Erri de Luca inizia il processo per istigazione a delinquere

Giovedì 5 a Torino inizia l’udienza preliminare per l’accusa mossa dalla Procura di Torino contro lo scrittore. Solidarietà da tutta Italia e presidio davanti al tribunale.

 di Davide Amerio

 

 Il 10 Maggio scorso abbiamo incontrato Erri De Luca alla manifestazione No Tav di Torino: anch’egli sfilava con il corteo per manifestare contro le accuse assurde di terrorismo addebitate a Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò.  Un’accusa grave rigettata dalla sentenza della Corte di Cassazione.

In quell’occasione parlammo anche di quella rivolta a lui dalla Procura di Torino che gli imputa il reato di istigazione a delinquere; motivo per cui il 5 Giugno 2014 tocca a Erri presentarsi davanti ai giudici di Torino per l’udienza preliminare della causa intentata nei suoi confronti.

Anche questa accusa prodotta dal pool di magistrati che indaga sulle vicende No Tav in Val di Susa si presenta come abnorme e fuori luogo. Lo scrittore aveva espresso la propria opinione contraria all’opera devastante del Tav in Val di Susa e aveva difeso la legittimità di un “popolo” nell’opporsi alla devastazione del proprio territorio e a disobbedire per non soccombere sotto il peso di interessi economici di parte.

Sono orgoglioso di questa accusa -ci raccontò De Luca il 10 maggio scorso-, ci sono personaggi che hanno detto cose ben più gravi delle mie (riferimento a certe dichiarazioni della Lega) e non è successo nulla. Se le mie parole hanno scatenato tutto questo -concludeva- significa che hanno un peso.

In queste ore da più parti d’Italia sono state promosse azioni di solidarietà nei confronti di Erri De Luca. Una raccolta firme all’indirizzo iostoconerri@gmail.com ha già raccolto moltissime adesioni tra queste firme di attori, scrittori, intellettuali.

Giovedì 5 alle ore 11 davanti al tribunale di Torino verrà realizzato un presidio nel quale verranno letti brani dello scrittore per ribadire e difendere il diritto alla libertà di parola e di opinione così come inteso dall’articolo 21 della nostra Costituzione.

D.A. 03.06.14

Il decreto svuota carceri. Ma chi va in carcere e perché?

VENERDì 6 GIUGNO ore 21,00

Pianezza

Il Gruppo Cultura 5 Stelle di Pianezza
organizza in Sala Soffietti (presso il Municipio, piazza Leumann 1) l’incontro

Il decreto svuota carceri.
Ma chi va in carcere e perché?

Relatore:
dott. Livio Pepino
(già magistrato)

moderatori della conferenza
Mario Perino (consigliere comunale M5S) e Pino Scarfò

Il dott. Livio Pepino dal 2006 al 2010 è stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di autogoverno dei giudici. In passato ha ricoperto i ruoli di consigliere di cassazione, sostituto procuratore generale a Torino e presidente di magistratura democratica.

Con Marta

TG Valle Susa
 Violenza. Sulla persona. Che va a ledere quel legittimo diritto alla vita, al rispetto, al riconoscimento dell’altro come diverso eppur simile a sé.
di Gabriella Tittonel

Gabriella_69_no tav Clarea e S. Didero x Marta 31 5 2014 042

Violenza. Sulla persona. Che va a ledere quel legittimo diritto alla vita, al rispetto, al riconoscimento dell’altro come diverso eppur simile a sé. Violenza che investe e attraversa tutto il cosiddetto vivere civile, trasformando i rapporti interpersonali in tanti piccoli inferni, annientando quel tenace e primordiale desiderio di condivisione di pace, bellezza, empatia.

Gabriella_69_no tav Clarea e S. Didero x Marta 31 5 2014 008

Di questa violenza ha inteso occuparsene un gruppo di donne, quelle legate al movimento del no alla realizzazione del tav inv Valsusa, donne che hanno voluto presentarsi come “alvà della Clarea”, utilizzando un’immagine forte, quella del lievito, che, mescolato alla farina, sa “far crescere” e in questo caso specifico intende far crescere in consapevolezza.

Gabriella_69_no tav Clarea e S. Didero x Marta 31 5 2014 010

Con questo spirito le alvà hanno voluto indicare uno specifico tipo di violenza, quella dello Stato. Forti di esperienze fatte in questi anni intorno al progetto del cantiere, dove l’imposizione di un’opera, chiaramente non condivisa e capace di annientare un territorio, ha suscitato spesso sentimenti di prevaricazione, insofferenza, intolleranza tra cittadini impegnati su diversi fronti, quello della protesta e quello dell’osservanza a ordini superiori.

Gabriella_69_no tav Clarea e S. Didero x Marta 31 5 2014 015

Creando così muri, di cemento, di ferro, ma ancor più di umani, annientando, colpendo, avvelenando. E mancando di rispetto alle donne. Proprio come spesso accade nelle peggiori azioni di guerra.

Le alvà questo hanno inteso ricordare con l’iniziativa che ha visto venire in Valle, da Pisa, lo scorso fine settimana, Marta, che ha denunciato di essere stata picchiata e toccata la notte del 19 luglio dello scorso anno, in Clarea, in una notte in cui i lacrimogeni sono venuti giù come grandine, accompagnati dai manganelli. Persone contro altre in fuga… a Marta è stato spaccato un labbro, e non solo… Cose queste  rese note dopo poche ore in conferenza stampa.

Gabriella_69_no tav Clarea e S. Didero x Marta 31 5 2014 028

“Questo fatto suscitò da subito grande solidarietà fra le donne, nacque la campagna “se non con Marta quando?” su Facebook migliaia furono i messaggi, e migliaia firmarono l’appello delle donne no tav di Pisa. Il 26 luglio andai in tribunale a testimoniare e anche qui le donne venute a presidiare furono manganellate, ma il giorno dopo, il 27, nel corteo verso la Clarea c’erano anche mamma e papà.. e in Clarea sono tornata nel dicembre dello scorso anno, la notte prima del convegno sul diritto alla resistenza, sono tornata con i miei amici, ho voluto farlo per superare la paura per quanto era accaduto… ma dal 31 gennaio di quest’anno non ci posso più andare, ho ricevuto il foglio di via da Giaglione e Chiomonte…” – questi alcuni passaggi dell’intervento che Marta ha fatto al presidio di San Didero lo scorso sabato, accogliendo i tanti che prima si erano recati in Clarea per inaugurare la targa realizzata per ricordare quanto a lei accaduto.

Gabriella_69_no tav Clarea e S. Didero x Marta 31 5 2014 014

“Certa è la vittoria. Resistere, contrapporsi e battersi: l’esistenza, l’impegno e la passione” – queste le parole incise sul metallo e lasciate come costante monito e impegno ai passanti.

Un monito al quale hanno lavorato, con le alvà, pensando a Marta, alcuni amici, Paolo, Marco, Gianni… per affermare quanto già ebbe a dire Tonino Bello: “Chi spera cammina, non fugge! Si incarna nella storia. Costruisce il futuro, non attende soltanto! Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di  chi disarma! Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare. Cambia la storia, non la subisce.”

Gabriella_69_no tav Clarea e S. Didero x Marta 31 5 2014 080

Con questo spirito anche Marta va avanti, in una vita che oggi deve fare i conti con dei processi. Ma che è anche  incontro gioioso con tanti amici. Come è accaduto sabato, dove, dopo l’incontro al presidio, la festa è proseguita al polivalente di San Didero. C’è stata l’apericena, a cui in tanti hanno voluto partecipare e poi c’è stata la musica, con gli Antropina e gli Egin in concerto. Condividendo tutto con cuore leggero. Nonostante tutte le difficoltà.

G.T. 02.06.14 Festa della Repubblica

OAT. Il Festival entra nei cantieri: visita alla Stazione alta velocità di Chiomonte

http://www.tgvallesusa.it/?p=8923TG Valle Susa “La Fondazione OAT, in occasione del festival Architettura in Città, organizza visite guidate riservate agli iscritti OAT in alcuni cantieri a Torino e in provincia”.

di Massimo Bonato

Sgranate gli occhi al titolo? Niente paura. È solo ignoranza.

“La Fondazione OAT, in occasione del festival Architettura in Città, organizza visite guidate riservate agli iscritti OAT in alcuni cantieri a Torino e in provincia” (OAT).

Non sono le “Parole in libertà” di marinettiana memoria, che verso lo spregiudicato futuro di progresso e prosperità invitano a percorsi ludico-istruttivi le masse agognanti il sapere.

Più prosaicamente è l’OAT – Ordine degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Torino – a organizzare tra il 9 e il 13 giugno una serie di tour alle bellezze paesaggistiche dell’Irreversibile Progresso. Dal 9 all’11 giugno il grattacielo della Regione Piemonte; 10 e 11 giugno il Termovalorizzatore; dulcis in fundo dal 10 al 13 giugno la Stazione Alta Velocità di Chiomonte.

Siano la scarsa competenza del tema Alta velocità o l’esuberante facondia che il Progresso tornisce in retorica ammirazione, chi non sapesse ancora che a Chiomonte si lavora per l’edificazione di una stazione internazionale, eccolo servito: potrà persino visitarla, previo appuntamento. L’Oat accompagna.

Iscrizione obbligatoria tramite mail a segreteria@fondazioneoat.it, ma anche per ragguagli tecnici di cui pare mancare l’Ordine.

Fantasia al Potere, si diceva una volta.

M.B. 03.06.14

Arresti e perquisizioni a Torino per la resistenza agli sfratti. I PM si vendicano?!

Arresti e perquisizioni a Torino per la resistenza agli sfratti. I PM si vendicano?!

111 indagati, 17 misure cautelari, 11 in carcere, 7 agli arresti domiciliari, 3 divieti di dimora sul territorio del comune di Torino e un obbligo quotidiano di presentarsi in caserma, tutto ciò per vari episodi di resistenza agli sfratti a partire dal settembre 2012. Questi i numeri della maxi operazione portata avanti questa mattina dai soliti PM con l’elmetto della procura torinese.

Le misure cautelari sono, a detta degli inquirenti, strettamente legate alla “pericolosità sociale degli indagati”. A noi pare siano dovute al fatto che tra le strade di Barriera di Milano e Porta Palazzo la lotta ha effettivamente bloccato per un lungo periodo l’esecuzione di  sfratti creando non pochi problemi a chi voleva lasciare persone senza un tetto.

Ci preme fare alcune riflessioni e notare alcune analogie con quello che è avvenuto e avviene in Valle sempre ad opera dell’immancabile Rinaudo, affiancato questa volta dalla dottoressa Pedrotta.

Anche in questo caso i reati contestati, a chi più si è speso nella lotta antisfratto e per il diritto alla casa, vanno dal danneggiamento, all’interruzione di pubblico servizio, da resistenza a violenza aggravata a pubblico ufficiale, da violenza privata (?!) a tentata estorsione di “proroga”(?!), da sequestro di persona (!?) ad invasione di terreni ed edifici.

Un presidio diventa sequestro di persona.
La procura usa formule magiche con cui trasforma una protesta diffusa ed efficace in un vortice di violenze inaudite, complici i soliti media mainstream che fanno da grancassa. Un’inchiesta di dimensioni spropositate che sembra più uno sfogo, una vendetta verso i torinesi più attivi ma anche senza dubbbio un tentativo di prevenzione, dimostrato dal fatto che tra i 111 indagati dell’inchiesta appaiono anche molte persone del quartiere che in questi anni si sono battuti per tenersi il più possibile la casa, strappare rinvii agli ufficiali giudiziari e occupare edifici vuoti per viverci.

In un’Italia che versa in pessime condizioni (disoccupazione ai massimi storici, crisi, assenza dello stato sociale) la vivisezione delle lotte, in cui una lente di ingrandimento va ad analizzare anche la più minuscola violazione della legalità, ha il solo scopo di stroncare un movimento, un’opposizione, tanto più quando questa è radicata sul territorio ed efficace, come è di fatto la lotta anti-sfratto e per la casa.
Il legalismo esasperato vuole prevenire in città ciò che in Valle è già avvenuto, ossia che le lotte diventino sempre più trasversali e partecipate e non si limitino a raccolte firme o a mera testimonianza.
basta-sfratti.jpg

Mostrare i muscoli in un’ottusa sordità è quello che il mondo politico continua a fare. Famiglie per strada senza un tetto sulla testa per i politici torinesi vengono dopo rispetto ai palazzinari, ai padroni di interi quartieri e ai progetti di “riqualificazione urbana”.

Tra i destinatari del mandato d’arresto anche tre dei quattro arrestati in attesa di processo per il “famoso” incendio del generatore. Per questo “reato” gli stessi pm avevano ipotizzato l’aggravante di “terrorismo”, venendo poi smentiti clamorosamente dalla Cassazione.
Si stava dunque aspettando la loro liberazione da un giorno all’altro (per via della ridotta carcerazione preventiva, una volta caduta l’aggravante paranoica). E invece il nuovo mandato fa ripartire il timer carcerario per Niccolò e Claudio, mentre per Chiara sono stati disposti gli arresti domiciliari, pur restando ancora in carcere.

La casa è di chi l’abita è un vile chi lo ignora!
Tutti liberi!

Maxiprocesso No Tav. Sparavano sui fotografi

Lanci di lacrimogeni ad altezza d’uomo su fotografi e cameramen, in gruppo, distinguibili, distanti dagli scontri, senza minaccia di atteggiamenti provocatori o violenti.

di Massimo Bonato

“Ma che cazzo fanno questi?” A chiederselo un videoreporter che il 3 luglio si trova arroccato su alcuni terrazzamenti antistanti l’epicentro degli scontri.  Vi si sono radunati fotografi e reporter professionisti che da lì godono di un’ampia visuale per le riprese. Ci sono soltanto loro. E sono riconoscibili, perché hanno obiettivi da 7000 euro, apparecchiature sofisticate che permettono di fotografare e riprendere a 2/300 metri almeno. Eppure C.A., fotografo professionista, che testimonia la sua partecipazione alla manifestazione del 3 luglio, ha appena il tempo di togliere l’occhio dall’obiettivo, spostarsi avvertendo il cameramen di YouReporter che a essere sotto mira son proprio loro, e quest’ultimo viene colpito in pieno alla gamba da un lacrimogeno. A sparare uomini in divisa, presumibilmente della Guardia di Finanza, secondo il teste. Ma sono in divisa anche quelli che vede lanciare oggetti dal viadotto dell’autostrada: “Arrivavano anche pietre. Ho visto uomini in divisa che lanciavano pietre” dice. “Volevano spostarci, volevano che andassimo via da dove ci trovavamo. C’erano agenti in divisa che dall’autostrada filmavano, altri prendevano la mira”. Molti lacrimogeni, molti a parabola, ma molti rettilinei, ad altezza d’uomo, sparati per colpire, e non manifestanti, non lì, non in quel momento, sui terrazzamenti in cui si erano assiepati fotografi e videoreporter, facilmente distinguibili, per l’attrezzatura e l’atteggiamento in cerca di inquadrature soddisfacenti, distanti dagli scontri, senza manifestanti attorno, senza che alcuno fosse travisato o tenesse un comportamento minaccioso o aggressivo.

A passare in aula bunker pochi testi. Venuti da Parma e da Trento. Gli stessi che tornati tra i lacrimogeni a Ramat nel primo pomeriggio stanno discutendo, quando un manipolo di uomini in divisa viene schierato loro contro, in assetto antisommossa. Prendono a battere il manganello contro lo scudo e ad avanzare. L’aria era distesa, racconta E.B., “un signore anziano era sceso di casa per portarci dei panini imbottiti. Chiacchieravamo attorno alla fontana”. Ma compaiono le divise in antisommossa ed è il panico, il fuggi fuggi tra le viuzze del paese. Soltanto una ragazza resta dove si trova accettando il confronto con due agenti che le mostrano il manganello, fino a che un superiore li allontana, reputando che l’atmosfera non sia esattamente la stessa che si respira qualche centinaio di metri più a valle, tra i lacrimogeni lungo le recinzioni del cantiere.

Chi è giunto, come E.B. e B.B. da Parma o da Trento, risale alla fine sull’autobus che, via Milano, riporterà tutti a destino. L’autobus viene però scortato per un lungo tratto da motociclette e auto della Polizia, fino a un’area di sosta dove viene fermato – “Ho contato tredici camionette della Polizia” dichiara E.B. Vengono fatti scendere tutti e tutti perquisiti minuziosamente, fotografati e filmati, senza mandato, senza che venga rilasciato un verbale.

La difesa di M.S. lamenta che le prove raccolte sono soltanto a carico, mentre dovrebbe valere la regola per la quale le prove raccolte debbano essere sia a carico sia a discarico dell’imputato.

M.B. 03.06.14

Malignità sugli arresti degli antagonisti

http://www.nuovasocieta.it/torino/malignita-sugli-arresti-degli-antagonisti/NuovaSocietà

Malignità sugli arresti degli antagonisti

giugno 03 – 2014
I maligni potrebbero pensare che dietro il blitz di questa mattina che ha colpito l’area antagonista e anarchica torinese ci sia una sorta di vendetta del Partito Democratico, messo proprio in questi mesi alla berlina per la pessima gestione della città, in particolar modo sull’emergenza casa, e per la campagna che ha subito prima delle elezioni.

I maligni potrebbero pensare che la facilità con cui il comunicato del segretario regionale del Piemonte Davide Gariglio battezza già colpevoli persone indagate, senza che ci sia stato un processo, sia l’ennesimo occhiolino all’operato del duo Rinaudo-Padalino, che stanno costruendo le proprie fortune a Palazzo di Giustizia sulla pelle del movimento e non indagando su ‘ndrangheta e appalti truccati.
È chiaro che in questa città si continua stucchevolmente a dividere la lavagna in buoni e cattivi. Esiste un’emergenza casa, ci sono più di quattromila sfrattati, eppure l’unica risposta che viene data è un muro contro muro con chi vive sulla propria pelle questo grave problema.
Vicino ai senza tetto da anni ci sono uomini e donne, giovani e meno giovani, delle case occupate e dei centri sociali, e degli sportelli antisfratto che si oppongono con picchetti all’arrivo dell’ufficiale giudiziario e del fabbro che solo scortato dalle forze dell’ordine tentano di mettere in atto lo sfratto. Non solo. Torino ha molti palazzi sfitti, abbandonati al proprio destino che vengono liberati e trasformati in appartamenti per chi ne ha bisogno. Ma a quanto pare questo è illegale. Ed è vero: è illegale.
Però domandarsi cosa sia oggi legale e illegale, quando una famiglia è costretta a dormire in automobili perchè un’amministrazione comunale non è capace di darle un tetto, mentre denari vengono sperperati in eventi e si pensa di più a salvare la movida di San Salvario piuttosto che sconfiggere la speculazione edilizia che c’è dietro, diventa difficile. E i maligni potrebbero pensare che un’azione illegale è cosa buona giusta in questa situazione.
I soliti maligni potrebbero sorridere nel pensare che il partito, che oggi festeggia gli arresti, si sia già dimenticato che solo poche settimane fa ha dovuto fare i conti con il lato oscuro di se stesso: quello delle tangenti su Expo 2015, ad esempio.
I maligni dicono che i senza tetto piacciono, perché fanno piangere quanto i bambini con la pancia gonfia dell’Africa. Servono ad associazioni ecclesiastiche o meno per raccogliere fondi, vestiti e tanta solidarietà. Basta che facciano i buoni, e che siano solo dei figuranti per i loro spot buonisti, esche per donazioni. Molti anziani a questi enti lasciano in eredità appartamenti. Per i maligni a chi vanno queste case resta quasi un mistero, non certo alla famiglia che ne ha bisogno.
Restare buoni quindi e fantasmi. Quando gli spettri di questa città decidono di non essere più tali allora diventano pericolosi. Un modus operandi già visto. A Roma pochi giorni fa due leader del movimento per la casa sono finiti in manette. Oggi altri 111 indagati in Piemonte. E siamo certi che altri dovranno essere denunciati, arrestati, avere obblighi di dimora e di firma, ecc.. prima che arrivi l’11 luglio, giorno in cui il vertice sulla disoccupazione giovanile voluta da banche, Europa e Matteo Renzi aprirà i battenti a Torino. Più di 400 persone si sono trovate all’università di Palazzo Nuovo per preparare insieme a studenti, operai, Fiom e sindacati di base, le giornate e una grande manifestazione, uno sciopero che faccia capire che la gente è stanca che qualcuno decida sulla pelle altrui. Ma di questa assemblea nessun giornale ha scritto una riga, nonostante i numeri dei partecipanti. Scriveranno quando ci sarà da annunciare pericolo di scontri e di una città messa a ferro e fuoco.
Secondo alcuni maligni il sapore che lascia in bocca il blitz di oggi sa proprio di prevenzione a quella manifestazione perchè probabilmente qualcuno ha ancora paura di quei settantamila che per il diritto alla casa sono scesi in piazza a Roma il 19 ottobre scorso. Secondo i maligni quella moltitudine ha ancora voglia di scendere in piazza, nelle strade nonostante qualcuno sventoli il feticcio del terrorismo impaurendo inutilmente chi invece di restare seduto su un divano accettando le cose preferisce lottare con dignità. Ma anche queste sicuramente saranno solo malignità…