Mare Adriatico (fondale isola di Pianosa): bomba ineplosa United States of America
di Gianni Lannes
Finalmente una bella notizia. Le armi chimiche siriane saranno trattate con l’idrolisi e poi affondate tra Malta, Grecia e Italia. Prima però saranno stoccate in Calabria, l’area a maggior rischio sismico e idrogeologico d’Italia che trema quotidianamente sotto i colpi del bombardamento chimico (chemtrails) e delle iniezioni ionosferiche di onde Elf nella parte superficiale della crosta terrestre.
Tranquilli: l’approdo dell’arsenale bellico sarà a Gioia Tauro, area di pertinenza esclusiva della ‘Ndrangheta, la più pericolosa organizzazione criminale italiana al soldo spesso dello Stato tricolore per il lavoro sporco commissionato dai nostrani servizi segreti, come ha rivelato qualche anno fa un generale dei carabinieri (operativo nel servizio di intelligence), durante un’audizione sottoposta ovviamente a segreto di Stato.
L’arsenale chimico della Siria inizialmente era destinato a essere neutralizzato in Albania ma, dopo le forti proteste pubbliche il governo di Tirana è stato costretto – suo malgrado rinunciando ad un cospicuo gruxoxletto in dollaroni dlelo zio Sam – a declinare l’offerta, e cosi questo arsenale proibito dalle convenzioni internazionali, delle normative nazionali nonché del buon senso biologico, sarà affondato nella zona di mare ad ovest di Creta, con la connivenza criminale delle autorità di Grecia, Italia e Malta. Tra l’altro in Europa è in vigore la Convenzione di Aarhus (ratificata in Italia con legge 108 nel 2001) che sulla carte dovrebbe consitirealle popolazioni interessate di arrestare questa pericolosa manovra degli Stati Uniti d’America
Il primo allarme è stato lanciato dagli scienziati di Democritos (Centro Nazionale di Ricerca Scientifica) di Atene e del Politecnico di Creta che parlano di «completa distruzione dell’ecosistema e del turismo». Secondo il collaboratore scientifico di Democritos ed ex presidente dell’Unione dei Chimici Greci, Nikos Katsaros, «se una tale neutralizzazione delle armi chimiche verrà effettuata tramite il processo di idrolisi, si può parlare di uno scenario da incubo. Si tratta di un metodo estremamente pericoloso con conseguenze imprevedibili per l’ambiente mediterraneo e i popoli vicini». Questi effetti saranno la necrosi completa dell’ambiente interessato e l’inquinamento finale del Mediterraneo. Il pesce sarà avvelenato dalla contaminazione cosi come la popolazione che lo consumerà.
Solitamente le sostanze chimiche vengono distrutte mediante combustione in aree specifiche, dotate di opportune infrastrutture presneti in: Stati Uniti, Germania, Francia, Russia e Cina. In questo caso però, trattandosi di un problema politico, nessuno vuole assumersi la responsabilità. Così ricorrono al metodo di idrolisi in mare aperto nonostante, per ammissione indiretta dei nordamericani stessi, questo metodo sia particolarmente pericoloso: infatti, il mare Mediterraneo è stato scelto proprio perché chiuso. Di un grave rischio parla il professor Evangelos Gidarakos del Politecnico di Creta, che ha lanciato l’allarme alle indifferenti autorità elleniche:
Secondo annunci ufficiali, le armi chimiche, dopo essere trasportate dalla Siria, saranno caricate in Italia nella nave battente bandiera U.S.A. Cape Ray e saranno inabissate tra Malta, Libia e Creta. La procedura per la l’occultamento dell’arsenale chimico della Siria dovrebbe durare circa tre mesi. Non vengono forniti ulteriori dettagli.
Il professor Gidarakos sostiene che l’idrolisi di tutto questo quantitativo pericoloso produrrà una terza componente tossica che sarà formata direttamente nelle acque marine. Perché l’idrolisi non è un processo sicuro in quanto produce anche degli scarti in forma liquida.
Per la cronaca, i sedicenti “Alleati” al termine della seconda guerra mondiale, in palese violazione della Convenzione di Ginevra, hanno affondato nel Mare Adriatico, nella acque territoriali della Puglia, su bassi fodnali, e nel gol,do di Napoli, nonché nei pressi dell’isola di Ischia, migliaia di bombe caricate con aggressivi chimici (iprite e fosforo).
Uno studio dell’Icram (oggi Isora) ha documentato l’inquinamernto dell’ecostemna marino e la penetrazione dei veleni nel ciclo biologico. Inoltre, durante la guerra per disintegrare la Jugoslavia, la Nato, copmrpesa l’Italia che ha partecipato ai bombardamenti con propri velivoli dell’Aeronautica militare, centinaia di ordigni caricati di uranio impoverito sono stati scaricati nell’Adraico in 24 aree dal golfo Trieste al canale di Otranto. Tutte queste aree marine, nonostante le promesse della Nato e del governo italiano a guida del centro sinistra, non sono mai state bonificate
I popoli del Mediterraneo, in primis quello italiano (se ancora si può definire tale) hanno il diritto e il dovere di impedire al governo terroristico degli Stati Uniti d’America di portare a compimento questo crimine contro l’umanità, altrimenti sarà la morte certa per il Mare Nostrum.
Lannes, Gianni, IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL DOMINIO, Draco Edizioni, Modena, 2012
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