Archivi giornalieri: 28 gennaio 2014
Editore Britannico: Gli Stati Uniti e la UE sono dietro le manifestazioni in Ucraina
“Commissione UE collusa con Bilderberg, obiettivo governo mondiale”
Tunisia. Forse la primavera è arrivata
J.V.
L’unica vera primavera araba potrebbe essere quella tunisina. Lo è già, nel senso che si è trattato di una rivolta interna al paese e non eterodiretta come in seguito accaduto per altri paesi arabi, lo sarà perché nonostante tre anni difficili si potrebbe finalmente essere giunti a una svolta dopo la parentesi islamista segnata dal partito Ennahda, maggioranza in Parlamento che ha paralizzato una Tunisia che non aveva scordato la sua radicata cultura laica. Domenica l’altalena delle crisi di governo sembra essersi fermata con la notizia della formazione di un nuovo esecutivo e soprattutto con l’approvazione di una nuova Costituzione. L’instabilità politica aveva prodotto un clima incandescente, con continue rivolte popolari e l’eliminazione fisica di esponenti politici dell’opposizione laica da parte di integralisti islamici. Nel luglio scorso, nel giorno della festa della Repubblica, era caduto sotto i colpi esplosi da un militante salafita il fondatore della Corrente Popolare, Mohamed Brahmi, esponente della sinistra nazionalista. Il 6 febbraio 2013, quasi un anno fa, era stata la volta del membro della coalizione di partiti di sinistra del Fronte Popolare nazionalista, Chokri Belaid, assassinato a colpi d’arma da fuoco. E per la cui morte sono stati indagati alcuni salafiti legati alla Lega per la protezione della rivoluzione vicini al partito islamista al governo Ennahda. Pochi mesi prima, nell’ottobre del 2012 Lotfi Nagdh, del partito Nida Tounes, era stato ucciso nell’assalto a una sede del partito, sempre da parte di militanti della Lega per la protezione della rivoluzione. La deriva islamista è stata favorita dall’eccesso di potere del partito confessionale Ennahda, che ha lasciato ampi spazi di manovra ai gruppi più radicali di ispirazione salafita. L’ultima vittima della violenza politica, Brahmi era un membro dell’Assemblea nazionale costituente eletto per la circoscrizione di Sidi Bouzid, il “luogo di nascita” della rivoluzione contro Ben Ali, e poco prima di essere ucciso aveva attaccato proprio Ennahda e il suo sostegno al deposto presidente egiziano della Fratellanza musulmana, l’islamista Mohamed Morsi, tracciando un parallelo tra la scarsa legittimità dei Fratelli Musulmani in Egitto e quella della troika politica che in quel momento guidava la Tunisia, formata dall’alleanza tra Ennahda, Congresso Per la Repubblica e Ettakatol. Dal febbraio 2013, dopo l’uccisione di Belaid, si sono susseguite continue crisi di governo, risolte ogni volta con un nuovo esecutivo. Nel marzo successivo era stato formato un nuovo governo islamista a guida Ennahda, con la nomina a premier di Ali Laarayedh, ex ministro degli Interni nel governo di coalizione nato dopo le prime elezioni dalla fine del regime di Ben Ali. Ma l’operato del suo ministero è stato oggetto di continue contestazioni popolari per l’abituale ricorso alla violenza, per non aver sciolto la Lega per la protezione della rivoluzione e soprattutto per l’eccessiva tolleranza mostrata nei confronti dei gruppi salafiti che seminano il caos nel Paese. A fine dicembre 2013 gli islamisti di Ennahdha hanno accettato di cedere il potere per far uscire la Tunisia dalla profonda crisi politica e il nuovo premier designato in sostituzione di Laarayedh, il ministro uscente dell’Industria Mehdi Jomaa, ha iniziato le consultazioni su impulso del più importante sindacato del paese l’UGTT per formare un nuovo esecutivo. Dopo altre sei settimane di stallo, solo domenica scorsa Jomaa ha potuto annunciare un nuovo governo che dovrà indire elezioni entro un anno. Poco dopo l’Assemblea nazionale ha approvato la nuova Costituzione. Tre anni dopo la caduta di Ben Ali, la Tunisia ha finalmente una sua nuova Carta fondamentale che, dato importante, non cede alle pressioni della maggioranza islamista che era uscita vincitrice dalle elezioni per la Costituente. L’Assemblea nazionale ha adottato la legge con una schiacciante maggioranza di 200 voti a favore , 12 contrari e 4 astensioni, ben al di sopra la maggioranza necessaria di 145 voti. “In questa Costituzione tutti i tunisini si ritrovano: protegge i nostri beni e getta le basi di uno stato democratico”, ha detto Mustapha Ben Jaafar, il presidente dell’Assemblea. La nuova Costituzione concede uno spazio ridotto all’Islam che è definito la religione di Stato ma si esclude la sharia come base del diritto. Viene garantita la libertà di fede e di coscienza e viene posto il divieto di accusare qualcuno di apostasia. La Carta afferma l’eguaglianza di diritti e doveri dei due sessi e un aspetto interessante è che viene introdotto per la prima volta nel mondo arabo l’obiettivo della parità di genere nelle assemblee elettive. Quanto al nuovo governo, che dovrebbe ricevere questa settimana la fiducia dell’Assemblea Costituente, Jomaa ha affermato di avere fatto la sua lista “in base a tre criteri: competenza, indipendenza e onorabilità” e comprende funzionari, magistrati personalità del settore privato. Il ministro degli Interni, Lotfi Ben Jeddou, è rimasto al suo posto nonostante non fosse particolarmente gradito alle opposizioni. Un ostacolo è stato superato, ma il lavoro difficile non è certo terminato, Mehdi Jomaa ha sottolineato che “le elezioni sono la prima priorità” ma la legge elettorale deve ancora essere approvata dal Parlamento. Sullo sfondo, a preoccupare resta la situazione economica molto difficile, con una crescita al palo e un alto tasso di disoccupazione. Condizioni che rendono facile l’esplodere di violenze e proteste popolari.
28 Gennaio 2014 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22920
UE: DEMONIZZARE, ESORCIZZARE e COMANDARE
Siria, fu False Flag.
Una Valle per un’Italia pulita!
http://www.tgvallesusa.it/?p=5069
Mentre il Procuratore Maddalena parla con il linguaggio della casta e promette di mentenere l’aggressione giudiziaria ai valsusini, l’Assemblea popolare di venerdi compatta la Valle, rilancia la resistenza e respinge al mittente le accuse di terrorismo .Con un occhio alle elezioni amministrative di Maggio.
Voi siete i ladri, noi siamo quelli che combattono per un’Italia migliore! Cosi Sandro Plano, ancora nelle vesti di Presidente di una Comunità Montana smobilitata, si rivolge ai partiti e alla lobby del Tav anticipando le risposte agli impaludati Procuratori all’inaugurazione dell’anno giudiziario. In un Polivalente di Bussoleno affollatissimo, venerdi sera si è rinforzata l’unità tra Comitati e amministratori e questo è il primo dato nuovo della situazione in Valle. Cosa c’è stato di diverso e in più delle altre volte?
(foto di Luca Perino)
LA SOLIDARIETA’. C’è stato che di fronte all’attacco giudiziario con le imputazioni di terrorismo sono cadute tante remore dei sindaci sulla solidarietà, anche di fronte a forme di lotta che forzano la legalità: “Siamo tutti responsabili!” dice Plano alla folla, e persino il pacifico Patrizio, sindaco di Avigliana non trattiene la rabbia: “Abbiamo contro un intero sistema…L’obiettivo nostro deve essere di rompere tutti i piani” di chi vuole l’opera. E tutti si dicono disponibili alle iniziative di lotta contro i nuovi cantieri, con e senza fascia.
La sentenza contro Vair, Perino e Bellone è “un attentato alla democrazia!” che richiede un impegno di tutti per raccogliere in fretta la somma necessaria.
E’ chiaro a tutti che il rifiuto di ridiscutere il progetto sta a significare che è solo più la ragion di Stato che spinge avanti il Tav. Quindi è sempre vivo anche il No alle compensazioni.
L’accusa di terrorismo viene unanimemente ribaltata su chi manovra le campagne mediatiche e quelle giudiziarie: è terrorismo di Stato quello che si accanisce contro i valsusini con la violenza militare, giudiziaria e mediatica per favorire lo sperpero di denaro pubblico, la speculazione e la devastazione del territorio.
NUOVI SOGGETTI E ELEZIONI. C’è l’iniziativa autonoma dei sindaci perun’associazione dei sindaci della Valle se dovesse fallire il progetto di Società dei Comuni richiesto dalle nuove leggi e c’è l’appello di tutti, sindaci e forze politiche presenti (5 Stelle e Rifondazione Comunista) a serrare le fila per le scadenze elettorali che aspettano la Valle: il 25 Maggio devono vincere tutti i candidati No Tav su un programma di cambiamento del modello di sviluppo e di gestione dei beni pubblici, soprattutto nei comuni governati ora da maggioranze compiacenti, che svendono 20 anni di lotta al Tav per una rotonda, uno svincolo, una stazione: Susa, S. Antonino, Almese, Condove e Chiomonte. Vincere dappertutto in Val Susa mettendo da parte divergenze personali e sigle è l’indicazione politica condivisa.
Un’assemblea dunque ricca di contenuti politici che vede la Valle proporsi al Paese come punta di diamante dell’opposizione popolare e trova lo spazio anche per attaccare a tutto campo la legge elettorale di Renzi. L’assalto mediatico sul terrorismo, per quello che riguarda la Valle, è fallito, respinto e rinviato al mittente. Allo stesso tempo è ribadita la solidarietà a tutto campo con gli arrestati e i condannati, ed è confermato l’impegno a rinnovare la resistenza sia sul piano istituzionale che sul terreno con la giornata del 22 Febbraio. Non ci sono anarchici, terroristi, esterni: è un’unica comunità in lotta contro un sistema di potere corrotto che non riesce a dare prospettive credibili di cambiamento. C’èuna nuova unità su basi più avanzate e su presupposti ben chiari che sembra dare già i suoi frutti a 24 ore di distanza con l’avvicinamento delle posizioni delle varie componenti a Susa per una lista unica. C’è insomma una forza che, pur subendo colpi senza precedenti, si può permettere di rilanciare l’iniziativa, di stabilire alleanze e di sottoporre al Paese proposte politiche. C’è da stupirsi se vogliono annientarla?
Rimborsopoli, scavate nel centrosinistra
SE CI RUBANO ANCHE LE POSTE, SERVIZIO PUBBLICO UNIVERSALE
IL VENERABILE MARIO DRAGHI MUOVE CON LUCIFERINA SAPIENZA LE PEDINE LETTA E RENZI
Quale forza attribuisce a tali signori un potere sulle nazioni così vasto, smisurato e irresponsabile? La risposta è la “massoneria“, creatrice della modernità, momentaneamente ostaggio di una componente contro-iniziatica che ne offende la storia e il prestigio. E ancora: attraverso il controllo di quali gangli vitali la massoneria reazionaria oggi prevalente si assicura a cascata il mantenimento di una supervisione generali sui fenomeni globali? In primis di quelli finanziari e mediatici, che, a loro volta, creano e distruggono le singole carriere politiche dei diversi maggiordomi occasionalmente assoldati per il bene della causa. Provate ad esempio a mettere in fila i nomi dei ministri dell’Economia succedutisi in Italia nel corso della seconda Repubblica. Vi accorgerete che si tratta di figure quasi sempre allevate all’interno di quelle grandi banche d’affari ad alto contenuto massonico, bravissime ad inseguire interessi privati dopo avere sapientemente cooptato figure che rivestono incarichi pubblici. In alcuni casi, leggi Monti o Saccomanni, i massoni reazionari giocano a viso scoperto. In altri, vedi Letta eRenzi, preferiscono invece comandare dietro le quinte, al riparo delle sagome dei soliti provvidenziali burattini. Come egregiamente spiegato dai massoni di Grande Oriente Democratico (clicca per leggere),Letta e Renzi si contendono il potere locale pur essendo entrambi proni ai desiderata degli stessi mondi occulti. Il Venerabilissimo Maestro Mario Draghi, ben spalleggiato da un uomo assetato di potere comeGiorgio Napolitano, è oggi il vero dominus della politica italiana. Pur di portare a termine la sua missione di morte, che prevede il definitivo abbattimento della nostra civiltà, Mario Draghi si avvale dei servigi di personaggi infidi, subalterni e senza scrupoli, pronti cioè a farsi carico dell’inevitabile impopolarità a patto di garantirsi futuri riconoscimenti in termini di denaro e potere. Per dirla in maniera ancora più semplificata, Letta e Renzi sono come due odalische che si beccano nella speranza di divenire le favorite dell’ImperatoreMario Draghi. Il gioco delle parti tra il Rottamatore e il nipotino di Gianni Letta in versione punch-ball è gradito e incoraggiato dai padroni nella misura in cui le politiche di austerità, indispensabili per seminare ulteriore povertà e miseria, non vengano messe seriamente in discussione da nessuno dei contendenti. Letta può quindi tranquillamente governare al fine di perseguire il doloso peggioramento del quadro economico. Renzi potrà continuare a recitare tatticamente il suo controcanto per non disperdere un consenso popolare necessario per varcare in prospettiva la soglia di Palazzo Chigi garantendo così la prosecuzione di un indirizzo politico assassino e disumano. Il tutto sotto la regia vigile del vero garante dell’Olocausto italiano: Giorgio Napolitano il Rieletto. Quindi amici miei, mentre state lì a trastullarvi con ilPorcellum, il Maialinum e l’Asinellum, sappiate che all’interno dei templi più esclusivi si lavora per il vostro totale annientamento. Letta, una volta finita la sua macabra missione, verrà ricompensato con un ruolo di prestigio in ambito Ue. Renzi, sotto la supervisone dell’uomo McKinsey Yoram Gutgeld, prenderà il posto di Enrichetto per completarne la scellerata opera. Mentre Napolitano, tra un monito e un mojito, resterà abbarbicato sul Colle per l’intero secondo settennato dicendo ogni giorno che non vede l’ora di andarsene. Alla fine della fiera non rimarrà pietra su pietra. E tutti gli asini oggi intenti a parlare di Bunga Bunga,sprechi, Job Act e altre simili amenità, affogheranno lentamente e inconsapevolmente sotto lo sguardo tetro e compiaciuto del più sottile demone che paralizza il nostro tempo: ovvero il potentissimo massonecontro-iniziato Mario Draghi. Francesco Maria Toscano Fonte:http://www.ilmoralista.it/2014/01/21/il-venerabile-mario-draghi-muove-con-luciferina-sapienza-le-pedine-letta-e-renzi/