Una terra dei fuochi in Valsusa, ecco la cava dei veleni al servizio dei clan

post — 5 luglio 2014 at 14:34

Pubblichiamo questo articolo di Repubblica che entra nel merito dell’inchiesta San Michele e delle mire del gruppo di affaristi arrestati per la cava di Sant’Ambrogio. Ne avevamo parlato qui  con un ottimo articolo di Adriano Chiarelli La terra dei fuochi e la terra dei buchi

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E’ a Sant’Ambrogio di Susa: una storia emersa dall’inchiesta sulla ‘ndrangheta che puntava agli appalti dell’alta velocità Torino-Lione

di FEDERICA CRAVERO E FABIO TANZILLI

Rifiuti tossici smaltiti di notte, fusti nascosti senza nemmeno sapere esattamente cosa contengano e quanto possano inquinare. Poi operai costretti a respirare esalazioni nocive e a bere il latte per sopravvivere ai veleni inalati: “Quella cosa che esce dalla cisterna… a noi ci… ci ammazza!”. Non siamo a Gomorra, e non è la Terra dei Fuochi. È la Val Susa. È qui, nelle cave delle montagne, che il business della movimentazione terra si interseca con lo smaltimento illecito dei rifiuti, permettendo di abbassare le spese e ai boss e alla cosche di vincere gli appalti. C’è la cava di Sant’Ambrogio di Torino, gestita dall’arrestato Giovanni Toro, al centro dell’operazione San Michele che svela un retroscena drammatico della lotta alla ‘ndrangheta. Ci sono rifiuti che si interrano e poi si ha paura di toccare: “Ho paura a zappare perché non so cosa mi aspetta lì sotto… Poi c’è una puzza, topi, c’è un odore strano”, dice un operaio. E per spiegare di che odore si tratti “si fa riferimento a materiali utilizzati dalla Toro per la stesa di asfalto nei pressi del casello autostradale A32 di Bruere, per conto della Sicogen-Ativa”. Una puzza talmente forte da far strappare a Giovanni Toro una battuta: “Spero che non troviamo qualche morto!”, ma il suo interlocutore, suo fratello, al telefono non scherza affatto: “No, no, non è quello, è roba tossica, roba brutta… e c’è anche dell’Eternit! Ci sono i cosi, come si chiamano, i filtri, quelli di stoffa della ciminiera”.
Il meccanismo per creare il business è semplice. Quando si scava per creare delle fondamenta, quando si divelle una strada, quando si abbatte una costruzione o quando si fora una montagna si creano dei rifiuti da smaltire con certi criteri che costano parecchio. Al contrario quando si impasta il cemento, quando si asfalta una strada, quando si costruisce un edificio si necessita di materiali nuovi che costano parecchio. Se invece il materiale di risulta si porta in una cava e di nascosto lo si frantuma e lo si ricicla, allora la qualità non sarà granché, ma il risparmio è davvero ingente. Tanto ingente da permettere qualunque ribasso nelle gare d’appalto e battere i concorrenti leali. Se poi il materiale riciclato è tossico, il disastro ambientale e per la salute è garantito. C’è un episodio che esemplifica tutto ciò e risale al 5 febbraio 2013 quando un operaio pugliese assieme a due colleghi marocchini riceve l’ordine di aprire dei fusti lasciati là da varie imprese clandestinamente. È una mansione pericolosa perché nessuno ancora oggi sa cosa ci fosse dentro quei bidoni. “Mi sono sentito male per quella cosa che esce da sotto…”, dice l’operaio a Toro, che anziché preoccuparsi delle sue condizioni lo gela: “Ti stai comportando male, non sei più quello di prima, non andiamo più d’accordo, non ti piace più stare con me, parlerò con tua madre. Se a te ti va bene rimani e ti comporti in un certo modo, sennò puoi anche andare in Puglia”. È una questione di rispetto: “Non hai rispetto per una persona che ti ha dato da mangiare fino adesso, una persona che ti ha dato casa e bollette, ti ho pagato tutto… Se non hai rispetto per me, telefona a tua madre ed è finito tutto “.
Ma non è il solo a essersi sentito male quando si accendono i fuochi sotto alle cisterne per sciogliere il contenuto e sversarlo: “Quando riempiono con la caldaia attaccata escono tutti i fumi, tutti i vapori… e quando vai a versare bitume dentro è lì che ti dà il colpo”. Quando gli operai si sentono male, gli imprenditori ridono: “Mi ha detto che sono stati male, sono dovuti andare a bere del latte, uno è svenuto, volevo chiamare l’elicottero poi si è ripreso “. Salvo doversi giustificare anche a se stessi: “Mica ci sono sempre lavori belli da fare, può capitare anche che ci sono lavori brutti e cosa facciamo… non li facciamo? ” e lamentarsi con chi quei rifiuti li scarica nella cava di Toro: “È la merda della merda, non ne voglio… minchia… cosa mi hanno portato?”.
Dalle intercettazioni emerge che i controlli qualche volta arrivano e fannopaura: “Stamattina sono venuti a fare le foto, l’Arpa di Noè  –  scherzano  –  il mio palista ha visto che facevano le foto, buon segno forse. Hanno visto tutto pulito qua davanti, effettivamente non hanno più ricevuto roba, l’hanno solo buttata fuori”.

Una terra dei fuochi in Valsusa, ecco la cava dei veleni al servizio dei clanultima modifica: 2014-07-08T08:11:55+02:00da davi-luciano
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