Benzina: raffica di rincari, punte sopra 1,9 euro

Dopo gli aumenti decisi ieri dall’Eni, oggi ritoccano i listini Tamoil, Shell e Esso

Benzina: raffica di rincari, punte sopra 1,9 euro
Raffica di rincari per benzina e diesel dopo gli aumenti decisi ieri dall’Eni. Stando alla rilevazione di Quotidiano Energia, a mettere mano ai listini sono oggi Tamoil e Shell con 1 centesimo in più su verde e diesel ed Esso (+0,5 centesimi). Più in dettaglio, le medie nazionali “servite” della benzina e del diesel sono adesso a 1,853 e 1,749 euro al litro (Gpl a 0,755). Le “punte” in alcune aree sono per la verde fino a 1,910 euro, il diesel a 1,798 e il Gpl a 0,767.
http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2014/06/27/benzina-raffica-di-rincari-punte-sopra-19-euro_e02f6fdd-a99c-4482-b2c6-f8dbeb7cf116.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Gli Stati Uniti e l’Ucraina trascinano l’Europa alla “guerra del gas”

Filippo Bovo

Saltate le trattative tra l’ucraina Naftogaz e la russa Gazprom, l’Ucraina si ritrova senza gas. Niente paura: esattamente come dieci anni fa, Kiev sopravviverà spillando il gas che le serve dalle forniture destinate all’Unione Europea. I russi, dal canto loro, cercheranno d’evitare o quantomeno di minimizzare i furti aumentando il transito di gas attraverso il Baltico e la Bielorussia. Ma “bypassare” in toto l’Ucraina non è possibile, e di conseguenza gli europei dovranno aspettarsi “qualche” metro cubo in meno grazie proprio a quel governo di Kiev che hanno sostenuto con grande entusiasmo fin dal suo primo concepimento. Il problema riguarda soprattutto noi italiani, che non abbiamo saputo sfruttare questi ultimi dieci anni per dotarci di canali alternativi a quelli ucraini per il trasporto del gas: la nostra partecipazione nel South Stream è stata ridimensionata, ed ora la costruzione del grande gasdotto destinato a raggiungere il nostro paese attraversando il Mar Nero e i Balcani è stata bloccata dal governo bulgaro. Si salva invece la Germania: il North Stream è bello che pronto e già funzionante, e così l’energivora economia tedesca può almeno per il momento dormire sonni tranquilli.
Per carità, di qui a questo inverno possono ancora succedere molte cose. Chissà, magari tutto si riaggiusta e ci godiamo il calduccio ben lieti per lo scampato pericolo. Ma potrebbe anche verificarsi il contrario. In tal caso, se dovessimo arrivare all’inverno senza gas a sufficienza, gli unici responsabili saremmo soltanto noi, che abbiamo sostenuto la giunta ucraina, il suo colpo di Stato a febbraio e le sue azioni criminali nell’est del paese, nonché il suo “diritto” a scroccare il gas senza pagarlo, fosse anche a danno nostro. Altri responsabili non ve ne sono. Dobbiamo imparare, come occidentali, che l’epoca in cui potevamo fare tutto quel che ci pareva senza mai renderne conto a nessuno è finita da un pezzo e che le scelte si pagano. Finora ci siamo divertiti a fare le sanzioni agli altri, ora ci dobbiamo rendere conto che possiamo essere anche noi oggetto di sanzioni altrui o, come in questo caso, semplicemente vittime della nostra cecità e della nostra mancanza di senso dell’interesse nazionale e continentale. E ben ci sta.
Del resto ci siamo tagliati le gambe da soli. E’ dal 2011 che lo facciamo. Dapprima abbiamo raso al suolo un fornitore d’energia solido ed affidabile come la Libia, dotato di un’indiscutibile stabilità politica, per farne una nuova Somalia dalla quale il gas viene ora un giorno si e l’altro no. Poi abbiamo nuovamente dato fuoco alle polveri anche in Ucraina. E stiamo zitti, perché se fosse stato possibile avremmo ridotto come la Libia anche l’Algeria, altro nostro storico e fidato fornitore d’energia. Oppure ci saremmo guastati definitivamente i rapporti col Kazakistan, altra fondamentale “oil economy” a livello mondiale, per difendere un impresentabile oligarca locale.
Tutto su mandato d’oltre Oceano, si capisce. I nostri interessi non riusciamo a tutelarli e a difenderli minimamente. Da bravi colonizzati, qualunque cosa ci ordinino da Washington la facciamo, entusiasti di dimostrare tutto il nostro servile autolesionismo. Ma forse, prima o poi, ci sveglieremo: è giunta l’epoca in cui non possiamo più tirare il sasso e nascondere la mano.
Il gas russo è messo a rischio dai nostri protetti di Kiev, quello libico è un azzardo sul quale non si può più contare come prima, il gas di scisto americano, oltre ad essere fondamentalmente solo una bolla destinata a scoppiare molto più prima che poi, ci metterà un bel po’ prima di arrivare nelle nostre caldaie, ammesso che vi arrivi davvero. Quindi, o ci svegliamo o restiamo davvero al freddo.
Sovranità, interesse nazionale, non ultimo intelligenza e dignità: a furia di sbatterci il grugno, forse la capiremo.
http://www.statopotenza.eu/12759/gli-stati-uniti-e-lucraina-trascinano-leuropa-alla-guerra-del-gas