Multinazionali e immigrazione: quando l’accoglienza è profitto

Ma l’Europa ha bisogno di manodopera a basso costo, di giovani braccia da sfruttare per continuare a garantire stabilità ad un disegno politico la cui unità viene ormai minacciata da troppi lati. E mentre i politici italiani si fingono impietositi di fronte l’immagine della morte nel “Canale della speranza” che porta a Lampedusa, la loro carica politica viene salvaguardata dai finanziamenti delle stesse multinazionali che contribuiscono a gonfiare le casse dei rispettivi partiti
DI ROBERTA BARONE · 16 APRILE 2014 
  
Se c’è una materia da cui dovremmo ogni giorno imparare, quella è la storia: secondo la visione materialistica di Karl Marx, essa rappresenta il modo con cui i vari gruppi sociali hanno operato la produzione economica per garantire la riproduzione biologica della specie. Ma la storia dell’uomo è principalmente un susseguirsi di vicende, lotte, guerre di potere destinate a ripresentarsi in contesti sempre nuovi, come trame di un romanzo recitate con scenografie e attori diversi: questo è proprio ciò che della storia pensava il filosofo Schopenhauer, autore dell’emblematica storia della formica gigante d’Australia, secondo cui gli uomini non impareranno mai dai propri errori ma continueranno ad uccidersi proprio come nella scena di combattimento tra il capo e la coda della formica divisa in due.
 
Ripercorrendo a ritroso la storia di un Occidente oggi tanto ricco quanto povero di spirito, ci ritroviamo di fronte immagini di schiavi neri condannati a lavorare nelle piantagioni americane alla mercè di potenti bianchi. E mentre perfino molti re africani si facevano corrompere in cambio di ricchezze terrene, dall’altra parte del mondo la nobiltà francese perdeva del tutto le concezioni di libertà e di orgoglio in cambio di lussuose residenze al castello di Versailles. Tale contraddizione sarà destinata a risalire a galla, forse più forte di prima, con il fenomeno della colonizzazione dei paesi più ricchi di risorse primarie (e guarda caso oggi i più poveri economicamente).
 
L’Africa infatti è l’esempio più emblematico del continente più ricco del mondo per risorse e materie prime ma considerato paese del Terzo Mondo, dove ogni giorno si muore di fame e da dove quotidianamente si decide di fuggire altrove in cerca di un futuro migliore.
 
Arriviamo così al 2014 con la consapevolezza che, anni ed anni di sviluppo tecnologico, hanno invece portato l’umanità a regredire, spingendo l’uomo del ventunesimo secolo alla ricerca sempre più sfrenata del potere economico. Diverse sono state le tecniche utilizzate per attuare strategie di conquista che potessero, in qualche modo, differenziarsi da quelle che hanno caratterizzato gli anni delle dittature e delle guerre mondiali. Basta più bombe. Creare terrorismo psicologico attraverso la manipolazione dell’informazione mediatica, per poi alimentare violente rivolte contro il dittatore di un certo paese, avrebbe così permesso a potenze mondiali di esportare egoisticamente la propria “democrazia” per poi instaurarvi un governo fantoccio. Ma quali le conseguenze? Quali risultati possiamo oggi raccogliere soprattuto in Europa?
 
Quando si parla di immigrazione dobbiamo ormai soffermarci su due visione ben diverse: quella del finto perbenista che pensa di risolvere il problema “regalando il pesce” oggi, e quella di chi si oppone a questo enorme flusso migratorio riflettendo sulle conseguenze oramai vicine. Questi ultimi, difendendo di pari passo le identità dei popoli, sostengono l’idea di un continente che possa rialzarsi solo “imparando a pescare”: disegno che non giova sicuramente alle numerose multinazionali che ogni giorno si arricchiscono derubando ad altri popoli ingenti risorse.
 
Secondo dati più recenti, quello dell’immigrazione rappresenterebbe un enorme business da 1.800.000 euro al giorno per i professionisti dell’accoglienza. O almeno è quanto testimoniano bilanci riguardanti l’intero 2013, anno in cui l’Italia si è trovata ad accogliere 40.244 migranti. Ma non è finita qui, perchè la spesa media per ogni immigrato ammonta a circa 45 euro al giorno, spese enormi se consideriamo che tale somma può raggiungere i 70 euro per i minorenni. Emblematico è il caso del Cara di Mineo, a Catania, centro di accoglienza dove gira un affare di circa 50 milioni di euro all’anno. Oltre al “Consorzio Calatino Terre di accoglienza”, dentro il sistema ci stanno importanti multinazionali come la Legacoop o la Croce Rossa, tutte pronte a trarre enormi profitti sulla pelle dei migranti.
 
Non si capisce, o non si vuole capire, che sostenere il grande business dell’immigrazione significa oggi continuare a condannare migliaia di giovani a fuggire dalla propria terra alla ricerca di un lavoro che invece potrebbe essere offerto dal loro stesso paese se non fosse per il piano di sfruttamento operato in nome di uncapitalismo mascherato per interventismo umanitario.
 
Ma l’Europa ha bisogno di manodopera a basso costo, di giovani braccia da sfruttare per continuare a garantire stabilità ad un disegno politico la cui unità viene ormai minacciata da troppi lati. E mentre i politici italiani si fingono impietositi di fronte l’immagine della morte nel “Canale della speranza” che porta a Lampedusa, la loro carica politica viene salvaguardata dai finanziamenti delle stesse multinazionali che contribuiscono a gonfiare le casse dei rispettivi partiti. È un caso che la Nestlè, accusata diverse volte di sfruttamento minorile per il lavoro nella piantagioni di cacao come di aver causato la morte di un milione e mezzo di bambini in Africa, sia oggi una delle multinazionali che finanziano i maggiori partiti statunitensi?
 
Continua così la tratta degli schiavi del ventunesimo secolo: barconi carichi di uomini e donne ( il più delle volte senza identità) vengono presi al largo delle coste dietro comunicazione da Roma, mentre i centri di accoglienza ormai saturi diventano luogo di proteste e dall’altro lato di profitto.
 
Ad Agrigento, precisamente a Porto Empedocle, dove giungono numerosi i migranti dall’isola di Lampedusa, la situazione è ormai al limite. Già da tempo si segnala in che modo molti di questi scappano (o vengono fatti scappare) dal centro di accoglienza e lasciati allo sbando. Le strade agrigentine abbondano ormai di migranti senza una vera e propria meta. Proprio giorni fa, nella città originaria del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il fenomeno assumeva le forme di una vera e propria invasione. L’emergenza, non solo nel soccorso ai migranti, ma anche nelle azioni di controllo e di sicurezza nei confronti dei cittadini residenti preoccupati per la situazione, era stata sottolineata anche nella richiesta di aiuto inviata a Matteo Renzi dal sindaco di Porto Empedocle, Lillo Firetto. Ma il contesto attuale, quella di un’Europa ormai vicina alla distruzione della propria identità e soprattutto quello di un paese dove quotidianamente si muore di crisi e di disperazione,sembra non preoccupare una politica che, invece di attuare azioni nei paesi da cui i migranti scappano, pensa invece a cancellare la parola clandestinità. Come se questo imperialismo mondiale non fosse già un reato legalizzato e voluto.
 
“L’Imperialismo nasce e sussiste nel nostro malfunzionamento, e per portarsi a termine, deve distruggere le matrici dei popoli. Più vi sarà degenerazione tra i ceti di bassa condizione più aumenteranno il loro profitto le classi alte. La conservazione della propria identità è l’ultimo bastione di resistenza al mondialismo”, Kemi Seba
Multinazionali e immigrazione: quando l’accoglienza è profittoultima modifica: 2014-04-17T21:16:22+02:00da davi-luciano
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