Bonino desnuda: figuraccia anche in Iran

27-01-2014
Colleziona figuracce Emma Bonino, che atterra a Theran e si rifiuta di coprirsi il capo prima di scendere dall’aereo, ma poi, davanti all’inflessibilità iraniana cede e si copre. Un altro successo del nostro governo all’estero. Inutile fare la ‘guappa’ a metà, o rispetti la loro tradizione – in fondo è casa loro, basta non rompano da noi – e indossi subito il velo, oppure tieni duro e te ne vai. Ma queste mezze misure sono degne d’un governo come quello che rappresenta e che sta condannando a morte i marò.
Racconta il sito Jahan news che il 21 dicembre, atterrata la Bonino da pochi minuti, il capo del protocollo iraniano è salito a bordo per consegnare i veli a lei e alle sue collaboratrici. La Bonino si è rifiutata e non ha voluto sentire ragioni. L’uomo ha allora telefonato al ministro Mohammed Javad Zarif, risposta: “Le diamo un quarto d’ora di tempo per coprirsi la testa sennò può dire al pilota dall’aereo di tornarsene a Roma”. E l’hanno vista scendere tutta coperta.
http://voxnews.info/2014/01/27/bonino-desnuda-figuraccia-anche-in-iran/

Tubercolosi all’Università di Padova

29-01-2014
Uno studente di Psicologia all’università di Padova è stato colpito da tubercolosi polmonare. Per cercare di evitare un probabile contagio di massa, l’Ulss 16 ha emanato un allarme a tutti gli studenti e docenti della Scuola dell’Ateneo, invitandoli a sottoporsi al test, che è gratuito. E, incredibilmente, ‘facoltativo’.
http://voxnews.info/2014/01/29/tubercolosi-alluniversita-di-padova/

Portavoce della Kyenge: non mi sono dimesso, mi ha mandato via lei a causa del marito

mercoledì, 29, gennaio, 2014

Kyenge: si dimette portavoce ministro

“Non mi sono affatto dimesso ma il ministro mi ha comunicato che il 31 gennaio sarebbe finito il mio rapporto di lavoro”. Lo dichiara all’ANSA Cosimo Torlo spiegando che la decisione di lasciare il posto di capo ufficio stampa del ministro Kyenge non e’ stata presa da lui ma dallo stesso ministro per l’integrazione.
Di Cosimo Torlo aveva parlato a dicembre scorso ‘Libero’ a cui il marito di Cecile Kyenge, Domenico Grispino, aveva concesso un’intervista. Oltre ad affermazioni negative riguardo all’operato della moglie come ministro e al Pd – definito tra l’altro “una macchina da soldi” – Grispino se la prendeva anche con Torlo, apparso nelle foto della Kyenge con le figlie a Venezia per il Festival del cinema. “Quello adesso – aveva aggiunto Grispino – lo faccio mandar via”. Cécile Kyenge, con una nota ufficiale, si era subito dissociata dalle affermazioni del marito su tutti i temi affrontati nell’intervista. ansa
http://www.imolaoggi.it/2014/01/29/portavoce-della-kyenge-non-mi-sono-dimesso-mi-ha-mandato-via-lei-a-causa-del-marito/

La UE ci frega 189 mln di euro certi per proteggerci da truffe eventuali

più che al cittadino, sembra utile alle aziende per vedere che prezzo fa la concorrenza

mercoledì, 29, gennaio, 2014

Più tutela per i consumatori sia in rete, con servizi informatici potenziati, che offline. Lo garantisce il Parlamento europeo che, con una larga maggioranza di 630 sì contro 42 no e 12 astenuti, ha stanziato 189 milioni di euro per il ”Programma consumatori 2014-2020”, prosecuzione di quello attivo tra il 2007 e il 2013.
Tra i principali punti del programma l’implementazione di siti web che offrono servizi di comparazione dei prezzi tramite l’uso di una metodologia armonizzata per il confronto dei costi. Inoltre, il programma consumatori finanzierà sistemi europei come RAPEX, il sistema di allarme rapido che vigila sulla sicurezza dei prodotti. Si sosterranno anche con aiuti europei le campagne di informazione, per divulgare conoscenza dei diritti, in particolare rivolte ai giovani. Finanziamenti mirati saranno diretti anche a strumenti di traduzione elettronica delle piattaforme online di risoluzione delle controversie transfrontaliere tra Paesi in cui esistono barriere linguistiche.
”È un messaggio importante per i cittadini europei che arriva dal Parlamento Ue che pone la tutela dei consumatori in cima alla sua agenda”, ritengono gli eurodeputati favorevoli, come il lib-dem Robert Rochefort, relatore della proposta.
regione.emilia-romagna.it
Il testo integrale del Programma (file pdf)
http://www.imolaoggi.it/2014/01/29/la-ue-ci-frega-189-mln-di-euro-certi-per-proteggerci-da-truffe-eventuali/

UNGHERIA / GOVERNO ORBAN ANNUNCIA IL TERZO TAGLIO CONSECUTIVO (-10%) DEL COSTO DI GAS E LUCE. SARA’ FATTO AD APRILE

e la miseria un vero DESPOTA, non sa che nel capitalismo sono solo le aziende, possibilmente multinazionali straniere ad avere DIRITTO a non pagare GAS E LUCE?????E che la loro quota venga ripartita tra i cittadini? Tiraboschi lo ha anche detto, dobbiamo garantire i profitti alle aziende altrimenti è giusto che se ne vadano

Siamo proprio sicuri che la Sovranità nazionale e Monetaria non c’entri nulla ? Claudio Marconi
BUDAPEST – Il governo ungherese ha varato il terzo taglio delle bollette di luce e gas. Dopo aver tagliato le bollette di luce, acqua, gas e nettezza urbana del 20% nessuno si aspetterebbe che il governo ungherese continuasse ancora a fare dei tagli e invece cio’ che per molti rimane qualcosa di impossibile sta diventando realta’.
Pochi giorni fa, nel totale silenzio della stampa di regime ovunque in Europa e specialmente in Italia, il governo ungherese ha deciso di tagliare per la terza volta le bollette di luce e gas. Il taglio entrera’ in vigore ad aprile a poche settimane dalle elezioni. Sarà di non meno del 10%
Antal Rogán, leader del Fidesz party (che e’ al potere ed i sondaggi danno vincente alle elezioni di Aprile) ha giustificato questa decisione col fatto che in Ungheria i costi delle bollette erano tra i piu’ alti in Europa e le compagnie facevano profitti molto elevati sulle spalle dei consumatori e quindi il governo ha deciso di effettuare questi tagli per redistribuire parte di questi profitti alle famiglie ungheresi cosi da poter avere piu’ soldi da spendere. A tale proposito occorre ricordare che il governo ungherese sta lavorando a un piano per rinazionalizzare le societa’ produttrici di elettricita’ e gas cosi’ da tenere i costi energetici al livello piu’ basso possibile.
Ovviamente nessuno avrebbe da ridire su queste politiche di buon senso e non e’ una coincidenza che i poteri forti globalisti stanno facendo di tutto per attaccare l’Ungheria e anche l’Unione Europea ha criticato questi tagli perchè secondo gli strapagati parassiti che opreano a Bruxelles il governo ungherese avrebbe danneggiato la concorrenza nel settore energetico, ma fortunatamente tali attacchi non hanno avuto nessun effetto.
Come al solito la stampa di regime ha mantenuto una censura di tipo sovietico su questa vicenda perche’ come al solito conviene tenere gli italiani nell’ignoranza visto che – se sapessero – pretenderebbero che lo stesso fosse fatto in Italia e questo ovviamente non conviene alla casta partitocratica italiana, che si limita ad accusare senza alcun fondamento il governo ungherese di essere populista e xenofobo.
GIUSEPPE DE SANTIS – Londra.
Tratto da:http://www.ilnord.it

OPERAI, A VOI CI PENSA IL ” NUOVO ” CHE AVANZA DEL PD: DORMITE SONNI TRANQUILLI

29 gennaio 2014
Non solo i sindacati, ma anche il ” nuovo ” che avanza nel PD, pensa agli operai. Meditate gente, meditate. Claudio Marconi

BOIA E GHIGLIOTTINA

Gravissimo e antidemocratico atto di Boldrini che, per salvare il governo e permettere alle grandi banche e assicurazioni di mettere le mani su Banca d’Italia, ha impedito ai deputati di Lega e M5S di parlare e fare la dichiarazione di voto, come loro diritto di parlamentari.
 
La chiamano “ghigliottina”, è un ‘taglio’, con cui la Boldrini ha umiliato libertà e democrazia. La scusa è stata quella di evitare il pagamento della seconda rata dell’Imu, sarebbe tornata se il decreto fosse decaduto, ma è un falso. Infatti, per evitare il pagamento Imu, Lega e grillini erano pronti ad approvare subito una proposta di legge in commissione in sede deliberante.
 
Ma loro volevano svendere Bankitalia. Per questo hanno inserito il veleno sullo zuccherino.
 
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“La Presidente Laura Boldrini è riuscita a passare alla storia. Con la voce tremante, le mani malferme, in mezzo ad un’aula parlamentare trasformata in un delirio di proteste, ha annunciato la famosa “tagliola” e in appena un minuto ha fatto votare l’ignominioso decreto IMU/Bankitalia per poi scappare dalla porta posteriore. La Boldrini si vergognava di essere colei che, per la prima volta in settant’anni di Repubblica, ha tappato la bocca alle opposizioni appartenendo lei stessa all’opposizione. Fittizia, ovvio: il suo partitino servile nel mezzo del caos ha sfidato il MoVimento 5 Stelle cantando “Bella Ciao” insieme al PD, come se il bavaglio fosse qualcosa da festeggiare. Gente senza dignità alcuna. Forse, la Boldrini si vergognerà ancora di più osservando le immagini dalla “sua” aula, quella che lei dovrebbe gestire. Insulti, parolacce, minacce all’indirizzo delle opposizioni, e l’inaudito gesto del deputato questore D’Ambruoso (SC) che ha schiaffeggiato con violenza la cittadina Loredana Lupo rivendicandolo poi sfacciatamente. Tante prime volte, in una giornata nera per il Parlamento. E due donne: una principessa obbediente, ed una cittadina malmenata. Molti altri italiani (e italiane) direbbero che, invece, non c’è proprio nulla di nuovo.” M5S Camera
 
 
NAPOLITANO BOIA?
 
Manlio Di Stefano, deputato del Movimento 5 Stelle, difende su Facebook il collega Sorial, che ha dato del boia a Giorgio Napolitano: “Di cosa dovrebbe scusarsi il M5S Girgis Sorial?”.
 
“Vi è parso eccessivo definire Re Giorgio Napolitano un boia? Beh vediamo di ragionarci su, un boia è colui che uccide il condannato a morte quindi Napolitano è stato accusato di aver ucciso qualcosa o qualcuno. Dunque facendo mente locale, in questi 2 mandati (già qui ci sarebbe da aprire un capitolo a parte), il Re ha ucciso: la democrazia, la Costituzione, il popolo italiano, la giustizia”. E, dunque, “se boia vi sembra eccessivo allora trovate voi un aggettivo che racchiuda tutti questi crimini contro il popolo italiano”.
 
“Sui media è partita già la caccia al grillino, tutti contro di noi, ci accusano di volgarità, di violenza, di essere irrispettosi delle istituzioni di cui facciamo parte, fate pure, tutto questo ci rinforza e ricorda agli italiani che non esistono divisioni tra maggioranza e opposizione, esiste il M5S contro tutti gli altri perché sono esattamente la stessa schifosa entità parassita” commenta ancora Di Stefano che attacca poi Renzi, accusando anche lui di voler condannare a morte il Paese.
 
“L’ottuso burattino del sistema che – scrive Di Stefano – in un solo mese ha resuscitato Berlusconi, parla di ‘Stupidità e violenza senza eguali’. Grazie ebetino di Firenze, da parte di uno statista illuminato come te è un complimento, ci invita anche a ‘non essere ostaggi di chi insulta’ che, in politichese, si traduce in un tentativo di seduzione per lasciare il gruppo, inutile provarci caro il mio Renzusconi, ammetto che qualche problema interno l’avevamo ma la tua presenza ci hai compattati in difesa del paese che stai condannando a morte”.
 

Il Pil torna a salire ma la gente sta peggio

di Salvo Ardizzone
Sembra che si sia scoperta l’acqua calda; dinanzi all’evidenza, i relatori d’un convegno internazionale tenuto presso il Palazzo di Vetro dell’Onu hanno potuto gridare ai quattro venti, e senza tema di smentite, ciò che fino a poco tempo fa era liquidata come una sciocchezza: anche se in molti paesi il Pil sale, come negli Stati Uniti, la gente sta peggio.
Per anni è stato predicato come verbo assoluto che non bisognava intervenire sull’economia, che il mercato si sarebbe autoregolato e che qualunque intervento avrebbe provocato disastri. Peccato che i disastri li abbia combinati il mercato, abbandonato in balia di avidi speculatori che, per sovrappiù, hanno lasciato la bolletta da pagare alla collettività.
Come molti relatori hanno sottolineato, dal premio Nobel Joe Stiglitz al nostro Fabrizio Barca (ex Banca d’Italia ed ex ministro), il fatto che la ricchezza cresca, da solo non basta affatto a garantire crescita, sviluppo, diffusione del benessere e diminuzione dell’area del disagio e della povertà; è il come la ricchezza è distribuita che conta.
Senza appesantire il ragionamento con grafici e statistiche, diciamo a mo’ d’esempio che nel periodo fra gli anni 50’ e 70’ (anni caratterizzati da continuo sviluppo, con l’unica parentesi della crisi petrolifera del 73) la distribuzione della ricchezza si disegnava come una piramide con una base assai vasta che saliva con gradualità. Per intenderci, le diseguaglianze (che pure c’erano, eccome!) erano meno marcate e la differenza fra i redditi alti e quelli bassi più contenuta. Ciò significava che un’area sempre più vasta della popolazione veniva inclusa nella sfera del benessere, con un marcato effetto di ascensore sociale ed economico che coinvolgeva moltissimi soggetti.
Col passare degli anni, e per effetto di politiche economiche improntate sempre più al liberismo (ovviamente parliamo in generale, perché a limitarci all’Italia, molto dovremmo dire su certo capitalismo parassita che ha lucrato rendite di posizione e sussidi comprati dalla politica), la piramide del benessere si è progressivamente ridisegnata, tendendo sempre più ad un effetto “cuspide” che ha ristretto la quantità di ricchezza a disposizione della base per spostarla, in quantità sempre maggiore, presso un numero sempre minore di soggetti; l’area della popolazione inclusa nella sfera del benessere è diminuita (e tende a diminuire sempre più rapidamente) e l’ascensore sociale ed economico si è bloccato (in parole povere i ricchi divengono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri).
Ciò è accaduto per l’effetto di progressivo un cambiamento delle attività economiche, che da un’economia reale, ovvero basata sulla produzione di beni e servizi, si è spostata verso un’economia finanziaria, basata sui guadagni derivanti dall’impiego di capitali. E la stessa economia reale ha finito per essere contagiata da questa ottica, con imprese industriale costrette a fare utili e programmi sull’arco di tre mesi, invece che nel corretto orizzonte degli investimenti.
Il fatto è che questa tendenza, oltre che generare ed esasperare diseguaglianze e squilibri sempre più marcati, danneggia e tanto l’economia nel suo insieme a prescindere dal Pil, in quanto occorre tener presente che mentre i redditi bassi e medi per lo più generati da una correlata produzione di ricchezza tendono a trasformarsi in consumi, i redditi alti (e più alti sono più è marcata la tendenza) vengono destinati in gran parte all’accumulo e poi all’economia finanziaria, sfuggendo da quella reale. In tal modo diminuiscono i consumi e gli investimenti vengono distolti dalla produzione di beni e servizi per essere destinati a impieghi finanziari; il processo genera un circolo perverso che deprime l’economia stessa fino a condurla in recessione, con tutte le conseguenze sulla società.
È la cosiddetta finanziarizzazione dell’economia, che tanti danni ha fatto e ancora minaccia di farne senza un reciso cambiamento di rotta nelle politiche economiche, capace di disinnescare sia il pericolo povertà, che minaccia anche i Paesi più avanzati con l’esplodere dell’area di disagio sociale; sia la distruzione dei comparti produttivi proprio nei paesi industrializzati (e proprio come stiamo vedendo in vaste parti del nostro), dove la quota di capitali investiti in attività reali decresce vertiginosamente.
A conclusione di questo ragionamento, giova ricordare alcune cose; primo: i capitali non hanno patria, quando hanno sfruttato il paese dove sono stati generati, possono emigrare facilmente in cerca di altri pascoli dove ingrassare; le attività produttive, una volta distrutte, impiegano molto tempo per ricostituirsi (se mai lo fanno) e con altissimi costi sociali.
Secondo: con buona pace di certi incorreggibili soloni, il mercato non si è mai autoregolato; esso, se lasciato a se stesso, diviene una bestia avida e ottusa che, con l’unico obiettivo di massimizzare il profitto a qualunque costo, finisce per distruggersi e con sé l’economia che lo ospita, come troppi esempi attuali ci ricordano.
Terzo: uno sviluppo sostenibile e prolungato non può essere raggiunto e mantenuto ignorando le disparità e le diseguaglianze estreme, come dice Stiglitz. Oltre che un doveroso dettato etico, è nell’interesse dell’efficienza di lungo periodo dell’economia e della società.
http://www.ilfarosulmondo.it/wp/il-pil-torna-a-salire-ma-la-gente-sta-peggio/

Giorno della Memoria… “quando le vittime si trasformarono in carnefici”

Libano 2006 – Strage di QanaQana-

di Manuela Comito
Il 27 gennaio ricorre la celebrazione del “Giorno Della Memoria”, per commemorare le vittime dell’Olocausto e coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. Le celebrazioni saranno, come ogni anno, molto partecipate, oltre che caricate di una massiccia dose di retorica. Perché occorre tenere presente che in questa particolare circostanza nulla si è dimostrato più inutile che ricordare. Il ricordo, in netto contrasto con la solennità della ricorrenza, non è valso da monito e da insegnamento, come si sarebbe auspicato, ma si è trasformato in una sorta di celebrazione di un popolo e legittimazione di ogni sua atrocità.
Le parole di Josè Saramago rendono bene l’idea: “Vivere nell’ombra dell’Olocausto ed aspettarsi di essere perdonati di ogni cosa che fanno, a motivo della loro sofferenza passata, mi sembra un eccesso di pretese. Evidentemente non hanno imparato molto dalla sofferenza dei loro genitori e dei loro nonni.“ E’ per questo che voglio ricordare le circostanze in cui le vittime si trasformarono in carnefici e ripercorrere l’Olocausto palestinese, che dura da più di 66 anni: 1946 – Massacro del King David Hotel: 92 morti e 58 feriti; 1947 – Massacro di Yehida: 7 morti e decine di feriti; 1947 – Massacro di Khisasa: 10 morti; 1947 – Massacro di Qazaza: 5 bambini morti; 1948 – Massacro all’albergo Semiramis: 18 morti e 16 feriti; 1948 – Massacro di Deir Yassin: 250 morti; 1948 – Massacro di Nasser Ed-Din: intero villaggio massacrato; 1948 -Massacro di Tantura: 200 morti, villaggio raso al suolo; 1948 – Massacro di Beit Daras: villaggio raso al suolo, popolazione sterminata; 1948 – Massacro della Moschea di Dahmash: 100 morti più i profughi che morirono successivamente per gli stenti; 1948 – Massacro di Dawayma: 100 morti, tra cui molti bambini uccisi a bastonate; 1948 -Massacro di Houla: 82 morti,11 mila profughi; 1948 – Massacro di Salha: 105 morti; 1951 – Massacro di Sharafat: 10 morti e 8 feriti; 1953 – Massacro di Qibya: 67 morti, decine di feriti; 1956 – Massacro di Kafr Qasem: 43 morti; 1956 – Massacro di Khan Yunis: 315 morti; 1956 – Massacro di Gaza: 60 morti e 102 feriti; 1966 – Massacro di Sammou’: 18 morti e 54 feriti; 1975 – Massacro di Kawnin: 16 morti; massacro di Hanin: 20 morti; 1976 – Massacro di Bint Jbeil: 23 morti e 30 feriti; 1978 – Massacro di Abbasieh: 80 morti; 1981 – Massacro di Saida: 20 morti e 30 feriti; 1981 – Massacro di Fakhani: 150 morti e 600 feriti; massacro di Tel Ez Zatar: 3 mila profughi trucidati; 1982 – Massacro di Sabra e Shatila: il numero dei morti non è mai stato stabilito con esattezza, ma una stima approssimativa è tra 1700 e 2500 vittime.
Altri massacri furono perpetrati in Libano tra il 1984 e il 1986, come i massacri di Jinshit, di Sohmor, di Sir El-Gharbiya, di Maaraka, di Zrariyah, di Homin Al-Tahta, di Jibaa, di Yohmor e di Tiro. Quasi tutti condotti attraverso bombardamenti contro civili attuati con elicotteri ed aerei da guerra. Massacri nei campi profughi palestinesi: 1986 – Massacro di Al-Naher Al-Bared: 20 morti e 22 feriti; 1987 – Massacro di Ayn El-Hilweh: 65 morti e 41 feriti; 1990 – Massacro di Oyon Qara: 20 morti; 1990 – Massacro della Moschea di Aqsa: 23 morti e 850 feriti; 1994 – Massacro di Hebron: 24 morti e oltre 100 feriti; 1994 – Massacro di Jabalya: 6 morti e 49 feriti; 1994 – Massacro al Checkpoint di Eretz: 13 morti e 200 feriti; 1994 – Massacro di Deir Al- Zahrani: 8 morti e 17 feriti; 1994 – massacro di Nabatiyeh: 4 bambini morti e 10 feriti; 1996 – Massacro di Mnsuriah: 6 donne su un ambulanza; 1998 – Secondo massacro di Nabatiyeh: una madre e i suoi 8 figli. 1996 – Massacro di Qana: 109 morti e 116 feriti; 1998 – Massacro di Trqumia: 3 morti e decine di feriti; 1998 – Massacro di Janta: 7 morti; 24 giugno 1999: 8 morti e 84 feriti; 1999 – Massacro della Bekaa: 8 bambini uccisi e 11 feriti. Primavera 2002 – Massacro di Jenin (Operazione “Scudo Difensivo”): 500 morti e 1500 feriti; 27 gennaio 2008 – 18 gennaio 2009- Operazione “Piombo Fuso”: 1500 morti e 5 mila feriti; Novembre 2012 – Operazione “Pillar of Cloud”: 161 morti e 400 feriti.
Questi sono i più tristemente famosi massacri compiuti dalle forze di occupazione israeliane in Palestina e nel sud del Libano. Aggiungendo le vittime dei raids dell’aviazione israeliana in Libano e le vittime della Prima e della Seconda Intifada (nel 1987 e nel 2000) e le vittime della “quotidiana amministrazione” dei Territori Occupati e della Striscia di Gaza da parte dell’occupazione israeliana, il tributo di sangue pagato dal popolo palestinese e dal popolo libanese per la propria libertà è immane. Norman Finkelstein, figlio di sopravvissuti ebrei del Ghetto di Varsavia e poi del campo di sterminio di Auschwitz, ebbe a dire: “Se gli israeliani non vogliono essere accusati di essere come i nazisti devono semplicemente smettere di comportarsi come i nazisti”. Il 27 gennaio sarebbe doveroso ricordare anche le vittime dell’Olocausto palestinese, che ancora oggi non conosce fine.
http://www.ilfarosulmondo.it/wp/giorno-della-memoria-quando-le-vittime-si-trasformarono-in-carnefici/

Perchè reati gravi, continuano a non essere perseguiti?

Articolo 101 della Costituzione della Repubblica Italiana:

“La giustizia è amministrata in nome del popolo”. 

Signori Magistrati: Voi dovreste amministrare la giustizia in nome del Popolo, ma quale Popolo vi ha nominati? (Come la polizia che ci avvelena con gas tossici, vietati dalla convenzione di Ginevra e lo fa in nome del Popolo!).

 Il 21 febbraio del 2012 (quasi un anno fà) il bisettimanale “Luna Nuova” ha pubblicato la mia lettera sotto riportata. Non è che “per caso” la Procura della Repubblica di Torino, non procedendo, si sia resa responsabile del reato di OMISSIONE?

no tav,generale russo venaus,susa,chiomonte,torino-lione,chianocco,davi luciano

I presunti reati che potevano e dovevano essere contestati potrebbero essere ad esempio:

 

1) Attentato alla Costituzione della Repubblica Italiana (violazione degli articoli 16, 17, 35 e 42 della Costituzione a causa di una Ordinanza del Prefetto di Torino reiterata illegittimamente più volte)

2) Crimini di guerra in tempo di pace (in più occasioni, sono state sparate granate, a volte migliaia, contenenti gas tossici, contro la popolazione civile, contro abitazioni civili e in terreni coltivati)

3) Attentato alla salute pubblica (in più occasioni, sono state sparate granate (a volte migliaia) contenenti gas tossici, contro la popolazione civile, contro abitazioni civile e in terreni coltivati)

4) Tentato omicidio (in più occasioni sono state sparate granate contenenti gas tossici, a distanza ravvicinata, a tiro teso, direttamente contro le persone)

5) Tentata strage (il 3 luglio 2011 sono state sono state lanciate pietre e sparate granate contenenti gas tossici da un viadotto dell’autostrada A32 sulle persone sottostanti, l’altezza del viadotto è quasi di 20 metri. Ricordo che quando erano dei ragazzi a lanciare sassi dai ponti sulle autostrade sono stati minacciati di essere incriminati appunto per strage)

6) Devastazione di beni privati e pubblici (è stato devastato un sito archeologico di oltre 6.000 anni. In assenza di progetti esecutivi ed autorizzazioni sono stati occupati e devastati terreni di proprietà privata e pubblica e su questi sono state realizzate recinzioni del tutto abusive)

7)  Altre illegalità e violenze varie; tra cui almeno un possibile sequestro di persona.

 Per i fatti citati esisteva la procedibilità d’ufficio in quanto:

1)  si tratta di reati gravi

2)  sono stati commessi pubblicamente

3)  hanno coinvolto migliaia di persone

4) di quanto successo, i mezzi di informazione hanno dato notevole risalto nelle cronache

5) Il bisettimanale “Luna Nuova” il 21-febbraio-2012 ha pubblicato una lettera dello scrivente, in risposta all’intervista rilasciata dal Dottor Giancarlo Caselli, la settimana precedente, in cui si evidenziavano alcuni reati commessi da dipendendti pubblici, per cui esiste la perseguibilità d’ufficio.

6)  sono stati commessi da dipendenti pubblici.

7) La Procura non poteva non sapere; in quanto per i fatti citati, ha inquisito ed imposto misure restrittive delle libertà personali a decine di persone che protestando, per richiedere il rispetto della Costituzione ed il ripristino della legalità, in qualche caso potrebbero aver superato certi limiti.

 

Ampia documentazione dei fatti citati (fotografie, filmati ecc.) è disponibile sui siti internet, nelle redazioni dei giornali e telegiornali e nelle documentazioni depositate in Procura della Repubblica di Torino dalla Questura .