Il Magnificat della Val di Susa

La lotta contro la linea ferroviaria Tav ha rafforzato i legami comunitari dei valsusini. E ne ha accresciuto l’umanità.

di Alex Zanotelli

Sono quasi vent’anni che gli abitanti della Val di Susa stanno lottando contro la linea ferroviaria ad alta velocità. Un movimento popolare tra i più criticati e tra i più bersagliati, anche dai media. Sono stato ospite dei No Tav varie volte in questi anni, l’ultima il 30 aprile. Sono arrivato in un pomeriggio di sole splendente che rendeva ancora più intenso il verde della valle. Uno scenario incantevole.

La sera a Condove ho partecipato ad un convegno, insieme all’antropologo Marco Aime, incentrato su nuove povertà e bellezza. Non ho mancato di riaffermare la mia solidarietà al movimento e in particolare ai quattro giovani che saranno processati con l’accusa di terrorismo. Trovo infatti singolare che si tiri i ballo il terrorismo in una vicenda come quella dell’alta velocità.

Il mattino seguente, alcuni valsusini, tra cui Chiara Sasso, mi hanno condotto ad uno dei tanti presidi No Tav, quello di Borgone, immerso nella bellezza della valle. Sulla porta del presidio c’era un biglietto. Diceva: “Carissimi benvenuti, il presidio è casa vostra. La bombola del gas è già aperta, le bevande nel frigorifero sono a vostra disposizione, utilizzate quello che vi serve”. Così si vive in Val di Susa.

Ho sentito con forza l’umanità di queste persone. Ciò che mi ha maggiormente colpito è che questa lunga lotta ha affinato l’umanità di questa gente, non l’ha prosciugata.

Dopo il presidio siamo andati a vedere quello che il movimento chiama il grande misfatto. A piedi ci siamo recati in Val Clarea, dove si sta facendo un sondaggio della montagna, una perforazione enorme, per valutare la fattibilità di un tunnel. Quando si arriva si ha l’impressione di una montagna sventrata. E si sta male. Tutt’intorno all’area dei lavori, un’alta cinta di filo spinato. La quarantina di operai impegnati in loco sono vigilati da 700 militari.

C’è un continuo via vai di persone, una sorta di pellegrinaggio, per deporre un fiore sul filo spinato e per parlare con le forze dell’ordine, chiedendo loro perché debbano fare la guardia ad uno scempio del genere.

Gabriella_63_no tav Clarea 1 5 2014 P. Alex Zanotelli 006

Ad un certo punto mi hanno portato un po’ più in là nel bosco, di fronte al capitello della Madonnina. Un luogo dove si recano per dire una preghiera. Un uomo sulla sessantina, Paolo, ha guidato la preghiera. Iniziando con l’invocazione allo Spirito Santo, Veni Creator Spiritus… che abbiamo cantato insieme. Alla fine della preghiera abbiamo letto a turno un testo denominato il “magnificat della Val di Susa”. Voglio citarne qualche riga. “Ci avevano sempre detto che da queste parti circolano solo bombe carta e manganellate, pietre e lacrimogeni, odio ed esasperazione da entrambe le parti. Ma abbiamo conosciuto Gabriella che ci ha portato lì dove il capitello dei cattolici per la vita della valle è diventato luogo fecondo di autentica preghiera per la pace. Pur non dimenticando gli episodi di violenza gratuita, subiti dalla gente, la preghiera pone delle tracce per ricostruire una relazione, ora disumanizzata, proprio con chi è autore di questa azioni”.

E ancora. “Anche la Chiesa ha fatto di tutto per istillarci l’idea che la fede non c’entra nulla con l’alta velocità. Ma con i parrocchiani di Condove abbiamo apprezzato la parresia di don Silvio Bertolo, secondo il quale il cristiano non può essere complice delle ingiustizie nel mondo ma deve parteggiare per il Dio dei poveri e impegnarsi in un amore politico verso di essi, onde contribuire alla liberazione del mondo da ogni ingiustizia”.

È in questo spirito che abbiamo concluso la preghiera. Mi ha davvero impressionato la profonda spiritualità e il senso di comunità che anima questi montanari, questi resistenti.

da Nigrizia

Il Magnificat della Val di Susaultima modifica: 2014-06-12T22:40:29+02:00da davi-luciano
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