Spari israeliani su calciatori della nazionale palestinese: per loro carriera finita

Dopo l’allenamento, Jawhar Nasser (19 anni) e Adam Abd al-Raouf Halabiya (17) sono stati colpiti ai piedi ad un checkpoint in Cisgiordania: rischiano di non poter più camminare
di Luca Pisapia | 22 marzo 2014
 
Il 31 gennaio scorso un gruppo di soldati israeliani a un checkpoint vicino ad Al-Ram, in Cisgiordania, hanno sparato a Jawhar Nasser, di 19 anni, e Adam Abd al-Raouf Halabiya di 17 anni: giovani promesse della nazionale palestinese che tornavano da un allenamento. Adesso i due ragazzini non potranno mai più giocare a calcio. Forse nemmeno camminare. Con negli occhi il volto di questi due adolescenti, nella memoria l’assurda storia di Mahmoud Sarsak – stella della piccola nazionale Palestinese ingiustamente incarcerato e torturato nelle prigioni israeliane senza nemmeno un processo, e uscito solo dopo che uno sciopero della fame aveva debilitato irreversibilmente i suoi organi – il presidente della federcalcio palestinese Al-Rajoub ha detto che il prossimo giugno in Brasile chiederanno ufficialmente che Israele sia estromessa dalla Fifa.
 
Insieme a lui ci saranno molte federazioni mediorientali e nordafricane, difficile l’appoggio delle federazioni europee. Un portavoce della polizia di frontiera israeliana ha detto che i due ragazzini passavano davanti a un checkpoint subito dopo che un gruppo di terroristi aveva tirato bombe alla postazione, e che le milizie palestinesi usano il calcio per portare armi da una parte all’altra del confine. I soldati coinvolti nella sparatoria avrebbero detto che i due volevano attaccare il checkpoint. Le due vittime, che tornavano da una sessione di allenamento allo stadio Faisal al-Husseini di Al-Ram, hanno invece detto che i soldati hanno sparato loro senza nemmeno lanciargli un avvertimento. Il sospetto che sapessero benissimo che erano due calciatori è dato dal fatto che gli israeliani abbiano sparato loro appositamente sui piedi.
 
A Jawhar cinque pallottole su un piede e sei sull’altro, ad Adam una pallottola per piede. Una precisione chirurgica. I due hanno poi raccontato come i soldati gli abbiano scagliato addosso i cani e una volta immobilizzati abbiano cominciato a picchiarli. Trasferiti da un ospedale di Ramallah al Re Hussein Medical Center di Amman, dove sono ancora ricoverati e ne avranno per diversi mesi, ai due è stata data la notizia che non potranno mai più giocare a calcio. La loro speranza ora, è solo un giorno di poter di nuovo camminare. Questo è solo l’ennesimo attacco delle milizie israeliani a calciatori della Nazionale palestinese. Se Ayman Alkurd, Shadi Sbakhe e Wajeh Moshate erano morti nel bombardamento israeliano dello stadio di Gaza nel 2009, durante la terribile operazione Piombo Fuso, e Mahmoud Sarsak è stato il caso più clamoroso. Omar Abu Roweis e Muhammad Nimr, portiere e attaccante della nazionale olimpica, sono ancora incarcerati in attesa di processo da diversi anni. Mentre il loro compagno di squadra Zakaria Issa è morto per cause mediche subito dopo essere stato rilasciato.
 
“Quello di Jawhar Nasser Jawhar e Adam Abd al-Raouf Halabiya è solo l’ultimo caso in cui i calciatori palestinesi sono presi a bersaglio da parte dell’esercito e delle forze di sicurezza israeliane. La morte o la reclusione sono state, e sono ancora oggi, una realtà per diversi membri della squadra nazionale palestinese nel corso degli ultimi cinque anni – scrive Dave Zirin su The Nation – Provate a immaginare se i membri della squadra Campione del Mondo, la Spagna, fossero imprigionati, fucilati o uccisi da un altro paese. O se i militari di un’altra nazione sparassero ai piedi delle migliori promesse del Brasile. Ma, tragicamente, questi eventi lungo i checkpoint ricevono poca attenzione sui media”. Dopo un primo e infruttuoso incontro il 14 marzo con il boss della Fifa Blatter, il presidente della federcalcio palestinese Al-Rajoub e altri suoi omologhi stanno ora preparando una mozione da presentare il prossimo giugno al Congresso della Fifa che precede i Mondiali di Brasile 2014. Li chiederanno che Israele, alla prossimo comportamento simile, sia estromesso dalla Fifa.
 

ACCANIMENTO SOSPETTO !

mentre i nostri parassiti al governo qualora sentono minimamente minacciati il loro status quo tangentaro e clientelare si inventano minacce e si inviano proiettili con inchieste aperte dalla magistratura, chi denuncia le scie chimiche, da alcuni ritenuta una fandonia (però, si accaniscono contro chi racconta favole? Strano) nell’indifferenza MEDIATICA E DELLA MAGISTRATURA  SPARISCONO NEL NULLA. IL RIFERIMENTO A FRANCO CADDEO E’ EVIDENTE. Mentre chi osa criticare Maria Antonietta Boldrini si trova la DIGOS a casa chi minaccia di morte avendo pure un precedente alle spalle LO PUO’ FARE IMPUNEMENTE

giovedì 20 marzo 2014

 
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In una email inviata da “anonimi” a Rosario Marcianò, da anni in prima linea nella lotta contro le operazioni militari clandestine nei nostri cieli…Minacce e intimidazioni, di seguito alcune frasi.
 
“- I nostri più sentiti auguri per l’ultimo compleanno in libertà..
Ma sei così sicuro di voler finire in carcere?
Ma sei così sicuro di voler lasciar sola la tua anziana mamma?
…il mare è vasto, è facile perdersi..
Non costringerci a prendere misure drastiche…
Occhio che non sempre i proiettili viaggiano per email..”
 
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 CREDETE ANCORA CHE LE SCIE CHIMICHE SONO UNA BUFALA? Perché allora arrivare a minacciare un uomo che denuncia le attività clandestine e lo spargimento di veleni, tramite aerei camuffati da “civili”, se davvero queste scie che permangono ore ed ore nei nostri cieli, fossero davvero “innocue” come ci assicurano i negazionisti di regime?
 
Il nostro Rosario alle minacce risponde così:
 
“Minacce di morte, come al solito provenienti da quei negazionisti che ora ti prendono per in fondelli, ora ti vogliono fare la psicanalisi, ora ti offrono denaro, ora imbastiscono processi farsa…
 
Sappiamo che dietro questa feccia c’è lo Stato. Quello stesso Stato che ciancia di lavorare negli interessi del cittadino, ma che, invece, gioca contro, pagando e proteggendo gentaglia senza scrupoli e senza cervello, pronta a vendersi per vile denaro. Quello Stato che, a tutti i costi, intende nasconderci cosa c’è dietro le attività di aerosol clandestine.
 
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 Siamo sicuri che le “scie chimiche” siano davvero solo una fantasia? Perché tanto impegno allora? Il vile codardo fa riferimento al canotto, implicitamente ammettendo che già Franco Caddeo (qui a destra), valido ricercatore indipendente che per primo in Italia si occupò di “scie chimiche” e che scomparve in mare, fu roba loro. Chiaro che l’amico Franco fu fatto sparire, perché divenuto scomodo. Un’altra vittima dello Stato Italiano.
 
Rispondo qui al vigliacco che mi scrive senza firmarsi e con mail anonima:
 
Per fermarci, dovrete solo ammazzarci. FOTTETEVI!”
 
Nota: il seguente screen shot è tratto dal blog lesciechimicheagenovadell’amico Doriano che ringrazio e saluto.
 
minacce di morte a Rosario
LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI FRANCO CADDEO

ECCO L’ULTIMO MOSTRO TARGATO UE: IL DEBT REDEMPTION FUND. MILLE EURO ALL’ANNO PER PERSONA PER VENT’ANNI

By admin  /   21 marzo, 2014
di LEONARDO MAZZEI
antimperialista.it
 
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E’ in arrivo la maxi-tassa per l’Europa: mille euro all’anno per persona per vent’anni
L’ultimo mostro targato UE: il Debt Redemption Fund (Fondo di Redenzione del Debito)
Altro che le buffonate del berluschino fiorentino! Altro che l’altra Europa dei sinistrati dalla vista corta! E’ in arrivo sul binario n° 20 (anni) un trenino carico di tasse targate Europa. Ma come!? E le riduzioni dell’Irpef dell’emulo del Berluska? Roba per le urne, che le cose serie verranno subito dopo.
 
Di cosa si tratta è presto detto. Tutti avranno notato lo strano silenzio della politica italiana sul Fiscal Compact, quasi che se lo fossero scordato, magari con la nascosta speranza di un abbuono dell’ultimo minuto, un po’ come avvenne al momento dell’ingresso nell’eurozona per i famosi parametri di Maastricht.
 
Ma mentre i politicanti italiani fingono che le priorità siano altre, a Bruxelles c’è chi lavora alacremente per dare al Fiscal Compact una forma attuativa precisa quanto atroce. Anche in questo caso, come in quello dell’italica Spending Review, sono all’opera gli “esperti“: undici tecnocrati di provata fede liberista, guidati dall’ex governatrice della banca centrale austriaca, la signora Gertrude Trumpel-Gugerell. Entro marzo, costoro dovranno presentare al presidente della Commissione UE, Barroso, le proprie proposte operative. Poi arriverà la decisione politica, presumibilmente dopo il voto degli europei che di quel che si sta preparando niente devono sapere, specie se sono cittadini degli stati dell’Europa mediterranea.
 
Sul lavoro di questi undici taglieggiatori erano già uscite delle indiscrezioni. Ma ora che la scadenza si avvicina i rumors si fanno più precisi. Ed anche la stampa italiana, dopo le balle a iosa sui “successi” di Renzi a Berlino, comincia a scrivere qualcosa. Ha iniziato ieri l’altro Il Foglio, con il titolo «Dare soldi, vedere cammello. L’Ue fruga nelle nostre tasche». Ha proseguito ieri il Corriere della Sera che, quasi a voler bilanciare il trionfalismo filo-governativo, ha titolato: «I nuovi vincoli e quelle illusioni sul “fiscal compact”».
 
E bravo, per una volta, il titolista del Corriere: sul Fiscal Compact sembra proprio che sia arrivato il momento di abbandonare le illusioni. Naturalmente, per chi ce le aveva. Che non è il nostro caso.
 
Ma quale sarà la proposta degli undici, una strana squadra di calcio dove l’Italia, quasi fosse estranea al problema, non è neppure rappresentata?  Stando a quanto scrivono i due giornali italiani la proposta sarà incentrata su tre punti: Debt Redemption Fund, Eurobond, Tassa per l’Europa (anche se loro, ovviamente, non la chiameranno così).
 
Partiamo dal nuovo Fondo che si vorrebbe istituire, Debt Redemption Fund (DRF) secondo i più, European Redemption Fund (ERF) secondo altri, ma il nome non cambia la sostanza. In questo Fondo verrebbero fatti confluire i debiti di ogni Stato che eccedono il 60% in rapporto al pil. Per l’Italia, ad oggi circa 1.100 miliardi di euro.
 
Oh bella! Che si sia finalmente trovato il modo di mutualizzare il debito, come sperano gli euro-entusiasti e gli euro-speranzosi di centro-sinistra-destra? A farlo credere ci sono pure gli Eurobond, che a quel punto verrebbero emessi per far fronte alla massa del debito cumulata nel nuovo Fondo. Dunque anche i tassi di interesse della quota del debito italiano andrebbero a scendere. Una vera pacchia, se non fosse per la clausola che dovrebbe garantire – in automatico – l’azzeramento del debito assorbito dal Fondo in un periodo di vent’anni.
 
Come funzionerebbe questa clausola? Secondo i due giornali citati, con un prelievo diretto da parte del Fondo su una quota delle entrate fiscali di ciascun stato debitore. Così, giusto per non rischiare. Leggere per credere.
 
Scrive ad esempio Antonio Pilati su Il Foglio: «In realtà l’idea degli esperti è a doppio taglio e la seconda lama fa molto male all’Italia: è infatti previsto che dal gettito fiscale degli stati partecipanti si attui ogni anno un prelievo automatico pari a 1/20 del debito apportato al Fondo. Nel progetto, le risorse raccolte dal fisco nazionale passano in via diretta, tagliando fuori le autorità degli stati debitori, alle casse del Fondo. Si tratta di un passaggio cruciale e drammatico tanto nella sostanza quanto – e ancora di più – nella forma».
 
E così pure Riccardo Puglisi sul Corriere della Sera: «L’aspetto gravoso per l’Italia è che la commissione sta anche pensando ad un prelievo automatico annuo dalle entrate fiscali di ciascuno stato per un importo pari ad un ventesimo del debito pubblico trasferito al fondo stesso. Il rientro verso il 60 percento avverrebbe in modo meccanico, forse con un eccesso di cessione di sovranità».
 
«Forse con un eccesso di cessione di sovranità», impagabile Corriere! Adesso non possiamo sapere con esattezza come andrà a finire, ed è probabile che la patata bollente verrà affrontata solo dopo le elezioni europee. Ma la direzione di marcia è chiara. La linea dell’austerity non solo non è cambiata, ma ci si appresta ad un suo drammatico rilancio, del resto in perfetta coerenza con i contenuti del Fiscal Compact, noti ormai da due anni.
 
Per l’Italia si tratterebbe di un prelievo forzoso – in automatico, appunto – di 55 miliardi di euro all’anno per vent’anni. Cioè, per parafrase lo spaccone di Palazzo Chigi, di mille euro a persona (compresi vecchi e bambini) all’anno, per vent’anni. Per una famiglia media di tre persone, 60mila euro di tasse da versare all’Europa.
 
Naturalmente si può dubitare che si possa arrivare a tanto. Ma sta di fatto che questa è l’ipotesi sulla quale l’Unione Europea – quella vera, non quella immaginata a forza di Spinelli – sta lavorando. Magari questa ipotesi estrema verrà limata ed abbellita, ma il punto di partenza è questo. E sinceramente non ci sembra neppure così strano, considerata sia la natura oligarchica dell’UE, che il dominio incontrastato della Germania al suo interno.
 
E’ la logica del sistema dell’euro e della distruzione di ogni sovranità degli stati che in questo sistema sono destinati a soccombere. Tra questi il più importante è l’Italia. E forse sarà proprio nel nostro paese che si svolgerà la battaglia decisiva.
 
Ma ora, per favore, che nessuno venga a dire che non si conoscono i termini del problema. Il sistema dell’euro, tanto antidemocratico quanto antipopolare, procede imperterrito per la sua strada. Le classi popolari hanno davanti 20 anni (venti) di stenti, miseria e disoccupazione. O ci si batte per il recupero della sovranità nazionale, inclusa quella monetaria, o sarà inutile – peggio, ipocrita – venire a lamentarsi della catastrofe sociale che ci attende.
 
Lo diciamo ormai da anni, ma il poco encomiabile lavoro degli undici esperti (vedi la scheda in fondo all’articolo per capire chi sono davvero questi taglieggiatori), ha almeno il merito di togliere ogni ragionevole dubbio. Gli eurocrati non si fidano proprio dei singoli stati, dunque basta con i vincoli da rispettare e/o sanzionare. Meglio, molto meglio, mettere direttamente le mani nel gettito fiscale di ogni stato da “redimere”. Questa è la novità. Ed è una novità che si commenta da sola.
 
PS – Che ieri, in questo quadro, il presidente del consiglio abbia definito anacronistico il parametro del 3% nel rapporto debito/pil può solo far sorridere. Anacronistico? Probabilmente sì, ma per l’UE esattamente nel senso opposto a quel che Renzi vorrebbe. Per lorsignori il vincolo del 3% è acqua fresca, ben presto il Fiscal Compact esigerà vincoli ben più stringenti: questa volta non semplici percentuali, sulle quali magari discutere, bensì denaro sonante attinto direttamente con una ben definita Tassa per l’Europa.
 
SCHEDA
 
Chi sono gli undici taglieggiatori:
 
Gertrude Tumpel-Gugerell – Ex banchiera centrale austriaca, famosa per le operazioni speculative che misero in difficoltà la banca, è ora nel CdA di Commerzbank.
 
Agnés Bénassy-Quéré – Economista e docente presso diverse università francesi, ha lavorato al ministero delle finanze di Parigi.
 
Vitor Bento – Ex banchiere centrale del Portogallo, vicino al Partito Socialdemocratico di quel paese (centrodestra).
 
Graham Bishop – Consulente finanziario di altissimo livello, ultraliberista della prima ora, è stato membro influente della commissione che, negli anni ’90, preparò il passaggio all’euro.
 
Claudia Buch – Tedesca su posizioni liberiste. Esperta di mercati finanziari.
 
Leonardus Lex Hoogduin – Economista olandese, è stato advisor della Banca dei Regolamenti Internazionali.
 
Jan Mazak – Giudice slovacco. E’ stato avvocato generale presso la Corte europea di giustizia di Lussemburgo.
 
Belén Romana – Ex direttore del Tesoro spagnolo, attualmente amministratore delegato della Sareb, la “bad bank” cui sono stati conferiti gli asset tossici del settore immobiliare iberico.
 
Ingrida Simonyte – Ex ministro delle finanze della Lituania
 
Vesa Vihriala – Membro dell’Associazione degli industriali finlandesi (poteva mancare la Finlandia?), ex advisor di Olli Rehn.
 
Beatrice Weder di Mauro – Questa economista, che ha lavorato in passato per il Fondo Monetario Internazionale, è oggi nel board della ThyssenKrupp ed in quello di Hoffman-La Roche.
 
 

SOLDI: BANK OF ENGLAND VUOTA IL SACCO

CLAMOROSO Banca d’Inghilterra: “i soldi non sono rappresentazione su carta di beni reali, ma sono cambiali universalmente riconosciute, vengono creati nella loro maggioranza dalle Banche Commerciali nell’atto di fare prestiti.”
 
Si dice che negli anni 30 Henry Ford avesse commentato come fosse una buona cosa che la maggior parte degli Americani non sapesse come funziona il sistema bancario, perché, se lo avessero saputo, “ci sarebbe stata una rivoluzione prima di domani mattina”
 
E’ importante sottolineare e diffondere i punti fermi nella evoluzione della comprensione delle basi dell’attuale ‘sistema’, in particolare economico, specie se questi punti fermi vengono da dentro il sistema stesso, nella fattispecie dal bollettino ufficiale per il primo trimestre 2014 della Banca D’Inghilterra, ripreso e commentato dal quotidiano ‘The Guardian’, che ci fornisce ottime chiavi di interpretazione che consiglio di leggere fino in fondo.
 
Sono questi momenti, come la pubblicazione di questo resoconto da parte di un organo ufficiale, momenti topici, in cui la chiave di interpretazione della realtà (o quantomeno della realtà percepita come tale) viene allo scoperto. Il fatto che i debiti nascono ‘pre-pagati’ e che il diritto alla loro creazione è garantito solo ad alcuni, eletti, diversi dagli altri per chissà quale diritto, e che questo fatto è nascosto dietro credenze diffuse sulla ‘economia reale’, è alla base di tutti i documenti di IO SONO (vedi La (eterna) Saga del IO SONO.), operanti dal di dentro del sistema legale che di fatto dissolvono.
 
In questo blog ho già parlato dei numerosi articoli e documenti ufficiale riguardanti il fatto che alla base della moderna economia è la creazione del denaro a seguito di un prestito, e il conseguente sistema del debito irrisolvibile (come in Debito pubblico, chi lo crea stampando moneta e chi lo paga con le tasse e comprova della creazione di denaro ‘dal nulla’ da parte delle Banche e a seguito di un prestito)
 
Ma cosa ruota intorno alla presunta crisi, ai tagli ‘necessari’ e a tutte le scelte economiche dettate dalle Banche Centrali, prese pena il tracollo di governi se non di intere nazioni?
Ecco quanto evidenziato dal bollettino della Banca di Inghilterra:
 
– i soldi non sono rappresentazione su carta di beni ‘reali’, ma sono cambiali universalmente riconosciute,
 
– vengono creati nella loro maggioranza dalle Banche Commerciali nell’atto di fare prestiti.
 
– questi prestiti non possono essere erogati a piacere, per mantenere la Banca competitiva e a causa di regolamenti finalizzati a mantenere la capacità di recupero dei sistemi finanziari. I soldi del destinatario finale del prestito (ad esempio il venditore di una casa) possono anche essere ‘distrutti’ se vengono utilizzati per ripagare altri debiti (e ciò, mi pare abbia come ovvia conseguenza il fatto che i debiti ripagati sono un cattivissimo affare per le Banche…)
 
– Le politiche monetarie delle Banche Centrali rappresentano i limiti ultimi della creazione di denaro. Normalmente queste politiche agiscono sui tassi di interesse, che determinano quindi la quantità di denaro creato. In momenti eccezionali, quali l’attuale, in cui i tassi sono ai minimi, vengono effettuati acquisti di beni privati per far circolare denaro e i “Quantitative easing”.
 
Ovvia conseguenza è il chiedersi ‘a chi giova’ questo sistema economico?
 
Il Guardian trae importanti conseguenze commentando (grassetto aggiunti):
 
La verità è uscita allo scoperto: i soldi sono solo un ‘pagherò’
 
[IOU = I owe you, ti devo]
 
La dose di onestà della Banca D’Inghilterra butta le basi teoriche dell’austerità dalla finestra.
 
In altre parole, tutto quello che sappiamo non è solo sbagliato – è al contrario.
 
Quando le banche fanno prestiti, creano denaro. Questo è perché il denaro è in realtà solo una cambiale [IOU]. Il ruolo della banca centrale è di presiedere a un ordinamento giuridico che garantisce in modo efficace le banche il diritto esclusivo di creare pagherò di un certo tipo, quelli che il governo riconoscerà come legale per la sua disponibilità ad accettarli come pagamento delle tasse.
 
Non c’è davvero alcun limite su quanto le banche potrebbero creare, a condizione che essi possano trovare qualcuno disposto a prenderlo in prestito. Non saranno mai alle strette, per il semplice motivo che i mutuatari, in generale, non prendono il denaro e lo mettono sotto i materassi; in ultima analisi, tutti i soldi in prestiti bancari usciti finiranno di nuovo in qualche banca. Così, per il sistema bancario nel suo complesso, ogni prestito diventa solo un altro deposito.
 
E inoltre, fintanto che le banche hanno bisogno di acquisire fondi dalla banca centrale, possono prendere in prestito quanto a loro piace; tutto quanto quest’ultima fa in realtà non è altro che impostare il tasso di interesse, il costo del denaro, non la sua quantità. Dall’inizio della recessione, le banche centrali statunitensi e britannici hanno ridotto tale costo a quasi nulla. Infatti, con i “quantitative easing” hanno efficacemente pompato quanto più denaro possibile nelle banche, senza produrre effetti inflazionistici.
 
Ciò significa che il vero limite alla quantità di denaro in circolazione non è quanto la banca centrale è disposta a concedere in prestiti, ma quanto governo, imprese e cittadini, sono disposti a prendere in prestito. La spesa pubblica è il motore principale in tutto questo (e il documento ammette, se lo si legge con attenzione, che la banca centrale finanzia il governo, dopo tutto). Quindi non c’è il dubbio se la spesa pubblica causi uno “spiazzamento” degli investimenti privati . E’ esattamente il contrario.
[Questo presunto ‘spiazzamento’ è il motivo supposto dai governi della necessità di austerità, tagli pubblici, riduzione della spesa pubblica. – ndr]
 
Perché la Banca d’Inghilterra improvvisamente ammette tutto questo?
 
Bene, una ragione è perché è ovviamente vero.
 
Il compito della Banca è quello di governare effettivamente il sistema e ultimamente, il sistema non è stato in funzione particolarmente bene. E’ possibile che essa abbia deciso che mantenere la versione da ‘regno della fantasia’ dell’economia che è stata così di comodo ai ricchi è semplicemente un lusso che non può più permettersi.
 
Ma politicamente, questo è prendere un rischio enorme. Basti pensare cosa potrebbe accadere se titolari di mutui ipotecari realizzano che il denaro che la banca ha prestato loro non è, in realtà, preso dai risparmi di una vita di qualche pensionato parsimonioso, ma qualcosa che la banca appena sbattuto in esistenza attraverso il suo possesso di una bacchetta magica che noi, il pubblico, gli abbiamo consegnato.
Storicamente, la Banca d’Inghilterra ha la tendenza ad essere un capobanda, che espone posizioni radicali che alla fine diventano nuove ortodossie. Se questo è quello che sta succedendo, potremmo presto essere in grado di sapere se Henry Ford aveva ragione.
 
Fonti:
 
 
 
 
 
articolo e traduzione: http://www.oltre12.net/