Stavano già lavorando per il cantiere Tav di Chiomonte

Si sono preparati per anni e poi all’avvio del cantiere riescono ad entrare senza controlli e senza permessi. L’unico a contrastarli il Sindaco di S.Ambrogio Dario Fracchia.

di Valsusa Report

Il primo luglio all’alba, i carabinieri del Ros nell’ambito dell’indagine “San Michele” della Dda di Torino hanno smantellato la locale ‘ndrina distaccata di San Mauro Marchesato (Crotone) insediata in Piemonte.

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Tutto inizia con le notizie politiche dell’avvio dei cantieri, non siamo ancora allo sgombero della Maddalena il 27 giugno del 2011, siamo ancora alle dichiarazioni del commissario Virano che a mezzo stampa dichiara con sicurezza la volontà dello Stato di eseguire i lavori propedeutici alla realizzazione della Torino-Lyon. Correvano gli anni Novanta, la cava con annesso impianto per la fabbricazione del bitume era gestita da Ferdinando Lazzaro. La proprietà era della ditta Pavimentazioni stradali Snc di Butano Francesco e C., che in comodato d’uso il 10 maggio 2004 la cede alla Pavimentazioni stradali Srl, e solo dopo il 30 marzo 2009 alla Toro Srl con amministratore unico Nadia Toro, nata a Chivasso il 14 agosto 1977,  sorella di Giovanni Toro,  dal 1° luglio 2014 in carcere colpito dall’operazione antimafia San Michele.

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Dall’arrivo in Val di Susa Giovanni Toro si fa strada con le modalità che distinguono questo genere di delinquenze, i primi metodi sono amichevoli, come con il direttore Ezio Banchè Niclot dell’Unicredit Banca di S. Ambrogio di Susa, al quale viene proposto il regalo di una Porche, perché “inizia a muoversi un po’”, come scritto nell’ordinanza “Il direttore della filiale di Sant’Ambrogio, in più occasioni si è prestato a far compiere a Toro operazioni bancarie prive di copertura, concedendo anche libretti di assegni. Per tale attività riceveva in dono un’autovettura e l’assunzione fittizia della figlia presso la Toro Srl”.

I lavori continuavano indisturbati anche su altri versanti, siamo ad agosto 2011, per i lavori dei cavalcavia di Condove, Chiusa S. Michele e S. Antonino gli inquirenti registrano il colloquio tra Lazzaro e Toro.

  • LAZZARO: Gianni…
  • TORO: Nando…
  • LAZZARO: Ciao
  • TORO: ciao… ascolta… come sei messo tu? ci sei?
  • LAZZARO: (inc)… no… sono qua… sono a Susa… ehhhh… oggi pomeriggio sarei… abbastanza libero…
  • TORO: no… dobbiamo vedere anche… per quel… per quel lavoro lì… della ferrovia… no… se riusciamo a… io gli esami li ho di quella roba lì…
  • LAZZARO: cos’è? quel mucchio famoso che dobbiamo far fuori lì? da via Roma…
  • TORO: sì… dobbiamo frantumarne una parte… almeno la andiamo a mettere lì…e bon… ehhh… mettiamo subito a frantumare… perché se no…
  • LAZZARO: vabbè… oggi se riesco… faccio un salto da te… e vediamo sta roba…
  • TORO: ok.

Gli affari di smaltimento della Toro Srl vanno avanti indisturbati anche quando il 2 marzo 2012 viene registrata un’altra telefonata in cui Lazzaro riceve la richiesta da Rfi di continuare i cavalcavia di Chiusa S. Michele, il proprietario di Italcoge così si rivolge a Toro, il quale ben contento gli fa sapere che ha materiale accumulato nella cava di via Roma, da collocare sotto a “quello buono, quello stabilizzato”, da inserire dopo in modo che “tutto fili liscio”. Lazzaro insiste nella frantumazione prima di portarlo “ma così va via… va via regolare… e non è un rifiuto… non ci mettiamo nei cazzi…”; risponde Toro “digli di sì… che almeno la smaltisco tutta sta merda”

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Nel tempo ricevevano, trasportavano e comunque gestivano abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali, quantificati in oltre 50 000 mc stoccati presso la cava non autorizzata CST Srl della Toro Srl, sversandoli in luoghi, anch’essi, non autorizzati, o utilizzandoli come materiali di riempimento in cantieri stradali e ferroviari – così nell’Ordinanza Cautelare dell’Operazione denominata “San Michele”.

Inoltre si legge: “Lazzaro Ferdinando, già reale amministratore della Italcoge, è di fatto il dominus della rea costituita Italcostruzioni, nonché uno dei principali riferimenti per le società Rfi e Ltf, a cui si rivolgevano, pur sapendo dei fallimenti, per ogni tipo di lavori, conseguentemente il Lazzaro si appoggiava alla Toro Srl”.

E così si arriva ai giorni dei lavori nel cantiere del Tav alla Maddalena di Chiomonte. L’uomo d’affari calabrese e fondatore della Toro Srl prima e poi anche della Cst con cui gestisce la cava di Chiusa S. Michele, rischia di essere sfrattato: “Io arrivo lì, investo tutto e non mi posso fare quattro anni di Alta velocità!?”, così riferisce a Sisca, altro boss arrestato nell’operazione San Michele, con le minacce fa cambiare idea ai proprietari del luogo e inizia l’attività sulla sponda del Lazzaro di Susa. Dirà ancora:  “Noi dobbiamo stare lì perché è lì dentro che nei prossimi dieci anni arrivano 200 milioni di euro di lavoro … La torta non me la mangio da solo. Me la divido con te e ricordati queste parole, che ce la mangiamo io e te la torta dell’alta velocità”. Tramite le ditte di Lazzaro, asfalta le strade del cantiere, su richiesta delle forze dell’ordine, ed entrando nel cantiere con una telefonata in Prefettura tramite Lazzaro.

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Inizierà dopo a infiltrarsi nel consorzio Valsusa; è qui che finisce l’esperienza Valsusa dell’imprenditore calabrese, solo quando tocca il cantiere Tav. Fino ad allora l’unico a cercare di arrestare l’escalation delinquenziale è il sindaco No Tav di S. Ambrogio Dario Fracchia, che a suon di ordinanze per lo smaltimento urgente degli inerti speciali non autorizzati, riesce a inquietare Toro: “Ma lui si è incazzato perché sto continuando a portare roba qua! Allora si è avvelenato il sindaco! Minchia mi ha trattato come un cane!”

V.R. 03.07.2014

Stavano già lavorando per il cantiere Tav di Chiomonteultima modifica: 2014-07-04T21:22:23+02:00da davi-luciano
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