Una segnalazione interessante e sconvolgente

di Sabrina Cavallari.

Sembra che un militare americano sia stato ripreso mentre partecipa attivamente all’operazione dell’esercito della giunta golpista di Kiev che massacra la popolazione dell’Est Ucraina che resiste combattendo perché fedele alla legalità e alla Costituzione della loro Patria. Riporto il senso del commento: Il soldato che lavora per gli Stati Uniti è stato ripreso mentre coordina le azioni dei soldati dell’esercito ucraino nel Donbass.

Notate il simbolo sulla giaccia al minuto 2:58 (VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=GMPDdAvMIcQ ). Fa parte del reggimento 1st Aviation Brigade, “the golden hawks” il reggimento militare utilizzato dagli Stati Uniti per la prima volta nella guerra in Vietnam. Questo articolo parla della storia del reparto a cui appartiene il militare del video: http://www.militaryvetshop.com/History/1stAvnBde.html

Nicolai Lilin
Fonte: www.facebook.com
14.06.2014

Nuovo record per il debito pubblico: è colpa dei trattati europei, ecco perché,Sempre più alto il debito pubblico italiano. +26,2 miliardi di euro ad aprile

articolo che ce l’ha con gli investitori stranieri (banche) quindi articolo razzista e reazionario

Nuovo record per il debito pubblico: è colpa dei trattati europei, ecco perché

Sempre più alto il debito pubblico italiano. +26,2 miliardi di euro ad aprile
 
Roma, 13 giu – Nuovo record per il debito pubblico italiano che ha toccato la vetta storica di 2.146,4 miliardi di euro nel mese di aprile (26,2 miliardi in più rispetto alla rilevazione del mese precedente).
 
Il Supplemento al Bollettino Statistico redatto dalla Banca d’Italia rimarca come l’incremento sia stato dovuto al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche che hanno dovuto ottemperare ai versamenti imposti dai trattati europei. Lo stesso Bollettino evidenzia anche gli aspetti legati all’apprezzamento dell’euro e agli effetti della rivalutazione dell’inflazione per i Btp indicizzati all’incremento dei prezzi abbiano causato un calo del debito per 0,5 miliardi di euro. Questo mezzo miliardo non è stato però sufficiente ad arrestare la crescita esponenziale dovuta essenzialmente ai trattati europei sottoscritti dall’Italia.
 
La nostra nazione ha dovuto difatti versare 2,9 miliardi in favore dell’Esm (European Stability Mechanism), volgarmente conosciuto come Fondo Salva Stati, mentre altri 1,5 miliardi sono stati versati in favore del Efsf (European Financial Stability Facility).
 
Sempre all’interno del Bollettino redatto da Bankitalia si evidenzia come le entrate tributarie, sempre ad aprile, siano calate del 2% rispetto ad un anno fa, attestandosi a 28,6 miliardi, mentre da inizio anno hanno evidenziato una crescita dell’1,2%.
 
Infine, un’altra brutta notizia, risulta in ulteriore crescita la quota di debito pubblico italiano detenuta da investitori stranieri. Appare evidente come ci si stia costruendo un bel collare a strozzo che stiamo consegnando agli speculatori che giocano sulla pelle degli italiani.
 
Giuseppe Maneggio

L’avarizia del M5S

perché da noi esistono i poveri, disoccupati, sfrattati, esodati pensionati che frugano nei cassonetti???? Leggende.

Siamo in Aula e tutte le forze politiche “denominata maggioranza” (PD-FI-NCD-SCP-Fratelli d’Italia) tranne il M5S e alla fine anche la Lega che si è convinta all’ultimo istante e in contrasto con la sua stessa dichiarazione di voto, stanno per regalare circa 3 miliardi e 800 milioni di euro che verranno elargiti per ben 6 anni, tra il 2014 e il 2020 al gruppo di stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) per il loro sviluppo. Con la difficoltà delle medie e piccole imprese italiane, il Governo e la sua maggioranza si permettono il lusso (con una situazione economica alquanto disastrosa) di finanziare per 6 anni i Paesi Caraibici…..Ma il #GovernoRenzie dove prenderà 3 miliardi e 800 milioni di euro?
http://www.palermo5stelle.it/2014/06/12/3-miliardi-e-800-milioni-di-euro-ai-paesi-caraibici/

The Guardian: Gli Stati Uniti considerano la possibilità di un attacco urgente contro l’Iraq e la Siria

Gli Stati Uniti stanno considerando un piano urgente di bombardamento contro il gruppo radicale dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (EIIL) non soltanto in Iraq ma anche in Siria.

Così informa il giornale inglese “The Guardian”, citando fonti ufficiali.
“L’EIIL si trova posizionato da ambedue i lati della frontiera Iraq- Siria. Bisogna disintegrarlo dalle sue radici. Tutte le opzioni si stanno studiando”. Così ha detto un funzionario anonimo del Pentagono ad un giornalista del giornale britannico.
“Nel corso degli ultimi 18 mesi, il Pentagono considerava la possibilità di effettuare degli attacchi contro determinati obiettivi in Siria, tuttavia per loro (gli USA) l’unica minaccia era il presidente siriano Bashar al-Assad. L’organizzazione terroristica EIIL non veniva presa in considerazione seriamente”, questo il commento di un alto ufficiale ritirato dell’armata statunitense, Christopher Harmer.
Da parte sua, il segretario della Federazione Mussulmana di Spagna, Yusuf Fernandez, ha riferito a RT che Washington è responsabile di questa crisi per aver armato i ribelli in Siria, armamento che è finito con cadere nelle mani degli estremisti iracheni.
“Gli Stati Uniti, con la loro politica verso la Siria, stanno direttamente alimentando il terrorismo. Tutto il conflitto siriano, il conflitto iracheno ed altri conflitti in M. O. e fuori dalla regione, ovviamente, sono stati una occasione di profitto per le società occidentali di fornitura di armi che hanno un collegamento di interesse economico con tutto questo”, ha riferito Fernandez.

Questo Venerdì il presidente Barack Obama ha detto di voler esaminare tutte le opzioni incluso l’invio di truppe, per fermare la rapida avanzata dell’EIIL in Iraq. Successivamente il presidente Obama ha annunciato che il paese nordamericano non andrà ad inviare le sue truppe per combattere in Iraq, tuttavia assicurano che si stanno analizzando tutta una serie di opzioni per appoggiare il governo iracheno nella sua lotta contro gli integralisti dell’EIIL.

Nonostante questo, le fonti citate dal giornale “The Guardian”, hanno indicato che nei prossimi giorni il governo USA potrebbe decidere di inviare aiuti militari sul terreno dell’Iraq.

Fonte: The Guardian              RT Actualidad
http://www.controinformazione.info/the-guardian-gli-stati-uniti-considerano-la-possibilita-di-un-attacco-urgente-contro-liraq-e-la-siria/#more-5280

NO definitivo a queste tecnoclogie pericolose e dittatoriali

La proibizione degli OGM da parte degli stati membri è già garantita, sia dal diritto nazionale, non delegato ai trattati europei ne in materia ambientale ne sanitaria (vedasi Ungheria che ha addirittura vietato gli OGM per “Costituzione”), sia dallo stesso diritto UE (e non poteva essere altrimenti, per quanto prima detto sul diritto preminente nazionale in materia ambientale e sanitaria), diritto europeo che non può impedire agli stati membri di vietare gli OGM e che, anzi, (in maniera Costituzionalmente non pertinente) restringe attualmente il diritto nazionale a un divieto transitorio, attraverso la clausola di salvaguardia nazionale, per pericoli ambientale e sanitari degli OGM, divieto ovviamente rinnovabile sine die da parte degii stati membri.

E’ ora di dire un NO definitivo a queste tecnoclogie pericolose e dittatoriali, che violano l’Art. 41 della Costituzione sulla libertà di iniziativa economica, compromettendo le filiere produttive libere da OGM, attraverso la contaminazione irreversibile e incontrollabile del territorio agricolo e naturale.

Soprattutto, a cosa serve vietare gli OGM per la coltivazione se poi si importano ed inquinano lo stesso l’ambiente, e la nostra alimentazione?

Allego articolo di cronaca sulla stampa odierna saluti
Prof. Giuseppe Altieri

OGM IN EUROPA – UN ACCORDO GENETICAMENTE MODIFICATO
Ogm, l’Europa apre ma concede ai singoli stati il diritto di dire di no Un compromesso geneticamente modificato. E’ questo l’accordo politico raggiunto nel consiglio dei ministri dell’ambiente Ue che ieri si è riunito in Lussemburgo. L’Europa si prepara ad aprire le porte alle coltivazioni transgeniche ma in cambio concederà ai singoli stati il diritto di poterle vietare su una parte o sulla totalità del proprio territorio nazionale. La chiamano “rinazionalizzazione del transgenico”. Il ministro dell’ambiente italiano Gian Luca Galletti ha espresso soddisfazione.

Prima dell’incontro ha twittato: “No ogm in Italia. Una partita da vincere come quelle del mundial in Brasile”. Incassato il voto del consiglio ha chiesto collaborazione a tutti gli stati per aiutare la prossima presidenza europea dell’Italia a chiudere la partita al più presto. Anche le associazioni dei coltivatori Cia e Coldiretti hanno accolto bene il parere del consiglio Ue. Mentre Assobiotec Italia, per bocca del presidente Alessandro Sidoli, ha definito l’accordo “assurdo e contro il fondamento comunitario della libera circolazione dei prodotti”. Greenpeace e Slow Food hanno denunciato i rischi che si nascondono dietro quella che sembrerebbe una vittoria per il fronte ogm-free. Già nel 2011 il parlamento europeo in prima lettura aveva licenziato un provedimento simile. La pratica poi era passata alla Comissione e ai consigli dei ministri per un lungo e periglioso iter durato tre anni. Adesso si è raggiunto un compromesso al ribasso. Gli stati portano a casa il diritto di divieto di coltivazione sul proprio suolo ma in cambio permeteranno alla Commissione Ue di dare autorizzazioni a nuovi semi gm senza costituire più quel blocco di minoranza che in questi anni è riuscito a difendere l’Europa dall’invasione transgenica.

Non solo. Il diritto di divieto dei singoli stati non potrà più contenere valutazioni sanitarie e ambientali ma solo considerazioni socio-economiche. Inoltre, secondo Greepeace e Slow food, l’accordo non darebbe abbastanza garanzie: gli stati potrebbero vedersi citare in giudizio dalle multinazionali per ostacolo al libero commercio. Senza contare il fatto che la procedura garantirebbe alle industrie agroalimantari un ruolo paritetico
rispetto agli stati.
La complessa procedura potrebbe funzionare così. L’industria produttrice del seme presenterà domanda per l’approvazione alla Commissione che dopo averla valutata sulla base del parere tecnico-scientifico dell’autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) deciderà se dare l’ok. Una volta arrivato il via libera da Bruxelles, il singolo stato potrà esprimere la propria richiesta di divieto sul territorio nazionale. Ma le industrie protrebbero anche decidere di non ritirare la richiesta di coltivare su quel territorio. A quel punto la Commisisone se ne laverebbe le mani e tutta la procedura di divieto ricadrebbe sugli stati. E non finisce qui. “Nel 2010 — spiega Federica Ferrario, responsabile ogm di Greenpeace – il consiglio dell’ambiente europeo all’unanimità aveva votato delle raccomandazioni che stabilivano una revisione profonda delle procedure e dei controlli in vista delle autorizzazioni. Non sono mai state adottate e su questo non si sono fatti passi avanti”.
Adesso la patata bollente geneticamente modificata passa nelle mani del semestre di presidenza europea dell’Italia. Sarà proprio il nostro governo a dover trovare la strada per l’approvazione definitiva dell’accordo da parte del nuovo parlamento Ue. Una strada che però sembra segnata. Le pressioni sono fortissime, non sarà facile arginare gli appettiti delle multinazionali e la spinta pro ogm implicita nel trattato di libero scambio tra Ue e Usa (Ttip).
Intanto, anche nel nostro paese, nonostante la stragrande maggioranza dei cittadini sia contraria agli ogm, continua il lavoro di lobby pro biotech. 700 coltivatori hanno scritto una lettera alla senatrice a vita Elena Cattaneo pasdaran pro ogm per chiedere che il parlamento gli riconosca il diritto di coltivare quello che vogliono.
Di parere opposto il Consiglio di stato che ieri ha confermato la decisione del Tar del Lazio di bloccare le semine biotech in corso nei campi del Friuli rinviando la definitiva decisione nel merito al 4 dicembre quando potrebbere già entrare in vigore la nuova normativa Ue.
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Latte materno: trovati residui dell’erbicida Roundup in 3 campioni su 10, negli Stati Uniti sale la protesta 

Un commento a La medicina smascherata – l’antivivisezionismo come esperienza politica di Hans Ruesch

Sto leggendo La medicina smascherata di Hans Ruesch, a cura di Marco Mamone Capria.

Si tratta di una lunga intervista che l’autore rilasciò a Mamone Capria nel 2002, poi arricchita e più approfonditamente articolata nel corso dei due anni successivi.

È un testo che tutti – e per tutti intendo proprio tutti, non soltanto gli animalisti – dovrebbero leggere perché mette in evidenza, con documenti e prove, ritagli di giornali, testimonianze, aneddoti vari, come l’attuale dogma della necessità della vivisezione sia in realtà il frutto di un connubio tra le maggiori forze e istituzioni che detengono il potere, quindi di un patto scellerato tra poteri economici – rappresentati dalle aziende farmaceutiche e chimiche – e poteri mediatico e governativo, quindi favorevoli al mantenimento dello status quo di chi detiene il potere tout court.
Evidenzia bene come i poteri forti attuino una censura nei confronti del dissenso, a meno che il dissenso non sia costruito ad hoc e come sistematicamente le tesi più prettamente scientifiche (con tanto di prove e documenti) vengano ignorate per dare risalto agli aspetti più ingenui o meno pregnanti dell’antivivisezionismo.Il suo primo saggio sull’argomento, Imperatrice nuda (che in altri paesi è stato poi arricchito di quasi il doppio dei contenuti, ma che nella versione italiana è rimasto incompleto), subì una vera e propria censura, persino da infiltrati interni alle principali leghe antivivisezione che proliferarono in Italia e all’estero in quel periodo (e nell’intervista spiega cosa si intenda per “infiltrazioni”, in pratica si tratta di personaggi economicamente e politicamente influenti – validi a garantire un flusso di fondi costante – apparentemente motivati ad abolire la vivisezione, ma che rappresentano in definitiva le voci conservatrici di un dissenso che rimane purtuttavia funzionale al sistema).

Per quanto io continui a definirmi un’antivivisezionista etica – poiché antispecista -, ciò che mi colpisce è leggere come praticamente tutte le affermazioni odierne dei sostenitori della vivisezione siano – documenti alla mano estrapolati dalla storia della medicina ufficiale – ampiamente confutabili. Ad esempio non è vero che i progressi ottenuti in medicina siano dovuti agli esperimenti sugli animali, ma al miglioramento delle condizioni igieniche, così come non è vero che tante pestilenze siano scomparse grazie ai vaccini (che anzi ne favoriscono una recrudescenza: interessante il caso della polio, di cui non scrivo giusto in breve per ragioni di spazio, ma nel testo se ne parla a lungo e nel dettaglio; sebbene sia opinione comune che si muoia per effetto della malattia stessa, essa invece non è mai stata così rilevante poiché poche persone sono suscettibili alla poliomelite; il segnale d’allarme dell’epidemia fu lanciato dal governo americano il quale ordinò la somministrazione di un lucrosissimo vaccino a tutti coloro che presentassero sintomi compatibili con la malattia – ossia banali sintomi influenzali, anche in assenza del principio di paralisi – e poi si scoprì che a morire furono invece soltanto quelli che erano stati vaccinati, morirono appunto di encefalite post-vaccino), ma sempre grazie alle migliorie apportate da uno stile di vita più salutare e nel rispetto delle principali norme igieniche.

Praticamente, per farla breve, si scopre che tutto quello che ci raccontano sulle scoperte della medicina sia manipolato e distorto per favorire sempre e comunque gli interessi delle case farmaceutiche – le quali, rappresentando la più grossa lobby di potere economico poiché in grado di investire in tante altre attività collaterali e di acquistare azioni di tante altre aziende, così come di garantire flussi di denaro alla stampa – influenza e domina tutte le istituzioni governative e non, quindi la politica, i media ecc.; detto in altre parole, per fare in modo che si continuino a vendere sempre più medicine possibili.

Innumerevoli i casi di farmaci immessi sul mercato dopo aver passato il test di innocuità sugli animali e che poi hanno causato MIGLIAIA di morti, morti di cui i media non hanno parlato, o non hanno parlano abbastanza e di cui comunque le persone si dimenticano in fretta.

Tantissime le cause ancora in corso per morti improvvise a causa di farmaci, vaccini e quant’altro, cause che vanno avanti da decenni (nel testo vengono descritti diversi casi di questo tipo). Tutto viene insabbiato, rimosso, biecamente negato (come il caso della diossina in cui fu coinvolto Andreotti e di cui si minimizzarono i danni per esplicito ordine). Ciò che maggiormente mi inquieta è l’assoluta mancanza di libertà mediatica. Non esistono giornali o televisioni che non eseguono precisi ordini dall’alto cosicché quella che vediamo è una realtà alla Matrix, una realtà in cui niente appare per come è realmente e in cui le connessioni che tengono in piedi il sistema, ossia i meccanismi che lo fanno funzionare, sono abilmente camuffati nel loro esatto opposto: ossia si finge di volere il bene dei cittadini, di volerli curare, di interessarsi alla loro salute, di investire in attività filantropiche, ma invero tutto ciò cui si mira è vendergli farmaci.

Perché accade questo, si chiede Mamone Capria, ossia perché le persone non approfondiscono, dimenticano, non leggono? Perché c’è una precisa volontà di far restare le persone ignoranti, perché si è manipolati dalla scienza medica che nel corso degli ultimi secoli si è costituita progressivamente sempre più come una nuova religione, perché si continuano a diffondere i pregiudizi che rafforzano la dogmaticità della scienza e della divisione dei saperi e non ci si assume in prima persona la responsabilità della propria formazione, ma si continua a delegare nella convinzione che le istituzioni, i governi, gli enti facciano il nostro bene.

Perché i media, appunto, non danno mai spazio ai tutti quei medici – numerosi – antivivisezionisti, ma lasciano sempre l’ultima parola ai vari Garattini di turno, che del resto non fa che ripetere le stesse cose da cinquant’anni e si continua a spargere a piene mani una propaganda intrisa di squallidi ricatti morali.

Lo ammetto: io non mi sono mai interessata all’antivivisezionismo scientifico perché, da attivista che si batte per la liberazione animale, ho sempre sostenuto che nel rispetto di tutti gli individui senzienti il fine non debba mai giustificare i mezzi e quindi mi son sempre rifiutata di ricondurre le mie argomentazioni a un mero discorso di utilità o meno. In parte la penso ancora così, ossia di base continuo a pensarla così, credo però che, per conoscenza personale, che si sia antispecisti o meno, tutti dovremmo approfondire meglio le tesi dell’antivivisezionismo scientifico e soprattutto politico perché alla fine qui è in gioco anche proprio un discorso relativo al nostro stare al mondo e in società e al senso che vogliamo dare alle nostre esistenze. Davvero vogliamo continuare a essere manipolati dai poteri (che gestiscono i vari saperi in modo da renderli inaccessibili alla massa, così come un tempo si faceva per la lettura dei testi sacri durante la messa che venivano recitati esclusivamente in latino – che il popolo ignorante non conosceva – così da creare un alone di sudditanza e mistero tale da rendere le persone ligie e inclini a ubbidire a chi necessariamente doveva saperne più di loro)?

Ho voluto condividere pubblicamente queste mie riflessioni perché da quando ho iniziato a leggere La medicina smascherata (che, riferisco a mo’ di aneddoto personale, mi è stato prestato dall’amica Leonora Pigliucci più di anno fa e che per una forma di reticenza nel voler affrontare l’argomento – più che per mancanza di tempo e forse perché intuivo che ne avrei tratto informazioni scomode e pesanti – ho preso in mano solo ieri, quasi per caso), mi si è veramente spalancato un mondo (peraltro il testo tratta l’antivivisezionismo scientifico solo en passant, ma di fatto sostiene appunto la tesi della necessità di un antivivisezionismo politico, come recita il sottotitolo, ossia che sia in grado – dopo averli opportunamente smascherati – di opporsi ai meccanismi politici del sistema di cui la lobby farmaceutica tiene in mano molti fili).

Da antispecista allora dico che la vivisezione va combattuta senza se e senza ma, ma da persona comune dico che i suoi molti errori metodologici e di sostanza (si dimostra a priori quello che si vuole ottenere, cambiando specie di riferimento, tacendo i risultati che non fanno comodo, pubblicando solo quelli che tornano) e soprattutto la propaganda che se ne fa attraverso un uso spietato di un enorme – falso! – ricatto morale (o la bambina o il topolino!), vadano combattuti da chiunque abbia amore per la conoscenza, la giustizia, la verità.

Rita Ciatti
Fonte: http://gallineinfabula.wordpress.com
Link: http://gallineinfabula.wordpress.com/2014/06/14/un-commento-a-la-medicina-smascherata-lantivivisezionismo-come-esperienza-politica-di-hans-ruesch/
14.06.2014

Ministri di Gaza giurano in video-conferenza

Gaza – Giovedì 12 giugno, i ministri di Gaza, membri del governo di unità nazionale, hanno giurato in video-conferenza, dopo che Israele aveva impedito loro di recarsi in Cisgiordania per la cerimonia di insediamento del nuovo esecutivo palestinese.
Lo riferisce l’agenzia Infopal. I ministri sono Mufeed al Hasayneh, Lavori Pubblici; Haifa al-Agha, Affari femminili; Mamoun Abu Shahla, Lavoro; Salim al-Saqqa, Giustizia. Israele sta minacciando sanzioni e sta ponendo ogni tipo di ostacolo alla riuscita dell’unità inter-palestinese.
http://italian.irib.ir/notizie/palestina-news/item/161754-ministri-di-gaza-giurano-in-video-conferenza

Iraq:Guardian, Iran ha già inviato 2.000 soldati

14 giugno 2014 – 16:54

L’Iran ha inviato 2.000 soldati in Iraq nelle ultime 48 ore per aiutare il governo di Baghdad a fronteggiare i jihadisti. Lo ha riferito un alto funzionario iracheno al Guardian. In particolare, 1.500 basiji (milizie volontarie controllate dai pasdaran) hanno attraversato il confine nella provincia di Diyala, nell’Iraq centrale, altri 500 nella provincia di Wasit, nel sud-est.
Il Guardian ha poi confermato che l’Iran ha inviato in Iraq anche il generale Qassem Suleimani, eminenza grigia delle Guardie rivoluzionarie.
http://www.swissinfo.ch/ita/rubriche/notizie_d_agenzia/mondo_brevi/Iraq:_Guardian,_Iran_ha_gia_inviato_2.000_soldati.html?cid=38788416

Cosa sta succedendo in Iraq ?

Di Salvatore Santoru

In questi giorni l’Iraq è preda di un’offensiva da parte del gruppo islamista radicale ISIL, il cui obiettivo è la costruzione di un califfato che comprenda Siria,Iraq e Libano. Secondo il portavoce dell’Alto commissario delle Nazioni Unite, Rupert Colville, ci sarebbero centinaia di morti e un migliaio di feriti .
Si hanno inoltre notizie di scontri tra i guerriglieri curdi peshmerga e gli stessi islamisti .

I Peshmerga curdi fermano l’ISIS a Mosul

Per ora Obama ha dichiarato che non saranno inviate truppe, e si prospetta un’insolita alleanza tra l’Iran e gli USA al fine di combattere l’ISIL.
Intanto, come scritto da Simon Maloy su Salon, il Wall Street Journal e l’area neocons si schierano a favore di una nuova guerra. Come ha ricordato Ron Paul,l’attuale situazione irachena è in buona parte una conseguenza della politica imperialista portata avanti dagli USA,sia con Bush che con Obama, e dimostra il fallimento dell’interventismo militare.
Come scritto dal giornalista Eric Margolis : ” l’invasione dell’Iraq nel 2003, la guerra più stupida nella storia degli Stati Uniti, che è stato sostenuta dal Congresso e dai media, ha prodotto un pasticcio monumentale di complessità da capogiro “.
Difatti la situazione vede gli States schierati contro gli islamisti radicali in Iraq, ma questi stessi sono quelli che ricevono l’appoggio statunitense in Siria e sono in entrambi i casi sostenuti dall’Arabia Saudita e fortemente anti-iraniani, mentre lo stesso governo iracheno attuale è filo-iraniano.
Essenzialmente si può ben dire che l’Iraq grazie ai ” liberatori ” angloamericani è passato dalla padella alla brace : dal regime di Saddam Hussein a terra di conquista da parte dell’islamismo più radicale.

La stessa cosa è successa in Libia, e sta avvenendo in Siria.
Difatti il nemico principale dell’imperialismo USA in quell’area sono gli stati nazionalisti,antimperialisti e laici ( o islamici moderati ), visto che non sono vantaggiosi a fini economici e geopolitici, al contrario delle teocrazie assolutiste come l’Arabia Saudita o il Bahrein.
L’islamismo radicale è un’alleato in questo caso, e ciò non è una novità essendo la stessa Al Qaida nata grazie alla CIA negli anni 80.
Come avevo scritto in un articolo del 2011 riguardo gli eventi della primavera araba : ” probabilmente l’accordo tra le due parti si basa sul rovesciamento degli Stati laici nel Nord Africa e nel Medio Oriente,sia quelli dei dittatori burattini di Zio Sam,come Ben Alì e Mubarak,sia quelli considerati “antiamericanisti” come la Libia o la Siria e l’instaurazione di governi islamisti,e in cambio tutta una serie di vantaggi per l’Occidente:sia le cadute di governi ostili alle politiche di Washington ,dell’UE e di Israele,e sia la conquista di risorse e il controllo di territori ritenuti strategici “.
Visto che la situazione a molti potrebbe sembrare paradossale, bisogna tenere presente che, come ho scritto in un recente articolo : ” il fondamentalismo islamico moderno non è altro che il braccio armato dell’imperialismo ” occidentale “, e a sua volta l’imperialismo ” occidentale ” non è altro che il braccio armato del progetto mondialista che mira alla costruzione di un mondo senza identità nè cultura, ma basato solamente sulla dittatura di un’unico mercato ( e stato ) globale e delle sue ” leggi ” non scritte “.
Quello che succederà ora molto probabilmente sarà un riavvicinamento momentaneo tra Iran e USA per combattere il fondamentalismo in Iraq ( almeno ufficialmente ) e in seguito torneranno i ” tamburi di guerra ” contro lo stesso Iran da parte degli USA, anche se l’obiettivo principale per ora rimane la Siria.
Si può ben dire che tutto questo caos faccia parte di un piano politico e militare già prestabilito, quello relativo al famigerato progetto dei neocons del PNAC, che avevano pianificato delle guerre contro quei paesi che davano fastidio all’egemonia statunitense ( tra cui la Libia e la Siria ) e più in generale dell’agenda del ” Nuovo Ordine Mondiale “, di cui l’imperialismo statunitense è stato uno dei più forti strumenti.
Avanzando un’ipotesi ancora più ” complottista ” si potrebbe dire che questa situazione può avere molto a che vedere con l’inizio di una nuova guerra mondiale, come descritto a quanto pare in un carteggio tra Albert Pike e Giuseppe Mazzini :

” La Terza Guerra Mondiale dovrà essere fomentata approfittando delle divergenze suscitate dagli agenti degli Illuminati fra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico. La guerra dovrà essere orientata in modo che Islam (mondo arabo e quello musulmano) e sionismo politico (incluso lo Stato d’Israele) si distruggano a vicenda, mentre nello stesso tempo le nazioni rimanenti, una volta di più divise e contrapposte fra loro, saranno in tal frangente forzate a combattersi fra loro fino al completo esaurimento fisico, mentale, spirituale ed economico ” .

Staremo a vedere.

Fonte:http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2014/06/cosa-sta-succedendo-in-iraq.html

Risultati delle guerre “umanitarie”. L’ Iraq nel baratro

di Enzo Brandi

Le bande dell’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) affiliate ad Al Queda hanno occupato Mosul, la seconda città dell’Iraq, quasi due milioni di abitanti, e controllano l’intera provincia Sunnita di Ninive. Anche Tikrit, la città natale di Saddam Hussein, è caduta e le bande di fanatici islamici sunniti sono alle porte di Kirkuk, massimo centro petrolifero del paese. Anche Fallujah, nella provincia di Anbar (la provincia Sunnita per eccellenza) è sotto il loro controllo e il capoluogo Ramadi è sotto attacco, così come una delle città sacre agli Sciiti, Samarra, nella provincia di Diyala. Centinaia di migliaia di civili sono in fuga disperata. A Bagdad si susseguono sanguinosi attentati che falcidiano i quartieri Sciiti.

Le bande dell’ISIS sono le stesse che nella vicina Siria hanno occupato l’intera provincia di Raqqa e che hanno rapito e probabilmente ucciso il gesuita Padre Dall’Oglio, vittima anche delle sue illusioni (nei suoi periodi di permanenza in Italia e durante i viaggi negli USA aveva sempre esaltato i jahadisti paragonandoli ai partigiani italiani). Anche i Kurdi della Siria, che hanno creato una loro zona autonoma nel Nord, sono sotto attacco da parte dell’ISIS.

Questo drammatico sviluppo è certamente l’ultimo frutto avvelenato della politica aggressiva ed avventata degli USA e dei suoi alleati (NATO, UE, Turchia, Arabia Saudita, Qatar) nel Vicino Oriente e in Africa Settentrionale contro i regimi laici-nazionalisti e modernizzatori.

Già con la Prima Guerra del Golfo (1990-91) l’Iraq, che sotto la direzione del partito laico- nazionalista e socialisteggiante Baath, aveva raggiunto un notevole grado di sviluppo e di indipendenza economica, aveva ricevuto un colpo durissimo. Tuttavia nei 12 anni seguenti il governo baathista di Saddam Hussein, certamente autoritario, ma anche capace di attuare un’attenta distribuzione delle risorse tra la popolazione nonostante il feroce embargo imposto dagli Statunitensi, era riuscito a mantenere la difficile unità di un paese diviso tra musulmani Sunniti e Sciiti e minoranza Kurda, ed inoltre frazionato in tribù e clan locali.

Con la Seconda Guerra del Golfo del 2003, scatenata dagli USA e dai loro alleati – gli Inglesi di Tony Blair – sulla base di evidenti menzogne (la presunta presenza delle famose “armi di distruzione di massa”), l’Iraq era definitivamente fatto a pezzi sfruttando anche l’ostilità nei confronti del regime Bahatista degli Sciiti appartenenti ai partiti di ispirazione religiosa (SCIRI e Dawa) e dei Kurdi nel Nord, sfruttando il vecchio adagio “divide et impera”.

La distruzione del paese ricorda quella poi operata in Libia nel 2011 e quella che si sta tentando – per procura – in Siria, dove però il governo e l’esercito nazionale stanno opponendo una fiera resistenza.

Dopo la caduta di Saddam gli occupanti hanno tentato di imporre alla presidenza una loro creatura: prima l’imprenditore Chalabi, coinvolto in uno scandalo finanziario in Giordania, poi lo sciita laico Lyad Allawi, vissuto per anni in esilio come oppositore. Contemporaneamente è stata formata una Commissione, il cui vice-presidente era l’attuale Primo Ministro Al-Maliki, con il compito di epurare tutti i funzionari civili dello stato e gli ufficiali dell’esercito compromessi con l’ex-partito di potere Baath e appartenenti soprattutto alla comunità Sunnita, ma anche alla parte più laica della comunità Sciita. E’ stata così completamente smantellata l’intera struttura statuale irachena e l’esercito che era uno dei più grandi ed efficienti del Vicino Oriente, con conseguenze che oggi si rivelano disastrose.

Mentre, a partire dal 2004, nelle province Sunnite si scatenava la rivolta contro gli occupanti, condotta inizialmente dallo stesso Baath, i due clan kurdi del Nord (quello legato alla famiglia Barzani nella provincia di Irbil e quello legato a Talabani nella provincia di Suleymaniyya) formavano in pratica uno stato autonomo nel Nord, mentre a Bagdad e nel Sud dominavano i partiti confessionali e le relative milizie Sciite: il partito SCIRI (Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq) guidato da Abd Al-Aziz Al-Hakim con la sua spietata milizia Badr, l’altro partito Dawa, e il movimento più radicale e filo-iraniano guidato da Muktada Al-Sadr, la cui milizia si scontrava ripetutamente anche con le truppe di occupazione statunitensi.

Nel 2005 veniva eletto presidente il kurdo Talebani, mentre le elezioni del dicembre vedevano il trionfo dei partiti confessionali Sciiti (coalizzati in un’Alleanza Irachena Unita) che imponevano come primo ministro Ibrahim Al-Jahafari, esponente dello SCIRI. Veniva varata anche una nuova costituzione, tra i cui principali redattori figurava anche l’attuale Primo Ministro Al-Maliki, costituzione rifiutata dai Sunniti, che avevano anche boicottato le elezioni e che proseguivano la rivolta armata.

Nel corso del 2006, su pressione statunitense, Al-Jahafari, considerato troppo radicale e filo-iraniano, era sostituito dal più malleabile Al-Maliki (esponente di Dawa) che già quando era in esilio negli anni ’90 aveva fatto parte di un autonominato Congresso Nazionale Iracheno all’estero, sostenuto dagli USA.

Il 2007 vedeva un affievolirsi della guerriglia antiamericana, grazie anche alla nuova strategia attuata dal Generale Petraeus (successivamente divenuto capo della CIA e poi travolto da uno scandalo nel 2011) che consisteva nel fare concessioni alle tribù locali Sunnite e alle loro milizie locali per isolare i combattenti. Negli anni successivi, a causa anche dell’atteggiamento settario dei partiti confessionali Sciiti al governo (mentre il Baath laico, pur basandosi maggiormente sui Sunniti, aveva dato spazio anche agli Sciiti più laici, specie nell’esercito) fallivano i tentativi di ricreare un clima di riconciliazione nazionale. Nel Nord soprattutto il clan kurdo Barzani, alleato dei Turchi e infiltrato da agenti israeliani, faceva una politica sempre più distaccata dal resto del paese, attuando contemporaneamente anche una politica di ostilità nei confronti dei più radicali Kurdi della Siria guidati dal partito PYD e fredda verso quelli della Turchia guidati dal PKK.

L’attuale inarrestabile avanzata di Al Queda nelle province Sunnite del Nord e dell’Ovest è il frutto dello sfascio del vecchio solido apparato statale e militare del Baath e delle insanabili divisioni confessionali interne che il governo Al-Maliki, oscillante tra l’allenza con gli USA e il buon vicinato con l’Iran, non ha saputo o non ha voluto sanare. Le comunità Sunnite, decaduto anche il ruolo ideologico e politico unificante del Baaath, si sono aperte all’influenza estremista e fanatizzante dell’ISIS e di altri gruppi qaedisti. Dopo l’Afghanistan, la Somalia, la Libia, l’apprendista stregone statunitense continua a portare interi popoli al macello e alla distruzione.

Enzo Brandi

Nota della Redazione

Invece delle inevitabilmente truculente immagini che siamo costretti a mettere a corredo dei nostri articoli, qui il bassorilievo di sbalorditiva bellezza “La caccia ai leoni del re Assurbanipal” proveniente dalle rovine di Ninive, nei pressi l’odierna Mosul, e oggi esposto al British Museum di Londra. Per ricordare il perpetuarsi della rapina che subisce il popolo irakeno e questo territorio considerato, a ragione, la culla della Civiltà.

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2572