Installazioni MUOS a Niscemi

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Le istal­la­zioni USA del MUOS sono state impian­tate in Vir­gi­nia, Hawaii e Austra­lia. Il MUOS è un sistema di tele­co­mu­ni­ca­zioni satel­li­tari della marina mili­tare statu– nitense, com­po­sto da cin­que satel­liti geo­sta­zio­nari e quat­tro sta­zioni di terra. Una di que­ste è stata istal­lata anche in Sici­lia, pre­ci­sa­mente a Niscemi, e con­sta di tre grandi para­bole del dia­me­tro di 18,4 metri e due altre antenne.
Il MUOS verrà uti­liz­zato per coor­di­nare tutti i sistemi mili­tari sta­tu­ni­tensi che si tro– vano nel mondo, in par­ti­co­lare i Droni (aerei senza pilota) che saranno col­lo­cati anche a Sigo­nella. Quello istal­lato in Sici­lia dovrebbe diven­tare lo snodo più impor­tante delle comu­ni­ca­zioni mili­tari USA, Europa, Africa e Medio Oriente. Ini­zial­mente la sua rea­liz­za­zio– ne doveva essere all’interno del peri­me­tro dell’aero– porto mili­tare di Sigo­nella. Poi è stato spo­stato a Niscemi, per­ché uno stu­dio ame­ri­cano sulle onde elet– tro­ma­gne­ti­che ha pro­vato che pote­vano cau­sare la deno­ta­zione dei sistemi d’arma e creare gravi pro­blemi all’interno della Sici­lia. All’interno della Nrtf –Niscemi ci sono qua­ran­ta­sei grandi antenne di cui solo ven­ti­sette ope­ra­tive. Le emis­sioni supe­rano già i limiti fis­sati dalle nor­ma­tive euro­pee per le espo­si­zioni ai campi elet­tro– magne­tici. Le emis­sioni del MUOS si aggiun­ge­reb­bero così a quelle delle antenne già esi­stenti. La sta­zione è stata rea­liz­zata nella riserva natu­rale “La Sughe­rata di Niscemi” un’area natu­ra­li­stica rico­no­sciuta dall’Europa come sito di inte­resse comu­ni­ta­rio. Già oggi si hanno delle con­se­guenze pal­pa­bili sulla flora e sulla fauna pro­tetta, anche per­ché que­ste microonde, pas­sando sul Golfo di Gela, potreb­bero avere un impatto sulla migra­zione di diversi tipi di uccelli e potreb­bero diso– rien­tare anche le api, che sono par­ti­co­lar­mente sensi– bili ai campi elet­tro­ma­gne­tici ele­vati. Le altre sta­zioni MUOS nel mondo sono state istal­late in zone deserti– che, men­tre que­sta è una zona den­sa­mente abi­tata e gli abi­tanti di Niscemi e di tutta la Sici­lia potreb­bero essere espo­sti a gravi malat­tie come tumori, leu­ce­mie e cata­ratte. La rela­zione finale del gruppo di lavoro su i rischi del MUOS è stata rea­liz­zata da un gruppo di stu­diosi tra cui Mas­simo Coraddu che hanno sot­to­li­neato, non solo i rischi, ma anche l’autorizzazione del pro­getto che è stata con­cessa in vio­la­zione della nor­ma­tiva che riguarda la pro­te­zione della popo­la­zione all’esposizione delle emis­sioni elet– tro­ma­gne­ti­che. Il dovere morale dei cit­ta­dini è quello di far capire che il MUOS non riguarda solo la Sici­lia, ma L’Italia, l’Europa e tutti gli equi­li­bri inter­na­zio­nali. La pace, la salute e la sovra­nità nazio­nale sono diritto di ogni popolo. Biso­gna get­tare i semi per costruire le vie della pace. La nostra scuola è sen­si­bile al pro­blema del MUOS per­ché la natura, la salute e la pace sono beni da sal­va­guar­dare e diritto di ogni persona.

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Non male vero que­sto arti­colo? Dice le cose giu­ste in maniera chiara e cor­retta. Non l’ho mica scritto io: l’autrice è una stu­den­tessa di 16 anni, Ros­sella G., Della classe II D Liceo Arti­stico Isti­tuto “F. Bru­nel­le­schi” di Aci­reale. È pub­bli­cato qui:

http://​www​.akis​-aci​.com/​M​a​g​a​z​i​n​e​/​1​4​g​i​u​1​4​-​B​.​pdf

Una di que­sti ragazzi nella foto sopra.

Invito i sena­tori del Regno, in par­ti­co­lare quelli che han votato la mozione sul MUOS, una set­ti­mana fa, a leg­gerlo. E a vergognarsi.

Cara signor Mini­stro della Difesa, aggiu­sti il tiro: la popo­la­zione sici­liana non è impau­rita o disin­for­mata: cono­sce molto bene i rischi del MUOS e sa esat­ta­mente come, uti­liz­zando quali servi, e per quale motivo voi state mentendo.

Io, le assi­curo, sono con­tento che i gio­vani in Sici­lia siano come Ros­sella: nono­stante voi.

15000 pescatori nigeriani contro la Shell a Londra. Una prima vittoria.

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“The people in Bodo are living corpses.
You see them alive but they are dead inside.
 Look at this water.”
 
“The aquatic life of our people is dying off.
There used be shrimp.
There are no longer any shrimp.”
 
“The oil was just shooting up in the air,
and it goes up in the sky”
 
Voci da Bodo Creek, Nigeria dove 15000 pescatori
hanno fatto causa alla Shell per inquinamento
 
“It looks like a World War I scene,
where the oil has totally destroyed
much of the local environment”
 
“In the minds of the Shell executives
there is one law for Africa
and another law for the rest of the world.”
 
Martyn Day, l’avvocato inglese che segue la causa
 
Attorno alla comunita’ di Bodo, nell’Ogoniland, nel silenzio generale, si e’ consumato uno dei piu’ gravi disastri ambientali della Nigeria.  Fino a pochi anni fa questa era una zona pristina di circa novanta chilometri quadrati, abitata da circa 50,000 persone, non contaminata dal petrolio, ricca di fauna e di vita e dove l’attivita’ principale dei residenti era la pesca. Era anche una comunita’ relativamente prospera.
 
Nel 2008 iniziano delle perdite di petrolio da uno degli oleodotti di proprieta’ della Shell che attraversano le mangrovie di Bodo Creek.
 
Secondo la Shell tutto e’ iniziato il giorno 5 Ottobre 2008 per un totale di circa 1600 barili di petrolio riversati I residenti, i resoconti governativi e varie associazioni locali parlano invece di perdite che sono iniziate il 28 Agosto 2008. Ben sei settimane prima di quanto non sostenga la Shell, e per un totale di di ben 4300 barili di petrolio — al giorno e non in totale.  E anche dando per buona la data del 5 Ottobre, la Shell ha impiegato un mese per rattoppare l’oleodotto, vecchio di almeno 50 anni. Passa un altro mesetto e nel Dicembre del 2008 un altra perdita, che la Shell ha fermato solo dopo due mesi, a Febbraio 2009.
 
La Shell stessa ha ammesso che una volta scoperte le perdite sono andati avanti per varie settimane a pompare petrolio, incuranti della sorte di mangrovie e di persone, presumibilmente per non perdere profitti.
 
E’ stato devastante. Gli esperti internazionali sostengono che la marea nera della Shell a Bodo abbia causato la piu’ grande perdita di mangrovie al mondo, impattando circa sei mila ettari di costa, e un area simile di quella dello scoppio nel golfo del Messico. La vita marina e’ decimata, alcune specie ittiche non ci sono piu. La vita e’ cambiata e i residenti hanno perso l’unica fonte di sostentamento che conoscevano: la pesca.
 
I tentativi di ripulire, di chiedere scusa, di limitare i danni sono stati pressoche’ inesistenti. Ad oggi il petrolio e’ ancora li.  Anzi, ha trovato la sua strada ed e’ migrato nei  campi, nel sottosuolo. A suo tempo, la generosita’ della Shell di fronte al disastro consistette in: 50 sacchi di riso, 50 sacchi di fagioli, un po di cartoni di zucchero, pomodori e oli di semi. La Shell offri’ anche 3,500 sterline alla comunita’ che li considero’ un “insulto provocatorio e da mendicanti”.
 
Amnesty International ha accusato la Shell di avere manipolato le indagini, e di avere presentato rapporti falsi sui volumi di petrolio finiti nelle mangrovie e sulle misure di ripristino ambientale.
 
Bodo e’ una delle tante storie di petrolio che distrugge le vite nigeriane: fra il 2006 ed il 2010 l’oleodotto Trans-Niger ha avuto un tasso di incidenti di 130 volte superiore rispetto ad un tipico oleodotto d’occidente. Secondo la BBC in Nigeria ci sono circa 300 perdite l’anno, quasi uno al giorno. La nazione e’ soprannominata la capitale mondiale dell’inquinamento da petrolio.
 
Nel 2011 l’ONU ha confermato il disastro ambientale in Nigeria ad opera delle ditte petrolifere – la Shell in primis – con un report che non lascia spazio ad ambiguita’.  Ci sono voluti anni per redigerlo con esperti dell’ONU a monitorare il complesso sistema di oleodotti della Nigeria e delle zone che attraversano. In alcune localita’ le concentrationi di petrolio sono 1000 volte maggiori a quanto lecito, quelle di benzene, un cancerogeno, di 900 volte superiore a quanto dovrebbe essere. La sola Shell e’ responsabile di almeno 3000 perdite di petrolio fra il 2007 e il 2012. Secondo l’ONU, se mai si iniziera’, ci vorranno almeno 30 anni e un miliardo di dollari, per ripulire i danni di decenni e decenni di riversamenti di petrolio nell’ambiente.
 
A suo tempo ci si aspettava lo scandalo dell’opinione pubblica mondiale, perche’ sono dati ed immagini che non si possono confutare. Ma non e’ successo niente.
 
Una delle principali scuse che la Shell – e le sue amiche signorine petrolifere – amano propagandare e’ che queste perdite sono quasi sempre dovuti ad atti di sciacallaggio da parte delle comunita’ locali e che quindi non e’ responsabilita’ dei petrolieri sistemare gli oleodotti manomessi.
 
Entra in scena l’avvocato Martyn Day della ditta legale londinese Leigh Day che decide che di fronte a tutto questo sfacelo, non si puo’ fare altro che portare in tribunale la Shell. E non in un tribunale nigeriano. In un tribunale londinese, chiedendo che gli stessi standard si applichino alla Nigeria come a Londra.  E’ la prima volta che succede.
 
E cosi’ Martyn Day si e’ ritrovato a rappresentare in una class action contro la Shell 15000 pescatori di Bodo Creek in una corte londinese. Le sue posizioni sono chiare: non importa chi compie e se vengono compiuti atti di sabotaggio. L’operatore deve essere sempre ritenuto responsabile dei propri oleodotti, e deve intervenire tempestivamente. Nel caso specifico di Bodo Creek, l’oleodotto doveva essere sostituito molti anni prima, perche’ vecchio e corroso.
 
Martyn Day sostiene che una causa di questo tipo sara’ di deterrente verso altri possibili casi di inquinamento e fara’ riflettere i signori del petrolio che la cura dell’ambiente viene prima dei profitti. L’avvocato chiede un rimborso economico vero e non di facciata per tutti e 15000 i pescatori di Bodo Creek che hanno perso tutto quello che avevano. Si parla di 500 mila barili di petrolio finiti nelle mangrovie.
 
La causa e’ iniziata il 22 Marzo di quest’anno: la Shell aveva ammesso la propria colpevolezza gia’ nel 2011 ma aveva cercato di sottostimare i danni e aveva cercato di patteggiare sulle compensazioni con Martyn Day.
 
Ai sacchi di riso infatti, la Shell aveva aggiunto $50 milioni di dollari. Questa puo’ sembrar tanto come cifra assoluta, ma non e’ niente se si considera che a ciascun pescatore sarebbero toccati $1700 dollari per tutto quello che la Shell ha combinato e che gli ha tolto: il sostentamento per il futuro.
 
 
L’avvocato ha definito “risibili” le offerte della Shell e, d’accordo con i suoi pescatori, ha rifiutato l’offerta, decidendo di continuare per le vie legali.
 
E cosi si arriva al 20 Giugno 2014, data in cui secondo un primo pronunciamento della London High Court la Shell e’ responsabilie di tutto quello che accade ai suoi oleodotti, anche delle perdite dovute a sabotaggi e a furti se questi oleodotti non sono protetti e monitorati a sufficenza. Il giudice ha decretato che la Shell ha il dovere di installare tecnologia per monitorare le perdite, riportare eventuali problemi alle autorita’, installare video di sorveglianza ed utilizzare le migliori tecnologie per evitare le perdite stesse. In Nigeria la Shell non ha mai fatto nulla di tutto questo, sebbene siano processi standard nei paesi occidentali.
 
Secondo Martyn Day, questa e’ una prima importante sentenza, perche’ fa si che la Shell non possa celarsi dietro il dito del “non e’ colpa mia” e fare dei distinguo su cosa vuole ripulire e cosa vuole lasciare disperso in ambiente.
 
La Shell ha rilanciato l’offerta dei 50 milioni di dollari. I pescatori hanno di nuovo detto no. I danni sono molto, molto maggiori.
 
Io sono sempre affascinata da queste persone di animo grande – come Mr. Martyn Day – che vedono le cose storte da lontano e che decidono che non si puo’ restare in silenzio, sebbene le proprie vite, essenzialmente, non ne siano impattate.
 
Vediamo cosa accadra’ nelle prossime puntate. Il processo pieno si svolgera’ nel 2015.
 
 
 

LA NUOVA MODALITA’ DI INVASIONE IMPERIALE: IL TERRORISMO ISLAMICO

Si tratta di una nuova modalità strategica di invasione e conquista senza l’utilizzo delle tradizionali forze militari degli Stati Uniti e delle potenze NATO. Consiste nel lanciare operazioni con gruppi terroristici islamici, finanziati e addestrati dalla CIA per rovesciare i governi e appropriarsi di paesi con il pretesto di guerre settarie o religiose.
Di Manuel Freytas – IAR Noticias
manuelfreytas@iarnoticias.com

I gruppi fondamentalisti che operano in Siria dal 2011, e che hanno appena fatto esplodere il controllo delle regioni in Iraq, fanno parte di una strategia volta a promuovere la divisione e lo scontro razziale e religioso tra fazioni arabo-musulmane, delegando i compiti sporchi dell’occupazione militare a gruppi mercenari motivati ??dal denaro, dal fondamentalismo religioso, o da entrambi contemporaneamente, che sostituiscono le forze militari imperiali convenzionali in operazioni di invasione e acquisizione di mercati e paesi.
Con questa strategia gli Stati Uniti e le potenze “alleate” acuiscono la divisione tra le fazioni, suscitano tensioni interne in ogni stato e aprono uno spazio per la conquista militare senza l’utilizzo di truppe militari.

Inoltre, con la nuova metodologia tentano di nascondere la loro responsabilità nei massacri di massa che organizzano per l’acquisizione dei mercati e delle risorse strategiche, principalmente di petrolio e gas, in diverse aree di conflitto in Asia, Africa e Medio Oriente.

Dopo vari fallimenti di operazioni militari in Asia, Africa e Medio Oriente, Washington, il Pentagono e le potenze alleate della NATO, hanno imparato. Così hanno deciso di non pagare più il costo umano, politico e finanziario delle occupazioni militari eseguite a viso aperto dalle loro forze regolari. Iraq e Afghanistan hanno fatto traboccare il vaso.
Miliardi di dollari di costo per il Tesoro, decadimento dell ‘”immagine” dell’impero locomotiva, delegittimazione, interna ed esterna delle guerre militari di conquista, hanno insegnato astrateghi del Pentagono che è meglio fare la “guerra con altri mezzi” senza esporsi o pagare i costi finanziari e politici.

In Iraq, per esempio, il finto “ritiro” delle truppe statunitensi (che conservano le loro basi e postazioni in periferia), ha fatto spazio ad una guerra civile programmata (tra sunniti, sciiti e curdi) per finire di dividere e distruggendo la resistenza irachena.

Si tratta di un piano, elaborato durante la gestione di Bush jr., orientato a tirar fuori le forze statunitensi dalla prima linea di fuoco, controllare il paese dalle basi militari segrete, e lasciare che gli iracheni si distruggano a vicenda per mezzo di una sanguinosa guerra di “tutti contro tutti”.

Dopo aver fallito in Siria, ora la strategia è stata proiettata di nuovo in Iraq. Il destino progettato per l’Iraq con l’attuale operazione terroristica lanciata oggi è quello della “Somalizzazione petrolifera” come hanno fatto con la Libia dopo averla distrutta attraverso la NATO.

In breve, gruppi fondamentalisti islamici, controllati dalle forze speciali della CIA e del Pentagono, che giocano insieme controllando pezzi di petrolio iracheno, e i cui beneficiari diretti sono gli Stati Uniti, l’Unione Europea e le monarchie del Golfo alleate.
E’ l’obiettivo che non è riuscito in Siria. Che i musulmani si uccidano a vicenda, sembra essere la parola d’ordine della nuova strategia per l’invasione imperiale che ha avuto il suo primo esperimento in Libia con la morte di Gheddafi e la fine del suo regime, e ora cercano di proiettarla in Siria e in Medio Oriente.

Fonte: http://iarnoticias.com/

Versione italiana: http://vocidallastrada.blogspot.it/2014/06/la-nuova-modalita-di-invasione.html

Egitto: condannati “giornalisti” di Al Jazeera

Era ora che qualcuno finalmente mettesse in discussione il ruolo di questi veri e propri supporters del terrorismo e della disinformacja, e anche dello stato canaglia che li paga, il Qatar

…Nell’atto di accusa, ai giornalisti stranieri viene addebitato di aver fabbricato “scene irreali” per propagandare le idee dei Fratelli musulmani (la cui confraternita era stata dichiarata terrorista peraltro solo pochi giorni prima del loro arresto) e per dare l’impressione che lo stato egiziano stesse cadendo dopo la deposizione di Morsi. L’accusa è anche di aver fornito fondi e apparecchiature ai Fratelli musulmani. Gli imputati egiziani sono accusati inoltre di “partecipazione” all’organizzazione terroristica e di aver compiuto “atti terroristici”….

da www.repubblica.it

COME E’ POSSIBILE CHE LA GENTE NON SI PONGA QUESTE DOMANDE ?

Postato il Lunedì, 23 giugno

Mi limito ad alcune brevi considerazioni.a) Sostanzialmente, mi par di capire che la formula sulla quale si insista, tanto in Europa quanto in Italia, sia sempre il logoro e fallimentare “rigore più crescita”. Solo che, dato che non possono dirlo apertamente, mascherano il tutto dietro una cortina fumogena di concetti vaghi e parole astruse, nella speranza che la gente non se ne accorga.

b) Difficile, peraltro, che la gente possa accorgersene. In realtà, è mia personale convinzione che l’uomo della strada, pur senza una base culturale specifica, abbia davanti a sé parecchi elementi per accorgersi che le cose non vanno. Come dimostrato da queste domande, che, credo, chiunque possa fare a se stesso:
b.1) Possibile che dopo i governi Monti e Letta, dopo non so quante manovre (tre nel solo 2011), dopo una serie di decreti-sviluppo (due solo con Monti), una riforma delle pensioni (Fornero), una riforma del lavoro (Fornero), un decreto del fare (Letta) e quant’altro stiamo ancora in crisi profonda? Solo perché “c’è il bicameralismo”?

b.2) Se il bicameralismo osta alla celere approvazione delle leggi, com’è che è stata celermente approvata tutta la pappardella di provvedimenti di cui sopra? Miracolo soprannaturale (delle maggioranze bulgare)?

b.3) Se c’è ancora la crisi, perché lo spread è sceso da 500 a 150 punti? I mercati, quelli che sanno tutto e che non puoi fregare si sono messi a scommettere sul monocameralismo come chiave di uscita dalla crisi? Come mai ci dicono che siamo ancora in crisi ma la favola dello spread non ce la raccontano più?

b.4) come mai i dati previsionali dei DEF sono clamorosamente smentiti di anno in anno? E’ solo colpa dell’odiato bicameralismo e della corruzione, oppure sono le ricette economiche ad essere sbagliate? Dovevamo ridurre il debito: lo abbiamo aumentato. Dovevamo combattere la disoccupazione con la flessibilizzazione del lavoro: la abbiamo aumentata….

Ora: come è possibile che la gente non si ponga queste domande? I dati alla base dei quesiti sono quelli dei canali di informazione ordinari! Confesso che forse ho sottovalutato la capacità dei media di orientare il pensiero. Ma se siamo a questo punto, vuol dire che i media stessi sono ormai stampa di regime…

c) Involuzione istituzionale: forse esagero, ma il renzismo odora di fascismo bianco come non mai. Informazione tipo monoblocco ideologico; propaganda e metodologia similari al primo governo Mussolini (pareggio di bilancio e rafforzamento dell’Esecutivo a spese del parlamento); monocameralismo e legge elettorale con premio di maggioranza; il decreto-legge trasformato in strumento di legislazione ordinaria; stigmatizzazione “di principio” non solo delle opposizioni (che non esistono), ma addirittura degli uffici tecnici che non si uniformano alle direttive politiche del governo (dici che il mio decreto non ha le coperture? Sei un “gufo”!).

Devo continuare? Poi, i piddini si scandalizzano se B. pronunicia la parola “presidenzialismo”. Ma mi facessero –davvero- il sacrosanto piacere…..

Lorenzo Carnimeo
Fonte: http://orizzonte48.blogspot.com

22.06.2014

Stati Uniti: uccisi milioni di animali selvatici. Senza spiegare perché

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Milioni di animali selvatici sono uccisi negli Stati Uniti ogni anno dal dipartimento dell’Agricoltura, che non vuole spiegare nel dettaglio perché.
E’ lecito uccidere indiscriminatamente la fauna selvatica per tutelare il benessere dei campi agricoli? La domanda sembra interessare il programma Wildlife Service del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti che, secondo un documento da poco pubblicato dal Centro americano per la diversità biologica, pare aver abusato dei propri compiti.
A detta del report, questa apposita sezione del dipartimento uccide milioni di animali ogni anno, alcuni per puro caso, altri perché sono considerati “fastidiosi” e quindi da eliminare dal territorio nazionale, forte di un sondaggio pubblicato nel 2012 in cui si sosteneva che la fauna selvatica era stata responsabile, nel 2001, di 944 milioni di dollari di danni all’agricoltura.
In particolare, l’organismo governativo si dovrebbe occupare delle cosiddette specie aliene, come nutrie, maiali selvatici e lucertole argentine. In realtà, secondo il Centro, vengono uccise anche le specie autoctone, se percepite come una minaccia per i campi.
I numeri delle uccisioni variano di anno in anno: se a fine secolo gli animali uccisi avvelenati, presi al laccio o intrappolati dal dipartimento erano 1,5 milioni, nel 2008 sono stati 5 milioni, poi per qualche anno circa 3 milioni e nel 2013 più di 4 milioni; tra questi vi erano linci, coyote, lontre di fiume, volpi, falchi e orsi neri.
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Le motivazioni non sono però del tutto chiare: lo scorso dicembre, il Centro stesso aveva presentato una petizione in cui chiedeva all’agenzia di spiegare nel dettaglio quali animali dovessero essere eliminati, per quali ragioni, quali sarebbero stati i benefici che si potevano ottenere e quali sarebbero stati i metodi utilizzati. Il dipartimento non ha però mai fornito una risposta.
La richiesta è stata recentemente ripetuta anche da alcuni membri del Congresso, che si stanno interessando alla vicenda per fare chiarezza. Secondo Amy Atwood, vicedirettore del Centro, i metodi utilizzati dal dipartimento non solo non rispettano criteri scientifici, ma sono una vera e propria campagna di uccisioni massicce finanziata dai contribuenti, che pagano la metà delle attività del programma Wildlife Service e ha invitato l’amministrazione Obama a sviluppare una politica basata sulla scienza ecologica, mostrando come la rimozione di animali selvatici colpisce l’equilibrio naturale degli habitat.