L’ex prefetto Di Pace “non ricorda”. Strano, perché io non dimentico. (di Simonetta Zandiri)

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09/04/2014 at 00:15   –  by 

E’ strana la memoria. A volte permette di ricordare  con precisione dettagli apparentemente irrilevanti, alre volte viene meno di fronte a fatti di una gravità inaudita. Come violenze assimilabili a torture. Piano con le querele, è solo un esempio. A caso.
E’ davvero strana, la mia memoria. Perché oggi, mentre ascoltavo la testimonianza dell’ex prefetto Di Pace in aula bunker, sforzandomi di riportarne ogni parola nella trascrizione che puntualmente cerchiamo di fare in ogni udienza, mi sono ritrovata in alcuni momenti a chiedermi se non fossi io che, per sbaglio, mi trovassi all’improvviso in una realtà parallela. Si, può essere. Forse io ho vissuto un altro 3 luglio, un altro 27 giugno, forse a me non sono rimasti impressi gli stessi numeri, come quei “186 feriti” che per l’ex prefetto rappresentano “il punto di partenza del bilancio” di quella giornata. Forse per me il punto centrale era un altro, o erano tanti altri piccolissimi punti che, uniti insieme, hanno dipinto una drammatica e profonda ingiustizia che difficilmente potrò dimenticare. E mentre ascoltavo Di Pace ripetere più volte quei “non ricordo”, pur avendo affermato di essersi sentito di recente con Petronzi, forse proprio per un ripassino, un passaggio in particolare ha colpito la mia attenzione:

Avvocato: rispetto agli arrestati del 3 luglio, qualcuno si è relazionato con il suo ufficio o le sono stati segnalati fatti anomali avvenuto in quella data? ci sono stati 4 arrestati, più una quinta persona che sembrava arrestata ma poi non lo era, qualcuno le ha spiegato le modalità?
Di Pace: No, io ho tratto il dato dalla relazione, ricordo che mi colpi’ molto che nessuno degli arrestati fosse della Valsusa…
Avvocato: il fatto che avessero subito delle lesioni?
Di Pace:non mi risulta, non ricordo,
Avvocato: non ha neanche visto sui giornali?
Di Pace:Ad oggi non potrei rispondere con certezza ad una domanda nella quale mi si chiedesse se ci sono stati arrestati o feriti.

Arrestati_3_luglio

Davvero strana la memoria. La mia è tornata subito a quell’immagine pubblicata su un quotidiano torinese a corredo dell’articolo che riferiva degli arresti effettuati nella giornata del 3 luglio 2011, 4 volti con lesioni evidenti, difficile immaginare che se le siano procurate tutti cadendo. Così comeil volto di Fabiano, un altro volto ricoperto di sangue, un’altra vicenda archiviata. Non siamo stati in silenzio, abbiamo fatto volantinaggi e presidi, persino sotto la Prefettura, ed è difficile pensare che quei volantini che io stessa ho consegnato personalmente al Dott. Francesco Aldo Umberto GARSIA, Capo di Gabinetto del Prefetto, il 31 ottobre 2012, non sia mai arrivato sul tavolo del Prefetto.

 In quella data, con alcuni compagni no tav di Torino, improvvisammo un presidio a sostegno di Fabiano, avendo saputo che la sua querela rischiava l’archiviazione, e portammo volantini, locandine e materiale in solidarietà a Nina e Marianna, a tutti gli arrestati e gli inguaiati. Fino all’ufficio del Capo di Gabinetto. Un evento promosso su Facebook, in seguito al quale pubblicai una nota sullo stesso social media, perché potesse avere una maggiore diffusione, consapevole che anche certi “organismi giudiziari” e di “polizia” (il cui confine, dopo l’udienza di oggi, appare sempre più labile) sono molto attenti ad ogni nostro post, perché siamo tutti liberi di avere opinioni, un po’ meno di esprimerle, meno che mai di difenderle.

Tanto per aiutare la memoria, sul caso di Fabiano riporto un estratto dalla richiesta di archiviazione della Procura di Torino: “Emerge, inoltre, dalle stesse immagini, che il querelante, allorché fu condotto all’interno dell’area cintata, SI ERA GIA’ PROCURATO LE FERITE LACERO-CONTUSE AL CAPO, da cui fuoriusciva sangue in abbondanza che gli colava lungo tutto il viso”. Chiarissimo. Peccato che non mi abbia convinta.

Anche per questo il 31 ottobre accettai di varcare quella soglia della Prefettura per consegnare personalmente al Dott. Garsia questi volantini. Spiegando in pochi minuti le ragioni della nostra presenza in quel presidio rumoroso. Le torture non si archiviano, la povertà non si cancella, e non si perseguitano due donne colpevoli solo di essersi trovare nel posto e nel momento sbagliati, in un paese che non ha il coraggio di chiamare le cose nel giusto modo: si chiama dittatura, non democrazia. E’ semplice. Basta dichiararlo, se proprio non puoi cambiare la situazione, chiamala per nome.
Il Dott. Francesco Aldo Umberto GARSIA, Capo di Gabinetto del Prefetto, prese i tre volantini e pronunciò solo due parole: “li leggerò”.
“E poi?”.
“Li leggerò”.
Certo, non mi disse che li avrebbe consegnati al Prefetto, tuttavia dubito che di quella giornata Di Pace non ebbe altre notizie. Dubitare è passibile di querela?

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Simonetta Zandiri
L’ex prefetto Di Pace “non ricorda”. Strano, perché io non dimentico. (di Simonetta Zandiri)ultima modifica: 2014-04-09T11:43:17+02:00da davi-luciano
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