Monte Paschi, il computer di David Rossi è stato manomesso dopo il suicidio

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Monte Paschi, il computer di David Rossi è stato manomesso dopo il suicidio

Chi è entrato nell’ufficio per diversi minuti nelle ore trascorse tra il decesso e il sequestro del materiale da parte degli inquirenti avvenuto solo la mattina dopo? A distanza di un anno sono ancora molti i punti oscuri nell’inchiesta sulla morte del manager

di Davide Vecchi 24 febbraio 2014

Monte dei Paschi di Siena

Chi è entrato nell’ufficio di David Rossi dopo la sua morte? Chi ha spostato alcuni oggetti e ha avuto accesso al suo computer più volte e per diversi minuti nelle ore trascorse tra il decesso e il sequestro del materiale da parte degli inquirenti avvenuto solo la mattina dopo? A distanza di un anno l’inchiesta sull’induzione al suicidio dell’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena ha ancora degli interrogativi senza risposta. Dal fascicolo emergono inoltre alcune discrepanze tra le ricostruzioni fornite da alcuni testimoni, tra cui quelle di Fabrizio Viola eBernardo Mingrone, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale area finanza di Rocca Salimbeni. E soltanto lo scorso novembre la Polizia Postale, a seguito di nuove perizie caldeggiate dai familiari di Rossi, ha individuato i destinatari della mail con cui il dirigente il 4 marzo, due giorni prima della morte, chiedeva aiuto: “Stasera mi suicidio sul serio. Aiutatemi!!!”. Mail recapitata a Viola, come da tempo noto, ma anche a Bruna Sandretti dell’ufficio del personale. Altre perizie di parte, infine, sarebbero ancora in corso sulle registrazioni delle telecamere di sorveglianza sul vicolo dove è stato ritrovato il cadavere di Rossi. Dalle immagini si cerca di ricostruire la dinamica della caduta e soprattutto dare un’identità ad alcune persone, una in particolare, che si vedono nelle vicinanze dell’uomo riverso a terra, ancora vivo, e poi allontanarsi.

Nonostante la chiusura delle indagini sia stata notificata a luglio, gli inquirenti hanno sentito altri testimoni fino a dicembre e svolto ulteriori aggiornamenti sfruttando il fascicolo parallelo aperto il 5 luglio a seguito della pubblicazione sul Fatto Quotidiano dello scambio di mail tra Rossi e Viola. Anche su questi elementi si è concentrata l’attenzione del gip Monica Gaggelli che ora deve esprimersi sull’archiviazione dell’inchiesta sull’induzione al suicidio di Rossi. Archiviazione chiesta dai pm titolari dell’indagine, Nicola Marini e Aldo Natalini, che ha visto l’opposizione dei familiari della vittima e sulla quale Gaggelli lo scorso 13 dicembre si è riservata. Ma la decisione, garantiscono fonti vicine alla Procura toscana, è attesa a giorni. Alla luce di quanto emerso non è escluso un supplemento di indagini.

A ormai un anno esatto da quel 6 marzo, quando Siena scoprì che i freddi numeri dell’inchiesta scandita da bilanci, swap, derivati e mandate agreement, avevano ucciso l’unico contradaiolo rimasto ai vertici della banca. Lo scrive Carla Ciani nella sua relazione e lo conferma anche a verbale davanti ai pm: “Per lui (l’indagine, ndr) rappresentava un dramma”. Ciani è una coaching, chiamata in azienda da Viola per motivare i manager della banca tra cui Rossi, cui era stato sottratto da poco il settore della comunicazione interna e affidato a Ilaria Della Riva. Inoltre aveva subito una perquisizione, a casa e in ufficio, a fine febbraio che lo aveva “profondamente scosso”, aggiunge Ciani. La mattina del 6 marzo Ciani incontra Rossi nel suo ufficio per due ore. È un incontro motivazionale fissato da tempo. Il 13 marzo la coaching racconta ai pm: “Era molto agitato (…) mi ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione da lui subita (…), continuava a chiedersi senza trovare risposta se c’era qualcosa che avrebbe potuto comprometterlo. Si sentiva quasi il senso di disgrazia imminente: questo era fortissimo – rivela Ciani – tant’è che usava espressioni quali ‘ho paura che mi possano arrestare’, ‘ho paura di perdere il lavoro’”. Infine: “Continuava a dire di aver fatto delle cavolate, ma l’unica cavolata rappresentatami come tale è stata questa mail scritta a Viola”.

Mail individuata dalle indagini solo in un secondo momento grazie esclusivamente a ricerche specifiche e mirate. Anche a seguito di questa evidenza sono stati sollevati dei dubbi su una possibile manomissione del computer di Rossi. Già nel primo verbale redatto il 7 marzo alle 15.15 i pm Natalini e Nastasi rivelano numerosi “accessi sospetti” avvenuti dopo il decesso. In particolare nella notte del 6 marzo “alle ore 21.50; 21.56; 1:24 e 1.37”. Nello stesso verbale la questione veniva liquidata con la perizia di Marco Bernardini, responsabile Itc della banca: “Movimenti del mouse”.

Successive perizie specifiche avrebbero invece accertato che in almeno due casi (21.50 e 1.24) qualcuno è entrato nel pc con le password e lo ha usato per 6 minuti e 17 secondi al primo accesso e per 13 minuti al secondo. Nello storico agli atti ci sono anche accessi successivi avvenuti il 7 mattina ma questi sono indicati e riportati nei verbali di perquisizioni e sequestro da parte delle autorità e accompagnati dalla ricostruzione delle operazioni iniziali effettuate per recuperare la password compiute il 7 mattina. Appare dunque quasi certo che la sera dopo il decesso di Rossi qualcuno è entrato nel suo ufficio. Anche il confronto tra i rilievi immediati svolti dai Carabinieri, i primi a intervenire sul posto, e le foto repertate il giorno successivo, ci sono numerose differenze anche nella disposizione degli oggetti nella stanza. Eppure dai verbali dei testimoni nessuno dopo le 22 era in Rocca Salimbeni.

da Il Fatto Quotidiano del 23 febbraio 2014

La banca gli pignora casa e lui consegna le macerie con un tir al direttore

quest’uomo è un eroe! Si si è bulgaro, si sorprenderanno quelli che mi danno del razzista, come fosse la prima volta che apprezzo autori di gesta stranieri, se le reputo ottime
23 febbraio 2014
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La notizia sta facendo il giro del Mondo, ma ancora non si sa tanto sull’accaduto. E’ successo a Lovech, una piccola cittadina in  Bulgaria, a fine 2013. L’uomo non riuscendo più a pagare il mutuo per la sua casa ha preferito spendere i suoi ultimi risparmi per demolirla piuttosto che farsela portare via dalla Banca.
 
Quando la legge lo permette: il contratto del Mutuo stipulato con la Banca prevedeva soltanto l’acquisto della Casa e non del Terreno, perciò la famiglia ha agito in questa maniera: ha restituito si la Casa al suo nuovo proprietario, e cioè la Banca, ma lo ha fatto in modo abbastanza “originale” consegnando la Casa non più intera ma sotto forma di Macerie.
 
Consegna a Domicilio: Le macerie sono state caricate su un grosso camion e successivamente consegnate proprio di fronte alla sede centrale della Banca a Teteven  (il luogo dove è stato stipulato il Mutuo) davanti allo stupore degli impiegati e dei passanti.
 
Ultimatum di 1 Settimana: L’uomo e la sua famiglia hanno cercato in tutti i modi di rimanere nella loro casa, implorando pietà al direttore della Banca, ma come risposta si sono sentiti dire che “non potevano essere fatte eccezioni, e che avevano una settimana di tempo per lasciare la casa”.
 
Potete immaginare la faccia del Direttore della Banca vedendosi scaricare la “sua nuova casa” in quelle condizioni proprio di fronte all’ingresso principale della Banca. Gli sarà piaciuta la Sorpresa?
 
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Krizia passa ai cinesi

ma non erano i tedeschi a comprarsi tutto?

La fondatrice Mariuccia Mandelli: piena sintonia col gruppo asiatico
24 febbraio, 21:18

Il gruppo italiano della moda Krizia finisce in mano cinese. E’ stato siglato l’accordo di vendita a Shenzen Marisfrolg Fashion, azienda attiva nel mercato asiatico del pret-a-porter di fascia alta. La formalizzazione dell’operazione, informa una nota, è attesa entro aprile.

Le due società, si legge in una nota, in questa fase “non desiderano rilasciare dettagli sulla transazione”. Il gruppo cinese è stato fondato nel 1993 da Zhu ChongYun, che ora ricoprirà il ruolo di presidente del Board e direttore creativo della casa di moda milanese. Il debutto della sua prima collezione è atteso a Milano Moda Donna nel febbraio del 2015. Nei prossimi cinque anni, inoltre, la società prevede di aprire nuovi negozi a insegna Krizia a Pechino, Shanghai, Guangzhou, Shenzen e Chengdu e di riaprire gradualmente i punti vendita nelle più importanti città in Europa, Giappone e Usa. La fondatrice di Krizia, Mariuccia Mandelli, ha spiegato di essere “felice di aver incontrato Mrs Zhu, con cui mi sono trovata subito in profonda sintonia. Penso che abbia la forza e il talento per continuare al meglio il nostro lavoro e portare Krizia a nuovi successi nel mondo”.

Allo stesso tempo, Zhu spiega di essere una “grande ammiratrice del lavoro di Mariuccia Mandelli e davvero orgogliosa di prenderne l’eredità. Voglio dare continuità allo stile di Krizia, con collezioni tutte made in Italy”. Per questo, conclude, “sono decisa a rafforzare il mito di Krizia nel mondo, seguendone lo stile e ripetendone i grandi successi”.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2014/02/24/Krizia-passa-cinesi_10138742.html

Federica Guidi, il ministro per lo sviluppo economico…della Romania

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Roma, 25 feb – “Donna, imprenditrice, quarantenne, famosa”. Così Matteo Renzi aveva tracciato il profilo del neoministro dello Sviluppo economico. E così è stato, con la nomina di Federica Guidi.Laurea in Giurisprudenza, la Guidi ricopre importanti incarichi operativi nell’impresa di famiglia, la Ducati Energia. Presidente dei giovani imprenditori dell’Emilia Romagna prima e presidente dei giovani imprenditori di Confindustria a livello nazionale poi, completa il cursus honorum nell’associazione degli industriali con la vicepresidenza generale della stessa. E’ accreditata inoltre di una forte vicinanza all’ex premier Silvio Berlusconi, che in questo modo e nonostante sia in via ufficiale all’opposizione avrebbe ottenuto uno scranno ministeriale.
 
A prendere il posto di Flavio Zanonato va quindi una personalità non di secondo piano, in funzione più tecnica che politica, relativamente giovane e con già esperienza alle spalle. Tra le prime scelte, quella di rinunciare ai ruoli rivestiti nella sua azienda, al fine di fugare ogni qualsiasi possibile dubbio relativo al conflitto di interessi. Questo perché la Ducati Energia lavora, tra le altre cose, anche su commesse pubbliche sia a livello nazionale che sull’estero. Un beau geste di marca spiccatamente anglosassone. Non un’abitudine “italiana”, in effetti. A che pro? La Guidi non è una dipendente dell’aziendia come potrebbe essere fin un amministratore esterno, ma a tutti gli effetti parte della famiglia proprietaria. Non manager di diritto, a prescindere dal ruolo ricoperto, ma di fatto.
 
Al di là del conflitto di interessi –del quale abbiamo già dato ampiamente conto su queste pagine– il dato rilevante è tuttavia un altro:
 
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Ducati Energia, come altre aziende di rilevanza internazionale, non disdegna la pratica della delocalizzazione produttiva. Romania e Croazia per restare in Europa, poi India e perfino Argentina. La ricerca di “migliori” condizioni (e cioé salari ridotti all’osso, diritti sindacali azzerati, ambienti di lavoro insalubri) non nasce certo oggi e l’azienda bolognese non ne é la capofila. Non esistono poi leggi imperative che, al momento, vietino queste scelte d’impresa.
 
Ciò che risulta però singolare è il fatto che la Guidi non sia chiamata ad un ministero come l’istruzione o l’ambiente ma a quel ministero dello Sviluppo ai cui tavoli siedono le aziende in stato di crisi. Ivi comprese quelle realtà che minacciano ricatti salariali e chiusure di stabilimenti come strumento di pressione per strappare contributi o far digerire la pillola amara dei licenziamenti. Uno dei primi dossier in mano al dicastero sarà peraltro laquestione Electrolux, la multinazionale svedese che chiede il dimezzamento dei salari per “avvicinarli” a quelli che la stessa corrisponde ai lavoratori polacchi. Senza dimenticare i casi di Telecom, le privatizzazioni -per le quali lavorerà in stretto contatto con il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan– e tutte le riforme in divenire sui nodi cuneo fiscale e competitività internazionale del sistema-Italia.
 
Il nuovo corso nel dicastero di palazzo Piacentini e che fu sede dell’allora ministero delle Corporazioni, non comincia sotto i migliori auspici.
 
Filippo Burla

Padoan: un economista fallito alla guida dell’economia italiana?

di Marco Della Luna

I giornali, tolti alcuni più fedeli a Renzi e alla Merkel, si diffondono in esempi di clamorosi fallimenti del nuovo ministro dell’economia come economista. Citano le sue marcatamente erronee previsioni, ripetute, sulla fine della crisi. Citano la sua fedeltà al principio della austerità fiscale e quello bella alta pressione tributaria, fedeltà che resiste all’evidenza del fallimento di questi due principi che stanno, nel mondo reale, producendo effetti contrari a quelli che dovevano produrre. Cioè più indebitamento, più deficit, più recessione. Citano Paul Krugman,  che di lui dice che la sua regola è: bisogna colpire l’economia finché non si riprende. Lo dipingono, insomma, come un dogmatico ottuso che rifiuta di vedere i fatti, cioè come un perfetto cretino.
Io però non credo che Padoan sia un cretino.

Non credo nemmeno che sia un economista fallito, perché si può parlare di fallimento dei principi che egli propugna e difende soltanto se si guarda ai loro effetti dal punto di vista dell’interesse della popolazione generale, non dal punto di vista dell’interesse dell’élite. È vero che la loro applicazione ha prodotto un impoverimento generale, ma è anche vero che ha prodotto un arricchimento dei vertici della società. Un arricchimento in termini sia di ricchezza economica che di potere politico sulla popolazione generale. Un gigantesco trasferimento economico dal basso verso la punta della piramide. Ha consentito una profonda ristrutturazione dei rapporti giuridici e sociali in favore delle classi dominanti a livello globale. Ma ha anche fatto gli interessi della classe dominante italiana, della cosiddetta casta, una classe parassitaria che deriva sia il suo benessere economico che la sua capacità di mantenere la poltrona dalla quantità di risorse che riesce a prendere al resto della popolazione. E le prende attraverso le tasse, perlopiù. I principi economici portati avanti da Padoan aumentano la pressione tributaria, aumentano le risorse che tale classe riesce a prendere per sé. Quindi vanno bene per la casta.
Vorrei evidenziare, inoltre, che la pressione tributaria, in una società dominata da questo tipo di casta “estrattiva”, parassitaria, che non si sa se sia più delinquente o più deficiente, non può mai ridursi, perché la casta non può logicamente rinunciare a quote di reddito e ricchezza nazionale che ha fatte già proprie, anche perché le servono per comprare i consensi. Può solo aumentare con l’aumento delle aliquote, con l’introduzione di nuove tasse, con l’introduzione o l’inasprimento delle presunzioni di reddito o di valore dei patrimoni, con l’aumento della cosiddetta lotta all’evasione fiscale. Quindi ognuna di queste mosse peggiora strutturalmente e funzionalmente l’economia perché distoglie stabilmente  e definitivamente reddito e risorse dall’economia produttiva in favore del parassitismo. E le distoglie in via irreversibile.
Riprendere quelle risorse alla casta per riportarle all’economia produttiva quindi alla possibile ripresa economica, può avvenire solamente attraverso un’azione violenta e rivoluzionaria nei confronti della casta. Violenta, perché si tratta di togliere la carne di bocca ai cani. E perché la casta comprende i vertici dei poteri giudiziario, militare e poliziesco. Al punto di rottura del sistema, l’appoggio e la spinta dei potentati esteri ed europei saranno decisivi in un senso o nell’altro, anche se io rimango dell’opinione che una rivoluzione sia impossibile in Italia (altrimenti sarebbe avvenuta tempo fa) e che la soluzione pragmatica stia nell’emigrazione-delocalizzazione.
Sarà decisivo anche il fattore comprensione. Esiste una concezione liberale dello Stato, secondo la quale lo Stato è un apparato erogatore di servizi, un fornitore, economicamente parlando la gente paga tasse a esso, e deve ricevere in cambio servizi corrispondenti alle tasse; se i servizi non corrispondono alle tasse, lo Stato va cambiato e in mancanza di correzione bisogna rifiutare il pagamento delle tasse. Questa concezione è ingenua se non tiene conto del fatto che vi è una classe sociale o casta che ha in mano le leve di poteri dello Stato, e per la quale lo Stato è uno strumento per arricchirsi e per mantenere ed aumentare il proprio potere sulla popolazione generale. Per essa, l’erogazione dei servizi alla popolazione generale è un costo, un costo aziendale, mentre è un utile, un utile aziendale, tutto quello che essa riesce a prendere attraverso lo Stato dalla popolazione generale e a trattenere a proprio vantaggio. Come per il pastore la lana lasciata indosso alle pecore è lana persa, così per questa classe sociale, per la casta italiana, il gettito fiscale è, aziendalmente, il ricavo; la spesa per servizi al corpo sociale è un costo; la differenza, tolti degli oneri finanziari, è il suo profitto. Perciò essa tende ad aumentare il prelievo fiscale indipendentemente dai bisogni effettivi del Paese, e gestire la spesa pubblica clientelarmente, inefficacemente, e  non verso i bisogni effettivi del Paese, ma verso i suoi propri. Col che si spiega come mai in Italia abbiamo tasse altissime e servizi pessimi. Non è vero “più tasse, più servizi”. Non è vero che se si eliminasse l’evasione fiscale le tasse calerebbero: la casta tratterrebbe tutto. Stiamo già pagando tasse più che sufficienti, se non le pagassimo ai ladri.
Padoan è il ministro giusto per questa gestione. Non è affatto un cretino o un economista fallito. È l’economista vincente, al contrario. Se lo ha scelto lui, Renzi ha scelto saggiamente : ha scelto un uomo che unisce gli interessi della casta italiana con gli interessi dell’élite capitalista finanziaria globale. Il suo governo è in linea perfetta coi precedenti.

Fonte: Marco Della Luna.info

Yanukovic comincia villipendio cadavere

come ben illustrato dal Galoppini,ora si prosegue il corollario della rivoluzione colorata.
 
Si è cominciato con il cesso d’oro del premier eletto e deposto Yanukovich,
rivelatasi ovviamente una bufala. La legittimazione del colpo di stato …..
 
Diplomazia ucraina “scarica” Yanukovic
25 febbraio 2014
2.52 L’ambasciatore ucraino alle Nazioni Unite, Sergeyev, accusa l’ex presidente Yanukovich di aver abbandonato i suoi doveri e ingannato il suo popolo. “Non sappiamo dov’è. Ha lasciato il suo incarico ed è fuggito, è scomparso in segreto venendo meno ai suoi doveri”, ha spiegato. Criticando il ricorso alla forza da parte della polizia, il diplomatico ha aggiunto: “Per lui molte vite sono diventate il prezzo delle ambizioni politiche”. E quindi: “Vogliamo essere parte dell’Ue e mantenere rappori di buon vicinato con Mosca”.
 
Ora Ucraina: ex viceministro, Yanukovic preparava assalto a piazza
 
tra poco spuntano le fosse comuni.
 
La nuova Ucraina vuole Yanukovich all’Aja

 

(AGI) – Roma, 25 feb. – La nuova Ucraina muove i primi passi nel dopo-Yanukovich, in un clima di grande tensione anche per le proteste che arrivano dalle regioni orientali filo-russe del Paese. La prevista formazione del nuovo governo transitorio e’ stata rinviata a giovedi’ per la necessita’ di prolungare le consultazioni. Annunciando la decisione, il capo del Parlamento, Oleksander Turchinov, ha anche lanciato l’allarme sui “pericolosi segnali di separatismo” emersi in alcune aree della repubblica ex sovietica.
  Stamane i deputati ucraini hanno approvato una mozione per chiedere al Tribunale penale internazionale all’Aja di processare Viktor Yanukovich per crimini contro l’umanita’, una volta che il deposto presidente filo-russo verra’ catturato.
  Con lui dovranno essere giudicati anche l’ex ministro dell’Interno, Vitaly Zakharchenko, e l’ex procuratore generale di Kiev, Viktor Pshonka. Secondo il bilancio fornito dal Parlamento, Yanukovich e i suo alleati sono accusati di aver provocato la morte di oltre 100 persone e il ferimento di altre duemila negli scontri che hanno insanguinato il Paese. Intanto si e’ avuta notizia che l’ex capo di gabinetto di Yanukovich, Andriy Kliyuev, e’ stato ferito a una gamba da colpi d’arma da fuoco.
  Sul fronte politico, l’ex campione del mondo di pugilato Vitaly Klitschko ha ufficializzato la volonta’ di candidarsi alle presidenziali anticipate del 25 maggio. Oltre al leader del partito nazionalista Udar (colpo), potrebbero presentarsi anche l’ex premier Yulia Tymoshenko e Oleg Tiahnybok, leader del partito di estrema destra Svoboda.
  Da Mosca, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha messo in guardia sulla pericolosita’ del tentativo di costringere l’Ucraina a scegliere da quale parte stare, se con l’Occidente o con Mosca. “E’ pericoloso e controproducente”, ha ammonito il capo della diplomazia russa durante una conferenza stampa congiunta con il collega lussemburghese Jean Asselborn, ribadendo che la Russia non intende interferire negli affari interni ucraini e che dunque si aspetta altrettanto da parte dei Paesi occidentali. Il Cremlino ha inoltre denunciato la decisione di convocare per il maggio elezioni presidenziali anticipate, definendola una violazione dell’accordo tra le forze di opposizione e Yanukovich che prevedeva prima la riforma della Costituzione.
  Da parte sua, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, in un incontro lunedi’ in serata con i leader dell’opposizione, ha assicurato l’intenzione di Bruxelles di accordare ampia assistenza a Kiev, una volta che sara’ stato formato il nuovo governo. (AGI)

GIALLO DI SIENA – CHI È ENTRATO NELL’UFFICIO DI DAVID ROSSI DOPO LA SUA MORTE? CHI HA MANOMESSO IL SUO COMPUTER TRA IL DECESSO E IL SEQUESTRO DEL MATERIALE AVVENUTO SOLO LA MATTINA DOPO?

24 FEB 2014 14:49

Carla Ciani, chiamata da Viola in Mps per motivare i manager, scrive nella sua relazione e lo conferma anche a verbale davanti ai pm: €œPer lui (l’€™indagine, ndr) rappresentava un dramma€. €œEra molto agitato (
) mi ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione da lui subita…”.

Davide Vecchi per “Il Fatto Quotidiano”

Chi è entrato nell’ufficio di David Rossi dopo la sua morte? Chi ha spostato alcuni oggetti e ha avuto accesso al suo computer più¹ volte e per diversi minuti nelle ore trascorse tra il decesso e il sequestro del materiale da parte degli inquirenti avvenuto solo la mattina dopo? A distanza di un anno l’inchiesta sull’induzione al suicidio dell’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena ha ancora degli interrogativi senza risposta. Dal fascicolo emergono inoltre alcune discrepanze tra le ricostruzioni fornite da alcuni testimoni, tra cui quelle di Fabrizio Viola e Bernardo Mingrone, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale area finanza di Rocca Salimbeni.
E soltanto lo scorso novembre la Polizia Postale, a seguito di nuove perizie caldeggiate dai familiari di Rossi, ha individuato i destinatari della mail con cui il dirigente il 4 marzo, due giorni prima della morte, chiedeva aiuto: “Stasera mi suicidio sul serio. Aiutatemi!!!”. Mail recapitata a Viola, come da tempo noto, ma anche a Bruna Sandretti dell’ufficio del personale. Altre perizie di parte, infine, sarebbero ancora in corso sulle registrazioni delle telecamere di sorveglianza sul vicolo dove Ú stato ritrovato il cadavere di Rossi. Dalle immagini si cerca di ricostruire la dinamica della caduta e soprattutto dare un’identità ad alcune persone, una in particolare, che si vedono nelle vicinanze dell’uomo riverso a terra, ancora vivo, e poi allontanarsi.

Nonostante la chiusura delle indagini sia stata notificata a luglio, gli inquirenti hanno sentito altri testimoni fino a dicembre e svolto ulteriori aggiornamenti sfruttando il fascicolo parallelo aperto il 5 luglio a seguito della pubblicazione sul Fatto Quotidiano dello scambio di mail tra Rossi e Viola. Anche su questi elementi si Ú concentrata l’attenzione del gip Monica Gaggelli che ora deve esprimersi sull’archiviazione dell’inchiesta sull’induzione al suicidio di Rossi. Archiviazione chiesta dai pm titolari dell’indagine, Nicola Marini e Aldo Natalini, che ha visto l’opposizione dei familiari della vittima e sulla quale Gaggelli lo scorso 13 dicembre si Ú riservata. Ma la decisione, garantiscono fonti vicine alla Procura toscana, Ú attesa a giorni. Alla luce di quanto emerso non Ú escluso un supplemento di indagini.
A ormai un anno esatto da quel 6 marzo, quando Siena scoprì che i freddi numeri dell’inchiesta scandita da bilanci, swap, derivati e mandate agreement, avevano ucciso l’unico contradaiolo rimasto ai vertici della banca. Lo scrive Carla Ciani nella sua relazione e lo conferma anche a verbale davanti ai pm: “Per lui (l’indagine, ndr) rappresentava un dramma”. Ciani Ú una coaching, chiamata in azienda da Viola per motivare i manager della banca tra cui Rossi, cui era stato sottratto da poco il settore della comunicazione interna e affidato a Ilaria Della Riva. Inoltre aveva subito una perquisizione, a casa e in ufficio, a fine febbraio che lo aveva “profondamente scosso”, aggiunge Ciani.
La mattina del 6 marzo Ciani incontra Rossi nel suo ufficio per due ore. È un incontro motivazionale fissato da tempo. Il 13 marzo la coaching racconta ai pm: “Era molto agitato (…) mi ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione da lui subita (…), continuava a chiedersi senza trovare risposta se c’era qualcosa che avrebbe potuto comprometterlo. Si sentiva quasi il senso di disgrazia imminente: questo era fortissimo – rivela Ciani – tant’Ú che usava espressioni quali ‘ho paura che mi possano arrestare’, ‘ho paura di perdere il lavoro'”. Infine: “Continuava a dire di aver fatto delle cavolate, ma l’unica cavolata rappresentatami come tale Ú stata questa mail scritta a Viola”.

Mail individuata dalle indagini solo in un secondo momento grazie esclusivamente a ricerche specifiche e mirate. Anche a seguito di questa evidenza sono stati sollevati dei dubbi su una possibile manomissione del computer di Rossi. Già nel primo verbale redatto il 7 marzo alle 15.15 i pm Natalini e Nastasi rivelano numerosi “accessi sospetti” avvenuti dopo il decesso. In particolare nella notte del 6 marzo “alle ore 21.50; 21.56; 1:24 e 1.37”. Nello stesso verbale la questione veniva liquidata con la perizia di Marco Bernardini, responsabile Itc della banca: “Movimenti del mouse”.

Successive perizie specifiche avrebbero invece accertato che in almeno due casi (21.50 e 1.24) qualcuno Ú entrato nel pc con le password e lo ha usato per 6 minuti e 17 secondi al primo accesso e per 13 minuti al secondo. Nello storico agli atti ci sono anche accessi successivi avvenuti il 7 mattina ma questi sono indicati e riportati nei verbali di perquisizioni e sequestro da parte delle autorità e accompagnati dalla ricostruzione delle operazioni iniziali effettuate per recuperare la password compiute il 7 mattina.
Appare dunque quasi certo che la sera dopo il decesso di Rossi qualcuno Ú entrato nel suo ufficio. Anche il confronto tra i rilievi immediati svolti dai Carabinieri, i primi a intervenire sul posto, e le foto repertate il giorno successivo, ci sono numerose differenze anche nella disposizione degli oggetti nella stanza. Eppure dai verbali dei testimoni nessuno dopo le 22 era in Rocca Salimbeni.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/giallo-di-siena-chi-entrato-nellufficio-di-david-rossi-dopo-la-sua-morte-chi-72450.htm

IL MINISTRO DELLE EQUAZIONI (NEL GOVERNO DI PEPPA PIG)

Postato il Martedì, 25 febbraio
Peppa pig
DI CLAUDIO MARTINI
il-main-stream.blogspot.it
La composizione del nuovo governo non ha suscitato grandi entusiasmi, neanche tra i renzini più affezionati. È di tutta evidenza che si tratta di un’accozzaglia di “mezze figure”, alcune delle quali  della statura necessaria per far parte di un Governo; ed è altrettanto evidente che lo scarso peso dei “nomi” ministeriali fa da pendant alla centralità assoluta e preponderante del premier, sulle cui esili spalle graverà tutto il peso dell’azione dell’esecutivo.
La complessiva marginalità delle figure che guidano i dicasteri è inoltre confermata da un dettaglio: il governo è stato formato trascurando qualsiasi criterio di rappresentanza dei territori. In un consesso di diciotto poltrone siedono cinque emiliani e due liguri, ma nessun veneto, o piemontese, o campano, o pugliese. Se queste persone contassero davvero qualcosa non sarebbe così.
 
Vorrei richiamare l’attenzione su un aspetto, che forse non tutti hanno notato, ma che pure è rivelatore. Uno dei due ministri liguri è lo spezzino Orlando, che è appena passato dall’Ambiente alla Giustizia. Il punto è che Orlando ha, come unico titolo di studio, la maturità scientifica. Per il resto ha sempre e solo fatto politica; la sua professione risulta essere quella di “dirigente di partito”. Ricordiamo, di passata, che il Ministro della Giustizia è l’unico membro del Governo, a parte il Presidente del Consiglio, a venire menzionato in Costituzione. Questo per dire della importanza cardinale di questo ruolo. Si tratta, palesemente, di un ruolo di enorme responsabilità, che presuppone un alto livello di competenza. Se non altro, per permettere al Guardasigilli di valutare la bontà delle varie soluzioni, dei vari progetti di riforma.
Un discorso abbastanza simile, peraltro, lo si potrebbe fare per Beatrice Lorenzin, confermata al Ministero della Salute… con la maturità classica. E così come Orlando non potrebbe fare il cancelliere di tribunale (se non per le mansioni più semplici), Lorenzin non potrebbe fare l’infermiera.
Mi si risponderà: il capo di un dicastero non deve essere uno scienziato o un intellettuale. Deve essere in grado di dirigere una macchina burocratica; e nulla più dell’esperienza di partito è formativo in questo senso. E poi attorno ai ministri ci sono fior di capi di gabinetto, alti funzionari, consiglieri di ogni sorta, ecc. Io stesso sono personalmente a conoscenza delle persone che, dall’alto delle loro cattedre universitarie, “scrivono i testi” di Orlando. Dunque le competenze, negli uffici del Ministro, in un modo o nell’altro ci sono.
Ma ora facciamo un esperimento mentale. Immaginiamo che al Ministero dell’Economia fosse andato, non un super-tecnico FMI-OCSE-ISTAT come Pier Carlo Padoan, ma un soggetto con un diploma di ragioneria. Cosa sarebbe accaduto? È facile immaginarlo: sgomento e terrore si sarebbero impadroniti delle redazioni dei giornali e telegiornali, nazionali ed esteri. Alla Giustizia può andare uno con il CV (e la faccia) di Orlando, ma l’Economia non può certo essere gestita da chi non ha gestito almeno una docenza in atenei internazionali.
 
Questo fatto è talmente ovvio da risultare stupefacente. E costringe e tornare con la memoria al passato, scoprendo che per trovare gli ultimi ministri “politici” all’Economia e affini (Tesoro, Finanze, Bilancio), se si esclude l’ibrida figura di Tremonti, bisogna risalire ai tempi di Rino Formica e Giovanni Goria. Come mai?
Ritengo che le ragioni siano due, entrambe piuttosto importanti, ma la seconda di più.
  1. l’Economia è al centro della nostra società; o meglio non l’economia, ma un suo aspetto, e cioè la crescita. La crescita è considerata dalle classi dominanti (e quindi dall’intera società) il valore più importante; anzi la premessa e il presupposto di tutti i valori. Per essere chiari, le garanzie e i diritti di cui godiamo in quanto cittadini sono variabili dipendenti della crescita del PIL: devono esserle sacrificati quando è necessario, e possono essere riconosciuti solo a condizione che l’economia e la produzione si espandano. Se così stanno le cose, allora le figure veramente decisive nel Governo sono solo quelle del premier e quello del Ministro dell’Economia. Gli altri personaggi che vi gravitano attorno sono, appunto, solo dei personaggi. Non è indispensabile che siano così competenti.
  2. A guidare ministeri come Salute e Giustizia possono andare dei politici “puri”. Ma a quello dell’Economia devono esserci dei tecnici. Questo è un punto essenziale. Se presso i media mainstream (ma non solo) è completamente assurdo pensare a un non economista in quel dicastero è perché quella economica viene considerata una scienza esatta. In un simile ambito la discrezionalità politica è ridotta al minimo, così come lo sarebbe in una operazione chirurgica: non saranno certo le scelte politico-ideologiche del medico a determinare l’esito dell’operazione. E così anche le scelte di politica economica sono frutto di valutazioni scientifiche obiettive; anzi a ben guardare non sono nemmeno delle vere e proprie scelte, dato che sono determinate dalla necessità della scienza. Dunque a sorvegliarne l’esecuzione non possono che essere degli scienziati, dei tecnici: Dini Ciampi Siniscalco Grilli Saccomanni Padoa Schioppa… Anzi, dato che l’economia determina tutto il resto (vedi punto 1), è sensato che siano degli economisti a ricoprire direttamente l’ufficio del Primo Ministro, come nel caso di Monti.
  3. Insomma, Pier Carlo Padoan è un soggetto iper-competente, padrone di una scienza esatta quanto la matematica: è il Ministro delle Equazioni. Risolvere le equazioni non è questione di opzioni politiche, ma di competenza tecnica. La soluzione dei problemi è unica, è quella esatta. È evidente, è necessario, che si privatizzi, che si licenzi, che si tagli lo stato sociale. Lo dice la scienza. Non ci sono alternative.
Claudio Martini
24.02.2014

Già pronto lo scenario per il bagno di sangue

Le banche potrebbero essere il nuovo buco nero della Grecia? È possibile visto che oggi i rappresentanti della troika – Ue, Bce, Fmi – ritornano ad Atene per la prima volta dal dicembre scorso per un’altra difficile verifica del secondo programma di salvataggio che implica il rilascio di una tranche di 8,8 miliardi di euro entro l’eurogruppo del 10 marzo, e per parlare di ricapitalizzazione delle banche.

Proprio su questo tema incandescente è scontro duro di cifre tra Governo Samaras e troika, sulle dimensioni della ciambella di salvataggio da lanciare agli istituti che sono andati in crisi a causa dei loro investimenti in bond governativi ellenici, obbligazioni che hanno subito il maggior haircut della storia moderna, pari a 100 miliardi di euro. Un evento che ha avuto effetti devastanti sui bilanci e i patrimoni delle banche greche.

Lo scontro di cifre è riportato dal Financial Times online, che spiega che secondo le autorità elleniche il settore bancario nazionale necessiterebbe di meno di 6 miliardi di euro di capitali freschi mentre per la troika la somma necessaria sarebbe più vicina ai 20 miliardi di euro. Una bella differenza anche se sul piatto ci sono già pronti, senza nuove richieste o autorizzazioni, 50 miliardi per la ricapitalizzazione, di cui utilizzati per ora in estate solo 28 miliardi. La Banca di Grecia non ha ancora reso noto i risultati degli stress test e gli analisti attendono di capire se le esigenze di capitale saranno basate su uno scenario avverso che assume altri due anni di recessione oppure da una previsione di ripresa dall’anno prossimo, o se il rapporto di capitale richiesto potrà essere ridotto a 8 dal 9 per cento. In ogni caso il governatore della banca centrale greca, George Provopoulos, è andato in Parlamento il mese scorso dove ha reso noto che le quattro maggiori banche greche avevano bisogno di capitale aggiuntivo, ma non ha specificato le cifre in gioco.

Un banchiere greco ha spiegato all’Ft che le previsioni del governo si basano su un ritorno in attivo della banche elleniche l’anno prossimo (e qui sta il punto di divergenza con la Troika), mentre per i creditori internazionali si tratta di uno scenario troppo ottimista, considerando che sono in rapida ascesa le sofferenze bancarie.

Uno scontro prolungato, scrive il quotidiano britannico, potrebbe mettere in pericolo la ripresa dell’economia greca quest’anno, con le banche elleniche che stanno chiudendo i rubinetti del credito alle imprese (credit crunch) in attesa di una ricapitalizzazione. E proprio a causa di questa lite, è slittata la privatizzazione di Eurobank, quarto istituto di credito del Paese, molto radicato a livello internazionale nei Balcani e in Est Europa.

La Banca centrale di Grecia ha condotto un secondo stress test sulle quattro banche più importanti – la Banca Nazionale, l’Alpha Bank, la Piraeus Bank e l’Eurobank – per verificare se i 28 miliardi di euro di ricapitalizzazione effettuata la scorsa estate sia sufficiente ad affrontare shock futuri su prestititi in sofferenza che continuano ad aumentare.

Le quattro banche controllano circa il 90% del mercato bancario del paese mediterraneo e sono in maggioranza di proprietà del Financial Stability Fund ellenica (Hfsf), un veicolo pubblico varato in tutta fretta dai creditori internazionali, per il salvataggio delle banche greche, finanziato con 50 miliardi di euro derivanti dal piano di salvataggio del paese mediterraneo.

25.02.2014
Fonte: http://www.ilsole24ore.com/

via http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=21090:laltra-guerra-civile&catid=3:glob&Itemid=8

La Spagna lancia la flat tax sul lavoro, sconto alle aziende di quasi l’80%

di Luca Veronese25 febbraio 2014

Promosso dalla Commissione europea, che ha alzato le stime di crescita sulla Spagna, e sostenuto dal giudizio di Moody’s, che vede ormai nitidamente l’uscita dalla crisi del Paese, il premier Mariano Rajoy è entrato ieri al Parlamento di Madrid per annunciare una riforma delle tasse che alleggerirà il carico fiscale per le famiglie (soprattutto nelle fasce di popolazione più in difficoltà) e ridurrà di molto il cuneo fiscale per le imprese che creano nuovi posti di lavoro.

Rajoy affrontando, a petto in fuori, il dibattito sullo stato della nazione che terrà impegnato il Parlamento spagnolo per due giorni, ha annunciato una misura tanto semplice quanto attesa per il rilancio dell’economia in un Paese nel quale il tasso di disoccupazione è del 26% e sale sopra il 50% tra i giovani: «A partire da oggi le imprese che assumono a tempo indeterminato creando nuovi posti di lavoro potranno usufruire di una flat tax di 100 euro al mese sui contributi alla previdenza sociale per i primi due anni dall’assunzione. Si tratta del più importante impulso alla creazione di lavoro della nostra storia», ha detto il premier.

Il governo conservatore ha deciso dunque di introdurre un’imposta fissa che implica uno sconto sostanzioso per le imprese subordinata ad alcune condizioni: i nuovi contratti devono essere a tempo indeterminato (si va così anche nella direzione richiesta dall’Ocse di un livellamento tra i diversi tipi di contratto); l’impresa che si avvale della misura deve ampliare il proprio organico (si deve insomma essere in un contesto di creazione di nuovi posti di lavoro e le imprese che hanno licenziato negli ultimi sei mesi non potranno avere le agevolazioni); il nuovo assunto dovrà inoltre restare nella stessa azienda per almeno tre anni pena, in caso di rescissione anticipata del contratto, la restituzione di tutti i contributi non versati da parte dell’impresa. In Spagna, comunque, il lavoratore può essere licenziato in caso di difficoltà economiche dell’azienda.

Secondo le stime del governo, se si considera una retribuzione lorda annua di 20mila euro che oggi implica il pagamento di contributi sociali per 5.700 euro, lo sconto potrebbe sfiorare l’80% poiché l’impresa, con le nuove regole, dovrà pagare in tutto 1.200 euro.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-02-25/la-spagna-lancia-flat-tax-lavoro-sconto-aziende-quasi-80percento-154109.shtml?uuid=ABLO65y