Geotermia: l’Amiata resiste, si aggiudica un round ma Regione ed Enel vanno avanti

24 Gennaio 2014
 
Scritto da  Redazione
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Il Tar della Toscana ha annullato l’Autorizzazione Integrata Ambientale per la centrale geo-termoelettrica Bagnore 4, ricorso che era stato presentato da WWF-Italia Nostra e sostenuto da un gruppo di residenti. Ma Regione ed Enel non hanno alcuna intenzione di fermarsi.
 
Il Tar Toscana ha annullato l’Autorizzazione Unica della Centrale geo-termoelettrica Bagnore 4 accogliendo il ricorso per motivi aggiunti presentato dall’avvocato Andrea Faccon. Il provvedimento autorizzativo è risultato viziato sotto il profilo “dell’eccesso di potere per difetto di presupposti e di motivazione, mancando le condizioni prescritte per il rilascio dell’autorizzazione unica, senza che siano state esternate le ragioni per le quali si è ritenuto di prescindere dalla puntuale verifica dell’ottemperanza delle prescrizioni impartite in sede di VIA, con un evidente sconfinamento dei poteri attribuiti dalla legge all’autorità amministrativa” (Si veda nell’allegato Pdf il testo integrale della sentenza).
WWF e Italia Nostra hanno espresso soddisfazione, perché «la sentenza – hanno detto – riconosce, anche se in parte, le preoccupazioni espresse da tutte le Associazioni (WWF, Italia Nostra, Forum Ambientalista, Comunità Buddista Dzogchen) nei due ricorsi al Tar, curati dagli avvocati Andrea Faccon e Franco Zuccaro, in merito all’entrata in funzione della Centrale di Bagnore 4; la stessa Regione Toscana, aveva subordinato l’autorizzazione all’ottemperanza di più di 30 prescrizioni, a conferma degli impatti che una centrale del genere è destinata ad avere su salute ed ambiente e come dimostrano, ad esempio, le ingenti emissioni di fumi avvenute lunedì e martedì scorso dal pozzo di Bagnore 25, collocato nelle immediate vicinanze del sito destinato alla Centrale di Bagnore 4 e la cui composizione non è stata ancora resa nota dall’ARPAT».
 
Il WWF ha auspicato «che la sentenza del Tar possa costituire l’occasione per la Regione Toscana e la stessa Enel per rivedere il progetto di Bagnore 4 e cercare, attraverso un percorso partecipativo con le popolazioni locali, soluzioni alternative meno impattanti». «Da parte nostra – ha dichiarato Alice Faccon, referente Amiata del WWF Toscana – siamo pronti a continuare ad impegnarci ai fini della tutela del prezioso e unico ambiente dell’Amiata e delle popolazioni che ci vivono».
Ma dai toni della nota stampa diffusa l’altro giorno dalla Regione si evince abbastanza chiaramente che la riflessione e l’inversione di marcia auspicate non sono affatto scontate.
Quella della geotermia sul monte Amiata, nel cuore del Grossetano, è una vicenda che va avanti da tempo, troppo tempo sostengono i cittadini e gli ambientalisti che da anni denunciano la devastazione del territorio.
Nel dicembre scorso per iniziativa dei deputati Zaccagnini (Gruppo Misto), Pellegrini (SEL) e Zolezzi (M5S) (grazie alla documentazione fornita dai comitati locali riuniti sotto la sigla SOS Geotermia) è stata anche presentata una interpellanza alla Camera sulla questione della possibile proliferazione di centrali geotermiche nella zona del Monte Amiata (Si veda nell’allegato Pdf il testo integrale dell’interpellanza). In questi anni infatti la Regione Toscana ha avallato una politica di favore rispetto alla concessione di permessi per la ricerca di pozzi geotermici finalizzati alla costruzione di centrali per la produzione di energia elettrica.
E Bagnore 4 si trova proprio nel Grossetano, nel comune di Santa Fiora; è già in costruzione da qualche tempo ed è la centrale più grande, 40 megawatt. I lavori, peraltro, sono proseguiti a tutto spiano, anche la domenica, negli scorsi mesi malgrado pendesse al Tar il ricorso.
Le problematiche di questa situazione e gli interrogativi posti dall’interpellanza al ministro dello Sviluppo economico (nonché ai colleghi dei ministeri di Ambiente, Salute e Affari europei) sono vari e riguardano la qualità dell’aria, l’inquinamento anche dell’acqua e il suo esaurimento e la salute dei cittadini.
La Regione Toscana infatti ha commissionato nel 2010, tramite l’Agenzia regionale di sanità, alla fondazione Gabriele Monasterio e al CNR di Pisa uno studio epidemiologico di verifica di eventuali danni alla salute dei cittadini dal quale è emerso un +13% di mortalità maschile nei comuni dell’area geotermica amiatina rispetto alla media toscana.
In effetti, le sostanze tossiche immesse in atmosfera e nel ciclo delle acque non sono poche. I siti geotermici amiatini vengono classificati dal professor Eros Bacci (ricerca su incarico dell’ARPAT, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) come secondi al mondo per numero, quantità e qualità degli inquinanti. Rispetto, ad esempio, a Larderello, sito storico geotermico, all’Amiata siamo a circa il doppio delle sostanze inquinanti riversate nell’ambiente.
Oltre tutto le emissioni di queste centrali hanno effetti sul riscaldamento globale ben oltre quelle elettriche alimentate ad olio combustibile e hanno un consumo delle risorse idriche locali spaventoso.
Per fare un esempio la centrale attiva di Bagnore 3 di 20 MW che è stata realizzata da Enel nel 1998 a ridosso delle fonti del fiume Fiora (che rappresenta circa il 75% dell’intero bacino idropotabile) ha causato un calo di circa il 50% di tale bacino. È ovvio che se su questa situazione innestiamo una nuova centrale di 40 MW aggiuntivi la situazione idrica non potrà che peggiorare. Le indicazioni geologiche raccolte stanno a indicare infatti che il bacino superficiale idropotabile ricarica almeno in parte il bacino profondo da cui si estraggono i fluidi per la geotermia.
Ma Enel non è più sola in questa corsa all’oro geotermico. Altre società si sono lanciate in questo business (Gesto Energy Consulting, Futuro Energia, Geothermics Italy, Terra Energy, Toscana Geo, Geoenergy srl, Exergia Toscana srl ecc.) alla ricerca di facili guadagni, che non sono motivati da nessun interesse per la comunità o per le reali esigenze del mercato elettrico, già saturo e anzi in calo.
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Le richieste di permessi di ricerca di pozzi geotermici sono attualmente più di cinquanta, di cui la maggior parte in Toscana. Ce ne sono anche presso le zone limitrofe amiatine nelle Regioni Umbria e Lazio nonché in Sardegna. L’Italia centrale quindi sta rischiando di diventare un gruviera fumante che immette nuvole tossiche su valli incontaminate, vigneti e uliveti di pregio e cittadine medievali uniche al mondo (protette dalla Comunità europea se non addirittura dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco, come la Val d’Orcia) e che svuota il sottosuolo in profondità in zone fortemente sismiche.
Con quali risultati? Per chi?
Anche sul fronte delle cosiddette compensazioni ambientali infatti i conti non tornano. Enel (protocollo Enel-Regione Toscana 2013) conferisce ai comuni geotermici rimborsi per problematiche ecologiche derivanti e alla Regione per diritti di estrazione solo una parte minima (più o meno un quinto) di quanto la stessa società riscuote dallo Stato come premio per produrre energia “rinnovabile”. Enel ha anche chiarito che qualora non ricevesse più tale premio ricontratterebbe senz’altro l’accordo economico pattuito con la Regione.
Intanto gli immobili, gli agriturismi e le coltivazioni di pregio si svalutano e diventa sempre più probabile che anche questa zona subirà le conseguenze del deserto geotermico tipico di altre zone con svuotamento della popolazione e devastazione ambientale.
Articolo di Valerio Pignatta

Nessun virus nel messaggio.

Vietato sapere chi sono i 70 mila sindacalisti a carico dello Stato

Il ministro per la Pubblica Amministrazione Gianpiero D’Alia (Udc) voleva rendere pubblica la lista di quei dipendenti pubblici, 70 mila su 2,6 milioni di “statali”, che facendo a tempo pieno i sindacalisti hanno il “distacco” dal loro posto di lavoro retribuito dalle casse dello Stato. Ma il Garante della Privacy ha vietato la pubblicazione della lista
 
Pubblicato il 7 febbraio 2014 15.26 | Ultimo aggiornamento: 7 febbraio 2014 
di Redazione Blitz
  
Gianpiero D’Alia, ministro della Pubblica Amministrazione, voleva pubblicare la lista dei 70.000 sindacalisti (LaPresse)
ROMA – Ci sono settantamila sindacalisti (70.000) pagati dallo Stato, ma è vietato sapere il loro nome. Non è uno scandalo, è una questione di trasparenza.
 
È successo che il ministro per la Pubblica Amministrazione Gianpiero D’Alia (Udc) volesse rendere pubblica la lista di quei dipendenti pubblici, 70 mila su 2,6 milioni di “statali”, che facendo a tempo pieno i sindacalisti hanno il “distacco” dal loro posto di lavoro retribuito dalle casse dello Stato.
Niente di male in questo, nessuno scandalo: fare il sindacalista è un lavoro vero e tutti i lavoratori hanno diritto ad essere rappresentati, quindi non è un problema che chi si incarica di rappresentare i propri colleghi sia pagato per farlo.
 
Ma la lista dei 70 mila non è pubblicabile: lo vieta il Garante per la Privacy.
 
Mancanza di trasparenza che si verifica solo coi sindacalisti: non si riesce a pubblicare neanche l’elenco dei dirigenti e dei consulenti, con qualifica e stipendio, di un’azienda pubblica come la Rai.
 
Scrive Francesco Grignetti su La Stampa:
 
Perciò D’Alia, sia pure con toni felpati alla democristiana, s’è arrabbiato sul serio. «Sono – dice – a dir poco perplesso della decisione del garante. Pubblicare i nomi dei sindacalisti distaccati non si può, perché si ledono i loro diritti fondamentali. Sono meravigliato perché mi sembra un atto di doverosa trasparenza».
 
«Esercitano un diritto fondamentale. Ma siccome i distacchi e i permessi rappresentano anche un costo per lo Stato, non capisco perché sia legittimo pubblicare i curricula, le situazioni patrimoniali, e anche le dichiarazioni dei redditi di chi riveste cariche pubbliche, dei dirigenti dell’amministrazione, dei dirigenti delle società partecipate e non i nomi dei sindacalisti che usufruiscono di distacchi e permessi. La loro non è mica un’attività segreta. La trasparenza servirebbe all’opinione pubblica e agli iscritti al sindacato per capire chi esercita effettivamente un diritto e chi ne approfitta solo per non lavorare».
 
La trasparenza, però, è un concetto che fatica a passare. La Rai, per dire, fa finta di non capire che cosa stabiliscono le ultime leggi. E cioè che deve informare il governo sul numero dei dirigenti, i loro compensi, Panagrafe patrimoniale e reddituale, anche gli emolumenti dei consulenti. Questi dati, peraltro, vanno pure resi disponibili sul sito web. Il governo, per bocca del sottosegretario Giovanni Legnini, rispondendo a un’interrogazione di Renato Brunetta, qualche settimana fa ha già richiamato l’azienda. Ma evidentemente le cose ancora non marciano, se D’Alia dice lapidario: «Per la Rai non riusciamo ad avere questi dati, eppure la legge parla chiaro». La tv di Stato sta tentando di far modificare il contratto di servizio per eliminare l’obbligo di resoconto sul web. La bozza del nuovo contratto che è in discussione presso la Comissione di vigilanza rappresenta un passo indietro.

«Monti era una risorsa. Complotto? Solo fumo» L’intervento del presidente Napolitano dopo le rivelazioni di Friedman sui contatti tra il Colle e Monti nell’estate del 2011

Se non è ammissione di golpe questa….ma niente impeachment per carità

LA LETTERA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Gentile Direttore,
posso comprendere che l’idea di “riscrivere”, o di contribuire a riscrivere, “la storia recente del nostro Paese” possa sedurre grandemente un brillante pubblicista come Alain Friedman. Ma mi sembra sia davvero troppo poco per potervi riuscire l’aver raccolto le confidenze di alcune personalità (Carlo De Benedetti, Romano Prodi) sui colloqui avuti dall’uno e dall’altro – nell’estate 2011 – con Mario Monti, ed egualmente l’avere intervistato, chiedendo conferma, lo stesso Monti.

Naturalmente non poteva abbandonarsi ad analoghe confidenze (anche se sollecitate dal signor Friedman), il Presidente della Repubblica, che “deve poter contare sulla riservatezza assoluta” delle sue attività formali ed egualmente di quelle informali, “contatti”, “colloqui con le forze politiche” e “con altri soggetti, esponenti della società civile e delle istituzioni”(vedi la sentenza n. 1 del 2013 della Corte Costituzionale).

Nessuna difficoltà, certo, a ricordare di aver ricevuto nel mio studio il professor Monti più volte nel corso del 2011, e non solo in estate : conoscendolo da molti anni (già prima che nell’autunno 1994 egli fosse nominato Commissario europeo su designazione del governo Berlusconi), e apprezzando in particolare il suo impegno europeistico che seguii da vicino quando fui deputato al Parlamento di Strasburgo. Nel corso del così difficile – per l’Italia e per l’Europa – anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera. Egli appariva allora – e di certo non solo a me – una risorsa da tener presente e, se necessario, da acquisire al governo del paese.

Ma i veri fatti, i soli della storia reale del paese nel 2011, sono noti e incontrovertibili. Ed essi si riassumono in un sempre più evidente logoramento della maggioranza di governo uscita vincente dalle elezioni del 2008. Basti ricordare innanzitutto la rottura intervenuta tra il PdL e il suo cofondatore, già leader di Alleanza Nazionale, il successivo distacco dal partito di maggioranza di numerosi parlamentari, il manifestarsi di dissensi e tensioni nel governo (tra il Presidente del Consiglio, il ministro dell’economia ed altri ministri), le dure sollecitazioni critiche delle autorità europee verso il governo Berlusconi che culminarono dell’agosto 2011 nella lettera inviata al governo dal Presidente della Banca Centrale Europea Trichet e dal governatore di Bankitalia Draghi.

L’8 novembre la Camera respinse il rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato, e la sera stessa il Presidente del Consiglio da me ricevuto al Quirinale convenne sulla necessità di rassegnare il suo mandato una volta approvata in Parlamento la legge di stabilità. Fu nelle consultazioni successive a quelle dimissioni annunciate che potei riscontrare una larga convergenza sul conferimento a Mario Monti – da me già nominato, senza alcuna obiezione, senatore a vita – dell’incarico di formare il nuovo governo. Mi scuso per aver assorbito spazio prezioso sul giornale da lei diretto per richiamare quel che tutti dovrebbero ricordare circa i fatti reali che costituiscono la sostanza della storia di un anno tormentato, mentre le confidenze personali e l’interpretazione che si pretende di darne in termini di “complotto” sono fumo, soltanto fumo.

Con un cordiale saluto.

10 febbraio 2014

Giorgio Napolitano

http://www.corriere.it/politica/14_febbraio_10/monti-era-risorsa-complotto-solo-fumo-ae384d6a-9271-11e3-b1fa-414d85bd308d.shtml

Nella letterina Napolitano non smentisce affatto di aver proposto a Monti di fare il Presidente del Consiglio nell’estate del 2011.

I Forconi arrivano a Montecitorio: scontri con la polizia (foto e video)

ma non regnava l’amore tra la polizia e i forconi? Secondo il racconto mitologico di chi le masse le ha vendute alla finanza
Pubblicato il 10 febbraio 2014 16.56 | Ultimo aggiornamento: 10 febbraio 2014 17.27
Di Redazione Blitz
 
ROMA – Decine di manifestanti vicini al movimento dei Forconi stanno manifestando vicino a Montecitorio sventolando bandiere tricolori e inneggiando cori contro governo e Parlamento. Il leader del coordinamento 9 dicembre, Danilo Calvani, si è dissociato dal blitz, spiegando che quegli attivisti non fanno parte del suo coordinamento. “Ci dissociamo assolutamente da quel sit-in – dice al telefono – non ci rappresentano”. Probabilmente, secondo quanto sin apprende, si tratta di un’altra ala dei Forconi, più vicina ai movimenti di estrema destra.
 
Nel filmato che segue realizzato dall’agenzia Public Policy, il momento in cui il gruppo si avvicina a Montecitorio e viene fermato dalla polizia.