Nel libro della Clinton, Berlusconi visto dagli Usa. Quando l’ex premier diceva: «L’America non ha un amico migliore di me»
Hillary Clinton e Silvio Berlusconi (Reuters)
La Clinton commenta che nei «files» diplomatici non c’era nulla di strano, stante la pessima pubblicità di cui godeva il premier italiano. Ma aggiunge che Berlusconi era molto sensibile ai giudizi su di lui negli Usa e «questo mi creava grande imbarazzo. Eravamo ad Astana, in Kazakhstan, a un vertice Osce. Mi scusai ancora spiegando che quelle cose dovevano restare segrete. Non gli bastò. Mi chiese di andare con lui davanti alle telecamere a riaffermare la grande importanza delle relazioni tra Italia e Stati Uniti. Feci quello che chiedeva: pur con tutti i lati deboli della sua personalità, Berlusconi amava sinceramente l’America. E l’Italia era un alleato chiave nella Nato».
Un alleato che un anno dopo, ai tempi della crisi libica, minacciò di lasciare la coalizione che si accingeva ad attaccare il regime di Gheddafi, vietando agli alleati l’uso delle basi militari italiane. Il protagonista anche qui è Berlusconi, l’unico italiano del quale si parla nel libro della Clinton, infuriato per l’atteggiamento del presidente francese Sarkozy che aveva cominciato a bombardare la Libia prima del vertice di Parigi sull’attuazione della risoluzione Onu che autorizzava l’uso della forza contro Gheddafi. Hillary descrive un Berlusconi «caparbio e smanioso di protagonismo quanto Sarkozy che sprizzava indignazione da tutti i pori». Ma che, aggiunge, aveva le sue ragioni: col suo attacco unilaterale Sarkozy aveva fatto infuriare molti alleati. Alla fine il conflitto rientrò e l’operazione venne condotta con la sostanziale guida dei Paesi Nato, ma all’inizio Sarkozy voleva andare avanti da solo. Hillary spiega che Berlusconi vedeva in questo atteggiamento della Francia la violazione di una prassi in base alla quale in caso di intervento Onu la guida delle operazioni veniva affidata alle ex potenze coloniali: la Francia ha coordinato gli interventi in Mali. In Libia doveva toccare all’Italia, ma non fu così. Anche se poi la Clinton riconosce che le sette basi messe a disposizione dal nostro Paese furono essenziali.
Per il resto nelle 600 pagine del libro, Hillary racconta dei suoi innumerevoli viaggi in tutto il mondo e le foto pubblicate la ritraggono con molti leader: Mandela, Putin, San Suu-Kyi. Dell’Italia parla solo in un altro punto, in modo indiretto. Racconta della crisi finanziaria del 2008 e dei tentativi di spingere Angela Merkel a non seguire con troppa severità una politica di austerity che rischiava di costare cara ai Paesi europei più deboli e indebitati come l’Italia. Ma la cancelliera, per la quale la Clinton confessa la sua ammirazione, non mollò.