Protesta Granarolo, giornalista riprende forze dell’ordine, portato via!

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E’ andato avanti quasi 5 ore il picchetto organizzato davanti ai cancelli della Centrale del Latte di Bologna dai facchini licenziati a maggio dalla cooperativa Sgb, che gestisce i magazzini della Granarolo, “per aver protestato contro un taglio in busta paga pari al 35% dello stipendio”.
 
 
Ma ad attendere i manifestanti, sopraggiunti davanti allo stabilimento di via Cadriano attorno alle 12 con lo scopo di impedire ai camion di entrare o uscire dai cancelli della Granarolo – alcuni lavoratori della logistica si sono distesi sotto agli automezzi per impedirne il transito – c’erano polizia e carabinieri in tenuta antisommossa, pronti a sgomberare i manifestanti. “Ci hanno colpiti con il manganello, e ci hanno spruzzato in faccia lo spry al peperoncino” raccontano i manifestanti che, in risposta all’intervento della polizia, hanno deciso di bloccare il traffico su via Cadriano a oltranza. I tafferugli poi sono proseguiti per tutto il pomeriggio, e la giornata si è conclusa con cinque persone fermate e condotte in questura, uno dei quali un giornalista, prelevato senza motivo mentre riprendeva la polizia.
 

La Cancelieri offende i giovani che vivono coi genitori

mica tutti i pargoli possono contare sulle amicizie dei genitori che garantiscano loro un lavoro anche a breve termine ma con una buonauscita che un operaio non vedrà mai in tutta la sua vita di lavoro

Ricordate i «bamboccioni»? «Gli italiani sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà», diceva di loro, il 6 febbraio 2012, Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno del governo Monti, ora della giustizia nel governo Letta. 

Grazie a due grafici di Quartz, ripresi ieri da Internazionale, si può ora capire bene la fesseria aristocratica detta in quella occasione dal ministro Cancellieri.
E’ la crisi economica, certamente, ma sono anche le condizioni strutturali dei diversi paesi, ad assicurare all’Italia l’ottimo piazzamento per giovani tra i 24 e i 34 anni costretti a vivere con i genitori.
In Italia il 46,6 per cento vive in famiglia. In Danimarca solo l’1,8. Gli altri sono tutti fuori di casa.

Il secondo grafico di Quartz mostra come sono variati questi dati negli ultimi cinque anni. In Italia è aumentato dell’1,5 per cento. In Spagna è diminuito.
Riferimenti:
http://sappino.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/01/29/costretti-a-vivere-con-%C2%ABmamma-e-papa%C2%BB-e-a-convivere-con-la-cancellieri/

Lega Coop peggio di Marchionne, rifiuta il reintegro a una lavoratrice !

Nonostante la Magistratura del Lavoro di Avellino si sia espressa più volte per il reintegro di Lucia De Maio, iscritta all’USB, il datore di lavoro non ottempera alle 3 sentenze del Tribunale che hanno disposto il reintegro della lavoratrice e il pagamento delle retribuzioni arretrate.
Tutto questo alla Fiat di Melfi? No, in un supermercato campano di Solofra, provincia di Avellino, che fino a qualche anno fa era a marchio Coop. Le motivazioni dell’ultima sentenzadescrivono in maniera dettagliata l’illegittimità del licenziamento, “perché privo di giustificato motivo soggettivo”, in quanto derivante da dubbia una cessione di ramo d’azienda.
A differenza della Fiat, la Unicoop Tirreno non solo non ha accettato il parere espresso dalla Magistratura, ma ha lasciato la lavoratrice a casa senza stipendio, mettendo Lucia e la sua famiglia in una gravissima condizione.
L’USB ha sottoposto il caso alle forze politiche, trovando sensibilità da parte dei deputati M5S in commissione Lavoro. Al contempo ha aperto una sottoscrizione in favore di Lucia, tramite conto corrente intestato a USB Lavoro Privato di Roma, IBAN: IT93D0312705074000000001348, causale ANCHE IO SOSTENGO LUCIA DE MAIO.

Intanto sul web è nato un gruppo dal nome “Anche io sostengo Lucia De Maio”https://www.facebook.com/groups/442481002545341/

L’USB, nel sostenere incondizionatamente la lotta di Lucia, rivolge un appello a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici, alle associazioni e a tutti quanti lottano nel nostro Paese per il diritto ad una vita ed un lavoro sicuri e dignitosi, affinché non facciano mancare la loro solidarietà.

http://www.contropiano.org/lavoro-conflitto/item/21842-coop-peggio-di-marchionne-rifiuta-il-reintegro-a-una-lavoratrice

Cittadinanza: Cinesi si sostituivano a connazionali al test d’italiano

CRONACA, NEWSmartedì, 28, gennaio, 2014

TERAMO Volevano sostituirsi ai connazionali impreparati a sostenere la prova d’esame di italiano, nei test che preludono al rilascio del permesso di soggiorno. Ma i due cittadini cinesi, che evidentemente confidavano nella perfetta somiglianza con gli amici, sono stati scoperti dal solerte funzionario della Prefettura di Teramo che ha notato la difformità con le foto dei documenti d’identità.
I cinesi si erano presentati al centro per l’immigrazione della prefettura per sostenere la prova, sapendo di essere in grado di superarla perché residenti in Italia da alcuni anni, invece degli amici da poco giunti nel nostro Paese. Hanno utilizzato i documenti di questi, compresi nominativi e foto, ma l’inghippo è stato scoperto: si tratta di altre persone. Da qui la denuncia per sostituzione di persona e false dichiarazioni a pubblico ufficiale; agli altri due che hanno affidato i documenti ai connazionali per essere sostituiti, è invece scattata la segnalazione per truffa. messaggero
http://www.imolaoggi.it/2014/01/28/cittadinanza-cinesi-si-sostituivano-a-connazionali-al-test-ditaliano/

Ucraina nel caos

MARTEDÌ 28 GENNAIO 2014
di Mario Lombardo

La situazione di caos in Ucraina sembra essersi indirizzata in questo inizio di settimana verso uno scontro frontale tra il governo e le forze di sicurezza da una parte e i manifestanti e i leader dell’opposizione politica dall’altra. Dopo l’occupazione della sede del ministero della Giustizia a Kiev nella tarda serata di domenica, la titolare del dicastero, Olena Lukash, nella giornata di lunedì ha infatti minacciato lo stato di emergenza e il conseguente possibile intervento dell’esercito per riportare l’ordine. In seguito a questa minaccia, gli occupanti hanno alla fine lasciato l’edificio, pur rimanendo accampati all’esterno.
L’occupazione del ministero aveva chiuso domenica una giornata caratterizzata da una relativa calma, in seguito alla tregua stabilita per consentire i funerali dei manifestanti deceduti nei giorni scorsi durante le proteste. Protagonista dell’azione era stato il gruppo di attivisti dell’opposizione Spilna Sprava che, secondo quanto riferito dallo stesso ministro all’agenzia di stampa Ukrinform, aveva fatto irruzione nel palazzo della capitale proprio mentre era in corso un incontro del gruppo di lavoro incaricato di risolvere la crisi nel paese.

Quest’ultimo stava discutendo due delle concessioni proposte dal presidente, Viktor Yanukovich, ai manifestanti e all’opposizione: amnistia e modifiche alla Costituzione per tornare alla carta del 2004 che assegnava maggiori poteri al Parlamento rispetto al Presidente.

Come ampiamente riportato dai media di tutto il mondo nei giorni scorsi, l’altra principale proposta di Yanukovich era la nomina di due leader dell’opposizione ad importanti incarichi di governo. Al numero uno del partito “Patria”, Arseniy Yatsenyuk, era stata offerta la carica di primo ministro e all’ex campione di pugilato nonché leader del partito Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma (UDAR), Vitaly Klitschko, quella di vice-premier con delega per le “questioni umanitarie”.

Entrambi hanno però respinto l’offerta, rilanciando la protesta e facendo sapere che non verrà accettato niente di meno delle dimissioni di Yanukovich e nuove elezioni, così da installare un nuovo governo interamente formato dall’attuale opposizione filo-occidentale, pronta a riaprire il dialogo con l’Unione Europea e all’implementazione di devastanti politiche di “ristrutturazione” dell’economia ucraina dettate da Bruxelles e dal Fondo Monetario Internazionale. I manifestanti chiedono poi il ritiro della recente legge speciale che ha di fatto messo fuori legge ogni manifestazione di piazza senza il permesso delle autorità e che ha contribuito a rinvigorire le proteste dopo settimane di relativa quiete.

Il rifiuto della proposta del presidente ha così acceso ulteriormente gli animi nel paese, approfondendo inoltre le divisioni tra le regioni occidentali, dove la protesta contro il governo sta facendo registrare una pericolosa escalation, e quelle orientali, dove Yanukovich e il suo partito conservano la propria base di potere e di consenso.
Il ministro della Giustizia, in ogni caso, lunedì ha chiesto agli occupanti di sgomberare immediatamente l’edificio del suo dicastero, in caso contrario ha minacciato di chiedere al Consiglio per la Sicurezza Nazionale e la Difesa di dichiarare lo stato di emergenza. Allo stesso modo, la Lukash ha affermato di volere chiedere al presidente di interrompere le trattative in corso con i leader dell’opposizione.
Il Parlamento ucraino, intanto, nella giornata di martedì ha aperto una sessione straordinaria, anche se il presidente dell’assemblea ha escluso che la discussione possa trattare la possibile dichiarazione di stato di emergenza nel paese.

L’occupazione del ministero della Giustizia è stata comunque solo l’ultima di una serie di iniziative simili che dalla capitale ucraina si sono diffuse in molte località del paese in questi giorni. In almeno una decina di città, edifici pubblici e sedi di assemblee locali sono state occupate, soprattutto in Ucraina occidentale. Tra le località maggiormente interessate dalle proteste ci sono Dnipropetrovsk, Lviv (Leopoli), Zaporizhya e Cerkasy. Qui, come a Kiev, si sono contati decine di arresti, mentre numerosi risultano i feriti, spesso tra le forze di polizia.
I disordini stanno mettendo in evidenza il ruolo sempre più importante ricoperto nelle proteste da formazioni paramilitari e raggruppamenti ultra-nazionalisti e, talvolta, esplicitamente neo-fascisti. Ai militanti del partito di estrema destra Svoboda (“Libertà”) – il cui leader, l’anti-semita Oleg Tyahnybok, è in prima linea nelle manifestazioni anti-Yanukovich appoggiate dall’Occidente – si sono aggiunti infatti gruppi violenti, protagonisti di attacchi e lanci di bottiglie incendiarie contro la polizia.
A determinare il precipitare degli eventi fino all’orlo di una vera e propria guerra civile in Ucraina – nel caos fin dal novembre scorso, quando il presidente ha interrotto i negoziati per aderire ad un progetto di partnership commerciale con l’UE riorientando il proprio paese verso la Russia – sono stati proprio i governi occidentali con ripetuti interventi diretti di loro esponenti a favore dell’opposizione.

Ancora domenica, infatti, alcuni diplomatici occidentali, tra cui ambasciatori di paesi europei, degli USA e del Canada, hanno visitato Piazza dell’Indipendenza a Kiev, vale a dire il centro nevralgico delle proteste, e, secondo alcuni resoconti, avrebbero parlato anche con i rappresentanti del gruppo radicale “Settore Destro”. L’emergere di queste formazioni estremiste e l’inasprirsi dello scontro indicano il controllo sempre più tenue esercitato sulla piazza dai leader dell’opposizione politica, i quali oltretutto cominciano ad apparire divisi al loro interno e sempre più a corto di idee per risolvere pacificamente la crisi in atto.
Il governo, da parte sua, riflettendo il desiderio degli oligarchi ucraini che controllano il potere di mantenere fruttuose relazioni commerciali con tutti i partner possibili, è tornato a rilanciare l’ipotesi di avvicinamento a Bruxelles.

In un’intervista rilasciata lunedì al giornale Segodnya, il primo ministro Mykola Azarov ha proposto un dialogo tripartito tra Kiev, l’Unione Europea e la Russia per “decidere la sorte dell’Accordo di Associazione con l’UE che l’Ucraina aveva avviato”. Il premier ha poi ricordato che l’integrazione dell’Ucraina in associazioni internazionali “dipende dalle condizioni e dai benefit” che verranno offerti.

La posizione ufficiale dei governi occidentali sull’Ucraina continua però a prevedere l’impossibilità di aderire contemporaneamente alla partnership con Bruxelles e all’area di libero scambio proposta da Mosca. Per gli Stati Uniti e i loro alleati, infatti, la disputa sull’Ucraina è legata a questioni strategiche che hanno precisamente a che fare con il tentativo di indebolire l’influenza russa sugli ex satelliti sovietici.

Da qui la linea dura mantenuta in queste settimane e l’appoggio all’opposizione con il rischio di alimentare scontri e il proliferare di organizzazioni di estrema destra. Gli USA, ad esempio, dopo la morte di almeno quattro manifestanti durante le proteste della settimana scorsa, hanno già adottato una serie di sanzioni nei confronti di alcuni esponenti del governo di Kiev e dei vertici delle forze di sicurezza.

Gli organi di stampa occidentali, a loro volta, soffiano sul fuoco della rivolta, ricordando l’importanza strategica di un paese che, tra l’altro, rappresenta un crocevia importante per le forniture energetiche dirette verso ovest.

In questo senso, tra i più espliciti a rivelare le mire di Washington e Bruxelles è stato il Wall Street Journal, dove nel fine settimana è apparso un articolo nel quale viene chiesto uno “sforzo per strappare l’Ucraina dall’orbita di Mosca” e, contemporaneamente, si invita l’Europa ad evitare “divisioni e indecisioni” che avevano caratterizzato la crisi dei Balcani negli anni Novanta.
http://www.altrenotizie.org/esteri/5853-ucraina-nel-caos.html

Imu, la Boldrini impone la «ghigliottina» – Passa il decreto: caos in Aula

La decisione di Boldrini per fermare l’ostruzionismo del M5S che protesta: è bagarre. Il Tesoro: «Nessun regalo alle banche»
 
E’ la prima volta nella storia della Camera. L’Aula della Camera ha infatti votato il dl Imu-Bankitalia dopo l’applicazione della cosiddetta «ghigliottina» da parte della presidente Laura Boldrini. E in Aula scoppia un caos senza precedenti, con schiaffi, gomitate e insulti. I sì sono stati 236, i no 209: con questo voto diventa legge il decreto che prevede la cancellazione definitiva della seconda rata dell’Imu e le nuove norme su Bankitalia. A fronte infatti del persistere dell’ostruzionismo di M5S, la presidente della Camera Laura Boldrini ha deciso di applicare la cosiddetta «ghigliottina» sul dl Imu-Bankitalia. La «ghigliottina» è un provvedimento voluto dall’allora presidente della Camera Luciano Violante, che consiste nel porre fine all’ostruzionismo nei confronti di un provvedimento, ponendolo direttamente in votazione.
 
Caos in aula dopo la ghigliottina sull’Imu-Bankitalia
PROVVEDIMENTO – Il provvedimento si è reso necessario in quanto se l’Aula non avesse votato entro la mezzanotte, si sarebbe dovuta pagare la seconda rata dell’Imu. Con conseguenze difficili da immaginare sulla stabilità del governo. Morale, Laura Boldrini ha prima convocato una riunione dei capigruppo per fare il punto sul prosieguo dell’esame del dl Imu-Bankitalia e poi ha deciso per la cosiddetta «ghigliottina».
 
 
 
LA REPLICA DEL TESORO – Il Ministero del Tesoro ha rilasciato una nota in cui ha spiegato: « Nessun regalo alle banche. Nel corso del dibattito parlamentare svoltosi negli ultimi giorni alla Camera dei Deputati per la conversione in legge del decreto Imu-Bankitalia la polemica politica ha spesso preso il sopravvento sulla realtà dei fatti così che alcuni interventi hanno prospettato effetti del provvedimento del tutto fantasiosi e infondati».
 
 
 
 
LA PROTESTA – La decisione ha provocato la massiccia protesta dei deputati dell’M5S. I deputati del Movimento 5 Stelle con bavagli e fischietti, alcuni in piedi sui banchi, arrivano agli scranni dove in genere siede il governo ed è quasi «rissa» con i commessi che cercano di mantenere l’ordine in Aula. Altri esponenti del Movimento 5 stelle davanti ai banchi del governo hanno le mani alzate in segno di protesta. Non appena la presidente ha aperto la votazione, è scoppiata la bagarre. I deputati del M5Shanno denunciato l’aggressione da parte del deputato di Scelta Civica Dambruoso che avrebbe schiaffeggiato la deputata Lupo facendole saltare una lente a contatto. Gli stessi Cinque Stelle dicono anche che Dambruoso avrebbe dichiarato: «Nella mia vita ho picchiato tante donne, non sei la prima». Ma non solo. I deputati di M5S hanno iniziato a urlare, ma Boldrini non ci ha fatto caso. A quel punto, i Cinque Stelle sono corsi nuovamente verso i banchi del governo. I commessi hanno provato a fermarli ma senza riuscirci. È arrivato anche Fabio Rampelli di Fdi, sventolando una bandiera tricolore che i commessi in non sono mai riusciti a togliergli dalle mani. I deputati di Fratelli d’Italia hanno lanciato poi monetine di cioccolata contro i banchi del governo e sventolato il tricolore, prima di occupare anche loro i banchi del governo. Dal Pd è stato urlato «Fascisti, fascisti». Su Facebook il deputato del M5S Di Stefano ha scritto: «Il Presidente Laura Boldrini da oggi rappresenta quanto di più infimo le istituzioni italiane rappresentino. Una serva del potere».
 
DOPO IL VOTO – I deputati di Sel dopo il voto finale sul dl Imu-Bankitalia hanno cantato a squarciagola «Bella Ciao». I Cinque Stelle rispondono cantando l’Inno di Mameli. E non solo. Promettono di non mollare e di continuare sulla linea dell’ostruzionismo «Da domani è escluso che torneremo in Aula a discutere pacificamente. Immaginate quale sarà la qualità dei lavori dell’Aula quando discuteremo della legge elettorale», ha dichiarato il vicecaporgruppo M5S Giuseppe Brescia. I grillini hanno bissato la protesta con l’occupazione delle commissioni. La prima è stata la commissione Giustizia, riunita per esaminare il decreto legge carceri: si sono presentati in massa chiedendo di far partecipare anche i deputati non componenti della commissione stessa. Per problemi di sicurezza, poiché l’aula della commissione non riusciva a contenere tutti i presenti, la seduta è stata sospesa. Quindi, la stessa scena si è ripetuta nella sala Mappamondo di Montecitorio, dove si sta riunendo la commissione Affari costituzionali sulla riforma elettorale.
 
FRANCESCHINI – La decisione della presidente della Camera, Laura Boldrini, di applicare la «ghigliottina» era «obbligata». Lo afferma il ministro Dario Franceschini, che quanto all’atteggiamento dell’opposizione osserva: «ci sono limiti che vengono costantemente superati».
 
IL DECRETO – Oltre alla soppressione della seconda rata dell’Imu 2013, il provvedimento approvato prevede la ricapitalizzazione e la riorganizzazione della Banca d’Italia, che frutterà, in corso d’anno 1, 1,5 miliardi di euro alle casse dello Stato. Sale anche al 128,5% l’acconto Ires, per il periodo d’imposta 2013, per gli enti creditizi e finanziari, per la Banca d’Italia e per le società e gli enti che esercitano attività assicurativa. Per le imprese gli acconti Ires e Irap per il 2013 arrivano invece a 102,5%. Per quanto riguarda la Banca d’Italia, oltre alla rivalutazione delle quote è prevista, come detto, anche la riorganizzazione dell’Istituto con i meccanismi messi a punto per difenderne l’italianità con un meccanismo stringente sul possesso delle quote. Proprio sull’ipotesi di sganciare dal dl la parte che riguarda la Banca d’Italia si era già espresso il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, spiegando che una tale mossa avrebbe messo a rischio l’equilibrio dell’istituto dopo i contatti già avviati con Bruxelles e la Bce. In ogni caso, spiegano fonti di governo, il gettito che arriverà nel corso dell’anno dalla riorganizzazione (1-1,5 miliardi) non è conteggiato nel bilancio. Il decreto legge prevede pure l’accelerazione della vendita degli immobili pubblici, misura sulla quale il governo punta con forza per la prossima riduzione del debito pubblico.
 
29 gennaio 2014
 

La Presidente Laura Boldrini è riuscita a passare alla storia.

la democrazia di SEL. Ma non si può contestare, lei è della società civile
Con la voce tremante, le mani malferme, in mezzo ad un’aula parlamentare trasformata in un delirio di proteste, ha annunciato la famosa “tagliola” e in appena un minuto ha fatto votare l’ignominioso decreto IMU/Bankitalia per poi scappare dalla porta posteriore.
La Boldrini si vergognava di essere colei che, per la prima volta in settant’anni di Repubblica, ha tappato la bocca alle opposizioni appartenendo lei stessa all’opposizione.
Fittizia, ovvio: il suo partitino servile nel mezzo del caos ha sfidato il MoVimento 5 Stelle cantando “Bella Ciao” insieme al PD, come se il bavaglio fosse qualcosa da festeggiare.
Gente senza dignità alcuna.
Forse, la Boldrini si vergognerà ancora di più osservando le immagini dalla “sua” aula, quella che lei dovrebbe gestire.
Insulti, parolacce, minacce all’indirizzo delle opposizioni, e l’inaudito gesto del deputato questore D’Ambruoso (SC) che ha schiaffeggiato con violenza la cittadina Loredana Lupo rivendicandolo poi sfacciatamente.
Tante prime volte, in una giornata nera per il Parlamento.
E due donne: una principessa obbediente, ed una cittadina malmenata.
Molti altri italiani (e italiane) direbbero che, invece, non c’è proprio nulla di nuovo.
M5S Camera
VIDEO :

Fiat cambia nome e va in Olanda Ma paghera le tasse in Gran Bretagna

15:10 29 GEN 2014

(AGI) – Roma, 29 gen. – Nasce la nuova holding Fiat Chrysler Automobiles N.V.: sara’ una societa’ di diritto olandese. Lo comunica in una nota Fiat dopo la riunione del Cda. Le azioni ordinarie saranno quotate a New York e a Milano. La nuova holding dovrebbe inoltre avere la residenza ai fini fiscali nel Regno Unito, “ma questa scelta – si legge nella nota – non avra’ effetti sull’imposizione fiscale cui continueranno ad essere soggette le societa’ del Gruppo nei vari Paesi in cui svolgeranno le loro attivita’”.

“La nascita di Fiat Chrysler Automobiles segna l’inizio di un nuovo capitolo della nostra storia”, ha commentato il presidente della Fiat John Elkann. Soddisfatto anche l’ad di Fiat e presidente di Chrysler Sergio Marchionne, che ha definito quella di oggi, “una delle giornate piu’ importanti della mia carriera in Fiat e in Chrysler”. “Possiamo dire – ha sottolineato – di essere riusciti a creare basi solide per un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze e competenze allo stesso livello della migliore concorrenza”.

Gli azionisti di Fiat riceverannno un’azione FCA (Fiat Chrysler Automobiles) di nuova emissione per ogni azione Fiat posseduta e che le azioni ordinarie di FCA siano quotate al New York Stock Exchange (NYSE) con un’ulteriore quotazione sul Mercato Telematico Azionario (MTA) di Milano.
Al fine di favorire lo sviluppo e la presenza di un nucleo di azionisti a lungo termine, si legge nella nota, “FCA adottera’ un sistema che consentira’ anche l’emissione di azioni speciali con diritto di voto.

Gli azionisti Fiat che parteciperanno, anche per delega, all’Assemblea della societa’ che sara’ convocata per deliberare sulla proposta e rimarranno azionisti della societa’ sino al completamento dell’operazione, indipendentemente dal voto espresso in assemblea, avranno il diritto di ricevere, oltre alle azioni ordinarie FCA di nuova emissione, un pari numero di azioni speciali con diritto di voto che saranno regolate con specifici termini e condizioni”.

http://www.agi.it/economia/notizie/nasce-fiat-chrysler-automobiles-br-/sede-in-olanda-le-tasse-in-gb-br

Siria. Video shock: i “ribelli” giocano a calcio con teste umane

non affidereste ad occhi chiusi il destino di un popolo a personcine tanto per bene e rispettose come questi signori finanziati ed armati da Usa e petrolmonarchie?

siriani

di Redazione

La Tv di Stato siriana ha mandato in onda un filmato raccapricciante che mostra i miliziani “ribelli” di al-Qaeda, giocare a calcio con le teste delle persone appena uccise.
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Il traffico di droga delle forze armate USA.

Sulle tracce della droga dei «pacificatori»

Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality
Per il terzo anno consecutivo, l’Afghanistan occupato dalla NATO ha coltivato un numero record di papaveri da oppio. Secondo un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), la coltivazioni di oppio in Afghanistan è aumentato a tal punto nel 2013, che persino in zone mai utilizzate in precedenza si è iniziato a coltivare il papavero, superando tutti i record precedenti. Nonostante le sfavorevoli condizioni climatiche, in particolare nelle parti occidentali e meridionali del paese, le piantagioni di oppio hanno occupato un totale di oltre 209.000 ettari, superiore a quello dell’anno precedente addirittura del 36 per cento.
La coltivazione di Oppio in Afghanistan dal 1994 al 2013
Un confronto tra il 2012 e il 2103
Ufficialmente, la coltivazione del papavero da oppio – la componente principale per la produzione di eroina – è vietato dalla legge in Afghanistan, sebbene il numero di province in cui essa viene coltivata è in costante aumento. La produzione di oppio ha raggiunto il  le 5.500 tonnellate, con un incremento del 49 per cento rispetto al 2012.La propaganda occidentale incolpa la produzione di oppio ai talebani, o rappresentanti del regime che sono immersi nel traffico di droga, ma queste accuse non coincidono con ciò che sta realmente accadendo.
Il comando della NATO dice che i talebani «si opposero alla droga inizialmente, ma ora la crescono loro stessi o impongono una tassa sui prodotti raccolti dai contadini». I leader dei talebani, però, hanno dichiarato ripetutamente che i mujaheddin afgani stanno conducendo una jihad contro gli occupanti, e che l’Islam proibisce severamente i farmaci e l’alcol. E va detto che gli islamisti fanatici seguono questa regola alla lettera.
Per quanto riguarda i burattini occidentali come Karzai e quelli intorno a lui, sembrerebbe che ci siano valide motivazioni per tali accuse. Nel mese di ottobre 2013, uno scandalo scoppiò a Kabul, quando, nel corso di alcune ispezioni in Afghanistan, 65 ufficiali di alto rango dei servizi segreti si sono rivelati essere degli… eroinomani! Pochi anni prima di questo, è emerso che la CIA finanziava Ahmed Wali Karzai, il fratello minore di Hamid Karzai, che da più di otto anni è un commerciante di oppio leader nella regione.
I ricercatori statunitensi sostengono che il commercio dell’oppio in America è controllato da reti e cartelli che sono stati esposti durante l’affare Iran-Contra e che non hanno smesso la loro attività dal 1980: «I pilastri del regime Karzai si affidano al sostegno che proviene dal commercio della droga e per noi sono intoccabili. Abbiamo trasformato l’Afghanistan nel più grande fornitore di eroina, e questo è accaduto sotto il controllo della CIA », osservano i ricercatori.
Secondo le informazioni fornite dai principali media ( il Daily Mail, The New York Times, Pakistan giornaliero ecc), i maggiori fornitori di eroina sul mercato globale sono: Izzatullah Wasifi, governatore della provincia di Farah, capo dell’Amministrazione Indipendente generale anti-corruzione dell’Afghanistan i cui compiti comprendono la prevenzione alla coltivazione dell’oppio. L’altro personaggi legato al traffico di droga è un amico d’infanzia di Hamid Karzai, che è stato arrestato dalle autorità statunitensi nel luglio 1987 per il traffico illegale di elevate qualità di eroina (!). Jamil Karzai, capo della gioventù nazionale di solidarietà del Partito dell’Afghanistan, un membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale afghano, e nipote di Hamid Karzai, ha rapporti d’affari con Haji Mohammad Osman, il proprietario di un laboratorio di droga nel quartiere Achin nella provincia di Nangarhar (nella piccola regione di Damgal); Abdul Qayum Karzai, membro della camera bassa dell’Assemblea nazionale dell’Afghanistan, un ex dipendente della società americana Unocal, e un fratello di Hamid Karzai, che è il più grande barone della droga in Kandahar,Shah Wali Karzai, fratello di Hamid Karzai che ha campi coltivati ​​nelle province diKandahar, Nangarhar, Urozgan, Zabul, Paktia, Paktika e Helmand, e decine di rappresentanti del potere esecutivo e legislativo, nonché i funzionari del Ministero degli Interni afgano.
Se crediamo nei media in Occidente, allora questi signori sono burattini occidentali come la famiglia Karzai e i loro tirapiedi che sono da biasimare per la rapida crescita della dipendenza da eroina nel mondo. Tuttavia, solo il 20 per cento dei papaveri da oppio sono cresciuti nei quartieri settentrionali e centrali dell’Afghanistan che sono controllati dal governo Karzai. Il resto di questo veleno lucrativo viene coltivato nelle province meridionali del paese al confine con il Pakistan, in zone controllate dalle forze della NATOIl centro principale della produzione di droga è provincia di Helmand, che è sotto la tutela degli inglesi. 
Invece di aiutare gli agricoltori afgani a passare a colture alternative, i «pacifisti» occidentali si limitano solo a discussioni sul perché la produzione di droga è in aumento e, secondo le prove da fonti locali e internazionali, sono a loro volta partecipativamente attivi nel business. Alcuni analisti attribuiscono questo al fatto che gli Stati Uniti stanno cercando di evitare un potenziale conflitto con baroni della droga, il cui sostegno politico è importante per l’esistenza del governo Karzai. Gli Stati Uniti, tuttavia, ignorano lo stretto legame tra il traffico di stupefacenti, la crescente dell’instabilità in Afghanistan, e l’aumento delle attività terroristiche nella regione. In parole povere, anche se crediamo che gli Stati Uniti stiano quindi fornendo i baroni della droga con la libertà di portare avanti le loro attività in cambio del sostegno politico del governo di Karzai, stanno essenzialmente minando gli obiettivi preposti con il pretesto con cui hanno invaso l’Afghanistan – la pace e la sicurezza del Paese.
Gli esperti occidentali come Thomas Ruttig, co-direttore del centro di ricerca indipendente e analista dell’Afghanistan Network, osserva che «con l’imminente ritiro delle forze NATO dall’Afghanistan, la pressione sugli agricoltori del papavero da parte delle autorità si è ridotto notevolmente. La relazione dei membri delle Nazioni Unite, tra le altre cose, afferma che nel 2013, le autorità hanno distrutto il 24 per cento in meno dei raccolti rispetto al passato ». Risultato: l’Afghanistan è saldamente affermato come il più grande produttore mondiale di oppio, producendo oltre il 90 per cento di tutto l’oppio che gira nel mondo nel 2013. Mentre tre anni fa l’ONU ha osservato che i papaveri venivano coltivati in appena 14 regioni su 34 nel paese, all’inizio del 2014 questo numero aveva già raggiunto le 20 provincie. Grandi piantagioni di oppio hanno sono anche riapparse in province settentrionali afghane come Balkh e Faryab, che sono state pubblicamente dichiarate di aver perso il loro status di produttori di oppio. Queste province afghane sono confinanti con due paesi del CSI – Uzbekistan e Turkmenistan.
Allo stesso tempo, un processo è in corso per la militarizzazione dei gruppi internazionali legati alla droga concentrate nella regione. Viktor Ivanov, capo del Servizio di Controllo della Droga Federale della Federazione Russa (FSKN), dice:«Possiamo vedere che i gruppi armati sono un segmento che sta germogliando dai cartelli della droga nel nord dell’Afghanistan. Questi gruppi hanno le proprie unità di combattimento .. . In Afghanistan, la rapida militarizzazione dei gruppi legati al traffico di droga è attualmente in corso. Sono tutti già ben armati. Hanno armi di piccolo calibro, armi da fuoco, granate e lanciagranate e li usano regolarmente. Il bilancio di questi gruppi è di circa 18 miliardi di dollari. Questa è la quantità delle entrate derivanti dal traffico di droga che finisce a questi gruppi ed è soprattutto questo il motivo per cui gruppi come questi sono diventati un fattore serio nella formazione della situazione politica, economica e criminale all’interno degli stati dell’Asia centrale ». 
Per un certo numero di anni, l’America ha usato le droghe per continuare la sua guerra fredda contro gli Stati post-sovietici attraverso la distruzione del loro potenziale umano. Alla vigilia del ritiro delle forze di occupazione NATO dall’Afghanistan, esse stanno incoraggiando la produzione di droga con ogni mezzo possibile, e fomentano la guerra utilizzando gruppi armati della mafia e della droga che si concentrano nel ventre meridionale dell’ex URSS, avendo fornito loro armi e avendogli dato l’alibi e gli slogan islamici dietro cui nascondersi.