Reazioni avverse nei bambini: il Portogallo sospende il vaccino Infanrix Tetra

informasalus.it – La Salute in un click –

L’Agenzia Nazionale dei Medicinali e dei Prodotti Sanitari del Portogallo (Infarmed) ha deciso di sospendere la somministrazione del vaccino Infanrix Tetra (Glaxosmithkline) in seguito alla segnalazione di tre casi di reazioni avverse. Tre bambini, infatti, a distanza di 48 ore dalla somministrazione del vaccino hanno accusato forti dolori e avuto gonfiore alle braccia.

Ecco quanto si legge nel comunicato diffuso da Infarmed e dal Ministero della Salute Portoghese:
“Dopo la ricezione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse gravi, Infarmed, come misura precauzionale, determina l’immediata sospensione dell’uso del vaccino seguente:
– Infanrix Tetra – Sospensione iniettabile in siringa pre-riempita in AC20B268AB lotto, data di scadenza 31/07/2015
Dal momento che questo farmaco viene somministrato da professionisti della salute, i soggetti in possesso di questo lotto non devono procedere alla somministrazione finché non sarà completata la valutazione derivante da questa situazione.
Il Presidente del Consiglio Direttivo (Eurico Castro Alves)”.

Il vaccino Infanrix Tetra viene utilizzato per indurre la formazione di anticorpi specifici contro difterite, tetano, pertosse e poliomielite nei bambini.

Il lotto ritirato è il n. AC20B268AB, in scadenza al 31-07-2015.

Infarmed ha fatto sapere di aver provveduto a ritirare la partita, che sarà oggetto di analisi, ma ha comunque invitato tutti i genitori a segnalare qualsiasi effetto secondario che si manifesti 3 giorni dopo la vaccinazione.

E’ vero che la reazione al vaccino non è stata particolarmente grave, però quando la reazione a una vaccinazione si manifesta rapidamente dopo l’inoculo c’è sempre il pericolo che nel tempo il bambino manifesti altri effetti indesiderati ben più gravi o di tipo allergico o autoimmunitario.

Nell’ottobre del 2012 fu adottata una sospensione cautelativa del vaccino esavalente Infanrix Hexa in 19 paesi al mondo.

allegato: http://www.informasalus.it/it/data/allegati_docsc/infanrix_tetra_portogallo.pdf

http://www.informasalus.it/it/articoli/portogallo-infanrix-tetra.php

Batten (EFD) in Europarlamento:”E’ vergognoso che la Commissione Europea sia collusa col Bilderberg”

smettiamola con queste critiche all’Europa dei popoli, che consegnamo la Ue agli euroscettici che sono cattivi…

Batten (EFD) in Europarlamento:”E’ vergognoso che la Commissione Europea sia collusa col Bilderberg”
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Continua lo sciopero della fame di Davide Battistini per proteggere i cani

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“Mi lascerò morire, fino a quando la legge che impedisce l’utilizzo delle catene agli animali non verrà resa operativa”
 
di Chiara Autiero
 
Continua lo sciopero della fame di Davide Battistini, iniziato il 20 gennaio. “Non smetterò di scioperare, e mi lascerò morire, fino a quando la legge che impedisce l’utilizzo delle catene agli animali non verrà resa operativa”.
Un uomo che tiene a cuore la difesa dei diritti degli animali, da alcuni definito un pazzo perché, come si può morire per amore degli animali? Per Davide invece, non è solo una questione di amore, “ma di rispetto”. Per gli oppressi, per chi i diritti non li ha e non può difenderli. “Se ci si pensa è stato sempre così: ogni lotta, prima di essere sfociata in una conquista, è spesso stata derisa, da quelle delle femministe a quelle dei lavoratori, tutte lotte che io ho fatto”.
 
Davide Battistini, chiede l’approvazione del regolamento di attuazione della Legge che vieta di tenere i cani alla catena, varata dalla Regione Emilia-Romagna un anno fa, ha scritto a Vasco Errani. La lettera è stata inviata dalla Redazione di Restiamo Umani.
 
Lettera: “Davide Battistini è in sciopero della fame dal 20 gennaio. Non mangia per chiedere che la legge che vieta di detenere cani alla catena, normativa varata circa un anno fa dalla regione Emilia Romagna, sia dotata del regolamento di attuazione che la renda effettivamente operativa. Regolamento che, Le ricordiamo, è stato votato all’unanimità al culmine di una analoga protesta del Battistini e che noi, redazione di Restiamo Animali, abbiamo fortemente condiviso e sostenuto. Inutile dirLe che tale ritardo vanifica gli effetti della legge salutata, dodici mesi fa, come rivoluzionaria e apripista rispetto alla legiferazione delle altre regioni.
 
 
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Su Facebook è stata pubblicata una foto che evidenzia il dimagrimento dello scioperante:
 

Mega scorta per Obama a Roma, video da guardare…. + Benvenuti ad Eurolandia, dipartimento d’oltremare degli Stati Uniti d’America

Mega scorta per Obama a Roma, video da guardare….
BY ANGELO IERVOLINO – 30 MARZO 2014
Roma blindata per la visita di Obama

Il 27 marzo a Roma c’è stata una conferenza stampa congiunta del presidente Barack Obama e del premier italiano Matteo Renzi a Villa Madama, un discorso per me “poco comprensibile” riportato in questo link:

http://video.espresso.repubblica.it/tutti-i-video/renzi-obama-matteo-fa-l-americano/1845/1842

Lo spiegamento di forze di scorta ad Obama, mi è sembrato un tantino esagerato, un “esercito” di mezzi, minimo 26 auto blindate e 8 moto di scorta, che hanno bloccato la capitale. Considerato che di recente tre agenti del Secret Service americano sono stati trovati ad Amsterdam completamente ubriachi e per questo rispediti negli Stati Uniti e sospesi dall’incarico, Obama avrà pensato bene di rafforzare la sua scorta, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

Ecco il video:

https://www.youtube.com/watch?list=UUEgHdnWoo530rTP2LMhTumA&v=uqMoV75C3ts

Benvenuti ad Eurolandia, dipartimento d’oltremare degli Stati Uniti d’America

di Filippo Bovo -30/03/2014
Fonte: Stato e Potenza
Sarà divertente, o se preferite sconfortante, immaginarsi cosa ne sarà dell’Europa di qui a qualche anno. Obama, giunto in visita a Roma lo scorso 27 marzo, un po’ ce l’ha fatto capire: nel nostro futuro d’europei ci dovrà essere tanta NATO, perché gli Stati Uniti destinano alla difesa il 3% del PIL contro l’1% degli “alleati” del Vecchio Continente. Insomma, gli USA hanno bisogno di ridimensionare le spese per la difesa (e in parte l’hanno già fatto) per concentrare maggiori risorse economiche nella loro reindustrializzazione e nel loro rilancio economico, e pertanto gli europei devono compensare aumentando i loro stanziamenti per il settore militare. Si prevede quindi un futuro in cui la NATO, a costo di svenare le fragili economie europee, dovrà mantenere i suoi elevati costi, intuibilmente in vista di un uso massiccio in quei teatri che sono strategici agli interessi americani (lo spazio ex sovietico, il Medio Oriente, l’Africa? Il tempo ce lo dirà).
Ovviamente il maggior impegno da dedicare alla NATO dovrà comprendere anche una totale ed indefessa fedeltà riguardo a quei “bidoni” degli F35: anni ed anni d’investimenti in tal senso da parte dell’industria militare americana non possono essere gettati alle ortiche solo perché il prodotto finale s’è rivelato largamente inferiore alle attese. I caccia della concorrenza stracciano l’F35 in tutto e per tutto, e costano pure meno? Pazienza: tanto mica si useranno gli F35 contro la Russia o la Cina (almeno, così si spera), che li abbatterebbero senza battere ciglio: al limite s’impiegheranno contro nazioni disarmate o quasi, com’era la Libia di Gheddafi. Perchè il grande valore militare della NATO sta tutto qui: nel fare le guerre abbondantemente armata contro nazioni militarmente male in arnese. Così son bravi tutti; e il bello è che per farlo si spende anche più degli altri. Ma “business is business”, e la Lockheed Martin ci deve guadagnare insieme a tutto il cosiddetto “apparato militar – industriale” di eisenhoweriana memoria.
Il rapporto tra Stati Uniti ed Europa è sempre più simile, da questo punto di vista, a quello tra colonizzatore e colonizzato: il primo produce, grazie agli sforzi del secondo, dei beni e dei servizi (in questo caso l’F35, ma potrebbe essere qualsiasi altra cosa) che poi oltretutto gli rivende pure a caro prezzo. Perchè le colonie servivano e servono a questo: a farsi depredare due volte.
La cosa diventerà vieppiù evidente con l’entrata a regime del Trattato di Libero Commercio tra USA ed UE (il TTIP), che consentirà ai primi d’invadere i mercati della seconda coi loro prodotti resi commercialmente competitivi dal dollaro più debole e dalle forti protezioni concesse dal governo americano ai propri produttori, soprattutto in campo agricolo ed alimentare. Se vogliamo farci un’idea di come funzioni il sistema, basta esaminare il NAFTA che ha trasformato il Messico in una mera colonia commerciale degli Stati Uniti. I produttori messicani sono stati semplicemente ridotti sul lastrico dalla competizione insostenibile, persino sleale, dei prodotti statunitensi. E anche l’economia del Canada, paese notoriamente non proprio povero, ha subito più di un colpo, perdendo molta manifattura a tutto vantaggio dei più potenti vicini statunitensi. Pian piano anche l’Europa sarò trasformata in una colonia commerciale, con l’eccezione della Germania che mira a spartirsi il mercato continentale con gli Stati Uniti assumendo un ruolo subdominante: un po’ come poteva essere il Brasile della dittatura filo – Washington ai tempi in cui il Sud America era interamente il “cortile di casa” degli americani.
Farà parte di questo piano di “ricolonizzazione” dell’Europa anche la riduzione delle importazioni di gas russo in favore del GNL (Gas Naturale Liquefatto) proveniente dagli Stati Uniti. Quello americano, com’è noto, è quasi tutto “gas da argille”, volgarmente detto anche “gas di scisto”, che s’ottiene attraverso una particolare procedura di perforazioni verticali ed orizzantali caratterizzata da un impatto ambientale superiore a quello dei giacimenti tradizionali. Grazie a questa procedura, che negli ultimi anni ha acquisito sempre maggior importanza in vari paesi, gli Stati Uniti nel giro di un decennio sono passati dalla condizione d’importatori a quella d’esportatori di gas, ed ovviamente ora cercano nuovi clienti. L’Europa, da questo punto di vista, rappresenta il cliente ideale. L’unico problema è come portarcelo, questo gas, dagli Stati Uniti all’Europa: attraverso un gasdotto ovviamente non è possibile, quindi bisogna ricorrere alle navi gasiere. Ora, com’è noto, le navi gasiere non possono trasportare il gas prima che sia stato liquefatto, e pertanto servono appositi impianti di liquefazione che andranno costruiti sulle coste statunitensi. Del pari, per essere consumato una volta giunto a destinazione, tale gas ha bisogno di essere rigassificato; occorrono quindi appositi impianti di rigassificazione da costruirsi lungo le coste europee. Il costo di tali impianti di liquefazione e rigassificazione, intuibilmente, ricadranno sui consumatori europei, vale a dire sulle loro bollette. Così come su di loro ricadranno i costi di trasporto dovuti alle navi gasiere. A titolo di raffronto, il gas russo e kazako giunge nelle nostre caldaie e cucine attraverso i famosi metanodotti, alcuni dei quali di recente inaugurazione (il North Stream, che porta il gas in Germania attraverso il Baltico), altri in dirittura d’arrivo (il South Stream, che stoccherà il gas in Italia tramite il Mar Nero e i Balcani) e altri ancora di ormai vecchia costruzione e quindi già ammortizzati da tempo. La logica e la convenienza vorrebbero che, come europei, si continuasse a prendere il gas dalla CSI per ovvie ragioni di vicinanza geografica. Senza poi considerare che ciò fa parte di un interscambio tra le nostre economie e quelle della CSI che ci permette di vendere i nostri beni e servizi in tali mercati. Dunque, a che pro ridurre le importazioni di gas russo?
E infatti c’è la considerazione che tutto sommato, malgrado gli sforzi americani, l’Europa non s’affrancherà mai del tutto dal gas russo. Prima di tutto perché ciò significherebbe assottigliare la presenza europea, già fortemente minacciata dalla concorrenza cinese e non solo, nel mercato russo; ma anche perché oggettivamente la geografia parla chiaro. Ed ecco che infatti giunge la notizia che l’Inghilterra, per compensare la produzione sempre più in calo del proprio gas, inizierà ad importare gas proprio dalla Russia: e parliamo del più filoamericano tra tutti gli Stati europei. Per quanto riguarda Italia e Germania, c’è poi da star certi che non si vorranno gettare nell’immondezzaio anni di fatiche e d’investimenti per il South ed il North Stream. Anzi, soprattutto per il South Stream, la cui costruzione è ancora in atto, c’è un accordo da due miliardi tra Saipem e Gazprom fresco di pochi giorni. Insomma, per quanto costrette ad un duro riallineamento, per non parlare proprio di una ricolonizzazione a tutti gli effetti, i colonizzati europei cercheranno sempre e comunque di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte per salvare i propri interessi.
Anche perché, prima di vedere il gas americano in Europa, passeranno probabilmente almeno tre anni: l’esportazione dovrà essere approvata dal Congresso, il TTIP dovrà entrare a regime ed infine gli impianti di liquefazione e di rigassificazione dovranno venir costruiti, e ciò ovviamente non si potrà fare in un sol giorno. Nel frattempo ci saranno ben poche alternative al gas russo.
In questo lasso di tempo, comunque, si deciderà il futuro dell’Europa. Starà ad essa scegliere con chi stare: e da quel che sembra, pare che sceglierà il vecchio “Uncle Sam”, che mira sempre più a trasformarla in una propria colonia. Un dipartimento d’oltremare degli Stati Uniti d’America.

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CANCRO: un oncologo vuota il sacco

Io ripropongo sempre i classici sulla premiata ditta “CANCRO SPA”, leggeteveli bene!
 
Ormai su tutti i fronti è un outing continuo, tutti vogliono togliersi un gran peso dalla coscienza, dopo averlo sopportato in silenzio per decenni.
Eccoci al tema del cancro, riguardo al quale un medico senior, di chiara fama come il prof. Franco Berrino, spiega come stanno le cose nella sanità, confermando le peggiori ipotesi da tempo descritte sui media alternativi.
DIFFONDETE AL MASSIMO QUESTO VIDEO!!!
CONFESSIONE SHOCK: NOI ONCOLOGI SIAMO CRIMINALI !
Beh, non ha usato propriamente queste parole il Professor Franco Berrino, già Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Ma che questa sia la realtà dei fatti, lo scoprirete alla fine dell’articolo.
Intervistato da Le iene, comincia in modo un po’… diciamo… sottotraccia!?:
“io sono molto d’accordo che bisogna pensare e usare il cibo in senso terapeutico… sa perché un tumore nasca e cresca bisogna trovare un terreno favorevole e con l’alimentazione possiamo modificare il nostro ambiente interno” e aggiunge “ci sono indizi importantissimi che con l’alimentazione si può aiutare la guarigione del tumore”. E precisa, badate bene, che sono però solo indizi e non prove solide.
Certo che, si fossero dati la pena di verificare le decine di migliaia di casi degli ultimi cento anni di igienismo, questi indizi, come li chiama lui, sarebbero diventati non prove solide, ma macigni pesanti come montagne, che li schiaccerebbero tutti.
 
noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi… Mettiamola così: se noi ci ammaliamo aumenta il PIL… La sanità è la più grande industria nazionale… non c’è un interesse economico nei confronti della prevenzione
 
La parte più interessante, quando comincia a parlare più chiaramente:
“Mediamente quello che diamo da mangiare ai nostri malati negli ospedali è il peggio del peggio.
Io ritengo che non gli faccia bene ma sa… io dico sempre che noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi…
Mettiamola così: se noi ci ammaliamo aumenta il PIL, c’è crescita, diminuisce lo SPREAD.
La sanità è la più grande industria nazionale ricordava il professor Monti.
Non c’è direttamente… non c’è un interesse economico nei confronti della prevenzione… che parola si potrebbe usare per definirla?
Una gran commissione di ignoranza… e di stupidità… e di interessi”.
Fantastico! Una confessione in piena regola del vero scopo di questa falsa medicina.
Allora vi dico che, in base all’assurto…
“se non conosci, sei un ignorante, se conosci e sostieni che non è vero, sei un delinquente”…
… il giudizio di cosa siano questi servi di Mammona, che lasciano morire tra le braccia dell’infame triade chemio-radio-chirurgia milioni di persone innocenti, datelo voi, io potrei usare dei termini troppo forti.
Francesca Salvador

Animalisti violenti e cacciatori brava gente

Ormai non si sa più cosa dire e bisognerebbe stare zitti e agire, imbracciando il fucile, così da metterci alla pari con i nostri avversari. Ci sarebbe – è vero – un ostacolo psicologico nel fatto che i nostri avversari hanno la legge dalla loro parte mentre noi no, ma noi avremmo la legge della coscienza, o la legge dello spirito che dir si voglia. L’alternativa sarebbe quella di lasciare che il mondo vada come deve andare e che prevalgano le ingiustizie e le brutture. Poi, in caso di turbamenti emotivi, si potrebbe sempre dare ascolto ai consigli che vengono dalle religioni, sia cristiana che buddista e induista, cioè di amare i nostri nemici e di essere come il legno di sandalo che profuma la scure che lo taglia. Però non venite fuori dicendo che le religioni sono state inventate dagli Illuminati di Moriah, al fine di tenere divisa l’umanità facendo leva sulla sua naturale litigiosità. Perché se pensate che le religioni siano un parto degli Illumitati, uno strumento del loro potere su di noi, allora anche l’invito a lasciar perdere e a farsi una ragione dell’esistenza del Male potrebbe essere funzionale a chi il Male lo commette per i propri porci comodi. Alla faccia del buon fachiro indiano seminudo!
 
Mia sorella l’altro giorno, siccome io non voglio pagare il canone televisivo e le dicevo di non accennare alla cosa alla nostra madre anziana, per non farle venire le crisi d’ansia, mi ha risposto: “C’è una cosa semplicissima se non vuoi che nostra madre vada fuori di testa, con i suoi 89 anni e con il terrore che vengano a sequestrare la televisione: basta pagare!”.
“Certo – le avrei volentieri risposto – basta mettersi a 90 gradi!”.
 
Così, con la caccia e tutte le altre ingiustizie ai danni degli animali (ma la stessa cosa si potrebbe dire di quelle ai danni degli altri esseri umani), basta lasciare che i malvagi le compiano e voltare la testa dall’altra parte. Facendo finta di niente, evitando di pubblicare su internet foto di animali e di umani massacrati in mille modi, si salvaguarda anche la sensibilità di quegli utenti che sono affascinati dalla forza del pensiero e che s’impongono un atteggiamento ottimista e fiducioso nei confronti dell’umanità.
Funziona? Sì, funziona per loro, ma per i soggetti che sono vittime no. Quelli, mentre sono sotto la scure del carnefice, vorrebbero volentieri scambiare il posto con le anime candide che stanno comodamente sedute a casa propria, salvaguardando la propria mente da cattivi pensieri, da vampiri energetici e da notizie traumatizzanti. Farebbero volentieri cambio, ma non è possibile.
 
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Se un soldato siriano di religione cristiana viene decapitato, al limite si può pensare che abbia scelto lui di arruolarsi, sapendo che la vita del soldato può andare incontro anche alla morte violenta per mano del nemico, ma un camoscio delle Alpi Orobie non si è arruolato da nessuna parte. E’ lì sui monti e nelle forre, a combattere la quotidiana battaglia della ricerca del cibo, ma a un certo punto sente un improvvisobruciore sopra la spalla destra, seguito da una lancinante fitta. Fa qualche passo e cade a terra morto, non senza provare lunghi o corti minuti di sofferenza a seconda che lo sparatore, munito di cannocchiale telescopico, lo abbia centrato nel cuore o in una parte del corpo non determinante per le funzioni vitali. In tal caso lo aspettano lunghe ore, se non giorni, di agonia, senza che i cani dello sparatore magari riescano a scovarlo e a finirlo.
 
Io a Riva del Garda sabato 29 marzo ho detto al megafono che un essere umano, che voglia degnamente considerarsi tale, non può comportarsi così, ma semmai dovrebbe aiutare un animale in difficoltà, nello stesso modo in cui aiutiamo una persona in difficoltà. La solidarietà e la mutua cooperazione dovrebbero secondo me prevalere sul loro contrario, cioè sull’egoismo del singolo e sull’indifferenza verso chi soffre. In questo, sono confortato dal sentire della società che, attraverso la tivù ci chiede di mandare uno o due euri alla tale associazione o alla talaltra, per aiutare i bambini poveri affinché possano sorridere. Oppure, per costruire un ospedale, una scuola o per scavare dei pozzi in Africa. Se poi qualcuno vuole strafare, c’è anche il Sud America, bisognoso anch’esso di ospedali, scuole e altre strutture per la popolazione. Pozzi magari no.
 
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Ma sorge spontanea la domanda: chi sono io per dire che la solidarietà è più importante dell’egoismo? Chi sono le associazioni umanitarie per dire che far sorridere i bambini africani sia più importante che far sorridere quelli di pelle bianca?
Delle due l’una: o l’altruismo e l’empatia sono non solo importanti ma anche intrinseci nell’animo umano, oppure non lo sono e le associazioni umanitarie se ne approfittano in modo truffaldino e si tengono le offerte, mentre nel mio caso, visto che non chiedo nessuna offerta, anch’io me ne approfitto di un irrisolto equivoco, ma lo faccio perché sono un povero demente, che non ha niente da fare un sabato pomeriggio se non andare a rompere i coglioni a dei bravi e onesti cittadini amanti della caccia.
 
Se le autorità di Riva del Garda hanno concesso l’autorizzazione all’esposizione di canne da pesca e trofei di caccia, vuol dire che è tutto legale. Se i forestali, le guardie della provincia e le forze dell’ordine sono presenti e non hanno nulla di ridire – e magari vanno con i cacciatori alle cene sociali a mangiare il capriolo con la polenta – vuol dire che è tutto in ordine, come dice anche la parola: forze dell’ordine. Se in città ci sono le macellerie, terminale di quella filiera che parte dall’allevamento, passa attraverso il macello e, tramite i trasportatori, arriva in quegli appositi negozi, vuol dire che la gente vuole mangiare carne, sia essa di provenienza domestica, che selvatica. E se è vero il concetto di Vox popoli, vox Dei, significa che così ha stabilito il Padreterno, così le cose sono e devono essere. E gli animalisti, di conseguenza, sono dei pazzi esaltati che vogliono sopprimere tutto questo. Vogliono abolire antiche tradizioni culinarie. Vogliono renderci tutti tristi e rassegnati a mangiare erba in un cantuccio, magari vietandoci anche il vino, la birra e le donne.
Sono dei veri pazzi!
 
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Non sanno quanto poetico sia alzarsi alle quattro del mattino (e fare le levatacce per uomini panzuti di una certa età è un vero sacrificio, fatto però con gioia)! Non sanno quanto sublime sia ascoltare il canto dell’urogallo alle cinque del mattino, posato su un ramo basso d’abete! Non sanno niente di caccia, dell’adrenalina che circola gagliarda nelle vene, quando si mette a segno un bel colpo e il bersaglio cade immobile lontano, fra la neve. Non sanno la sensazione di potenza che si prova nell’atto di uccidere! Riemergono gl’istinti dell’uomo delle caverne e ci si sente vivi, vitali e capaci di incidere sul destino di qualcuno ed è scorretto, da parte degli animalisti, chiamare vittima quel qualcuno. E’ scorrettissimo. E’ disonesto intellettualmente, perché non si può andare contro secoli di storia, contro il volere della Chiesa, contro le disposizioni della legge civile.
Ma cosa vogliono questi animalisti?
 
Io ho cercato di spiegarglielo, mentre alla spicciolata si dirigevano verso l’entrata della fiera. Non credo che capissero molto, forse perché se anche uso lo stesso codice linguistico, non è detto che io usi la stessa logica. Ho cercato di entrare nel loro modo di vedere le cose, le riunioni conviviali a base di carne alla griglia e birra, gli aneddoti raccontati vicino al caminetto acceso d’inverno, con un bicchierino di grappa da sorseggiare in mano. Nessuno li vuole privare di tutto ciò, ché la natura umana è quella di essere un animale gregario, come fondamento evolutivo, ma di essere in sovrappiù un animale con un forte istinto del clan, dell’appartenenza a una tribù. Lo si ritrova nelle popolazioni del Borneo e in quelle della provincia di Trento. Gli animalisti che vengono lasciati manifestare nei pressi dell’entrata della fiera sono, ai loro occhi, nient’altro che una tribù nemica, che viene a insidiare il loro benessere e come tali devono essere trattati.
 
Più di qualcuno di loro ha chiesto ai carabinieri presenti che diritto avessimo noi di disturbarli, termine sostitutivo di quello normalmente usato da persone virili e grossolane quali essi sono nella totalità dei casi. Si sono mostrati perplessi del fatto che le autorità abbiano concesso l’autorizzazione a uno sparuto gruppetto di animalisti, cioè a una tribù nemica, di avvicinarsi al loro luogo di culto, in uno dei momenti più sacri per la religione venatoria qual è appunto la fiera della caccia, della pesca e dell’ambiente.
 
Sì, perché siccome da molti anni nella società italiana c’è, obiettivamente, molta disapprovazione verso il loro sport – chiamiamolo così – le loro teste pensanti hanno pensato bene di attuare l’alleanza con la tribù della canna da pesca, mettendoci dentro anche una parolina magica che non può essere contestata, dato che dell’ambiente si occupano perfino i Verdi e gli ecologisti e se la caccia è “out”, l’ambiente almeno è “in”. Ricorda molto la tecnica della polpetta avvelenata.
 
La maggior parte di coloro che ci sfilavano accanto, ai quali cercavo di far arrivare qualche brandello di messaggio, era costituita da uomini di una certa età, così come ci riferiscono le statistiche. C’erano purtroppo anche giovani, sicuramente parenti dei cacciatori, dal momento che la caccia è così esaltante ed emozionante che un padre cacciatore vuole giustamente che anche il figlio segua le sue tracce e assapori quei bei momenti in cui si riesce a colpire la beccaccia, la regina del bosco, dal volo zigzagante. Come può un giovane non provare l’emozione del padre, del nonno e del bisnonno? Se poi pensiamo che anche i sacerdoti delle valli benedicono la caccia, facendo l’annuale messa di Sant’Uberto e dicono nell’omelia che è meglio se i giovani vanno a caccia piuttosto che si droghino, opporsi a questa sana passione è da esaltati o da fanatici, o da entrambe le cose.
 
Parlando pacatamente ho cercato almeno di far capire che non siamo né esaltati, né fanatici, ma che amiamo la giustizia così tanto che la vogliamo estesa anche a chi per storia e tradizione purtroppo è sempre stato escluso dalla medesima.
Non è andata sempre così, la dimostrazione, perché è giusto anche lasciare che la rabbia esploda, chi lo sa fare a freddo, e qualche attivista ha cercato deliberatamente lo scontro con gli ominidi che ci passavano vicino, quelli che non seguivano i consigli dei carabinieri di fare il giro largo. Del resto, io con il megafonino di Franco, che è anche l’autore della maggior parte delle foto qui esposte, non potevo monopolizzare la manifestazione ed era giusto che ciascuno di noi si esprimesse come meglio riteneva opportuno.
 
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Mi ha stupito però la pazienza dei carabinieri, nonostante in diverse occasioni si sia sfiorata la colluttazione. O hanno grande esperienza e conoscono la psicologia umana, o hanno qualche simpatia per la nostra causa anche se non possono sbilanciarsi. Il comandante della piazza, in borghese, con tanto di giacca e cravatta, che ha preso contatti prima che arrivasse il “grosso” della truppa con Franco stesso, nei panni di organizzatore, si è mostrato di una gentilezza estrema, ma poco cambia anche se le sue personali simpatie vadano in una direzione o in un’altra. Ciò che conta sono le leggi. Leggi speciste codificate che permettono l’assassinio sistematico di creature innocenti. Per non parlare dei 108 morti fra gli umani solo nella passata stagione venatoria, e solo in Italia, tra cui tre adolescenti. Ma questo è solo un piccolo tributo che i 750.000 cacciatori italiani sono disposti a pagare in cambio del permesso di uccidere qualche milione di volatili e mammiferi. Sembra quasi un tributo al Dio Moloch, che però voleva carne fresca, carne di bambino.
 
Qui invece ad essere sacrificati, come direbbero i vivisettori, sono milioni dei nostri bambini a quattro zampe o due ali e dei tre adolescenti figli di cacciatori che secondo il curato di campagna è meglio che vadano a caccia piuttosto che drogarsi, poco ci cale. Stessaregola del soldato: hai il libero arbitrio? Puoi dunque decidere se arruolarti o seguire tuo padre a caccia, insieme ai suoi amici anziani, alcuni anche portatori di occhiali da vista e con leggero Parkinson. Puoi decidere. E se muori di “fuoco amico”, pazienza, ce ne faremo una ragione. Se non si preoccupa tua mamma, perché devo preoccuparmi io che da una vita contesto la caccia e la definisco non a norma sul piano della sicurezza?
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Se un muratore vuole lavorare senza l’elmetto perché d’estate lo fa sudare, e gli cade un mattone in testa, è sua responsabilità. E se tuo padre cacciatore, come quello qui a destra (che a me sembra un rettiliano), ti porta ad ammazzare cervi invece di lasciarti a casa davanti alla consolle dei videogiochi, è una sua responsabilità. E magari lo fa anche a fin di bene. Della serie: l’inferno è lastricato di buone intenzioni.
 Il fatto è che ad aggravare il tutto c’è l’ignoranza, ma, come si legge su internet, in modo autoreferenziale, “nell’epoca di internet l’ignoranza è una scelta”. E allora, di che ignoranza stiamo parlando? Di quella a cui ho fatto cenno con il megafono, per esempio. Che gli animali sono persone non umane dotate di sentimenti e coscienza, oltre che dei classici diritti alla vita, alla libertà e alla non sofferenza. Ogni animale ha la sua personalità e per tutti è una questione di percezione. Noi li percepiamo come persone, mentre i cacciatori e i pescatori li percepiscono come strumenti per i loro passatempi. Chi ha ragione? Chi dei due si avvicina di più alla verità vera delle cose?
 
Mi sembra abbastanza ovvia la risposta, ma il problema successivo è: siamo anche onesti intellettualmente da riconoscerlo? O ci piace barare, barare a tutti i costi pur di salvare i nostri infami interessi? A me sembra di vedere che nella società – mica solo i cacciatori – sia in gran voga quest’ultima opzione e in tal caso diventa doveroso combattere contro le falsità e le menzogne.
 
Infine, sugli scrupoli che mi faccio a proposito del metodo, tenendo conto che si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto, abbiamo per caso dato da mangiare alle Eggregore sabato pomeriggio a Riva del Garda? Le urla e gli insulti sono stati di gradimento per i vampiri energetici che si dice controllino le nostre vite e ci facciano pascolare a loro beneficio, come mucche sul prato?
 
Io non so rispondere, perché non sono un mago, né nero, né bianco, e di esoterismo m’interesso solo perché trattasi di questione misteriosa, irrisolta e verosimile, ma un fatto è certo: la battaglia per i diritti animali, nella fattispecie quelli che vivono liberi nei boschi, nelle campagne e nelle acque, sarà ancora lunga e sacrosanta. Anche se nessuno sa come andrà a finire.

LA GENERAZIONE DIPENDENTE: LA META’ DEI GIOVANI EUROPEI VIVE CON I GENITORI

d’altronde la civiltà moralmente superiore non misura la civiltà di un paese in base a quanta gente spinge sul lastrico e costringe al suicidio e condanna alla miseria.
Postato il Domenica, 30 marzo 
DI SHIV MALIK
The Guardian
 
Un rapporto di Eurofound riporta che non sono solo le persone che stanno per finire l’istruzione ad avere difficoltà a vivere in modo indipendente, ma anche i trentenni.
 
I nuovi dati dicono che quasi la metà dei giovani adulti europei vive con i propri genitori, un livello record di dipendenza che ha implicazioni sociali e demografiche per il futuro del continente.
 
Una delle indagini sociali più complete, che si è svolta in 28 paesi europei, ci ha rivelato martedì che la percentuale di persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni che nel 2011 viveva ancora con i genitori è salita era al 48 %, 36,7 milioni di persone, che sperimentano anche livelli di deprivazione e di disoccupazione che sono aumentati anch’essi nei primi cinque anni di crisi economica.
 
I dati provenienti dall’agenzia dell’Unione Europea Eurofound che sono stati ottenuti dal Guardian mostrano che solo pochi paesi sono immuni al fenomeno, e che non è esclusivo dei paesi indebitati nel bacino del Mediterraneo. Lo studio mostra un forte aumento del numero dei ventenni che rimangono a casa anche in paesi come Svezia, Danimarca, Francia, Belgio e Austria. In Italia quasi quattro quinti (il 79%) dei giovani adulti vivevano con i propri genitori.
 
Tuttavia, la Germania, i Paesi Bassi, l’Irlanda e il Regno Unito hanno registrato una diminuizione: in Gran Bretagna, è calato dal 30 al 26% .
 
Uno degli autori del rapporto, Anna Ludwinek, ha detto: “La situazione dei giovani è cambiata radicalmente. E sembra differente da quella dei loro genitori e nonni.”
 
Non è solo il mondo del lavoro che è cambiato, ma la società sta cambiando, di modo che le transizioni stanno diventando sempre più imprevedibili: le persone non hanno più un lavoro che dura tutta la vita e neppure vivono nello stesso posto per tutta la vita.
 
Ha anche detto che è un mito pensare che vivere con i bambini e i genitori in una famiglia multigenerazionale sia una meraviglia: “Abbiamo riscontrato che le famiglie multigenerazionali hanno una bassissima soddisfazione per la propria vita e un livello percepito altissimo di deprivazione e di esclusione sociale.”
 
“Si potrebbe affermare che se avete trent’anni, vivete ancora con i genitori e se, oltre a questo avete anche una vostra famiglia, allora è davvero difficile iniziare una vita indipendente.
 
I dati evidenziano la situazione difficile della “Generazione Y”, che è più istruita rispetto ai loro antenati, ma è condannata a prospettive più fosche della generazione dei loro genitori.
 
Il fenomeno sempre più diffuso degli adulti costretti a vivere nelle loro camerette d’infanzia ha anche sollevato preoccupazioni per la natalità e la demografia in un continente che invecchia.
 
La tendenza alla dipendenza verso i genitori, riportano gli autori dello studio, non può essere spiegata solamente con l’aumento del numero delle persone che studiano più a lungo, dato che altri milioni di 25-29enni ancora vivono con mamma e papà.
 
Per le donne di età compresa tra 25-29, il numero è salito di cinque punti fino al 26%, mentre la percentuale per gli uomini è salita di tre, arrivando al 34%. Anche tra coloro che hanno un lavoro, il dato complessivo è aumentato di un punto, siamo al 34% .
 
Mentre i giovani adulti tendono ad affidarsi alle istituzioni quanto i loro genitori, la loro fiducia per il governo nazionale, il sistema giuridico e la stampa è diminuita dal 2007 al 2011.
 
Bobby Duffy dell’istituto di sondaggi Ipsos Mori ha detto di aver trovato risultati simili nel Regno Unito: “La nostra analisi generazionale dell’attitudine nel Regno Unito ha mostrato quanta pressione sentono i giovani, che sono più propensi a considerarsi poveri anche se hanno iniziato da qualche anno una loro carriera, un fatto storicamente insolito.”
 
Ciò riecheggia la ricerca di Eurofound: non sono solo coloro che sono appena usciti dalla scuola o dalle università che trovano grandi difficoltà a diventare indipendenti, ma tutti quelli tra i 20 e i 30 anni.
 
Ha detto che questi risultati hanno dimostrato che il ceto sociale e il background stanno diventando sempre più un fattore di successo nella vita successiva..
 
Quelli che appartengono a classi agiate o ricche saranno meglio equipaggiati per affrontare le pressioni. Il contesto non riguarda solo l’aspetto generazionale; è come questo si relaziona con la ricchezza e il ceto sociale, lasciando svantaggiati alcuni giovani.
 
Peter Matjašič , presidente del Forum Europeo della Gioventù, ha detto che i giovani europei erano ancora “nel mezzo della tempesta“, nonostante si parli di una ripresa.
 
Ha detto che troppi erano ancora disoccupati o, se stavano lavorando, erano “precari e spesso senza la rete di sicurezza di un’adeguata protezione sociale“.
 
Questo rapporto ci fa preoccupare, perché fornisce ulteriori prove che, nel momento in cui i giovani adulti dovrebbero essere diventare esseri autonomi che vanno per la propria strada, sono costretti a continuare a vivere a casa con i genitori per un tempo molto più lungo rispetto a prima, e questo sta diventando la norma anche in molti paesi in cui non era una cosa comune.“.
 
Ha anche invitato i dirigenti europei ad attuare misure concrete, e ha detto che i giovani adulti europei non devono essere discriminati in materia di spesa per la sicurezza sociale.
 
Il rapporto di Eurofound rivela anche che il 49% dei giovani adulti europei viveva in famiglie che avvertivano una qualche forma di deprivazione. Nel 2011 il 27% dei giovani adulti viveva in deprivazione di “medio livello“, ossia che non avrebbe potuto sostituire i mobili usurati, invitare gli amici a casa o permettersi di prendere una vacanza ogni anno.
 
Più di un quinto (il 22% ) ha vissuto “grave deprivazione” e ha avuto difficoltà per riscaldare la casa o comprare vestiti nuovi. Questo dato è salito di sei punti percentuali dal 2007.
 
L’aumento della deprivazione per i giovani adulti è stata peggiore in Grecia (+15 %), Spagna (+20%) e Regno Unito (+10%) .
 
Anche se la loro situazione è meno grave  se confrontata a quella di altre epoche, i giovani europei se la passano peggio delle altre generazioni: “In quasi tutti i paesi i giovani possono andare incontro a livelli moderati di deprivazione rispetto alla popolazione generale, ma è meno probabile che affrontino le forme più gravi“, dice il rapporto . Dal sondaggio di 7.300 giovani adulti sulla qualità di vita in Europa, gli autori del rapporto indicano una tendenza crescente di famiglie multigenerazionali in cui i genitori sono costretti a ospitare sia i figli che i nipoti.
 
Di conseguenza, il numero delle famiglie di lavoratori che crescono una famiglia nella propria casa è sceso di 3 punti percentuali.
 
I nuclei familiari in cui tre generazioni vivono tutti sotto lo stesso tetto sono più propensi a sperimentare una grave deprivazione, “suggerendo che per molti una tale modalità sia involontaria e una conseguenza della crisi economica“.
 
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SHIV MALIK
The Guardian
 
 
24.03.2014
 
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da SUPERVICE

CLAMOROSO: La Germania lascia il dollaro e apre al commercio diretto in Yuan

da domani partiranno veline dai media maistream per conto degli Usa su quanto sia ancora più perfida la Merkel, su quanto sia pericolosa la Germania, si inventeranno scoop per denigrare ancora di più i tedeschi
lunedì, 31, marzo, 2014
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Nota di Rischio Calcolato: direi che la seguente è la notizia dell’anno, la Germania ha preso accordi con la Cina per commerciare direttamente in Yuan senza passare dal dollaro. Ovviamente l’accordo prevede da parte di pechino una maggiore apertura dello sterminato mercato interno Cinese. Ora comincio a comprendere meglio a chi fosse rivolto il “fuck the EU” recentemente pronunciato da un funzionario USA.
 
Signore e signori è tempo di grandi cambiamenti, il dollar standard è certamente sulla via del tramonto e si intravede un mondo multipolare anche per quanto riguarda la valute. Sono pronto a scommettere che si scoprirà a breve che in realtà la vera sede di al-Qaeda è proprio la Germania e che la Merkel in realtà è la sorella segreta di Bin Laden.
 
Siate MOLTO consapevoli e siate perparati.
 
p.s. Germania vuole dire Europa, dunque non mi stupirei se a breve anche Ignazio Visco volasse a Pechino.
 
BANK OF CHINA E BUNDESBANK SI ACCORDANO SULLO YUAN (nel frattempo, Obama va in Arabia Saudita)
 

Colline a sud di Hebron: risorse vitali palestinesi danneggiate da coloni israeliani

News Rapporti e denunce – 29/3/2014
Operazione Colomba. Comunicato stampa. Colline a sud di Hebron: risorse vitali palestinesi danneggiate da coloni israeliani
Coloni provenienti da avamposti illegali israeliani danneggiano pannelli fotovoltaici e campi coltivati palestinesi.
28 marzo, 2014
At Tuwani – La sera del 26 marzo coloni israeliani hanno danneggiato alcuni pannelli fotovoltaici, unica fonte di energia per il villaggio palestinese di Bir Al Idd. Lo stesso giorno, durante le prime ore del pomeriggio, coloni israeliani hanno pascolato il proprio gregge su campi di proprietà palestinese coltivati a grano, danneggiando il raccolto.
Alle 14.18 volontari internazionali hanno visto un gregge di pecore pascolare su campi di proprietà palestinese siti in Kharrouba Valley, a sud-ovest dell’illegale avamposto israeliano di Havat Ma’on, nelle colline a sud di Hebron. Il gregge era apparentemente incustodito, fino a quando alle 14:28 un colono israeliano proveniente dall’avamposto si è avvicinato al gregge e lo ha allontanato. Successivamente i proprietari palestinesi del terreno hanno denunciato l’accaduto alla polizia Israeliana. Alle 15:02 sul posto è arrivata la polizia che ha interrogato palestinesi e volontari internazionali dai quali ha acquisito foto identificative del colono israeliano che conduceva il gregge. I due ufficiali della polizia si sono in seguito diretti verso l’avamposto.
La sera intorno alle 18, coloni israeliani hanno danneggiato l’impianto fotovoltaico che procura energia elettrica al villaggio palestinese di Bir al Idd, nelle colline a sud di Hebron, colpendolo ripetutamente con forza. Nelle vicinanze del villaggio si trovano gli avamposti illegali israeliani di Mitzpe Yair e Nof Nesher.
La mattina seguente sono giunti sul posto operatori della Comet-Me (un’organizzazione no-profit israelo-palestinese che si occupa di fornire fonti di energia sostenibile e sistemi di acqua potabile a comunità isolate) che avevano installato l’impianto energetico nel 2010, per verificare i danni. Alle 9:59 un poliziotto ed un soldato israeliani li hanno raggiunti per effettuare dei rilevamenti e ascoltare la testimonianza del palestinese. La denuncia del palestinese è stata in seguito formalizzata.
Durante la fine degli anni ’90, le famiglie palestinesi di Bir al Idd sono state costrette a lasciare l’area a causa delle continue violenze dei coloni israeliani. In seguito ad un appello dei Rabbini per i Diritti Umani sottoposto all’Alta Corte di Giustizia Israeliana, è stato permesso ai residenti di fare ritorno al villaggio a Gennaio 2009.
Dei 50 residenti di Bir al Idd ora è rimasto un solo nucleo famigliare a vivere stabilmente nel villaggio; gli altri sono stati costretti ad andarsene a causa di diversi episodi di violenza avvenuti a partire dall’aprile del 2013. In aprile, agosto e novembre 2013 i coloni israeliani di Mitzpe Yair hanno tentato di bloccare la sola strada di accesso al villaggio. A gennaio 2014 i coloni israeliani hanno impedito a due residenti palestinesi di raggiungere il villaggio, minacciandoli di violenza. Da quando è rimasta sola, la famiglia palestinese che risiede nel villaggio è vittima di quotidiane violenze da parte dei coloni degli avamposti israeliani illegali di Mitzpe Yair e Nof Nesher.
Operazione Colomba mantiene una presenza costante nel villaggio di At-Tuwani e nell’area delle colline a sud di Hebron dal 2004.
Per maggiori informazioni sull’episodio di Bir al Idd: comet-me.org
Per informazioni:
Operazione Colomba, +972 54 99 25 773
[Note: secondo la IV Convenzione di Ginevra, la II Convenzione dell’Aja, la Corte Internazionale di Giustizia e numerose risoluzioni ONU, tutti gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati sono illegali. Gli avamposti sono considerati illegali anche secondo la legge israeliana.]
 
I coloni sradicano oltre 1200 alberi di ulivo. 5700 dall’inizio dell’anno
Evidenza – 28/3/2014
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Ramallah-Quds Press. Il 26 marzo, un gruppo di coloni ha sradicato più di 1200 piantine di ulivo in uno dei terreni agricoli palestinesi a nord della città di Ramallah, al centro della Cisgiordania occupata.
Rahbi ‘Awad, presidente del consiglio comunale di Tarmus‘yya, nella regione di Ramallah, ha affermato, in una dichiarazione inviata a Quds Press, che un gruppo di coloni ebrei ha cominciato un’azione di sabotaggio, sradicando centinaia di alberi e alberelli di ulivo, piantati nei terreni della regione di al-Dharat, a est della città, aggiungendo che gli abitanti della zona avevano piantato, circa due mesi fa, quasi 4000 piantine di ulivo, per proteggere i propri terreni dal rischio della confisca, dal momento che l’occupazione sequestra le terre per crearvi insediamenti.
‘Awad ha osservato che i coloni hanno rubato numerosi alberelli di ulivo e distrutto irrimediabilmente gli alberi adulti.
E’ interessante sottolineare che gli estremisti ebrei hanno cominciato meno di un mese fa a irrompere nei terreni per sradicare e abbattere migliaia di ulivi e di mandorli nelle città a nord di Ramallah, soprattutto nelle cittadine di Sanjal e di Tarmus‘yya.
Dall’inizio dell’anno, in tutta la Cisgiordania, il numero di ulivi distrutti è di 5.700.
Traduzione di Federica Pistono

Perde il lavoro, 43enne si toglie la vita

siamo un paese civile. Gli omicidi di stato si censurano.

domenica, 30, marzo, 2014

POZZUOLO (UDINE) – Si è ucciso il 28 marzo dopo aver perso il lavoro. La tragedia è stata scoperta dal fratello che lo ha trovato ai piedi di un albero, nelle vicinanze dell’allevamento di struzzi di Pozzuolo del Friuli.
A scegliere di farla finita un quarantatreenne di Mortegliano dopo aver annunciato l’intenzione di uccidersi, chiedendo scusa ai famigliari e indicando anche il luogo dove trovarlo.
http://www.imolaoggi.it/2014/03/30/perde-il-lavoro-43enne-si-toglie-la-vita/