Europa: disastro degli economisti o della politica ?

http://www.tgvallesusa.it/?p=8238

TG Valle Susa
 

Manca poco all’appuntamento elettorale per le elezioni europee. Siamo consapevoli della posta in gioco? Qual’è il ruolo degli economisti e dei politici?

 di Davide Amerio

Mancano due settimane alle votazioni europee il mondo politico è in grande fibrillazione e i motivi sono molti e tutti importanti.

Le votazioni per l’assemblea elettiva di Bruxelles rappresentano, per l’Italia,  perlopiù un “poltronificio” dove si parcheggiano da anni politici trombati in attesa di nuova collocazione  o personaggi “scomodi” la cui libertà di pensiero non è consona alla filosofia del pensiero unico stabilito all’interno dei partiti o stona con le attività collaterali degli stessi come la corruzione, i finanziamenti occulti, il riciclaggio, il fiancheggiamento alle organizzazioni criminali e altre amenità delle quali è solita occuparsi la magistratura.

Negli ultimi giorni ne abbiamo avuto ulteriore ampio riscontro: un panorama desolante che copre le aree del centro, della destra e della sinistra dimostrando, ancora ce ne fosse bisogno, come queste definizioni abbiano perso da tempo il loro significato storico e politico.

In politica, questa  politica, comanda il denaro e le decisioni sulle nostre vite e sul nostro futuro sono in mano a personaggi ingordi, egocentrici, arraffoni insaziabili: individui  avulsi dalla quotidianità dei cittadini; per costoro prima ancora delle patrie galere sarebbe necessario applicare un trattamento sanitario obbligatorio. Fanno pena. La loro ingordigia di soldi e potere è una malattia, sono simili a dei drogati in perenne astinenza. Il concetto di responsabilità personale e politica gli è totalmente sconosciuto da tempo immemore.

L’appuntamento elettorale è questa volta meno sereno e tenuto più sotto osservazione del solito: la crisi che attanaglia le economie dal 2007 e le politiche di austerity diventate il mantra con il quale si opprimono le popolazioni europee hanno costretto i cittadini a guardare queste votazioni con un’altra prospettiva. C’è il timore che il voto diventi un “referendum” sull’euro.

Poi c’è il solito Grillo con il suo M5S che ha rotte le uova nel paniere della ritualità politica: la coerenza di queste pattuglie di onorevoli portavoce dei cittadini ha l’effetto dell’aglio per le streghe o il paletto nel cuore dei vampiri per le varie caste nazionali ed europee.

Il tema portante è indubbiamente l’economia: fino ad oggi l’Italia è stata soggiogata completamente alla volontà dell’UE e da almeno cinque anni a questa parte ci vengono proposte, attraverso i media, chiavi di lettura a senso unico.

La figura dell’economista presentato come l’”esperto” è lo strumento con la quale si pone il cittadino in condizione di inferiorità nei confronti della politica e delle scelte imposte. Questo giochetto è stato ripetuto più e più volte: governo dei tecnici, commissioni di saggi, comitato degli specialisti, consiglio degli esperti, etc etc.

Per carità, la competenza è un elemento serio e importante ma la conoscenza e l’informazione necessarie per deliberare sono ancora un’altra cosa.

L’economia ne rappresenta un esempio preciso: quando hai di fronte un economista non hai a che fare solamente con un “tecnico” bensì con uno studioso e, in parte, un filosofo. Le sue idee e le sue teorie non sono astratte e asettiche ma sono calate in un contesto di idee, visioni e valori che gli appartengono.

Più propriamente dovremmo parlare di economisti liberisti o neoliberisti, marxisti, keynesiani o neokeynesiani, monetaristi, malthusiani, etc etc. Così come delle diverse  teorie – o percorsi filosofici- cui essi si ispirano; a queste negli ultimi anni si sono aggiunte  “la decrescita felice” di Latouche, l’economia partecipativa, la MMT (nuova teoria monetaria) e la “Quantitative Easing” americana; quest’ultima applicata -e felicemente- dal governo di Obama per fare uscire gli States dalla crisi del 2007. Essa rappresenta l’esatto contrario delle iniziative di austerity adottate in Europa.

Ogni pensiero, o per meglio dire, ciascuna chiave di lettura della realtà è legittima -come speculazione intellettuale-  quanto opinabile -nelle sue conclusioni e previsioni per il futuro.

Presentare questo o quell’altro economista come il “verbo” da seguire è  un’attribuzione arbitraria e scorretta. La scelta di una teoria rappresenta una scelta politica che indirizza l’attività economica (macro e micro) in una direzione ben precisa con obiettivi che si fondano su elementi valoriali propri del pensiero ideologico sottostante.

Se è pur vero che in questo momento alcune forze cavalcano il malcontento nei confronti dell’euro e dell’Europa per riappropriarsi del favore degli elettori, la questione del funzionamento dell’euro come moneta unica e delle regole imposte dall’UE – e da organismi internazionali come il Fondo Monetario- è piuttosto seria. Sono altre sì seri i molti economisti che contestano le ricette imposte e propongo, in vari modi, delle urgenti correzioni; così come altri si spingono oltre giungendo a ipotizzare la fuoriuscita dalla moneta unica per alcuni paesi.

Ci sono accordi sottoscritti dai governi italiani dei quali i cittadini ignorano il vero contenuto e le reali conseguenze: MES, Fiscal Compat ne sono un esempio Negli anni in cui in Europa si decideva la struttura dell’unione e le sue regole la Francia e la Germania avevano gli stessi capi di governo: l’Italia ne conta 17 nello stesso periodo con maggioranze politiche diverse! Qual’è stata la continuità e la logica con la quale si è analizzata la struttura dell’unione e le sue conseguenze da parte dell’Italia?

Quali sono i fondamenti che hanno determinato i parametri del 3% sul rapporto deficit/Pil e del 60% sul rapporto debito/Pil? Perché il cambio con la Lira è avvenuto a 1936,27? Non è forse vero che per l’Italia si è considerato solamente il valore del debito pubblico e non è stato preso in considerazione il volume del risparmio privato presente nel paese che avrebbe garantito tranquillamente il debito?

Il dibattito è aperto… o meglio no! Questa è la vera questione “politica”: l’assenza di un dibattito pubblico che continua ad essere impedito riconducendo il problema alla solita tifoseria da stadio: a favore della moneta Vs contro la moneta; stare dentro l’UE Vs uscire dall’UE; austerità Vs inflazione. A far contorno al non-dibattito le cassandre di sciagure apocalittiche qualora venissero abbandonati i sacri canoni imposti dall’Europa ai paesi PIIGS!

In questa babele di opinioni non è facile orientarsi, è quindi bene armarsi di pazienza e di buona dose di spirito critico (e un po’ di tolleranza) per cercare di diventare cittadini consapevoli.

M. Yunus, ideatore del microcredito, premio Nobel per la Pace, si pose, da professore di economia, un problema: come posso continuare ad insegnare delle teorie economiche quando nessuna di queste serve ad affrancare il paese in cui vivo (Bangladesh) dalla povertà assoluta? Fu questa domanda che lo condusse ad analizzare le ragioni strutturali della povertà e a immaginare le possibili soluzioni.

Ecco questo credo debba fare un economista: trovare delle soluzioni per migliorare la vita delle persone non accontentandosi mai di quanto è stato stabilito, studiato e analizzato sino a quel momento.

Per quanto riguarda la questione europea Mercoledì 14 pv il prof.Antonio Maria Rinaldi sarà a Susa, presso il salone Rosaz per parlare di economia e aiutare i cittadini a comprendere i meccanismi complessi e “perversi” che gravitano sulle nostre teste.

D.A. 12/5/14

Europa: disastro degli economisti o della politica ?ultima modifica: 2014-05-13T15:38:29+02:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo