di stato delle persone erano negative, e una percentuale inferiore era positiva. Quando la negatività era ridotta, si verificava lo schema opposto. Questi esiti suggeriscono che le emozioni espresse dagli amici, tramite social networks in rete, influenzano i nostri umori, costituendo, per quanto ne sappiamo, la prima prova sperimentale di un contagio emotivo su larga scala per mezzo di social networks”.
 
Probabilmente ne conoscete già buona parte, ma è qui che le cose cominciano a farsi davvero strane.. Da principio, la pubblicazione proveniente da Cornell che evidenziava lo studio riportava in fondo: “La ricerca è stata finanziata in parte dalla Fondazione James S. Mc Donnell, in parte dal Dipartimento di Ricerca dell’ Esercito”. Quando la gente cominciò a interrogarsi su ciò, Cornell sostenne di aver commesso un errore, e che non vi era alcun supporto finanziario esterno. Jay Rosen, docente di giornalismo alla NYU, ritiene che questo sia fortemente sospetto. Egli ha scritto sul suo profilo Facebook:
 
“La strana svolta dello studio di FB sul contagio emozionale. La pubblicazione dello scorso mese da Cornell riguardante lo studio, riportava al fondo: “La ricerca è stata finanziata in parte dalla Fondazione James S. Mc Donnell, in parte dal Dipartimento di ricerca dell’ Esercito”. Perché mai i militari dovrebbero interessarsene? Volevo saperlo. Così ho chiesto ad Adam D.I. Kramer, ricercatore di FB, questa domanda, postata sul suo profilo Facebook, sulla quale egli ha pubblicato ciò che ha ritenuto una spiegazione pubblica. (Egli non ha replicato né ad altre mie domande né di chiunque altro). V.https://www.facebook.com/akramer/posts/10152987150867796
Ora pare che Cornell si sbagliasse! La versione stampata corrente ora recita: “correzione: una precedente versione di questo resoconto riportava che la ricerca era stata finanziata dalla Fondazione James S. Mc Donnell, e dal Dipartimento di Ricerca dell’ Esercito. In effetti, la ricerca non ha ricevuto alcun fondo esterno.”
 
Perché ritengo strano ciò? Ogniqualvolta un mio lavoro figurava in una pubblicazione della NYU, gli agenti dell’ ufficio stampa coinvolti mi mostrano le opzioni, e si coordinano strettamente con me, per il semplice motivo che non vogliono spersonalizzare il lavoro accademico. Così ora noi dovremmo credere che il Professore di divulgazione e informazione scientifica di Cornell, Jeffrey Hancock, non aveva letto o non era a conoscenza del comunicato stampa nel quale è menzionato negli esiti dello studio (strano) o che lo ha letto ma in qualche modo ha mancato di rilevare che esso riportava che la sua ricerca era sponsorizzata dall’ Esercito mentre in verità non era così (ancor più strano).
 
Credo che mi accorgerei se la mia università raccontasse menzogne al mondo sul fatto che la mia ricerca ricevesse fondi parzialmente dall’ Esercito… ma, andiamo, forse c’è una spiegazione noiosa ed innocente che mi sfugge…
 
Ed ora si fa ancor più interessante… Il Professore di Scienza della Comunicazione ed Informazione, Jeffrey Hancock, che il Sig. Rosen ha citato sopra, ha una storia di collaborazione con l’ Esercito USA, specificamente l’ Istituto Minerva. Nel caso aveste scordato di cosa si tratti, il Guardian ne ha dato un resoconto ad inizio anno. Esso spiegava:
 
“Un programma di ricerca del Dipartimento della Difesa sta finanziando le Università per modellare le dinamiche, i rischi e i punti salienti di eventuali disordini civili su larga scala in tutto il mondo, sotto la supervisione di varie agenzie militari USA. Il  programma multimilionario è progettato al fine di sviluppare “capacità di analisi in campo bellico” ad immediato e lungo termine per ufficiali veterani e responsabili operativi nella comunità delle politiche di difesa, e per diffondere una politica implementata su “comandi di combattimento”.
 
Avviata nel 2008 , l’ anno della crisi bancaria globale,  l’iniziativa”Ricerca Minerva” collabora con le Università “per incrementare la comprensione basilare nel Dipartimento della Difesa delle forze sociali, culturali, comportamentali e politiche che modellano aree del mondo di importanza strategica per gli USA”.
 
SCG News ha scritto uno degli articoli più belli che io abbia visto sui legami tra lo studio di Facebook e il Dipartimento della Difesa. Vi si dice:
 
Nei crediti ufficiali per lo studio condotto da Facebook, troverete Jeffrey T. Hancock della Università di Cornell. Se vi recate sul sito dell’Iniziativa Minerva troverete che Jeffrey Hancock ha ricevuto fondi dal Dipartimento della Difesa per uno studio chiamato “Cornell: modelli di discorsi e dinamiche sociali in regimi autoritari”. Se andate sul sito del progetto per quello studio, troverete un programma di visualizzazione che modella la diffusione di credenze e disagio. Attualmente l’Università di Cornell riceve fondi per un altro studio della Difesa ora chiamato “Cornell: rintracciamento di focolai di epidemie a massa critica in contagi sociali” (troverete la descrizione di questo progetto sulla pagina di raccolta fondi dell’Iniziativa Minerva).
 
Così ho proseguito e ho dato un’ occhiata allo studio sopra menzionato, trovando questo:
 
Eccolo lì, Jeff Hancock, lo stesso tipo che ha analizzato i dati Facebook per Cornell, che da principio dichiarò la provenienza di fondi dal Pentagono per poi negarla.
 
Sento puzza di stronzate.
 
Così sembra che FB e i militari USA stiano lavorando insieme per studiare dinamiche di  sommosse di civili e approntare metodi per manipolare le masse fino all’ apatia o inducendo sentimenti di noncuranza nei confronti del furto perpetrato da banchieri ed oligarchi. Tutto ciò è estremamente disturbante, ma l’intera faccenda è fonte di gravi problematiche…
 
Ad esempio, malgrado il governo e le università necessitino di un certo grado di precauzioni quando conducono simili “ricerche”, sembra invece che compagnie private come FB non ne abbiano bisogno. Piuttosto, tutto ciò che occorre loro è che gli utenti clicchino “accetto” sui termini di accordo del servizio, che nessuno legge, e che consentono alle compagnie di fare praticamente qualsiasi cosa esse vogliano, a voi, ai vostri dati ed emozioni. Sostanzialmente, come società abbiamo bisogno di adeguare complessivamente le nostre leggi in materia. Per cominciare, se una Corporazione privata è intenzionata, diciamo, a violare totalmente i vostri diritti civili più basilari definiti nel Bill of Rights, un semplice accordo sui termini del servizio non dovrebbe essere sufficiente. Per violazioni ulteriori e più invasive di tali diritti, forse un semplice documento di una pagina che riporti chiaramente quali delle vostre basilari libertà civili state demandando, dovrebbe essere imprescindibile.
 
Ad esempio, se FB non avesse collaborato a livello universitario per l’ analisi di tali dati, non avremmo neanche saputo dell’ accaduto. Quindi, a quale livello di comportamento invasivo, da lavaggio del cervello ritenete che queste grandi corporazioni con ampio accesso ai vostri dati personali si attestino…. ogni singolo giorno…
 
Il Faculty Lounge blog l’ha messa giù in modo perfetto, quando ha dichiarato:
 
La condizione di Ricercatore Accademico è già abbastanza gravosa per essi quando questi si occupano della medesima tipologia di studi in cui corporazioni come Facebook si possono impegnare a piacimento. Se inoltre l’ IRB non avesse riconosciuto le nostre cangianti aspettative di privacy (e manipolazione) come società, e incorporato queste aspettative in evoluzione costante nelle loro analisi di rischio minimo, ciò renderebbe la ricerca accademica comunque ardua, e servirebbe unicamente a garantire che coloro che sono i più idonei a studiare l’ effetto di pratiche manipolative e diffonderne i risultati al resto della popolazione, siano dissuasi dal farlo. Avremmo mai saputo a quale livello sia giunta la manipolazione di Facebook degli algoritmi di feed delle notizie, se Facebook stessa non avesse collaborato con accademici incentivati a pubblicare le loro scoperte?
 
Certo, possiamo disquisire sulla pertinenza di manipolazioni simil-Facebook, decrittazione di dati, ed altre pratiche comuni oggi. Ma finché consentiamo ad entità private di occuparsi liberamente di tali pratiche, non dovremmo impedire inopportunamente agli accademici di tentare di rilevarne gli effetti. Ricordate quel fascino della paura da me prima menzionato. Come ha notato un candidato al Dottorato di Psicologia Sociale su Twitter, gli IRB rendono impossibile lo studio degli effetti di induttori che veicolano lo stesso livello di paura di quelli nella vita reale ai quali la gente è esposta quotidianamente, e su scala globale, con esiti ignoti. Tutto questo non ha molto senso.
 
Qualunque cosa le corporazioni possano fare a piacimento nel perseguire la loro agenda, e quelle no-profit per servire la loro causa, non dovremmo rendere più arduo -o impossibile- il compito a coloro che cercano di produrre una consapevolezza di dominio comune.
 
Se leggete Liberty Blitzkrieg, conoscete il mio disprezzo per Facebook. Tuttavia, questo è ben più grande di ciò che appare come un esperimento di Facebook con legami militari. Qui la questione è la spaventosa realtà che questo genere di cose accade ogni singolo giorno, e noi non ne siamo a conoscenza.
 
Abbiamo bisogno di tracciare una linea che stabilisca in che misura noi, come società, desideriamo che corporazioni con accesso massivo ai nostri dati privati possano estrarre dati e sperimentare su di essi. Finché non lo facciamo, continueremo ad essere abusati e manipolati a volontà.
 
 
 
 
1.06.2014
 
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIORGIO GANDOLFO

AFRICA OCCIDENTALE: L’EPIDEMIA DI EBOLA E’ TOTALMENTE FUORI CONTROLLO

Postato il Sabato, 05 luglio
FONTE: AWAKEZONE TEAM

Lunedì 23 Giugno Médecins Sans Frontières (MSF) ha dichiarato che l’epidemia di Ebola in Guinea, Liberia e Sierra Leone è ormai fuori controllo, ed ha aggiunto che sono necessarie delle risorse ingenti, sia da parte dei governi che delle agenzie umanitarie, per evitare che si diffonda ulteriormente.

MSF ha avvertito che i medici stanno lottando duramente per contenere la seconda ondata della malattia fra i poveri della regione, anche attraverso il monitoraggio e l’informazione. Ha aggiunto che per la lotta contro l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale, l’azione medica immediata non è assolutamente sufficiente.

La malattia, che continua a diffondersi attraverso la Guinea, Sierra Leone e la Liberia, ha finora causato 350 vittime, dati OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Il numero totale dei casi confermati, probabili o sospetti sono 567.

Questa malattia può uccidere fino al 90% di coloro che si infettano,  ed è stata individuata in più di 60 località dei tre paesi.

Il Dottor Bart Janssens, Direttore Operativo di MSF, ha detto che aveva già trattato 470 pazienti, e che stava lottando per far fronte all’emergenza. Ha inoltre sostenuto che: “l’epidemia è fuori controllo. Abbiamo raggiunto i nostri limiti. Nonostante le risorse umane e le attrezzature distribuite da MSF nei tre paesi colpiti, non siamo in grado di inviare ulteriori nuclei operativi nei nuovi focolai d’infezione”.

MSF ha detto che la società civile e le autorità politico/religiose ancora non riconoscono la portata dell’epidemia, e ha continuato dicendo che queste dovrebbero fare molto di più per promuovere la lotta contro questa malattia. I messaggi-chiave, in effetti, non stanno diffondendosi fra le popolazioni che, seppur spaventate, continuano a partecipare ai funerali, senza attuare le misure necessarie per il controllo delle infezioni.

Il Dottor Janssens ha continuato dicendo che l’Ebola deve ormai essere considerata, in tutta l’Africa Occidentale, come un problema di salute pubblica: “l’OMS, i paesi colpiti ed i paesi vicini, devono dispiegare tutte le risorse necessarie a fronteggiare un’epidemia di questa portata. In particolare, deve essere messo a disposizione del personale medico qualificato, e si deve far formazione su come trattare l’Ebola. Devono inoltre essere intensificati sia il tracciamento della malattia, che la sensibilizzazione della popolazione”.

Sabato 21 Giugno l’OMS ha dichiarato che la valutazione sulla gravità del focolaio iniziale è stata sottostimata. Tutto ciò ha causato l’allentamento delle contromisure, e ha contribuito a dar vita alla “seconda ondata” della malattia.
“Quando l’epidemia ha avuto inizio, essa è stata sottovalutata, e gli Stati si son concessi un po’ di tempo per prepararsi sul serio”, ha sostenuto il Dottor Pierre Formenty, uno specialista dell’OMS.

“Alla fine di Aprile (2014) abbiamo cominciato a vedere una diminuzione dei casi, ma anche un certo rilassamento dei nuclei d’intervento nei tre paesi colpiti. Tutto ciò ha permesso all’Ebola di riavviarsi. In aggiunta, ci sono stati alcuni problemi (di comprensione) con le popolazioni colpite, che a volte non sono state completamente ascoltate”.

In un’intervista concessa ad AFP (Agence France-Presse), il Dottor Formenty ha detto che l’OMS, MSF ed altri ancora avevano mobilitato decine di esperti, ma che i medici da soli non sarebbero stati in grado di contenere l’epidemia.
“Le cose più importanti sono il monitoraggio e l’informazione”, egli ha detto. “Gli Stati stanno migliorando, ma i problemi di comunicazione continuano ad esserci. Il corpo medico non può fermare da solo quest’epidemia. E’ solo con l’aiuto della popolazione che possiamo combattere e fermare questa malattia”.

Il Dottor Formenty ha ammesso che doveva essere fatto di più per spiegare i pericoli dell’infezione a coloro che vanno ai funerali, o che si prendono cura dei malati.

“Il verificarsi di un solo caso può far ricominciare l’intera epidemia”, egli ha detto. “In un’area geografica in cui la qualità dei servizi sanitari non è ottimale, le popolazioni hanno fatto fatica a capire il motivo per cui abbiamo chiesto loro di fare un tale sforzo. Non siamo stati in grado di spiegare alle popolazioni le caratteristiche di questa malattia, e quali sono gli strumenti necessari per metterla sotto controllo”.    

Fonte: http://www.rayalexwebsite.3w.se/
4.06.2014

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO

MSF sarà accusata di razzismo?

Da San Didero a Chiomonte una decina le cave a rischio

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/07/07/news/da_san_didero_a_chiomonte_una_decina_le_cave_a_rischio-90966395/La ‘ndrangheta trasforma il materiale delle discariche abusive in ponti e autostrade, viadotti e scheletri di cemento. E c’è anche il lago “tombato”

di OTTAVIA GIUSTETTI

Da San Didero a Chiomonte una decina le cave a rischio

Non sono i roghi di spazzatura a cielo aperto che accendono la Val di Susa, una terra dei fuochi al Nord. Sono i ponti e le autostrade, i viadotti e gli scheletri di cemento, costruiti con il materiale delle discariche abusive della ‘ndrangheta che carica di giorno e scarica di notte, riempie i buchi intorno alle fondamenta, e quando non sa cosa farne di quel che avanza non si spaventa di riversare i suoi veleni nei laghi. Croste, fusti, fresato, riciclato, tondini d’acciaio, idrocarburi, macerie, asfalto, blocchi di calcestruzzo: tutto viene frantumato e fuso per diventare nuovo materiale di costruzione inquinato.

“Un scarica di porcheria”, “merda”, “roba che se facciamo gli esami non passerà mai”. Così la chiamano nelle telefonate, se la scambiano da un sito all’altro e sono sempre voraci di nuovi appalti per la “cricca”, per guadagnare sì, ma anche per accedere a luoghi dove far sparire i rifiuti tossici.

La Tav è il “bottino” più atteso, ma nel frattempo tutta la bassa valle è già disseminata di opere contaminate. L’attività è frenetica. I camion entrano uno dopo l’altro nella cava di Sant’Ambrogio, scaricano nuovi detriti e caricano quel che è già passato nel “frantoio”. I rifiuti sminuzzati non sono più visibili a occhio nudo e così la terra è di nuovo pronta per diventare bitume. Dal cantiere Smat a San Didero, ai cavalcavia della rete ferroviaria di Chiusa San Michele, a Vaie, Sant’Antonino di Susa. Dallo svincolo dell’autostrada A32 di Bruere al ponte di Albiano d’Ivrea, fino al piazzale del cantiere Tav alla Maddalena di Chiomonte. Ma se non c’è posto, se l’appalto non arriva, il camion si dirige altrove. Nemmeno in una cava senza autorizzazione, scarica direttamente nel lago dietro il campo sportivo di Sant’Antonino. “Ma attenzione, se qualcuno vede lo scarico abusivo sono problemi. Vedi che non c’è qualcuno sennò li andiamo nelle grane, posto c’è n’è assai da scaricare”. Questo laghetto, che era gestito dall’associazione della pesca sportiva locale oggi è stato “tombato” con tutti i suoi rifiuti. Insomma ci hanno messo un tappo sopra.

Sono i traffici emersi nell’inchiesta sulla ‘ndrangheta, quelli citati nelle telefonate dell’operazione San Michele della procura di Torino tra il 2011 e il 2013. Ma la disinvoltura degli interlocutori, l’organizzazione già fitta di collaborazioni, fanno intendere che il malaffare non è di nascita recente. Intorno a Giovanni Toro e alla sua cava di Sant’Ambrogio ruota una consolidata cerchia di sodali, denti di un ingranaggio ben oliato che agisce e guadagna sotto gli occhi della collettività.

Dove sorge la necessità di disfarsi di questi rifiuti? E chi è che ci lucra? Il bisogno lo creano le nuove opere. E la Val di Susa, tra autostrada, ferrovia, e in prospettiva la Tav è un territorio molto appetibile. Chi possiede qui una cava possiede un vero tesoro. Perché prima di costruire c’è sempre bisogno di demolire. Le demolizioni costano carissime e chi demolisce deve anche smaltire. Certi materiali possono essere riutilizzati, altri lavorati e poi riutilizzati, altri ancora devono finire nelle discariche autorizzate, costruite in modo che i rifiuti non inquinino terreno e falda. Ma i costi della discarica fanno lievitare a dismisura il costo dell’opera. Così si muove la malavita: ritira camion e camion di detriti e li porta dove nessuno li può più trovare. Li cementa nelle opere.

Toro è il padrone del “tesoro” in Valle: la cava Cst sotto la Sacra di San Michele. “Minchia, ma vi rendete conto? – dice a Filippo Pugnani, il geometra che coordina un cantiere sulla tangenziale per Sicogen Ativa – le demolizioni costano l’ira di Dio”. Toro è infastidito perché ha trovato nella cava camion di cui non conosce neppure la provenienza. Pugnani li ha portati nottetempo. Ma il cantiere è di quelli buoni, che pagano bene. Toro non ha i permessi per le opere di smaltimento. È in attesa di una autorizzazione dalla Provincia prima che parta la Tav, ma già il suo piazzale si riempie e svuota alla velocità della luce. Quel che arriva viene triturato, mischiato e rivenduto a nuove ditte. Perché c’è sempre chi accetta di chiudere un occhio sulle certificazioni se c’è risparmio. A maggio

2012 scatta l’allerta. Si deve sbaraccare Sant’Ambrogio perché il sindaco non tollera più. “Toro, incalzato dalle richieste di bonificare il sito: “Stiamo aspettando il passante ferroviario per mettergliela tutta lì! Ma cosa devo fare di più?”.

Chi ci mangia con le grandi opere? Sempre gli stessi…

http://contropiano.org/economia/item/25092-chi-ci-mangia-con-le-grandi-opere-sempre-gli-stessi

contropiano.org

Chi ci mangia con le grandi opere? Sempre gli stessi...

Salini Impregilo, in raggruppamento con Strabag (Consorzio Cooperative Costruzioni CCC e Collini Lavori) si è aggiudicata provvisoriamente il lotto del Sottoattraversamento del Fiume Isarco – tratto meridionale del mega progetto Tunnel Ferroviario «Galleria di Base del Brennero». E’ solo uno dei tratti, ma gli importi sono già rilevanti. Naturalmente a pagare è lo Stato, ovvero soldi pubblici; ma per questi nessuno protesta. E dire che non servono più neppure a “creare occupazione”, perché questo tipo di lavori si fanno ormai quasi totalmente attraverso macchine sempre più gigantesche e automatizzate. L’unico intervento umano – progettazione e controllo tecnico a parte – è riservato alla “movimentazione terra” (trasporto in discarica dei detriti da lavorazione) e “la sicurezza” (ce c’è un’opposizione popolare, come nel caso della Val di Susa). La movimentazione terra, notoriamente, è il canale privilegiato attraverso cui passano le “infiltrazioni mafiose”; talmente costanti nel tempo e in tute le grandi opere (compresa la Tav sulla Torino-Lione) da potersi ormai considerare parte ingrante del sistema degli appalti.

Il valore del contratto, si legge in una nota, è di circa 300 milioni di euro e la quota di partecipazione di Salini Impregilo nel raggruppamento è del 41%. Il sottoattraversamento dell’Isarco si aggiunge al lotto del versante austriaco della galleria del nuovo Brennero, già aggiudicato alla Salini Impregilo e alla Strabag lo scorso aprile per 380 milioni di euro. Evviva la concorrenza!

EQUATORIAL GUINEA. THE PATH OF EMERGENCE

EODE TV & RTVGE / With EODE Press Office / 2014 07 08 /

EODE-TV - RTVGE en el camino de la emergencia (2014 07 06) ENGL

“Luc Michel, a specialist in geopolitics and in particular connoisseur of Libya, said that Equatorial Guinea is now actually a new development model for Africa. In addition, he believes in the country’s capacity to carry the torch of Pan-Africanism, after the fall of the Libyan Jamahiriya”

– The Voice of Russia/Rossiya Segodnya & La Gaceta de Guinea Equatorial.

 GUINEA ECUATORIAL. EN EL CAMINO DE LA EMERGENCIA

Full Movie (Spanish) at: https://vimeo.com/100255338

 We know all too well that devalued Africa, where everything goes wrong, of the Western media …

Here Africa wins!

A mind-blowing film with images that the West completely conceals, of RTVGE.

That of the successful model of Equatorial Guinea.

With a huge yard where the oil money serves the people and paves the way for the emergence.

The work of a man in the service of his people, President Obiang Gnema Mbasogo…

 

RTVGE / EODE-TV / EODE Press Office

Photo: central Malabo

________________________

www.eode.org

https://vimeo.com/eodetv/

Esperimento shock: Facebook e la CIA potrebbero scatenare rivoluzioni nazionali

di Daniele Di Luciano – L’esperimento. Da un paio di giorni è stato pubblicato sull’autorevole Proceedings of the National Academy of Science uno studio sociologico condotto da Facebook. Adam Kramer, Jamie Guillory e Jeffrey Hancock hanno manipolato il flusso di news e aggiornamenti sulle home page di 689.000 ignari utenti e hanno dimostrato
di poter influenzare lo stato d’animo delle persone. Come ci sono riusciti? È stato molto semplice.

Utilizzando il software LIWC2007 (Linguistic Inquiry and Word Count), hanno identificato alcune parole chiave nei post di Facebook (per esempio “bello”, “amore”, “brutto”, “dolore”, ecc) e hanno poi utilizzato queste informazioni per dare maggior visibilità ai post positivi o negativi sulle bacheche delle 689.000 social-cavie. I risultati. Un flusso di aggiornamenti positivi ci mette di buon umore, spingendoci a condividere belle notizie mentre gli aggiornamenti negativi ci mettono di cattivo umore, incrementando la nostra rabbia e la nostra tristezza. Apparentemente sembra banale ma in realtà è “terrificante”.

Clay Johnson, esperto di social network, responsabile della campagna elettorale di Obama nel 2008, ha così commentato (e la dichiarazione è stata riportata da Focus.it): “L’esperimento di Facebook è terrificante. La CIA potrebbe quindi scatenare la rivoluzione in Sudan spingendo Facebook a promuovere il malcontento tra la popolazione?” I precedenti. Non può non tornare alla mente la scorsa “Primavera Araba”. In realtà, lo si è capito dopo, le rivolte che hanno interessato quasi tutti i paesi del Nord Africa erano pilotate e finanziate dai soliti noti. Ma ricordate il ruolo che ebbero i social network? Riporto solo due documenti da fonti ufficiali: 1. Direttamente dal sito del Ministero della DIfesa: “I Social Media: elemento strategico della Primavera Araba?” 2. “Il ruolo dei Social Network nelle Rivolte Arabe”, del Centro Studi Internazionali, presente sul sito del Parlamento. La CIA e Facebook potrebbero scatenare rivolte nazionali? Sembrerebbe proprio di sì. E magari ci hanno già provato. Diffidiamo sempre dai movimenti che “nascono dalla rete” e che riescono a coinvolgere milioni di persone, soprattutto quando cominciamo a sentir parlare di quei movimenti anche in televisione. – See more at: http://www.losai.eu/esperimento-shock-facebook-cia-potrebbero-scatenare-rivoluzioni-nazionali/#sthash.BDw3N0rW.dpuf

Terremoto in Giappone: scossa magnitudo 5.6 a Hokkaido

martedì 8 luglio 2014, 12:31 di F.F.

Un forte terremoto di magnitudo 5.6 e’ stato registrato nel nord del Giappone alle ore 18:05 locali (le 11:05 in Italia), nel sudest dell’isola di Hokkaido, nell’area di Ishikari-chiho Nambu. La Japan meteorological agency (Jma) ha rilevato un ipocentro vicinissimo alla superficie e, pur senza lanciare allarmi tsunami, ha segnalato i rischi di possibili “lievi variazioni del livello del mare nelle regioni costiere”. L’intensita’ del sisma piu’ forte misurata e’ stata di 5- sulla scala nipponica di 7 livelli massimi.

http://www.meteoweb.eu/2014/07/terremoto-in-giappone-scossa-magnitudo-5-6-hokkaido/297398/