Camusso nel mirino: la rivolta dell’altra Cgil

di Salvatore Cannavò

Lo scontro aperto in Cgil sull’accordo del 10 gennaio non è più una guerra personale tra Susanna Camusso e Maurizio Landini.

Ieri a Bologna alcune migliaia di delegati hanno voluto dimostrare che c’è un’altra Cgil che chiede al vertice nazionale di fermarsi, di ritirare la firma da quell’intesa sulla rappresentanza, accusata di introdurre sanzioni contro gli scioperi, e di chiamare i lavoratori a una consultazione “realmente democratica”.
UN’ALTRA CGIL formata non solo dalla Fiom ma da delegati di base di tutte le altre categorie. “Qualcosa si è mosso” ha esordito nella sua introduzione Ciro D’Alessio, delegato Fiom di Pomigliano, “la partita non è chiusa e noi ce la vogliamo giocare fino in fondo”.
Il suo discorso ha dato il la a una serie di interventi accomunati dalla delusione nei confronti di un sindacato “che volta le spalle alla democrazia sui posti di lavoro”.
A dare loro conforto le parole autorevoli del giurista Umberto Romagnoli, ma soprattutto di Stefano Rodotà, intervenuto all’inizio e secondo cui, a proposito dello scontro con la Fiat, “la Fiom ha condotto una delle più grandi battaglie costituzionali di questo Paese”.
Invece, come sintetizza D’Alessio, “abbiamo tenuto testa alla Fiat, siamo stati un punto di riferimento per questo Paese e ora la Cgil ci volta le spalle. Io mi sento derubato”.

Cosa significhi rischiare la sanzione a causa di proteste, oltre ai delegati di Pomigliano, lo spiega Emanuela Marcon dell’Electrolux di Pordenone: “Abbiamo fatto 100 ore di sciopero senza risultato, poi l’azienda ha cambiato atteggiamento quando abbiamo bloccato le portinerie. Ma nel sindacato ora c’è chi dice che le proteste sono di esclusiva responsabilità delle Rsu”.

Rodotà argomenta l’analogia tra l’accordo sindacale e “l’talicum” di Renzi: “Entrambi limitano la democrazia e la rappresentanza”, entrambi sono passibili di rilievi costituzionali.

Ma la tensione dello scontro che pervade il sindacato è rappresentata plasticamente dalla scena del delegato milanese, Nico Vox, che sale le scale del palco con fatica e appoggiato a una stampella. E il lascito del servizio d’ordine milanese che lo ha buttato fuori dal Teatro Parenti di Milano dove, alla presenza di Susanna Camusso e sostenuto da Giorgio Cremaschi, aveva chiesto di intervenire: “Qui sento aria di democrazia che invece ieri (venerdì, ndr) non ho sentito. Ma fino a prova contraria la Cgil è casa mia”.
Niente scissione, dunque, ma scontro totale. Confermato dall’applauditissimo intervento di Landini: “Non ci fermeremo, se pensano che ci accontenteremo di una consultazione- truffa se lo scordano”.
Landini dice che non vuole un “referendum interno su chi è il segretario” ma solo su “quali politiche fa”. L’accordo “cambia la natura della Cgil” e non può essere approvato solo dai gruppi dirigenti. Quindi, consultazione “trasparente e certificata” dei lavoratori interessati all’accordo (circa un milione di iscritti), possibilità di presentare in forma paritaria le due posizioni e vincolo al risultato finale. Altrimenti, scandisce Landini, “noi non ci sentiremo vincolati”. Le stesse parole che gli sono costate la minaccia di sanzioni e che vengono ribadite puntualmente.

IN CGIL, INVECE , al momento si pensa alla realizzazione di assemblee unitarie con Cisl e Uil in cui le tre organizzazioni presentino le ragioni dell’accordo per passare subito dopo al voto dei soli iscritti Cgil.  Un “pasticcio” secondo la Fiom. Tra le due strutture avrebbe dovuto tenersi una riunione congiunta il 22 febbraio, prima del direttivo nazionale convocato per il 26. Quel giorno, però, Susanna Camusso sarà in Israele e quindi ha disdetto l’appuntamento. La Fiom ha proposto, allora, una data a scelta tra il 16 e il 21 febbraio ma Camusso ha negato qualsiasi disponibilità.

La riunione Fiom si terrà lo stesso il 22 febbraio e “se la Cgil vuole venire è benvenuta”. L’assemblea di ieri, infine, nell’approvare la richiesta alla Cgil di ritirare la firma dall’accordo e di procedere a una consultazione democratica ha anche deciso di formare un coordinamento nazionale.

Una “struttura nella struttura” di cui in Cgil non si sentiva parlare dagli anni 90, dalla stagione “dei bulloni” e dal disaccordo sulla politica della concertazione inaugurata da Bruno Trentin.

I tempi sono cambiati, ma la Cgil è di nuovo a un passaggio cruciale.

http://mentiinformatiche.com/2014/02/camusso-nel-mirino-la-rivolta-dellaltra-cgil.html

Camusso nel mirino: la rivolta dell’altra Cgilultima modifica: 2014-02-17T10:57:08+01:00da davi-luciano
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