Archivi giornalieri: 14 febbraio 2014
Scoppia pozzo da fracking a 50 miglia da Pittsburgh. Non si sa fino a quando ardera’.
Settimo Cielo: la Droga che Trasforma in Zombie
ELECTROLUX, TROVATA LA SOLUZIONE: PAGHIAMO NOI!
Pubblicato martedì 11 febbraio 2014 alle 08:30 da Giancarlo Marcotti ·
Non c’erano dubbi in tal senso, si era capito subito come sarebbe andata a finire: nessuno dei quattro stabilimenti italiani della Electrolux verrà chiuso, ed i dipendenti continueranno a percepire lo stipendio come prima.
Naturalmente paghiamo noi.
Noi cittadini italiani, intendo, perché alla Electrolux, la multinazionale svedese degli elettrodomestici, arriveranno soldi pubblici.
Ormai l’Italia è ridotta così, le piccole imprese possono anche fallire che ai nostri governanti non gliene frega nulla, dal punto di vista mediatico, infatti, i commercianti, gli artigiani, i liberi professionisti e la micro impresa non fanno notizia.
Le grandi società, invece, soprattutto multinazionali, quelle che hanno migliaia di dipendenti, è sufficiente che minaccino una riduzione degli stipendi per le maestranze che immediatamente il nostro Governo interviene per sanare la vertenza erogando soldi pubblici.
Prima, le multinazionali, per fare la voce grossa, paventavano la chiusura degli stabilimenti nel nostro Paese, con la vicenda Electrolux si è fatto un passo avanti, è stato sufficiente ipotizzare di ribassare lo stipendio agli operai in funzione di un minor numero di ore lavorate perché il nostro buon Flavio Zanonato, Ministro per lo Sviluppo Economico (non è una battuta, è vero, in Italia abbiamo un Ministero che dovrebbe incentivare lo Sviluppo Economico), intervenisse subito per mettere la cosa a tacere.
Oltre al danno, però, non ci fanno mancare neppure la beffa, perché non solo andiamo a regalare soldi alla multinazionale svedese, ma i nostri mezzi di informazione di massa, senza eccezione alcuna (e poi non riusciamo a capire perché siamo al 57° posto nel mondo come libertà di stampa), ci vengono pure a dire che è stata la Electrolux a fare “retromarcia”.
Ha cambiato il piano industriale e … puuufff … come d’incanto non si chiudono più gli stabilimenti, anzi, si aumentano pure gli investimenti e l’occupazione. La verità, ahimé, è ben altra, e se la stampa italiana cerca di giustificare il cambio di strategia con motivazioni esilaranti (gli svedesi si sarebbero spaventati della pubblicità negativa a livello mediatico assunta dalla vertenza), c’è chi, ricordandosi di svolgere una professione per la quale ci si impone la correttezza, ha timidamente parlato di legge 236/93.
Naturalmente non esiste una persona al mondo che, trovando scritto in un articolo giornalistico il numero di una legge, ne vada a ricercare il contenuto, e non fatelo neppure voi, come tutte le leggi italiane è scritta in burocratese, quindi noiosissima, in buona sostanza, comunque dice che in presenza di “processi di ristrutturazione, di riconversione industriale e di deindustrializzazione” quindi nel caso della Elettrolux, si “prevedono, per una durata non superiore ai tre anni, l’erogazione di incentivi ai datori di lavoro”.
Insomma, come vi ho detto, diamo soldi pubblici agli svedesi per non chiudere gli stabilimenti italiani.
E dove si vanno a prendere i soldi?
Ovviamente a chi, negli anni scorsi li ha risparmiati, c’è ancora qualcuno in Italia che, facendo enormi sacrifici, si era messo da parte “qualcosa” con la speranza di garantire un futuro migliore per sé ed i propri figli, ebbene il bottino dello scippo compiuto ai danni degli italiani virtuosi verrà consegnato agli svedesi. Naturalmente prima o poi anche questi risparmi degli italiani, a furia di essere depredati, termineranno, nel frattempo i problemi del nostro Paese non solo non saranno stati risolti, ma neppure affrontati, e ci ritroveremo senza lavoro e senza risparmi.
Ridotti sul lastrico, dall’Europa ci arriverà un bel calcio nel sedere e l’Unione europea sarà tanto magnanima da offrirci anche la possibilità … udite udite … di poter uscire dall’euro (in quel momento, vedrete, la moneta unica, non sarà più “irreversibile”), tanto quello che dovevano rapinarci, e cioè i nostri sudati risparmi se li saranno già presi.
E non lamentatevi, perché questo scippo è stato fatto “democraticamente”, figuratevi che fra pochi mesi andrete pure a votare per le elezioni europee! Cosa volete di più?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro
http://www.finanzainchiaro.it/electrolux-trovata-la-soluzione-paghiamo-noi.html
LES MEDIAS DE L’OTAN ENTRE HAINE ET FASCINATION POUR POUTINE
Luc MICHEL / En Bref /
avec LLB – Time – The Economist – The Financial Time – PCN-SPO / 2014 02 13 /
Une plongée dans la Russophobie, les médiamensonges et la manipulation de l’Histoire …
Les médias de l’OTAN haïssent Poutine. Mais le président russe les fascine.
Des ruines de la destruction de l’URSS – “la plus grande catastrophe géopolitique du XXe Siècle” dit-il -, Il a restauré l’Etat russe mis à l’encan par Eltsine et les oligarques.
Il est le seul vrai rempart contre la dictature mondiale yankee.
Sa ‘Seconde Europe’ eurasiatique est l’alternative, la seule, en Eurasie et en Méditerranée.
Oui un homme peut changer l’Histoire …
UNE RUSSOPHOBIE SANS PERSPECTIVE HISTORIQUE
Ironiquement – et involontairement hommage du vice médiatique à la vertu étatique -, La Libre Belgique (Bruxelles) attaque Poutine sur les jeux de Sotchi, vitrine de la puissance russe. Confondant la Russie mise à l’encans des Années Eltsine, celles des oligarques rapaces et voleurs, comme ce Khodorovski dont les médias occidentaux ont fait un héros, l’éditorialiste du quotidien bruxellois, arrogante créature russophobe, évoque « des travaux pharaoniques dont le prix jure démesurément avec la pauvreté de la population locale » (sic).
Et, sans culture historique, compare Poutine à Hitler et aux jeux de Berlin en 1936 : « Ce n’est pas non plus la première fois, hélas !, que la fête olympique sert à légitimer une dictature (…) A dire vrai (resic), cela ne s’est produit qu’une fois : à Berlin, en 1936… »
Il oublie que Poutine est l’héritier de l’Etat soviétique stalinien qui a vaincu Hitler. Et il ferme les yeux sur les complaisances immondes de Bruxelles et des médias de l’OTAN sur les néonazis du ‘Maidan’de Kiev qui servent si bien les occidentaux. Des russophobes comme cet éditorialiste, des « démocrates » (resic) qui affichent de gigantesques affiches d’Hitler en plein Kiev !
APPELS A RENVERSER POUTINE
Pendant que La Libre Belgique (Bruxelles) ou Libération (Paris) titrent sur « les jeux du Tsar » – notez la similarité de la propagande -, le Financial Times (3 février 2014), lui, appelle à renverser Poutine : « Si les Ukrainiens font tomber l’homme de Kiev, les Russes pourraient se demander pourquoi ils ne devraient pas faire de même avec l’homme du Kremlin ».
Même thématique – les fameux éléments de langage – pour The Economist. Sous le titre ironique ”The triumph of Vladimir Putin”, The Economist, autre quotidien de la finance, annonce la « ruine » de la Russie (sic) et ajoute sur le même ton que « Ce n’est pas seulement que, sans elle (l’Ukraine), sa fameuse Union eurasienne, une sorte d’Union Soviétique light – perdrait son but: il est également que, si les Ukrainiens réussissent à rejeter le modèle Poutine-Ianoukovitch, et mettent leur pays sur une voie démocratique européenne, ils pourraient inspirer les Russes à faire de même » …
Luc MICHEL
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Luc MICHEL /
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BBC: “Perchè Voglio il Microchip”
Verso il 22 febbraio, report assemblea No Tav
http://www.notav.info/post/verso-il-22-febbraio-report-assemblea-no-tav/
Più di 200 persone presenti, alcune delegazioni da fuori, si è cercato di fare il punto rispetto la situazione di Chiara, Nicolò, Claudio e Mattia, in carcere dal 9 dicembre con l’assurda accusa di terrorismo. Questo salto di qualità voluto dalla procura torinese è un grave atto di intimidazione nei confronti del movimento tutto ossia di chi, da 25 anni, si oppone alla costruzione della linea ad altà velocità e allo spreco del denaro pubblico. L’assemblea concorda sul fatto che se contrastare i grandi interessi e le speculazioni significa essere terroristi, allora ogni No Tav lo è!
Si sono susseguiti molti interventi di solidarietà agli arrestati e alle loro famiglie e la volontà, esplicitata, di restituire al mittente tali accuse attraverso le iniziative di lotta e Resistenza. In tal senso la giornata del 22 dovrà essere partecipata, con l’appuntamento a Chiomonte nel primo pomeriggio e, a seguire, un corteo. Giungono numerosissime, oramai, le informazioni rispetto alle iniziative, presidi e manifestazioni che si stanno organizzando in ogni parte d’Italia.
La solidarietà è un altro tema importante, a partire dalla raccolta di fondi lanciata per le spese legali del movimento che ha raggiunto l’incredibile cifra di 258.500 euro e che continua poiché (nonostante si sia raggiunta la cifra auspicata inizialmente) oltre all’infame multa da pagare ad Ltf, ci sono numerose spese legali da sostenere e la volontà di supportare i 4 No Tav in carcere e le trasferte delle loro famiglie.
L’assemblea esprime solidarietà anche a Luca e Paolo e a tutti i giovani di Roma e ai disoccupati di Napoli che quest’oggi sono stati arrestati per iniziative di movimento, tra cui la giornata del 31 ottobre a Rome.
Si resiste e si continua a lottare anche per loro e per tutti coloro che, nonostante il chiaro tentativo di criminalizzare ogni forma di dissenso sociale, pensano che contrastare l’ingiustizia che ci viene quotidianamente imposta sia l’unica strada possibile per garantirci un futuro.
http://zucchetti.wordpress.com/2014/02/13/nauta-vira-cui-dal-notav/
N’AOTA VIRA E SEMPE NOTAV
Cost articol a l’è scrivò n’tal me idioma original, ch-i sarià poi l’Piemonteis.
A ciamo scusa da na part a cui ch’i smierà d’lese na sòrta d’francèis parlà d’n ciùc. Da l’aota part a cui ca scrivo l’idioma motobìn meij che mi.
Soma nbelesì staseira a Vilarfociàrd, ca sarìa poi Villarfocchiardo, Val Süsa, per parlè d’lon ca venta fè l’vintedoi d’fervè, quandi i-i sarà la giornà nasional d’lotta contra la represiòn d’l’stat vers i NOTAV. La ciamo n’italian GIORNATA NAZIONALE DI LOTTA CONTRO LA REPRESSIONE DEL MOVIMENTO NOTAV- 22 FEBBRAIO.
I-è n’baron d’gènt, l’centro social l’è pien-pien.
Alberto Perino a l’a parlà per prim, i l’a contane quant danè l’è rivà n’solidarietà per le speise legai d’i NOTAV n’lotta. Tant danè, n’alovion d’solidarietà e d’bin per lor e per noiaoti.
A smia che tuta l’Italia l’vintedoi sarà n’piassa per giotene e per protestè.
Dès a l’an parlà Guido Fissore e Francesco Richetto e tanti d’aoti.
Tute le n’formasion e le ultime növe i pöle troveie a st’indiriss d’l web nbelesì:WWW.NOTAV.INFO
D’ognimodo l’oma decidu che per l’vintedoi n’Valsüsa la manifestassiòn a sarà a CHIOMÒNT. S’trovòma vers mesdì-nbòt n’t’la Piassa d’la Stasiòn, dopo caminoma fin-a giù a la Centràl e nbelelì foma n’poc d’ciadèl, musica, cant, e d’aot. Pöi s’torna sù a Chiomont-paìs, e parei.
A sarà düra! Ma pì per lor che per noiaoti…
Cie. Ma allora avevano ragione gli anarchici?
http://www.tgvallesusa.it/?p=5309
Continua il giro di ispezioni che il senatore Manconi sta eseguendo ai Centri di identificazione ed espulsione. Ed è polemica con il sindacato di Polizia.
Anni di protesta sotto le mura, rivolte, cariche e aggressioni, denunce e perquisizioni, registrazioni e intercettazioni telefoniche. Solo nel 2010 la Procura di Torino arrivò a parlare di “associazione a delinquere”, una cornice aggravante entro la quale interpretare i reati allora contestati agli indagati: istigazione a delinquere, resistenza a pubblico ufficiale, minacce, danneggiamento, violazione di domicilio ecc.
E tutto questo per arrivare ad ascoltare oggi le parole del senatore Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, in visita al Cie di Torino. Parole che fanno eco a quelle da lui già pronunciate in occasione di altre simili recenti visite ai Cie di Gradisca, o di quello di Ponte Galeria a Roma. “I Centri di identificazione e di espulsione possono essere aboliti. Svuotandoli delle loro motivazioni costitutive, mostrandone l’inadeguatezza e l’inefficienza, rivelandone la miseria. Ovvero argomentandone la totale insensatezza” aveva scritto Luigi Manconi sull’«Unità» del 24 dicembre 2013. Ed è ciò che la realtà stessa gli racconta attraverso le tante testimonianze a rendere ragionevoli argomentazioni sino all’altro giorno considerate eversive. Reclusione, violenze, pestaggi, prevaricazioni, abusi, sovrappopolamento dei luoghi detentivi, condizioni igieniche a dir poco inadeguate e miseria diffusa. “Alienazione e schifo” aveva detto Manconi dopo aver visitato il Cie di Gradisca il settembre scorso. Ma ciò di cui si parla sono uomini e donne chiamati eufemisticamente “trattenuti”, mentre il luogo entro cui vengono trattenuti è anche peggio di un carcere.
Oggi Manconi si è recato in ispezione al Cie di Torino con i senatori Esposito e Gotor, un luogo di detenzione da 180 posti in cui sono attualmente reclusi 50 uomini e 20 donne di diversa nazionalità in attesa di identificazione e quindi di espulsione, in quanto “clandestini”.
Manconi raccoglie numerose testimonianze, che raccontano le violenze subite, motivo dell’ultima rivolta avvenuta in gennaio con l’incendio delle strutture. Un numero “significativo” di testimonianze che coincidono e che divaricano quella breccia già aperta nel cauto Manconi da testimonianze non dissimili raccolte altrove in Italia. Testimonianze di violenza, appunto, che innescano anche una polemica con il solerte sindacato di Polizia.
“Da chi ha un ruolo istituzionale ci aspetteremmo più senso di responsabilità e più cautela nel farsi portavoce di denunce così pesanti e, dato il contesto, così strumentalizzabili”, dichiara infatti Pietro di Lorenzo, segretario provinciale del Siap.
Non si fa attendere la risposta di Manconi: “Io sono il presidente della Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la promozione dei diritti umani e se, quando visito un carcere o un Cie, le persone dicono di aver subito violenze, io non posso tenerlo per me, devo riferirlo all’esterno”.
M.B. 10.02.14
I voti di diciotto milioni di italiani non contano nulla
http://www.tgvallesusa.it/?p=5368
Si stracciano tutti le vesti quando si parla di bassa affluenza alle urne. Poi, tanto per dirne una, all’indomani delle votazioni piangono, si asciugano le lacrime e ridono. Vanno a cena. Festeggiano. Alzano calici al cielo in onore dell’ennesimo omicidio ai danni della democrazia. Il governo è cosa loro, lo gestiscono per conto terzi. I terzi sono le banche, le lobby del gioco, i manager del farmaco e della salute.
I governanti per conto terzi, tipo i Letta zio e nipote, eseguono e ordinano. In genere eseguono per conto di paludi economiche non meglio identificate e ordinano al popolo di ministri e sottosegretari nominati da Napolitano. Ordinano come ammazzare la democrazia e come far finire i cittadini sotto un ponte. Tant’è che appena un barlume di sana democrazia fa capolino nel deserto politico italiano c’è qualcuno che spara a vista. Qualcuno direbbe che tutta questa storia sia iniziata nel 1994 con la discesa in campo di Berlusconi. Può essere. Prima ne era certo solo lui. Appena dopo la discesa in campo di Antonio Di Pietro qualcuno si è cominciato a porre qualche domanda. Il cerchio degli scettici sulle colpe berlusconiane si è cominciato ad allargare. Sono seguite altre migrazioni di giudici verso la politica. Quella rigorosamente di sinistra. Sono seguite dichiarazioni giornaliere di magistrati su questo o quel punto all’ordine del giorno dei fatti politici. Strano. Molto strano. Ben trentadue procedimenti penali a carico di un uomo solo, molti dei quali, anche grazie alle leggi votate dal suo stesso governo, sono state prescritte o depenalizzate. Leggi fatte per legittima difesa oppure leggi fatte per coprire il passato ‘criminale’?
Nel 2014 sembra di rivivere la tessa scena di un film già visto e rivisto. I tribunali, ancora una volta, si scagliano contro un altro uomo, politico che, probabilmente, potrebbe diventare primo partito in Italia: Beppe Grillo. Lui, insieme a Gianroberto Casaleggio, l’esponente del Movimento Cinque Stelle che, alle ultime elezioni politiche, ha riportato quasi 9 milioni di voti: 8.797.902 pari al 25,09%. Un quarto degli italiani lo hanno votato e non è poco. Ora il Movimento procede verso l’alto, acquista consenso perché appare duro e puro. Sa quello che vuole Grillo. Hanno persino chiesto Impeachment Napolitano ma, guarda caso, è stato respinto grazie a Pd e Lega. Quel Pd che ha sistemato il re al Quirinale e quella Lega che da anni urla contro Roma ladrona ma che da un ventennio si sfama, compra diplomi e mutande verdi grazie alla città eterna.
Grillo è uomo scomodo e bisogna fermarlo. E allora che si fa? Si chiede aiuto alle Procure. Ben 10 Giovani Democratici del Pd presentarono ai magistrati di Teramo una denuncia riportante data del 16 dicembre 2013. “L’istigazione a militari a disobbedire alle leggi o a violare il giuramento dato o i doveri della disciplina militare o altri doveri inerenti al proprio stato” fu l’ipotesi di reato in base ad una lettera aperta alle forze dell’ordine, postata da Grillo sul suo blog il 10 dicembre 2013. Nel frattempo i giudici teramani hanno trasmesso, per competenza, gli atti alla procura di Genova che assicura:”Su Beppe Grillo, per la lettera aperta ai capi delle forze di polizia, sono arrivati numerosi atti da diverse procure dove risulta già indagato”. E il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce, al Secolo XIX aggiunge:”Stiamo valutando tutti i singoli fascicoli arrivati anche da più procure che possono riguardare anche il blog e le mail, oltre alla lettera aperta”. Per i rampolli di casa Pd Grillo sarebbe un fascista. E come tutti i fascisti va condannato. E le procure di cosa si occupano? Del fatto che Grillo abbia violato i sigilli della baita in Clarea nel 2010. Stessa sorte per Alberto Perino (NoTav). Ma non erano i sigilli già portati via dal vento? Vuoi vedere che procure e giovani piddini non lo sapevano? “Non si può certo dire che la coppia di magistrati Padalino & Rinaudo sia pigra o senza iniziativa. Se la magistratura nel suo complesso fosse così solerte, attiva e operativa come il nostro duo, certamente in Italia avremmo meno delinquenti in giro. Sopra tutto in Parlamento” scrive Davide Amerio sulle pagine del ‘Tgvallesusa.it’. E aggiunge:”Per ora dobbiamo accontentarci che tanta solerzia ed energia operino limitatamente nella Procura di Torino con specifico indirizzo verso la Val Susa e la lotta No Tav. Confidiamo fiduciosi che questo modello pro attivo venga assunto come esempio e contagi tutte le altre procure d’Italia per quei procedimenti che si occupano di materie come la corruzione, la criminalità organizzata, le truffe ai danni dei cittadini (Adusbef e Federconsumatori hanno presentato recentemente 130 denunce presso le Procure di tutta Italia in merito al decreto governativo Imu-Bankitalia)”. Come dargli torto? Vicina la tornata elettorale e troppo vicino il M5S ai ‘NoTav’ quindi bisogna colpire perché:”Sono in corso trattative tra le diverse anime che compongono il variegato mondo No Tav (compreso il M5S) per cercare di realizzare una lista unica che offra alla città un’alternativa alla compagine delle forze politiche (PD PDL UDC) che ha governato la cittadina in questi anni” scrive sempre Amerio. E sempre il sito del tg scopre che la Baita abusiva per la procura ma “compatibile col paesaggio per la sovrintendenza dei beni architettonici e paesaggistici”. Addirittura, durante il processo, il “maresciallo Pellegrini, tecnico alle foto, spiega come il programma Faston Image rinomini arbitrariamente le foto creando una discrepanza con le foto dei riconoscimenti del capitano Mazzanti e quelle consegnate alle difese”. Il Tg aggiunge:”Un file Word sballa il programmone e cambia la numerazione. Così nel documento 13 fornito da Pellegrini la foto 50 diventa 59, le difese chiedono di disporre accertamento tecnico e comunque l’acquisizione delle foto direttamente dalla card o sim fotografica. I Pm si oppongono e il giudice Rocci sentenzia che ai fini di verifica della corrispondenza risulta sufficiente acquisire il documento n. 13, il software, e secondo l’art. 507 per compatibilità con documento agli atti disporre audizione del test capitano Mazzanti, quindi procedere al riconoscimento degli imputati dalle foto”.
Questo è un processo che condanna Grillo a 9 mesi. Nove milioni di italiani rischiano di non essere più rappresentati per volontà dei giudici. Altri dieci milioni sono stati fatti fuori con i processi di Berlusconi.
Chi cazzo li ha eletti i giudici?
da zonedombra
Servizio Pubblico, Travaglio: “Golpe? In Italia ‘chiagne e fotti’”
Editoriale di Marco Travaglio, che in una immaginaria lettera di un ragazzo inglese alla sua fidanzata, spiega che Renzi diventato presidente del Consiglio nonostante abbia sempre negato la possibilità e ironizza sull’incontro tra Napolitano e Monti, rivelato nel nuovo libro di Alan Friedman (“un giornalista che parla come Ollio”). Ed esordisce: “Lunedì i giornali titolavano: “Napolitano blinda Letta”. Sai com’è finita? Il banchiere Passera scriveva il programma del nuovo governo con Berlusconi ancora in carica”. Il giornalista ripercorre doviziosamente tutte le tappe degli ultimi due anni, dimostrando come in realtà il capo dello Stato abbia salvato in più occasioni il Cavaliere. E aggiunge: “Il presidente è fatto così: appena nasce un governo, lui consulta qualcuno per farne un altro“. Il vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano” osserva: “La Consulta non si riferiva ai giornalisti, ma ai magistrati che non possono intercettare il presidente. Non vorrei che pure Friedman finisse davanti alla Consulta e bruciassero pure il suo libro per lesa maestà”. Sul Cavaliere precisa: “Berlusconi, come dice Cecchi Gori, se gli dai un dito, ti si prende il culo. Il Cavaliere dice che la crisi è un’invenzione, “l’Italia è benestante, i ristoranti sono pieni, gli aerei pure”. Inevitabili i riferimenti al Pd, al governo Monti (“un anno di massacro sociale”) e al governo Letta: “Letta aveva detto ‘non voglio galleggiare’. Infatti affonda. Renzi prende il potere, Napolitano viene affossato da Friedman, Renzi e Letta si scontrano e Berlusconi, dopo aver perso due mesi di condanna grazie allo svuotacarceri, torna a fine anno come nuovo”. E conclude: “Capito come sono i golpe all’italiana? Uno spasso. In Italia basta non essere italiani e si gode come ricci”