Reggio Emilia: accertamenti fiscali pilotati, arresti all’Agenzia delle Entrate

Pubblicato il 16 giugno 2014 09:45 | Ultimo aggiornamento: 16 giugno 2014 09:45
di redazione Blitz
REGGIO EMILIA – Accertamenti fiscali pilotati dopo il pagamento di tangenti: per questo motivo a Reggio Emilia sono stati arrestati funzionari dell’Agenzia delle Entrate e perquisizioni sono state disposte dai carabinieri.
I militari hanno agito nell’ambito dell’operazione “Nottingham”, i funzionari dell’Agenzia delle Entrate sono coinvolti nell’indagine che ha portato alla luce un giro d’affari su accertamenti fiscali pilotati grazie al pagamento di tangenti.
http://seigneuriage.blogspot.it/2014/06/reggio-emilia-arresti-allagenzia-delle.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

VAFFANBANKA! – LE BANCHE NON DANNO PIÙ SOLDI, IMPRESE E FAMIGLIE NON PAGANO LE RATE – NELL’ULTIMO ANNO I FINANZIAMENTI SONO CALATI DI 2,5 MLD € AL MESE E INTANTO ESPLODONO LE SOFFERENZE (A QUOTA 166 MILIARDI)

16 GIU 2014 15:42
I prestiti non rimborsati sono arrivati a quota 166 miliardi, in crescita di 33 miliardi – I numeri coincidono: vuol dire che un cliente a cui viene negato un credito, si ribella e non onora le scadenze dei prestiti già concessi – Il mercato immobiliare resta privato della liquidità necessaria a ripartire…
(LaPresse) – Boom di sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi, da aprile 2013 ad aprile 2014, sono cresciute del 25% arrivando a oltre 166 miliardi di euro, in aumento di 33,1 miliardi. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (118 miliardi). Le rate non pagate dalle famiglie valgono più di 32 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari 14 miliardi.
 
Superano il tetto dei 2 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono all’11,6% dei prestiti bancari, in aumento rispetto al 9,14% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di tre anni, quindi, sono più che raddoppiate.
Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito del Centro studiUnimpresa, secondo cui nello stesso periodo le banche hanno tagliato i finanziamenti a imprese e famiglie per complessivi 30,2 miliardi (-2,08%), ma i prestiti di lungo periodo per le aziende sono andati in controtendenza, salendo di 4 miliardi.
 Analoga situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 1,5 miliardi (-2,57%), da 58,6 miliardi a 57,09 miliardi, e meno prestiti personali per 817 milioni (-0,45%), da 182,7 miliardi a 181,9 miliardi. Giù anche il comparto mutui casa, con le erogazioni degli istituti calate di 4,4 miliardi (-1,22%), da 364,2 miliardi a 359,8 miliardi.
Il mercato immobiliare, così rilevante per il Prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire. La contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 605,6 miliardi a 598,8 miliardi, con una diminuzione di 6,7 miliardi (-1,11%).
 Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di 2,5 miliardi al mese. Da aprile 2013 ad aprile 2014 il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,2 miliardi di euro, passando da 1.458,07 miliardi a 1.427,7 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-6,7 miliardi) sia le imprese (-23,5 miliardi).
Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,08% nell’ultimo anno. Critico il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 18,9 miliardi (-5,86%), da 324,06 miliardi a 305,07 miliardi, quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 8,4 miliardi (-6,50%), da 130,4 miliardi a 121,9 miliardi, mentre quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) sono cresciuti di 3,9 miliardi (+0,99%), da 397,9 miliardi a 401,8 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 852,4 miliardi a 828,9 miliardi, con una diminuzione di 23,5 miliardi (-2,08%).
Analoga situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 1,5 miliardi (-2,57%), da 58,6 miliardi a 57,09 miliardi, e meno prestiti personali per 817 milioni (-0,45%), da 182,7 miliardi a 181,9 miliardi. Giù anche il comparto mutui casa, con le erogazioni degli istituti calate di 4,4 miliardi (-1,22%), da 364,2 miliardi a 359,8 miliardi. Il mercato immobiliare, così rilevante per il Prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire.
La contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 605,6 miliardi a 598,8 miliardi, con una diminuzione di 6,7 miliardi (-1,11%). “Quella del credito resta una situazione gravissima – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – e, di fronte alla sempre maggiore difficoltà, sia delle famiglie sia delle imprese, nel pagare le rate dei finanziamenti, assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche delle istituzioni.
 Nei giorni scorsi i rappresentanti delle banche e quelli delle grandi industrie hanno parlato di un nuovo rapporto tra il mondo del credito e quello delle imprese: Unimpresa è pronta a collaborare e a dare voce a oltre 120mila piccole e micro aziende che quotidianamente si battono per tenere in piedi l’economia del Paese”.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/vaffanbanka-banche-non-danno-pi-soldi-imprese-famiglie-non-pagano-79050.htm?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Un muro di duemila cinquecento chilometri – Oltre 9mila rifugiati ucraini arrivati in Russia nell’ultima notte

L’Impero del Muro. Pare che gli USA abbiano suggerito alla Ucraina la creazione di un muro alto sei metri al confine con la Russia. Il muro dovrebbe essere lungo oltre duemelachilometri. Come quello che tiene prigioniero degli israeliani il popolo palestinese e l’altro lungo tremila chilometri che divide gli USA dal Messico.

Nel caso della Ucraina il Muro sarebbe interno alla Russia perchè l’Ucraina da sempre è sempre stata Russia e soltanto decisioni assunte dagli USA con il traditore Etlsin venti anni fa ne hanno fatto uno Stato autonomo e che ora si vorrebbe annettere alla Nato.
http://medioevosociale-pietro.blogspot.it/2014/06/un-muro.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

13 giugno, 18:57

Circa 9.600 rifugiati sono arrivati nell’Oblast’ di Rostov dall’Ucraina nel corso dell’ultima notte: 1.700 in più rispetto al giorno precedente, ha dichiarato il commissario della presidenza russa per i Diritti dei bambini Pavel Astakhov.
In precedenza, le autorità delle regioni di Donetsk e Lugansk avevano riferito che circa il 40% della popolazione aveva lasciato Slavyansk a seguito dell’operazione militare speciale di Kiev; da Donetsk sono partite 15mila persone, tuttavia risulta impossibile evacuare tutta la popolazione della città di oltre 1 milione di persone.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2014_06_13/Oltre-9mila-rifugiati-ucraini-arrivati-in-Russia-nellultima-notte-2436/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

LA RI-INVASIONE AMERICANA DELL’IRAQ, SOTTO COPERTURA

di Tony Cartalucci

Pesantemente armate e ben finanziate, e organizzate come un esercito professionale permanente, le forze dello Stato Islamico di Siria e Iraq (ISIS) si sono riversate in Iraq dalla Turchia e dalla Siria nord-orientale, prendendo le città di Mosul e Tikrit, e ora minacciano la stessa capitale Baghdad.  Gli Stati Uniti hanno messo in piedi due racconti senza fondamento: il primo, che le agenzie di intelligence statunitensi, nonostante le loro risorse in- e sopra l’Iraq (droni) non sarebbero state capaci di prevedere l’invasione; il secondo, che l’ISIS sarebbe una specie di organizzazione terroristica che si auto-finanzia rapinando banche e raccogliendo donazioni su Twitter.

[…] A dispetto delle informazioni raccolte dai droni e del programma CIA in atto da 8 anni lungo tutto il confine turco-siriano per monitorare e armare i militanti “moderati” che combattono il governo siriano, gli USA affermano di essere stati colti “di sorpresa”.

Se i droni e gli agenti della CIA non erano abbastanza per scoprire l’imminente invasione, forse alla CIA sarebbe bastato leggere i giornali.

A marzo 2014, il Lebanon Daily Start riportò che l’ISIS stava apertamente ritirando le sue forze dalle province di Latakia e Idlib in Siria occidentale, per schierarle in Siria orientale lungo il confine con l’Iraq. Se un giornale libanese sapeva che l’ISIS si stava spostando verso est, come mai la CIA non lo sapeva? L’ovvia risposta è che la CIA lo sapeva, e finge ignoranza perché preferisce essere sospettata di incompetenza che di complicità con l’orribile attacco terroristico che l’ISIS sta portando avanti nell’Iraq settentrionale.
[…] L’articolo: http://journal-neo.org/2014/06/13/nato-s-terror-hordes-in-iraq-a-pretext-for-syria-invasion/ documenta la strategia statunitense, saudita e israeliana di creare e schierare estremisti settari in tutta la regione per contrastare Iran, Siria, Hezbollah e Libano.

La mossa dell’esercito dell’ISIS contro Baghdad è la manifestazione finale di questa cospirazione: un esercito permanente che opera nell’impunità, minacciando di rovesciare il governo siriano ed epurare le forze pro-iraniane in Iraq, e minacciando lo stesso Iran con la creazione di un ponte tra i sicuri rifugi NATO di Al Qaeda in Turchia, l’Iraq settentrionale e i confini dell’Iran. L’Occidente parla di “terroristi” per mascherare il fatto che è stato esso stesso a creare e schierare l’ISIS, ed è perciò responsabile delle atrocità che questo sta compiendo.

Di fatto è una ri-invasione dell’Iraq da parte degli interessi occidentali, ma questa volta senza forze occidentali partecipanti direttamente; usando invece una forza per procura, con cui l’Occidente nega in tutti i modi alcuna connessione. Tuttavia, solo la sponsorizzazione degli stati può spiegare le dimensione e l’abilità dell’ISIS.

[…] Mentre l’Occidente dichiara l’ISIS malvagio anche per intervenire più direttamente in Iraq settentrionale e Siria orientale e creare la tanto desiderata “zona cuscinetto” ove ospitare, armare e finanziare spedizioni terroristiche ancora più vaste, Siria, Iraq, Iran e altri hanno l’opportunità di prevenire il coinvolgimento occidentale e schiacciare l’ISIS, mettendo all’angolo ed eliminando la spedizione della NATO e degli stati del Golfo, guadagnando anche punti geopolitici per aver sconfitto l’ultimo “cattivo” di Washington. Le operazioni congiunte di Iraq e Iran a nord e a sud dell’ISIS, e lungo i confini con la Turchia, potrebbero circondare l’ISIS per poi distruggerlo, come ha fatto la Siria con le forze terroristiche sponsorizzate dalla NATO.
Qualunque sia l’esito regionale, resta che l’Occidente ha ri-invaso l’Iraq, con una forza altrettanto se non ancora più brutale della dottrina “colpisci e terrorizza” del 2003. L’Iraq rischia un’altra dura occupazione se non riuscirà a raccogliere, al suo interno e dai suoi alleati stranieri, abbastanza forze per contrastare e schiacciare questa minaccia.

Fonte: Land Destroyer

Traduzione: Anacronista

Nella Foto in alto: i convogli degli jihadisti  dell”ISIS , composti da   Toyota coordinate e  nuove di zecca, le stesse che si vedono tra i terroristi che operano ovunque dalla Libia alla Siria, e che la NATO ammette di armare. (…)
http://www.controinformazione.info/la-ri-invasione-americana-delliraq-sotto-copertura/#more-5274

Mose, lo scandalo è nell’opera

Lo scandalo è nell’opera, nel sistema di potere che ha generato e sovrapposto alle istituzioni che gli hanno fornito copertura, nella politica che lo ha promosso e che si è abbeverato alle velenose sorgenti della corruzione.

Con le dimis­sioni del sin­daco la crisi isti­tu­zio­nale vene­ziana rag­giunge il suo acme e insieme si chiude. Resta del tutto aperta la crisi poli­tica, etica e civile. La magi­stra­tura, invo­cata da anni, ha final­mente disve­lato anche agli occhi di chi non aveva mai voluto vederlo un mostruoso sistema di potere, di con­ni­venze e com­pli­cità, di cor­ru­zione, rea­liz­zato con la marea di denaro con­fe­rita dallo Stato al Con­sor­zio Vene­zia Nuova. A leg­gere i ver­bali degli inter­ro­ga­tori, le memo­rie, le inter­cet­ta­zioni, la mon­ta­gna di docu­menti e testi­mo­nianze che fon­dano l’indagine sul “sistema Mose” (che sarebbe meglio chia­mare sistema “Con­sor­zio Vene­zia Nuova”, anche se l’uno senza l’altro non sareb­bero mai potuti esi­stere), si scorre una sorta di “romanzo cri­mi­nale” dei nostri tempi, i cui pro­ta­go­ni­sti non sono bor­ga­tori o mala­vi­tosi del Brenta bensì più o meno for­biti pro­fes­sio­ni­sti, impren­di­tori, tec­nici, finan­zieri, poli­tici. Cri­mi­na­lità orga­niz­zata, comun­que: d’alto bordo, mani­po­la­to­ria e sedut­tiva oltre che cor­rut­trice e, alla biso­gna, inti­mi­da­trice. Anni­data nei luo­ghi del potere, della cul­tura, del culto, della ricerca, non meno che nelle segre­te­rie poli­ti­che e nei ver­tici e qua­dri di asso­cia­zioni di cate­go­ria, negli ordini pro­fes­sio­nali, nei “corpi inter­medi”, insomma nella cosid­detta società civile, spre­giu­di­cata e disi­ni­bita come poche altre in Ita­lia, que­sto spe­ciale tipo di “cri­mi­na­lità orga­niz­zata” non ha man­cato di ricor­rere allo stru­mento dell’ege­mo­nia pro­muo­vendo ric­ca­mente in tutto il mondo il pro­getto Mose.

Le cla­mo­rose vicende attuali, per assurdo, lo con­fer­mano. Lo scan­dalo non sem­bra nean­che lam­bire l’opera né le pro­ce­dure seguite per rea­liz­zarla. Anzi, improv­vidi poli­tici anche di nuova gene­ra­zione si pro­di­gano a lodarla e a chie­derne la rapida messa in fun­zione, sal­van­dola dallo scan­dalo. Ma lo scan­dalo è pro­prio l’opera, il Mose stesso. Non sanno, i per­du­ranti lau­da­tori, che pro­prio sulla sua effi­ca­cia vi sono auto­re­vo­lis­simi dubbi (messi a tacere o igno­rati gra­zie a quella potente e mel­li­flua dezin­for­ma­tsia), che l’impatto sull’ecosistema lagu­nare è già pesan­tis­simo, che i costi di gestione saranno per sem­pre altis­simi? Non si accor­gono che, cam­biati alcuni nomi, il sistema alla cui ombra è cre­sciuto quel mostruoso ancor­ché sua­dente potere è total­mente in piedi, (ad esem­pio, coin­cide con gli inte­ressi e i poteri legati al busi­ness delle grandi navi, intesi a per­pe­tuarlo con un nuovo deva­stante canale, opera da affi­dare al Con­sor­zio Vene­zia Nuova, senza gara e sotto il con­trollo — sem­bra uno scherzo — di quel Magi­strato alle Acque i cui ultimi due pre­si­denti sono ora nelle patrie galere)? La presa del potere da parte del Con­sor­zio Vene­zia Nuova, nei mini­steri e appa­rati romani e nella poli­tica locale e nazio­nale, è stata pro­gres­siva e per­va­siva, paral­lela alla cor­rut­tela e al cri­mine ambien­tale che produceva.

Libe­rare Vene­zia, cosa che non può fare la magi­stra­tura ma solo una nuova coa­li­zione civile e poli­tica, signi­fica ripu­lire e libe­rare buona parte d’Italia.

Gianfranco Bettin è stato asses­sore all’ambiente del comune di Venezia
Fonte: www.ilmanifesto.it
14.06.2014

La falsa confessione del FMI

toh è il FMI che impone l’austerità all’Inghilterra che non fa nemmeno parte dell’euro….lavora per conto della Merkel??? Dato che si dice che la cancelliera imponga la sua ricetta a tutto il mondo.

Sulla piattaforma Project Syndicate il professor Ashoka Mody condanna i falsi pentimenti dell’FMI. L’organizzazione, che raramente ammette i propri errori, ne ammette uno che non ha fatto: condannare l’inutile austerità imposta da Cameron all’Inghilterra. La verità è che la precedente condanna era più che giusta, i risultati inglesi sono stati molto deludenti, e l’attuale ripresa è dovuta all’abbandono delle politiche errate usate in precedenza.

PRINCETON – “Devo chiedere scusa in ginocchio?” ha chiesto ad Andrew Marr della BBC Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale. La Lagarde si stava scusando per le previsioni sbagliate del FMI sulle recenti performance economiche del Regno unito, e , ancor di più, per le critiche espresse da tempo da parte del Fondo all’austerità fiscale perseguita dal governo del Primo Ministro Cameron. Avallando ora l’austerità inglese, la Lagarde ha detto che questa ha aumentato  la fiducia sulle prospettive economiche del Regno Unito, consentendo così la precedente ripresa.
Le scuse della Lagarde non hanno precedenti, sono coraggiose, e sbagliate. Nel farle, il FMI ha fatto un compromesso su un principio economico che gode del favore della stragrande maggioranza degli studiosi di economia: la “fatina della fiducia” non esiste. E, cedendo alla pressione del Regno Unito, il Fondo ha anche compromesso il suo solo vero punto di forza – la sua indipendenza.
Il FMI ha evitato di assumersi responsabilità per errori di previsione molto più gravi, compresa la sua incapaciutà di prevedere tutte le grandi crisi dell’ultima generazione, dal Messico nel 1994-1995 al collasso del sistema finanziario globale nel 2008. Infatti, le previsioni del FMI 6-12 mesi prima di ogni crisi, prevedevano che tutto andasse avanti senza scossoni.
Alcuni sostengono che il fondo consigli i paesi in privato, per timore che gli avvisi pubblici inneschino le crisi stesse che devono essere evitate. Ma, con la possibile eccezione della Thailandia nel 1997, James Boughton, da sempre lo storico del FMI, non trova particolari evidenze di questa strategia nei documenti interni. L’ufficio di valutazione interna del FMI è stato molto più critico nella sua valutazione della mancata azione del Fondo nel momento in cui è emersa la crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti.
Dal momento che il FMI è il guardiano designato dal mondo per la stabilità finanziaria, la sua incapacità di avvertire e prevenire costituisce un problema molto più grave della sua posizione riguardo l’austerità Britannica, visti gli enormi costi sopportati da molte persone, specialmente le più vulnerabili. Per questi fallimenti, il Fondo non ha mai porto alcuna scusa, e certamente non nel modo abietto usato dalla Lagarde nelle recenti dichiarazioni.

Il Fondo fa bene a riflettere sui propri errori. In un discorso del Settembre 2003 a KualaLampur , l’allora direttore Horst Köhler ammise che temporanei controlli del movimento di capitali possono dare sollievo nel caso di afflussi di capitali intermittenti provenienti dal resto del mondo,, forse stava ammettendo che il Fondo aveva sbagliato quanto aveva criticato la Malesia per aver imposto questi controlli durante la fase peggiore della crisi asiatica. Tra gli stati colpiti dalla crisi, la Malesia decise di non chiedere l’aiuto del FMI e ne venne fuori bene almeno quanto gli altri che avevano chiesto l’assistenza del Fondo.

L’imposizione di controlli di capitali da parte della Malesia fu una decisione politica controversa. E anche se il Fondo era contrario ad essa, molti economisti importanti – tra di loro anche Paul Krugman – l’hanno avvallata. Nel suo discorso, Köhler disse che il Fondo prendeva nota dell’evidenza e che ne avrebbe tenuto conto nei suggerimenti futuri. Ma durante l’attuale crisi, l’evidenza accademica ha mostrato senza ombra di dubbio che l’austerità fiscale fa quello che prevedono i testi economici di base: più è spinta l’austerità, maggiori sono gli impatti negativi sulla crescita. Un grande numero di studi che confermano questa affermazione, incluso uno firmato dall’economista principale del FMI, Olivier Blanchard, sono stati sottoposti a severe analisi e hanno lasciato pochi dubbi sulla loro correttezza.
Le due voci pubbliche che decantano le proprietà magiche dell’austerità sono due agenzie ufficiali con sede in Europa: l’OSCSE e la Commissione Europea. La posizione della Commissione, in particolare, è motivata da una dedizione istituzionale a un punto di vista fiscale che non si fa convincere dall’evidenza dei fatti.
Tra le economie del G-7, solo l’Italia ha fatto peggio del Regno Unito dall’inizio della Grande Recessione. Infatti, il PIL del Regno Unito ha raggiunto il suo livello del 2008 solo di recente, facendo perfino peggio della Francia.

Ciò è ancor più notevole, considerato che la crisi nel Regno Unito è stata relativamente mite. La caduta dei prezzi degli immobili è stata modesta rispetto a Irlanda e Spagna, e, poiché non c’era stato nessun boom edilizio, non c’è stato nemmeno alcun crollo edilizio. Non avendo colto i segni di avvertimento riguardo la banca Northern Rock, che è stata salvata dal governo del Regno Unito dopo una corsa ai depositi nel settembre 2007, le autorità britanniche, a differenza dei loro omologhi dell’Eurozona, hanno rapidamente affrontato il problema delle proprie banche in difficoltà. Per questi motivi, il Regno Unito avrebbe dovuto avere una ripresa rapida; invece, a causa dell’austerità gratuita del governo Cameron, la ripresa è stata  soffocata.

Le scuse del FMI rappresentano un errore per due ragioni. Ignorare le evidenze è sempre una cattiva idea, ma essa è stata particolarmente grave per un’istituzione che ha così tanto bisogno della credibilità della sua competenza tecnica e della sua neutralità. Se il Fondo sposa teorie economiche sballate, come farà a difendere i propri consigli sulle politiche da adottare?

Inoltre, scegliendo di adulare le politiche errate del Regno Unito, il Fondo ha confermato la sua sottomissione ai suoi maggiori azionisti. Per anni, la sensazione è stata che il FMI fosse uno strumento di politica estera degli Stati Uniti. La compiacenza della sua sorveglianza annuale riguardo le politiche economiche del Regno Unito è altrettanto nota.

Ma facendo quest’ultimo passo, il Fondo ha compromesso – forse irreparabilmente – la sua capacità di dire “la verità ai potenti”. Se è così, una domanda fondamentale può diventare inevitabile: perché mai esiste il Fondo Monetario Internazionale, e a chi serve?
http://vocidallestero.blogspot.it/2014/06/la-falsa-confessione-del-fmi.html

Stangata Tasi: rincari per il 50% delle famiglie

le tasse sono sexy e sono giuste perché le pagano i ricchi e gli italiani si da il caso son tutti ricchi, chissà perché. Che volete che siano 140 euro per pensionati a 500 euro al mese.

Uno studio del Servizio politiche territoriali della Uil, relativo ad alcune simulazione sulla nuova tassa, ha rivelato che per 52,8% celle famiglie italiane la tassa sui servizi indivisibili presenterà un conto più salato rispetto all’Imu nel 2012. Per la tipologia di casa in A/3, per 90 famiglie oggetto del campione, la Tasi costerà mediamente 136 euro a fronte dei 111 euro pagati con l’Imu nel 2012, con punte di 249 euro ad Ancona, 199 euro a Rimini, 189 euro a Caserta, Forlì e Frosinone.
Le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori rincarano la dose ed affermano che «La Tasi sarà una vera stangata per le famiglie. Innanzitutto per tutti poiché le detrazioni laddove applicate sono inferiori a quelle che si pagavano precedentemente con l’Imu» e sottolineano che la nuova tassa «si attesterà nella media nazionale a 231 euro qualora sia fissata al 2,5 per mille». La Tasi dovrà essere pagata anche da 5 milioni di famiglie che prima, grazie alle detrazioni sulla prima casa e basse rendite catastali non pagavano l’Imu.
Delle 5 milioni di famiglie Imu esenti, la metà che beneficerà di una minima detrazione passerà da 0 euro a una media di 118 e l’altra metà senza detrazione da 0 Euro a 183 Euro. Infatti dai dati relativi ai primi 2.251 comuni che hanno deliberato entro i termini definendo le aliquote per il pagamento dell’imposta sui servizi indivisibili, è emerso che per la metà di essi non si applicheranno detrazioni o sconti, hanno osservato Adusbef e Federconsumatori. «Una condotta scandalosa e inaccettabile quella delle amministrazioni comunali, che non sono state in grado di tutelare le fasce più deboli della popolazione definendo detrazioni adeguate», hanno affermato Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. «L’impatto di tale imposta sui bilanci familiari, soprattutto quelli dei nuclei più in difficoltà, sarà devastante», hanno ricordato sollecitando quindi il governo ad intervenire per rimettere mano alle detrazioni.
http://www.signoraggio.it/stangata-tasi-rincari-per-il-50-delle-famiglie/

‘Italia Unica’ e l’ex banchiere

Questo accade perché qualsiasi nuova formazione politica che decida di presentarsi da qui ad un anno, deve avere tutto il tempo possibile per farsi conoscere e amare dai cittadini e per farlo necessitano anche di varie comparsate televisive e di rendersi il più possibile visibili e presenti a manifestazioni e non solo e per questo servono oltre che ingenti somme di danaro anche la continuità nel tempo.
Il primo a nascere ufficialmente di cui si parlava ormai da troppi mesi è  “Italia Unica”, il movimento politico dell’ex ministro montiano Corrado Passera che vorrebbe essere l’alternativa per gli elettori di sinistra a cui Renzi non piace. Secondo lo stesso ex banchiere, dal quale non ci aspettiamo sicuramente un programma che vada contro le banche o la grande finanza, si tratterrebbe  di un grande “cantiere” che vorrebbe attrarre a sé tutte le forze moderate e che non dovrebbe avere derive personalistiche, in quanto a differenza di altri non crede che ” la democrazia sia superata e che serva l’uomo forte all’interno di una cornice di puro populismo”.
Certo è che uno dei punti fermi di Italia Unica è quello che viene battuto giornalmente ormai da quasi tutti gli schieramenti, combattere quella deriva dell’antipolitica attraverso il ritorno dei partiti sul territorio per ascoltare i problemi e le esigenze della gente.
Purtroppo notando la composizione di questo nuovo partito non possiamo non notare la presenza di quei poteri forti che ormai sembrano tenere in mano il nostro Paese, partendo dal leader, Passera, ex banchiere per terminare con l’avvocato Giulia Bongiorno, la nostra paura è che Italia Unica rischia di diventare il nuovo pupillo di Napolitano e di quelle forze americane che potrebbero decidere di sostenere non più il dittatore Renzi ma il finto liberale Passera. Non ci resta che vedere cosa accadrà nei prossimi mesi e valutare anche i nuovi partiti che ormai sono prossimi a presentarsi sul panorama politico italiano anche nel centrodestra.
Guerriero del Risveglio
http://www.signoraggio.it/italia-unica-e-lex-banchiere/