Ghiaccio e risorse: l’Artico come nuovo scenario geopolitico. Il 19 febbraio alla Camera

ma si va, deprediamo pure l’Artico, spolpiamo tutto e devastiamo

05/02/2014 Redazione Geopolitica & Teoria

L’Oceano Artico negli ultimi decenni ha cominciato a rivestire un ruolo sempre più importante grazie al cambiamento delle condizioni climatiche e l’esplorazione di vaste aree finora inaccessibili, creando nuove opportunità commerciali, economiche e militari. Nelle profondità del Mare Artico giace il 25% delle risorse mondiali. Inoltre l’apertura di due nuove rotte commerciali ha innescato una ristrutturazione dei traffici transcontinentali in termini di costi di trasporto e tempi di percorrenza. A questi fattori economici, commerciali e strategici, che stanno attualmente modificando lo scenario artico, se ne aggiunge uno altrettanto importante, quello politico-giuridico. La regione artica è diventata il centro di nuove tensioni internazionali e rivendicazioni territoriali.

Il nostro Paese ha una lunga tradizione di presenza scientifica e di esplorazione nella regione artica e grazie a queste attività l’Italia ha ottenuto nel maggio 2013 lo status di Osservatore Permanente nel Consiglio Artico, ed è stata incoraggiato ad intensificare le sue attività nell’area. Per tali ragioni l’IsAG intende portare all’attenzione delle istituzioni e dei cittadini italiani la rilevanza geopolitica ed economica della regione artica attraverso un confronto tra i numerosi attori coinvolti.

Per discutere di questi argomenti l’IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie) organizza per mercoledì 19 febbraio 2014, ore 9.00, presso la Camera dei Deputati, Palazzo Marini, Sala delle Colonne, Via Poli 19 in Roma, la conferenza Ghiaccio e risorse: l’Artico come nuovo scenario geopolitico. Partecipano gli Ambasciatori di Canada, Danimarca, Russia e Svezia. Sono stati invitati i rappresentanti diplomatici di Finlandia, Norvegia e USA.

Per prendere parte all’evento è necessario registrarsi entro il 17/02/14 a eventi@istitutogeopolitica.eu, comunicando nome, cognome, eventuale ente di afferenza, indirizzo e-mail di ciascun partecipante. Giornalisti e fotografi sono tenuti a comunicare anche eventuali apparecchi di registrazione. L’accesso alla sala è consentito fino al raggiungimento della capienza massima.

CLICCARE QUI PER LA LOCANDINA COL PROGRAMMA COMPLETO (pdf)
http://www.geopolitica-rivista.org/cms/wp-content/uploads/locandina190214.pdf

Ore 8.45 – Registrazione dei partecipanti

Ore 9.00 – Saluti e introduzione

On. Andrea Colletti (Camera dei Deputati, Membro)
Luigi Nicolais (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Presidente)
Tiberio Graziani (IsAG, Presidente)

Ore 10.00 – Panel istituzionale

S.E. Ruth Evelyn Jacoby (Regno di Svezia, Ambasciatrice)
S.E. Birger Riis-Jorgensen (Regno di Danimarca, Ambasciatore)
S.E. Sergej Razov (Federazione Russa, Ambasciatore)
S.E. Peter McGovern (Canada, Ambasciatore)

Ore 12.00 – Panel tecnico

Enrico Brugnoli (CNR, Direttore di Dipartimento)
Alessandra Caruso (IsAG, Ricercatrice associata)
Paolo Sellari (Università Sapienza, Docente)
Gianfranco Tamburelli (CNR, Ricercatore ISGI)
Marco Filippo Tornetta (Ministero degli Esteri, Senior Arctic Officer)

Ore 14.00 – Conclusioni e dibattito col pubblico

Modera Dario Citati (IsAG, Direttore di programma).
Sono stati invitati rappresentanti delle delegazioni diplomatiche di Finlandia, Norvegia e Usa
http://www.geopolitica-rivista.org/25013/ghiaccio-e-risorse-lartico-come-nuovo-scenario-geopolitico-il-19-febbraio-alla-camera/

L’attacco alla lotta dei facchini continua: è il turno di Arci, Libera e Cgil

Arci, Libera e Cgil non sono antifascisti in lotta per il bene dei lavoratori? MENO MALE. Da bravi capitalisti, stanno con il padrone perché è una cooperativa? Antirazzisti si, MA SOLO SE IL MIGRANTE obbedisce e si fa schiavizzare.  Solidarietà ai lavoratori e ottimo lavoro dei cobas
L’attacco alla lotta dei facchini continua: è il turno di Arci, Libera e Cgil
Pubblichiamo un comunicato dei S.I.Cobas che entra nel merito dell’intervento congiunto con cui CGIL, LIBERA e ARCI Bologna aggrediscono gli operai della logistica, vedi : http://www.cgilbo.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/565

A Bologna l’apparato si è mosso al completo tentando con ogni mezzo di piegare la rigidità e la resistenza degli operai della Granarolo. Non sono pochi gli errori con cui goffamente l’establishment cittadino si scaraventa contro i facchini, mostrando soprattutto la sua debolezza politica! Il più recente è l’EPIC FAIL di Carlo Lucarelli che nella lettera di scuse, uscita successivamente alla richieste di spiegazioni pubblicate sul sito wumingfoundation per gli interventi contro gli operai, si giustifica dicendo di essere stato esortato ad intervenire sul clima politico generale del paese. Pura menzogna! Il Fatto Quotidiano ci tiene a precisare che l’oggetto dell’email inviata a tutte le redazioni della stampa cittadina, contenente le dichiarazioni di Lucarelli, vedeva il titolo “vertenza facchini”.

In rete sono in molti a chiedere allo scrittore di rendere noti gli autori delle pressioni che hanno imposto allo scrittore, ormai vero Don Abbondio, di criminalizzare gli operai. Ma tutto tace. A rilanciare l’aggressione contro gli operai arrivano il giorno seguente CGIL, LIBERA e ARCI, che facendo eco alle gravissime dichiarazioni del numero 1 di Lega Coop nazionale, e in sostanza approfondendo la criminalizzazione contenuta nelle prima dichiarazioni di Lucarelli, danno esplicita solidarietà al padrone della Granarolo. Su questo ultimo passaggio vale la pena accennare ad un fatto che inizia ad assumere caratteristiche come minimo grottesche: dopo le agghiaccianti immagini del Lager di Lampedusa, gestito da Lega Coop, abbiamo assistito ad un forte aumento di certa propaganda antirazzista da parte della lega delle cooperative e delle sue propagini nella così detta società civile e sindacale. Imponente è l’operazione di marketing che fa riempire le loro pagine web di comunicati e interventi a favore della chiusura dei CIE e le dichiarazioni di antirazzismo. Eppure gli uffici stampa non possono esimersi dal pubblicare i comunicati che propongono, giustificano e avallano gli arresti di operai migranti sindacalisti, l’uso di gas velenosi contro i facchini, le minacce di rimpatri agli operai migranti più attivi, e non in ultimo la rivendicazione politica del sistema di schiavitù della logistica in Italia che massacra le vite di decine di migliaia di operai per lo più migranti. Gli operai e i facchini di Bologna ne stanno discutendo consapevoli che intorno alla vertenza Granarolo, è arrivato il tempo di chiedere conto non solo ai padroni, ma all’intero sistema di potere che ne tutela e garantisce gli interessi, terzo settore (sedicente solidale e “antirazzista”) compreso.
Ascolta Eleonora del Laboratorio Crash che smonta e capovolge l’accusa della CGIL di fomentare una guerra tra poveri:
https://soundcloud.com/radiocittadelcapo/eleonora-crash-1

Leggi il comunicato dei S.I.Cobas che interviene sulle questioni sollevate dal comunicato congiunto CGIL, LIBERA, Arci contro i facchini di Bologna:

Altro giro, altra corsa…. continua la campagna mediatica intorno alla lotta dei lavoratori della Granarolo ed al movimento politico rivendicativo che sta investendo il settore della logistica nazionale.
E’ di ieri il documento di ARCI, Libera e CGIL bolognesi. Cambiano gli estensori, le forme, ma i contenuti sostanziali rimangono gli stessi.
Un elemento appare evidente alla disamina del testo, il centro del ragionamento è ancora quello usato negli scorsi giorni da Calzolari, dai politici suoi amici, dalle associazioni padronali: la lotta della Granarolo, e, per estensione, le lotte del settore logistico, ed, in assoluto, tutte le lotte politico sindacali, danneggiano gli interessi del padronato, quindi anche di tutti i lavoratori.

Un concetto elementare ma sostanziale, che vede l’azienda, gli interessi economici del padrone, la libertà di impresa, il mercato, quali elementi immanenti, imprescindibili, dati in natura. Ogni altra variabile è, e deve essere, subordinata.
In questo caso, per non dilungarci, i diritti di decine di lavoratori Granarolo e di centinaia di migliaia della logistica, sono quindi un dato accidentale. Che si parli di salari da fame, di taglieggiamenti di buste paghe, di condizioni di sfruttamento di stampo ottocentesco, di assenza di diritti elementari, di licenziamenti politici per ritorsione, di minacce, soprusi, razzismo, non ha alcuna importanza.

Le vittime di questo sistema, quando osano scegliere la lotta sindacale e politica per modificare la loro condizione economica, sociale, umana, rifiutandosi di ricorrere a sindacati e partiti manifestamente e complessivamente schierati con i responsabili della loro condizione (anche alla Cgil, sempre schierata, in tutte le aziende fino ad oggi coinvolte, contro le lotte dei facchini), divengono immediatamente dei perturbatori dell’ordine pubblico e della pace sociale. Mettono a rischio il quadro economico del settore e dell’intero paese, conculcano la libertà dei più deboli (?), diventano persino dei criminali che minacciano la sicurezza e l’incolumità delle persone.

La tesi, per cui le vittime diventano carnefici, i licenziati aguzzini, gli sfruttati dei mafiosi, i pestati, trascinati, accecati, arrestati dei pericolosi e violenti criminali, è un paradosso solo per chi è schierato realmente dalla parte degli sfruttati.
Solo per chi condivide, facendone parte, la stessa condizione di classe; solo per chi non vede negli immigrati pura forza lavoro in funzione del profitto, né soggetti dalle cui disgrazie trarre benefici economici, dietro la farsa dei sentimenti umanitari, né un nemico per il proprio, presunto, stolido, benessere. Per noi, dunque, i lavoratori immigrati sono fratelli, al cui fianco lottare, contro il sistema che li vorrebbe inermi e disponibili al sacrificio. Per gli altri valgono i valori e la legge del più forte.

Gli estensori del documento fanno oggettivamente parte di questo sistema. Parlano di bisogni dei cittadini (quali cittadini e quali bisogni: forse quello del latte di Granarolo? suvvia), e di sofferenza (quella implicita nella condizione di forza lavoro sfruttata? non crediamo, più probabilmente quella propria della condizione di minorità in cui vorrebbero tenere i lavoratori immigrati, per poter poi esercitarsi nelle loro virtù, quando non trarne utili).

Parlano di confronto libero e democratico e di luoghi di compensazione del conflitto.
Sembra che non sappiano di cosa stanno parlando; pur considerando questa ipotesi improbabile, li invitiamo comunque, prima di prendere posizione, a leggersi, anche solo la cronaca, degli eventi dei mesi scorsi fino ad oggi.

Potrebbero trovarvi le ragioni della lotta: il taglio dei salari, la condizione di sfruttamento, i licenziamenti politici; i passaggi nei luoghi di compensazione del conflitto: l’accordo in Prefettura di giugno 2013, il ricatto della cassa integrazione; la non applicazione dello stesso accordo nei mesi a seguire da parte dei padroni; le denunce, le botte e gli arresti; ed anche le dichiarazioni di Calzolari che sbeffeggia il Prefetto, il suo ruolo, i licenziati, dando il via ad una campagna mediatica di criminalizzazione dei lavoratori, parlando di scorta e presunte minacce.
Parlano di cooperative fittizie, non appartenenti alle associazioni principali (leggi Legacoop) che approfittando dell’ignoranza e dei bisogni degli immigrati, abbassano il livello di tutele nel settore. Propongono come soluzione di valutare la situazione, ed alzare l’asticella dei diritti per impedire l’infiltrazione criminale.

Passi per i due rappresentanti delle associazioni, ma il segretario della Cgil non può non sapere che non esistono rischi di infiltrazioni criminali per il semplice motivo che la presenza criminale (nel senso comune del termine) è già ben oltre il livello del rischio di infiltrazione.
Il settore vede già la presenza esplicita di organizzazioni che gestiscono consorzi e cooperative, gli atti della magistratura parlano chiaro in tal senso; nello stesso tempo, la logistica costituisce terreno fertile per l’attività imprenditoriale/finanziaria delle mafie.

Altro discorso per le cooperative “fittizie” ed il ruolo di garanzia, quale antidoto, della Legacoop.
Due le ipotesi, o si tratta di una provocazione esplicita e spudorata, una marchetta nei confronti di Legacoop, oppure, chi scrive, viene da marte. Propendiamo per la prima.

SGB quindi è da considerarsi “fittizia”? Non interna a Legacoop/Granarolo? Bene, ma il signor Calzolari ha usufruito dei servigi di SGB oppure no? Anche lui non sapeva? Anche lui non ha goduto degli effetti dell’attività di SGB? I salari da fame, l’assenza di diritti, per caso, non hanno determinato un chiaro contenimento del costo del lavoro nel bilancio di Granarolo?

Forse, il segretario della Cgil non è a conoscenza del fatto che la Filt/Cgil (con Fit/Cisl) ebbe un incontro, presso la sede di SGB, il 31 gennaio 2011, con i responsabili della cooperativa Work Project e Global Logic (due delle cooperative del consorzio SGB).

In quella sede venne siglato un accordo che prevedeva, in 11 punti, la sistemazione di tutte le gravi irregolarità (straordinari non pagati, livelli di inquadramento non adeguati, norme di igiene e sicurezza non applicate, etc) che viziavano il rapporto esistente con i soci lavoratori.
Tale accordo avrebbe dovuto essere applicato a partire dal 01 novembre 2012 (quasi due anni dopo !!)

A distanza di due anni, in sede di verifica dell’applicazione di quanto sottoscritto, risultarono diminuite le irregolarità più macroscopiche, ma altre erano ancora presenti. Nonostante questo le sigle sindacali succitate, sottoscrissero un verbale in cui dichiararono che la situazione era rientrata nell’ambito della normalità.
A partire dal mese di novembre 2012 (proprio quando dovevano essere corrette le buste paga attraverso la piena applicazione del ccnl), furono decurtati i salari dei lavoratori del 35%, in base alla dichiarazione di un presunto stato di crisi.

L’escamotage consente quindi ad SGB e soci, di tornare in possesso di quanto avrebbero dovuto dare, come adeguamento al contratto, ai lavoratori, col beneplacito della Cgil, che oggi annovera SGB tra le componenti “fittizie” della logistica!
Non dobbiamo aspettare l’intervento degli attori sociali ed istituzionali per comprendere questo dato. Sappiamo, come tutti i soggetti che si occupano del settore, che quando i fattori economici connessi alla produzione consentono una migliore accumulazione del capitale, non ha importanza se siano viziati da elementi di illegalità.
Ripetiamo: gli interessi economici dei padroni hanno la priorità su ogni altra considerazione, mentre le farisaiche lamentazioni relative a questi aspetti di illegalità trovano ragione solo in una considerazione di carattere economico, la concorrenza sleale, ma solo quando ad usufruire delle “prestazioni di favore” sono eventuali concorrenti.
Chiudiamo con una considerazione sulla crisi e la tenuta democratica delle comunità.
La crisi ha ragioni precise, connesse al sistema capitalistico. A pagarne gli effetti sono i lavoratori, soprattutto quelli più deboli. I padroni non stanno soffrendo per questa crisi.
La sola garanzia di “tenuta democratica”, qualunque sia l’accezione alla quale fanno riferimento gli estensori del documento, è quella data dal protagonismo sindacale e politico della classe operaia, ogni altra ipotesi è mistificatoria.
La lotta dei lavoratori della Granarolo continua e continuerà, insieme a quella di tutti gli altri lavoratori, della logistica e non solo, piaccia o meno ai nostri interlocutori.
6 febbraio 2014 – Sindacato Intercategoriale Cobas

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/10564-lattacco-alla-lotta-dei-facchini-continua-è-il-turno-di-arci-libera-e-cgil

visto su CDC
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=189895#189895

Addio a Susanna e alla mucca Carolina: chiudono gli ex stabilimenti Invernizzi

Caravaggio, 06 feb. – Chi non conosce la dolcissima “Susanna tutta panna” e la sua amica, la mucca Carolina? Ebbene sulla dive indiscusse delle pubblicità del Carosello degli omonimi formaggini prodotti dalla ditta Invernizzi fin dagli anni 30 cala ora il sipario.

Il gruppo francese Lactalis, che ha acquistato anche la Parmalat, ha deciso di avviare una ristrutturazione aziendale che implica la chiusura degli stabilimenti Invernizzi di Caravaggio, nel bergamasco, e di Introbio, a Lecco per un totale di 218 lavoratori “fissi” e 40 interinali con contratto in scadenza a fine anno.

Lontani sono dunque i tempi in cui le nostre “dive” venivano lanciate dagli elicotteri degli Invernizzi sulle spiagge della costiera romagnola per la gioia di grandi e piccini. Oggi invece sono contese solo dagli appassionati del modernariato e del vintage tanto che alcuni pupazzi di Carolina possono raggiungere i 200 euro tanto che alcuni dipendenti, visti gli sviluppi, stanno pensando di venderli su e-bay.
Per i lavoratori si preannuncia un periodo di agitazioni sindacali che hanno gia programmato scioperi e blocco degli straordinari su tutti gli stabilimenti. Il sottosegretario alle politiche agricole, Maurizio Martina ha annunciato che per lunedì prossimo ha convocato al ministero a Roma Jean-Marc Bernier, amministratore delegato del Gruppo Lactalis Italia per chiarire quali siano le strategie occupazionali e di sviluppo del gruppo.

Gianluigi Bramaschi, della segreteria Fai Cisl, ha dichiarto: “Ci impunteremo affinché non ci siano lavoratori di serie A e di serie B. Chiederemo la ricollocazione di tutti gli operai, interinali compresi. Se l’azienda ha dichiarato di voler mantenere i volumi produttivi, dovrà impegnarsi anche su questo punto”. Sembra che la ditta sia intenzionata a trasferire i dipendenti presso gli stabilimenti di Casale cremasco, vicino a Cremona, ed a Certosa e Corteolona nel Pavese, a più di 60 km di distanza. Si dice preoccupato invece Valentino Rottigni, della Flai Cgil del “ ragionamento, illustrato da Lactalis, secondo il quale i dipendenti seguiranno il reparto, dunque il prodotto di appartenenza negli stabilimenti di destinazione. È necessaria, invece, una riflessione diversa con criteri differenti di assegnazione degli operai che tengano conto dell’equilibrio nella conciliazione dei tempi di lavoro con quelli familiari: le madri lavoratrici vanno tutelate. L’auspicio è che siano concordati percorsi personalizzati”.

Sul caso è intervenuto anche il Pd di Treviglio: “La chiusura dell’ex Invernizzi influirà anche sull’indotto generato dalla produzione sin qui realizzata coinvolgendo ancora una volta il nostro territorio”. Forse dimentica che molti colleghi di partito sono ferventi sostenitori e promotori di privatizzazioni e svendite di grandi e piccoli marchi italiani che stanno devastando ogni settore del comparto industriale nazionale.

Cesare Dragandana
http://www.ilprimatonazionale.it/2014/02/06/addio-a-susanna-e-alla-mucca-carolina-chiudono-gli-ex-stabilimenti-invernizzi/A

TUTTI I DECRETI SALVABANCHE CANCELLATI DALLA CONSULTA

la Megera delle banche Boldrini prima o poi decapita anche la Consulta…….

Elio Lannutti:

TUTTI I DECRETI SALVABANCHE, APPROVATI DAL 1999, DA GOVERNI CAMERIERI DEI BANCHIERI SONO STATI CANCELLATI DA QUEL GIUDICE A BERLINO: LA CONSULTA !

Anche il decreto 133/2013 (ennesimo ‘Salva-banche’), che scippa 7,5 miliardi di euro da un Ente pubblico, utilizzando la partita di giro (o raggiro) delle riserve ordinarie e straordinarie di Bankitalia, per rafforzare il patrimonio di banche ed assicurazioni private, potrebbe finire davanti la Corte Costituzionale. Adusbef e Federconsumatori, hanno dato mandato ai loro legali ed esperti giuristi che hanno maturato una notevole esperienza nelle eccezioni di incostituzionalità dei “decreti-salvabanche”, tutti approvati dai Governi di turno a partire dal 1999, finiti davanti alla Consulta e tutti cancellati per eccesso di delega, decretazione di urgenza, evidente violazioni delle norme costituzionali.

1) il D.L. 133/2013 ha sostanzialmente privato i cittadini anche della sovranità economica nonché della quota parte spettante a ciascun italiano delle riserve auree DETENUTE, oggi senza più alcun titolo, dalla Banca d’Italia e di fatto cedute ad istituti e banche private, italiane e non;

2) il D.L. 133/2013 eliminato qualsiasi potere di veto del Governo e del Ministero del Tesoro sulle decisioni assunte dalla Banca d’Italia, che unitamente alla possibilità di acquisto da parte di soggetti stranieri, ha definitivamente privato il popolo italiano della possibilità di riacquistare la propria sovranità monetaria, che, con l’ingresso dellItalia nel SEBC, è stato attualmente affidato alla gestione della BCE;

3) che detto decreto legge è stato approvato violando la Costituzione (art 47 e 77 Cost.) e soprattutto violando la buona fede dei cittadini ai quali è stata tolta la proprietà di un bene che gli appartiene dalla nascita in quanto cittadini italiani;

4) che l’assemblea degli azionisti della Banca d’Italia ha già deliberato a porte chiuse il suddetto aumento di capitale in data 23 dicembre 2013, cioè prima dell’approvazione del D.L. 133/2013, con possibile abuso del proprio potere;

5) che tutto ciò viola lo Statuto della Banca d’Italia che prevedeva la secca esclusione della partecipazione “privata” al capitale dall’art 20 R.D. 375/1936, espressamente abrogato, invece, dal decreto in parola;

6) che pur di ottenere l’approvazione forzata del D.L. 133/2013, è stato utilizzato lo strumento della “ghigliottina”, ma che non è previsto dal Regolamento della Camera se non come “interpretazione” e che non era mai stata utilizzata in tutta la storia della Repubblica Italiana.
http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.it/2014/02/tutti-i-decreti-salvabanche-cancellati.html

MOSCOU, SOUTENUE PAR PEKIN, DENONCE (ENFIN) UN COUP D’ETAT AMERICAIN EN UKRAINE !

Luc MICHEL pour PCN-INFO / 2014 02 06 / avec LVDR – PCN-SPO /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office  PIH - LM ukraine moscou accuse les usa (2014 02 06) FR

« les Etats-Unis misent sur un coup d’Etat (…) les Américains dépensent 20 millions de dollars par semaine pour financer l’opposition et les rebelles, y compris pour les armer »

– Sergueï Glaziev, conseiller du Président Poutine.

« le soutien occidental à l’économie ukrainienne ne sera pas une montagne d’argent »

– Lady Ashton, commissaire ‘européen’.

Les Occidentaux – USA – NATO – UE – tentaient à nouveau ce jeudi de faire pression en faveur du pseudo « dialogue en Ukraine » (sic) avec la visite à Kiev d’une haute responsable américaine, Victoria Nuland, sommée par Moscou de ne pas “faire du chantage” à Kiev…

Au lendemain d’un avertissement russe contre tout changement de cap en Ukraine, la secrétaire d’Etat américaine adjointe, Victoria Nuland, est arrivée à Kiev et a immédiatement rencontré les trois principaux dirigeants de l’opposition, Vitali Klitschko, Arseni Iatseniouk et le leader néofasciste Oleg Tiagnybok. Elle devait rencontrer dans la journée le président Viktor Ianoukovitch, a-t-on appris auprès de l’ambassade des Etats-Unis.

Sa visite, venant après celle, coordonnée, de la chef de la diplomatie européenne Catherine Ashton mercredi, s’inscrit dans ce que les médias de l’OTAN nomment « les efforts de l’Occident en faveur du dialogue en Ukraine pour mettre fin à la longue crise politique déclenchée en novembre par l’opposition de milliers de manifestants à la volte-face pro-russe du pouvoir ». Nuland présentera les résultats de ses entretiens vendredi lors d’une conférence de presse à Kiev, a indiqué l’ambassade des Etats-Unis.

 MISE EN GARDE DE MOSCOU QUI DENONCE UNE TENTATIVE DE « COUP D’ETAT »

Ce Jeudi, au moment même de l’arrivée de Mme Nuland, le Kremlin a haussé le ton, sommant les Etats-Unis de cesser de “faire du chantage” vis-à-vis de l’Ukraine et de financer “les rebelles” dans ce pays. “L’Occident doit arrêter le chantage et l’intimidation dont l’exemple est la rencontre de Nuland avec les oligarques, les représentants du président et de l’opposition”, a déclaré le conseiller du Sergueï Glaziev dans une interview au quotidien Kommersant Ukraine

“Autant que nous sachions, elle a menacé les oligarques de les placer sur une liste noire américaine si le président Ianoukovitch ne cède pas le pouvoir à l’opposition. Cela n’a rien à voir avec le droit international”, a-t-il poursuivi.

“Il semble que les Etats-Unis misent sur un coup d’Etat”, a dit encore M. Glaziev en affirmant que les Américains dépensent “20 millions de dollars par semaine pour financer l’opposition et les rebelles, y compris pour les armer”. M. Glaziev dénonce aussi “une tentative de coup d’Etat en Ukraine” que le pouvoir doit, selon lui, combattre par la force pour éviter “le chaos”.

La veille déjà, le porte-parole du président Vladimir Poutine, Dmitri Peskov, a déclaré que Moscou maintiendrait son aide de 15 milliards de dollars à l’Ukraine et la baisse de 30% du prix du gaz à condition que Kiev respecte de son côté ses engagements.

UN DOCUMENT AUDIO CONFIRME LES ACCUSATIONS DE MOSCOU

A noter qu’un document choc diffusé depuis ce matin confirme les accusations de Moscou.

Il s’agit de l’enregistrement de l’interception de conversations téléphoniques entre les chefs de l’opposition ukrainienne et le trio Victoria Nuland, l’ambassadeur US en Ukraine Jeffrey Payet and la commissaire européenne. Qui coordonnent un renversement du gouvernement ukrainien.

Voir cette bombe politique :

http://www.lucmichel.net/2014/02/06/lucmichel-net-breaking-news-us-coup-in-ukraine/

 SOUTIEN TOTAL DE PEKIN A LA POSITION RUSSE SUR LE COUP D’ETAT RAMPANT EN UKRAINE

Le président russe Vladimir Poutine et son homologue chinois Xi Jinping ont sévèrement condamné ce jeudi à Sotchi l’ingérence extérieure dans la situation actuelle en Ukraine qui est en proie à des troubles massifs depuis la mi-janvier, a annoncé Dmitri Peskov, porte-parole du chef de l’Etat russe.

“La situation en Ukraine a été abordée. Les deux parties ont insisté sur l’inadmissibilité de toute ingérence extérieure dans les événements en cours dans ce pays. Une telle ingérence a été très sévèrement condamnée”, a déclaré M.Peskov. Et de préciser que cette condamnation avait été exprimée par la partie chinoise, geste diplomatique fort, et soutenue par la partie russe.

Le président de la République populaire de Chine (RPC) Xi Jinping se trouve à Sotchi du 6 au 8 février pour assister à la cérémonie d’ouverture des JO. C’est le premier déplacement de Xi à l’étranger en 2014. C’est aussi pour lui une visite de travail en Russie.

 UN « PLAN MARCHALL » OCCIDENTAL POUR ARRACHER KIEV A LA RUSSIE …

MAIS LES CAISSES SONT VIDES

Pendant ce temps, les Occidentaux complotent. Mercredi, Lady Ashton a demandé à l’Ukraine de « faire plus pour sortir de la crise qui secoue le pays » (sic) depuis plus de deux mois. Elle a souhaité que “le mouvement s’accélère” …

Les Occidentaux, USA et ses valets de Bruxelles main dans la main, tentent de mettre sur pied un « plan marchall » pour arracher Kiev à la Russie et contrer l’aide russe. Mais les caisses sont vides à Washington comme à Bruxelles.

Lady Ashton a donc du préciser que « l’UE était prête à soutenir les réformes et à contribuer à l’enquête sur les violences du mois dernier ». Mais que « le soutien occidental à l’économie ukrainienne, actuellement à l’étude, ne sera pas une montagne d’argent », a-t-elle cependant prévenu. Au grand poker menteur ukrainien, les Occidentaux bluffent mais n’ont pas les moyens de leurs arrogantes prétentions. Moscou les a et a déjà mis 3 milliards de dollars sur la table.

Ajoutons que Gazprom a aussi remis les pendules à l’heure à Kiev. La dette ukrainienne pour ses fournitures de gaz impayées va atteindre 4 milliards de dollars. Qui les payera sans une aide russe compréhensive ?

Luc MICHEL

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LE CANADA ESPIONNE À L’ÉTRANGER POUR LE COMPTE DE LA NSA !

Agence TEM/ Trans-Europa Médias

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https://www.facebook.com/trans.europa.medias.presse TEM - posts - ACTU Canada NSA (2014 02 06)

Nouvel épisode du feuilleton NSA, le scandale d’espionnage de la décennie …

D’après la chaîne publique de radio-télévision CBC, Ottawa aurait été jusqu’à ouvrir des postes d’espionnages à l’étranger à la demande de la NSA.

Le Canada mène des activités d’espionnage à l’étranger pour le compte de l’agence de sécurité nationale américaine (NSA), rapporte mardi dernier la chaîne publique de radio-télévision CBC. Ottawa a même ouvert des postes d’espionnage à l’étranger expressément à la demande de la NSA, a indiqué CBC en se fondant sur un document de cette dernière et fourni par Edward Snowden, l’ancien consultant de l’agence américaine actuellement recherché par Washington et réfugié en Russie.

Le Canada, via sa propre agence d’espionnage électronique -le Centre de sécurité des télécommunications Canada (CSTC)-, travaille main dans la main avec la NSA dans «environ 20 pays hautement prioritaires», dont certains sont des partenaires commerciaux d’Ottawa, précise le document daté du 3 avril 2013. Le rapport de quatre pages contient des détails opérationnels sensibles que la chaîne publique a préféré ne pas rendre publics, afin de ne pas nuire à des représentants du Canada à l’étranger.

 UNE COLLABORATION DE VASTE AMPLEUR

L’intérêt des Américains pour le travail des Canadiens y est précisé : «Le CSTC partage avec la NSA son accès (…) à des régions inaccessibles aux Etats-Unis». Le document décrit les «relations de coopération étroite» entre les deux agences, qui s’échangent aussi du personnel, et souligne que «chacune des parties voudrait les étendre et les renforcer davantage».

La NSA affirme que le CSTC est une agence de renseignement sophistiquée, disposant d’outils «de collecte, de traitement et d’analyse» de données «élaborés», et qui «a ouvert des sites secrets à la demande de la NSA». Un ex-haut responsable de la NSA devenu l’un de ses détracteurs, Thomas Drake, s’est déclaré guère étonné par l’ampleur de la collaboration entre les agences des deux pays. «C’est comme ça depuis des années», a-t-il dit à CBC.

Fin novembre, la CBC avait révélé, sur la foi d’autres documents récupérés par Edward Snowden, que le Canada avait autorisé les Etats-Unis à surveiller les échanges liés à des chefs d’Etat au cours des sommets du G8 et du G20 de Toronto en 2010.

TEM / avec AFP / 6 février 2014 /

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BREAKING NEWS / US COUP IN UKRAINE …

Luc MICHEL / In Brief / With PCN-SPO / 2014 02 06 /

LM.NET - EN BREF us coup in ukraine (2014 02 06) ENGL

a bomb!

The intercepted phone talks between Assistant Secretary of State Victoria Nuland, the US Ambassador to Ukraine Jeffrey Payet and EU Commissars revealing the details of Western dances with the Ukrainian opposition.

Phone intercept catches U.S. State Department Assistant Secretary Of State Victoria Nuland planning the Ukranian Regime Change coup before her arrival in Kiev.

Video Choc :

English speech, Russian subtitles.

https://www.youtube.com/watch?v=sSx8yLOHSUs

PCN-SPO / LM

http://www.lucmichel.net/2014/02/06/lucmichel-net-breaking-news-us-coup-in-ukraine/

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Luc MICHEL /

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L’Italia è una dittatura fiscale proprio perché è una “democrazia”

Posto qui su RC uno dei formidabili scritti dell’amico Giovanni Birindelli. Spero che tutti i lettori possano trovarne motivo di riflessione e approfondimento.
 
In un recente articolo sul suo giornale, The Fielder, il direttore Federico Cartelli attacca senza mezzi termini lo stato di polizia fiscale instauratosi in Italia con programmi quali l’anagrafe tributaria, “serpico”, il redditometro. Verso la fine dell’articolo, Cartelli riporta una citazione di Attilio Befera secondo il quale “l’evasione e l’elusione fiscale non sono compatibili… con nessun sistema veramente democratico” e chiude l’articolo con la seguente obiezione a quello che efficacemente definisce “l’inquisitore fiscale retribuito coi nostri soldi”: “Una pressione fiscale di quasi il 70% sulle piccole e medie imprese è democratica? Che l’Italia sia il Paese dove i manager pubblici sono pagati di piú e hanno un doppio, triplo incarico è democratico? Portare l’IVA fino al 22% e aumentare costantemente le imposte indirette è democratico? Ricevere cartelle esattoriali che per alcuni sono significate condanne a morte è democratico? Che lo Stato possa impunemente vagliare ogni nostro movimento fiscale, ma tenere all’oscuro le sue spese, è democratico? L’Italia ha smesso da tempo d’esser una democrazia. È solo una moderna dittatura fiscale (grassetto nell’originale).
 
Nella sua obiezione, a mio parere, Cartelli ha confuso i termini del problema e così facendo si è schierato con Befera e con lo stato di polizia tributaria, non contro di essi. Infatti, se al termine “democrazia” diamo il significato che oggi (anche grazie alla costituzione italiana) viene comunemente attribuito a questa parola, ovvero quello di sistema politico basato sulla regola della maggioranza (eventualmente rappresentativa),  l’Italia repubblicana è una moderna dittatura fiscale proprio perché è una “democrazia”, cosa che purtroppo non ha mai smesso di essere.
 
Considerare la democrazia come fine (“… è democratico?”) e non come mezzoper un fine (quello della libertà intesa come assenza di coercizione e, più precisamente, come difesa della sovranità della Legge intesa come regola generale e negativa di comportamento individuale valida per tutti allo stesso modo) fa parte dello schema mentale di Befera e di tutti coloro che sono schierati a difesa del moderno totalitarismo, siano essi di “destra”, di “sinistra”, o “grillini”. Cartelli, nella sua obiezione a Befera, così come quei 1.4k che hanno mostrato di gradirla su Facebook per esempio, ha adottatoesattamente quello schema mentale. “Aumentare costantemente le imposte è democratico?” Si, Cartelli, è “democratico”, così come lo è aumentare costantemente la quantità di denaro a corso forzoso mediante la sua stampa da parte delle banche centrali (tassazione mediante inflazione): né più né meno. Questo è il problema: chi non lo ha capito non ha capito la natura della “democrazia” e dell’idea filosofica di legge su cui essa si basa: la “legge” fiat (il positivismo giuridico). È questa idea filosofica di legge che fa si che in una “democrazia” il potere politico sia limitato esclusivamente dalle procedure burocratiche che esso stesso si dà, cioè che sia illimitato.
 
Metto il termine “democrazia” fra virgolette per distinguere questo sistema politico totalitario dalla democrazia (senza virgolette), cioè da quel sistema politico in cui eventuali decisioni collettive sono limitate dalla Legge intesa come regola generale di comportamento individuale valida per tutti allo stesso modo, la quale è indipendente dalla volontà di chiunque, maggioranza e “popolo” per primi (per la differenza fra “democrazia” e democrazia rimando a questo articolo). In una democrazia, le dimensioni e le funzioni dello stato (con tutto ciò che ne consegue) sarebbero limitate a un minimo coerentemente e non arbitrariamente definito in quanto, a differenza di ciò che avviene in una “democrazia” (dove c’è un produttore di “leggi” fiat), ci sarebbe qualcuno a difesa della Legge.
 
La battaglia per la libertà si gioca sul terreno della Legge, non su quello della democrazia. In altre parole, quella battaglia non si gioca scambiando un obiettivo (quello della libertà) con un mezzo, il quale tra l’altro, quando è la “democrazia”, serve necessariamente a conseguire un obiettivo (la grande finzione di Bastiat) che è opposto alla libertà: nei limiti in cui si fa questo, la partita è già persa.
 
Dove la legge è la “legge” fiat (il provvedimento particolare, cioè la decisione arbitraria dell’autorità, p. es. di quella rappresentativa della maggioranza),come si può anche solo pensare che lo stato possa non espandere continuamente le sue dimensioni e funzioni e con esse la pressione fiscale e l’intrusività nella vita delle persone? In altre parole, dove la “legge” è lo strumento di potere arbitrario invece che il limite non arbitrario al potere, come si può anche solo pensare che la libertà non possa essere progressivamente e necessariamente sempre più devastata dallo stato? Chiedere a uno stato “democratico” di non aumentare continuamente la pressione fiscale, per esempio, è come chiedere a dell’acqua che non è racchiusa dentro un bicchiere di non spandersi sulla superficie del tavolo.
 
La vittoria sul totalitarismo forse non è mai stata così a portata di mano come lo è oggi: ieri non avevamo Bitcoin e l’altro ieri non avevamo internet. Tuttavia, fino a quando la “democrazia” sarà vista dai campioni della libertà come obiettivo invece che come ostacolo; fino a quando alla domanda”… è democratico?” non sarà sostituita la domanda “in base a quale regola generale e negativa di comportamento individuale valida per tutti allo stesso modo …?”, la direzione di marcia sarà verso forme sempre più sofisticate di totalitarismo di massa, le quali necessariamente comporteranno una pressione fiscale, un’oppressione burocratica e un’intrusività dello stato nella vita delle persone sempre maggiori.
 

No Tav, corsa contro il tempo: servono 94mila euro

http://www.lunanuova.it/news/430936/No-Tav-corsa-contro-il-tempo-servono-94mila-euro.html

Sondaggio di Susa: Ltf richiede l’immediato risarcimento, raccolta fondi a quota 121mila euro

I No Tav, proprio come temevano, dovranno pagare subito a Ltf il risarcimento da 215mila euro per aver impedito, nel gennaio 2010, la realizzazione del sondaggio all’autoporto di Susa. La notizia è arrivata mercoledì, non certo come un fulmine a ciel sereno. Trattandosi di una causa civile, la sentenza diventa subito esecutiva, anche in primo grado. I legali del movimento potranno dunque fare ricorso, ma nel frattempo la controparte ha la facoltà di chiedere l’immediato risarcimento, facoltà di cui Ltf ha deciso di avvalersi. La gara di solidarietà, nel frattempo, va avanti: in 14 giorni sono già stati raccolti oltre 121mila euro, ma servono ancora circa 94mila euro in meno di 10 giorni. Nel week-end si moltiplicano le iniziative benefit per sostenere Alberto Perino, la sindaca di San Didero Loredana Bellone e il suo vice Giorgio Vair.

su Luna Nuova di venerdì 7 febbraio

Leggi l’articolo completo cliccando qui!

Risarcimenti, ci prendiamo gusto

http://www.tgvallesusa.it/?p=5186

SCRITTO DA: VALSUSA REPORT – FEB• 07•14
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Risarcimenti, costi, investimenti chiamiamoli come vogliamo sempre soldi sono, ma se a gestirli secondo la UE sono modi delinquenziali allora ci ritroviamo a fotografare quanto segue. Arresti, giudizi e sovvenzioni.

I difensori dei quattro attivisti arrestati il 9 dicembre, hanno chiesto in Cassazione di derubricare l’accusa: – Non si è trattato di un atto di terrorismo ma di un danneggiamento a un compressore da 80mila euro -, sarà una corte composta da giudici popolari, oltre che togati, a decidere se Chiara Zenobi, Mattia Zanotti, Claudio Alberto e Niccolò Blasi siano dei “terroristi”. Dato il reato contestato  “attentato con finalità terroristiche, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, oltre che detenzione di armi da guerra e danneggiamenti”  il processo si celebrerà in Corte d’Assise: il 14 maggio in prima udienza. La novità è nell’atto di citazione a giudizio dei Pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, compare un lungo elenco di persone offese che si potranno costituire parte civile al processo: ci sono anche l’Unione Europea, tramite la Commissione europea, e la Presidenza del Consiglio dei ministri oltre a Ltf, la società che si occupa dei lavori del Tav ed anche 105 tra poliziotti, carabinieri, finanzieri, alpini e operai presenti nel cantiere quella notte.

Nei giorni seguenti i giornali intitolavano l’attacco al cantiere con l’incendio di un compressore e l’efficacia dello schieramento difensivo del cantiere che era riuscito a impedire di torcere anche un solo capello agli occupanti fossero operai, militari o Forze dell’Ordine, quindi già qualcosa non quadra.

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In attesa del processo i quattro, nei giorni scorsi, sono stati trasferiti dal carcere delle Vallette di Torino in altre strutture penitenziarie, a Ferrara, ad Alessandria e a Roma, perché per il tipo di reato contestato, era necessario che fossero detenuti in un regime di sorveglianza particolare in sezioni di alta sicurezza. Il mese scorso il Tribunale della Libertà aveva confermato il reato di terrorismo e la misura del carcere con queste parole: – È ravvisabile la finalità di terrorismo quando l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale.

Tuonano i pentastellati e il movimento No Tav, – lo sapranno che l’Unione Europea non ha mai richiesto all’Italia la costruzione di una linea ad alta velocità tra Torino Lione?. L’Unione Europea non ha mai richiesto all’Italia la costruzione di una linea ad alta velocità tra Torino Lione: è stato il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Rocco Girlanda, ad ammetterlo avanti al Parlamento: – Detto progetto (Ndr. Tav Torino Lione) non è, in effetti, secondo le previsioni europee, un percorso cosiddetto ad alta velocità -, inoltre il Conseil des Ponts et Chaussées (Commissione di controllo del governo francese febbraio 2003) e la stessa Corte dei Conti transalpina si sono pronunciate più volte contro il progetto del Tav Torino Lione.

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Per essere precisi si potrebbe fare solo a saturazione della linea esistente, il business illecito è proprio basato sui dati drogati forniti alla Commissione Europea che hanno permesso all’Italia di rappresentare falsamente alla UE la necessità di creare, nei due paesi confinanti, una nuova linea ferroviaria nell’ambito dell’asse 6 TEN-T, di lì l’internazionalità. Come linea non è prevista ad alta velocità, e non è satura, ma una linea convenzionale sottoutilizzata. Quindi linea convenzionale, no progetto AV no internazionalità!! Dove sarà il danno all’europa?

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È stato approvato il 5 corrente mese, alla Camera dalle Commissioni riunite, all’interno del decreto legge “Destinazione Italia“, l’emendamento a sostegno delle imprese impegnate nella realizzazione di infrastrutture strategiche che subiscano il danneggiamento di materiali, attrezzature e beni strumentali in conseguenza di atti non colposi commessi al fine di ostacolare o rallentare l’esecuzione delle opere. L’ennesima volta che il Ministro Lupi sbandiera questa ulteriore spesa, se fosse quella buona sarebbe un altra truffa speculativa ai danni dei cittadini, chi può dire se i danneggiamenti sono di mano No Tav? Potrebbe succedere a chi lavora al cantiere di dar fuoco a vecchie apparecchiature, spruzzare una scritta No Tav e per buona pace del contribuente, una ditta si farà il parco attrezzature nuovo? Chi può dirlo?

Resta il fatto, del tutto politico, della inquietante somiglianza tra le formule con le quali da un lato si mandano in carcere quattro persone con il reato di “terrorismo” e dall’altro si trovano i soldi delle ditte: “costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale” e ”ostacolare o rallentare l’esecuzione delle opere” significa nell’uno come nell’altro caso che d’ora in avanti allo Stato non basterà più rispondere con l’indifferenza alla richiesta popolare di confronto e alla protesta contro un’opera ritenuta per mille motivi nociva e respinta dalla popolazione (sia il Tav o altra); lo Stato di spazi democratici entro cui prestarsi a un confronto non ne vorrà più sapere, punto e basta. Ciò che per la vicenda Tav è stata indifferenza per vent’anni si trasforma in muscolo d’acciaio e portafoglio mai piangente: lo Stato decide, chi si oppone finisce in galera con accuse non commisurate alla realtà dei fatti, e i soldi per l’opera si troveranno sempre, costi quel che costi.

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Non basta, agli avvocati di Perino, Vair e Bellone, è arrivato il fax dall’avvocato Mittone (LTF) con la richiesta del pagamento di quanto stabilito dalla giudicia del tribunale di Torino, sezione distaccata di Susa, – ci danno 10 giorni di tempo per pagare – dirà Perino storico No Tav – en passant hanno pure sbagliato a farci i conti, l’IVA di  5.107, 73 euro non è dovuta in quanto LTF la scarica. In totale con tutti gli ammennicoli vari ci hanno richiesto 215.043,82 euro e  dopo dieci giorni di tempo se li vengono a prendere. Altri soldi sottoforma di risarcimenti per delle trivellazioni mai eseguite, stralciate dagli ultimi progetti.

colpevoli

Se pensassimo che i delinquenti sono al governo allora si potrebbe dare ragione alla UE nel suo rapporto. Eh sì, perché sulla carta , tutta la carta che sta andando oltre confine, passa solo quella dei processi e dei risarcimenti, come se l’opera fosse già discussa e approvata. Fino a oggi però non è mai passata quella carta inerente all’opposizione, gli esposti, le osservazioni dei Comuni, le delibere e le controindicazioni che danno l’opera per devastante e inutile sia in Francia che in Italia, forse hanno ragione i No Tav a dire che difendono il futuro.