I magliari di Vittorio Arrigoni contro la Siria

la solita frase di rito paraculista.
Né con la Nato né con Ghedafi all’epoca dell’aggressione alla Libia
Sottotitolo: ma si all’intervento Umanitario quindi un SI ALLA NATO- o pensavano che lo facesse il Papa l’intervento?

www.francescosantoianni.it

Confortata dalla presentazione del video “Most Shocking Second a Day” per i bambini vittime della guerra in Siria (un video davvero impeccabile, peccato che sia stato prodotto dall’organizzazione “Save the Children” che la guerra, ad esempio quella in Libia, l’ha aizzata divulgando la “notizia” del “Viagra preso dai soldati di Gheddafi per violentare bambini” e che sponsorizza la sua “campagna umanitaria” insieme al Dipartimento di Stato USA ), benedetta da un abominevole appello – firmato, tra gli altri, dal novantenne Dario Fo – e con la graziosa adesione del nostro ministro degli Esteri , Federica Mogherini, fresca dei suoi trionfi diplomatici (il leader libico Ali Zeidan per il quale la Farnesina aveva organizzato, il 4 marzo, la sontuosa Conferenza Internazionale sulla Libia ora è latitante all’estero) , si tiene il a Roma la “Manifestazione in solidarietà con il popolo siriano”.
Una manifestazione che, ovviamente, considerati gli sponsor non spende neanche una parola sui governi occidentali (tra i primi, il nostro) che la guerra in Siria l’hanno creata e che continuano a fomentarla e neanche una parola sul feroce embargo decretato contro la Siria che – insieme alla guerra – ha già comportato l’esodo di due milioni di profughi.
Tra gli aderenti alla manifestazione, capitanata dalla parola d’ordine “Via il regime criminale di Assad”, oltre ad organizzazioni cascami della Quarta Internazionale, (le stesse che hanno già impedito ogni tipo di parola d’ordine contro la guerra alle mobilitazioni nazionali del 18 e 19 ottobre 2013 e, ancora prima, a quella del 27 ottobre 2012), sorprendentemente, l’organizzazione “Un Ponte per…” che, certamente, con questo suo voltafaccia riuscirà più agevolmente a portare avanti altri “progetti umanitari” sponsorizzati dalla Farnesina.
Non avremmo speso, comunque, una riga per commentare questa ennesima manifestazione “pacifista” sponsorizzata dai Signori della Guerra se non fosse per un davvero disgustoso dettaglio: l’effige di Vittorio Arrigoni che sovrasta (oltre che nel profilo Facebook di alcuni dei suoi promotori) manifesti dell’iniziativa affissi in alcune città, tra cui Napoli.

Sui mandanti dell’omicidio di Vittorio Arrigoni certamente, il cosiddetto “processo” svoltosi a Gaza non ha detto nulla di preciso anche se l’unica cosa che emerge in tutta evidenza è il ruolo avuto nell’omicidio da organizzazioni salafite; guarda caso le stesse che oggi stanno insanguinando la Siria per conto dell’Occidente e delle Petromomarchie.
Certo, l’appello della manifestazione si premura di precisare “Contro le bande terroristiche che colpiscono la popolazione ed i rivoluzionari”.
Peccato che le bande della galassia salafita che stanno operando in Siria, non solo non vengano inserite dall’Occidente tra queste, ma risultano essere tra le principali beneficiarie dei suoi aiuti (in soldi e armi).
E vendere l’immagine di Vittorio Arrigoni per promuovere i suoi assassini ci sembra davvero roba da magliari.

Francesco Santoianni

http://www.francescosantoianni.it/wordpress/2014/03/14/magliari-di-vittorio-arrigoni-contro-la-siria/

I GATEKEEPER 3.0 SUL VIALE DEL TRAMONTO

Postato il Venerdì, 14 marzo
  
untitled556
DI ALBERTO BAGNAI
Goofynomics
 
Non ho mai nascosto la mia non eccessiva stima per i padri nobili in generale, e per Guido Viale in particolare. Se ne è parlato in questo blog, e non credo di dover spiegare per l’ennesima volta per quale motivo chi pensa di poter fare la filiera corta con la valuta forte non merita nemmeno di essere considerato come interlocutore. Occorre certo confrontarsi, oggi più che mai, ma dato che il tempo è poco mi permetto sommessamente di far notare che non vale la pena di farlo con chi è ortogonale rispetto a quel minimo di logica elementare che rende il confronto fruttuoso. Per questo tipo di “interlocutori”, quelli che non si arrendono nemmeno all’evidenza, c’è la tanto accogliente quanto (di questi tempi) vorace pattumiera della Storia. È lì, a bocca aperta, e non vede l’ora di inghiottire quei personaggi che ancora pensano di poter campare di rendita in nome di non si sa bene quale glorioso passato.
 
L’ultima uscita di Viale, quella nella quale ha confessato che la Lista Tsipras ha come scopo quello di intercettare il dissenso nei riguardi dell’euro, è un gigantesco QED del quale non avevamo bisogno, e anche un colossale errore politico, per due motivi.
 
Il primo, più “alto” e strategico, è quello che ho spiegato intervenendo al dibattito Titanic Europa promosso da Stefano Fassina: chi continua con la cialtronesca, demagogica e populista identificazione di euro ed Europa si prende la tragica responsabilità politica di alimentare reazioni nazionaliste. Il motivo è molto semplice: l’euro è un tragico errore economico, storico e politico. Questo tutti lo sanno e tutti lo ammettono tranne il dr (forse) Viale. Chi continua a identificare il bambino Europa con l’acqua sporca euro, quindi, sarà il diretto responsabile politico delle reazioni che tenderanno a gettare l’uno con l’altra. Se si dice alla gente che l’euro è l’Europa (come fa il dr Viale nel simpatico spezzone sopra citato), inevitabilmente la gente rifiutando (a ragione) l’euro rifiuterà anche (a torto) quello che è un percorso storico, culturale, politico di per sé non negativo: il percorso di integrazione europea. La scelta oggi è fra euro ed Europa. Gli intellettuali senza virgolette lo sanno. Quelli italiani pare di no.
 
Il secondo errore politico è di ordine tattico. Non è la prima volta che il variopinto mondo della sinistra “critica” commette l’errore di effettuare una operazione di gatekeeping per poi confessarlo. Questo dimostra che la sinistra “critica” non è in grado di imparare dai propri errori. L’inverecondo spettacolo del Manifesto e di sbilanciamoci.info col cappello in mano, intenti a sollecitare dai propri lettori i mezzi finanziari necessari per poterli disinformare meglio, per poter condurre dibattiti ancor più orientati, per poter alimentare sogni sempre più lisergici, evidentemente non è valso a far prevalere un minimo di razionalità e di reale apertura.
 
E i risultati già si vedono.
 
La lista degli “inutili intelligenti” (come li chiama Massimo Roccasta già collassando. Non è più il tempo della menzogna e del dilettantismo: tempus mutationis advenit.
 
Parce sepultis.
 
Alberto Bagnai
 
Goofynomics
 
 
13.03.2014

L’Europa si fonda sulla paura

a proposito di condizionamento mentale delle masse

Segnaliamo una ricerca condotta dal Centro Studi Ilvo Diamanti per il quotidiano La Repubblica. Nel sondaggio, 71% degli intervistati ha affermato di non avere alcuna fiducia nell’Unione Europea, a fronte di un 29% di fiduciosi (beati loro). Alla domanda “ma allora bisogna uscire dall’euro?” le proporzioni si invertono: il 32% è favorevole al ritorno alla lira o cose del genere, il 68% vuole rimanere nella moneta unica.

Il pregio della ricerca di Diamanti sta nell’andare oltre questa superficie contraddittoria (e persino un po’ paradossale); lo fa combinando i due risultati, arrivando così a disegnare una “mappa tipologica” degli atteggiamenti degli italiani verso l’Europa.
Dalla combinazione così elaborata, risulta che mentre la metà abbondante (56%) degli italiani ha opinioni molto nette verso euro e UE, dividendosi in favorevoli e contrari in termini radicali, un notevole 44% è critico nei confronti delle istituzioni europee; o, se preferiamo, esprime un favore condizionato. Diamanti li definisce senza giri di parole “euroscettici”; coloro che “sopportano” l’Europa, ma non la amano (né la combattono). Ma cosa tiene separati il gruppo degli anti-euro e quello degli euro-scettici?
La risposta, a mio avviso, si può trovare in una conclusione di Diamanti:
 
Gli italiani accettano l’Europa dell’euro per forza. E per paura. Temono, cioè, che uscirne sarebbe pericoloso.
 
Si può dedurre da questo quadro che ciò divide gli eurocritici dagli anti-euro  è proprio la paura. Molti degli euroscettici saranno anche favorevoli ad un cambiamento delle istituzioni europee (Più Europa, Europa dei Popoli, e via vendolando), ma molto probabilmente attendono questo cambiamento come una specie di miracolo, come il prodotto di una congiunzione astrale; non si rappresentano, cioè, come possibile parte attiva di tale cambiamento. E siccome sono troppo terrorizzati dal muoversi decisamente contro l’Europa, preferiscono l’inazione, l’inerzia. E il quadro politico resta bloccato.
Nella sfida tra pro-euro e anti-euro, questi ultimi vinceranno solo se saranno capaci di liberare la gran massa dei cittadini italiani dalla paura e dal disfattismo. Ecco perché, forse, non sono molto efficaci messaggi come “la fine dell’euro è inevitabile”, “dall’euro usciremo comunque”, “se non usciamo dall’euro moriremo tutti”. Sono tutti messaggi che muovono dal terrore e dall’assunzione che cambiare le cose è impossibile; sono messaggi, se ci fate caso, perfettamente speculari a quelli degli europeisti: uscendo dall’euro si muore, uscire dall’euro è impossibile. Forse sarebbe il caso, invece, di indicare una proposta di futuro possibile. Qualcosa che scaldi i cuori. Qualcosa in cui poter avere, una volta tanto, fiducia. (C.M.)

L’America ci detta gli ordini e noi l’anticipiamo

di Gianni Petrosillo – 12/03/2014

Fonte: Conflitti e strategie

Contrordine amici dell’ovest! Il soccid (società occidentale) ha cambiato gli slogan. L’Iran era cattivo, adesso è buono. Il colpo di stato è un bene, le elezioni sono un male, i referenda sono pessimi, roba da dittatori putiniani. Restano invariati i motti storici: l’ignoranza è forza, la guerra è pace, la libertà è schiavitù e della volontà popolare non se ne parla più se non è a stelle su sfondo blu. Demoamericrazia. La moglie fedele dello Zio Sam è sempre gravida di provocatori, di putschisti armati e pagati dalla Casa Bianca, a Kiev come altrove, oramai dappertutto.

Dicevamo del grande male iraniano. L’asse del demonio si è afflosciato. Gli americani ci stanno ripensando perché, come scrivono dalle colonne del NYT, “After Russia, Iran has the world’s second-largest gas reserves, and it, too, might compete with Russia to supply Europe and Asia”. So, che ne dite se in Satana we trust, just for a moment? God lo mettiamo in aspettativa e ce lo giochiamo su un altro scenario. Gli statunitensi non la direbbero mai così, preferiscono un linguaggio più smart: “The West has to change that equation, and use Iran to its advantage instead”. L’Equazione iraniana, la coazione globale. Dunque, si potrebbe andare tutti allo shop persiano per vedere l’effetto che fa. Per pompare il gas di Teheran verso Ue e Asia ed indebolire il commercio russo, ritenuto un’arma di ricatto verso i partners europei e orientali.

E’ solo una delle tante opzioni che finiscono sul tavolo della Comunità Internazionale. Ce ne sono altre. Infatti, stanno pensando di spingersi fino al Caucaso, contando sulla medesima strategia del caos, magari col contributo cinese e quello del settarismo islamico che lì non scherza mica. Anzi, i russi hanno un bel po’ di problemi con i figli di Maometto nell’area. Altro motto che smotta: Islamici gentili, ortodossi scortesi.

Per accelerare le procedure si dovrebbe rompere il patto in Siria con la Russia e rovesciare Assad al più presto. Il precedente del Kosovo suggerisce che alone is better, easy no? Gli altri Stati, amici e lontani, verranno messi davanti al fatto compiuto perché esistono per quello. Dall’Onu alla Nato (che più che un trattato è un trattamento da servi privilegiati, riservato a chi dice di sì a comando o anche senza).

Se la Russia costituisce una minaccia allo spazio vitale di Washington, che per Washington coincide con tutto il mondo, sarà minacciata e punita a dovere. Altra possibilità: dotare le forze aeree polacche di vettori nucleari e permettere ad esse di partecipare alle missioni nucleari della Nato. Immediatamente dopo si dovrebbe procedere all’allestimento dei siti, Polonia, Romania, Repubblica, e ora pure l’Ucraina, dove posizionare i missili dello scudo spaziale americano. Che ovviamente non serve più per guardarsi dall’Iran, perché appunto la Repubblica Iraniana è santa (o lo sta per diventare), ma direttamente da Mosca, che è malvagia. E’ sempre stato così ma adesso la cosa viene finalmente allo scoperto. Tutti gli ex satelliti del Cremlino devono essere aiutati a ricostituire la propria potenza di fuoco, compresi i paesi Baltici, in solidarietà comune e comune antipatia verso Putin. Perché costui è Hitler come ha detto la moglie dell’ex pornostar “Bill Stanza Ovaie Clinton”. Il Reset con la Russia è finito, senza essere mai cominciato. Siamo entrati nella fase Recall. Putin si faccia accompagnare dai genitori perché gli yankees gli hanno dato zero in condotta e rischia di essere espulso da tutti i consessi mondiali.

Nel frattempo, tracciati questi backgrounds, gli statunitensi si portano avanti col lavoro. Si apprestano ad esportare il loro gas di scisto in Europa per rendere maggiormente dipendente l’UE da Washington. E bloccano gli affari russi nel Vecchio Continente. E’ notizia di questi giorni che Bruxelles stia tentando di far saltare l’accordo russo-italiano-francese tedesco per il SouthStream, progetto di pipelines che dovrebbe bypassare l’Ucraina e far arrivare direttamente l’oro blu di Mosca nel nostro Meridione e da qui altrove. Il commissario per l’energia Oettinger ha congelato tutto. Il nostro Governo, il quale ha la partecipazione più grande nel consorzio, cosa ha fatto? Niente. Zitto e mosca. Anzi, zitto senza Mosca perché non siamo la Germania che il suo dotto l’ha posato. Con Mosca. Se il nostro è un Paese sovrano…
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47818

La ‘McDonaldizzazione’ e l’essenza del capitalismo moderno

Di Lorenzo Pennacchi
Nata nel 1937 da un chiosco di hot dog, la McDonald’s corporation è diventata la maggiore catena di ristoranti “fast food”. Presente in ogni parte del globo, la sua ascesa planetaria è determinata dall’incredibile forza che questo marchio riesce a conferire all’apparenza, attraverso una pubblicità ingannevole ed onnipresente. Un clown, un logo scintillante, cibo economico, un’atmosfera di bontà e semplicità: così il McDonald’s si presenta agli occhi delle persone. Ma la realtà è ben differente. Nella sua interezza rappresenta il simbolo del sistema odierno: il capitalismo di stampo neoliberista. Un modello fondato sulla produzione di massa, reso possibile dal “libero” mercato globale, alimentato dal consumo sfrenato e finalizzato unicamente al profitto. Questo marchio multinazionale è uno dei massimi artefici della globalizzazione economica che, lentamente e velatamente, continua il suo progetto di distruzione delle differenze naturali e culturali. A farne le spese è la Natura nel suo insieme: deforestazione, massacro animale e sfruttamento umano.
Ettari ed ettari di foreste pluviali vengono abbattuti ogni anno, privando la Terra dei suoi polmoni, per far posto ad allevamenti di animali destinati al macello e a monocolture di soia riservate all’industria della carne. Le conseguenze per gli animali non umani sono devastanti: alcuni di essi vengono privati del loro habitat, gli altri condannati ad una vita di schiavitù negli allevamenti intensivi. Di certo, gli umani non se la passano meglio. Le tribù indigene, presenti perlopiù in America latina, Africa ed India, pagano a caro prezzo i costi del progresso. Le loro culture, armoniose nei confronti del Pianeta, vengono costantemente distrutte dai marchi multinazionali, interessati solamente ad ingrandire il proprio dominio e ad alimentare il mercato. Nello stesso tempo, a seguito di una politica alimentare insostenibile, mossa unicamente da interessi privati, siamo vittime di un paradossale squilibrio: mentre in differenti parti del Mondo le persone muoiono di fame, in altre obesità e diabete dilagano. Il destino di un bambino asiatico e di un americano, come quello di una foresta e di un pollo, sono in stretta connessione, minata, oggi più che mai, dalle logiche del sistema.
Il processo di “americanizzazione”, definito da George Ritzer come propagazione di idee, usanze, modelli sociali, industria e capitale americani nel mondo, vede nella “McDonaldizzazione” il suo esempio più significativo. Sempre per il sociologo statunitense, questa rappresenta un processo profondo e di ampia portata di cambiamento globale, in grado di coinvolgere un gran numero di attori sociali e reso possibile dalla riproducibilità universale dei principi di efficienza, calcolabilità, prevedibilità e controllo. In questo senso, i macchinari tendono sempre più a sostituire il lavoro umano e, quando questo non è possibile, è l’uomo stesso, “ingabbiato” nella routine, a divenire macchina. Questa metamorfosi incarna l’essenza del capitalismo: il passaggio da essere vivente a produttore, consumatore e merce. La disumanizzazione segna, tra le altre cose, la scissione definitiva nei confronti del Pianeta, visto dalle multinazionali solamente come un enorme territorio da depredare e dove accrescere la propria ricchezza. La struttura armoniosa della Terra viene sempre più distrutta dagli interessi criminali di pochi marchi. All’interno di questo scenario, la diversità, valore caratterizzante della Natura, viene soppiantata dalla globalizzazione, ovvero il fenomeno che consiste nel rendere le cose sempre più uguali in ogni parte del mondo. Inoltre, questa omologazione globale, sempre come osserva Ritzer, può essere definita “del nulla”, in quanto è concepita e controllata da organismi centrali, interessati a svuotare i soggetti dei propri caratteri distintivi, così da poter presentare loro i propri prodotti come caratteristici e locali.
Il McDonald’s è riuscito a creare un mondo a sua immagine e somiglianza. Il carattere più inquietante dell’egemonia globale delle multinazionali è rappresentato dal fatto, che esse riescono a diffondere tranquillamente la propria logica perversa, in masse del tutto ignare di ciò che accade intorno a loro. Oggi come oggi, un cittadino medio ignora che dietro a dei loghi apparentemente innocui si nascondono reali crudeltà. Quanti boicottano la Nestlé, promotrice, tra le altre cose, della massiccia deforestazione nel Borneo per la produzione di olio di palma? Quanti rifiutano di indossare delle Nike, in seguito ai numerosi processi per sfruttamento minorile? E quanti ancora vedono nella Monsanto, maggiore produttrice di alimenti geneticamente modificati, un nemico per se stessi e per la Terra? Gli esempi potrebbero continuare all’infinito, ma ciò che (drammaticamente) conta è che, queste persone fuori dal coro, sono decisamente poche. Tuttavia, sono proprio questi casi eccezionali ad impedire il trionfo totale del sistema, resistendo alla società capitalistica. La resistenza assume oggi un carattere trasversale, mai così tanto accentuato in passato. Può essere manifestata nel quotidiano dal contadino, dal commerciante, dal filosofo, dallo scienziato; tutti possono resistere facendo consapevolmente la spesa, scegliendo chi finanziare e cosa comprare. Ottenuta la consapevolezza dei propri mezzi, a volte, i singoli decidono di unirsi in movimenti per opporsi direttamente alle minacce del proprio tempo e costituire delle alternative. Basteranno questi dissidenti a trasformare la resistenza in rivoluzione?

Fonte:http://www.lintellettualedissidente.it/la-mcdonaldizzazione-e-lessenza-del-capitalismo/

Misteri aereo malese: cellulari squillano a vuoto

Posted By Redazione On 12 marzo 2014

E adesso ci togliamo il sassolino…

Quelli che hanno letto dall’inizio la storia del dirottamento-attentato su questo sito ed hanno compreso subito quello che abbiamo anticipato e cioè che era un atto organizzato e programmato nei modi esposti, non si stupiranno del seguito degli eventi che stanno emergendo. Quanti invece ci hanno deriso per aver (ora possiamo dirlo con sicurezza) azzeccato la grande valenza di questo atto supremo di pirateria organizzata e di come è stato annunciato, facciano un ulteriore sforzo di ricerca e magari si scusino con i redattori che hanno insolentito. Se poi il fatto che solo noi parliamo di questi argomenti ancora non vi sembra  essere garanzia di autenticità e autorevolezza… mbè  allora che ci state a fare quì? Tornate nei siti dove si mena il can per l’aia; andate a leggere il Fatto Quotidiano!

Adesso ai lettori assidui, con le antenne estroflesse, chiediamo un surplus di attenzione: monitorate le nazionalità dei presunti dirottatori nelle esternazioni delle varie agenzie stampa e giornali, poi mettetele in ordine cronologico e suddivideteli per nazione  di provenienza. Tenete presente che spesso le prime affermazioni sono quelle importanti, le correzioni e le ritrattazioni di notizie false non le vede nessuno o quasi;  poi, più sono reali e più spariscono velocemente. Presto ci saranno novità  da brandire contro uno Stato canaglia, statene certi. A quel punto vi servirà recuperare tutti i lanci di agenzia della prima ora per comprendere l’iter della cosa e comprenderne l’indotta evoluzione,  cosa i “Padroni del mondo” intendono fare realmente per portare i popoli a combattere fra d iloro. Saprete infine a beneficio di chi. GFH

PS.  Tenete presente che MSN notizie di cui vedete l’articolo sotto, non è un sito complottofilo!

Misteri aereo malese: cellulari squillano a vuoto

La rabbia dei parenti dei passeggeri cinesi: “Vogliamo la verità”. Sono iraniani i due viaggiatori con passaporto rubato; imponente macchina ricerche


untitled777

Ansa

Non c’è soltanto la vicenda dei passaporti rubati a gettare ombre sulla scomparsa dell’aereo della Malaysia Airlines nei cieli vietnamiti con 239 passeggeriA infittire il mistero dell’incidente la scoperta che i cellulari di alcuni viaggiatori squillano a vuoto. Alcuni parenti di persone a bordo del volo MA370, di nazionalità cinese, hanno provato a rintracciare i loro cari ma non hanno ottenuto alcun messaggio automatico di risposta. Il terminale sembrava essere raggiungibile e qualcuno risultava online sul sistema cinese di instant messagging QQ.

Secondo l’Interpol, che indaga sulla tragedia insieme alle autorità di Malesia, Vietnam e Cina, la pista terroristica si farebbe meno probabile. L’organizzazione internazionale di polizia criminale ha diffuso i nomi e un’immagine dei due passeggeri che si sono imbarcati, insieme, con i documenti falsi: si tratta di due iraniani, Pouri Nourmohammadi, di 19 anni, e Delavar Seyedmohammaderza, di 29 anni. Nella foto si vedono i due mentre si imbarcano sull’aereo contemporaneamente: non sembrerebbero appartenere a sigle terroristiche.

GALLERY/Le sciagure aeree piu’ misteriose [1]

Nourmohammadi e Seyedmohammaderza hanno utilizzato i loro passaporti per entrare in Malesia, ha riferito il segretario generale dell’Interpol, Ronal K. Noble. Il 19enne aveva in programma, usando il documento rubato al cittadino austriacorisultato sulla lista di bordo, di raggiungere la madre a Francoforte per chiedere asilo in Germania. Il 29enne, invece, ha usato il passaporto dell’italiano Luigi Maraldi che dalla Thailandia ha chiamato i genitori per rassicurarli dopo lo spavento: voleva andare in Svezia sempre per ottenere asilo.

A proposito dei due uomini, Teheran si è detto pronto a collaborare alle indagini. Tuttavia Marzieh Afkham, portavoce del ministero degli Esteri, si è detto “seriamente preoccupato” dell’utilizzo di falsi passaporti e del tentativo di immigrazione illegale in altri Paesi. Si è rivelata non vera, poi, la notizia diffusa da un funzionario di Kuala Lumpur secondo la quale cinque passeggeri che avevano già fatto il check-in per il volo poi scomparso non si erano mai imbarcati. La smentita è arrivata dal capo della polizia malese, Khalid Abu Bakar.

VIDEO/Aereo malese scomparso: identificato sospetto [2]

Intanto la Cina ha riposizionato dieci dei suoi satelliti nella speranza di localizzare il Boeing 777. Pechino segue con grande attenzione gli sviluppi delle ricerche dal momento che almeno due terzi delle 239 persone a bordo del velivolo erano cinesi e ha invitato la Malesia ad “accelerare gli sforzi per trovare l’aereo”. Imponente il dispiegamento di forze: nove velivoli, 24 navi di nove Paesi diversi stanno setacciando il Golfo della Thailandia in cerca di tracce. Non si esclude un inabissamento, così come la disintegrazione a terra.


 http://www.stampalibera.com/?p=71971

Intercettazioni: svelata l’agenda segreta di Ashton e Nuland, Wayne Madsen

Due donne guerrafondaie rappresentanti l’apparato degli Esteri occidentale, l’assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Victoria Nuland e quella dell’UE, un tempo attivista inglese per il disarmo nucleare Catherine Ashton, hanno visto la loro agenda segreta per l’Ucraina svelata in conseguenza della diffusione delle loro conversazioni telefoniche. Ashton, la cui conversazione telefonica con il ministro degli Esteri estone Urmas Paet è stata la seconda telefonata rivelatrice ad essere diffusa, detiene i titoli di alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza per l’Unione europea e quello abbastanza feudale e insignificante di baronessa Ashton di Upholland. I sostenitori di Ashton hanno una visione esagerata delle sue realizzazioni. Da ministro degli Esteri de facto dell’UE, Ashton è stata vista agitarsi nel 2012 presso la sede di Bruxelles dell’UE, perché né lei né il suo inviato inglese nei Balcani, Robert Cooper, sapevano che faccia avesse il presidente della Serbia Tomislav Nikolic poco prima della sua cerimonia di benvenuto ufficiale a Bruxelles. Ashton è sposata con l’ex giornalista inglese Peter Kellner. Kellner è un dirigente della società di sondaggi inglese YouGov, che alimenta non solo i dati elettorali, ma anche i sondaggi sui favoriti degli inani programmi televisivi inglesi come Pop Idol e X-Factor,supportando un ansimante infotainment.
Nella telefonata del 26 febbraio tra Paet e Ashton, il ministro degli Esteri estone afferma che manifestanti e poliziotti ucraini sono stati uccisi dagli stessi cecchini. Paet visitò Kiev il 25 febbraio durante i violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza governative a piazza Maidan. E’ ormai evidente che le violenze erano istigate da cecchini e altri provocatori, come le bande neonaziste e di mercenari stranieri pagate dall’opposizione ucraina. Paet disse ad Ashton che un medico ucraino, oltre che un capo della “società civile” ucraina, dr. Olga Bogomolets, aveva convinto il funzionario estone che i proiettili che colpirono manifestanti e poliziotti provenivano tutti dalle stesse armi e che l’opposizione copriva i cecchini. Bogomolets è lontana dall’esiliato presidente ucraino Viktor Janukovich. Era il medico personale del presidente della “rivoluzione arancione” Viktor Jushenko ed ha ricevuto un premio da Radio Liberty, finanziata da CIA e George Soros. Inoltre, Bogomolets esortò i suoi studenti di medicina a prendere parte alle proteste di Euromaidan a Kiev. Bogomolets ha convinto Paet che i proiettili che colpirono manifestanti e poliziotti a piazza Maidan furono sparati dalle stesse armi da fuoco e che l’opposizione è dietro tali attacchi. E’ anche interessante notare che Bogomolets disse di aver rifiutato un’offerta dai capi dell’opposizione alla carica di viceprimo ministro dell’Ucraina per gli affari umanitari, nel nuovo governo. Secondo la telefonata, che si dice sia stata intercettata da agenti fedeli a Janukovch del servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), Ashton finge “sconcerto” all’idea di Paet che l’opposizione ucraina probabilmente abbia ucciso più di 70 suoi sostenitori e poliziotti ucraini. Gli attacchi dei cecchini sono un’operazione “falsa bandiera” dell’opposizione ucraina, e dei suoi mandanti occidentali, per generare simpatia e sostegno dall’opinione pubblica.
Paet: “Tutte le prove mostrano che le persone uccise da cecchini, poliziotti e manifestanti, lo furono ad opera degli stessi cecchini, che uccisero persone di entrambe le parti. … Alcune foto mostrano stessi segni e stesso tipo di proiettili, e la cosa davvero inquietante è che la nuova coalizione non vuole indagare su ciò che è accaduto esattamente. Così ora si comprende meglio che dietro i cecchini non c’era Janukovich, ma gente della nuova coalizione”.
Ashton: “Penso che dobbiamo indagare. Voglio dire, non lo prendo, è interessante. Dio”
Paet: “Ciò scredita già (sic) questa nuova coalizione”.
Ashton, in risposta a Paet, comincia a raffreddare le informazioni sue e di Bogomolets sull’opposizione collegata ai tiri contro manifestanti e poliziotti. Ashton difende i membri dell’opposizione ucraina alla Rada, il parlamento, contro “i medici e lei”, dicendo dei capi della protesta, “Voglio dire questo, che stiano attenti, ma devono anche chiedere un grande cambiamento, hanno avuto modo di lasciare attiva la Rada. Se la Rada non funziona, allora si avrà il caos completo. Quindi, se credi di essere un attivista e un medico è molto, molto importante, ma non sei un politico e in qualche modo si deve giungere a una qualche sistemazione nelle prossime settimane”. In sostanza, Ashton dice a Paet che Bogomolets, come attivista della società civile o medico, non deve discutere il machiavellismo dell’opposizione nella Rada guidata dalla troika del pugile Vitalij Klitshko, dall’impiegato della Banca Mondiale Arsenij Jatsenjuk e dal capo neonazista di Svoboda Oleg Tjagnibok. In altre parole, Ashton implica che un pugile, un tecnocrate della Banca Mondiale e un delinquente neo-nazista hanno più voce sul futuro dell’Ucraina di una donna che discute del ruolo dell’opposizione nell’assassinare la sua “carne da cannone” in piazza, così come i poliziotti che cercavano di ristabilire l’ordine. Immediatamente, i media corporativi occidentali cominciarono a mettere in discussione l’autenticità della trascrizione Ashton-Pate, tirando fuori la solita dispregiativa “teoria del complotto”. Tuttavia, il ministero degli Esteri estone ha confermato che la trascrizione era autentica nel seguente comunicato stampa, dove afferma che la registrazione: “della telefonata del ministro degli Esteri Urmas Paet al capo della politica estera dell’UE Catherine Ashton, apparsa su Internet oggi, è autentica. La conversazione tra Paet e Ashton ha avuto luogo il 26 febbraio, in seguito alla visita del ministro degli Esteri dell’Estonia in Ucraina subito dopo la fine delle violenze. Il ministro degli Esteri Paet comunica ciò che aveva detto a proposito delle riunioni tenutesi a Kiev l’ultimo giorno esprimendo preoccupazione per la situazione. ‘E’ estremamente deplorevole che tale intercettazione venga svelata’, ha detto Paet”.
E’ chiaro che fin dall’inizio gli avvenimenti in Ucraina siano stati programmati da provocatori professionali, agitatori e specialisti di “rivoluzioni” a tema delle burocrazie del dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Central Intelligence Agency, MI6 inglese e Unione europea. L’agenda di Ashton è complementare a quella di Nuland, la cui telefonata di gennaio all’ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina, Geoffrey Pyatt, rivelò che l’amministrazione Obama gestiva il futuro governo dell’Ucraina mentre Ashton, nonché il co-ideologo di Nuland Jeffrey Feltman, sottosegretario generale per gli Affari Politici delle Nazioni Unite, fingevano interesse a una soluzione negoziata con Janukovich, il presidente democraticamente eletto dell’Ucraina. Nuland, che espresse sostegno a Jatsenjuk quale futuro capo dell’Ucraina, disse “Fottiti UE” dopo che aveva detto a Pyatt che gli Stati Uniti avrebbero raggiunto i loro obiettivi politici con il supporto della squadra delle Nazioni Unite di Feltman comprata dagli USA, come il suo capo, il segretario generale Ban Ki-moon noto ai giornalisti della Corea del Sud come “viscida anguilla”, quando era ministro degli Esteri della Corea del Sud, e l’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Ucraina, il diplomatico olandese Robert Serry. Nuland espresse grande fiducia su Serry, ex-ambasciatore olandese in Ucraina dal nome poco olandese. Mentre prestava servizio come coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Serry disse che Israele “soffriva” pregiudizi e discriminazioni alle Nazioni Unite. Tale linguaggio certamente ingraziò Nuland e Feltman verso Serry, dato che i due diplomatici statunitensi sono ben noti fedelissimi degli interessi d’Israele quanto di quelli degli Stati Uniti.
E’ chiaro che le telefonate di Ashton e Nuland non erano destinate alle “sporche masse”. Tuttavia, grazie alle intercettazioni degli agenti di sicurezza ucraini, fedeli e competenti, il mondo ora sa della perfidia di due donne che chiacchieravano su come far piombare l’Europa e forse il resto del mondo, in una grande conflagrazione…
 
FONTE
 

Le sensazionali scoperte de “Il Giornale”: un ministro degli Esteri “filo-palestinese”!

untitled99
“Il Giornale” – quotidiano della famiglia Berlusconi con un pubblico di “destra” o almeno di “centro-destra” – ha fatto una scoperta davvero sensazionale: abbiamo un ministro degli Esteri “filo-palestinese”!
Autore della mirabolante rivelazione è – giova ricordarlo – lo stesso giornale che pubblica qualsiasi cosa passi per la testa a Fiamma Nirenstein, la quale non perde l’occasione – tanto per cambiare – di gridare al montante “antisemitismo” in Ucraina.
Dispiace deludere chi ha scorto in posizioni filo-russe o, addirittura, recentemente filo-siriane, un segnale in controtendenza rispetto all’andazzo della cosiddetta “stampa italiana”: anche “Il Giornale”, seppur con questi importanti distinguo (pensiamo a “Repubblica” o al “Corriere della Sera”, completamente appiattiti sul filo-americanismo e la retorica dei “diritti umani” e delle “guerre giuste”), quando si tratta di affrontare la “questione” (strategica, geopolitica, escatologica) per eccellenza, ovvero quella palestinese, si appiattisce su un conformismo ancor più ostentato se confrontato con quello dei giornali della “sinistra”.
Attaccano la Mogherini per la sua “amicizia” con Arafat, quando invece tale vicinanza (una foto dimostra ben poco) sarebbe semmai un titolo di merito, vista la fine che hanno fatto sia il capo dell’OLP (avvelenato) sia i suoi interlocutori nello scacchiere mediterraneo (si pensi a Craxi).
Poi ha gioco facile “Il Giornale” nell’ironizzare su “Bella Ciao” (che ha un’origine yiddish) davanti al suo pubblico “di destra” (in verità di “anti-sinistra”, ché di vera destra – anche solo come l’intendeva Evola – da quelle parti non c’è nulla).
Ora, sappiamo bene che esistono gli “amici della Palestina” che vogliono vedere per forza una “Palestina libera, Palestina rossa”, al di là delle aspirazioni dei palestinesi stessi, come se in Palestina andasse in scena l’eterna guerra al “fascismo” (in questo caso identificato in “Israele”). E può anche darsi che la Mogherini sia tra questi (o che lo sia stata: si fa presto a smaltire gli “entusiasmi” giovanili quando si è “socia [sic] dello IAI (Istituto Affari Internazionali), membro del Consiglio per le relazioni fra Italia e Stati Uniti, e fellow del German Marshall Fund for the United States)”.
Ma se proprio dobbiamo scegliere tra D’Alema, “l’amico di Hezbollah”, e Frattini o Fini, improbabili ed imbarazzanti titolari della Farnesina del “Popolo della Libertà”, non abbiamo dubbi nel preferire il primo a chi si è sempre distinto, come tutta questa pseudo destra, per un filo-sionismo esagerato e caricaturale in quanto “Israele” rappresenterebbe la sentinella, il baluardo della “civiltà” di fronte alla “barbarie” islamica che punta ad invaderci e sottometterci. Come mette in guardia un documentario di prossima realizzazione, ben reclamizzato nella pagina principale del sito del “Giornale” stesso (http://www.gliocchidellaguerra.it/), dal titolo emblematico di “Europistan” (il solito pot-pourri di musulmani “inferociti” inframmezzati da altri intenti a… pregare, col sottofondo dell’immancabile “terrificante” muezzin!).
Insomma, siamo alla solita trita e ritrita faccia “destra” della medesima medaglia liberaldemocratica: quella che soffia sul fuoco dello “scontro di civiltà” fornendo ampia visibilità a fenomeni marginali, mentre il pubblico potrebbe essere con maggior costrutto edotto sul senso della civiltà e della religione dell’Islam, tanto più in tempi di “crisi” e a maggior ragione da chi si definisce “di destra” e perciò dovrebbe (ma sottolineo “dovrebbe”) dimostrare una certa sensibilità per i valori tradizionali.
E ora cosa vorrebbero “dimostrare” con questi papocchi giornalistici quelli del “Giornale”? Che abbiamo un ministro degli Esteri “inaffidabile”? Che chi è “filo-palestinese” (che vuol dire tutto e niente) ed è automaticamente “nemico di Israele”? Che abbiamo una “islamofila” nella compagine di governo?
E se così fosse, quale danno concreto – al di là del vuoto chiacchiericcio scandalistico – deriverebbe per il nostro Paese?
Vogliono far capire alla neo-ministro di stare “attenta”? Intendono “avvertire” chi ce l’ha messa?
Insomma, sperano di farsi belli davanti a “Israele”. Ma è tutta fatica sprecata, ché, tanto, la “sinistra” è già insuperabile in questo.

di Enrico Galoppini – 12/03/2014

Vado Ligure, “politica non controllava”. E dal Pd bordate Facebook contro i pm

la strage del compagno De Benedetti 442 morti
By admin  /   14 marzo, 2014
 
di  Ferruccio Sansa e Lorenzo Galeazzi
 
Nell’ordinanza di sequestro della centrale a carbone Tirreno Power si legge: “Fino alla data odierna il gestore ha sempre fatto quello che gli tornava più vantaggioso. Il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo”. Sui social network i giovani democratici di Savona criticano l’operato della magistratura
 
untitled66
Vado Ligure come Taranto: inquinamento, morti e soprattutto politica e amministrazioni che non hanno fatto la loro parte. Che non hanno controllato. Che hanno lasciato inquinare. E’ scritto nero su bianco nell’ordinanza di sequestro della centrale a carbone Tirreno Power con cui il Gip di Savona, Fiorenza Giorgi, ha deciso la chiusura dell’impianto alle porte di Savona accogliendo la richiesta del procuratore capo Francantonio Granero“Fino alla data odierna – si legge nelle carte – il gestore ha sempre fatto quello che gli tornava più vantaggioso, il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo”. La Regione e il ministero in primis. Un atto d’accusa durissimo che, sommato alla reazioni di alcuni esponenti politici locali, mette in evidenza il disagio profondissimo dei partiti: Pd soprattutto, perché è il centrosinistra che qui governa. Che guida le amministrazioni responsabili dei controlli.
 
Mentre il Partito democratico esprime “preoccupazione” per l’evolversi della situazione, i dirigenti dei Giovani democratici si scambiano via Facebook status al vetriolo in cui criticano pesantemente l’operato della magistratura. Arrivando a insultare apertamente il Procuratore. Ecco cosa scrive il dirigente dem Andrea Spartaco Di Tullio, figlio, fra l’altro, del vice-sindaco di Savona: “E’ un casino che scoppia perché così un procuratore va in pensione sentendosi fiero di aver fatto un ottimo lavoro. (…) Da quanti anni è che il Pd se ne preoccupa difendendo i lavoratori (…) e adesso arriva sto scemo dopo anni”. Opinione condivisa da Giulia Benzo, segretaria dei Gd della città. Secondo lei, i provvedimenti contro la centrale sono frutto “di una soddisfazione personale (…) di una rete di associazioni radical chic e finto-ambientaliste”. La chiosa è di Mattia Zunino, della segreteria nazionale Gd: “Domani un magistrato, ispirandosi alle parole dei suoi colleghi di Taranto o Savona (…) potrebbe chiedere il sequestro di tutti i furgoni, auto, motorette, camion e corriere”.
 
Insomma, anche in quel di Savona, come in Puglia, il lavoro conta molto più della salute. Anche quando è fatto violando le regole e mettendo in pericolo la vita delle 153mila persone costrette a convivere assieme ai veleni di ciminiere e depositi di carbone a cielo aperto. Ma i soliti “maligni” ricordano anche altro: cioè le sponsorizzazioni di Tirreno Power al Comune di Savona (e sarebbe bello sapere se, direttamente o indirettamente, qualche soldo è arrivato anche ai partiti e alle loro feste, il Fatto in passato non è mai riuscito ad avere risposte ufficiali). Scrive il Gip: “L’esercizio della centrale è stato caratterizzato da una sistematica violazione delle prescrizioni imposte nei provvedimenti autorizzativi”. Condotte avvenute nella totale consapevolezza dei danni provocati ad ambiente e salute: “L’inidoneità delle misure (…) è da attribuire certamente a una precisa scelta gestionale della società”.
 
Tant’è che, mentre le indagini per omicidio colposo sono ancora a carico di ignoti, l’accusa al gruppo dirigente dello stabilimento è chiara: disastro ambientale doloso. Dal canto loro i vertici di Tirreno Power, società partecipata da Sorgenia (che fa capo al Gruppo De Benedetti), chiedono l’immediata riapertura dei cancelli. Convocati per una una riunione in Prefettura, sostengono che molti dei fatti contestati dal Gip “sono stati già oggetto di valutazione e decisione da parte degli organi preposti e del ministero dell’Ambiente”. Già, gli stessi “organi” che si sono guardati bene dall’imporsi sulla dirigenza e, scrive ancora il giudice Giorgi, “hanno ritardato in modo abnorme l’emissione dei dovuti provvedimenti” per far sì che la centrale inquinasse il meno possibile.  E poi c’è la partita Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale concessa dal Ministero dell’Ambiente con cui l’azienda si impegnava a realizzare una serie di interventi per mitigare l’impatto sul territorio.
 
Secondo il tribunale, l’autorizzazione era “estremamente vantaggiosa” perché “frutto di un sostanziale compromesso in vista della costruzione di un nuovo gruppo a carbone (una nuova ciminiera più moderna e meno inquinante, ndr) e all’istallazione di filtri in grado di captare le emissioni dei camini. Accordi e promesse rimasti solo sulla carta perché l’attività della centrale è stata “sistematicamente caratterizzata da reiterate inottemperanze alle prescrizioni, sia negli anni antecedenti al rilascio dell’Aia, sia nel periodo successivo al rilascio della stessa”. Quali? Secondo il tribunale sono quattro: l’assenza dei promessi, ma mai istallati, sistemi di monitoraggio sulle ciminiere dei gruppi a carbone; l’uso di un olio per l’accensione dei forni con percentuali di zolfo tre volte superiori alla media; la mancata copertura dei carbonili, le aree in cui viene stipata la fonte fossile di energia; una serie di irregolarità nella gestione degli scarichi della produzione.  Ce n’è abbastanza per l’immediato stop dell’impianto che, attenzione, non è definitivo, ma solo fino a quando la centrale non ottempererà ai rilievi della magistratura.
 
Nel breve periodo basterebbe “abbracciare l’opzione di operare semplicemente a regime più basso con i due gruppi a carbone, bilanciandoli con il maggior utilizzo di quello a metano, meno inquinante”. Ma nelle decisioni del Gip deve avere avuto un peso importante la perizia ordinata dalla procura sui danni alla salute provocati dall’attività dell’azienda: dai 205 ai 340 morti per problemi cardiovascolari e da 90 a 100 deceduti per malattie respiratorie. Per di più, annota la Giorgi, “appare assai probabile (per non dire certo) che il gestore, non diversamente da quanto fatto sino a oggi, cerchi in ogni modo di rinviare sine die l’adempimento richiesto”.  Alla fine, dopo Taranto, anche a Savona è arrivata la magistratura per sopperire all’inerzia della politica. Che invece di controllare e indirizzare le attività produttive del proprio territorio ha preferito girarsi dall’altra parte.
 
Fonte: Il Fatto Quotidiano
 

Eugenio Benetazzo – Investimenti e tassazione

Nelle ultime due settimane chi opera nel mondo del risparmio gestito ha potuto vagliare i vari rumors che girano tra le sale operative e all’interno dei desk delle investment house relativamente alle varie nuove ipotesi di tassazione delle cosidette rendite finanziarie che dovrebbe avanzare il nuovo esecutivo. Una delle proposte che trova molto consenso soprattutto negli ambienti di sinistra è l’innalzamento della capital gain tax al 25% dall’attuale 20%, mantenendo tuttavia esenti dalla nuova imposta gli interessi sui titoli di stato italiani (anche se immagino qualcuno ricordi bene la proposta infelice che fece il Ministro Del Rio appena insediatosi al fianco di Renzi). Sempre negli ambienti di sinistra aleggia questa favola alla Robin Hood che i proventi ed i profitti scaturenti da investimenti finanziari in Italia sono poco tassati e soprattutto sono sotto la media europea. Questo lo si poteva accettare sino a prima dell’arrivo del Governo Monti, il quale ha subito alzato la capital gain tax al 20% dal precedente 12.5%. Non contento il Presidente della Bocconi ha pensato bene di introdurre in Italia la tassa più inefficiente ed insulsa del mondo ovvero la Tobin Tax confidando in questo modo di colpire i famosi speculatori di professione. 

Vi invito con l’occasione a leggervi questo post ( http://www.eugeniobenetazzo.com/effetti-tobin-tax.htm )dello scorso anno che spiegava il funzionamento e le modalità di applicazione della Tobin Tax in Italia, per comprendere se effettivamente colpisce il fenomeno della speculazione finanziaria. Di certo noi operatori di borsa indipendenti sappiamo che nella realtà ha colpito mortalmente il mercato italiano, diminuendone i volumi di contrattazione ed il numero delle transazioni, a danno dei risparmiatori e piccoli investitori. L’altro paese assieme al nostro che ha introdotto con grande enfasi mediatica una variante della Tobin Tax è la Francia, vi invito a parlare con qualche operatore francese per conoscere le conseguenze di questa straordinaria pensata per la borsa francese. Per inciso il gettito fiscale atteso della Tobin Tax in Italia stimato inizialmente in un miliardo di euro, ha prodotto per il 2013 un modesto apporto di neanche 300 milioni di euro: che si traduce in un fallimento plateale. Ritornando al Governo Monti, quest’ultimo non contento delle proprie gesta ha istituito la cosidetta mini patrimoniale conosciuta come nuova imposta sul dossier titoli che oggi grazie ai successivi ritocchi del Governo Letta pesa per lo 0.20% delle proprie disponibilità finanziarie complessive.

Il famoso prelievo forzoso sui depositi effettuato nel lontano 1992 dal Governo Amato pari allo 0.6% (sei per mille) delle giacenze a prima vista bancarie è risibile se paragonato a quanto viene prelevato oggi: infatti mentre l’operazione di Amato, seppur spiacevole ed antipatica, si è manifestata in una sola transazione (una tantum), adesso invece si sostiene annualmente 1/3 di quel fatidico prelievo allargando la sfera di aggressione anche ai prodotti convenzionali del risparmio gestito. Come già menzionato all’inizio i contribuenti italiani sono ormai più che allineati con la tassazione media dei proventi di natura finanziaria al pari dei colleghi europei: certamente vi sono delle divergenze e delle diverse applicazioni delle imposte a seconda della natura del provente (source of income). Infatti a seconda che si parli di interessi attivi sui conti bancari, cedole obbligazionarie, dividendi azionari o reddito da capitale proveniente dalla compravendita di strumenti quotati e regolamentati, il trattamento fiscale varia da paese a paese. Ad esempio, in Austria vi è una aliquota onnicomprensiva del 25% per tutte le ipotesi sopra descritte, in Spagna siamo al 21%, in Polonia siamo al 19% e in Svezia siamo al 30%. La tanto blasonata Germania si attesta al 26.38%, altri paesi invece scelgono una aliquota progressiva a seconda del livello di reddito.

Questo è il caso della Francia, dell’Irlanda e del Regno Unito. Malta ad esempio sulle cedole obbligazionarie e sugli interessi bancari applica una imposta sostitutiva (with-holding tax) del 15%. Ora qualcuno potrebbe tutto sommato dire che in Italia si potrebbe tranquillamente alzare ancora di qualche punto la tassazione sulle rendite per portarla al 21% della Spagna o peggio al 25% dell’Austria: in questo modo saremmo almeno allineati con altro partner europeo e non sarebbe la fine del mondo. Peccato tuttavia che tali paesi non abbiano un Total Tax Rate sia a livello corporate che individual tanto elevato quanto quello italiano. Come contribuente sono disposto ad accettare un capital gain tax al 25% sulle rendite finanziarie per assomigliare all’Austria se allora anche la pressione fiscale sulle persone e sulle imprese si allinea a quella austriaca. Ricordate che i capitali sono i primi a scappare (e difficilmente poi fanno ritorno a casa nel futuro) quando si avverte l’odore di una patrimoniale (infatti cosi è stato): oggi aumentare la tassazione sulle rendite produrrebbe solo un ulteriore aggravio o salasso per il piccolo investitore o risparmiatore in quanto il grande ha già provveduto da tempo a proteggersi e a segregare all’estero il tanto amato dinero dalla longa manus del fisco italiano, insaziabile ed vessatorio.

Eugenio Benetazzo
Fonte: www.eugeniobenetazzo.com
13.03.2014