M5S il Nuovo Fascismo?

il regime democratico di ascari ne trova tanti, a gratis

DI VALERIO PASSERI

 In questi giorni sentiamo continui attacchi al Movimento 5 StelleC’è chi dice che sono un gruppo di fascisti controllati da Grillo e Casaleggio, chi facendosi forte di un femminismo vuoto e becero -poiché fine a se stesso, pieno di sé nel nome quanto vuoto nel contenuto- li definisce potenziali stupratori, esagerando, generalizzando e strumentalizzando insulti alla sua persona.
 
Ma è davvero così? Per esempio, perché i parlamentari a cinque stelle si sono tanto opposti al decreto IMU-Bankitalia? Ma soprattutto, è lecito cercare di opporsi, come stanno facendo, a decreti non solo incostituzionali nella forma, ma vergognosi nel contenuto? La mia risposta è si. Si tratta di quel che viene definito “fare opposizione”, e forse l’unico motivo per cui ci sembra un atteggiamento così strano, forte ed a tratti estremo è perché non vi siamo abituati; Per anni abbiamo chiamato opposizione uno scambio di battute all’interno di un talk show, mentre in aula parlamentare si approvava di tutto.
 
Siamo passati da 20 anni di Berlusconi, a più di tre anni di governi non eletti da nessuno, fatti di alleanze trasversali e guidate da personaggi che nessuno ha mai votato o voluto, che stanno svendendo ogni parte di questo paese, calpestando regole e costituzione, e in TV ci vengono a dire che c’è un problema democratico perché esiste un’opposizione che per la prima volta si oppone all’impunità di questi personaggi.
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FATE LA CARITA’ AL POVERO PAGLIACCIO….

MA il governo Letta piace alla società civile, non si vede nessuno a contestare, e anche di articoli contro il governo Letta non se ne vedono (eccezione per i grillini)
letta cetto 2

più pilu per tutti…
 
Il sempre più comico lettalaqualunque dopo l’accattonaggio beduino:
“Questa é politica interna,politica economica,politica industriale (sic!!!!)….una risposta al disfattismo..”
 
A prescindere dal fatto che si tratta di briciole di fronte al mare magnum del ladrocinio interessi,mes,fiscal compact…..e compagnia cantante,questo carneade pizzinaro ci deve dire quale é  la contropartita di questa elemosina.
Per ora sappiamo solo che in ginocchio ha dovuto concedere un museo islamico a Venezia.
Chissà,poi toccherà all’Eni….cioè allo smantellamento di quanto resta dell’industria italiana.
Chi sarebbero i disfattisti…?
Ci vuole solo un mentecatto indegno per chiamare questo accattonaggio politica industriale….la risposta a questo sproloquiare,l’ha avuta dalla Fiat….dalle imprese fallite,da quelle emigrate,da quelle chiuse,da quelle che hanno l’acqua alla gola….! Roba da matti…!
Spegnere questo cervello avariato…!!!
 
Contemporaneamente il giullare quirinalizio,va al parlamento eurotruffa per iniziare la campagna elettorale.
Chiede meno austerità (con un secolo di ritardo,e austerità che ha continuamente sponsorizzata),ben sapendo che l’onda euroscettica sta montando vertiginosamente dappertutto,pericolo alle prossime europee.
Mollate qualche osso,altrimenti……fermo restando che la truffa euro deve essere irreversibile.
Osso che non è affatto detto che gli usurai lancino al loro barboncino….
Che sia solo campagna elettorale si capisce ancor meglio dal seguito,e cioè dai consigli al caro Enrichetto….vai avanti così…!!
Che tradotto significa….così a forza di tasse,restrizioni,vessazioni,balle clamorose,promesse e paole,parole,parole….
Naturalmente la loggia degli anellidi mediatici inneggia  a questo e a quello,come meglio non avrebbe potuto fare il dr.Goebbels.
 
Poi arriva Grasso….Grasso chi? Ah,quella vispa teresa ridanciana,l’uomo invisibile,il fantasma dell’opera,un quasimodo che forse vive nascosto sul tetto del Senato….la cui sedia presidenziale sia o meno occupata non interessa a nessuno…c’è gente che non l’ha mai visto e si vocifera su quale aspetto possa avere questa entità astratta.
Ebbene,vedendo la collega Boldrini (ormai star delle sfilate armanicomio e della camera dei famosi e in predicato di passare a striscia la notizia) alle prese con pompini e ghigliottine….il nostro si sarà detto: e io chi sono? Già….bella domanda….ma che non avrà mai risposta….
Eccolo allora,contro il parere dei senatori,tirar fuori dai meandri oscuri di qualcosa che assomiglia ad una scatola cranica una bufala di risarcimento contro il Caimano…..voglio vedere se ora non si accorgono che esisto….poi la butto sul dovere morale,fa sempre effetto….certo applaudiranno…..!!
Non c’è che dire,una grande trovata,in gergo pirlata…..peccato che sia dell’ Oberstgruppenfuhrer rossonero del Colle…e tutti continueranno sempre a chiedersi….ma Grasso chi…?
 
E’ sempre bene ricordare che il PD – Partito Dupilu – sta al governo,ha il premier,il presidente della repubblica,del Senato,e in pratica della Camera……insomma una vera Repubblica Du Pilu…….

I Giochi Olimpici di Sochi e la minaccia del terrorismo

FEBBRAIO 7, 2014
Chi c’è dietro i terroristi del Caucaso?
Prof. Michel Chossudovsky Global Research, 6 febbraio 2014
ted-jihad-flagNelle settimane che precedono le Olimpiadi invernali di Sochi, i media occidentali hanno effettuato un dribbling di “articoli seri” esaminanti “la possibilità” di un attentato terroristico per i giochi olimpici. A fine di gennaio, il governo inglese avvertiva “che attentati in Russia (dopo l’attacco a Volgograd di dicembre) molto probabilmente si verificheranno prima o durante le Olimpiadi invernali di Sochi“. (BBC, 27 gennaio 2014). Mentre la torcia olimpica arrivava a Sochi, la CNN pubblicava tempestivamente i risultati di un “autorevole” sondaggio d’opinione (su un campione esiguo di 1000 persone): “il 57% degli statunitensi pensa che un attacco terroristico sia probabile per i  Giochi di Sochi.” In precedenza vi furono notizie sulla misteriosa minaccia terroristica da parte di una cosiddetta “vedova nera” della Cecenia, covo del terrorismo islamico in Russia. Secondo il cosiddetto “esperto di catastrofe” dr. Gordon Woo, un attacco della vedova nera “quasi certamente accadrà”: “Per via delle vicende tra i russi e il popolo ceceno volto a creare l’emirato del Caucaso, Sochi è un obiettivo primario del terrorismo“, ha detto Woo avanzando un serie di moduli catastrofici, tra cui il tracciato di un modello sul rischio terrorismo. (Business Times, UK)
I Giochi di Sochi si svolgono al culmine della crisi mondiale segnata dal confronto tra Stati Uniti e Russia sullo scacchiere geopolitico. A sua volta, le proteste in Ucraina impattano sul controllo geopolitico della Russia sul Mar Nero. Quale sarebbe l’obiettivo politico di fondo di un attacco terroristico? I resoconti dei media sono volti unicamente a creare paura e incertezza provocando imbarazzo politico alle autorità russe? Mentre le TV e i tabloid puntano sulla presunta vedova nera, la questione fondamentale su chi sia dietro i terroristi del Caucaso viene taciuta. Nessuna delle notizie si concentra sulla questione fondamentale necessaria per valutare la minaccia terroristica.
Sia la vicenda di al-Qaida che i recenti eventi in Siria e Libia confermano inequivocabilmente che la rete di al-Qaida sia segretamente supportata dai servizi segreti occidentali.
Storia: chi c’è dietro i terroristi ceceni?
Quali sono le origini storiche dei jihadisti ceceni, che ora presumibilmente minacciano i Giochi di Sochi? Chi c’è dietro di loro? Nel 1990, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti dichiararono una guerra segreta contro la Russia. L’obiettivo era promuovere la secessione della Cecenia, una “regione autonoma rinnegata” della Federazione russa, al crocevia delle rotte  strategiche di oleodotti e gasdotti. Fu un’operazione d’intelligence. I principali capi dei ribelli ceceni, Shamil Basaev e al-Qatab, furono addestrati e indottrinati nei campi allestiti dalla CIA in Afghanistan e Pakistan. Le due principali formazioni jihadiste cecene, affiliate ad al-Qaida, avrebbero avuto 35000 uomini. Furono supportate dall’intelligence militare pakistana (ISI) per conto della CIA, e il finanziamento in Cecenia proveniva dalle missioni wahhabite dell’Arabia Saudita. L’ISI svolse un ruolo chiave nell’organizzare e addestrare l’esercito ribelle in Cecenia: “(Nel 1994) l’Inter Services Intelligence pakistana organizzò intensivi indottrinamento islamico ed addestramento alla guerriglia per Basaev e i suoi fidati luogotenenti, nella provincia di Khost in Afghanistan, presso il campo di Amir Muawia, creato nei primi anni ’80 da CIA e ISI e diretto dal famoso signore della guerra afghano Gulbuddin Hekmatyar. Nel luglio 1994, dopo la promozione ad Amir Muawia, Basaev fu inviato nel campo Markaz-i-Dawar, in Pakistan, per essere addestrato in avanzate tecniche di guerriglia. In Pakistan, Basaev incontrò i vertici militari e d’intelligence pakistani”. (Levon Sevunts, “Who’s Calling The Shots? Chechen conflict finds Islamic roots in Afghanistan and Pakistan”, The Gazette, Montreal, 26 ottobre, 1999). Dopo l’addestramento e l’indottrinamento, Basaev fu posto al comando dell’assalto contro le truppe federali russe nella prima guerra cecena nel 1995. (Vitalij Romanov e Viktor Jadukha, “Il fronte ceceno passa in Kosovo“, Segodnia, Mosca, 23 febbraio 2000)
La geopolitica delle Olimpiadi invernali di Sochi
Le Olimpiadi di Sochi si svolgono nel punto strategico sul Mar Nero, al crocevia di oleodotti e gasdotti russi. La questione sottaciuta (sia in occidente che dal governo russo) rigaurdo la possibilità di un attentato è: chi c’è dietro i terroristi? Mentre gli Stati Uniti sponsorizzavano i ribelli ceceni sconfitti negli anni ’90 dalle forze russe, varie formazioni legate ad al-Qaida, tra cui il “gruppo militante per l’emirato del Caucaso, Imarat Kavkaz (IK)”, rimasero attive nel Caucaso, nel  meridione della Federazione russa (Cecenia, Daghestan, Inguscezia) e Abkhazia. I gruppi russi di al-Qaida così come la rete delle formazioni jihadiste in Medio Oriente, Asia Centrale e Balcani costituiscono le “risorse dell’intelligence” della CIA che potrebbero essere utilizzate per innescare un attacco terroristico per le Olimpiadi di Sochi. Inutile dire che Mosca è pienamente consapevole del fatto che al-Qaida sia uno strumento delle intelligence occidentali. E Mosca è anche consapevole che gli Stati Uniti sostengono segretamente i gruppi terroristici che minacciano la sicurezza dei Giochi Olimpici. Nelle strutture militari e d’intelligence russe ciò è noto, documentato e discusso a porte chiuse. Tuttavia, è anche una “verità proibita”. E’ tabù parlarne in pubblico o sollevarlo a livello diplomatico. Washington sa che Mosca sa: “Io so che tu sai che io so“.
Le questioni fondamentali, che media russi ed occidentali non affrontano per ovvi motivi, sono:
•  Chi c’è dietro i terroristi del Caucaso?
•  Quali interessi geopolitici cercano gli Stati Uniti e i loro alleati decidendo un attentato terroristico “false flag” prima o durante i Giochi Olimpici di Sochi?
Boston_Chechnyia-640x320Copyright © 2014 Global Research
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/02/07/i-giochi-olimpici-di-sochi-e-la-minaccia-del-terrorismo/

Francia: L.T.F. si prepara allo scavo

http://www.tgvallesusa.it/?p=5169

SCRITTO DA: LEONARDO CAPELLA  FEB• 06•14
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A Saint Martin la Port, in questi giorni, si è tenuta la presentazione del nuovo raccordo elettrico previsto per il cantiere Torino-Lione, raccordo che prevede la fornitura di 20 MW (MegaWatt), ovvero l’energia richiesta per il funzionamento della TBM (conosciuta come talpa). La società consortile di distribuzione elettrica Synergie Maurienne, composta dai comuni di Saint Michel de Maurienne, Saint Martin la Port e Orelle, ha stanziato per questa operazione 2,2 milioni di euro di cui 1,4 a carico di L.T.F. Questo investimento è stato necessario per potenziare la fornitura con un nuovo allacciamento atto a coprire il disavanzo energetico. Questo investimento a detta di Fèlix Anselm, responsabile della struttura, verrà ripagato dalla vendita di elettricità al cantiere.

A margine di questa presentazione, il presidente di L.T.F. Hubert de Mesnil ha dichiarato di essere ottimista sull’assegnazione dell’appalto relativo allo scavo dell’ulteriore galleria geognostica di Saint Martin la Port. L’appalto, a suo parere,  potrebbe essere assegnato fra due mesi a cui seguirà una fase di approntamento del cantiere. Giova ricordare che questo nuovo tunnel verrà scavato a partire dal fondo dell’attuale discenderia, punto dove dovrà essere montata la TBM. Lo scavo di 9 km, del nuovo tunnel geognostico che, casualmente, si sovrappone perfettamente al tracciato del tunnel di base, potrebbe vedere dunque la sua partenza a fine 2014, inizio 2015.

Primi giorni di febbraio in Clarea

http://www.tgvallesusa.it/?p=5195

SCRITTO DA: GABRIELLA TITTONEL – FEB• 07•14
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Settimane  un poco in letargo quelle appena trascorse in Clarea, con pioggia e neve, orme di animali nel bosco, con nel cantiere fango tra mucchi di terra, spazi ridotti per la circolazione, resa  più impegnativa dall’arrivo del nastro trasportatore in costruzione. Il movimento all’interno delle recinzioni è stato quello delle terre, portate nel sito aperto di stoccaggio e poi caricate su camion diretti chissà dove, ma anche visti inerpicarsi verso le grandi pale meccaniche impegnate a  sistemare la grande strada che ripida s’infila nel cantiere, cassoni e cassoni in frenetico movimento per caricare e scaricare…

Una pompa idrovora all’imbocco del tunnel pompa fuori l’acqua, preziosa per questa zona e consegnata per altre vie al torrente e poi alla Dora.

Questo mentre altri segni sono comparsi su alcune pietre e piante del bosco a fianco del sentiero che dal torrente giunge alle reti del cantiere: qui è in preparazione un nuovo intervento, si parla dello spostamento di un grande palo dell’alta tensione, quello da cui cadde Luca Abbà, perché troppo in prossimità al lungo  nastro trasportatore… un altro pezzo di bosco se ne andrà…

Ma se qualcosa scompare qualcosa di nuovo ora c’è: la casa delle Forze dell’Ordine, in uno dei tre insediamenti realizzati nella parte alta del cantiere, poco sotto  la Maddalena…. Ampie finestre, due piani, un comodo parcheggio… ed anche un’area in cui sostare all’esterno, con due comodi tavoli e panche, uguali uguali a quelli dell’ex area archeologica, quelli destinati ai visitatori di quello che era uno dei musei più interessanti di tutto l’arco alpino…

Gabriella Tittonel

7 febbraio 2014

No Muos, Alfano smentisce Crocetta. Zucchetti: “Il Presidente si scusi o chiameremo il Ministro a testimoniare”

http://www.tgvallesusa.it/?p=5128

SCRITTO DA: CONTRIBUTI – FEB• 07•14
da Daniela Giuffrida su Linksicilia

SUL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA LA SPADA DI DAMOCLE DI UNA DENUNCIA PER DIFFAMAZIONE. AVEVA PARLATO DI INFILTRAZIONI MAFIOSE TRA I NO MUOS. DICHIARAZIONI SMENTITE DAL MINISTRO DELL’INTERNO. SUL CASO INTERVIENE MASSIMO ZUCCHETTI CHE ESORTA CROCETTA A CHIEDERE SCUSA: “SAREBBE IMBARAZZANTE CHIAMARE IL MINISTRO, IN DIBATTIMENTO, COME PERSONA INFORMATA DEI FATTI”.

Rosario Crocetta clamorosamente smentito da Angelino Alfano.  Il Ministro dell’Interno, come vi abbiamo raccontato in questo articolo, in occasione della sua audizione dinnanzi alla Commissione Bicamerale Antimafia, ha escluso in maniera categorica (e ufficiale) la presenza di infiltrazioni mafiose nei Movimenti No Muos (e No Tav).

Infiltrazioni di cui aveva ‘vaneggiato’ Crocetta, in seguito alle polemiche che lo hanno investito dopo il famigerato ‘voltafaccia’ sulla questione dell’impianto satellitare che la  Marina Usa sta ultimando a Niscemi. Il Presidente della Regione, come ricorderete, prima aveva garantito che mai avrebbe ceduto alle pressioni Usa e romane contro la volontà del suo popolo. Poi, invece, non solo ha revocato lo stop ai lavori, ma anche cominciato ad ‘infamare’ gli attivisti paventando l’ipotesi di infiltrazioni mafiose tra loro.  Dichiarazioni per le quali è stato querelato per diffamazione.

La smentita di Alfano arriva come una doccia fredda sul governatore siciliano.  Esulta il Movimento No Muos, che chiede le sue dimissioni.

Sul caso interviene anche Massimo Zucchetti, docente del Politecnico di Torino, da sempre in prima fila, nella lotta contro il Muos. Il quale ricorda la querela già presentata dagli attivisti del Coordinamento Regionale e dei Comitati No Muos a ridosso della manifestazione del 9 agosto scorso:

“La nostra querela fatta a suo tempo contro Crocetta per aver sproloquiato di infiltrazioni mafiose dentro il movimento NOMUOS dovrebbe ora avere ulteriore forza, date le dichiarazioni del Ministro dell’Interno. Diciamo che dimettersi magari è una cosa esagerata da chiedere ad un politico, – sottolinea Zucchetti-  ma forse chiedere scusa non sarebbe inadeguato. Chiamare Alfano, in dibattimento, come persona informata dei fatti sarebbe cosa, decisamente, “imbarazzante”.

GUAI AI VINTI – L’OLOCAUSTO DAGLI ALLEATI

Posted By Redazione On 31 gennaio 2014
 
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Eisenhower, uno dei criminali più efferati della storia dell’umanità
 
(di cui nessuno parla!)
 
GUAI AI VINTI
 
(L’ordine di Eisenhower di provocare la carestia)
 
Pubblicato da Admin il martedì, gennaio  2014 www.ereticamente.net [1]
 
“Mai così tanta gente era stata messa in prigione. Il numero dei prigionieri fatti dagli alleati era senza precedenti nella storia. I Sovietici fecero prigionieri circa 3,5 milioni di europei, gli Americani circa 6,1 milioni, i Britannici circa 2,4 milioni, i Canadesi circa 300.000, i Francesi circa 200.000. Milioni di giapponesi furono catturati dagli Americani nel 1945, più altri 640.000 circa dai Sovietici”.
 
Non appena la Germania capitolò l’8 Maggio 1945, il governatore americano, il Generale Eisenhower, divulgò una “corrispondenza urgente” in tutta la vasta zona sotto il suo comando, facendo diventare per i civili tedeschi un crimine passibile di pena capitale il fatto di dare da mangiare ai prigionieri. L’ordine, tradotto in tedesco, fu inviato ai governi delle province, con istruzioni di trasmetterlo immediatamente alle autorità locali. Copie di questi ordini sono state recentemente rinvenute in vari paesi vicino al Reno. Il messaggio (ripreso da Bacque nel suo libro) diceva fra l’altro: “in nessuna circostanza approvvigionamenti di viveri dovranno essere raccolti fra gli abitanti del luogo con l’intento di darli ai prigionieri di guerra. Coloro che violeranno questa disposizione e coloro che tenteranno di aggirarla consentendo che qualcosa arrivi ai prigionieri, mettono se stessi a rischio di fucilazione”.
 
L’ordine di Eisenhower fu esposto anche in inglese, tedesco e polacco nella bacheca del quartier generale del governo militare in Baviera, firmato dal Capo di stato maggiore del governatore militare di Baviera. In seguito fu affisso in polacco a Straubing e a Regensburg, dove si trovavano numerose compagnie di soldati polacchi nei campi vicini. Un ufficiale dell’Esercito americano che lesse quest’ordine nel Maggio 1945, scrisse che “era l’intenzione del comando d’armata, per quanto riguarda i campi dei prigionieri di guerra tedeschi nella zona americana, dal Maggio 1945 fino alla fine del 1947, di sterminare il più alto numero possibile di prigionieri di guerra fintanto che la cosa rimaneva al di fuori del controllo internazionale”.
La politica dell’esercito americano era di affamare i prigionieri, secondo il parere di numerosi soldati americani che si trovavano sul posto. Martin Brech, professore di filosofia in pensione del Mercy College di New York, che fu guardiano ad Andernach nel 1945, ha raccontato che un ufficiale gli disse che “era la nostra politica di non dare da mangiare a questi uomini”. I 50 – 60.000 uomini ad Andernach morivano di fame, vivendo senza ripari in buche scavate nella terra, tentando di nutrirsi con dell’erba. Quando Brech passò loro di nascosto del pane attraverso il filo spianto, un ufficiale gli ordinò di smettere. In seguito Brech vece avere loro dei viveri, si fece catturare e lo stesso ufficiale gli disse: “se lo rifai verrai fucilato”. Brech vide dei cadaveri venire portati via dal campo “dal camion di servizio”, ma non gli dissero mai quanti erano, dove venivano sepolti e come.
Il prigioniero Paul Schmitt fu ucciso nel campo americano di Bretzenheim dopo essersi avvicinato al filo spianto per vedere sua moglie ed il figlioletto che gli portavano un cesto di viveri. I Francesi non furono da meno: Agnès Spira fu uccisa da sentinelle francesi a Dietersheim nel Luglio 1945 per aver portato del cibo ai prigionieri. Il suo memoriale vicino a Budesheim, scritto da uno dei figli, dice: “il 31 Luglio 1945, mia madre mi fu strappata improvvisamente e inaspettatamente a causa delle sue buone azioni nei confronti dei soldati prigionieri”. La nota nel registro della chiesa cattolica dice semplicemente: “una morte tragica, uccisa a Dietersheim il 31.07.1945. Sepolta il 3.08.1945”. Martin Brech vide con sorpresa un ufficiale appostato su di una collina ad Andernach che sparava su donne tedesche che fuggivano correndo nella vallata sottostante. Il prigioniero Hans Scharf vide una donna tedesca con i suoi due bambini venire verso una sentinella americana nel campo di Bad Kreuznach, portando una bottiglia di vino. Lei chiese alla sentinella di dare la bottiglia a suo marito che si trovava appena oltre il filo spinato. La sentinella si portò alla bocca la bottiglia e quando fu vuota la gettò a terra ed uccise il prigioniero con cinque colpi d’arma da fuoco.
Numerosi prigionieri e civili tedeschi videro le sentinelle americane bruciare il cibo portato dalle donne. Di recente, un ex prigioniero descrisse quanto segue: “Le donne della città più vicina portarono del cibo nel campo. I soldati americani lo confiscarono facendone un solo mucchio, versandovi sopra della benzina bruciandolo”. Eisenhower stesso ordinò che il cibo venisse distrutto, secondo lo scrittore Karl Vogel che era il comandante del campo tedesco, nominato dagli americani nel campo N° 8 a Garmisch-Partenkirchen. Nonostante i prigionieri ricevessero soltanto 800 calorie al giorno, gli americani distruggevano il cibo davanti al cancello del campo.
 
James Bacque, Crimes and Mercies: the Fate of German Civilians Under Allied Occupation, 1944-1950. (Crimini e pietà: il destino dei civili tedeschi sotto l’occupazione alleata, 1944-1950), pag. 41-45, 94-95
“Il 20 Aprile era un giorno di forte maltempo. La pioggia e la neve si mescolavano al gelido vento del nord che spazzava la vallata del Reno fino al campo, situato in pianura. Dietro ai fili spinati ci attendeva uno spettacolo orribile: stretti fortemente gli uni agli altri per riscaldarsi, circa 100.000 detenuti stravolti, apatici, sporchi, emaciati, dallo sguardo vuoto, vestiti in uniformi grigie, se ne stavano in piedi, impantanati nel fango fino alle caviglie. Qui e la si intravedeva un bianco sporco che, in un secondo momento, si rivelò essere uomini con la testa o le braccia fasciate da bende, o semplicemente da una manica di camicia. Il comandante tedesco di divisione ci informò che i prigionieri non mangiavano da più di due giorni e che l’approvvigionamento di acqua rappresentava un importante problema proprio mentre a meno di 200 metri il Reno scorreva a letto pieno”.
“Resoconto di una visita ad un campo di prigionia di prigionieri di guerra tedeschi nelle mani dell’esercito americano”, del Colonnello James B. Mason e il Colonnello Charles H. Beasley, del Servizio Sanitario Militare degli Stati Uniti, pubblicato nel 1950.
 
“Nell’Aprile 1945, centinaia di migliaia di soldati tedeschi, malati catturati negli ospedali, invalidi, donne ausiliarie e civili furono fatti prigionieri. A Rheinberg c’era un detenuto di 80 anni e un altro di 9 anni. Avendo come sola compagnia una sete atroce ed una fame lancinante, i prigionieri morivano di dissenteria. Senza sosta, un cielo ben poco clemente, rovesciava su di essi, per settimane, torrenti di pioggia. Gli invalidi scivolavano nel fango come degli anfibi, bagnati e congelati fino alle ossa. Senza il minimo riparo, giorno dopo giorno, notte dopo notte, giacevano sulla sabbia di Rheinberg, abbandonati alla disperazione, oppure si addormentavano sfiniti dentro alle loro buche le cui pareti cedevano, prima di sprofondare nell’eternità”.
Heinz Janssen, Prigionieri di guerra a Rheinberg, 1988
 
“Non potevamo nemmeno stenderci completamente. Restavamo seduti tutta la notte, pigiati gli uni contro gli altri. Ma niente era peggio della mancanza di acqua. Per ben tre giorni e mezzo non ci è stata data acqua. Bevevamo la nostra urina. Il gusto era orribile, ma che cosa potevamo fare altrimenti? Alcuni di noi abbassavano la testa al suolo e lo leccavano per tentare di ricavarne un po’ di umidità. Mentre ero già molto debole e riuscivo soltanto a mettermi sulle ginocchia, ci hanno finalmente distribuito dell’acqua. Penso che sarei morto senza quell’acqua. E il Reno si trovava appena oltre i fili spinati. Attraverso il reticolato, le sentinelle ci vendevano acqua e sigarette. Una sigaretta costava 900 Marchi. Ho visto morire migliaia di miei compagni. Portavano via i loro corpi su dei camion”.
George Weiss, testimonianza raccolta da James Bacque, 1988
 
“Ci tenevano in recinti con filo spinato, all’aria aperta e praticamente senza cibo. Le latrine erano costituite da assi gettate sopra a delle fosse, vicino ai fili spinati. Per dormire non avevamo altra scelta che scavare un buco per terra con le nostre mani e poi di stringerci gli uni contro gli altri nel fondo. Non avevamo praticamente spazio vitale. A causa della malattia, gli uomini dovevano defecare per terra. Ben presto, molti di noi si sono sentiti troppo deboli per alzarsi i pantaloni prima che fosse troppo tardi. I nostri vestiti erano infettati e così anche il fango nel quale bisognava camminare, sedersi e coricarsi. All’inizio non c’era acqua, a parte la pioggia; nel giro di due settimane fu possibile averne un po’ tramite un rubinetto. La maggior parte di noi non aveva un recipiente per raccoglierla e potevamo ingurgitarne solo un po’ dopo ore di coda e talvolta anche dopo una notte di attesa. Dovevamo camminare in mezzo alle buche, sui mucchi di terra molle dovuti agli scavi dei prigionieri per ripararsi. Era facile cadere dentro alle buche, ma non altrettanto facile uscirne. In quella primavera piovve quasi di continuo in questa parte della valle del Reno. Per oltre la metà del tempo abbiamo avuto pioggia. Per più della metà del tempo non abbiamo avuto niente da mangiare. Per il resto ci veniva data una piccola razione K. Dalla lista stampata sulla confezione mi rendevo conto che ci veniva dato solo un decimo del contenuto di queste razioni prodotte in America. In definitiva noi ricevevamo forse il 5% di una normale razione dell’esercito americano. Mi sono lamentato col comandante del campo, un americano, dicendogli che stava violando la Convenzione di Ginevra, ma questi mi ha risposto semplicemente: “dimentica la convenzione, tu non hai alcun diritto”. Nel giro di qualche giorno, uomini in buona salute al loro arrivo al campo, erano già morti. Ho visto i nostri compagni trascinare numerosi cadaveri fino ai cancelli del campo, dove veniva ammassati uno sull’altro, stessa cosa succedeva su un camion che li portava via”.
Charles von Luttichau, testimonianza raccolta da James Bacque, 1988
 
“Siccome eravamo circa una trentina, credevamo che il viaggio sarebbe durato un giorno, invece abbiamo viaggiato per tre giorni interi, senza uscire, completamente chiusi. Guardavamo attraverso delle piccole fessure per sapere dove ci trovavamo. Dopo tre giorni arrivammo a Rennes. Nel campo c’erano più di 100.000 prigionieri, all’incirca lo stesso numero degli abitanti della città. Nelle baracche c’erano dei letti, i primi che vedevamo dopo settimane. Erano in legno, sovrapposto su tre piani, senza niente, ne paglia ne nient’altro. Si dormiva sulle assi. Era la prima volta che avevamo un tetto sulla testa da quando eravamo stati catturati. Avevamo trascorso tre settimane a Kreuznach, sul terreno, senza il permesso di accendere un fuoco o di scavare buche, e il nostro solo lavoro durante il giorno era quello di fare la coda per un po’ d’acqua. Questa veniva portata da dei contadini dentro a dei barili ma talvolta si esauriva prima ancora di essere messa nei barili perché la gente faceva dei buchi nei tubi e si affrettavano a bere. Il cibo mancava totalmente. Quando arrivavano i piselli, venivano divisi fra di noi e, una volta fatte le parti, ne restavano alcuni a testa. Tutti contavano e se ce n’erano sei a testa, beh allora si aspettava di arrivare a sei e mezzo.
Siamo rimasti a Rennes per otto mesi. Quando gli americani hanno lasciato il campo, ebbero un comportamento schifoso nei confronti dei francesi, i quali si sono vendicati su di noi. Avevo trovato un pezzo di tessuto in una delle baracche e potevo scriverci sopra. Mi sono accorto di capire tutto quello che scrivevo ma, una volta che lo cancellavo, questo si cancellava anche dalla mia memoria. Non ricordarsi le cose era il primo segno di sfinimento. Era terribile, cancellavo e non ero più in grado di ricordare ciò che avevo appena scritto e compreso. Non ero depresso, era soltanto la malnutrizione. Poi, quando la debolezza la faceva veramente da padrona e che il minimo movimento ci faceva svenire, si calcolava quanto tempo si restava svenuti. La malnutrizione era diventata così grave che il benché minimo gesto, fatto troppo velocemente, ci faceva svenire. Il cibo era talmente raro che le persone in generale erano ammalate e quando ci ammalavamo ci portavano all’ospedale. Quando le persone venivano portato in ospedale non le vedevamo mai ritornare. Dei 100.000 prigionieri detenuti a Rennes, ce ne fu sicuramente una parte che morì e anche una buona parte, ma io non ho mai trovato il benché minimo cimitero.
Non abbiamo mai visto la Croce Rossa. Nessuno è mai venuto ad ispezionare il campo per due anni. La loro prima visita avvenne nel 1947 per portarci delle coperte. Si mangiava l’erba che cresceva fra le baracche. I francesi non erano i soli responsabili di ciò che succedeva nei campi in Francia poiché avevano ricevuto molti tedeschi con la salute già considerevolmente compromessa in seguito a maltrattamenti ricevuti in Germania (nei campi americani)”.
Heinz T., testimonianza raccolta da James Bacque
 
“ Che peccato non averne potuto ammazzare di più “.
Lettera di D. Eisenhower al Generale Marshall, Maggio 1943, dopo la resa delle forze dell’Afrika Korps (questa frase fu in seguito soppressa dalle edizioni ufficiali della sua Corrispondenza)
 
“ E’ esattamente come nelle fotografie di Buchenwald e Dachau “.
Rapporto del Cap. Julien, 3° Reggimento tiratori scelti algerini, Luglio 1945
 
“Ero molto stupito di vedere che i nostri prigionieri erano deboli ed emaciati come quelli che avevo visto nei campi di concentramento nazisti. Il giovane comandante ci disse con tono calmo che lui privava deliberatamente i prigionieri del cibo e dichiarò: “Questi nazisti vengono finalmente ripagati nella stessa moneta!”. Era talmente convinto di comportarsi in modo corretto che non sollevammo alcuna polemica in sua presenza”.
Robert Murphy (consigliere politico civile del Gen. Eisenhower), dopo la visita ad un campo di prigionia durante l’estate del 1945.
 
“ La situazione dei prigionieri di guerra tedeschi in Europa è diventata disperata e rischia di diventare uno scandalo dichiarato. Nel corso delle ultime settimane, molti francesi, ex prigionieri dei tedeschi, mi hanno inviato note di protesta relative al trattamento che il governo francese impone ai prigionieri di guerra tedeschi. Ho incontrato Pradervand (principale Delegato del Comitato della Croce Rossa in Francia, il quale mi ha detto che la situazione dei prigionieri tedeschi in Francia è, in numerosi casi, peggiore di quella dei campi di concentramento tedeschi. Mi ha mostrato delle foto di scheletri viventi e lettere provenienti da comandanti di campi francesi che hanno richiesto di essere sollevati da questa responsabilità in quanto non riescono ad avere nessun aiuto dal governo francese e non sopportano di vedere i prigionieri morire d’inedia. Pradervand ha bussato a tutte le porte nell’ambito del governo francese senza ottenere però il benché minimo risultato”.
Lettera di Henry W. Dunning (responsabile della Croce Rossa americana) indirizzata al Dipartimento di Stato, il 5 Settembre 1945
 
“Apprendiamo che in alcuni campi (francesi), buona parte del cibo, in linea di massima sufficiente e destinata ai prigionieri di guerra, viene dirottato dalla sua destinazione; che si vedono camminare scheletri viventi simili a quelli dei deportati nei campi tedeschi e che i morti per inedia sono numerosi; che apprendiamo che capita a questi prigionieri di essere picchiati selvaggiamente e sistematicamente; apprendiamo che vengono impiegati alcuni di questi sfortunati per dei lavori di sminamento senza fornire loro l’apparecchiatura necessaria e ciò li rende dei condannati a morte più o meno a breve termine. Bisogna che queste pratiche cessino”.
Editoriale del Figaro, 19 Settembre 1945
 
“Questi prigionieri (nelle mani dei francesi) sono 600.000. 200.000 sono inabili al lavoro, di questi: a) 50.000 sono da rimpatriare in base alle convenzioni (invalidi, ciechi, pazzi, tubercolosi, anziani ecc.); b) 150.000 perché soffrono di grave denutrizione. La situazione dei 200.000 prigionieri di guerra sopra menzionati è così precaria, sia dal punto di vista alimentare che da quello sanitario e del vestiario, da poter dire, senza essere pessimisti, che non riusciranno a sopportare i rigori dell’inverno. Per rimediare a questa situazione è necessario che venga intrapresa un’azione energica urgente”.
Lettera di J.P. Pradervand (Capo delle delegazioni della Croce Rossa Internazionale) al Gen. De Gaulle, 26 Settembre 1945
 
“Mentre oggi si parla di Dachau, fra dieci anni in tutto il mondo si parlerà di campi come……… Il nostro corrispondente cita quello di Saint-Paul d’Egiaux. Ma sembra che questo giudizio sia valido per molti campi francesi di prigionieri dell’Asse”.
Jacques Fauvet, nel Le Monde, 30 Settembre/1° Ottobre 1945
 
“Le condizioni di prigionia dei prigionieri tedeschi nell’ambito del teatro europeo, espongono (il governo degli Stati Uniti) a delle gravi accuse di violazione della Convenzione di Ginevra”.
Lettera di B. Gufler, del Dipartimento di Stato, 11 Gennaio 1946
 
“La definizione di eliminazione non è eccessiva se si considera che il numero di queste morti supera ampiamente tutte quelle subite dall’esercito tedesco sul fronte occidentale tra il Giugno 1941 e l’Aprile 1945”
Dr. Ernest F. Fisher Jr., colonnello in pensione ed ex responsabile storico dell’esercito degli Stati Uniti, 1988
 
“La storia considera solo i fenomeni di massa. Senza il grande numero di morti nei campi, la storia non avrebbe citato niente. Per impedire che il loro crimine fosse divulgato e trasformato in evento storico, bastava agli americani e ai francesi nascondere l’enormità di un disastro che solo loro potevano valutare. Ci riuscirono”.
James Bacque, Gli Altri Lager, 1989
 
L’atteggiamento del Generale De Gaulle:
“In qualità di capo del governo e capo delle forze armate, capitava senza dubbio a De Gaulle di parlare di questo problema col suo capo di Stato Maggiore della Difesa Nazionale, il Maresciallo Alphonse Juin, lui stesso al corrente della delicata situazione che riguardava i campi. Consigliato dal Maresciallo Juin, De Gaulle si rifiutò di ricevere Pradervand (Delegato della Croce Rossa Internazionale) ed offrì alla stampa mondiale, agli inizi del mese di Ottobre, una importante conferenza stampa nel corso della quale affrontò molto prudentemente il contenzioso franco-americano relativo al trasferimento dei prigionieri. Un atteggiamento tutto sommato poco sorprendente quando sappiamo che il Gen. De Gaulle aspettava la consegna quotidiana di migliaia di tonnellate di materiale bellico e di viveri (da parte degli americani). Charles De Gaulle era molto preoccupato dai problemi di politica interna, dal bisogno di instaurare la propria autorità in una Francia divisa e ansiosa di riconquistare il suo impero coloniale. Il destino di un milione di prigionieri tedeschi non aveva un gran peso sulla bilancia.
I viveri non mancavano, ma invece che essere distribuiti agli uomini che avevano fame, venivano venduti dagli ufficiali al mercato nero, con la sorpresa e la costernazione di uomini onesti come il sindaco di Bascons, Raoul Laporterie, che osò rischiare la propria carriera criticando il Gen. De Gaulle, il che gli portò effettivamente delle conseguenze.
Il Generale De Gaulle avrebbe potuto facilmente evitare numerose morti smettendo di aggiungere ulteriori prigionieri a quelli che già perivano d’inedia. Il Maresciallo Juin avrebbe potuto convincerlo ad agire di conseguenza. Il Generale Buisson (direttore del servizio dei prigionieri di guerra) fu in un qualche modo vittima, come i prigionieri, di una politica futile e viziosa inflitta dai detentori del potere che altri non erano che il Gen. De Gaulle e il Maresciallo Juin. A chi spetta la gloria, tocca la vergogna”.
James Bacque, Gli Altri Lager, 1989
 
Carne da macello per la guerra d’Indocina
“I francesi affamarono deliberatamente dei prigionieri in modo da provocare il loro “impegno volontario” nella Legione Straniera. In effetti, un certo numero di legionari che combatterono in Indocina erano prigionieri di guerra tedeschi trasferiti nei campi francesi nel 1945 e nel 1946”.
James Bacque, Gli Altri lager, 1989
 
“Siamo rimasti a Rennes otto mesi. Per tutto questo tempo avevamo capito perché ci avevano fatto venire qui. La Francia aveva bisogno di soldati. Avevano un grosso problema in Indocina e volevano ricorrere alla loro Legione Straniera. Agenti tedeschi al servizio dei francesi si erano infiltrati tra di noi per reclutare dei soldati. I soldati che si erano impegnati ad entrare nella Legione furono messi in un altro campo vicino e li si poteva vedere. Nel giro di due settimane, essendo stato meglio nutriti, avevano un aspetto più robusto, mentre noi diventavamo sempre più deboli. Si poteva vederli giocare a calcio e cantare e il tutto a due passi da noi”.
Heinz T., testimonianza raccolta da James Bacque.
 
Fonte del testo francese:
 
 
 
Traduzione a cura di Gian Franco Spotti
 

La “Stalingrado” dell’Arabia Saudita

FEBBRAIO 5, 2014
 
Sergej Israpilov (Russia)  Nakanune 3 febbraio 2014 – Oriental Review
 
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– Se parli di democrazia, ignora il nostro terrorismo e vendici miliardi di armamenti avanzati, Non faccio promesse, devo pensare al prezzo del petrolio. – Lo so! Siamo sempre amici.
 
I problemi dei Paesi islamici sono stati a lungo una priorità della politica globale e dei media internazionali. La crisi continua ad allargarsi verso nuovi Paesi e regioni. Se raggiunge l’Arabia Saudita, il Paese più influente nel mondo arabo, che succederà? Gli Stati Uniti continueranno a sostenere il loro alleato regionale?
 
L’Arabia Saudita sfida il mondo intero
Informazioni recenti indicano che i terroristi del gruppo islamico Ansar al-Sunna rivendicano gli attentati dell’anno scorso a Volgograd. Il testo della dichiarazione è stato pubblicato su diversi siti islamici, e un video dai mujahidin del gruppo insorto Ansar al-Sunna, guidato dall’emiro Omar, è stato pubblicato su YouTubeIl video pubblicato il 19 gennaio mostra due giovani che si chiamano Sulayman e Abdurrahman, con fucili mitragliatori, sostenere di essere gli attentatori. In precedenza, il ministero degli Esteri russo aveva dichiarato, “Non ci ritireremo, ma continueremo inflessibili la nostra battaglia, passo dopo passo, contro un nemico infido che non conosce confini e può essere fermato solo collaborando. Queste incursioni criminali a Volgograd, così come gli attentati in Stati Uniti, Siria, Iraq, Libia, Afghanistan, Nigeria e altri Paesi, sono stati organizzati utilizzando lo stesso modello, hanno gli stessi mandanti. A sua volta, il ministro dell’Informazione siriano Umran al-Zubi aveva dichiarato all’inizio di gennaio, “Le stesse forze sono dietro gli attentati terroristici in Siria, Iraq e Russia. Se da un lato hanno miliardi di dollari a disposizione, ciò non significa che possono compiere attacchi terroristici impunemente e ovunque vogliano“, aggiungeva.
Rispetto alle stragi in Siria, Libia, Libano e Iraq, la situazione in Arabia Saudita sembra relativamente stabile. Ma il regno è sempre più intrappolato dall’ampliarsi dell’instabilità  generata dalla “primavera araba” che incancrenisce la regione, anche grazie al finanziamento della monarchia. Ciò in particolare, si può vederlo nella guerra che infuria tra sciiti e sunniti. Come l’Arabia Saudita continuerà ad espandersi tra la diminuzione delle opportunità e un numero crescente di nemici? Oggi l’Arabia Saudita è un Paese ricco che partecipa attivamente a manifestazioni internazionali e cerca di esercitarvi l’influenza. Tuttavia, i principali strumenti del Paese sono finanziari. Il regno cerca di posizionarsi contro nemici regionali e globali senza un forte esercito o una flotta, senza armi nucleari, senza industria della difesa o infrastrutture scientifiche, senza poter fornire al proprio popolo cibo e beni… Nonostante i prezzi internazionali elevati del petrolio, la posizione economica del regno di Arabia Saudita s’è recentemente complicata. Negli ultimi 30 anni la popolazione è quadruplicata, da 5 a 20000000 (secondo il censimento del 2010), e supererà i 28 milioni una volta contati i lavoratori stranieri. Naturalmente i loro bisogni e richieste sono cresciuti. Oggi il regno di Arabia Saudita non è più un piccolo Paese dal reddito enorme, ma un grande Paese che vive con lo stesso reddito di prima. Il petrolio impone ancora un prezzo elevato, ma ne viene improvvisamente prodotto di più in tutto il mondo. Il regno ha ora nuovi e potenti concorrenti, come Angola, Messico e Venezuela. L’esportazione della Russia è aumentata nettamente e gli Stati Uniti, ora il maggiore importatore mondiale di petrolio, sono destinati a diventarne esportatori. I maggiori consumatori di petrolio saudita sono attualmente Cina, India e Paesi del sud est asiatico, alimentando il desiderio dell’occidente di sovvertire la situazione politica  regionale. Il regno rimane dipendente al 90% dal petrolio, per il suo reddito. Nel 1990 fu mostrato il grande spettacolo di tentare di sviluppare il settore non petrolifero dell’economia, ma non s’é ancora dimostrato fruttuoso. Una quota crescente del petrolio viene consumata dal mercato interno.
In tali circostanze, la politica estera dell’Arabia Saudita non è più sicura come prima. Il lungo conflitto in Siria s’è già riversato oltre i confini del Paese e si materializza come guerra settaria nei Paesi vicini. L’Iraq è fondamentalmente destabilizzato dai terrorismo, ben 10000 civili sono stati uccisi solo lo scorso anno. La guerra in Libano divampa. Le tensioni crescono in Giordania… L’Arabia Saudita ha sostenuto i conflitti in questi Paesi, in passato, ma ora non può tenerli sotto controllo. La guerra tra sunniti e sciiti risucchia milioni di persone e quantità crescenti di risorse. Tale politica estera genera conflitti. Per via della situazione in Siria e in Egitto, il regno ha persino litigato con i suoi alleati regionali: Turchia e Qatar. Le relazioni con le altre monarchie della penisola arabica sono diminuite. All’ultimo vertice del GCC in Quwayt, le altre cinque monarchie hanno respinto la precedente decisione di fondersi in una confederazione. Oggi l’Arabia Saudita viene trascinata nella tempesta politica che coinvolge l’intero mondo islamico. Nessun segno del deterioramento della situazione politica nel regno appare ancora, ma ci sono fattori esterni che l’Arabia Saudita non può più abbandonare ai venti del destino, e che potrebbero facilmente turbarne la stabilità politica.
 
Qual è stato il costo dell’”amicizia” degli USA con l’Arabia Saudita?
In molti modi, il futuro del regno dipenderà dalla posizione degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno la reputazione di Paese che non perdona mai la violazione dei propri interessi, tanto meno un qualsiasi attacco da uno Stato più debole. Così è sorprendente che gli Stati Uniti abbiano speso decenni a sminuire le azioni ostili dei sauditi. Mai prima un qualsiasi Paese aveva causato tali danni, impunemente, agli Stati Uniti come l’Arabia Saudita. Migliaia di statunitensi furono uccisi, e senza reazioni. In particolare, 15 dei 19 dirottatori coinvolti negli attacchi a New York e Washington nel 2001 erano di nazionalità saudita. Ma ciò non comportò conseguenze per l’Arabia Saudita. Dopo l’attacco al World Trade Center, la “guerra al terrore” proclamata a gran voce fu stranamente usata come pretesto per l’invasione dell’Iraq e dell’Afghanistan, e per degli attacchi in Filippine, Yemen, Somalia e Sahara occidentale. Oltre alle 2977 vite perse negli attacchi terroristici, altre 6794 vittime (senza contare quelle tra le forze di sicurezza private) furono rivendicate da tali guerre che non portarono alcuna vittoria agli Stati Uniti. Non è un segreto che gli Stati Uniti persero almeno 2000 miliardi di dollari e migliaia di vite nel corso di questo decennio combattendo i terroristi in Iraq, Afghanistan e in tutto il mondo.
Nel frattempo, i terroristi uccisero degli statunitensi anche in Arabia Saudita. Oltre all’esplosione di Dhahran nel maggio 2003, attentatori suicidi uccisero 35 persone a Riyadh, alla vigilia della visita del segretario di Stato Colin Powell. Nel luglio 2004, tre soldati statunitensi furono uccisi. Quella stessa settimana un ingegnere statunitense fu rapito e decapitato. Nel dicembre 2004, si ebbe un attentato contro il consolato USA a Jeddah e cinque membri del personale morirono. Nel dicembre 2009 il sito Wikileaks rivelò al mondo che i diplomatici statunitensi erano ben consapevoli del fatto che l’Arabia Saudita sia la fonte “più significativa” dei finanziamenti ai gruppi terroristici sunniti di tutto il mondo. Global Research ha recentemente scritto: “Mentre gli Stati Uniti sono stretti alleati di Arabia Saudita e Qatar, è chiaro che i primi finanziatori dei gruppi estremisti negli ultimi 3 decenni, tra cui al-Qaida, siano infatti Arabia Saudita e Qatar… L’Arabia Saudita è la maggiore  fonte mondiale di fondi per gruppi islamisti come taliban e Lashkar-e-Taiba, ma il governo saudita è riluttante a limitare il flusso di denaro“. Anche se i leader di Arabia Saudita non sono direttamente responsabili del sostegno diretto alle attività anti-americane, i terroristi ne sarebbero ostacolati senza il flusso di denaro dal regno. Il Rapporto della Commissione 9/11 conclude che gli attacchi terroristici negli Stati Uniti sarebbero stati impossibili senza finanziamenti esterni assai generosi: “Gli ideatori del 9/11 infine spesero tra i 400000 e i 500000 dollari per pianificare e condurre l’attacco… I dirottatori spesero più di 270 mila dollari negli Stati Uniti… Le spese aggiuntive inclusero viaggi per avere passaporti e visti per recarsi negli Stati Uniti, le spese sostenute dai capi del complotto, nonché le spese delle persone scelte come dirottatori che infine non parteciparono.”
Se venisse accertato che i sauditi hanno lo zampino negli attentati di Volgograd, ciò vorrebbe dire una cosa. L’Arabia Saudita non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivere nei suoi confini attuali e sotto il regno della dinastia attuale. A differenza di certi vecchi amici di Damasco, la protezione diplomatica del regime dei Saud difficilmente rientra nell’agenda di Mosca. Riyadh potrebbe pagare cara aver ignorato le lezioni di Stalingrado nella Seconda Guerra Mondiale.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

“DEFAULT USA” VS “DESTABIZZAZIONE DELL’ UCRAINA”

Postato il Giovedì, 06 febbraio
DI NIKOLAI MALISHEVSKI
 
 
Alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera l’opposizione ucraina e gli Stati Uniti hanno sostanzialmente concordato un piano per costringere Viktor Yanukovich a capitolare. Arseniy Yatsenyuk ha detto che questopiano d’azione è stato preparato con la partecipazione diretta dei rappresentanti occidentali, dopo un incontro con il segretario di Stato americano John Kerry e con i funzionari dell’UE. Mentre «Euromaidan» continua a puntellare le tende nelle piazze, dando prova di voler restare li per tutto il tempo che servirà, il Dipartimento di Stato ha definito un termine entro il quale l’operazione di cambio di regime in Ucraina dovrà essere  completata:24 marzo. Questo è il modo in cui si può interpretare il messaggio apparso sul sito ufficiale del Dipartimento di Stato USA il 24 gennaio (vedi sotto).
 
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« Travel Alert per l’Ucraina . Il Dipartimento di Stato americano informa i cittadini USA dei rischi potenziali di un viaggio in Ucraina per disordini politici in corso e per i violenti scontri tra polizia e manifestanti. La violenza correlata alle forma di protesta, soprattutto a Kiev, è aumentata bruscamente dal 19 gennaio causando diversi morti e centinaia di feriti. I manifestanti hanno occupato Piazza Indipendenza di Kiev e diversi edifici governativi, sia a Kiev che in altre città in tutta l’Ucraina. Gruppi di giovani, che tutti chiamano “titushky” hanno attaccato giornalisti e manifestanti ed hanno commesso atti di violenza occasionale a Kiev e in altre città. Si consiglia ai cittadini USA di evitare le aree di protesta, le dimostrazioni e i grandi raduni. Si avvisa inoltre che residenze o alberghi di cittadini USA in prossimità delle zone delle proteste devono essere abbandonate o, comunque, si deve restare in casa, forse per diversi giorni, perché potrebbero verificarsi scontri. Questo avviso scade il 24 marzo 2014».
 
L’implementazione del piano di cambio di regime molto probabilmente coinciderà con il 7 febbraio. Ci saranno altri due eventi significativi in questa data: l’inizio dei Giochi Olimpici di Sochi e il termine della sospensione del tetto sul Debito di stato Usa concordato tra il Presidente e il Congresso.
 
Oggi, come sei mesi fa, quando la situazione in Siria si deteriorò bruscamente e tutti si aspettavano l’inizio di una campagna militare contro quel Paese, i maestri del dollaro della Federal Reserve e il governo degli Stati Uniti, ancora una volta devono affrontare lo stesso dilemma: dovranno dichiarare l’ “AMERICA in default” o dovranno alzare, un’altra volta, il tetto del debito pubblico ed inasprire ancora le misure di austerità?  Sulla scena internazionale questo dilemma è direttamente collegato alla necessità di rivalutare lo status e il ruolo della valuta americana .
 
maestri del dollaro non riescono più a risolvere il problema che sta rendendo difficile la vita dell’America. Negli ultimi anni hanno sempre rinviato qualsiasi soluzione, facendo passare questo problema in secondo piano grazie a cataclismi ( naturali o provocati) che sono serviti a distrarre l’attenzione dalla drammatica situazione in cui versa la moneta americana. Ora si sta ravvivando la fiamma intorno al problema che è stato rinviato a febbraio, dopo che qualcosa di simile si era già verificato lo scorso autunno, tra le vicende drammatiche che hanno fissato l’attenzione del mondo intero sulla Siria (il dramma di quel paese è stafu istigato dagli alleati che l’America ha tra i terroristi islamici che inventarono un falso «attacco chimico» ad agosto 2013). Qualcosa di simile sta focalizzando l’attenzione del mondo dei media anche oggi, ma questa volta il ruolo del « protagonista della distrazione » è stato affidato ai tumulti ed ai massacri delle strade di Kiev e di altre città ucraine.
 
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Confrontiamo le due illustrazioni sopra : sono identiche. Nella figura incorniciata in rosso le istruzioni sono state scritte in arabo da specialisti americani durante la prima fase della «protesta popolare» in Siria (2011). QuelleIncorniciate in giallo sono state scritte in ucraino ad uso degli attivisti di Maidan-Kiev.
 
Il problema di un default USA è diventato un problema importante nel 2008, subito dopo la dichiarazione di Mosca, nella quale si annunciava che la Russia stava lavorando per una integrazione economica dei paesi eurasiatici. Poi gli americani sono riusciti a distrarre l’attenzione del mondo con il massacro nella Ossezia del Sudche cominciò per mano dei burattini americani in Georgia nel giorno di apertura delle Olimpiadi di Pechino ed anche quello in cui il mondo dei media chiamò « giorno dell’inizio della crisi economica globale ».
 
Una bancarotta della «superpotenza globale», il crollo del sistema monetario e quello del dollaro non avverranno molto probabilmente subito dopo il 7 febbraio, malgrado la crisi finanziaria ed economica più grave dai tempi della Grande Depressione e le proporzioni astronomiche del debito aggregato degli Stati Uniti. I maestri della valuta americana hanno già preparato tutta una serie di crisi che serviranno a dare tregua al dollaro ancora un pò.
 
La crisi « su cui si punta di più » è quella creata in Ucraina, dove gli Stati Uniti sono già pronti ad inviare navi da guerra con il pretesto delle Olimpiadi di Sochi. Grazie alla sensazione che provocano i disordini in Ucraina, i fatti chiave che testimoniano la gravità dei problemi americani restano praticamente dimenticati dal mondo dei media. Come le informazioni sulle dimensioni della diminuzione del reddito reale disponibile (RDI) degli americani dal 1974 in poi (la variazione si può vedere nel grafico qui sotto) :
 
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Ma questi eventi colpiscono particolarmente l’Europa. Ne parlano preoccupati anche dei politici polacchi filo-americani, come l’ex presidente della Polonia A. Kwasniewski , che rappresenta il Parlamento europeo in Ucraina per quanto riguarda il caso Tymoshenko.
 
« La situazione in Ucraina » dice Kwasniewski  « potrebbe uscire completamente fuori dal controllo delle autorità e dell’opposizione con conseguenze estremamente tragiche non solo per gli ucraini, ma anche per l’Unione europea … Il fatto che persone innocenti vengono uccise in Ucraina potrebbe provocare un’ondata di migrazione e di problemi economici … Siamo veramente a rischio di una grave tragedia. Penso che i diplomatici europei, quelli dei paesi vicini e quelli polacchi dovrebbero essere molto più sensibili a queste questioni. Potremmo entrare in una spirale di eventi che non saremo più in grado di fermare .. » .
 
Oltre alla crisi in Ucraina, che serve a distrarre l’opinione pubblica internazionale dalla imminente lotta per il futuro del dollaro, a Capitol Hill si stanno preparando altre « tre crisi di riserva » in Thailandia, in Egitto e in Siria. Alla vigilia delle Olimpiadi, Damasco dovrebbe riferire in merito alla soppressione delle sue armi chimiche. Il piano adottato nel novembre scorso prevede che le armi siano completamente rimosse dal paese entro il 5 febbraio. Tuttavia, la Siria sarà chiaramente in ritardo oltre il massimo ritardo. Ma sia le incombenze che Damasco adempirà (disarmarsi di fronte ad un potenziale aggressore ) sia quelle che potrebbe non-adempiere ( in materia di armi chimiche)  comunque offriranno tutte a Washington un pretesto per intensificare le sue azioni contro la Siria: l’ultima frontiera della Russia in Medio Oriente.
 
Non per nulla alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, gli Stati Uniti hanno tentato ancora una volta di parlare alla Siria usando la lingua degli ultimatum, e gli islamisti radicali degli Emirati del Caucaso, quelli che combattono dalla parte dei ribelli siriani, sono già pronti ad agire in Ucraina, dopo aver chiesto ai loro alleati di «estendere la jihad» , sia in Siria che nel Caucaso settentrionale.
 
NIKOLAI MALISHEVSKI
 
 
 
Il testo italiano di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonteComeDonChisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque.Primario
http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=12901&utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

6 febbraio 2014
Gaffe della vice di Kerry: “L’Ue si fotta”
Gli Usa accusano: “Colpa degli 007 russi”
Sul web l’audio della chiamata, imbarazzo nella segreteria di Stato americana
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/2014/notizia/usa-vice-di-kerry-l-ue-si-fotta-_2025625.shtml

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=MSxaa-67yGM

Boldrini onnipresente

vedo ovunque Maria Antonietta Boldrini in ogni trasmissione, lagnandosi per le ingiurie ricevute.
Lei che si è sostanzialmente resa complice nel derubare gli italiani di 7,5 miliardi per darli alle banche e va in giro pure a fare la martire.
La deputata grillina che ha preso le mani nel viso NIENTE.
Deve ringraziare magari.

Democrazia, tolleranza e eguaglianza 2.0