I No Tav in Val Roia per la Festa della musica

No Tav, pendolari, cittadini della Val Roia insieme, per manifestare contro la devastazione della montagna.

di Jacob de la Ramat 

Il 21 giugno Festa della musica in Francia, gli abitanti della Valle Roia, Alpi Libere,  comitati pendolari, una delegazione No Tav della Valle di Susa e tanti amici e amanti delle valli hanno manifestato a Tenda contro la riduzione del traffico dei treni pendolari e contro la costruzione di nuovi tunnel che con il loro corollario di infrastrutture trasformeranno questa vallata in un autostrada.

Oltre ai danni per la salute e l’ambiente prodotti dalle polveri e dall’uranio presente nella Valle Pesio, come dimostrano le morti degli operai che parteciparono agli scavi nei primi del Novecento, diretti da Marie Curie alla ricerca di uranio.

La giornata ha visto una presenza numerosa da entrambi i lati della frontiera, con banchetti, striscioni, distribuzione di volantini, cibo condiviso, musica e interventi. La gendarmerie, nonostante il Sindaco avesse vietato la manifestazione, si è limitata a fotografare la manifestazione, gli striscioni e le targhe delle auto dei partecipanti.

Nel corso dell’iniziativa, si è sottolineato come la devastazione della montagna riguardi tutte le vallate; come gli interessi economici siano gli stessi; stessi i tagli del traffico utile ai pendolari, stesse le motivazioni e il tentativo di comperarci con supposte compensazioni.

Più interventi hanno denunciato la repressione in atto contro i movimenti di opposizione sociale in Italia come in Francia; hanno chiesto la libertà per Chiara, Claudio, Niccòlo e Mattia ed espresso la solidarietà verso tutti i multati e inquisiti del movimento No Tav.

Una giornata in cui tutti insieme, complici, amici, valsusini e abitanti della valle del Roia abbiamo messo un tassello in più contro la devastazione delle nostre valli.

Tav, Ltf: Ristretti requisiti antimafia per appalti, 4 aziende escluse

Torino, 28 giu. (LaPresse) – “Per le imprese al lavoro con LTF, sono state richieste e ottenute le certificazioni antimafia; 4 aziende sono state escluse perché non in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa italiana; di queste, 1 ha attivato procedura di ricorso”. Lo rende noto LTF Lyon Turin Ferroviaire, responsabile degli studi e delle opere preliminari della sezione transfrontaliera della Nuova Linea Torino Lione, che coordina lo scavo dal novembre 2012. “Il Protocollo d’intesa per la prevenzione dei tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata, firmato a Torino a settembre 2012 – spiega – ha infatti fortemente ristretto i requisiti per la partecipazione a lavori e forniture di servizi a LTF: il documento introduce, tra le prescrizioni principali, l’obbligatorietà della ‘Informazione antimafia’ per tutti i soggetti aggiudicatori, pena la revoca degli affidamenti”.

Caselli chiede aiuto ai giudici per riavere la pensione d’oro

L’ex procuratore di Torino ricorre al Tar contro il taglio agli stipendi degli alti magistrati. Quando era al Dap prendeva 540mila euro l’anno

 – Ven, 27/06/2014 – 15:50
Come fa un alto magistrato a vivere decentemente con 302.937 euro lordi l’anno? E come fa a mantenere la sua «indipendenza» con «solo» 25.244 al mese, 5.609 a settimana, 829,96 al giorno?

 È questo in sostanza il ragionamento che fa Gian Carlo Caselli nel suo ricorso al Tar del Piemonte, in cui chiama in causa la Corte costituzionale contro i provvedimenti che gli hanno ridotto lo stipendio e adesso la pensione in omaggio alla spending review.

Non gli è andato proprio giù quel tetto alla retribuzione dei top manager pubblici imposto anche agli alti magistrati, perché agganciato a quella del Primo presidente della Cassazione: appunto quei 300 mila e rotti euro lordi che quest’anno sono rivalutati a 311mila.

Così, Caselli, che è andato in pensione a dicembre, ha deciso di fare da apripista e denunciarne l’incostituzionalità: i tagli sarebbero viziati perché illegittimamente limitati alla categoria dei dipendenti pubblici e in particolare delle toghe, violerebbero una serie di principi protetti dalla Carta e soprattutto quello dell’«indipendenza dei magistrati anche attraverso la sostanziale intangibilità del loro trattamento retributivo e previdenziale».

Lui, che con appena 6 colleghi in toga in Italia è tra i magistrati più pagati da anni e anni, soprattutto per essere stato per un biennio dal 1999 capo del Dipartimento penitenziario del ministero della Giustizia, incarico fino al 2013 da 540mila euro l’anno.

A certi privilegi è difficile rinunciare e Caselli rivuole indietro la sua pensione d’oro. Né ha intenzione di restituire fior di arretrati, perché gli chiedono indietro 15.438 euro per le somme non dovute tra aprile 2012 e maggio 2013. Dovrebbe ridarli allo Stato con una ritenuta mensile di 2.205, dal primo luglio 2013 al 31 gennaio di quest’anno.

Per tutti questi motivi, l’ex procuratore di Torino ha cercato la tutela del tribunale amministrativo della regione in cui ha esercitato per anni il suo importante ruolo, mentre gli altri (pochi) magistrati nelle sue stesse dorate condizioni si sono fatti qualche scrupolo ad avanzare rivendicazioni mentre ai normali cittadini, magari con mille euro di stipendio al mese, venivano richiesti veri e pesanti sacrifici.

Inutile dire che se fosse accolto il ricorso presentato con molta discrezione il 23 luglio scorso dai suoi avvocati Vittorio Barosio e Giorgio Sobrino al Tar piemontese, non solo il drappello di magistrati interessati ma anche i top manager pubblici che si sono visti ridurre lo stipendio potrebbero sperare in una pronuncia favorevole della Corte costituzionale.

Anche perché nella fortunata trentina di personaggi pubblici dai super stipendi ci sono proprio i giudici della Consulta, insieme ai vertici di magistratura contabile e amministrativa e a top manager di Camera e Senato. Finora intoccabili, che spesso guadagnano più dei 302mila euro lordi della più alta toga d’Italia, superando ampiamente il tetto dei 238mila dell’indennità del capo dello Stato, che il premier Matteo Renzi vuole imporre a tutti.

I tempi stanno cambiando, ma le toghe resistono e Caselli si fa bandiera di questa opposizione ai tagli. La preoccupazione certo è alle stelle dopo la durissima replica del capo del governo agli attacchi dell’Anm: «Non credo che portare lo stipendio di un alto magistrato da 311 a 240mila sia un attentato a libertà, autonomia e indipendenza della magistratura».

Caselli è convinto del contrario e chiede ai giudici amministrativi di sollevare le questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 23-ter del decreto legge 201 del 2011, convertito nella legge 214 nello stesso anno, annullando i provvedimenti amministrativi che ha impugnato perché lo riguardano.

L’alto magistrato rivendica dunque il diritto alla retribuzione «piena», senza decurtazioni, sulla quale a suo dire dev’essere calcolata l’indennità di buonuscita che non dev’essere ridotta e la pensione di cui gode oggi. Lo chiede per sé e per tutti i magistrati come lui, ma anche per i super manager che hanno questi siderali livelli di stipendio. E con la sua iniziativa potrebbe aprire una voragine, imponendo il ritorno ai vecchi privilegiati tempi.

No Tav. Processo compressore. In aula, visioni bibliche e intossicazioni durante l’attacco al cantiere

Il fuoco veniva dal cielo, tutto è durato pochi minuti e poi siamo tornati al lavoro.

di Valsusa Report

L’aria in aula è come sempre pesante e tesa. Al loro ingresso, gli imputati vengono accolti con saluti fragorosi. Subito il Pm Padalino chiede che la sentenza della Cassazione venga messa agli atti nel processo presieduto dal giudice Capello delle Corte d’assise di Torino.

Entrano i testi dell’accusa e alcuni chiamati dalla difesa. Tutti operai i primi, dal Marocco, dall’Albania e dalla Romania, alcuni assenti dalla Calabria, solo quattro i valsusini presenti la sera del 14 maggio 2013 al cantiere della Maddalena. Quattro di cui un autista della ditta Itinera, autista della betoniera che scarica cemento nella galleria e due della ditta Geomont, in subappalto al cantiere. Solo uno valsusino effettivo del cantiere, dunque.

Chi era in galleria ricorda boati e fuochi artificiali. “Sembrava capodanno” come dice il lavorante del consorzio Valsusa al cantiere, “tutto è durato qualche minuto”. Le forze dell’ordine hanno risposto con lancio di lacrimogeni e prende fuoco il compressore vicino all’entrata della galleria, anche alcuni oggetti, teloni di plastica sotto all’impianto di areazione che porta l’aria “buona” all’interno della galleria, “le fiamme erano alte 200, 300 metri” come riferisce un operaio effettivo al cantiere e lavorante per il consorzio Valsusa.

Tutti gli operai si sono intossicati nella galleria, al punto da abbandonarla per mettersi in sicurezza. Problemi di respirazione, colpi di tosse e occhi che lacrimano. Un teste cita il suo certificato medico, per “bronchite asmatica”, il quale gli somministra tre settimane di mutua dal 26 di maggio: 12 giorni dopo il sabotaggio al cantiere. Cantiere in cui 4 cittadini su indicazione di intercettazioni telefoniche, ancora da provare, potrebbero essere responsabili di quanto accaduto, e che a oggi, dopo essere caduto il teorema del terrorismo, sono detenuti in carcere per pericolo di reiterazione del reato.

Sono le 4e30 circa della notte del 14 maggio, il momento di concitazione è terminato, sono stati spenti i roghi, ma alla domanda della difesa fatta dall’avvocato Pelazza “Finito tutto, cosa avete fatto? ” risponde l’operaio del Nord Africa: “Siamo tornati al lavoro e abbiamo finito la gettata dell’arco rovescio”.

V.R. 01.07.14

TAV E ARSENICO NELLE ROCCE: ECCO DOVE È STATO PORTATO LO SMARINO

 http://www.valsusaoggi.it/?p=4216

MERCOLEDÌ, 2 LUGLIO 2014
BY  – PUBLISHED: 06/29/2014 – SECTION: CRONACA

LTF Lyon Turin Ferroviaire ha rilevato la presenza di piccole quantità di arsenico naturale, non nocivo, in una sezione del tunnel geognostico che si sta scavando a Chiomonte.

“Non ci sono pericoli per la salute e per l’ambiente e i lavori in cantiere non hanno subito alcun rallentamento” afferma Ltf. Le tracce dell’elemento chimico sono state individuate grazie agli strumenti di monitoraggio costante attivati e alla realizzazione di ricognizioni progressive durante l’avanzamento, in collegamento con l’ARPA che è stata coinvolta come prevede il protocollo.

“La caratterizzazione chimica che è stata conseguentemente condotta ha fatto registrare quantità di arsenico definite “naturali” (20 ppm=20 grammi a tonnellata), tali da poter essere riutilizzate, come di consueto, per esempio per il fondo del manto stradale” aggiunge Ltf.

Il riutilizzo in cantiere non è stato possibile per la classificazione di area verde del cantiere, che prevede parametri molto restrittivi per lo smarino; la tabella di riferimento per classificare i materiali di risulta (d. Lgs 152/2006 – tabella 1, allegato 5, quarta parte) prevede in questi casi lo smaltimento presso siti specializzati, prima della trasformazione in prodotto edile.

Dove è finito lo smarino contente l’arsenico? “Per la gestione dello smarino, è stato adottato un apposito iter: il materiale di risulta dello scavo è stato analizzato, stoccato e trasportato in un sito di deposito autorizzato ad Alice Castello (VC) e Milano – risponde Ltf – le operazioni sono state condotte con il coordinamento dell’ARPA, con il coinvolgimento di personale specializzato e imprese autorizzate al tipo di intervento”.

E riguardo l’impiego della società Spurgo Service? “Come per tutte le aziende coinvolte a diverso titolo – replica Ltf – sono state ammesse in cantiere in quanto in possesso del necessario certificato antimafia”.

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Fabrizio ringrazia

Bianca Guidetti Serra

Vorrei ringraziare con tutto il cuore gli amici, i colleghi e i cittadini che hanno partecipato agli omaggi per Bianca. La vostra presenza mi ha distolto momentaneamente dall’angoscia del momento e ha confermato le dimensioni dell’affetto collettivo per mamma Bianca.

Un ringraziamento particolare va al Movimento No Tav che con il suo comunicato mi ha fatto sentire più che mai parte della comunità valsusina;
ai Giuristi Democratici per il lungo impegno del picchetto d’onore;
Santina Mobiglia e Mario Napoli per gli accorati interventi in Sala Rossa;
Roberto Lamacchia, Marco Revelli, Gigi Richetto, Bruno Segre per l’affettuosa commemorazione;
all’Anpi provinciale e alle sezioni Anpi presenti all’ultimo saluto con le loro insegne;
ai colleghi del Team Giornalistico Vallesusa per il loro lavoro di sostegno giornalistico;
Chiara Sasso per il bell’articolo su Luna Nuova;
Laura Vergnano, Renzo e Lisa Levi, Renato Ramello e Doriella, Alberto Perino e Bianca, per la loro presenza e per l’aiuto morale;
al Comitato No Tav di Torino e cintura presente al completo con le bandiere al funerale;
Ringrazio il Sindaco Fassino per la sua personale disponibilità e sincera partecipazione al mio lutto e per aver reso omaggio a Bianca come si merita.
Un abbraccio infine a tutti quelli che mi hanno espresso vicinanza e solidarietà. Me ne ricorderò.

Fabrizio Salmoni

Pianezza, 30 Giugno 2014

Le cosche volevano gli appalti Tav, raffica di arresti all’alba nel Nord Ovest

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/07/01/news/infiltrazione_negli_appalti_raffica_di_arresti_all_alba_nel_nord_ovest-90409156/?ref=HREC1-6

Repubblica.itRepubblica.it

Le cosche volevano gli appalti Tav, raffica di arresti all'alba nel Nord Ovest

Operazione dei carabinieri del Ros tra Torino, Milano, Genova e Catanzaro. Venti in manette: associazione di stampo mafioso, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti le accuse. Fallito il tentativo di entrare nei lavori della Torino-Lione, ma le cosche avevano ottenuto commesse sull’autostrada Torino-Bardonecchia e all’aeroporto di Caselle. Il ruolo di una cava in Val Susa

01 luglio 2014

 
Al centro dell’operazione ‘San Michele’, come è stata battezzata dai carabinieri, un sodalizio di matrice ‘ndranghetista, proiezione in Piemonte della cosca Greco di San Mauro Marchesato, in provincia di Crotone. L’attività investigativa ha documentato la diffusa infiltrazione della cosca nel tessuto economico e imprenditoriale della provincia di Torino, in particolare nel settore degli appalti pubblici. Il tentativo di infiltrazione negli appalti della Torino-Lione sarebbe stato attuato, secondo quanto appreso, mediante l’imprenditore catanzarese Giovanni Toro, già arrestato dal Ros nel marzo 2013 e colpito anche dall’odierno provvedimento cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa. 
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Dalle attività investigative dei carabinieri è emerso come, avvalendosi di una cava con annesso impianto di frantumazione collocato in Val di Susa e gestito proprio da Toro, il sodalizio ‘ndranghetista avesse manifestato l’interesse a infiltrarsi nei lavori per la realizzazione della Tav per le ingenti commesse che riteneva di poter ottenere. In generale, l’obiettivo degli ‘ndranghetisti era quello di appropriarsi di tutti i lavori di trasporto e di movimento terra del cantiere della Tav di Chiomonte.

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Tra le ingenti commesse della cosca sbaragliata dagli uomini dei Ros ci sono anche il subappalto per i lavori di ristrutturazione della galleria Prapontin, sull’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, le opere di pulizia e sgombero neve della stessa arteria autostradale e, fino all’inverno 2012, dell’aeroporto torinese di Caselle. Stando alle prime indiscrezioni, il sodalizio mafioso colpito dall’operazione “San Michele” era attivo in diversi settori imprenditoriali, tra cui la gestione di attività commerciali e della distribuzione alimentare, di lavori pubblici e privati, di gestione di servizi per Amministrazioni pubbliche e società private, tra cui appunto la manutenzione stradale e lo smaltimento dei rifiuti.

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L’indagine coinvolge anche un noto imprenditore impegnato nei lavori dell’alta velocità, Ferdinando Lazzaro, titolare dell’Italcoge, azienda che lavorava al cantiere della Torino-Lione e che era finita nel mirino di atti vandalici di frange estreme dei No Tav: Lazzaro è indagato a piede libero per smaltimento illecito di rifiuti all’interno della cava di Toro, ma – precisa il procuratore Sandro Ausiello, “non c’entra nulla con l’organizzazione mafiosa smantellata e non è indagato per attività mafiosa. I rifiuti non provenivano dal cantiere della Torino-Lione”. ha precisato il procuratore Ausiello.

Gli investigatori hanno anche scoperto un tentativo dell’organizzazione di avere informazioni sulle indagini grazie ad alcune “spie”: un investigatore privato di Beinasco, Giovanni Ardis, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa; un vigile urbano in servizio in Procura, che cercava notizie nel database dell’ufficio, e un carabiniere di Beinasco, indagati per rivelazioni di segreti d’ufficio.

Proprio la scorsa settimana la Commissione Antimafia presieduta da Rosi Bindi aveva svolto una missione di due giorni a Torino, lanciando l’allarme sulla penetrazione della criminalità organizzata in un tessuto sociale ed economico vulnerabile come quello del Nord Ovest. Un allarme sottolineato anche dall’ex procuratore Caselli, secondo cui la politica si mostra troppo indifferente sui pericoli delle mafie. Bindi ha commentato così l’operazione dei carabinieri: “E’ un ulteriore importante risultato contro il radicamento della ‘ndrangheta nell’hinterland torinese. A Torino avevamo potuto registrare la consapevolezza e l’attenzione della magistratura e delle forze dell’ordine anche su rischi di infiltrazione nei lavori della Tav.
L’esito delle indagini conferma l’aggressività della ‘ndrangheta e la sua sostanziale unitarietà anche in Piemonte, come in altre regioni dell’Italia settentrionale. Occorre tenere alta la guardia e al lavoro degli inquirenti va affiancata la diffusa capacità di prevenzione e vigilanza delle istituzioni, della politica e della società civile”.

“Torino sarà città modello Grandi opere senza tangenti”

UNIONE INDUSRTIALE
30/06/2014

La promessa del presidente Chiamparino all’assemblea dell’Unione Industriale. Il sindaco Fassino: “Sbagliato spostare a Roma l’Authority dei Trasporti”. Mattioli: “Stanchi di vedere associata la parola impresa all’idea di corruzione”
L’assemblea dell’Unione Industriale in corso a Grugliasco, all’interno dello stabilimento Maserati

 
MAURIZIO TROPEANO
TORINO
 

«Finalmente l’Europa sembra aver riscoperto keynes e il ruolo delle grandi opere per lo sviluppo, e noi qui a Torino possiamo affermare con orgoglio che le grandi opere si possono fare senza tangenti». Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte, sceglie la platea dell’assemblea dell’Unione Industriale di Torino per rilanciare il tema delle infrastrutture tra le condizioni che la Regione metterà in campo per creare un «contesto amico del lavoro e dell’impresa». Chiamparino mette a confronto la realizzazione del Passante ferroviario con quella del Mose che «sono coevi e che hanno avuto storie diverse». Il primo ha avuto minori incrementi di costi «anche a seguito di consistenti modifiche di progetto» e «non mi risulta che qui ci siano state cricche e consorterie per distribuire mazzette». Dunque «possiamo dire con orgoglio non di sinistra, destra e centro, ma con orgoglio subalpino che le grandi opere si possono fare senza tangenti».  

Il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha confermato che «Comune e Regione stanno lavorando per far capire al governo lo sbaglio di spostare a Roma la sede dell’Autorità dei Trasporti e il declassamento dell’aeroporto di Torino». 

Avv.Novaro sulla Cassazione: “E’ una vittoria piena la difesa sarà più facile”

 

http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=2960Cattura587

Avv.Novaro sulla Cassazione: “E’ una vittoria piena la difesa sarà più facile”

Dopo la bocciatura del teorema “terrorismo” da parte della Cassazione riportiamo l’intervista all’Avvocato Claudio Novaro, difensore degli attivisti no tav, apparsa su Repubblica di sabato 28 giugno 2014:

“È una vittoria piena la difesa sarà più facile”

“Mi sembra una vittoria piena su tutti i fronti: da una prima lettura delle motivazioni della Cassazione sembra emergere che siano state accolte entrambe le nostre tesi su cui avevamo improntato il ricorso”, si entusiasma Claudio Novaro, uno dei difensori che assistono i quattro Notav accusati di terrorismo. “Anche se parlare di vittoria o di sconfitta in termini giudiziari è improprio, tuttavia non possiamo non essere contenti di quello che hanno scritto i giudici del terzo grado”

Quali erano stati i capisaldi del vostro ricorso alla Suprema Corte?

Da una parte un vizio di motivazione, dall’altra un errore di applicazione della legge perchè è stato contestato un fatto che non ha le caratteristiche del terrorismo. Come si può pensare che un episodio così circoscritto possa generare un danno così grave al Paese? E da quello che apprendo anche i giudici della Cassazione la vedono come noi”.

Tuttavia i quattro restano in carcere per tutte le altre accuse.

“Va anche detto che la Cassazionesi esprime su ciò che le viene chiesto nel ricorso, non su qualunque cosa concerna la sentenza che si impugna. Noi semplicemente non avevamo sollevato questioni sulle armi o sulla resistenza a pubblico ufficiale”.

Avevate però sollevato parecchie questioni di nullità sulle intercettazioni che avevano dato il via all’inchiesta ma la Cassazione le ha bocciate tutte. Questo non scalfisce la vostra soddisfazione?

“Sulle intercettazioni noi avevamo sollevato vizi di forma che ci sono stati respinti, ma ciò non toglie che secondo noi rimanga un bel mistero come da un telefono sotto controllo a Bologna per una vicenda di droga si sia poi arrivati ai quattro imputati di Chiomonte. Ma per parlare di questo c’è il processo. Nel ricorso che avevamo fatto l’aspetto importante da affrontare era solo la qualificazione del terrorismo e solo di quello avevamo parlato in aula a Roma, il resto era secondario”.

Nonostante la sentenza della Cassazione, nel procedimento in corso le accuse restano pesanti: le motivazioni depositate dalla Cassazione cambiano qualcosa?

“È vero che il processo si continua a fare sulle contestazioni originarie, tuttavia mi sento di dire che adesso sostenere la difesa sia un po’ più facile di quanto non sarebbe stato con una sentenza della Cassazione di diverso orientamento. Anche se formalmente questa sentenza non entra nel processo in corso, la Corte d’Assise ne deve tenere conto nel suo giudizio”.

Controlli dei siti strategici. L’esercito darà una mano!

Continuerà Missione Valsusa? Intanto l’esercito si addestra con “Internal security – comando e controllo”.

di Valsusa Report

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Non molto tempo fa i servizi di sicurezza mondiali davano come prossimi scenari di guerriglia proprio le rivolte sociali. Un terreno di sperimentazione già visto sono stati i paesi arabi che si affacciano al Mediterraneo. Prevedendone uno sviluppo l’Italia si attrezzò con un esercito di volontari pagati e di carriera, in modo da evitare problemi di coscienza o diserzione nel dover affrontare il “nemico italiano”.

Nel periodo dal 18 al 23 giugno, un’aliquota di Fucilieri dell’Aria (FCA) ha effettuato, sulla base aerea di Sigonella, sede del 41° stormo Antisom, un’attività specifica di “Internal security – comando e controllo” e fornendo nozioni di “advanced training” alle unità del locale Gruppo Protezione delle Forze (GPF). Ovvero addestramenti specifici, dove unità speciali si aggregano alle unità del posto.

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Dalla fonte 41° Stormo A/S – Sigonella, si legge: “L’esercitazione denominata ‘Dardo 2′,  ha avuto come obbiettivo quello di far conseguire e accrescere al personale di Supporto Operativo Difesa Terrestre (SODT) del Gruppo Protezione delle Forze una capacità operativa effettiva, addestramento negli assetti QRF (Quick Reaction Force), nell’internal Motorized Patrol (Pattuglia per garantire la sorveglianza dei punti sensibili all’interno dell’installazione), nel POA (Punto Osservazione Avanzata), al fine di essere in grado di rispondere con tempestività ed efficacia alle sfide che impone l’attuale contesto nazionale ed internazionale nel continuo processo di adattamento della forza armata”.

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La “Dardo 2” si è sviluppata in due fasi principali e ha coinvolto un centinaio di militari. Una formazione a integrazione tra la componente locale e i Fucilieri durante la quale i briefingpropedeutici sono serviti all’espletamento delle attività e addestramento nelle tecniche FIBUA (Fight In Building-Up Area) e C-IED (esplosivi improvvisati). In un secondo tempo, sempre in stretto contatto con la Sala Operativa Campale (SOC), con funzione di comando e controllo per le attività di Internal Security, creata appositamente per assicurare i collegamenti radio tra i vari assetti individuati. Sono stati simulati svariati eventi quali far fronte: pacco bomba, intruder, veicolo sospetto, attacco complesso.

Sono stati assegnati compiti di deterrenza, contrasto, rinforzo, difesa e sorveglianza al fine di scongiurare qualunque tipo di minaccia sugli obiettivi sensibili stabiliti. I mezzi usati vanno dai V.T.L.M. ai Lince, alle Aeromobile a Pilotaggio Remoto (APR) Strix-c, un ulteriore sistema d’arma di cui si è dotata l’Aeronautica Militare.

In definitiva probabilmente anche l’Italia si sta attrezzando per contenere il disagio alla crisi e soprattutto la difesa di siti sensibili quali i siti di interesse strategico nazionale. Questi contingenti saranno pronti ad aggregarsi nel caso di necessità. Missione Valsusa continuerà?

(V.R. 29-06-14)