Il discorso che costò la vita a Larry Mc Donald

non è un complotto, si chiama mondialismo o internazionalismo.

Di Salvatore Santoru Larry Mc Donald era un parlamentare statunitense , membro del Partito Democratico ( si considerava ” conservatore democratico ” ) che morì il 1 settembre 1983, assassinato su un volo di linea Korean Airlines 007 abbattuto dai sovietici . 3 mesi prima della morte , durante un’intervista televisiva a una domanda su Rockefeller disse :
” L’intento dei Rockefeller e dei loro alleati è quello di creare un governo unico mondiale, combinando supercapitalismo e comunismo, tutto sotto il loro controllo. Devo chiamarla cospirazione? Si lo faccio. Sono convinto ci sia un complotto di portata internazionale, da molte generazioni ed incredibilmente malvagio nei suoi scopi ” .

Secondo il politico , sia gli Stati Uniti D’America che l’Unione Sovietica , ufficialmente in guerra , nei piani più alti collaboravano per la costruzione di un ” nuovo ordine mondiale ” . Difatti praticamente erano le stesse forze a dirigere entrambe le superpotenze . Il clan dei Rockefeller citato da Mc Donald è senza dubbio fondamentale per comprendere meglio la situazione .
I Rockefeller , proprietari della più grande e potente compagnia petrolifera storica , la Standard Oil ( ora chiamata Exxon ) , sono una delle famiglie più influenti nell ‘economia e nella politica statunitense dall’inizio del Novecento , nonchè finanziatori del regime comunista dell’ URSS e dell’industria bellica del regime nazista . Inoltre uno dei membri più influenti del clan , il banchiere e petroliere David Rockefeller , è anche un’instancabile lobbista nonchè fondatore della famigerata Commisione Trilaterale e tra i membri fondatori del Bilderberg , entrambi gruppi ” elitari ” che riuniscono i più influenti e ricchi personaggi del mondo economico , politico e mediatico e che si basano esplicitamente sulla costruzione di un ” nuovo ordine internazionale ” .
Oltre ai Rockefeller e ai potentati industriali ( petroliferi in primis ) , il ” governo ombra ” già denunciato da John Fitzgerald Kennedy , è formato dal complesso militare-industriale di cui aveva già parlato anche Dwight Eisenhower nel discorso d’addio del 1961 , e sopratutto dal cartello dei banchieri internazionali , che oltre ai Rockefeller , comprende i più noti e influenti Rothschild , i Morgan , i Lazard , e che guida la politica economica degli USA e del mondo , tramite la Federal Reserve , la famigerata banca centrale istituita nel 1913 per volere degli stessi .
Come è abbastanza noto , sia Lincoln che Kennedy tentarono di abolire la Federal Reserve e liberare gli USA dalla dipendenza dal sistema monetario gestito dai banchieri internazionali .
Lincoln fece stampare delle monete prive di interessi bancari , le greenbacks e Kennedy firmò l’ordine esecutivo 1110 con cui concedeva al Tesoro la possibilità di stampare moneta senza delegare alla Fed .

Inoltre Kennedy , in un discorso del 27 aprile 1961 , denunciò quella che chiamò la ” cospirazione monolitica ” contro l’equilibrio democratico del paese .
Senza dubbio questi omicidi di queste tre personalità politiche influenti rimangono ancora oggi un ” mistero ” , nonostante ciò che dicono i cosiddetti ” scettici ” , secondo cui tutti e tre gli episodi sono stati frutti del caso e non c’è niente sotto .
Dopo aver letto queste informazioni sarebbe positivo che ogni persona si crei una propria idea e eventualmente approfondisca , se interessata .

http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2014/05/il-discorso-che-costo-la-vita-al.html

Expo,la cupola c’era e funzionava bene

La cupola degli appalti sull’Expo di Milano esiste. È quanto confermato da Enrico Maltauro, l’imprenditore vicentino arrestato nei giorni scorsi, durante l’interrogatorio reso ai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio e durato nove ore. “C’era un sistema basato sulle tangenti – avrebbe detto l’interrogato – e io per poter lavorare mi adeguavo e pagavo”

Da quanto si è appreso, l’imprenditore ha risposto a tutte le domande chiarendo le vicende contestate nei tre capi di imputazione. Avrebbe descritto uno per uno i fatti contestati. Nel suo interrogatorio l’imprenditore vicentino avrebbe confermato pienamente l’impianto accusatorio ed è stato ritenuto “utile per il consolidamento” dell’inchiesta.

Sarebbe di un milione e 200 mila euro l’ammontare delle tangenti che la “cupola” avrebbe chiesto all’imprenditore Maltauro in relazione ad appalti per l’Expo e per Sogin. Maltauro ha detto ai pm che 600 mila euro li ha versati e poi aveva anche promesso di versare gli altri 600 mila euro richiesti.

È stato sentito in procura anche Sergio Cattozzo, l’ex esponente ligure dell’Udc ora agli arresti assieme a Maltauro, all’ex parlamentare dc Gianstefano Frigerio, all’ex funzionario Pci Primo Greganti, all’ex senatore Pdl Luigi Grillo e ad Angelo Paris, ormai ex manager di Expo 2015. Secondo uno dei suo legali, Rodolfo Senes, Cattozzo “ha chiarito dando giustificazioni congruenti e fornendo le indicazioni che gli sono state richieste”. Cattozzo, come hanno ripetuto più volte Senes e il codifensore Michele Ciravegna, “ha risposto alle domande” e riferendosi ai post-it su cui, come ha ammesso lunedì scorso il politico, aveva annotato la contabilità dei soldi ‘incassati’ dall’imprenditore Maltauro, “ha chiarito – ha proseguito l’avvocato – il significato delle cifre”.

E come le ha spiegate quelle cifre? “Non voglio entrare nel merito perché ci sono indagini in corso”, è stata la replica del legale che ha però aggiunto che a breve il suo assistito proseguirà con un secondo interrogatorio in quanto “ci sono altre circostanze da affrontare. Insomma vuole chiarire l’intera vicenda”. Cattozzo ha avuto dunque un atteggiamento “collaborativo: ha risposto ad ogni domanda” e fra qualche giorno proseguirà.

VIDEO: Inchiesta Expo, la consegna della bustarella tra Cattozzo e Maltauro
(Il filmato diffuso dalla Procura di Milano mostra l’incontro tra Enrico Maltauro e Sergio Cattozzo il 17 aprile scorso, in corso Sempione, a Milano)

http://www.huffingtonpost.it/2014/05/14/expo-maltauro-conferma-sistema-cupola-appalti_n_5325043.html?utm_hp_ref=italy

Inchiesta appalti Expo, Sogin e l’ex centrale nucleare di Saluggia

Gare vinte grazie a ribassi. Come nel caso dell’ex impianto del Vercellese assegnato alla Maltauro. E la sicurezza?
di Marco Mostallino

La nuova frontiera della corruzione italiana è la «tangente radioattiva». Questa è l’ipotesi dei magistrati milanesi che indagano sull’affaire dell’Expo 2015: nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di sette persone, la Procura meneghina ora si muove su un nuovo filone, diretto verso gli appalti della Sogin, la società statale (controllata al 100% dal Tesoro) che ha l’incarico di smantellare e mettere in sicurezza le quattro ex centrali atomiche del nostro Paese e di conservare le scorie, i materiali contaminati e altamente pericolosi, in depositi che possano evitare la dispersione radioattiva.

APPALTO DA 98 MLN A MALTAURO. Secondo gli investigatori, l’appalto da 98 milioni di euro alla Maltauro per la «cementificazione delle scorie liquide» potrebbe essere stato assegnato alla Maltauro di Vicenza (il patron Enrico è finito in cella) in cambio di denaro o di favori.

Dal sito della Sogin.
Procedura ad altissimo rischio: il ricordo di Fukushima
Una manifestazione anti-nucleare a Tokyo.

Per avere una idea del lavoro svolto da Sogin e della sua pericolosità, bisogna fare un passo indietro, fino allo tsunami che devastò (nel 2011) la centrale nucleare giapponese di Fukushima.
In quell’occasione, a essere sventrate o danneggiate dal terremoto e dalle onde, oltre ai reattori, furono le ‘piscine’ dove i combustibili esausti (barre d’uranio ancora altamente contaminate) sono tenuti a bagno nell’attesa che, nel giro di qualche centinaio di anni, il pericolo termini o si riduca in seguito al processo di decadimento dei materiali radioattivi.
Nemmeno la tecnologia congiunta di giapponesi e francesi potè impedire il disastro: le acque radioattive finirono in mare, provocando una pesantissima contaminazione la cui portata ancora oggi non si è in grado di quantificare e, soprattutto, di arginare.

Una bomba radioattiva nel Vercellese

Il 21 dicembre 2012 la cordata Maltauro-Saipem vinse l’appalto bandito da Sogin per la «per la realizzazione dell’impianto di cementazione di soluzioni liquide radioattive relativo al sito di Saluggia». La Maltauro si aggiudicò l’affare grazie a un ribasso enorme, 98 milioni invece dei 135 iniziali, e secondo i pm milanesi anche questo incarico sarebbe stato assegnato in seguito all’intervento dei faccendieri finiti in carcere per la vicenda Expo.

SULL’ARGINE DELLA DORA. La commessa vinta dal gruppo vicentino era di una delicatezza senza precedenti. Saluggia è un paesino del Vercellese, dove, in un laboratorio costruito in un’ansa del fiume Dora, sono conservate parte delle barre d’uranio della vicina ex centrale di Trino Vercellese. Grosse quantità di quei combustibili radioattivi sono stati già spediti in Francia e Gran Bretagna per essere trattati prima di ritornare in Italia. Ma nelle piscine di Saluggia restano soprattutto le acque contaminate dal raffreddamento per immersione dell’uranio: sostanze ad altissimo rischio, considerate intrasportabili per il pericolo di perdite radioattive.

L’allarme di Rubbia
Nel 2000, in seguito a una piena della Dora (l’impianto si trova in un avvallamento del terreno) il fiume arrivò a sfiorare le piscine contenenti l’acqua contaminata. Il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia lanciò l’allarme per lo stato di conservazione delle scorie: disse che pochi centimentri di piena in più avrebbero provocato il travaso radioattivo nella Dora, con la conseguente contaminazione del fiume stesso, del Po di cui è affluente e di parte dell’Adriatico dove il Po sfocia.

TENUTA DEI SERBATOI A RISCHIO. In seguito venne fuori, per ammissione della stessa Sogin, che la tenuta stessa dei serbatoi poteva essere a rischio. Così, anche se parecchi anni dopo (2010), la Sogin, allora guidata dall’amministratore Giuseppe Nucci (ora indagato) si decise ad aprire una gara d’appalto per la cementificazione delle scorie liquide, il progetto Cemex.
La gara, bandita in un primo tempo per 145 milioni e per la quale si era presentata Ansaldo Energia, società statale specializzata in impianti nucleari all’estero, venne annullata in ‘autotutela’ da Sogin nel marzo 2011. Il nuovo appalto scese a 135 milioni, esperito con urgenza (scadenza il 5 maggio, meno di due mesi dopo) e vinto da Maltauro e Saipem con un ribasso enorme, che portò il costo per la Sogin a soli 98 milioni contro i 145 della prima asta, poi cancellata.

Il piddino Bobba e la denuncia al Senato

Il 16 marzo 2011, nei giorni della nuova gara, il senatore del Pd Luigi Bobba (tramite un’interrogazione al ministro dello Sviluppo economico) chiese al governo di prendere provvedimenti urgenti per la sicurezza degli abitanti di Saluggia e dintorni, in quanto le condizioni del bando, a suo avviso, lasciavano aperta la porta al pericolo che «a Saluggia la Sogin possa affidare, mediante bando di gara, operazioni delicate e pericolose quali il trattamento dei 100 metri cubi di rifiuti liquidi altamente radioattivi stoccati nel sito Eurex anche a ditte con scarsa o nessuna esperienza specialistica nel campo nucleare».
APPALTI AFFIDATI CON LEGGEREZZA. Ciò in quanto, spiegò ancora Bobba, «a differenza del 2010 non è richiesta alcuna esperienza specifica concernente la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti radioattivi». Anche questa chiave di lettura della vicenda, offerta dal senatore Bobba, è oggi in mano agli inquirenti per capire se l’appalto di Saluggia sia stato assegnato o meno grazie a una «tangente radioattiva».

Martedì, 13 Maggio 2014

http://www.lettera43.it/cronaca/inchiesta-appalti-expo-sogin-e-l-ex-centrale-nucleare-di-saluggia_43675129248.htm

Ucraina: Putin pronto a bloccare forniture gas a Ue dal 1 giugno

BRATISLAVA – BRATISLAVA – Vladimir Putin ha annunciato a diversi leader europei che la Russia interrompera’ il rifornimenti di gas all’Ue che passano attraverso l’Ucraina se Kiev non saldera’ i suoi debiti con Gazprom.

Lo ha reso noto il premier slovacco, Robert Fico. Fico, al termine di un incontro con il segretario generale della Nato, General Anders Fogh Rasmussen ha dichiarato: “Oggi diversi Stati membri (Ue), inclusa la Slovacchia, sono stati informati dal presidente (russo) Putin che dal primo giugno, se l’Ucraina non avra’ saldato il suo debito per il gas, saranno interrotte le forniture a tutto il territorio europeo”. Dall’Ucraina passa circa il 50% del gas russo diretto in Europa. Il resto trasnita dal gasdotto Nord Stream che dalla Russia, passando sul fondo del mar Baltico, raggiunge direttamente la Germania. Stamane Putin aveva ricordato che Gazprom e’ stata costretta a demandare a Kiev il pagamento anticipato del gas per il mese di giugno perche’ l’Ucraina ha accumulato debiti per 3,5 miliardi. Nei giorni scorsi Gazprom ed il premier Dimitry Medvedev avevano annunciato che se Kiev non avesse saldato il conto entro il 2 giugno, dalle 10 del mattino ora di Mosca del giorno dopo il flusso di gas si sarebbe interrotto, ma senza fare riferimento – anche se le conmseguenze erano implicite – ai rifornimenti all’Europa. Kiev si era detta disponibile a saldare il debito (l’Ucraina ha ricevuto nei giorni scorsi 3,2 miliardi di dollari, prima tranche di un finanziamento biennale di 17 da parte del Fondo Monetario Internazionale) ma solo a patto che Mosca riporti il costo del gas ai 285 dollari per mille metri cubi, in vigore fino alla caudta a fine febraio dell’ex presidente filo-russo, Viktor Yanukovich, contro i 465 (il prezzo piu’ alto per un cliente di Gazprom) chiesti a partire dal primo aprile.

http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/159823-putin-pronto-a-bloccare-forniture-gas-a-ue-dal-1-giugno

Ostruzionismo estremo del PD per salvare Genovese. Dov’è la ghigliottina quando serve?

E’ scontro alla Camera fra Pd e M5s sul caso Genovese. Il voto sulla richiesta di arresto per il deputato dem, Francantonio Genovese – sui cui pendono le accuse di associazione a delinquere, riciclaggio, peculato e truffa formulate dalla procura di Messina – inizialmente previsto per questa sera, verrà rimandato molto probabilmente a dopo le elezioni europee. L’aula di Montecitorio ha infatti respinto con 122 voti di differenza la richiesta del M5S di far slittare il voto finale sul dl lavoro ad altra seduta e votare prima la relazione della Giunta autorizzazioni sulla richiesta di arresto del deputato PD.

Negli ultime ore la Serracchiani – PD – ha avuto la faccia di dire che il M5S, al contrario del PD, è contro all’arresto di Genovese, quando invece è lo stesso PD ad aver votato contro la proposta del M5S che prevedeva l’arresto immediato.

Per tutta la giornata il PD ha applicato ostruzionismo estremo, ottenendo il rinvio del voto sul dl lavoro e, a data da definire, anche il voto sull’arresto di Genovese, che sarà votato dopo le europee del 25 maggio.
Dov’è la ghigliottina quando serve ? Ah, stavolta non si tratta di regalare 7,5 miliardi alle banche ma di arrestare un “compagno“, non vi passi per l’anticamera del cervello di usare la ghigliottina…

Fonte: www.pressnewsweb.it

Roma: Usa i computer del Senato per inviarsi minacce, indagato il deputato PD Ernesto Carbone

14 maggio 2014
Aveva denunciato la sua ex amante per stalking, accusandola di averlo perseguitato e minacciato più e più volte via mail, ma la sentenza di assoluzione della giovane ha fatto emergere un’altra verità: sarebbe stato lui, il deputato del PD Ernesto Carbone, a introdursi nella casella di posta elettronica dell’ex compagna e inviarsi quelle mail di minaccia. La giovane fu assolta un anno fa e nelle motivazioni il giudice Anna Tavernese precisava che l’istruttoria ha fornito sufficienti elementi per affermare che sicuramente la persona offesa era abusivamente entrata nell’indirizzo di posta elettronica dell’imputata e da questo stesso indirizzo aveva poi inviato dei messaggi. Oggi, a dodici mesi di distanza, Ernesto Carbone è stato iscritto nel registro degli indagati per accesso abusivo al sistema informatico e falsa testimonianza nell’ambito di un’indagine appena avviata. Qualche dettaglio in più su questa vicenda arriva dalle stesse motivazioni, secondo le quali.(…)

Leggi tutto su crimeblog
http://www.crisitaly.org/notizie/roma-usa-i-computer-senato-per-inviarsi-minacce-indagato-deputato-pd-ernesto-carbone/

Ungheria, no a rafforzamento militare confini Est della Nato

Per magiari in Ucraina sì autogoverno, no autonomia
14 maggio,
(ANSA) – BUDAPEST – Non c’è bisogno di un potenziamento militare sui confini orientali del blocco Nato, malgrado l’acuirsi della crisi in Ucraina e i ”profondi cambiamenti nella situazione di sicurezza”. Lo ha detto a Bratislava, in occasione della conferenza Globsec 2014, il ministro degli Esteri ungherese, Janos Martonyi. Come informa una nota del suo dicastero, Budapest ritiene inoltre che a questo proposito le ”corrette decisioni verranno prese al momento giusto”.
Alla conferenza di tre giorni presenzieranno tra gli altri anche i leader politici e decine di ministri dei Paesi del Gruppo di Visegrad – Repubblica ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia – e il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, sottolinea il comunicato.
A margine della conferenza, Martonyi è tornato anche sulla questione del discorso d’insediamento del premier Viktor Orban, che aveva affermato che gli ungheresi che vivono al di fuori dei confini dell’Ungheria hanno diritto alla doppia cittadinanza, alle tutele che spettano alle minoranze e all’autonomia. Questi sono ”argomenti fondamentali”, ha ribadito Martonyi, per i ”200.000 ungheresi che vivono nella confinante Ucraina” e in ogni caso il riferimento di Orban non riguardava pretese di ”autonomia territoriale”, bensì di semplice autogoverno per la minoranza. (ANSA).
http://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/politica/2014/05/14/ungheria-no-a-rafforzamento-militare-confini-est-della-nato_5feb51dd-328b-4d4c-8206-f235f250f969.html

Siria, l’Occidente ci riprova

MERCOLEDÌ 14 MAGGIO 2014
di Michele ParisLa vigilia dell’ennesimo vertice dei cosiddetti “Amici della Siria”, al via da giovedì a Londra, è stata segnata da una serie di eventi legati al paese mediorientale in guerra da oltre tre anni che hanno confermato sia il crescente fallimento dell’opposizione armata anti-Assad sia la volontà dei governi occidentali di continuare ad alimentare il conflitto in corso, ricorrendo ancora una volta, se necessario, a menzogne e manipolazioni della realtà.L’ammissione della totale incapacità da parte della comunità internazionale anche solo di gettare le basi per un negoziato efficace sulla crisi è avvenuta martedì con le dimissioni dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Lakhdar Brahimi.

Il diplomatico algerino ha annunciato la propria decisione ai membri del Consiglio di Sicurezza nel corso di una riunione a porte chiuse, durante la quale avrebbe espresso delusione per la mancanza di impegno da parte dei sostenitori di entrambi gli schieramenti nel fermare l’afflusso di armi in Siria e di alleviare la crisi umanitaria.

La sorte di Brahimi era risultata evidente già nel mese di marzo, quando i colloqui di Ginevra tra il regime e l’opposizione “moderata” erano finiti nel nulla dopo due round di negoziati. Per il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, l’impossibilità di percorrere la strada diplomatica sarebbe dovuta all’intransigenza mostrata al tavolo delle trattative da Assad e dai suoi uomini.

Lo stesso Brahimi, nonostante abbia puntato il dito contro tutte le parti in causa per la drammatica evoluzione della crisi in Siria, ha più volte lasciato intendere che il fallimento dei negoziati di Ginevra è la diretta conseguenza della decisione del regime di Damasco di organizzare le elezioni presidenziali per il 3 giugno prossimo nelle quali Assad sarà regolarmente tra i candidati.

Le affermazioni di Ban e Brahimi la dicono lunga sulla presunta imparzialità delle Nazioni Unite in relazione alla Siria, visto che le ragioni principali del naufragio di qualsiasi ipotesi diplomatica sono da ricercare piuttosto nell’inflessibilità mostrata a Ginevra dai rappresentanti dell’opposizione anti-Assad.

I “ribelli”, cioè, hanno sempre posto come condizione imprescindibile per l’accettazione di un eventuale piano di transizione l’esclusione del presidente siriano e degli uomini ritenuti più compromessi del suo regime, negando così una realtà militare sempre più favorevole a Damasco e sorvolando sull’avversione nutrita dalla maggior parte della popolazione nei confronti di un’opposizione composta in larga misura da forze fondamentaliste violente.
Proprio mentre Brahimi rassegnava le proprie dimissioni, la visita a Washington del leader politico dell’opposizione siriana, Ahmad Jarba, raggiungeva il proprio culmine con un incontro alla Casa Bianca. Il burattino saudita aveva trascorso i giorni precedenti parlando a media e think tank americani, nel tentativo di raccogliere consensi per la richiesta da sottoporre all’amministrazione Obama di fornire ai ribelli nuove armi, in particolare missili terra-aria per abbattere gli aerei del regime.
Jarba, dopo avere incassato da Washington il riconoscimento dello status di “missione diplomatica” per l’organizzazione che dirige, aveva anche confermato che gli USA hanno recentemente fornito missili anti-carro al Libero Esercito della Siria, per poi sottolineare la competenza e la responsabilità che i militanti anti-Assad avrebbero mostrato con queste armi.

Il presidente Obama, così come gli uomini all’interno dell’amministrazione democratica che condividono la sua posizione relativamente cauta sulla Siria, continua però a dubitare dell’opportunià di fornire i cosiddetti “manpads” ai ribelli, visto che con ogni probabilità queste armi finirebbero nelle mani di formazioni estremiste che le potrebbero utilizzare contro velivoli commerciali.
Questa possibilità è stata confermata da un articolo uscito la settimana scorsa sul Wall Street Journal, nel quale alcune fonti all’interno del Libero Esercito della Siria hanno rivelato come le fazioni anti-Assad ritenute “moderate” dall’Occidente stiano collaborando da qualche settimana con il Fronte al-Nusra, vale a dire l’unica organizzazione riconosciuta ufficialmente da Al-Qaeda tra quelle attive in Siria.

In particolare, il Libero Esercito e il Fronte al-Nusra sono partner sui campi di battaglia nel sud-ovest della Siria, non lontano dalle alture del Golan occupate da Israle, dove tra l’altro gli Stati Uniti operano da tempo tramite la CIA un programma di addestramento per i ribelli.
Se le rassicurazioni di Jarba sono dunque crollate miseramente già prima di essere esposte al presidente Obama, le manovre per mantenere la Siria nel caos da parte dell’Occidente, in alternativa al sogno per ora irrealizzabile di provocare la caduta di Assad, stanno passando anche da altre strade, sia pure non esattamente nuove.
Con una dose difficilmente misurabile di ipocrisia e cinismo, ad esempio, il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, sempre nella giornata di martedì, ha espresso il proprio rammarico per la mancata decisione da parte di Obama di bombardare la Siria dopo le accuse mosse contro Assad l’agosto scorso per avere usato armi chimiche contro i ribelli.

Secondo Fabius, se il governo USA in quell’occasione avesse dato seguito alle proprie minacce autorizzando attacchi aerei contro il regime, “molte cose sarebbero cambiate”. In effetti, se Washington avesse inaugurato una nuova guerra criminale basata sulla menzogna in Medio Oriente, la Siria sarebbe oggi, quanto meno, già nelle mani di bande fondamentaliste sull’esempio della Libia “liberata” dalla NATO.
La criminalità della tesi di Fabius è amplificata dal fatto che le sue dichiarazioni rilasciate a Washington giungono dopo quasi nove mesi dagli attacchi in questione, avvenuti a Ghouta, nei pressi di Damasco, durante i quali sono emersi numerosi dettagli e rivelazioni – anche se quasi mai riportati dai media ufficiali – che hanno dimostrato come l’uso di armi chimiche fosse da attribuire quasi certamente proprio alle formazioni ribelli, interessate a provocare la reazione della comunità internazionale contro un regime che già allora stava mettendo a segno importanti successi militari sul campo.

Il giornalista investigativo americano Seymour Hersh, soprattutto, nei mesi scorsi ha pubblicato due indagini molto approfondite per smontare la tesi americana della responsabilità di Assad, rivelando tra l’altro come gli USA sapevano perfettamente delle capacità dei ribelli di produrre e utilizzare il Sarin a scopi bellici e come dietro all’attacco di Ghouta ci fosse addirittura il governo turco, disperatamente intenzionato a provocare un intervento internazionale per rimuovere il regime di Damasco.

Ciononostante, Fabius è tornato nuovamente ad accusare Assad di avere condotto 14 attacchi con armi chimiche a partire dallo scorso ottobre, sostanzialmente da quando ha accettato l’accordo USA-Russia per la distruzione del proprio arsenale. Il ministro francese ha citato “testimoni credibili”, verosimilmente pescati tra le fila dei ribelli e, perciò, nessuno di essi nella posizione di fornire prove irrefutabili che, infatti, non sono state presentate.
Le accuse infondate di Fabius potrebbero servire in ogni caso da pretesto agli “Amici della Siria” riuniti a Londra per aumentare il loro impegno a favore dei ribelli, così come allo scopo tornerà utile un rapporto diffuso ancora martedì da Human Rights Watch sull’uso di armi chimiche.
L’organizzazione americana, teoricamente indipendente, sostiene che nel mese di Aprile le forze del regime avevano lanciato bombe al cloro su tre città nel nord della Siria. Pur affermando che quelle reperite su questi attacchi sarebbero “prove”, Human Rights Watch ha dovuto ammettere che “non è stato possibile confermarle in maniera indipendente”. Anche in questo caso, appare evidente, le presunte “prove” devono essere state fornite esclusivamente dalle forze anti-governative.
L’allineamento di Human Rights Watch alle posizioni del Dipartimento di Stato americano appare peraltro ben poco sorprendente, visti i legami di molti suoi uomini di spicco con il governo USA, a cominciare da Tom Malinovski, recentemente dimessosi da responsabile delle relazioni dell’organizzazione per i diritti umani a Washington per diventare assistente al segretario di Stato per “la democrazia, i diritti umani e il lavoro”.
Il problema di credibilità di Human Rights Watch è stato in questi giorni sollevato anche da un gruppo di autorevoli accademici, tra cui il premio Nobel per la Pace argentino Adolfo Pérez Esquivel, i quali hanno indirizzato una lettera al direttore esecutivo Kenneth Roth per denunciare i rapporti della sua organizzazione con il governo di Washington che ne mettono in dubbio l’indipendenza.

Oltre a Malinovski, che ricoprì vari incarichi già durante l’amministrazione Clinton, la lettera evidenzia la presenza nel comitato consultivo di Human Rights Watch di personaggi come ad esempio Myles Frechette, ex ambasciatore USA in Colombia, Miguel Diaz, ex analista della CIA, e Michael Shifter, già direttore per l’America Latina del “National Endowment for Democracy”, uno degli strumenti utilizzati da Washington per la destabilizzazione di governi stranieri poco graditi.

Tra gli altri possibili sviluppi della crisi siriana vanno infine segnalate le bozze di due risoluzioni ONU proposte da Russia e Francia. Mentre la prima intende estendere ad altre località del paese in guerra il recente accordo di cessate il fuoco negoziato a Homs tra il regime e l’opposizione armata, la seconda è un altro capolavoro di ipocrisia occidentale.

Con essa, Parigi vorrebbe deferire il caso della guerra in Siria al Tribunale Penale Internazionale ma la sua vera natura è illustrata dalle manovre francesi per definirne il testo. La risoluzione, infatti, è stata studiata per limitare le indagini sui crimini commessi in Siria a dopo il 2011, così da escludere quelli commessi in precedenza da Israele nelle alture del Golan, e per dispensare da eventuali incriminazioni i cittadini dei paesi non firmatari dello Statuto di Roma – che ha istituito appunto il Tribunale – ad eccezione della Siria.

Quest’ultima disposizione serve appositamente a escludere qualsiasi denuncia ai danni di membri del governo e delle forze armate degli Stati Uniti, nel caso in cui il paese più importante che non ha mai ratificato lo Statuto di Roma decidesse di invadere la Siria per forzare il cambio di regime.

Se la risoluzione francese dovesse finire ai voti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la Russia ha comunque già annunciato di volere esercitare il proprio diritto di veto.
http://www.altrenotizie.org/esteri/6002-siria-loccidente-ci-riprova.html

L’EX MINISTRO GRILLI A JP MORGAN, MA ORA RISCHIA IL “SUICIDIO”

Di comidad del 15/05/2014
 
Pochi giorni fa si è verificata un’ulteriore delegittimazione a posteriori del governo Monti: è arrivata infatti la notizia del passaggio dell’ex ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, alla più grande banca d’affari del mondo, JP Morgan. Grilli accede addirittura alla carica di presidente per l’area europea. Si tratta di uno di quei casi di “revolving door” che riconfermano il carattere puramente lobbistico delle attuali compagini di governo. Qualcuno ricorderà le sdegnate smentite dell’allora Presidente del Consiglio, Mario Monti, di fronte ai malpensanti che indicavano il suo esecutivo come un governo dei banchieri.
La posizione di Vittorio Grilli incorre in un evidente conflitto di interessi, poiché come ministro dell’economia, ed ancor prima nella veste di direttore generale del Tesoro, egli ha gestito quella crisi dello “spread” che ha fatto incassare introiti miliardari alle multinazionali del credito come JP Morgan, grazie ai mega-interessi concessi dal Tesoro italiano sul debito pubblico. Un caso analogo di conflitto di interessi a posteriori ha interessato anche l’ex ministro ed ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, accolto a Deutsche Bank nel ruolo di senior advisor. Giuliano Amato fu il Presidente del Consiglio che gestì la crisi finanziaria del 1992; ed in quell’anno Amato affidò proprio a Deutsche Bank l’incarico di piazzare sul mercato tedesco i buoni del Tesoro italiano.
Forse non è una coincidenza il fatto che, mentre scoppia un caso manifesto di lobbismo infiltrato nelle istituzioni, come quello di Grilli, le cronache ed i commenti siano ancora invasi da un personaggio come “Genny ‘a Carogna”, lanciato all’evidenza mediatica durante la finale di Coppa Italia a Roma. Il razzismo antimeridionale infatti non è solo un efficace diversivo propagandistico, ma anche un veicolante per messaggi ideologici più subdoli.
Una certa connivenza poliziesca con gli ultras si spiega facilmente, se si considera che le organizzazioni del tifo costituiscono veri e propri allevamenti di confidenti della polizia, da riutilizzare e riciclare anche in situazioni molto diverse dal calcio. I media hanno invece colto l’occasione per usare il caso di “Genny ‘a Carogna” come pretesto per riproporre l’immagine di uno “Stato debole”, vittima ogni volta del piccolo prepotente di turno. Come si può prendersela con Grilli se ha fatto anche lui ‘a Carogna, visto che può farlo chiunque? Il problema dunque non è più lo strapotere del lobbying delle multinazionali, ma la “debolezza” dello Stato. Ed ecco il solito circuito ideologico: dal vittimismo dello Stato, “troppo buono” per imporre la disciplina, si passa al “colpanostrismo” ad uso delle masse, che vanno addestrate ad accettare di sopportare i “sacrifici”.
D’altra parte, va dato atto a Grilli a’ Carogna di aver preso una decisione non facile, dato l’alto tasso di mortalità dei dirigenti di JP Morgan in quest’ultimo periodo. Tre dirigenti della superbanca sono infatti morti in circostanze misteriose nel giro di poche settimane. Il primo a “suicidarsi” è stato, nel gennaio ultimo scorso, Gabriel Magee, dirigente di una divisione tecnologica della banca. Magee è saltato dal cinquantesimo piano dell’edificio in cui lavorava, nella City di Londra.
A febbraio è toccato a Ryan Crane, che aveva lavorato per JP Morgan a New York. Crane è stato trovato morto nella sua casa in Connecticut, ed ora si attende il risultato della perizia tossicologica. Ad Hong Kong, quasi in contemporanea, vi è stata un’altra morte misteriosa di un esponente di Jp Morgan, Li Junjie, anche lui lanciatosi dall’alto di un grattacielo, stavolta alto appena trenta piani.
La “coincidenza” di queste morti misteriose, concentrate in un breve periodo, evidentemente non ha spaventato Grilli, forse aduso a prendere in considerazione simili “ristrutturazioni” aziendali, e magari anche a gestirle. Si registrano infatti altre morti di banchieri, anche fuori da Jp Morgan. Il 26 gennaio di quest’anno, a Londra, due giorni prima del “suicidio” di Magee, è stato trovato impiccato nella sua casa anche un ex manager di Deutsche Bank, William Broeksmit, che sino all’anno scorso faceva parte dei vertici della multinazionale. Secondo la testimonianza della sua psicologa, Broeksmit era molto preoccupato a causa di indagini sul conto della banca.
Anche se Giuliano Amato non lavora più per Deutsche Bank, da quando è diventato giudice costituzionale, ciò non dovrebbe rassicurarlo più tanto, visto che la grande moria delle vacche colpisce persino gli ex.

L’aggressione all’autista di Rinaudo era una bufala!

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Lo avevamo detto da subito:” Lo strano caso dell’autista di Rinaudo… sembra quello di Belpietro!” e così è stato! Massimo Numa triste e sconsolato pubblica l’articolo che titola “L’ex autista del magistrato ha inventato l’aggressione No Tav” e parla di una storia triste, quella di  Giuseppe Caggiano, autista (ex carabiniere) del pm con l’elmetto Antonio Rinaudo, che aveva denunciato il 10 aprile di essere stato aggredito sotto casa da tre individui che lo avrebbero apostrofato con un “servo dei servi”, e chiaramente l’aggressione era di stampo notav!

Lo aveva detto lui e lo avevano titolato i giornali, solerti a credere a tutte le bufale, anche quelle che puzzano lontano un miglio. Oggi l’autista (ex ci tiene a precisare Massimino nostro) è indagato per simulazione di reato perchè non c’è un riscontro oggettivo alla sua testimonianza.

Non ci andava un genio per capirlo, lo ripetiamo lo avevamo detto già chiaramente qui ” Lo strano caso dell’autista di Rinaudo… sembra quello di Belpietro!

Massimino tenta in qualche modo di giustificare il mitomane in questione, come dice ” è un padre di famiglia” e “forse la causa potrebbe essere lo stress di questo periodo, il desiderio – da ex carabiniere privato del porto d’armi – di ritornare in un ruolo operativo, a fianco di colleghi fortemente motivati e responsabilizzati“. Dice persino che ” “la “colpa” forse è solo dello stress e della fatica di ogni giorno, impegnato com’era in turni massacranti della scorta del pm che aveva fiducia in lui. “

Invece quando era ora di indicare il movimento notav tra i responsabili tutti subito solerti a scrivere condanne in anticipo.

(l’articolo prosegue dopo l’immagine)

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La Stampa del 12 Aprile 2014

Repubblica Torino si lanciava persino in un “Agguato all’autista di un magistrato, il giallo della rivendicazione

E’ che dire della figlia del Pm, Beatrice Rinaudo candidata alle prossime regionali in Fratelli d’Italia, che diceva alla domanda postale

Dai No Tav vorrebbe sentire una parola di condanna all’aggressione dell’autista del padre: “È stata criticata come se fosse una messa in scena e nessuno di loro ha comunque preso le distanze e condannato l’episodio”

E Padalino, l’altro pm con l’elmetto che diceva:

«Stanno tentando di far vedere che ci sono, che esistono. Il 22 maggio si avvicina e quella è una data chiave».

«E l’aggressione dell’altra notte è un tipico atteggiamento intimidatorio mafioso» tuona ancora Padalino. Che spiega: «Queste cose le ho dette anche in aula, durante il processo per un’altra aggressione. Lì il teste era imbarazzato, impaurito. L’ho detto che, certe scene di minaccia appartengono ad altri mondi, ad altre parti d’Italia. Ma questa, ormai, è l’atmosfera che si respira».

Cosa dirà poi il pm Rinaudo che la sua credibilità viene sempre meno, dopo la  pubblicazione del dossier Le strane amicizie del pm Rinaudo, un’altra tegola sulla testa, chissà se l’elmetto lo proteggerà…

Ma ci rifacciamo proprio alle sue parole per proseguire:

C’è sempre un ora zero. Un momento in cui accade qualcosa di diverso che cambia il corso della storia” pm Antonio Rinaudo, La Stampa 13 Aprile 2014

“Il mio autista aggredito per intimidire i giudici”

Ecco l’ora zero, quella che in una Paese normale cambierebbe veramente il ruolo della storia, l’ora della verità, quella delle inchieste serie e non delle bufale che tanto piacciono a chi vuole dare in testa ai notav.

Ci chiediamo ora con più forza quando s’indagherà veramente

  • sui polli e sulle molotov sullo zerbino di Esposito;
  • che ne è dell’esame per stabilire la pericolosità dell’hard disk inviato al giornalista Massimo Numa;
  • come mai nessuno nel mondo dell’informazione ha ripreso il dossier Le strane amicizie del pm Rinaudo che meriterebbe di essere letto visto che i pm con l’elmetto evidentemente non sono portatori della verità assoluta, per dire.

Delle scuse, che sopratutto le redazioni dei giornali e dei telegiornali dovrebbero farci, non ce ne facciamo nulla, ora è il momento delle risposte.

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