Rivolte in Bosnia: esplodono i Balcani

A Tuzla mercoledì sono scoppiati violenti scontri tra polizia e manifestanti, subito propagatisi poi in altre città del Paese, compresa la capitale Sarajevo. Si tratta dei più grossi tumulti dalla fine della guerra. A far scoccare la scintilla una manifestazione organizzata da operai e disoccupati per protestare contro la chiusura di alcune grandi fabbriche privatizzate e in generale contro la intollerabile situazione economica del paese. Anche in Bosnia infatti le privatizzazioni rappresentano oramai un problema nazionale e migliaia di persone hanno manifestato ancora a Tuzla anche giovedì, giornata nella quale gli scontri sono poi degenerati con tanto di arresti e feriti. Intanto a Sarajevo centinaia di persone si sono radunate di fronte alla sede del governo, per mostrare solidarietà ai dimostranti di Tuzla.

La vicenda è iniziata al termine della guerra, nel 1992, quando è stato avviato il piano di privatizzazioni, benedetto dall’Unione Europea, che si è chiuso nel 1996 tra mille perplessità. I nuovi proprietari hanno acquistato le società vendendo a loro volta le azioni per fare cassa, sulle spalle di centinaia di migliaia di lavoratori che ora sono senza occupazione né un sussidio. La situazione economica della Bosnia ha aggravato ulteriormente la situazione: i dati sulla disoccupazione si sommano alla povertà dilagante nel Paese, circa un quinto della popolazione (formata da 3,5 milioni di abitanti) vive nell’indigenza, mentre il restante vive con uno stipendio da 400€ al mese.

Nelle ultime ore il premier del cantone di Tuzla ha dato le dimissioni mentre il Primo ministro della Federazione, Nermin Nikšic, ha dichiarato al termine di una riunione di emergenza che “i lavoratori lasciati senza i diritti fondamentali, come la pensione e l’assicurazione sanitaria, vanno distinti dagli hooligan che usano questa situazione per creare il caos.” La presenza all’interno delle manifestazioni di gruppi di ultras non è tuttavia sufficiente per spiegare le dimensioni e la rabbia di una protesta che sta coinvolgendo diversi segmenti della società, in forme ancora contraddittorie. A Tuzla diversi dimostranti hanno aiutato i pompieri nel cercare di spegnere l’incendio della sede del governo cantonale, diversamente da quanto avvenuto a Zenica, nella sede del governo del cantone di Zenica-Doboj i mezzi dei vigili del fuoco sono stati bloccati dai manifestanti. Zdravko Grebo, docente all’Università di Sarajevo e noto attivista per i diritti umani, ha dichiarato che spera queste manifestazioni siano l’inizio di una “primavera bosniaca”. La nozione di primavera bosniaca si sta in effetti diffondendo. Anche Danis Tanovic, il noto regista bosniaco premio Oscar per il film “No man’s land”, ha postato su Instagram un breve messaggio che dichiara l’arrivo della primavera. È ancora presto tuttavia per dire se questa esplosione di rabbia verrà ricondotta ai recinti etnici che hanno dominato la politica della Bosnia Erzegovina negli ultimi 20 anni, oppure se stiamo davvero assistendo ad un cambiamento.

Bosnia: assetto istituzionale

L’assetto istituzionale della Bosnia Erzegovina è stato elaborato nel quadro delle trattative di pace che hanno messo fine alla guerra civile del 1992-1995. La stessa costituzione bosniaca non è stata discussa e approvata da organi rappresentativi locali, ma inclusa come allegato all’accordo di pace di Dayton. La Bosnia Erzegovina è uno stato confederale, basato su un elevato grado di decentralizzazione e sulla divisione etnica delle cariche politiche. Il territorio è composto da tre entità, la Federazione di Bosnia Erzegovina e la Repubblica Serba e dal Distretto autonomo di Brcko. Per quanto il suo territorio sia ristretto, il Distretto autonomo di Brcko è molto importante dal punto di vista politico, poiché esso interrompe la rimanenti continuità territoriali.

La costituzione di Dayton riconosce alle tre principali comunità del Paese, quella bosgnacca, quella serba e quella croata, lo status di “popoli costituenti”; le principali cariche dello Stato centrale sono collegiali e devono comprendere esponenti delle tre comunità. La Presidenza dello Stato è composta da tre membri, uno per ciascun popolo costituente; lo stesso principio regola il funzionamento e la composizione del consiglio dei ministri e della corte costituzionale. Questa logica di divisione etnica caratterizza anche il potere legislativo. Il Parlamento è composto dalla Camera dei Rappresentanti e dalla Camera dei Popoli, dotate degli stessi poteri. L’iter legislativo prevede che per essere adottate le leggi debbano ricevere il consenso di parlamentari provenienti da entrambe le entità. Inoltre ciascuno dei tre popoli costituenti può impedire l’adozione di un provvedimento, invocando la salvaguardia di un proprio “interesse nazionale vitale”. È sufficiente che la maggioranza dei parlamentari di un popolo costituente si pronunci contro i progetti legislativi per impedirne l’approvazione.

Il sistema politico bosniaco è di conseguenza dominato da due principali fattori di divisione: una tensione strutturale tra istituzioni centrali e istituzioni delle entità; la ripartizione lungo crinali etnici delle cariche e dei partiti politici. Nelle dinamiche politiche i due fattori vengono spesso a sommarsi. Il risultato è che le attività degli organi centrali sono ostacolate da una serie di vincoli e sono caratterizzate da processi decisionali lunghi, mentre le istituzioni delle entità territoriali operano con più efficacia.

A garanzia della pace l’accordo di Dayton ha istituito anche un organo sopranazionale, l’Ufficio dell’Alto Rappresentante. L’Alto Rappresentante – nominato dal Consiglio di attuazione della pace che riunisce 55 Paesi e organizzazioni internazionali – ha il compito di garantire l’attuazione degli accordi di pace. In seguito alle difficoltà incontrate dall’Alto Rappresentante, nel 1997 il Consiglio di attuazione della pace ne ha considerevolmente esteso i poteri: l’Alto Rappresentante può imporre l’adozione di atti normativi e abrogare quelli adottati dalle istituzioni bosniache di qualsiasi ordine e grado; può inoltre destituire di propria iniziativa il personale politico e amministrativo dalle cariche pubbliche, ivi comprese le cariche elettive. Già nel giugno del 2006 il comitato esecutivo del Consiglio di attuazione della pace aveva annunciato che, entro un anno, le attività dell’Alto Rappresentante sarebbero cessate. Ciononostante il perdurante clima di instabilità ha indotto i Paesi garanti a rinnovare di anno in anno il suo mandato. Di regola, alla carica di Alto Rappresentante viene nominato un diplomatico di un Paese dell’UE, mentre il suo vice è uno statunitense.

Relazioni Internazionali

Negli ultimi anni la comunità internazionale, prendendo atto del clima di tensione, ha rivolto maggiore attenzione alle vicende bosniache. Stati Uniti e Unione Europea hanno intensificato le pressioni per promuovere un accordo tra i principali partiti bosniaci sulle riforme del Paese. Tra ottobre e novembre 2009 la base militare di Butmir, nei pressi di Sarajevo, ha ospitato due tornate di colloqui tra i maggiori partiti bosniaci e i rappresentanti di USA ed UE. Il progetto di riforma di USA e UE prevedeva il rafforzamento del governo centrale, le cui attività sarebbero state dirette da un primo ministro con poteri accresciuti, che avrebbe svolto anche alcune delle funzioni attualmente riservate alla Presidenza dello Stato. Il Parlamento sarebbe stato ridotto a una sola camera: l’attuale Camera dei Popoli sarebbe quindi diventata una commissione della Camera dei Rappresentanti. Il progetto intaccava solo in parte le prerogative delle entità, dato che sarebbe stato confermato il “voto per entità”, la procedura che permette ai due terzi dei rappresentanti di ciascuna entità di bloccare l’approvazione degli atti normativi.

Per indurre le parti ad accettare il progetto di riforma, i rappresentanti dell’UE hanno promesso di accettare la domanda di adesione della Bosnia entro la fine del 2009, senza tuttavia transigere sul rispetto delle condizioni necessarie per avvicinare il Paese a Bruxelles. Parallelamente gli Stati Uniti hanno offerto la concessione del Membership Action Plan alla Bosnia da parte della NATO. Ciò non è comunque bastato a convincere i rappresentanti bosniaci, che hanno rifiutato a larga maggioranza le proposte di USA e UE. Uno dei punti di debolezza dei colloqui di Butmir è stata l’assenza di importanti Paesi membri del Consiglio per l’attuazione della pace. In particolare la Russia e la Turchia, Paesi che hanno storicamente esercitato un’influenza importante sugli sviluppi bosniaci, non sono state invitate. Questi due Paesi avrebbero invece potuto esercitare pressioni significative per indurre i partiti bosniaci ad accettare un piano di riforma costituzionale. I Russi, godendo della fiducia dei Serbi, avrebbero potuto svolgere un importante ruolo di mediazione nei loro confronti, così come i Turchi avrebbero potuto farlo nei confronti dei bosgnacchi.

Conclusioni

Il peggioramento della situazione economica del Paese ha contribuito all’aggravarsi di un processo di tensione che ha le sue radici nella guerra etnica. Nel 2009 il PIL bosniaco si è contratto del 3% e per il 2010 è attesa una ripresa timida (+0,5%). La crisi economica e la privatizzazione di alcune importanti imprese ha avuto pesanti ricadute sull’occupazione, infatti la disoccupazione è passata da un già consistente 24% al 28%. Occorre comunque sottolineare che i timori che le tensioni degenerino in un conflitto militare appaiono in queste ore poco probabili; le forze armate bosniache sono state unificate nel 2006 e il Paese è militarmente stabile. Tuttavia La Bosnia-Erzegovina resta un Paese in bilico, nessuno degli Stati limitrofi è interessato a fomentare un’escalation dei conflitti etnici interni alla Bosnia né tanto meno una sua disgregazione. Il consolidamento dei legami di cooperazione e integrazione di alcuni Paesi chiave dell’area – Croazia e Serbia – con l’UE potevano facilitare il percorso di stabilizzazione e riforme della Bosnia. I mancati rapporti tra UE-Bosnia-Russia pesano più che mai in un Paese che cavalca una nuova crisi nell’area. Le recenti proteste esplose anche a Kiev sembrano riaprire una partita bipolare ormai da tempo dimenticata.

Gaetano Mauro Potenza è laureato in Scienze della difesa e della Sicurezza e laureando in Scienze dell’amministrazione e delle politiche pubbliche all’università “La Sapienza” di Roma.

Fonte: www.geopolitica-rivista.org
Link: http://www.geopolitica-rivista.org/25110/rivolte-in-bosnia-esplodono-i-balcani/

GZ – Far Perdere Soldi Ai Creditori

La stragrande maggioranza degli esperti italiani, a vario titolo, non lo capisce per niente. Ma non lo capisce neanche la piccola minoranza di quelli catastrofisti, per i quali non c’è soluzione e cadono nel misticismo perchè colorano moralmente la questione

In realtà l’economia è qualcosa di amorale e meccanico che gira come una enorme macchina, un colossale ingranaggio che ruota su milioni di transazioni in cui alla fine qualcuno scambia una certa quantità di lavoro o di beni e un altro offre una certa quantità di denaro o di credito (dove i due sono fungibili)

Quelli che offrono lavoro, beni o servizi sono vincolati alla fatica muscolare o mentale e alle risorse materiali e fisiche e possono aumentare la loro produzione solo lentamente, sostanzialmente applicando l’ingegno, lavorando in modo più efficiente e inventando tecnologie (visto che più o meno si lavora oggi come numero di ore quando cinquanta anni fa)

I secondi hanno spesso ricavato in passato il denaro che usano per pagare dall’offrire anche loro lavoro e beni e quindi se si usasse solo denaro tutto sarebbe semplice e l’economia si muoverebbe lentamente, in base allo sforzo fisico e mentale e al consumo di risorse materiali. Ma quando si paga per i servizi e i beni spesso si può ricorrere anche al Credito, che non è vincolato da niente, viene creato gratis dal niente sulla fiducia, sul “credere” (come dice la parola) che in futuro si sarà ripagati. E’ ovvio quindi che il credito è la quantità che può oscillare molti di più delle altre ed è di conseguenza il fattore che fa oscillare l’economia tra boom e recessioni.

Ma oltre a queste oscillazioni del Credito che durano 4-5 anni di solito, c’è anche un trend sottostante di accumulo del credito (e del debito) di tipo secolare che non viene notato per decenni, fino a quando non raggiunge il suo massimo storico e allora hai crisi bancarie, crac finanziari e si paralizza di colpo l’economia. Che è quello che è successo esattamente ora in Occidente.

In tutto questo non c’è niente di nuovo o di tremendo, è più o meno qualcosa che è successo anche in passato e che succederà in futuro, è una enorme macchina composta di milioni di transazioni in cui beni e servizi vengono scambiato per denaro e credito. E il credito si accumula però lentamente fino a quando sommerge di debito l’economia e bisogna ridurlo. E quando arrivi a questo punto devi applicare le soluzioni al problema che si sono sempre applicate. Tre su quattro implicano che si deve far perdere soldi ai creditori, che hanno esagerato tramite i default, stampare moneta/inflazione e la redistribuzione del reddito (la soluzione di far pagare tutto ai debitori (“Austerità”) invece è tecnicamente e aritmeticamente impossibile, se la applichi paralizza la macchina dell’economia, come è stato spiegato tante volte, ma se anche Ray Dalio lo illustra chissà che non convinca di più).

GZ
Fonte: www.cobraf.com
10.03.2014

LETTERA DA MATTIA DAL CARCERE DI ALESSANDRIA , CON UNA POESIA PER GUCCIO.

“Cari compagni,

vorrei tanto essere lì con voi, per un giorno o per un’ora soltanto,

senza guardie, sbarre, giudici, occhi indiscreti e cuori grigi,

abbracciarvi e finalmente piangere. Qui non ci riesco. Ho innalzato

barriere alte come muri di cinta per proteggermi dalle emozioni e soffro

a denti stretti in questo gioco di scatole cinesi in cui un incubo

sembra racchiuderne un altro. Vorrei tanto piangere, una volta soltanto,

lo giuro, e sciogliere così i sentimenti cementati in questa malta

bastarda e cattiva che mi impedisce di lasciarmi andare. Poi vorrei

ricordare e lasciarmi cullare dal flusso degli aneddoti e dei racconti.

Vorrei ridere. Vorrei arrabbiarmi. Vorrei consolare ed essere consolato.

Mi mancate tanto in questo momento.

Mi farò forza, non temete. fatevi forza anche voi. Ma non c’è bisogno

che ve lo dica. Avverto questa forza infinita ogni volta che vi penso.

Delle volte penso all’ultima udienza quando ad una certo punto mi sono

accorto che mi fissava intensamente. i nostri sguardi si sono incrociati

e allora mi ha fatto un occhiolino d’intesa.

Mi piace pensare che fosse un saluto.

Porterò quel saluto per sempre con me.

Cari compagni, vi mando un abbraccio fortissimo e questo saluto scritto

a caldo per Guccio quando Eugenio mi ha portato la notizia.

Leggeteglielo, se lo incontrate.

sempre vostro

Mattia. “

Guccio ascoltava il mare

con il coraggio degli esploratori

l’inquietudine dei marinai

beveva la vita tutta d’un fiato

e se ne ubriacava

come uno scaricatore di porto

alle prese con il suo primo amore

chissà in quale tempesta si è addentrato scrutando l’orizzonte

chissà quale sirena interiore ha cantato per lui

Ascolta il mare, Guccio

la senti la bufera che urla?

la senti l’onda che cresce?

lo senti il vento che fischia tra gli scogli?

Ascolta il mare, Guccio

ti parlerà di noi

delle nostre vite burrascose

dei nostri sogni scagliati come sassi a filo d’acqua

Ascolta le nostre storie, Guccio

raccolte in mare da pescatori di speranza

volti di pietra e cuori di diamante

Ascolta le nostre voci rapite dai venti

inseguire tesori come pirati senza tempo

Ascoltaci lottare

ascoltaci giocare

ascoltaci ridere

ascoltaci piangere

ascoltaci, e portaci con te, lontano

alla scoperta di nuovi mondi

oltre le frontiere dell’ignoto

I marinai non muoriono

i marinai viaggiano.

E noi viaggeremo al tuo fianco.

Carcere di alessandria, 25.2.2014 “

Foto: LETTERA DA MATTIA DAL CARCERE DI ALESSANDRIA , CON UNA POESIA PER GUCCIO.

"Cari compagni,

vorrei tanto essere lì con voi, per un giorno o per un'ora soltanto,

senza guardie, sbarre, giudici, occhi indiscreti e cuori grigi,

abbracciarvi e finalmente piangere. Qui non ci riesco. Ho innalzato

barriere alte come muri di cinta per proteggermi dalle emozioni e soffro

a denti stretti in questo gioco di scatole cinesi in cui un incubo

sembra racchiuderne un altro. Vorrei tanto piangere, una volta soltanto,

lo giuro, e sciogliere così i sentimenti cementati in questa malta

bastarda e cattiva che mi impedisce di lasciarmi andare. Poi vorrei

ricordare e lasciarmi cullare dal flusso degli aneddoti e dei racconti.

Vorrei ridere. Vorrei arrabbiarmi. Vorrei consolare ed essere consolato.

Mi mancate tanto in questo momento.

Mi farò forza, non temete. fatevi forza anche voi. Ma non c'è bisogno

che ve lo dica. Avverto questa forza infinita ogni volta che vi penso.

Delle volte penso all'ultima udienza quando ad una certo punto mi sono

accorto che mi fissava intensamente. i nostri sguardi si sono incrociati

e allora mi ha fatto un occhiolino d'intesa.

Mi piace pensare che fosse un saluto.

Porterò quel saluto per sempre con me.

Cari compagni, vi mando un abbraccio fortissimo e questo saluto scritto

a caldo per Guccio quando Eugenio mi ha portato la notizia.

Leggeteglielo, se lo incontrate.

sempre vostro

Mattia. "

Guccio ascoltava il mare

con il coraggio degli esploratori

l'inquietudine dei marinai

beveva la vita tutta d'un fiato

e se ne ubriacava

come uno scaricatore di porto

alle prese con il suo primo amore

chissà in quale tempesta si è addentrato scrutando l'orizzonte

chissà quale sirena interiore ha cantato per lui

Ascolta il mare, Guccio

la senti la bufera che urla?

la senti l'onda che cresce?

lo senti il vento che fischia tra gli scogli?

Ascolta il mare, Guccio

ti parlerà di noi

delle nostre vite burrascose

dei nostri sogni scagliati come sassi a filo d'acqua

Ascolta le nostre storie, Guccio

raccolte in mare da pescatori di speranza

volti di pietra e cuori di diamante

Ascolta le nostre voci rapite dai venti

inseguire tesori come pirati senza tempo

Ascoltaci lottare

ascoltaci giocare

ascoltaci ridere

ascoltaci piangere

ascoltaci, e portaci con te, lontano

alla scoperta di nuovi mondi

oltre le frontiere dell'ignoto

I marinai non muoriono

i marinai viaggiano.

E noi viaggeremo al tuo fianco.

Carcere di alessandria, 25.2.2014 "

Bisignani: “De Benedetti è il capo della P1, il gruppo di potere più importante in Italia”

http://www.ilradar.com/bisignani-de-benedetti-p/

LUIGI-BISIGNANI

Il noto faccendiere Luigi Bisignani intervistato a La Zanzara su Radio 24 afferma che Berlusconi è messo peggio di Craxi e gli consiglia di dimettersi dal Parlamento e presentarsi dal suo popolo che lo ama dicendo di essere il capo di un grande gruppo politico che gli viene dietro. “Tanto se lo vogliono arrestare lo arrestano lo stesso”.

Aggiunge che Berlusconi farà Forza Italia con i suoi fedelissimi ma che ha il difetto di non saper comandare: non usa il potere e non decide mai.
Su Ghedini e Longo, gli avvocati di Berlusconi, afferma che questi dovevano spingere Berlusconi a fare la riforma della giustizia invece di inseguire i processi con le leggi.
Sul processo Mediaset afferma che “ormai andare in Cassazione è come lanciare la monetina, basta guardare in faccia i giudici”.
Sul rapporto tra Berlusconi e le donne afferma “Certo concretizzava, lui ha sempre concretizzato. E’ un giocherellone, un ingenuo, ma nessuno lo difendeva da chi lo spiava. E’ molto più grave quello che è stato fatto ad Arcore con lo spionaggio sistematico da parte dei magistrati delle persone che andavano alle feste del Cavaliere”.
Le affermazioni più pesanti però Bisignani le fa nei confronti di Carlo De Benedetti che afferma essere il capo della P1, il gruppo di potere più importante in Italia, il gruppo Espresso-Repubblica. Aggiunge che la P1 ha avuto un grandissimo beneficio dalla P2: quando scoppia lo scandalo P2, Repubblica era in crisi e non decollava. Grazie alla P2 ha sfruttato le difficoltà del Corriere della Sera che era coinvolto.
Questo quanto dichiarato senza paure dal noto faccendiere, superflua ogni ulteriore considerazione.

di Silvia

Lista Tsipras, «Dentro chi fa le lotte, fuori chi fa gli affari con l’Ilva»

http://popoff.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=99158&typeb=0

Nicoletta Dosio solidale con l’attivista tarantina che s’è ritirata in polemica con il partito di Vendola. Il Pdci chiede suoi candidati [Checchino Antonini]


Redazione
domenica 9 marzo 2014 20:57

tavole da Ilva, comizi d'acciaio di Carlo Gubitosa e Kanjano, BeccoGiallo

tavole da Ilva, comizi d’acciaio di Carlo Gubitosa e Kanjano, BeccoGiallo

di Checchino Antonini

Mentre in molte città si comincia a lavorare alla raccolta firme, la Lista Tsipras deve risolvere alcune grane scaturite dalla gestione verticistica dei “professori”, i Garanti. La Direzione Nazionale del Partito dei Comunisti Italiani «stigmatizzando con forza l’assurda esclusione dalle Liste Tsipras delle candidature avanzate dal PdCI, chiede che esse vengano ripristinate». Altrimenti i comunisti italiani se ne andrebbero sbattendo la porta. «Il PdCI non farebbe più parte della Lista Tsipras». I garanti, intanto, annunciano che Antonia Battaglia, candidata nel collegio sud per l’Altra Europa con Tsipras ha deciso di rinunciare alla corsa elettorale per le Europee. «L’impegno le era stato proposto e lei lo aveva assunto per riempire anche di contenuti politici la battaglia che da tempo conduce in sede giudiziaria in difesa dei sacrosanti diritti dei lavoratori dell’Ilva, dei cittadini di Taranto – spiegano Barbara Spinelli, Marco Revelli, Argiris Panagopulos, Guido Viale – abbiamo fatto ogni sforzo possibile per indurre Antonia a non ritirare la sua candidatura, garantendole l’impegno di tutti sostenitori di questo progetto politico a restare al suo fianco in tutte le forme che ritenesse opportune. Non è bastato. Per conto nostro garantiamo comunque il nostro impegno nel fare nostre e continuare a sostenere con tutti i mezzi a nostra disposizione le ragioni della sua battaglia, sia nel corso della campagna elettorale che oltre, insieme ai rappresentanti della lista che saremo riusciti a mandare nel Parlamento europeo», conclude la nota».

Ma per l’attivista pugliese la presenza di Sel, il partito del Governatore della sua Regione, la controversa figura di Vendola a fianco di Tsipras, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La primavera pugliese, vista da Taranto, è una grottesca narrazione così Antonia e i suoi compagni di Peacelink, avevano chiarito per iscritto ai Garanti che le posizioni di Sel su «Taranto sono in contrasto con ciò che rappresento». Parole nette: «I miei principi morali ed etici e la netta consapevolezza di non voler portare avanti una campagna per Taranto e per il Sud tutto in Europa, accanto ad espo-nenti di un par-tito che ancora ieri ha continuato a disconoscere le proprie gravi responsabilità sull’Ilva, mi inducono a riaffermare con forza la mia scelta».

Dalla circoscrizione Sud, le parole di Antonia hanno fatto il giro d’Italia. Così, Nicoletta Dosio, candidata No Tav a Nordovest, ha voluto prendere posizione in solidarietà con l’attivista ambientalista: «C’è lavoro e lavoro; non è accettabile il lavoro che uccide, che distrugge la qualità della vita e devasta la natura pregiudicando ogni dignità e futuro. Il movimento NO TAV che da più di vent’anni si batte contro le grandi male opere ha posto il tema della qualità della vita e del lavoro come uno dei punti irrinunciabili della propria lotta. Abbiamo conosciuto i lavoratori e i cittadini di Taranto che si battono contro l’Ilva, fabbrica di morte; ne abbiamo condiviso e sostenuto le ragioni.

La presenza nella Lista Tsipras di Antonia Battaglia, attivista rappresentante di queste istanze, ci sembra una garanzia irrinunciabile per la credibilità di una proposta che si schieri coerentemente e attivamente contro l’Europa delle Banche e del Mercato e dalla parte dei lavoratori, dei territori, dei popoli. Allo stesso modo ritengo inaccettabile, per un progetto che si batta per un’Europa altra, più giusta e vivibile, la presenza di quanti coprono e difendono le posizioni di Vendola e di Sel sul caso Ilva. Vogliamo Antonia Battaglia in lista. Fuori chi ha permesso i loschi affari di Riva! Lo chiedono i bambini malati di cancro, la terra degradata, i lavoratori messi in ginocchio dal ricatto occupazionale. Senza coerenza la sinistra muore».

Anche Paolo Ferrero, segretario del Prc, ha appreso «con amarezza della volontà di ritirare la candidatura di Antonia Battaglia, nota e autorevole esponente dell’ambientalismo più autentico, che ha lottato con altri e altre cittadini e cittadine di Taranto contro la potente famiglia Riva, proprietaria dell’azienda ILVA che ha seminato la morte tra esseri umani ed esseri viventi nel territorio di Taranto». «Pur non condividendole – dice Ferrero – comprendiamo le motivazioni che Antonia ha espresso per spiegarci il suo ritiro, come ci conforta di Antonia quello che nell’ultima parte del suo comunicato ci è parso come un augurio e un sostegno a Tsipras, per lottare contro una Europa dei profitti di cui la proprietà dell’ILVA,e i suoi complici,sono certamente l’esempio più becero e più pericoloso. Ringraziamo Antonia per questo augurio e cogliamo l’occasione per ribadire il nostro impegno al suo fianco per le battaglie contro la famiglia Riva, contro la dittatura del profitto, per l’ambiente e il lavoro».

Ma la sbrigativa e verticistica costruzione della lista da parte dei garanti ha prodotto altri passi falsi. Come la candidatura di Valeria Grasso, l’imprenditrice antimafia e testimone di giustizia di Palermo che ha denunciato e fatto arrestare i suoi estortori, che solo pochi mesi fa flirtava con Fratelli d’Italia, il partito post-neo-fasicsta della Meloni e La Russa che l’aveva scelta come candidata di bandiera per le presidenziali. La Grasso ha ritirato la sua candidatura – stavolta su pressione dei garanti – e ha scritto una lettera per dire che, a suo dire, le mafie non avrebbero colore politico. Solo Sonia Alfano, eurodeputata Idv uscente, ha voluto spezzare una lancia a favore della Grasso che sarebbe stata, a sentir lei, «una figura di eccellenza dato che non appartiene al mondo della destra nè a quello della sinistra». E’ evidente che i luoghi comuni non risparmiano nemmeno il mondo dell’antimafia.

Scivoloni a parte, gli ultimi sondaggi internazionali incoraggerebbero in ‘L’altra Europa con Tsipras’. PollWatch2014, il sito internet lanciato dall’associazione indipendente Vote Watch, prevede addirittura cinque deputati per la lista dell’Altra Europa

VIETATO IMITARE LA BOSCHI! IL PD SCRIVE ALLA RAI PER BLOCCARE LA SIMPATICA IMITAZIONE DELLA “PREFERITA” DI RENZI

http://bastacasta.altervista.org/p11008/#

LA POLEMICA

Pd, Anzaldi scrive alla Tarantola: “Basta imitare la Boschi in tv”

L’imitazione del ministro Maria Elena Boschi mandata in onda durante l’ultima puntata di Ballarò e firmata da Virginia Raffaele fa ancora discutere. Dopo le polemiche e le proteste delle deputate del Pd che avevano attaccato Enrico Lucci per le sue battute alla Boschi e alla Madia durante il loro giuramento da ministro, ora arrivano le bordate per Floris da parte dello stesso Pd.

Cattura

La lettera del Pd alla Rai – E le proteste del Nazareno bussano direttamente alle porte dei vertici della Rai con una lettera di Michele Anzaldi, deputato dem e segretario della commissione di Vigilanza Rai, che con una missiva alla presidente Anna Maria Tarantolachiede conto dell’imitazione della Boschi, a suo dire “lesiva dell’immagine del ministro e delle donne”: “Gentile Presidente, mi permetto di chiederLe se condivide l’imitazione di Maria Elena Boschi aBallarò e se ritiene opportuno che un ministro giovane, che finora ha dimostrato preparazione e capacità, sia ritratta come una scaltra ammaliatrice che conta solo sul suo essere affascinante. E’ questa l’immagine che il servizio pubblico della Rai, e Raitre in particolare, vuole dare alla vigilia dell’8 marzo?”, scrive Anzaldi.

“Una colpa essere affascinante” – Poi il dem entra nel dettaglio e spara su Ballarò: “Da alcuni giorni il sito della Rai – scrive Anzaldi – seguito da altri portali di informazione, rilancia l’imitazione che Virginia Raffaele ha fatto del ministro Maria Elena Boschi a Ballarò. La titolare dei Rapporti con il parlamento viene ritratta come una ragazza molto attraente, in grado di stordire l’interlocutore per la sua avvenenza fisica e non per quello che dice. Normalmente la satira, secondo la definizione fatta propria anche dalla Cassazione, punta a ‘castigare ridendo mores’, ovvero a mettere in risalto in maniera comica caratteristiche esecrabili e discutibili di un personaggio pubblico. In questo caso la colpa del ministro sarebbe quella di essere affascinante?”.

Boschi-640

Bordate alla Raffaele – Poi Anzaldi punge la Raffaele: “La stessaimitatrice, in alcune interviste – prosegue ancora la lettera del deputato Pd alla presidente Rai – dice di aver voluto rappresentare il ministro Boschi come una ragazza ‘preparata e bella’. Il risultato, però, per usare le parole della Raffaele, è di una ‘ammaliatrice’ che ripete a memoria i soliti pochi concetti e, in caso di difficoltà, si serve della sua fisicità per convincere l’interlocutore. Si fatica a capire da quali elementi si sia arrivati a trasformare il ministro in una specie di sirena incantatrice, che utilizza i simboli dello Stato nella loro più alta espressione visiva (la bandiera, l’ufficio in parlamento) per sedurre gli interlocutori e fare il ‘gioco delle tre carte’ come un qualsiasi truffatore”.

L’appello – Infine Anzaldi fa un appello alla Tarantola: “Proprio alcuni giorni fa, in un intervento pubblico, Lei, gentile Presidente, ha detto: ‘Abbiamo un governo con metà ministre donne, è una cosa molto buona di cui siamo contente ma osserviamo che i commenti del giorno dopo erano sui curriculum per gli uomini, sulla mise per le donne’. Non crede che anche la Rai, nel proporre un’imitazione del genere, abbia ceduto alla stessa deformazione?”. Insomma ormai il Pd non accetta nemmeno più la satira. Guai a toccare la Boschi. Ma quando la Raffaele imitava Francesca Pascale nessuno tra i dem ha osato scomodare i vertici Rai. Proprio come quando le grottesche battute di Enrico Lucci bersagliavano Mara Carfagna e Daniela Santanché: nessuno si era scandalizzato. Ma se critichi la sinistra, la contraerea entra subito in azione…

Sabato 5 Aprile marcia popolare ad Arquata Scrivia

http://www.notavterzovalico.info/2014/03/05/sabato-5-aprile-marcia-popolare-ad-arquata-scrivia/

NoTavTerzoValico Logo

05 marzo 2014

RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA TERRA

SABATO 5 APRILE MARCIA POPOLARE AD ARQUATA
RITROVO ORE 14 STAZIONE FS

Denunciamo da anni con assemblee, manifestazioni e iniziative sempre molto partecipate l’inutilità del progetto del Terzo Valico e l’impatto devastante che avrà sulla nostra terra.

Abbiamo detto che non esisteva uno studio sul rapporto costi/benefici e recentemente gli stessi Sindaci hanno ammesso di non averlo mai visto.
Abbiamo detto che il traffico merci del porto di Genova non giustificava la costruzione dell’opera e nel 2013 i Teu movimentati sono stati addirittura meno di due milioni (in calo rispetto al 2012 del 3,7%) e solo duecentomila hanno preso la strada ferrata verso la valle padana.
Abbiamo detto che ci sarebbe stato il rischio di respirare fibre di amianto e oggi, dopo averci deriso, sono gli stessi sostenitori dell’opera a scrivere che fra Voltaggio e Arquata c’è il 50% di probabilità di incontrare pietre verdi potenzialmente contenenti amianto.
Abbiamo detto che gli appalti avrebbero stimolato l’appetito delle organizzazioni criminali ed è arrivata la prima interdittiva antimafia nei confronti di una ditta proprietaria di una cava di Tortona scelta per ospitare lo smarino di risulta degli scavi.
Abbiamo detto che i soldi del Terzo Valico dovessero essere utilizzati per la cura del territorio ed oggi assistiamo impotenti alle continue frane in Liguria e in Basso Piemonte.
Abbiamo detto che fossero altre le priorità da affrontare, ma continuiamo ad assistere ai tagli al trasporto pubblico locale, al ridimensionamento e alla chiusura di ospedali, agli incidenti all’interno delle scuole per la mancanza di manutenzione, all’aumento della disoccupazione, alla crescita della povertà.
Abbiamo detto e continuiamo a dire le motivazioni per cui siamo contrari alla costruzione del Terzo valico e oggi, davanti all’evidenza, sono sempre di più le persone ad aver capito dove sia la ragione.

Nei prossimi mesi, come dichiarato dal Commissario per il Terzo Valico Walter Lupi, il Governo dovrà decidere se rifinanziare l’opera e stanziare i soldi necessari al proseguimento dei lavori, già in fortissimo ritardo sulla tabella di marcia anche grazie alle iniziative di opposizione del movimento.

E’ il momento giusto per tornare a manifestare.
In Valle Scrivia, ad Arquata.

Ad Arquata, dove vorrebbero portare “la talpa” per scavare il tunnel di valico ed estrarre da Radimero oltre due milioni di metri cubi di smarino contenenti amianto. Dove i due acquedotti rischiano di essere distrutti, centinaia di camion ogni giorno percorreranno le strade del paese e dove lavora la ditta Lauro Spa, recentemente accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato.

Ad Arquata, con una marcia popolare che percorrerà le strade del paese e arriverà fino al cantiere di Radimero. Per riportare la vita dove Cociv ha portato morte e distruzione, per dimostrare ancora una volta che fermare il Terzo Valico è possibile, per chiedere di rinunciare alla costruzione dell’opera e investire quei soldi nella cura del nostro territorio e nella messa in sicurezza delle aree in dissesto idrogeologico.

Tutti insieme, donne e uomini, liguri e piemontesi, giovani e anziani. Perché insieme siamo più forti, insieme possiamo fermarli, insieme non possiamo essere fermati.

Movimento No Tav – Terzo Valico

www.notavterzovalico.info – www.noterzovalico.org

Alla fine della marcia popolare concerto gratuito con la partecipazione di Inoki, Teppa Bros (Lo Stato Sociale dj set), The Inspector, The Bluebeaters (showcase).

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Alta Velocità, Enrico Rossi “si è rotto”. Il Comitato rilancia: blocchiamo il tunnel

http://altracitta.org/2013/11/08/alta-velocita-enrico-rossi-si-e-rotto-il-comitato-rilancia-blocchiamo-il-tunnel/

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Anche Enrico Rossi, a quanto pare, può perdere la calma. Non è piaciuto al presidente della Regione Toscana lo sconto di 80 milioni concesso dal governo Letta alla NTV di Della Valle (treno Italo, per capirsi) sui costi dell’uso della infrastruttura ferroviaria, sconto possibile grazie agli utili realizzati da FS. “Mi sono davvero rotto le palle – scrive Rossi su Facebook – con Trenitalia e con le politiche del governo per il trasporto regionale su ferro”. Non solo: propone addirittura una tassa su chi usa l’alta velocità in classe vip, business o “queste parole idiote e classiste”.
Non poteva non cogliere al balzo la palla di questa “conversione” il Comitato No Tunnel TAV di Firenze, che speranzoso rilancia, ricordando lo spreco miliardario rappresentato dal sottoattraversamento AV, che finora Rossi non ha mai messo in discussione.
Più polemica Ornella De Zordo, che rimprovera al presidente un’indignazione tardiva rispetto all’annosa agonia dei treni “normali”, usati da 3 milioni di passeggeri, e suggerisce di seguire strade più concrete della tassa “Robin Hood”.
Di seguito la lettera del Comitato No Tunnel TAV.

Egregio Presidente,
siamo piacevolmente sorpresi nel leggere questo post in cui si dissocia finalmente dalle politiche dei trasporti del Governo. Quello che lei dice è quanto sosteniamo anche noi, inascoltati anche da Lei, da anni. Siamo felici di averla tra i “nostri”.
Le ricordiamo che anche a Firenze, in Toscana, ci sono progetti che uccidono il trasporto pubblico ferroviario: uno di questi è il sottoattraversamento AV di Firenze.
Un miliardo e mezzo dichiarato (ma lo sa anche Lei che i costi TAV in Italia sono aumentati 5, 6, 7 volte) a fronte di poche centinaia di milioni in oltre 10 anni per il trasporto regionale.
Le ricordiamo che l’idea di destinare gli utili dei treni AV verso il “servizio universale” (Il Comitato NO TUNNEL TAV risponde al presidente della Regione Enrico Rossi che pare diventato un NO TAVregionale, IC, merci…) era quanto promesso da tutti i governi che si sono succeduti fin dall’epoca di Necci.
Che erano menzogne alcuni ferrovieri lo dicevano già negli anni ’80.
Cogliamo al balzo l’occasione del suo sfogo (condiviso) per dichiararle fin da subito la nostra disponibilità a parlare di proposte alternative ai tunnel e alla stazione che sta già creando problemi con la falda. Come cittadine/i, assieme a tecnici volontari e all’Università della nostra città, abbiamo elaborato una serie di interventi alternativi ai tunnel. Con la stessa cifra si potrebbe potenziare tutto il sistema ferroviario dell’area metropolitana, razionalizzare la mobilità a Firenze, creare un semplice ed efficace sistema di treni metropolitani e suburbani.
Troppe volte si risponde a chi propone alternative nascondendosi dietro un dito: i fondi destinati dalle FS alle linee TAV sarebbero un capitolo di spesa diverso da quello del servizio regionale. Presidente, crediamo sia l’ora di drizzare la schiena: le FS sono una SpA totalmente controllata dallo Stato, la loro privatizzazione è una farsa, serve solo a far crescere opacità nel suo operato. La politica può e deve pretendere che l’AD Mauro Moretti faccia quello che la politica vuole. Se non viene fatto, anche a scala toscana, vuol dire che il degrado delle FS è voluto e accompagnato.
Un’ultima cosa, piccola, ma significativa e nella direzione della sua indignazione: Moretti promise un anno fa che la stazione di Santa Maria Novella sarebbe stata dotata di una vera sala d’attesa, non di quelle seggiole messe in mezzo agli spifferi nell’atrio partenze. Fa male vedere l’esclusivo “club freccia rossa” per pochi vip e centinaia di persone che vagolano o si siedono in terra in attesa del treno che non arriva. Anche noi, tutte le volte che ci passiamo davanti, abbiamo un conato di vomito nel vedere questa vergogna davvero classista.
In attesa di una sua risposta la salutiamo.

Comitato NO TUNNEL TAV

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IMPONENTI MANIFESTAZIONI DI PIAZZA IN PORTOGALLO CONTRO LA UE, POLIZIOTTI CHE OCCUPANO IL PARLAMENTO PER PROTESTA

http://www.piovegovernoladro.info/2014/03/07/imponenti-manifestazioni-di-piazza-portogallo-contro-la-ue-poliziotti-che-occupano-il-parlamento-per-protesta/

venerdì 7 marzo 2014

Nel giorno in cui la Troika fa i complimenti al Portogallo per i risultati raggiunti, sbloccando così la tranche del prestito, il paese si ribella contro le misure di austerita’ approvate dal Parlamento e chiede le dimissioni del premier, Pedro Passos Coelho. Alcune migliaia di persone hanno protestato a Lisbona, Porto e Lieira in manifestazioni organizzate dal maggior sindacato portoghese, il Cgtp. Nella capitale a scendere in piazza sono stati addirittura i poliziotti, che hanno ingaggiato un corpo a corpo con i loro colleghi, schieratisi dalla parte del Governo.

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In particolare, si criticano le misure adottate dal governo conservatore ritenuto “servo” della Troika (Ue-Bce-Fmi) che aveva chiesto un piano anticrisi a fronte del prestito di 78 miliardi di euro erogati nel 2011 su richiesta dell’allora governo di centrosinistra. Sindacati, partiti di opposizione e cittadini lamentano in particolare il taglio di stipendi pubblici e pensioni e il fatto che la politica di austerita’ abbia accentuato le difficolta’ economiche della popolazione.

Oltre 15.000 poliziotti sono scesi in piazza, a Lisbona, per manifestare contro i tagli degli stipendi, marciando verso il Parlamento dove si sono trovati di fronte i ‘colleghi’ in uniforme. I manifestanti sono riusciti a forzare le barriere degli agenti antisommossa, occupando i locali antistanti la sede del Parlamento portoghese. All’interno dell’edificio, il Presidente del Parlamento Assuncao Esteves ha poi accettato di ricevere una delegazione di rappresentanti delle forze dell’ordine.

fonte notizia: (Qui)