Sel litiga ancora: ‘Con quale gruppo in Europa?’. E Tsipras si preoccupa

Il partito di Vendola si spacca e la discussione regala un argomento a chi chiede a Barbara Spinelli di non rinunciare al seggio

DI LUCA SAPPINO 04 giugno 2014
A nulla è servito che Nichi Vendola e Nicola Fratoianni a Bruxelles abbiano incontrato anche Martin Schulz, e non solo Alexis Tsipras. È con il leader greco, però, che si sono scattati una foto sorridenti. Ed è uscendo dall’incontro con Tsipras che Vendola ha detto che «è difficile immaginare che chi è stato eletto con la lista Tsipras possa militare nel Pse», iscrivendosi cioè al gruppo dei socialisti europei, lo stesso a cui si iscriveranno gli eletti del Pd, invece che al Gue, il  gruppo della sinistra europea.

Non basta che il deputato Arturo Scotto, anche lui nella foto con Tsipras, precisi con una banalità evidentemente non scontata: «gli eletti italiani non sono né di Sel né di qualcun altro, ma solo dell’Altra Europa con Tsipras». In Sel c’è chi non la pensa così, e sull’adesione al Pse apre uno scontro.

Primo è Claudio Fava, con Nichi Vendola fondatore di Sel, ex eurodeputato dei Ds, ora alla Camera. Per lui, le frasi di Vendola rappresentano «un cambio di rotta irresponsabile e mai discusso che muta profondamente la natura di Sel». E non fa nulla che di concorrere al successo della lista Tsipras sia stato deciso dall’ultimo congresso del partito, appena sei mesi fa. Tsipras sarà pure stato il candidato del Gue alla presidenza, ma dove si sarebbe seduto l’eventuale eletto di Sel, per la minoranza del partito, è una questione ben più complessa.

Duro è un altro deputato di Sel, Fabio Lavagno, che su Facebook scrive: «La serietà di un gruppo dirigente passa  dalla capacità di coerenza e per il coraggio di esporre in modo trasparente le proprie prospettive politiche. Da mesi in Sel questo non sta avvenendo e oggi apprendiamo che gli eletti nella lista alle europee aderiranno al Gue perché “Abbiamo preso quest’impegno dall’inizio”. Abbiamo chi? In quale organismo, in quale congresso? Tutto ciò risulta inaccettabile».

Insomma, la festa per il superamento dello sbarramento (risicatissimo, con il 4,03 per cento) è finita subito per la lista Tsipras. E lo scontro che  anima Sel rovina la festa. Da una parte c’è l’area che vorrebbe ricucire con il Pd e magari entrarci (composta prevalentemente da parlamentari con un passato nei Ds, con l’eccezione di Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera, che viene da Rifondazione), dall’altra c’è chi vorrebbe proseguire sul percorso unitario della lista Tsipras. Che in questa seconda area ci siano il coordinatore di Sel, vincitore del congresso, Nicola Fratoianni, Nichi Vendola – pur con le sue frasi spesso poco chiare, nel tentativo di tenere tutti insieme – e pure Marco Furfaro, che dovrebbe esser l’eletto area Sel in Europa e che ha assicurato che si iscriverà nel Gue, non basta a rassicurare il gruppo dei garanti.

Ed è in questo clima che è  nata e si è consolidata l’idea di non far rinunciare al seggio Barbara Spinelli, come invece largamente annunciato. Spinelli ci sta pensando. La richiesta arriva direttamente da Alexis Tsipras (fosse anche per un mandato lampo, di un anno o addirittura di sei mesi, per coprire il semestre italiano) e da alcuni promotori italiani della lista, da Guido Viale, soprattutto, e da Massimo Torelli, che le chiedono di restare per cementare il percorso e il suo ruolo da garante. A saltare potrebbe essere, essendo la Spinelli capolista sia al Centro che al Sud, o la prima dei non eletti al Sud, di area Rifondazione, Eleonora Forenza, oppure, il primo dei non eletti al Centro, proprio Marco Furfaro.
© Riproduzione riservata 04 giugno 2014
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2014/06/04/news/sel-litiga-ancora-con-quale-gruppo-in-europa-e-tsipras-si-preoccupa-1.168084

Vendola vede Tsipras e Schulz, dissidenti sulle barricate Con Spinelli verso Europarlamento, esponente Sel in bilico

Curzio Maltese: L’ITALIA LABORATORIO DELLA TECNOCRAZIA CHE GUIDERA’ L’EUROPA
Non è l’Europa che c’è già? 

03 giugno, 20:33
BRUXELLES – Nichi Vendola vola a Bruxelles con una delegazione di Sel per incontrare Martin Schulz e Alexis Tsipras. Intanto, con Barbara Spinelli verso l’Europarlamento l’ingresso nell’emiciclo di un esponente di Sinistra ecologia e libertà diventa tutt’altro che scontato ed i dissidenti del partito, con Claudio Fava in testa, salgono sulle barricate.

Scopo degli appuntamenti di Vendola, accompagnato dal coordinatore del partito Nicola Fratoianni, è sostenere il principio democratico per la scelta del presidente della Commissione Ue, “un importante banco di prova” del rispetto della scelta delle urne, contro il fuoco dei veti incrociati delle cancellerie nazionali, ed i tentativi di cercare un presidente fuori dalla rosa dei candidati presentata agli elettori.

Ma obiettivo di Vendola è anche quello di costruire un ponte tra le culture riformiste e radicali delle famiglie della sinistra Ue (con la forza di Tsipras ad “incalzare il partito del socialismo europeo”), per formare un “fronte largo anti-austerity”, che consenta “l’uscita” dall’attuale “condizione di maledizione e di impoverimento”.

Preoccupazioni condivise dagli stessi Tsipras e Schulz, che a loro volta, dopo aver visto il leader di Sel, si riuniscono in un faccia a faccia di mezz’ora, preparandosi a convergere su alcuni punti da far pesare nel programma della prossima Commissione, quando il candidato presidente designato cercherà una maggioranza all’Europarlamento.

Intanto, dopo aver sostenuto per mesi di voler rinunciare ad un eventuale seggio a Bruxelles, l’indipendente Barbara Spinelli, eletta per la lista L’altra Europa con Tsipras nelle due circoscrizioni Centro e Sud, sembra aver cambiato idea.

Secondo boatos, lo stesso leader di Syriza, per convincerla, si sarebbe offerto di indicarla per una vicepresidenza del Parlamento europeo. Se così dovesse essere, Spinelli dovrà scegliere chi lasciare indietro, se Marco Furfaro di Sel (primo dei non eletti della Circoscrizione Centro) o Eleonora Forenza di Prc (primo dei non eletti della Circoscrizione Sud).

Lo stesso Curzio Maltese, in arrivo nell’emiciclo europeo, al posto del rinunciatario Moni Ovadia, è un indipendente, e come Spinelli è orientato a confluire nel gruppo Gue della Sinistra unitaria, che trainato dal carisma di Tsipras, è tornato a prendere smalto. Ma all’interno di Sel non mancano confusione e maldipancia.

La prova è lo sfogo di Claudio Fava, che definisce “gravi” le dichiarazioni di Vendola, “di chiedere agli eletti al Parlamento europeo di Sel nella lista Tsipras di iscriversi al gruppo della Gue piuttosto che a quello del Pse” parlando di “un cambio di rotta irresponsabile”. La risposta arriva a stretto giro da Arturo Scotto, responsabile esteri del partito: “gli eletti italiani non sono ne’ di Sel ne di qualcun altro ma solo dell’Altra Europa con Tsipras e dunque innanzitutto con lui si orienteranno”.
http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/speciali_elezioni2014/2014/06/03/vendola-vede-tsipras-e-schulz-dissidenti-sulle-barricate_44bcd519-a67c-4a1d-974a-8e44722f55bb.html

Lavoro. Ugl in piazza per dire al governo che delocalizzare è tradire l’Italia”

o mamma, contro le delocalizzazioni? Ma è razzismo (bisogna essere globalisti per forza, altrimenti si è “reazionari”, “conservatori” ed essere contrari agli “investimenti internazionali” è brutto, il capitale si offende e siamo quindi razzisti, non è più una questione di soldi, la fanno diventare “etica” per dissimulare ed occultare il business) 

Pubblicato il 4 giugno 2014 da Stefano Conti*
 
delocalizzazione
Più che una manifestazione quella di oggi è un vero e proprio grido di aiuto di 80mila lavoratori e lavoratrici dei call center in outsourcing che vedono a rischio il proprio lavoro e il proprio futuro nella società.
 
Il fenomeno delle delocalizzazioni da noi sempre osteggiato può essere riassunto con la metafora della “cavalletta”. Le cavallette sono le imprese, che seguendo una logica meramente finanziaria e speculativa di maggior profitto si spostano in sciami lì dove le attraggono condizioni migliori, cioè in quei Paesi europei o extra UE dove sono vigenti bassi salari e scarse tutele sul lavoro. Quando il diserbante, rappresentato dalle norme legislative, provvede a proteggere i lavoratori di un certo paese dallo sfruttamento, allora lo sciame si alza in cerca di prede più a buon mercato. Questo è quanto sta accadendo negli Stati dove per primi si è delocalizzato tipo la Romania, che a loro volta stanno subendo un fenomeno di delocalizzazione verso Paesi asiatici. È questa la storia della globalizzazione.
 
Analogamente anche il fattore delle gare al massimo ribasso è ormai un problema completamente fuori controllo. I grandi committenti, sia essi pubblici con gare di appalto o privati con affidamenti dei servizi, sono arrivati al punto che stabiliscono prezzi di mercato, il più delle volte non sufficienti a coprire neanche il costo del lavoro dei call center in outsourcing, non rispettando in questo modo neppure le norme che regolano i minimi contrattuali dei contratti collettivi di lavoro. Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione non è sufficiente cambiare il nome da “gare al massimo ribasso” a “offerte economicamente più vantaggiose”, per ottemperare al D.Lgs 163/2006 che disciplina il Codice degli Appalti, in quanto tutta una serie di criteri previsti quali ad esempio, la qualità del servizio erogato, le caratteristiche ambientali e il contenimento dei consumi energetici, la sicurezza sul lavoro, che dovrebbero concorrere ad ottenere punteggi per l’assegnazione delle gare, vengono accantonati per esaminare solamente il prezzo più basso offerto dall’azienda appaltatrice e recentemente sono state depositate anche interrogazioni parlamentari a tal proposito.
 
Per questi motivi il corteo di oggi richiama all’attenzione del Governo la situazione dei lavoratori in aziende di outsourcing, con l’auspicio che il “Tavolo sui call center” avviato al Mi.S.E. lo scorso 27 maggio e che vede anche la partecipazione del Ministero del Lavoro, possa portare ad individuare quelle norme regolatorie indispensabili, come una rivisitazione degli incentivi di legge per le nuove aziende al fine di evitare dumping commerciale e prevedere finalmente, nel caso di una perdita di un appalto da parte di un’azienda, la possibilità che i lavoratori continuino a seguire quella commessa mantenendo il posto di lavoro ed il salario.
 
*segretario nazionale Ugl-Telecomunicazioni

Ambiente. Corsa all’oro nero nella lucana Val d’Agri: storia di ordinaria “mala economia”

Pubblicato il 4 giugno 2014 da Sandro Marano
 
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Nel corso dell’udienza generale di mercoledì 21 maggio 2014 Papa Francesco ha testualmente affermato: “Dio perdona sempre, le persone umane perdonano alcune volte, ma il creato non perdona mai: se tu non lo custodisci, lui ti distruggerà“. Nello stesso giorno, per una fortunata coincidenza, sulla Gazzetta del Mezzogiorno è apparso in un articolo intitolato “Petrolio e salute, il Cnr avvia lo studio in Val d’Agri”  nel quale si dà notizia che due Comuni della Val d’Agri, Viggiano e Grumento nova, hanno commissionato a loro spese al Consiglio Nazionale delle ricerche uno studio che accerti la probabile relazione tra aumento delle patologie riscontrate in Val d’Agri e attività connesse all’estrazione del petrolio: si registrano un aumento del 44 per cento delle patologie cardiorespiratorie intorno all’area del centro oli Eni di Viggiano ed una crescente incidenza delle malattie tumorali. Tutto ciò mentre l’ex presidente del consiglio Romano Prodi, incurante delle preoccupazioni di larga parte della popolazione lucana e della falsità dell’equazione “petrolio = benessere” in un territorio a vocazione agricola e turistica, invita del tutto dissennatamente ad aumentare le quantità di petrolio estratte e a fare altre trivellazioni nella Regione, autorizzando così più che il sospetto che egli parli in realtà a nome delle lobby petrolifere.
 
Come scrive Salvatore Lucente in un coraggioso e documentato articolo, paventando a ragione che la Regione Basilicata sia caduta in mano alle multinazionali: “trivellazioni e devastazioni ambientali  mostrano i limiti dello sviluppo legato all’oro nero. La Basilicata resta una delle regioni più povere d’Italia nonostante abbia il più grande giacimento di petrolio su terraferma d’Europa. (…) In Basilicata, a metà 2012, ci sono 21 concessioni di coltivazione vigenti, tra petrolio e gas con 9 centrali di raccolta e trattamento, 44 pozzi produttivi di cui 24 nella sola Val d’Agri e 83 pozzi destinati ad altro utilizzo, estesi su di una superficie di circa 2100 kmq, cui vanno aggiunti altri 12 permessi di ricerca vigenti, in un territorio regionale di appena 9.992 kmq. Una lunghissima serie di autorizzazioni rilasciate anche in presenza di evidenti problematiche ambientali.
 
Oltre a queste, pendono 15 nuovi permessi di ricerca richiesti dalle compagnie, per ulteriori 2324 kmq di superficie, che farebbero della Basilicata una regione gruviera, con quasi il 70% del territorio interessato da attività estrattive e buona pace a modelli di sviluppo alternativi. Si trivella in prossimità di sorgenti, corsi d’acqua, dentro fitte aree boscate e centri abitati, in un territorio complesso dal punto di vista idrogeologico e ricco di biodiversità, specie rare come la lontra e il lupo, colture di pregio e soprattutto ad alto rischio sismico. Si trivella all’interno e ai bordi del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, istituito nel 1998 ma nato ufficialmente solo nel 2007 venti giorni dopo l’accordo di programma tra Eni e Regione Basilicata, rimanendo però a lungo privo della perimetrazione necessaria.” (in “Val d’Agri: il dio petrolio e una madonna nera“ tratto da www.looponline).
 
Dopo l’Ilva di Taranto e la Terra dei fuochi nel casertano la Val d’Agri si pone come terzo ed emblematico caso di uno sviluppo industriale nocivo per l’uomo e l’ambiente, che nel 1997 fu millantato come irrinunciabile occasione per il “progresso” e per l’occupazione: il “progresso” nel corso degli anni si è tradotto in un costante calo del numero di occupati e in un aumento preoccupante delle leucemie mieloidi non ereditarie, del tumore al pancreas e al polmone e di altre patologie legate all’inquinamento dell’aria e delle acque, provocato da sostanze come benzene, idrocarburi policiclici aromatici, polveri di silicio, che derivano dall’estrazione e lavorazione del petrolio. Il monito di Papa Francesco suona come una condanna senza appello per un’economia fondata sulla crescita e sul profitto ad ogni costo. Si aggiunga che la storia della val d’Agri è una storia fatta di affari miliardari e di pressioni da parte della lobby petrolifera, di connivenze politiche e istituzionali, di indagini degli organi di controllo sugli inquinamenti e sulle patologie in aumento che non sembrano siano state né siano condotte con tutto l’auspicabile rigore.
 
Qualche coraggioso giornalista ha denunciato questo andazzo: “chi si batte per affermare il diritto alla salute e il dovere della tutela ambientale viene spesso messo a tacere o denunciato per procurato allarme” (ibidem). E’ il caso ad esempio del tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello e del giornalista Maurizio Bolognetti, autore  del libro “La Peste italiana. il caso Basilicata”, che per aver diffuso i dati sull’inquinamento degli invasi lucani, nel maggio del 2010 si sono trovati rinviati a giudizio dalla Procura della Repubblica di Potenza. Alle associazioni ambientaliste che finora invano hanno chiesto il blocco delle attività estrattive comincia ora ad affiancarsi un’opinione pubblica sempre più allarmata. Basterà questo per fermare la corsa all’oro nero?
 

http://www.barbadillo.it/24271-ambiente-val-dagri-in-basilicata/

Pregnana Milanese: L’incubo del licenziamento sui 760 dipendenti di Agile

4 giugno 2014
Sulla loro drammatica vicenda stanno indagando le Procure di Milano, Roma, Prato e Cagliari. Un processo in corso a Roma, uno che si aprirà il 25 settembre davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano. Le accuse nei confronti degli ex manager sono di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta e aggiotaggio. I lavoratori “beffati” sono in lotta per evitare il licenziamento collettivo tra meno di un mese, il 1° luglio, quando scade la cassa integrazione straordinaria in deroga. Sono i 210 informatici di Agile-ex Eutelia di Pregnana Milanese, 760 in tutta Italia, in cassa integrazione straordinaria da due anni, dopo il fallimento per bancarotta fraudolenta da parte di Eutelia, con in tasca una lettera di procedura di mobilità aperta dai commissari straordinari lo scorso 24 febbraio, un verbale di mancato accordo del 31 marzo. Per loro è iniziato il conto alla rovescia e anche l’ennesima battaglia per chiedere il rispetto degli accordi. Nelle scorse ore in un comunicato congiunto Fim Fiom e Uilm nazionali hanno rivolto l’ennesimo appello al Ministero dello Sviluppo economico e al Ministero del Lavoro per chiedere di convocare in tempi brevi un incontro.(…)

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http://www.crisitaly.org/notizie/pregnana-milanese-lincubo-licenziamento-sui-760-dipendenti-agile/

Fénis: Non ha i soldi per pagare gli stipendi ai dipendenti, artigiano 50enne si suicida impiccandosi

4 giugno 2014
L’impossibilità di pagare gli stipendi ai dipendenti ha portato al suicidio, il primo in Valle d’Aosta, Pierluigi Ziggiotto, cinquantenne artigiano idraulico residente a Nus. Ieri, martedì 3 giugno, ha convocato i suoi operai e ha spiegato loro di non avere i soldi per pagare le spettanze. Poche ore dopo si è impiccato nella sua azienda, a Fenis. A scoprire la tragedia è stato un dipendente. Sull’accaduto indagano i carabinieri della Compagnia di Chatillon, che stanno ricostruendo gli ultimi giorni di vita di Ziggiotto.(…)

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Voghera: Disoccupazione da record, oltre 6mila senza impiego

ma no il nord è ricco….si dice

4 giugno 2014
Over 40 e donne sono i più penalizzati dal mercato del lavoro. Lo dicono i dati relativi a disoccupati e inoccupati (cioè gli iscritti di lunga data alle liste dei centri per l’impiego) di Voghera e circondario, Casteggio e Varzi nei primi cinque mesi del 2014.
Nella capitale dell’Oltrepo, disoccupati e inoccupati superano quota 5mila (rispettivamente 4662 e 787), un piccolo esercito: di questi, gli ultraquarantenni sono 1543 e 1475 quelli che hanno superato la soglia dei cinquanta, mentre i giovani senza lavoro tra i 15 e i 29 anni sono 1049 e 1382 quelli che hanno superato la trentina. A Casteggio, 737 disoccupati e 87 inoccupati, con 233 sopra i quaranta e 257 over cinquanta, rispetto ai 153 soggetti della fascia 15-29 anni e ai 181 compresi tra 30 e 39 anni. Infine Varzi: 237 disoccupati e 45 inoccupati, per un totale di poco inferiore a trecento, con 78 over 40 e 91 over 50, contro i 49 tra 15-29 anni e i 64 tra i 30 e i 39. Quanto alle donne, sono poco più della metà dei disoccupati vogheresi (2333, 2329 gli uomini) e 518 dei 787 inoccupati; a Casteggio, le donne senza lavoro sono 385 (352 uomini), le inoccupate 60 (27 uomini); a Varzi, 113 disoccupate (contro 124 uomini) e 19 inoccupate (26).(…)
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