Ebola: ecco la circolare segreta del Ministero della Salute

SSSHHHH…silenzio ..è istigazione al razzismo…

E’ scattata anche in Italia l’allerta per il virus “Ebola”. Con una circolare datata 4 aprile ma non diffusa al pubblico, il Ministero della Sanità ha comunicato l’attivazione di misure di vigilanza e sorveglianza nei punti di ingresso internazionali in Italia.
La nota è stata inviata all’Enac, alla Farnesina, a tutte le regioni ed alla Croce Rossa Italiana. Per la prima volta, dal 1970 ad oggi, la nota dell’allarme è stata trasmessa anche al Ministero della Difesa.
Le procedure attivate dal Ministero della Salute prevedono controlli sugli ingressi nel territorio nazionale e un monitoraggio, affidato al Ministero degli Esteri, degli italiani presenti nei paesi colpiti dall’epidemia. L’intero asset delle capacità diagnostiche del Paese è affidato all’Istituto Spallanzani di Roma che “dispone dell’unico laboratorio a massimo livello di bio contenimento”. Quattromila sub-sahariani arrivano senza controlli, il Ministero attiva la ‘sorveglianza’ negli aeroporti. Con un solo laboratorio di bio contenimento.
Il dato che allarma  è il tempo di incubazione del virus che varia dai 2 a i 21 giorni per la trasmissione a contatto con sangue e secrezioni, ed arriva sino ai 49 giorni per contagio derivante dallo sperma. E visto che molte clandestine africane  non immaniamo cosa possa capitare..
QUI SCANSIONE DEL TESTO DELLA CIRCOLARE-

LA STANZA DEI LAVORETTI SPORCHI – COME FUNZIONAVA LA SALA OPERATIVA SEGRETA DI MPS

11 APR 2014 10:38
LA STANZA DEI LAVORETTI SPORCHI – COME FUNZIONAVA LA SALA OPERATIVA SEGRETA DI MPS CHE, SOTTO LA REGIA DI MUSSARI E BALDASSARRI, HA GESTITO DECINE DI MILIARDI DI EURO, MUOVENDO FINO A 100 MILIONI AL GIORNO
Non c’erano telefonate registrate, non c’era il badge per entrare e ci si poteva portare dietro il cellulare personale. Negligenza o dolo? Di sicuro, rivela l’anonimo “Banker”, già testimone nell’inchiesta sul crac dell’istituto senese, quelle “erano le condizioni ideali per disperdere le tracce”…Gianfrancesco Turano per ‘L’Espresso’

Erano i ragazzi di via Rosellini. Una quindicina di trentenni e quarantenni brillanti, alcuni con cognomi di peso, tutti con esperienze presso primari istituti di credito italiani e internazionali. Fra il 2009 e il 2011 i ragazzi di via Rosellini hanno gestito decine di miliardi di euro, muovendo fino a 100 milioni al giorno dalla sala operativa milanese del Monte dei Paschi di Siena, un palazzone di vetro e cemento recintato da qualche siepe e un paio di alberi in zona viale Zara, lontano dal centro nevralgico della city meneghina.
Il capo della sala operativa era Gianluca Sanna, responsabile del servizio di finanza proprietaria. Ma sopra Sanna c’era il vero stratega, Gianluca Baldassarri, capo della finanza Mps agli ordini diretti dei vertici di Siena, il presidente Giuseppe Mussari e il direttore generale Antonio Vigni.

Chi ci ha lavorato descrive Baldassarri, unico fra gli undici indagati per la truffa a Mps ad essere finito in carcere, come quanto di più lontano dallo squalo della finanza in stile Gordon Gekko: «Pacato. Molto competente. Sapeva di trading, contabilità, legislazione, tasse, rapporti con i sindacati. Il migliore, là dentro. Ma eseguiva ordini dall’alto e la sala operativa era concepita per eseguire questi ordini.

Non c’erano telefonate registrate, non c’era il badge per entrare e ci si poteva portare dietro il cellulare personale. Negligenza o dolo? Di sicuro, erano le condizioni ideali per disperdere le tracce». A parlare, è uno dei ragazzi di via Rosellini. Chiamiamolo “Banker”. Chiede di restare anonimo perché non è indagato nell’inchiesta della procura di Siena contro la cosiddetta “banda del 5 per cento” ma è già stato sentito come testimone dai segugi del nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza, guidati dal generale Giuseppe Bottillo e dal suo vice operativo, il colonnello Pietro Bianchi.
I finanzieri, che lavorano per i tre pm senesi Aldo Natalini, Antonio Nastasi e Giuseppe Grosso, sanno che la partita fra guardie e ladri non è mai così impari come in banca. L’inchiesta deve determinare se i vertici di Mps, Mussari e Vigni, abbiano in prima battuta ordinato a Gianluca Baldassarri di usare la sala operativa e gli strumenti finanziari più sofisticati per mettere al bello i bilanci.

In seconda battuta, va provato che Baldassarri abbia unito il dovere verso i superiori con il piacere di concedersi qualche profitto al di là dei bonus, già molto consistenti, che le grandi banche riconoscono ai loro dirigenti di punta. La Guardia di finanza ha bloccato una serie di conti esteri intestati alla banda per una somma complessiva che, al momento, supera di poco i 50 milioni su 90 milioni di euro totali sifonati alle casse dell’istituto toscano.
Ma la pistola fumante non è stata ancora trovata. Come non è stato individuato, a differenza di quanto sostenuto da alcune ricostruzioni giornalistiche, l’anonimo autore della lettera spedita prima alla Consob e poi alla redazione di “Report” per denunciare gli imbrogli del trading al Monte. «È uno di via Rosellini», dice la fonte Banker a “l’Espresso”. «Concordo sulla tesi che Baldassarri non agisse soltanto su iniziativa personale.
Forse teneva qualcosa per sé ma non sarà facile dimostrare che i 20 milioni di euro dei suoi depositi siano frutto degli extraprofitti a margine dell’operazione Alexandria. Potrebbero essere premi di rendimento. In sala trading girava voce che anche la controparte di Alexandria alla Nomura, Raffaele Ricci, avesse preso 20 milioni di bonus complessivi fra il 2009 e il 2010. Quando un’operazione porta tanti soldi, i bonus sono in proporzione. In Monte Paschi, però, vigeva un sistema win-win: si vince e si incassa anche quando l’operazione è un disastro».

Come nel caso di Alexandria. Questo prodotto viene varato nel novembre 2005 tra il compratore Mps, rappresentato da Gianluca Baldassarri, arrivato in Mps da quattro anni, e il venditore Dresdner bank, rappresentato da Raffaele Ricci, al tempo head sales, capo delle vendite di Dresdner.
Alexandria è un Cdo (credit default obligation) squared da 400 milioni di euro. Si rivelerà un asse tossico da manuale: chilometri di formule matematiche decifrabili da una dozzina di superspecialisti, ma non certo dalle strutture del Mps, dove nessuno per anni sarà in grado di prezzare i prodotti strutturati più complessi.

Alexandria e altri asset simili (Nota Italia, alcuni Clo, Anthracite) minano in silenzio i conti di Mps ancora prima che arrivi la batosta dell’acquisizione di Antonveneta, annunciata nel novembre 2007 e portata a termine a maggio del 2008 con circa 10 miliardi di euro di investimento. La cifra è altissima e la scelta del momento fra le peggiori: è la vigilia della grande crisi del credito internazionale culminata nel fallimento di Lehman brothers (settembre 2008).

Mussari e Vigni vogliono dare un segnale rassicurante al mercato e puntano a un robusto utile per pagare il dividendo e la cedola al prestito “fresh” da 1 miliardo usato per comprare Antonveneta. Per raggiungerlo si affidano alla finanza proprietaria e dunque alla sala di via Rosellini, dove Baldassarri, che fa la spola fra Siena e Milano, Sanna, Gianni Contena, Giovanni Fulci e altri dirigenti oggi coinvolti dall’indagine interna del nuovo management Mps, si mettono al lavoro.
Il 2008 viene chiuso con 953 milioni di profitti netti. Ma è una cifra fasulla, ottenuta coprendo le perdite di Alexandria & c. Dai primi mesi del 2009 si cambia passo. La banca potenzia la sala operativa di via Rosellini e soprattutto l’area dei titoli governativi. La strategia è semplice. In un momento in cui tutti, piccoli risparmiatori in testa, vendono Btp per paura del default Italia, Mps si finanzia a lungo termine in Bce all’1 per cento e compra bond italiani che rendono il 6 per cento. Se l’Italia fallisce, il Monte Paschi fallirà un po’ prima. E comunque si troverà in vasta compagnia. Se no, c’è da guadagnare. Ma è un lavoro duro.

«Chi lo fa», continua la fonte Banker, «incomincia alle otto di mattina con il briefing. Dall’apertura alle nove, deve guardare ogni scatto sui monitor, seguire tre schermi tv e due radio. Ogni notizia può essere importante per comprare a un centesimo di meno o vendere a uno di più, perché si deve vendere, ogni tanto, per sviare la concorrenza».

Qui entrano in gioco i broker che esistono proprio per garantire l’anonimato ed evitare che una banca sappia quello che fa un’altra. L’anomalia sta nell’uso frequente di un piccolo intermediario londinese (Enigma) fondato da Maurizio Fabris e da altri italiani oggi inquisiti a Siena.

In breve tempo, Mps accumula 32 miliardi di titoli governativi, all’incirca quanto Unicredit e un po’ meno di Intesa che, però, sono le due maggiori banche italiane. Nell’isola “governativi” entrano forze fresche. Tra i nuovi, c’è Flavio Borghese. Suo nonno era il dodicesimo principe di Sulmona e suo prozio si chiamava Junio Valerio, comandante della X Mas. Borghese, anch’egli oggi sotto indagine interna della banca, è un superesperto e presto nota prezzi troppo alti in una serie di transazioni su titoli strutturati.

«Per usare un paragone con le imprese industriali», prosegue Banker, «diciamo che Mps aveva un magazzino sopravvalutato di parecchie centinaia di milioni per volontà strategica dell’alta dirigenza. Non se ne sono accorti, nell’ordine, sindaci, revisori, Consob, Bankitalia e agenzie di rating». Eppure Borghese e altri trader segnalano le anomalie ai colleghi milanesi, a Baldassarri, a Sanna e a Giovanni Conti, responsabile della gestione rischi a Siena. Ma non succede nulla.
Ai primi di luglio del 2009 si capisce che ingorgare il portafoglio di Btp non basta. Bisogna liberarsi del bubbone Alexandria. Mussari, Vigni e Baldassarri concordano con Nomura il “mandate agreement” con cui, in sostanza, la filiale di Londra della banca giapponese si accolla l’asset tossico in cambio di 3,5 miliardi di Btp con scadenza 2034 comprati da Mps a prezzi sopra mercato. Le anomalie sono nell’ordine di centinaia di migliaia di euro fin dalle prime operazioni, vengono notate e comunicate ai responsabili. Gli acquisti, come rivelerà l’anonimo della lettera, verranno etichettati come “trading Baldassarri, sinonimo di lasciapassare all’interno della banca”.

È questa la fase in cui, grazie al ricorso massiccio a intermediari, gli inquisiti avrebbero massimizzato i profitti personali a danno dei conti della banca e tenendo all’oscuro gli organi di controllo interni e la vigilanza di Bankitalia. «È quasi impossibile provare che i broker abbiano guadagnato troppo su titoli strutturati illiquidi. In più, va dimostrato che il broker ha girato denaro al manager alla banca in rapporto diretto a una particolare operazione. Il tutto, come dicevo all’inizio, in mancanza di registrazioni telefoniche compromettenti e senza contare che tutte le grandi banche del mondo usano questo sistema per fare il nero».

Anche se i conti Mps del 2009 segnano una riduzione consistente dell’utile netto a 220 milioni di euro, Mussari è sulla cresta dell’onda tanto da essere premiato dall’establishment creditizio con la poltrona di presidente dell’Associazione bancaria italiana a giugno del 2010.
In via Rosellini Baldassarri porta Raffaele Bertoni, ex capo del reddito fisso alla Pioneer Investments di Dublino, e Marco Sarcinelli, figlio di Mario, ex Bankitalia ed ex presidente Bnl. La banda del 5 per cento lavora quasi indisturbata fino all’estate del 2011. Il 28 luglio di quell’anno uno dei ragazzi di via Rosellini spedisce alla Consob una lettera di quattro pagine non firmata “per motivi di sicurezza personale” dove si accusano i capi (Baldassarri e Vigni), l’assistente fidato, i complici e gli esecutori. A marzo 2012 arriverà l’ispezione di Bankitalia. A febbraio 2013, ci sarà l’arresto di Baldassarri e l’emissione di 4,07 miliardi di obbligazioni sottoscritte dallo Stato (i cosiddetti Monti bonds) per tappare le falle della mala gestione.

Passerà ancora un anno fino al febbraio del 2014, quando la Finanza perquisirà decine di uffici e abitazioni di uomini legati alla banda del 5 per cento.

Fra questi, ci sono gli intermediari sospettati di avere trasferito il denaro all’estero attraverso la finanziaria sanmarinese Smi del conte Enrico Maria Pasquini e la United investments bank di Vanuatu di Andrea Pavoncelli, cognato di Pasquini e uno dei supertestimoni della Procura di Siena. E una strada per forzare il blocco è proprio questa: cercare testimoni o indagati disponibili a collaborare. È successo con Italia Sinopoli, dipendente di Mps finance inquisita per la truffa aggravata alla banca toscana. Ai primi di marzo Baldassarri si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sta scrivendo un diario, ha fatto sapere. I magistrati attendono con ansia le bozze. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/la-stanza-dei-lavoretti-sporchi-come-funzionava-la-sala-operativa-segreta-di-mps-che-75314.htm

240 miliardi di Euro buttati dal Governo, la crisi è provocata

Le aziende che chiudono, la disoccupazione, l’impoverimento delle famiglie e degli italiani, i suicidi, il taglio dei servizi, sono tutte cose che si potevano evitare e si possono fermare subito, ma il governo italiano non ha voluto farlo. Ecco perché:
Il debito pubblico è di circa 2100 miliardi di Euro, e lo Stato Italiano paga su di esso circa il 4% di interessi, circa 84 miliardi di euro ogni anno. Una cifra spaventosa se pensi che tutta la cassa integrazione nel 2010 (già in piena crisi ) è costata 18 miliardi di euro.
Il 4% di interessi è determinato dal fatto che lo stato chiede il denaro in prestito al “mercato”, insomma a banche ed investitori privati. Ma lo stato italiano non ha nessun obbligo di farlo. Cosa può fare?
E’ previsto dal trattato di Lisbona sulla Unione Europea (entrato in vigore nel dicembre 2009 ) che il governo, tramite una sua banca, ha diritto di prendere in prestito il denaro dalla Banca Centrale Europea (BCE), che attualmente lo sta prestando con interesse dello 0,25% annuo.Ecco cosa dice la norma l’art.123 punto 2 del “Trattato sul Funzionamento della UE”, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, [ gli enti creditizi di proprietà pubblica ]devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati.”
In altre parole lo Stato Italiano può prendere il denaro in prestito dalla BCE tramite un ente creditizio di proprietà pubblica come la Cassa Depositi e Prestiti oppure le Poste Italiane (che sono anche una banca).
Questi enti in maggioranza di proprietà pubblica, e sotto il controllo del governo possono ricevere liquidità a prestito della BCE ma pure dalla banca centrale nazionale (Bankitalia) che del sistema BCE fanno parte.
Queste banche dello stato possono rifinanziare le attività produttive e gli enti locali con il denaro preso a prestito dalla BCE, e si pagherebbero con le tasse solo 4 miliardi di euro all’anno di interessi sul debito pubblico, che in pochi anni andrebbe presto a sparire . Già oggi potrebbe essere di 1800 miliardi di Euro anziché gli attuali 2100, e non sarebbe necessario alcun sacrificio, si potrebbero portare le tasse al 20% in pochi anni.
banke-governo-popoloFantasia ? In Germania lo stanno già facendo !! Ecco , da oggi quando senti parlare dello SPREAD devi considerarlo il parametro di quanto il governo italiano e la classe dirigente sia stata incapace o delinquente.
Il mancato utilizzo da parte del Governo di questo strumento della normativa europea, ha già fatto è un enorme danno erariale ai cittadini e alla finanze dello stato di ben 240 miliardi di euro!
Di chi è lo Stato? E’ tuo o loro? Evidentemente è delle banche private, che con il governo hanno impoverito il risparmio dei cittadini creando la bancarotta.
Ora guarda la situazione: aziende che falliscono per le troppe tasse, disoccupati senza prospettive di lavoro, famiglie alla disperazione, suicidi, servizi essenziali sempre più ridotti, vendita di palazzi e dei beni pubblici come le aziende di servizio e dell’acqua (come mai se è stato fatto un referendum?).
Tutto questo è solo il risultato della incapacità o delinquenza degli ultimi governi, ma ricorda che sono le banche e gli investitori privati a guadagnare dal debito pubblico italiano. Anzi, andando indietro nel tempo possiamo scoprire che molta parte del debito pubblico è stato creato con artifici contabili, falsi in bilancio con crediti messi a debito.
Ho parlato di questa possibilità per la prima volta nel 2012, e da allora nessun partito ha saputo o voluto battersi per far sfruttare questa possibilità data dall’Euro, anche quando direttamente richiesti. Questa gente incapace e/o delinquente deve essere mandata a casa, oppure molti di noi perderanno la casa, il lavoro, la dignità………
Stiamo preparando una denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale e ce ne vuole una per associazione eversiva.
Vuoi darci una mano o sei del tutto rassegnato e plagiato dai loro giochi?
Lascia il tuo indirizzo in questa pagina, per restare informato e per sottoscrivere la denuncia. Sopratutto segnala su internet questi fatti, non lasciare che la gente venga presa in giro e impoverita.
Se farai nulla, ora che sai, quando ti chiederai il perché della bancarotta, guardati allo specchio.
Noi cittadini europei chiediamo alle Istituzioni Europee e ai governo degli Stati della UE che i governi smettano di indebitarsi sul mercato libero e che attraverso una banca di proprietà interamente pubblica prendano il denaro in prestito dalla BCE, come previsto dall’art.123 punto 2 del “Trattato sul funzionamento della UE”

Fonte: palmerini.net

Questo test in vitro verifica la mutagenicità di una sostanza potenzialmente cancerogena

già disponibile negli anni 70, ma continuare a massacrare animali inutilmente è profittevole, per Big Pharma che di sadismo se ne intende

Metodi sostitutivi: IL TEST DI AMES

Il test ideato da Bruce Nathan Ames negli anni ’70 si basa sulla capacità di un carcinogeno (cioè di una sostanza in grado di causare la formazioni di tumori) di indurre una mutazione revertante in un microrganismo. Il test fu una rivoluzione, perché aprì la via ad una sperimentazione sostituiva sulle sostanza tossiche e potenzialmente cancerogene che non utilizzasse animali. Il test, inoltre, si dimostrò molto più veloce ed economico che la sperimentazione in vivo. Il procedimento, infatti, prevede l’utilizzo di ceppi mutati auxotrofi, incapaci cioè di produrre una sostanza vitale. Di solito si usano ceppi di Salmonella typhimurium (his), incapaci di produrre istidina. La mutazione infatti gli impedisce di produrre questa sostanza, che è uno dei 20 amminoacidi utilizzati dalle cellule per costruire le proteine, quindi è una molecola di essenziale importanza per la loro sopravvivenza.
Come avviene il test?
I batteri di questa coltura vengono seminati sulla superficie di una piastra contenente un terreno minimo (privo di istidina), e al centro della piastra viene posato un dischetto imbevuto del possibile mutageno. La piastra viene poi incubata: la maggior parte dei batteri, essendo rimasta mutante e incapace di produrre istidina, non cresce; crescono invece i revertanti (cioè “i mutanti tornati indietro”), formando colonie che sono più fitte vicino al dischetto, se effettivamente la sostanza che conteneva ha sviluppato un effetto mutageno. Maggiore sarà il numero di colonie che si formano e maggiore sarà la pericolosità e la forza del mutageno. Si possono fare anche prove con dosi crescenti di mutageno per analizzare la mutagenicità. Lo scopo del test di Ames è quello di verificare perciò se una sostanza può essere mutagena e che livello di aggressività ha, non sacrificando animali e abbattendo costi e tempi di sperimentazione.
http://www.leal.it/metodi-sostitutivi-il-test-di-ames/

Donetsk, Ucraina, la città circondata dai carri armati dell’esercito ucraino di Kiev

10 APR 2014

DONETSK (RT) – Mancano 24 ore alla fine dell’ultimatum lanciato dal governo di Kiev ai dimostranti nell’Est dell’Ucraina e secondo gli ultimi aggiornamenti la citta’ di Donetsk e’ stata circondata da carri armati mentre la gente, che sostiene la Russia, continua ad avere occupato i palazzi del potere ed a tenere il controllo della citta’.

La popolazione di etnia russa, nelle ore, scorse ha cercato di bloccare l’avvicinarsi dei carri armati alla citta’ ma questi hanno ferito chi ha cercato di mettersi in mezzo. Secondo fonti locali intervistate da RT le prime forze militari avrebbero iniziato a circondare la citta’ alle 02:00 del mattino di giovedi’. Secondo il ministro dell’interno ad interim ucraino Arsen Avakov, le citta’ di Donetsk, Lugansk e Kharkov verranno riconquistate nelle prossime 48 ore, se necessario con la forza.
Il vice capo dell’amministrazione presidenziale ucraina, Andriy Senchenko, ha dichiarato che, se i negoziati non otterranno una soluzione pacifica, inizierà l’assalto.
Al momento la situazione si è stabilizzata a Donetsk. Per quanto riguarda Lugansk, l’altra città dell’Ucrainma orientale, lo si vedrà nelle prossime ore. Fino ad ora le persone che si sono asserragliate all’interno dell’edificio della SBU non si rendono conto di tutte le conseguenze se alla fine della giornata non usciranno si condurrà l’assalto”, ha detto. Se non si arrendono sarà dato l’ordine di sparare per uccidere ” .
I manifestanti filo russi in Lugansk richiedono un referendum sullo status della regione del tipo di quello realizzato in Crimea.
Il Mercoledì scorso Putin aveva lanciato un avvertimento ai dirigenti del nuovo governo ucraino avvisandoli “di non fare passi avventati nel corso della crisi che sarebbe poi tardi per rimediare”, riferendosi a possibilità che il governo di Kiev decida di utilizzare la forza per risolvere la situazione. Mosca è favorevole ad un trattato che stabilisca un ordinamento federale per l’Ucraina ed uno staus di neutralità che permetta al paese di sottrarsi dalle pressioni degli Stati Uniti per entrare nella NATO ed insediare basi militari ai confini della Russia che sarebbero considerate da Mosca una minaccia diretta alla sua sicurezza.

Nel frattempo Mosca ha inviato una nota con cui ha richiesto a Kiuev l’allontanamento di un gruppo di circa 150 consigleri miilitari americani dell’organizzazione privata Greystone (una organizzazione di contractors) che si sarebbero mescolati alla guardia nazionale ucraina, indossando le uniformi di questa, per intervenire a supporto del reparto ucraino contro i manifestanti filo russi di Donetsk. Nella nota di dice che “.. sia gli organizzatori che i partecipanti a questa provocazione militare assumono su di sé la grave responsabilità di costituire una minaccia per i diritti, le libertà e la vita di cittadini innocenti quanto della stabilità dello Stato ucraino. Per questo, sollecitiamo l’immediata cessazione di simili preparativi militari che potrebbero innescare una guerra civile”.

La situazione quindi rimane molto tesa con ammassamenti di blindati e di truppe ucraine all’interno per la repressione delle manifestazioni filo russe e, all’esterno dell’Ucraina, con i reparti russi pronti ad intervenire nel paese se la situazione dovesse degenerare.  Si rischiano spargimenti di sangue ma questo non interessa più di tanto a coloro che hanno provocato questa situazione sobillando e tramando per ottenere il rovesciamento del governo legale di Kiev: Victoria Nuland, vicesegratario di stato USA e la Catherine Ashton dell’Unione Europea, queste due imperturbabili signore dormono sonni tranquilli, il problema sarà del popolo ucraino.

Fonti:

Italianirib

RT – Hispantv
http://www.controinformazione.info/donetsk-ucraina-la-citta-circondata-dai-carri-armati-dellesercito-ucraino-di-kiev/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=donetsk-ucraina-la-citta-circondata-dai-carri-armati-dellesercito-ucraino-di-kiev

Il potere della disinformazione mediatica

11 APRILE 2014 DI DONATO
 
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di Giacomo Bellisario
 
La globalizzazione, considerata dal punto di vista culturale, si basa sull’affermazione dell’idea di una società mondializzata dell’informazione, dove la massa prevale sul singolo: positivamente perchè vi è l’affermazione della democrazia e del diffuso benessere, negativamente perchè vi è un processo di appiattimento della psiche e di condizionamento della libertà di scelta e opinione. Le cause principali di questo fenomeno sono individuabili nel sistema totalitario delle comunicazioni, i cosiddetti “mass media”, controllato da pochi personaggi di spicco che, manipolando intimi conoscenti, giornalisti e conduttori televisivi, riescono a imporre tutto ciò che porta loro vantaggio. Questo sistema è talmente forte che ogni tentativo di opporsi a questa compagine, dando l’opportunità di aprirsi alla libertà di pensiero e di parola, è stato annientato -esempio tangibile è la chiusura o la censura di svariati programmi indipendenti che tendono a separarsi da questa malsana struttura “oligarchica”­.
Ma quali sono gli effetti della diffusione dei mezzi di comunicazione?  Oggi, i mass media permettono alla maggior parte delle persone di avere accesso a una fonte primaria di notizie e di informazioni che, però, sono contaminate, incomplete, e talvolta inattendibili, a tal punto da conformare gli atteggiamenti, le opinioni, i valori e i prototipi di comportamento della massa. La “scatola” può anche danneggiare le nostre personalità che, diffondendo valori e modelli di comportamento falsati e degradanti, mandando in onda reality show e quiz televisivi, trasmettendo pubblicità profittatrici che inducono al consumismo, esaltando false visioni della vita, contribuisce a inculcare il relativismo morale e a incrementare e il conformismo. Spesso, dunque, gli individui si trovano a subire delle pressioni provenienti da altri, che spingono loro a uniformarsi ad alcune idee. Ora, se in taluni casi l’influenza è reciproca, dando luogo così ad una molteplicità di fonti e di bersagli influenzabili, altre volte, invece, può verificarsi che l’influenza si manifesti in una sola direzione: quella espressa dalla maggioranza.
È necessario perciò lottare contro la privatizzazione e la mercificazione dell’informazione, avviando una ‘insurrezione’ di coscienza che riesca a porre alla ribalta il problema”. Ecco perché, occorre arrivare ad una conseguenza istituzionale, magari formando un comitato di “mediaetica” incaricato di vegliare sul sistema e difendere i valori fondamentali dell’etica. Più etica può significare anche più affari, laddove si giunga ad un lavoro basato su più verità dei fatti, più qualità dell’informazione, più cultura, in un sistema mediatico dominato dalle immagini e perciò frammentato e bisognoso di approfondimenti di qualità. L’informazione, oggi, significa “potere”. Una volta poteva anche assumere il senso di “verità”, intesa non come assoluta oggettività (quasi impossibile da praticare), bensì come ricerca dettagliata dei fatti, scevra da pressioni dei vari poteri forti. Informare deve essere un’operazione di onestà. Ciò non significa che non dobbiamo essere sempre più esigenti nella ricerca della verità dei fatti. Dobbiamo renderci conto del potere della verità: una volta detta, difficilmente può essere distrutta.
A tal proposito citiamo il testamento morale di Steve Jobs:”Il vostro tempo è limitato, allora non buttatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non crediate che il rumore delle opinioni degli altri affoghi la vostra voce interiore. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno già cosa voi volete davvero diventare. Tutto il resto è secondario”.