Tunisino sequestrato e torturato da connazionali nel Trapanese, 2 arresti

se a seviziarlo non sono stati cittadini italiani allora la violenza subita è irrilevante. Il silenzio mediatico in questo caso è d’obbligo e non razzista. Così per la ragazza che ha subito il violento trattamento. Si sà, per legge sono da considerarsi vili e brutali le agressioni perpretate dal marito, quelle da parte di estranei son da considerarsi ‘gentilezze’

CRONACA, NEWSlunedì, 20, gennaio, 2014
20 gen. – Hanno sequestrato e torturato un connazionale per diverse ore. E’ accaduto in provincia di Trapani dove i carabinieri della compagnia di Alcamo hanno arrestato due tunisini. Gli stranieri sono entrati in azione nel ristorante “Egesta Mare” di piazza Petrolo, a Castellammare del Golfo, dove la vittima lavora come cameriere: lo hanno avvicinato e costretto, dietro la minaccia di un coltello, a salire sulla sua auto. Poco prima lo avevano cercato nella sua abitazione, compiendo un vero e proprio raid, buttando a terra il portone di ingresso e mettendo a soqquadro l’appartamento dove e’ stata ritrovata un’ascia conficcata nella porta di ingresso. Subito sono scattate le ricerche da parte di numerose pattuglie provenienti da Alcamo, Castellammare e Calatafimi.
Sino alla telefonata al 112 che segnalava la presenza di un cittadino ferito all’interno di un bar: si trattava del sequestrato che si era rifugiato nel locale. Presto sono stati bloccati due fratelli che, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, hanno sottoposto la vittima per circa due ore a una serie di feroci sevizie. L’uomo e’ stato colpito violentemente al capo con una mazza in legno e, successivamente, con vasi in vetro, bastoni; poi pugni e calci su tutto il corpo. Solo un attimo di distrazione dei sequestratori ha consentito al malcapitato di darsi alla fuga.
Anche la ragazza italiana, poco piu’ che ventenne, trovata nella casa dei due criminali, presentava numerose tumefazioni al volto. Alla base delle violenze la gelosia legata a degli sms scambiati tra la donna e l’aggredito.
I due fratelli, accusati di tentato omicidio, sequestro di persona, lesioni personali, porto abusivo di arma, minacce aggravate, danneggiamento aggravato e maltrattamenti in famiglia, sono stati rinchiusi nel carcere di Trapani.

http://www.imolaoggi.it/2014/01/20/tunisino-sequestrato-e-torturato-da-connazionali-nel-trapanese-2-arresti/

Redarguisce immigrato che orina sulle auto: bolognese accoltellato

aggressione da censurare per i media e i non violenti Ma a seconda della nazionalità di chi commette le aggressioni, sono da occultare o da enfatizzare …così impongono i moderni criteri dell’eguaglianza

CRONACA, NEWSmartedì, 21, gennaio, 2014
BOLOGNA – Piazza VIII agosto, urina su auto: passante interviene, aggredito a colpi di coltello
coltello221 genn – Aggredito a colpi di coltello, scagliati dritti in pieno petto e al braccio: così un cittadino bolognese è stato assalito da quattro stranieri dopo aver semplicemente redarguito uno di loro, ‘pizzicato’ nell’atto di urinare su un’auto in sosta. E’ accaduto lo scorso sabato sera, poco dopo le 22, in piazza VIII Agosto. In manette un tunisino di 19 anni, con vari precedenti alle spalle, e uno dei suoi complici. Gli altri hanno invece guadagnato la fuga.
L’amara vicenda è scaturita inseguito alla segnalazione giunta alla polizia da una 40enne bolognese, compagna dell’uomo assalito, che ha assistito impotente alla scena. I due stavano parcheggiando in piazza, quando si sono trovati difronte l’extracomunitario, intento nella sua incivile impresa. Il senso civico e l’indignazione hanno mosso l’uomo – un 44 enne bolognese residente in zona Montagnola – ad intervenire, ammonendo lo straniero per il gesto in cui si prodigava.
In risposta l’uomo è stato assalito prima a parole, poi con i fatti. “Un fatto di grande violenza e gravità spropositata, indice del fatto che certi soggetti sono pronti a tutti” raccontano i poliziotti intervenuti sul campo. Il malcapitato infatti, dopo essere stato oggetto di minacce e improperi, è stato pure assalito fisicamente. Si è visto puntare addosso un coltello, e fendenti sono stati indirizzati all’altezza del petto, prima, e sull’avambraccio poi.
L’assalito ha avuto la prontezza di schivare i colpi, restando indenne. Avrebbe riportato solo alcune lacerazioni sul pesante giubbotto, che fortunatamente indossava, e che ha funzionato da protezione, provvidenziale.
Nel giro di pochi secondi l’uomo è stato accerchiato da altri tre soggetti, amici e connazionali dell’aggressore, intervenuti a dar man forte. Solo l’allerta lanciata dalla donna, che assisteva ai fatti, e il tempestivo arrivo delle forze dell’ordine hanno fatto desistere il gruppetto dal continuare l’azione violenta.
Al sopraggiungere delle volanti, gli stranieri si sono dileguati per le vie limitrofe. E’ stato attivato un immediato servizio di perlustrazione. Poco tempo dopo, il tunisino che aveva agito con il coltello è stato sorpreso in compagnia di uno dei sodali, su via delle Moline. ‘Non è stato facile fermarli – hanno raccontato gli agenti – perchè i due soggetti hanno cercato di confondersi tra la folla che il sabato sera popola la zona. Hanno tentato di opporsi al fermo, ma alla fine sono stati ammanettati’.
Per i due fermati è scattato l’arresto. Uno, autore dell’aggressione a mano armata, risponderà dell’accusa di omicidio, nonchè di lesioni aggravate, resistenza a Pubblico Ufficiale e lesioni finalizzate alla resistenza. Il complice – sempre di origini tunisine, classe 1987 – risponderà invece resistenza a Pubblico Ufficiale e lesioni finalizzate alla resistenza. La Polizia è al lavoro nel tentativo di risalire anche agli altri sodali.
‘Siamo difronte all’ennesimo caso di forte senso civico mostrato dai cittadini – ha commentato così il fatto il vicequestore Stanislao Caruso – Coconrdo con quanto dice il Questore, ovvero, i cittadini sono l’undicesimo uomo in campo nella partita contro la criminalità”.
http://www.bolognatoday.it

PRITCHARD DEL TELEGRAPH: ”LE EUROPEE SARANNO UN TERREMOTO: L’UNIONE EUROPEA COME PROGETTO NON ESISTE PIU”’

l’euro per rappresentare la coronazione del bene supremo nella Ue è strano che sia invocato e desiderato dal capitale di multinazionale. e’ chiaro a chi serve e chi ha voluto l’euro? la finiremo di fare da utili idioti ed ammettiamo che la UE fu concepita per affamarli i popoli, altrimenti come mai non è mai data loro facoltà di decidere sui trattati soprattutto dopo le sonore bocciature sui rarissimi referendum concessi?

19 GEN 2014

LONDRA – La Ford ha emesso un comunicato che equivale a una minaccia di chiudere i battenti nel caso in cui la Gran Bretagna votasse per uscire dall’Unione Europea. Steve Odell, direttore operativo di Ford in Europa, ha detto a Detroit alla nostra Katherine Rushton che il Regno Unito si “taglierebbe il naso per far dispetto al proprio volto” se uscisse dalla UE. “Non voglio minacciare il governo britannico, farlo avrebbe gravi conseguenze’ [ma] sconsiglierei vivamente di lasciare l’UE, per ragioni che riguardano le imprese e l’occupazione nel Regno Unito,” ha dichiarato.

“Bisognerebbe considerare tutto… Chiaramente noi non saremmo i soli a farlo. Vorrebbe dire ritornare alle tariffe doganali? Significherebbe il ritorno dei dazi? Vedremo cosa ciò significhi.

“Quando l’industria russa si è contratta lo scorso anno, ci siamo dovuti spostare da San Pietroburgo. Le conseguenze non sarebbero solo per noi, bisognerebbe vedere cos’altro potrebbe accadere se lasciassimo l’UE. Speriamo di non arrivare mai a questo punto.”

Bene, ma Neil Mellon del BNY Mellon ci ricorda che questo è ciò che il capo della Ford, Sir Nicholas Scheele, ebbe occasione di dire nel novembre 2002: “Ogni minuto di ritardo nell’adozione dell’euro è dannoso per i nostri dipendenti, per i nostri partner commerciali, per i nostri clienti… così come per Ford… Se la Gran Bretagna non aderisce all’euro c’è un rischio significativo per il settore manifatturiero e per le esportazioni del paese.”

Nel maggio 2007 a Tokyo intervistai Takeo Fukui, il capo della Honda, quando (educatamente) minacciò di tagliare gli investimenti futuri in Gran Bretagna a meno che il paese non aderisse all’euro. Disse che la Honda aveva fatto “un errore” a impiantare la sua fabbrica di automobili a Swindon.

In quel momento la sterlina aveva un valore troppo alto, naturalmente. In poco tempo ritornò ad avere una valutazione molto conveniente e tutte queste dichiarazioni terminarono. Da allora la Gran Bretagna, fuori dall’euro, è diventata il secondo maggior produttore di auto in Europa. Nel 2017, fuori dall’euro, rischia di battere tutti i precedenti record con una produzione di 2 milioni di veicoli.

Possiamo fare un elenco molto lungo dei bravissimi esperti che dicevano che la Gran Bretagna avrebbe pagato un prezzo spaventoso se avesse perso il treno dell’euro. Queste persone non capivano nulla della differenza tra un’OCA (Optimum Currency Area) e una papera.

Nessuno di loro aveva capito la “critica di Walters”, ossia perché l’Unione Monetaria Europea – senza un bilancio centralizzato, un sistema unico di sicurezza sociale e dei trasferimenti fiscali – avrebbe inevitabilmente portato a un circolo vizioso nel quale i tassi di interesse reali delle economie surriscaldate avrebbero continuato a scendere, mentre avrebbero continuato ad aumentare nei paesi in crisi. Quei signori sono stati semplicemente spazzati via.

Inutile dire che rimanere fuori dall’UEM e lasciare l’UE non sono la stessa cosa. Ma ancora una volta le élite economiche stanno facendo un’analisi statica, apparentemente ignare che l’UE ha già perso il suo fascino e sta cominciando a perdere pure la propria legittimità politica.
L’ultimo sondaggio Gallup è sorprendente: In Portogallo, il gradimento della UE è precipitato dal 59 al 27 per cento, in Spagna è finito al 31 per cento, in Grecia è sprofondato al 19% e in Italia, dov’era oltre il 70% è finito al 43.
Il dibattito è bloccato in un viaggio nel tempo, come se l’UE fosse ancora la stessa forza storica in marcia verso un’inevitabile egemonia internazionale, come sembrava (a loro) una decina di anni fa.
Gli eventi si stanno evolvendo molto velocemente sul continente. Le elezioni del Parlamento Europeo di maggio rischiano di essere un terremoto politico. La crisi dell’Eurozona continua a peggiorare, dato che le politiche di svalutazione interna dell’UEM stanno portando alla deflazione i paesi mediterranei e facendo salire più velocemente il rapporto debito / PIL.
La vecchia nomenklatura sta perdendo colpi. L’asse Franco-Tedesco è caduto, al di là della retorica dal signor Hollande di questa settimana. Si potrebbe sostenere che la Germania ha già lasciato l’UE, salvo che nella forma, visto che persegue le proprie strategie unilaterali nel commercio e in politica estera con Cina e Russia, conduce una politica propria in Medio Oriente e gira le spalle all’unione fiscale (contrariamente a tutta la logica dell’UEM). In effetti si potrebbe sostenere che, con le sue azioni, la Germania ha già lasciato l’euro, di fatto.
Si potrebbe anche sostenere che l’Unione europea, come progetto stimolante, non esiste più. È ormai una reliquia della Guerra Fredda, un guscio vuoto, superata ormai da una ripresa degli stati nazione all’interno dell’UE e dagli accordi globali di libero scambio nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Per quanto riguarda “i dazi” del signor Odell, lo sapevate che perfino la Tunisia ha libero accesso al mercato dell’UE?
Un’uscita della Gran Bretagna sarebbe estremamente nociva alla credibilità già pericolante dell’UE e potrebbe essere il colpo di grazia – come ammette il tedesco Wolfgang Schauble, proprio perché è l’ultimo, in Germania, a credere veramente in questo progetto. L’uscita dell’UK farebbe cambiare la chimica dell’UE in modi imprevedibili. Sconvolgerebbe la struttura di potere interna all’UE, lasciando uno sgabello a tre piedi reggersi su due instabili gambe.
Le persone che contano nelle capitali dell’UE farebbero i salti mortali per trovare una formula che mantenesse la Gran Bretagna all’interno dell’Unione, anche solo come una sorta di membro associato, per salvare le apparenze.
Cercherebbero di evitare di danneggiare le relazioni commerciali. Questo non solo perché la Gran Bretagna è il maggior mercato dell’eurozona, maggiore degli Stati Uniti o della Cina, ma in definitiva perché la diplomazia tra ricchi vicini democratici va avanti in ogni caso, a prescindere dal fatto che essi siano legati da qualche particolare trattato.
Se il FMI, l’OCSE, Citigroup, e Goldman Sachs hanno ragione, il differenziale di crescita del PIL tra la Gran Bretagna e la zona euro dal 2012 al 2016 sarà così evidente che il tenore del dibattito economico si trasformerà in ogni caso.
La differenza nella crescita dei posti di lavoro sta già cambiando il dibattito politico. Il tasso di disoccupazione in UK è del 7.4% e sta velocemente calando. Nell’Eurozona è del 12,1%, e stazionario. Un sacco di gente in Italia, Spagna e Francia lo hanno notato.
Ci sono un sacco di buone ragioni pro e contro il “Brexit”, ma minacciare un Armageddon economico non è fra queste. Gli effetti economici sono impossibili da quantificare e probabilmente sono neutrali.
La questione importante è se la Gran Bretagna possa continuare ad essere completamente autonoma col suo Parlamento sovrano rimanendo nell’UE, o se abbia un senso sforzarsi di esserlo nel mondo moderno globalizzato.
Il punto è quale sia il giusto “luogo” della democrazia, e se gli storici stati nazione dell’Europa siano ancora la base organizzativa ottimale per le società moderne. Tutto il resto è fuffa. Vergognati Ford.
Articolo scritto da Evans Pritchard per The Telegraph

Fonte: Voci Dall’Estero
http://www.controinformazione.info/pritchard-del-telegraph-le-europee-saranno-un-terremoto-lunione-europea-come-progetto-non-esiste-piu/#comment-158

ISLAMICI MINACCIANO PUTIN: “ABBIAMO UNA ‘SORPRESA’ PER TE”

GENNAIO 19, 2014 REDAZIONE
Citando un nuovo “pacchetto sorpresa” per la Russia e gli spettatori olimpici, militanti islamici nel Caucaso del Nord hanno lanciato una nuova minaccia per le Olimpiadi di Sochi con il video di un “martirio”, il video di due kamikaze che hanno attaccato un hub di transito.
Il video pubblicato su un sito estremista ceceno considerato una piattaforma credibile per le dichiarazioni degli islamisti presenta due uomini non identificati davanti alla bandiera nera del jihad e con due AKMS fucili.
Il duo – vestito in abiti civili e senza i soliti orpelli da jihadisti – ha spiegato che i russi e quelli che frequentano i Giochi invernali del prossimo mese non saranno al sicuro finché le forze inviate dal presidente Vladimir Putin ‘occuperanno’ la regione del Caucaso settentrionale vicino a Sochi, Russia.
“Avremo un pacchetto sorpresa per te”, uno degli uomini ha detto. «E quei turisti che verranno, anche per loro, abbiamo una sorpresa. Avremo una sorpresa per voi. Questo è per tutto il sangue musulmano che viene versato ogni giorno nel mondo, in Afghanistan, Somalia, Siria, in tutto il mondo. Questa sarà la nostra vendetta “.
il nuovo video pubblicato online durante la notte ha mostrato notizie e video di telecamere di sicurezza di due attentati suicidi del mese scorso in una stazione ferroviaria nella città di Volgograd, che è un centro di transito importante in Russia.
http://voxnews.info/2014/01/19/islamici-minacciano-putin-abbiamo-una-sorpresa-per-te/

Tenetevi forte! In Italia stanno preparando i dati taroccati sul Pil di Fine 2013

By Edoardo Capuano – Posted on 19 gennaio 2014
 
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Siamo in dolce attesa dei dati taroccati sul PIL Italiano di fine 2013.
 
Siccome il nostro“credibilissimo” governo ha promesso la ripresa di fine anno, ripresa deve essere anche se alcuni indicatori ci dicono che è impossibile.
 
Ma si sa i numeri sono opinioni ed esattamente come l’Istat ha palesemente taroccato i dati sulla produzione industriale negli ultimi 6 mesi (link) non stupirà nessuno se tra poche settimane usciranno numeri “ottimisti” anche per quello che riguarda il PIL Italiano.
 
A parte il fatto che i dati su Import e Export sono entrambi in ribasso (link)
 
Ma sopratutto a parte il fatto che gli ultimi 3 mesi dell’anno si sono caratterizzati per consumi di elettricità, gas e petrolio in continuo ribasso:
 
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Evito di parlare di disoccupazione solo per non sparare sulla croce rossa.
 
Quindi Signore e Signori la transizione verso le migliori pratiche Greche è completa.
 
Siete pronti al Tarocco del PIL?
 
p.s. e da Settembre 2014 i dati del PIL di ogni nazione europea saranno taroccati a norma di legge, ma ne parleremo fra qualche post.
 

S’allargano le metastasi in Clarea

http://www.tgvallesusa.it/?p=4994

SCRITTO DA: GABRIELLA TITTONEL – GEN• 20•14

Gabriella_39_nastro gennaio 2014Il cancro dell’alta velocità in Clarea s’allarga. Notizia questa più che preoccupante per coloro che per esperienza diretta o essendo a conoscenza del linguaggio medico, arrivano ad associare il grandioso (si dice) lavoro intorno al tunnel geognostico dell’alta velocità valsusina all’immagine di un organismo vivente.

Colpito da uno dei cancri più insidiosi, il carcinoma, che con le sue radici si insedia  silenziosamente nei tessuti intorno alla prima cellula della malattia e trasforma, devasta, tutto quanto incontra.

In Clarea, dopo la prima distruzione del bosco centenario di castagni, dei prati, della zona del sito archeologico (tutto ora attentamente coperto di cemento) si è passati alla distruzione del bosco a fianco del torrente per costruirvi una strada, ( che in futuro dovrebbe, si dice, divenire di collegamento fra Chiomonte e Giaglione) ma che ora, al di fuori delle recinzioni,  è unicamente in funzione del cantiere, dei necessari passaggi e della sistemazione di terre.

E mentre si guarda in questi giorni al futuro della valle, all’insidiosa e nuova devastante radice del carcinoma in valle, radice che farà posto al nuovo autoporto a S. Didero, alla nuova zona di guida sicura ad Avigliana, un nuovo annientamento in Clarea pare annunciato.

Nel cantiere si sta montando il lungo nastro trasportatore dello smarino, in prossimità delle reti, alto, troppo alto, ora pare, per non incorrere in problemi essendo in prossimità del passaggio dell’energia elettrica, del palo su cui Luca Abbà salì al tempo dello sgombero e dove rischiò la vita.

Ed allora si mormora dello spostamento della linea, più a monte, nel bosco sovrastante, dove si possono ancora scorgere parti del muro fortificato del 1600, dove tutta una serie di ottimi terrazzamenti fino ad ora ha evitato  alla montagna di scendere a valle. Distruzione di muretti, taglio di alberi: il cancro va avanti. Chi ancora intende parlare di progresso e di opera strategica in questo scenario davvero non ha occhi ed intelligenza per immaginare cosa può preparare il futuro alla gente valsusina!

Gabriella Tittonel

20 gennaio 2014

Processo ai No Tav. Il giorno dei babbioni

http://www.tgvallesusa.it/?p=4997

SCRITTO DA: FABRIZIO SALMONI – GEN• 20•14

 scontriI celerini del 5° Reparto Mobile Torino citati a testimoniare confermano candidamente i loro verbali di servizio tutti perfettamente uguali. Il Pm si agita, gli avvocati infieriscono. Udienza positiva per gli imputati.

Che sarebbe stata un’udienza “diversa”sembrava preannunciarlo l’avvistamento in aula di un nuovo Digos pericolosamente simile o, se possibile, peggiore nell’aspetto del mitico Monnezza di Tomas Milian. Pubblico in ingresso e imputati non hanno potuto fare a meno di notarlo e di commentare che non avrebbe speranza di mimetizzarsi tra i No Tav. “Forse tra i tossici…” qualcuno azzarda. Ma ormai se ne sono viste tante…e si metabolizza anche il Monnezza.

Il programma della giornata prevedeva di esaurire i celerini dell’8° RM di Firenze mobilitati il 27 Giugno e avviare gli interrogatori di quelli del 5° RM di Torino in servizio alla Maddalena il 3 Luglio per avere le conferme delle lesioni refertate. Cosi i testi Scippa, DeCarolis e Corrente sono sfilati ricordando le loro prognosi, rispettivamente di 3, 10 e 3 giorni, opportunamente aumentate di qualcosina in più in sede di medico di reparto, secondo lo schema ormai collaudato per incassare un indennizzo e aggravare la posizione degli imputati.

Il bello è arrivato dopo con gli agenti del RM torinese, tutti schierati dalle 4.40 del mattino in area museale e neolitica adiacente per fare fronte ai dimostranti che scendevano dal sentiero di Ramat. I quali si presentavano a partire approssimativamente dalle 11 con un volume di “fuoco” tale da causare ematomi in quantità e piccole fratture agli agenti malgrado le protezioni in dotazione. Il più grave di questi sarebbe risultato il Michele Ceccarelli con una microfrattura a un dito della mano destra (25 giorni di prognosi). Una certa ilarità ha suscitato l’ex caposquadra (ora congedato) Andrea Apice, che non riusciva a contenere l’eloquio burocratico-poliziesco incorniciato da pesanti inflessioni dialettali e sciorinava dati e nomi non richiesti di dirigenti e di reparti come se facesse rapporto al sergente di Full Metal Jacket. Bisognava contenerlo. Poi ecco il teste Galbiati che risulta aver presentato un referto datato 2 Luglio, un giorno prima degli scontri…Ma il meglio doveva venire con le testimonianze di altri agenti (Calefati, Guarnaccia, Giardina, Conti, Amato, Foglini, Sanna, Blefari, Riozzo) che senza sapere dell’incongruenza rappresentata dai loro rapporti identici al dettaglio, confermavano convintamente che li avevano redatti con le loro parole, senza aiuto di alcuno, separatamente. “Questo l’ha scritto lei come opera del suo ingegno?” incalzava i testi l’avv. Vitale. “Si“, “C’erano altri colleghi insieme a lei mentre scriveva? “No”.  “Nè si è confrontato con Antonelli, Califati, Guarnaccia?”  “No”, “C’era un modulo già preparato?” “No”. “E come mai lei usa le stesse identiche parole e addirittura la stessa punteggiatura degli altri colleghi?” Panico, agitazione sullo scranno.  Il Pm Padalino, visibilmente nervoso, cercava di intervenire per fermare, precisare, correggere (“C’erano delle parti comuni sulle quali ciascuno aggiungeva le parti soggettive.. quella relazione ha delle parti che possono essere anche state preparate prima…” ) aggiungendo cosi perplessità alla frittata. Si vedrà quanto le testimonianze potranno essere considerate valide o se potrebbe addirittura configurarsi il reato di falsa testimonianza per gli agenti. Tutto in ogni caso dovrebbe risolversi a vantaggio degli imputati.  C’era ancora il tempo di rinnovare il battibecco con il Pm sulla sede processuale ma il Presidente Bosio dichiarava chiusa l’udienza e confermava la data del 30 Gennaio per la ripresa.

Il capitalismo, una malattia

di Simone Boscali

Esiste almeno un tipo di resistenza fortemente radicato nell’animo umano che continua ad essere di difficile comprensione a dispetto di ogni esercizio di umiltà da parte di chi è riuscito a scuotere almeno in parte la propria coscienza: la resistenza al cambiamento di rotta in un momento in cui il cammino ci porta inevitabilmente verso uno strapiombo.
Per secoli le varie civiltà umane che si sono succedute anche qui in Europa hanno avuto una visione cosidetta “futurocentrica”. Mettere il futuro al centro della propria riflessione significa non tanto distrarsi rispetto al presente, quanto avere la capacità prima di tutto di immaginare e poi di progettare un futuro migliore a fronte di un presente ingiusto.
Dato che spesso, ahinoi, il presente è stato ricco di ingiustizie nel corso della storia umana, la visione futurocentrica ha sempre permesso all’uomo di elaborare risposte alternative al presente e di metterle in pratica, ora attraverso un cambiamento culturale, ora con una rivoluzione violenta, ma sempre riproducendo in qualche modo la concezione triadica della storia di Hegel, tesi-antitesi-sintesi.
E’ in questa tensione generale reiterata cocciutamente per secoli che è maturata la saggenza popolare secondo cui “la speranza è l’ultima a morire”. Per quanto il mondo potesse essere brutto e iniquo, esso era pur sempre il prodotto dell’uomo e l’uomo stesso aveva quindi le potenzialità per cambiarlo con un atto di volontà e forza. Questo ha portato a un flusso di eventi storico vivace, nel bene e nel male, ma sicuramente a grandi conquiste politiche e civili oltre ad aver dato nutrimento a uno spirito umano naturalmente indomito, essendo la giustizia, a dispetto di una vile e fuorviante propaganda moderna, uno dei fini cui l’essere umano ambisce.

La questione è radicalmente mutata negli ultimissimi decenni con l’invasione da parte del sistema capitalista di ogni spazio della nostra esistenza che non fosse solo economico. Il capitalismo si è fatto politica, cultura (parola grossa…), religione e filosofia. Proprio atttraverso la filosofia del postmodernismo è stata sentenziata la cosidetta “fine della storia”, salutando il mondo attuale, il “migliore dei mondi possibile”, come l’ultimo quanto a modello di esistenza proposto.
Il dogma del capitalismo, per bocca della filosofia postmoderna, è che dopo di esso non ci può essere nient’altro, ossia ancora lui stesso.
Idealmente siamo di fronte a un duplice omicidio in quanto la fine della storia ha ucciso sia l’immaginario umano che la sua potenzialità ideologica di elaborare nuovi sistemi in senso tecnico e non solo ideale.
Occorre a questo punto fare bene attenzione poiché il proclama postmoderno in sé non avrebbe alcuna efficacia. Il problema è che questo dogma, nel miglior stile di una religione fondamentalista, è stato inserito come sottofondo in ogni contesto spendibile con il pubblico. Dall’istruzione al mondo dei bambini, dalla pubblicità ai film e ai programmi tv, in ogni contesto si da per scontato che questo stato di cose non abbia mai a cambiare e questo non tanto attraverso una discussione su questo tema, ma proprio con l’assenza di ogni discussione seria, stante ad indicare che il problema non si pone. Come a dire che se la malattia non esiste, non serve farvi una ricerca scientifica.
Il risultato facilemente riscontrabile è che l’uomo è oggi incapace di concepire anche solo lontanamente un’alternativa. Il sistema può peggiorare nelle proprie storture, può diventare sempre più iniquo e insopportabile, ma in ultima battuta si è fatto incontestabile. Se nei decenni passati vi era ancora almeno la possibilità di arginare le singole ingiustizie tramite battaglie di settore condotte per esempio dai sindacati, oggi anche queste sono divenute quanto mai marginali per la sfiducia maturata verso movimenti che in fondo fanno parte del sistema stesso.

In molti, troppi oggi pensano che la filosofia sia una disciplina di parole inutili, dimenticando che per secoli essa ha dato le basi alla creazione di sistemi nel loro complesso. Qual è allora la conseguenza immediata che gli insegnamenti del postmodernismo, arrivati per osmosi nella società, produce sul singolo? Ancora una volta è tutto molto evidente: il mal di vivere. Un mal di vivere poco compreso dalla massa e dall’individuo che lo porta dentro.
L’essere umano ha evidentemente perso la luce, la gioia. Il domani, nell’immaginario collettivo, è sempre cupo e difficile, non si ha più quella speranza ultima a morire, e ora effettivamente morta.
Questo mal di vivere si mostra comunque nei modi, potremmo dire coi sintomi, che più conosciamo. La depressione, gli esaurimenti nervosi, la salute fisica che si fa mediamente più cagionevole e poi il rifugio – sempre e comunque individualista – negli svaghi che maggiormente forniscono una “rassicurante” astrazione dalla realtà, come i cattivi programmi tv, certi generi musicali, la malnutrizione, il consumo di alcoolici e di droghe (magari non propriamente dette).
Tutto ciò accade perché, impossibilitato (non senza una propria responsabilità, si badi bene) a sperare in un futuro migliore, l’essere umano è diventato incapace di esprimere costruttivamente la propria angoscia e il proprio disagio, situazione che lo obbliga a incanalarli sterilmente proprio in quelle false consolazioni che il sistema ha progettato per lui o, peggio, verso l’autodistruzione individuale, premessa necessaria per quella collettiva.

Esiste però una speranza non ancora morta, poiché è d’obbligo per noi rimanere in piedi. A dispetto della generale arrendevolezza che l’umanità ha sinora dimostrato di fronte ai dettami filosofici del capitalismo, resta ancora possibile rifiutarli. Come accennato, sino ad oggi all’uomo è sembrato sfuggire che il sistema è il prodotto di un puro atto di volontà e che può quindi essere sconfitto da un atto di volontà contraria.
Occorre non demordere su questa consapevolezza e insistere nella proposta di alternative da parte di chi ancora non è cascato nela trappola per sbloccare l’impasse.
Il problema non è che il postmodernismo ha affermato che la storia è finita, il problema è averci creduto: ma a fronte degli effetti nefasti della menzogna e della sincerità che accompagna invece il nostro lavoro, la scelta di campo del genere umano alla fine non potrà che essere una scelta di vita.
http://arcadianet.blogspot.it/2014/01/il-capitalismo-una-malattia.html