NULLA E’ FUORI DALLA NOSTRA PORTATA’; Una piovra che strangola il pianeta , il più recente sigillo dell’intelligence USA NROL-39: un satellite-spia nello spazio

Ogni anno vengono spesi miliardi di dollari per le operazioni di intelligence degli Stati Uniti, con l’intento di intercettare e-mail, ascoltare e controllare.

L’ultimo satellite spia, NROL-39, inviato in orbita dal National Reconnaissance Office degli Stati Uniti (NRO), costo un miliardo di dollari, può essere riconosciuto dal suo logo che sottolinea esplicitamente quali sono gli intenti: un polpo che avvolge con i suoi tentacoli la terra e il motto ‘Nulla è fuori dalla nostra portata’.

Un portavoce del NRO ha commentato così la scelta del logo:
“Non c’è nulla che sia fuori dalla nostra portata [che non possiamo raggiungere]” definisce la missione e il valore che porta alla nostra nazione e le persone che combattono la guerra e che esso vuole sostenere, persone che, sul pianeta, servono valorosamente tutti proteggendo la nostra nazione”.

FONTE

La missione NROL-39 è stata classificata segreta, come tutte le operazioni e i satelliti lanciati dal NRO. Il decollo del razzo United Launch Alliance è avvenuto dalla Air Force Base di Vandenberg, in California, insieme al suo incarico segreto: il razzo ha anche trasportato 12 “nanosatelliti “, per una serie di missioni scientifiche.

Il National Reconnaissance Office degli Stati Uniti è uno dei 16 uffici federali e la sua missione è quella di progettare, costruire, lanciare e mantenere in servizio i satelliti di intelligence americani ai fini della raccolta dati in tutto il mondo.
INFO

TEMPI tutt’altro che COMICI

Come essere divertenti anche se non lo si è.

VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=0aU0P00aOuw

ALTRI LOGHI

LISTA SATELLITI E LOGHI

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_NRO_Launches

http://www.nogeoingegneria.com/motivazioni/sociale/nulla-e-fuori-dalla-nostra-portata/

Una pioggia di mercenari sulla Siria

di Leandro Albani resumenlatinoamericano.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Sono migliaia i mercenari che agiscono in Siria dall’inizio del conflitto interno nel gennaio 2011. Sin dalle proteste che scatenarono un’aperta ingerenza straniera nella nazione araba, il governo del presidente Bashar Al-Assad ha reiteratamente denunciato la presenza di elementi terroristici nel paese. Queste denunce non sono state presentate unicamente ai mezzi di comunicazione, ma molte di quelle prove “dormono” sulle scrivanie dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU).

Il rapporto “La presenza di mercenari in Siria. Realtà e conseguenze”, diffuso ieri dall’ambasciata siriana in Venezuela, offre un quadro completo della metodologia che Stati uniti, potenze europee, Turchia e monarchie del Golfo persico utilizzano in Siria con l’obiettivo di abbattere il governo. Attentati terroristici, assassini a sangue freddo della popolazione e combattimenti permanenti con le forze armate, sono gli strumenti di destabilizzazione utilizzati in questa regione del Medio oriente.

Benché dall’inizio del conflitto, Stati uniti e alleati – con il consenso della direzione delle Nazioni unite -, abbiano applicato un’infinità di sanzioni contro la Siria, fino ad ora non hanno manifestato alcuna contrarietà all’ingresso di mercenari nel paese. Al contrario, Washington celebra anche adesso l’invio del suo “aiuto non letale” all’opposizione armata.

Cifre mercenarie

Nel rapporto pubblicato dall’ambasciata siriana a Caracas, sono citate le cifre diffuse dall’organizzazione statunitense International action center (IAC). In questo lavoro viene indicato come dal 1º aprile 2011 fino al 31 dicembre 2013, la IAC abbia registrato l’attività di 248mila membri di organizzazioni armate irregolari che hanno combattuto contro l’esercito siriano. Di questi, 58mila sono morti e 82mila hanno abbandonato il paese, 12mila sono irreperibili e 96mila si sono uniti a gruppi terroristici come quelli del Fronte Al Nusra – legato ad Al Qaeda – e dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. La IAC segnala inoltre che nel 2013 si trovavano in Siria un totale di 143mila mercenari, la cifra maggiore da quando è cominciato il conflitto.

Secondo IAC, i mercenari appartengono a 87 nazionalità e ben 12.760 sono statunitensi ed europei. L’Arabia saudita è il paese che invia più stranieri a combattere in Siria, con un totale di 19.700, di cui quattromila sono caduti in battaglia contro l’esercito siriano.

Il rapporto IAC ha anche segnalato l’allarmante utilizzo di donne per il cosiddetto “jihad sessuale”. Nello studio si spiega che la Tunisia è il primo paese ad inviare le donne a questo scopo, definito di “divertimento dei mercenari maschi”. In totale, sono 96 le donne trasferitesi da Tunisi, e di queste 18 sono state uccise. Sul totale degli stranieri in Siria, l’istituto nordamericano ha rivelato che circa duemila sono tornati nei loro rispettivi paesi.

Riferendosi al finanziamento dei gruppi mercenari, IAC ha spiegato che il denaro fornito dai paesi del Golfo persico, ad eccezione dell’Oman, supera “la cifra di 34 miliardi di dollari, di cui il Qatar ha contribuito con circa 13 miliardi (e) l’Arabia saudita con circa 11 miliardi”.

Rispetto alla partecipazione della Turchia alla guerra di aggressione contro la Siria, viene osservato che l’esercito di quel paese “ha perduto” più di 247 fra “soldati e ufficiali nei combattimenti a fianco degli (stranieri) armati, malgrado il governo turco non abbia fatto chiarezza su questo punto” e abbia accusato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) per i caduti in combattimento.

Una delle conseguenze meno conosciute dell’ingerenza contro la Siria è denunciata dal responsabile del centro forense dell’Università di Damasco, il dottor Hussein Noufal, che, come riportato dall’IAC, ha documentato “18mila casi di furto di organi (la maggior parte di bambini), da parte delle bande (armate) turche”.

In un’altra indagine – pubblicata su www.disqus.com/Fryzia e contenuta in “Le presenza di mercenari in Siria…”-, viene indicato che, tra gli altri, sono presenti 450 mercenari francesi, 668 tedeschi, 750 russi, 1.200 afgani, 1.900 pachistani e 5.000 palestinesi.

Il pericolo per l’Europa

Nel rapporto inoltre si segnala il pericolo rappresentato dall’ingresso dei mercenari in Europa. Secondo l’ambasciata siriana in Venezuela, esiste un crescente “timore che questi terroristi agiscano nei loro rispettivi paesi in modo violento e pericoloso”. Questi fatti, uniti alla cosiddetta Primavera araba, hanno permesso l’aumento delle “correnti islamiste come i salafiti e gli jihadisti”.

Lo stesso Servizio informazioni federale (BND), il servizio informazioni esterne della Germania, viene ricordato nella relazione, ha notato “che il flusso di combattenti dal paese verso l’Afghanistan e il Pakistan è diminuito molto per la pressione militare sugli estremisti, mentre si è registrata una mobilitazione maggiore di combattenti verso la Siria senza ostacoli lungo il tragitto di viaggio e con facilità di aggregazione ai gruppi armati”. Il responsabile dell’intelligenza tedesca, Gerhard Schindler, lo ha confermato rivelando che “l’influenza dei combattenti di Al Qaeda tra le file dei gruppi estremisti in Siria si sta estendendo”.

L’aggancio

L’ingresso della maggior parte dei mercenari in Siria avviene attraverso la frontiera settentrionale con la Turchia. In quella zona possono entrare armi, attrezzature per la comunicazione, uniformi e giubbotti.

Nella relazione si spiega nel dettaglio come effettuare “l’aggancio” di mercenari in Europa, che vengono poi trasportati in territorio siriano. Esistono “reti di reclutamento” legate ad Al Qaeda e altre organizzazioni estremiste che chiamano i combattenti stranieri. Anche il reclutamento si effettua attraverso “associazioni ed organizzazioni islamiche attive che lavorano all’interno dei vari paesi europei” dietro una facciata religiosa. Un’altra forma è la convocazione mediante le reti sociali.

“La realtà dice che i paesi europei hanno fallito nelle loro politiche di inclusione sociale per gli emigranti provenienti dai paesi islamici – spiega la relazione -, e che l’islamofobia è cresciuta molto ultimamente, incoraggiando queste comunità straniere a aderire alle organizzazioni estremiste come reazione alla condizione di isolamento ed esclusione nella quale vivono”.

Nonostante le cifre in molte occasioni si mostrino fredde e distanti, è il caso di ricordare che più di 100mila persone sono morte in Siria, molte delle quali per le mani dei gruppi mercenari e terroristici. Ogni giorno che passa, le prove dell’ingerenza contro la nazione araba si accumulano. Nel frattempo, Washington ed i suoi alleati osservano da lontano la distruzione altrui, promettendo un’infinità di risorse per un corretto “aiuto non letale” all’opposizione armata.
http://www.marx21.it/internazionale/medio-oriente-e-nord-africa/23959-una-pioggia-di-mercenari-sulla-siria.html

Eutanasia: i medici olandesi si lamentano dei farmacisti che fanno obiezione di coscienza e un partito propone di abolirla

a quanto pare nel regno dei diritti e della tolleranza e della cosiddetta democrazia, c’è chi può esercitare il diritto all’obiezione di coscienza ed altri no.
Discriminare, per la “tolleranza“.

aprile 29, 2014 Leone Grotti
L’obiezione di coscienza è legale in Olanda e sempre più farmacisti sono preoccupati dalla banalizzazione della morte tramite eutanasia e dall’abuso della legge
Il programma televisivo olandese Altijd Wat Monitor ha fatto scalpore il 16 aprile scorso dedicando una puntata all’eutanasia e ai farmacisti che si rifiutano di fornire i medicinali per il suicidio assistito e la “buona morte” facendo obiezione di coscienza. Tanto che una parlamentare olandese ha già chiesto al ministero della Sanità di discutere la sua abolizione.

OBIEZIONE DI COSCIENZA. Il servizio televisivo ha ripreso le lamentele dei medici della clinica Vita, che pratica l’eutanasia ai pazienti che la richiedono. Più della metà dei dottori ha dichiarato che spesso i farmacisti si rifiutano di vendere le droghe necessarie: molti perché giudicano i casi controversi, come quando l’eutanasia è prevista per pazienti con demenza o malattie psichiatriche, altri per motivi religiosi.

DIRITTO DEI FARMACISTI. Ai dottori ha risposto un rappresentate dell’ordine dell’associazione dei farmacisti olandesi KNMP: «Una farmacia non è un negozio dove si distribuiscono medicinali letali. Anche i farmacisti hanno il diritto di avere un’opinione».
Secondo la legge olandese un farmacista può fare obiezione di coscienza e non è obbligato a vendere i farmaci letali ai dottori. Il tema è controverso anche perché l’eutanasia, legale nel paese dal 2002, è sempre di più abusata e viene praticata anche ai malati di mente, seppur illegalmente. Le violazioni sono tante e tali che addirittura il padre dell’eutanasia olandese, Boudewijn Chabot, ha dichiarato a gennaio: «Sono sorpreso dai recenti sviluppi, la legge sull’eutanasia sta deragliando: presenta troppi difetti e io non mi sento più a mio agio».

EUTANASIA BANALIZZATA. I farmacisti si lamentano anche di come la morte tramite eutanasia sia ormai banalizzata: «Ti chiamano dei medici, spesso completi sconosciuti, all’ultimo momento e ti dicono: “Procurami questo farmaco e in fretta”. Ma questo non è il modo, parliamo di vita e morte».
Il servizio televisivo ha fatto discutere, come riporta nrc.nl, tanto che il partito di sinistra GroenLinks ha chiesto al ministro della Salute Edith Schippers di parlare dell’obiezione di coscienza per riformarla e abolirla.

http://www.tempi.it/eutanasia-i-medici-olandesi-si-lamentano-dei-farmacisti-che-fanno-obiezione-di-coscienza-e-un-partito-propone-di-abolirla#.U199USZH7IU

Guerra per (e con) le risorse naturali in Europa. L’Ucraina taglia l’acqua alla Crimea

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Ieri l’Ucraina ha tagliato alla Crimea l’approvvigionamento di acqua potabile: significa affamare la Crimea, dato che avrà acqua per gli usi civili ma non per l’irrigazione. La guerra in Ucrania – perchè in Ucraina si spara – è scoppiata per le risorse naturali e l’energia (serve infatti per decidere se gli europei continueranno ad acquistare gas russo o saranno costretti ad importare il più caro gas statunitense da fracking) e sta sviluppandosi attraverso l’uso e il controllo delle risorse naturali. E’ la nuova frontiera della guerra. Forse erano meglio le bombe.
 
L’Ucraina ha deciso di buttarsi nelle braccia (tutt’altro che disinteressate) dell’Ue e degli Usa in seguito a disordini di piazza incoraggiati dagli stessi Usa e dalla stessa Ue. La Crimea (di lingua e cultura russa) ha preferito continuare a guardare verso Est: con un referendum ha scelto di staccarsi dall’Ucraina e di chiedere l’annessione alla Russia.
 
L’Ucraina ha deciso di punirla con armi non convenzionali. Ha tirato giù una chiusa e ha bloccato il canale artificiale che porta in Crimea l’acqua del fiume Dnieper: l’85% del suo fabbisogno idrico. I campi, e soprattutto le risaie, rischiano l’agonia: in tutto il mondo, oltre il 70% del consumo d’acqua serve proprio per l’agricoltura.
 
Contemporaneamente la società energetica ucraina Dtek, controllata dall’uomo più ricco del Paese,ha avvisato la Crimea che le taglierà le forniture di energia elettrica: a meno che la Crimea non paghi fino all’ultimo centesimo i suoi debiti pari a 60 milioni di dollari. Anche la benzina arriva dall’Ucraina in Crimea col contagocce.
 
Curiosamente l’Ucraina è a sua volta in abissale debito con la Russia per le forniture di gas, presenti e passate: il conto ammonta a 11,4 miliardi di dollari. La Russia non ha chiuso i rubinetti.