La nuova grande battaglia della Cgil? Più pause per il Ramadan

Pubblicato su 5 Luglio 2014

Incapaci di tutelare il La nuova grande battaglia della Cgil? Più pause per il Ramadan lavoro e l’industria italiana i nostri ( si fa per dire ) sindacalisti si gettano a capofitto su una nuova massa di diseredati da ” plagiare e sfruttare”. Cosa non si fa per una delega sindacale ? Claudio Marconi

Se un tempo difendeva (in certi casi pure troppo) i lavoratori in quanto tale, oggi la Cgil sembra sempre più un baluardo delle minoranze.

Tutelati i nordafricani con un presidio ad hoc in quel di Tunisi, ora la Cgil pensa ai musulmani che scelgono, liberamente, di fare il Ramadan. E che, magari, lavorano in fabbriche e cantieri dove, senza mangiare né bere dalle cinque del mattino alle dieci di sera, si rischia in effetti il coccolone. Motivo per cui il sindacato rosso di Treviso ha approntato un vademecum in cui chiede ai datori di lavoro che impiegano lavoratori di fede islamica di concedere loro più pause durante il giorno per riprendersi.

Una richiesta, letta così, anche umana, per carità, che si scontra però con un dato di fatto: la scelta della Cgil di essere sindacato ateo, per non dire anticlericale. Avete mai forse visto la Cgil in prima linea nella difesa dei lavoratori cattolici che pretendevano di mangiare pesce in mensa il Venerdì Santo? Si direbbe di no. Non solo: il sindacato sinistrorso è stato sempre in prima linea in difesa del divorzio, dell’aborto, del femminismo; oggi è il baluardo della tutela della “scuola pubblica” contro la privata, per buona parte confessionale, accusata di rubare risorse alla collettività (cosa non vera, come dicono i numeri stessi).

Perché, quindi, tutelare in modo così particolare chi – seguendo i precetti di una confessione religiosa – decide di mortificare il proprio corpo non bevendo né mangiando per ben diciotto ore al giorno? E mica una volta a settimana, bensì ogni santo giorno. Non è forse un precetto che, se fosse propugnato da Santa Romana Chiesa, i compagni della Cgil riterrebbero a dir poco barbaro, incivile ed oscurantista? Probabilmente sì. E come mai per l’Islam non val la stessa cosa? Forse perché, al contrario della religione cattolica, il sostegno al maomettanesimo ammanta i sindacalisti di un’aurea più (radical) chic?

Probabile. Del resto basta andare a Milano, dalle parti di Palazzo Marino, per vedere certi ex sinistrorsi convinti sostenitori della «religione oppio dei popoli» andare in brodo di giuggiole di fronte a manifestazioni cultuali esotiche. Per la serie: la religione va bene. Basta non sia cattolica.

Tratto da:http://www.lintraprendente.it
http://frontediliberazionedaibanchieri.it/2014/07/la-nuova-grande-battaglia-della-cgil-piu-pause-per-il-ramadan.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

La nuova grande battaglia della Cgil? Più pause per il Ramadanultima modifica: 2014-07-06T16:28:31+02:00da davi-luciano
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