Neanche da morti ci lasciano in pace: Iva del 10% sui funerali

quando lo stato fa lo  sciacallo

ECONOMIA, NEWSvenerdì, 17, gennaio, 2014
17 genn – Neppure nella bara ti lasciano in pace. Se la legge delega fiscale non passerà in Parlamento entro fine mese rischiamo di rimetterci anche parte del rimborso fiscale (oggi del 19% su un massimo di 1.500 euro), sulle spese funebri. Il timer è già partito e viste le lungaggini parlamentari c’è il concreto rischio che le detrazioni fiscali possano venir limate dell’1% già sui redditi del 2013 (per le detrazioni di luglio), e di un altro 1% nel 2015
. I rimborsi sui funerali valgono in mancato gettito per lo Stato circa 120 milioni, acciuffare qualche soldo in più sembra lo sport preferito a via XX Settembre e poco importa se i valori dalla lira all’euro non siano mai stati aggiornati, se un funerale non costa mediamente 1.500 euro (3 milioni in vecchie lire). E se la tariffa media per finire in un loculo è più vicina ai 5mila di euro. All’erario interessa incassare e subito, con buona pace anche dei defunti.
Alla Camera, però, una pattuglia di onorevoli deve avere un opinione opposta. Anche per far emergere gli evasori con la bara sulla spalla. Dei 5mila euro di costi medi una bella fetta viene assorbita da tasse, bolli e spazi cimiteriali (che spesso superano il costo del funerale). Senza contare i costi (aggiuntivi) del loculo al cimitero che costa al metro quadro come un appartamento di pregio. Lo Stato oggi consente, su tutti quei costi, una detrazione pari a 1549,37 euro per le spese funerarie. libero
http://www.imolaoggi.it/2014/01/17/neanche-da-morti-ci-lasciano-in-pace-iva-del-10-sui-funerali/

Grecia: nelle scuole 145mila bimbi e ragazzi malnutriti

tranquilli con l’imminente unione bancaria i popoli saranno salvati dalla generoità delle banche

EUROPA UE, NEWSvenerdì, 17, gennaio, 2014
17 GEN – Cinque anni di crisi economica e sei di recessione in Grecia stanno avendo i loro tragici effetti anche sulla popolazione scolastica: gli studenti di quasi 1.000 scuole greche – pari a circa 145.000 tra bambini e ragazzi – infatti sono malnutriti. L’allarmante dato è riferito dal sito GreekReporter che cita una recente statistica dell’Istituto Statistico ellenico (Elstat) secondo cui numerose fra le 975 scuole colpite dal fenomeno hanno richiesto assistenza alimentare allo Stato. Questa cifra è il triplo dei circa 50.000 scolari che il ‘Programma di aiuto alimentare e promozione di un’alimentazione sana’ portato avanti dall’Istituto di Medicina preventiva e di salute ambientale e del lavoro ‘Prolepsis’ di Atene.
Il fenomeno degli studenti malnutriti continua ad estendersi nelle scuole greche mentre le domande di assistenza alimentare da parte degli istituti scolastici sono raddoppiate, passando a quasi 1.000 dalle 500 del primo anno del programma. Sino ad oggi gli aiuti dell’Istituto ‘Prolepsis’ hanno riguardato 305 scuole e 44.697 studenti. Quest’anno le scuole diventeranno 320 e i ragazzi assistiti almeno 50.000. (ANSAmed).

http://www.imolaoggi.it/2014/01/17/grecia-nelle-scuole-145mila-bimbi-e-ragazzi-malnutriti/

“Irreperibili farmaci salvavita”. La denuncia di Federfarma: siamo all’emergenza

ma che dite? Porre rimedio significa mettere vincoli e paletti alla libera circolazione delle mercimecapitali, vero pilastromed obiettivo della Ue….e poi napolitano si arrabbierebbe perche’ ordinò che si debbano rimuovere lacci e lacciuoli che ostacolano investimenti esteri e che quindi ostacolano la crescita

NEWS, Sanità e Salutevenerdì, 17, gennaio, 2014
17 genn – Il mercato parallelo dei farmaci in Paesi europei più redditizi provoca a Roma, e in tutta Italia, “una vera e propria emergenza”, al punto che risultano irreperibili farmaci come antitumorali, eparine, antipsicotici e broncodilatatori. Lo denuncia Federfarma Roma, che dopo l’esposto in Procura a luglio, ieri ha scritto all’ Aifa. Federfarma Roma, nella lettera scritta all’Agenzia Italiana del Farmaco, chiede “immediati provvedimenti” per evitare ulteriori contingentamenti di medicinali che metterebbero a rischio la salute e la vita stessa dei cittadini.

“A distanza di sei mesi nulla è cambiato, anzi la situazione è peggiorata”, si legge nella lettera inviata all’Aifa dal presidente dell’associazione, Franco Caprino, che evidenzia come siano oramai “tantissime le farmacie a Roma che si lamentano per l’assenza di molti di questi farmaci”. Il vantaggio per chi opera nel mercato parallelo, che siano aziende produttrici, grossisti o farmacie con autorizzazione all’ingrosso, è meramente economico: l’esportazione viene infatti effettuata solo per quei farmaci che in Italia hanno un prezzo al pubblico/farmacia inferiore rispetto a quello degli altri Paesi europei, guadagnando così sulla plusvalenza che si matura nel vendere il farmaco sul territorio estero. Per questo – aggiunge Caprino – chiediamo un intervento deciso per arginare il fenomeno dell’export parallelo, ipotizzando addirittura il blocco temporaneo delle esportazioni parallele, così da poter garantire la continuità terapeutica a migliaia di cittadini oramai costretti ad affannose ricerche per i farmaci che quasi sempre sono poi introvabili”.
Farmaci: ‘mercato parallelo’, a luglio 2013 esposto Federfarma – Esiste un ‘mercato parallelo’ dei farmaci destinati all’Italia ma venduti all’estero, dove si guadagna di piu’, che tra l’altro provoca la mancanza di tali medicinali proprio nelle nostre farmacie. E’ quanto si sostiene nell’esposto-denuncia presentato nel luglio dello scorso anno dal presidente di Assiprofar Federfarma Roma, Franco Caprino, alla procura della capitale. In sostanza si sostiene che grossisti e farmacisti comprano medicinali destinati al mercato italiano e li vendono su mercati dove si guadagna di piu’, come Germania o Regno Unito. Cio’ comporterebbe – secondo Federfarma Roma – la carenza o anche l’irreperibilita’ per lunghi periodi di molti farmaci e un contingentamento degli stessi da parte delle aziende. Il risultato finale e’ che spesso i pazienti, anche affetti da gravi patologie, non trovano le medicine loro necessarie.
Tra i farmaci interessati dal ‘mercato parallelo’, antidepressivi, prodotti per il trattamento del morbo di Parkinson e dell’ipertensione e antiepilettici. Nell’esposto Federfarma Roma faceva anche alcuni esempi, come il Mirapexin 2,1 che in Italia costa 53,10 euro al netto dell’Iva e dello sconto, cioe’ ‘prezzo ex factory’, mentre in Germania il costo in farmacia e’ di 275,10 euro, sempre ‘ex factory’.
“Se un farmaco in Italia costa 20 euro ed in Germania 200 – spiegava già allora Caprino – si verifica che l’acquirente italiano di quel farmaco lo acquisti per poi rivenderlo in Germania determinando un guadagno per se’ ed una rarefazione del prodotto sul mercato interno”. Nell’esposto Federfarma Roma rendeva anche noto di aver inviato mesi fa una lettera sull’argomento all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e al ministero della Salute. “Peraltro – si legge ancora nell’esposto – le segnalazioni da parte dei cittadini e delle farmacie che lamentano la mancata disponibilita’ di farmaci nel ciclo distributivo sono sempre piu’ numerose”. ansa
http://www.imolaoggi.it/2014/01/17/irreperibili-farmaci-salvavita-la-denuncia-di-federfarma-siamo-allemergenza/

Siria: jihadisti decapitano un cristiano e gli piantano la croce nel petto

i ribelli contro il “despota ” assad hanno un’idea di democrazia ‘singolare’

ESTERI, NEWS venerdì, 17, gennaio, 2014

17 gen 2014 – Gruppi islamisti hanno ucciso e decapitato un giovane cristiano, ferendone gravemente un altro. L’episodio, avvenuto l’8 gennaio scorso, e’ stato riferito all’agenzia Fides da un sacerdote nella diocesi di Homs. I due, Firas Nader (29 anni) e Fadi Matanius Mattah (34 anni), stavano recandosi in automobile da Homs al villaggio cristiano di Marmarita.
Un gruppo di cinque jihadisti armati ha intercettato il mezzo e ha aperto il fuoco sulla vettura. Raggiunta l’auto, i miliziani, notando che Fadi portava una croce al collo, lo hanno decapitato, piantando la croce nel suo petto. Hanno poi preso denaro e documenti, lasciando Firas per terra ferito, credendo fosse gia’ morto.
Firas, testimone oculare di quanto avvenuto, e’ invece riuscito a mettersi in salvo, raggiungendo a piedi la cittadina di Almshtaeih ed e’ stato poi trasferito all’ospedale di Tartous. Alcuni fedeli sono riusciti a recuperare il corpo di Mattah, portandolo a Marmarita, dove la comunita’ cristiana locale, nel lutto e nel dolore, ha espresso forte sdegno per l’orribile atto. asca

No-Euro: un italiano su due boccia la moneta della Bce «Euro? No, grazie».

non è che l’austerità dipenda dalla Germania i trattati sottoscritti con tanto entusiasmo prevedevano i vincoli di pareggio quindi qualsiasi nazione si trovasse a guida francese sarebbe costretta al pareggio in quanto ratificatorimdel trattato di Lisbona

 Gli italiani – in maggioranza, ormai – bocciano la moneta unica europea. Lo rivela un sondaggio proposto da “Scenari economici” a un campione di 2.400 persone, che include ogni categoria sociale e produttiva, da nord a sud, e tutte le principli fasce di età. Contro l’euro soprattutto il settentrione e gli elettori del centrodestra e del “Movimento 5 Stelle”, compresi fra i 30 e 59 anni: operai, casalinghe, disoccupati, artigiani e lavoratori autonomi. Cioè l’Italia che – più di ogni altra – subisce la devastazione socio-economica della grande recessione: tagli ai salari e alle pensioni, enti locali senza più soldi per scuola, sanità e assistenza, crisi del credito e dei consumi, fatturati a picco, chiusure e licenziamenti, erosione dei risparmi, inaudito inasprimento fiscale. Risultato: a pochi mesi dalle europee, il partito “No-Euro” raccoglie già il 24% di voti “sicuri”, mentre un altro 32% ammette: «Prenderei in considerazione l’ipotesi di votarlo». Il restante 44%, quello dei “fedeli” alla moneta della Bce, corrisponde alla roccaforte storica del centrosinistra, quella delle regioni “rosse”.

“Scenari economici” mostra l’inesorabile progressione dell’opposizione all’euro: ad aprile 2013, il centrodestra era schierato al 68% contro la moneta di Francoforte, mentre a ottobre la quota dei contrari è salita al 76%. Percentuali analoghe a quelle dei “grillini”, mentre il centro – Monti e Casini – resta ancorato alla valuta della Bce, anche se in modo più tiepido (dal 94 si passa all’83%), mentre il consenso verso l’euro cresce solo nel centrosinistra, che passa dall’89 al 90%. La bocciatura dell’euro diventa definitiva nella terza tornata di sondaggi, effettuata lo scorso dicembre. Un italiano su due (il 49%) si dichiara «favorevole alla reintroduzione di una valuta nazionale al posto dell’euro». Postilla: occorre ovviamente affiancare questo processo «con il ripristino della Banca d’Italia come prestatore d’ultima istanza, al fine di calmierare i tassi d’interesse sui titoli del debito pubblico italiano». Era solo la fine del 2011 – due anni fa – e proprio l’alibi dello spread aveva spianato la strada a Mario Monti ed Elsa Fornero, saliti al potere per “rimettere in ordine in conti”, come se lo Stato fosse un’azienda privata.

Un po’ è davvero così, da quando la repubblica italiana ha perso il suo “bancomat” istituzionale, la Banca d’Italia, come finanziatrice “illimitata” del governo, attraverso il Tesoro, grazie alla “privatizzazione” del debito a vantaggio della finanza privata. Poi, con l’euro, il definitivo ko: l’impossibilità tecnica di risalire la china, emettendo moneta come fa il resto del mondo, fino al caso-limite del Giappone il cui debito raggiunge il 250% del Pil senza timore di attacchi speculativi: gli “squali” sanno benissimo che la banca centrale di Tokyo sarebbe in grado in qualsiasi momento di sostenere il debito con emissione di valuta sovrana a costo zero. All’Italia invece è stata inferta la peggiore delle terapie: tagli su tagli, col pretesto neoliberista di dover eliminare il debito (cioè il motore economico dello Stato e quindi dell’economia privata), fino alla tagliola del Fiscal Compact e al delirio puro del pareggio di bilancio inserito in Costituzione dalle “anime morte” del Parlamento, ipnotizzate dal referendum permanente su Berlusconi. Risultato finale, meno servizi e più tasse: senza più disponibilità monetaria, lo Stato è costretto a dipendere dal denaro che riceve dai cittadini, sotto forma di imposte e bollette.

Silenzio totale, sull’euro, anche da Confindustria e dagli stessi sindacati: nessuna analisi approfondita sulla crisi, nessuna soluzione alternativa, nessuna proposta. Micidiale, su questo fronte, il black-out dei media: per giornali e televisioni, l’euro è stato un sostanziale tabù, un dogma intoccabile. Ed eccezione della Lega Nord – ferma comunque ai soli slogan – il grande silenzio ha allineato tutti i partiti, a cominciare dal Pd, mentre l’ostilità verso l’euro affiora a tratti nella “pancia” del centrodestra e tra i grillini, anche se Grillo – anche nel V-Day di Genova – sulla moneta unica si è limitato a proporre un semplice referendum. La rilevazione di dicembre effettuata da “Scenari economici” parla da sola: l’euro “resiste” solo nel centrosinistra e viene travolto sia dal centrodestra (77%) che dal M5S (73%) e dall’area del non-voto (58%). Il partito virtuale No-Euro vince al nord con 8 punti di scarto e al centro-sud con 4 punti, mentre nelle “regioni rosse” si ferma al 43%, contro un 50% di “fedelissimi” pro-euro. In caso di elezioni, se ci fosse «una formazione fortemente anti-euro», Forza Italia potrebbe perdere quasi l’8% dei suoi elettori (e Grillo il 6,7%), mentre centro e centrosinistra manterrebbero quasi invariato il proprio bottino elettorale. A conti fatti, già oggi una lista anti-euro varrebbe almeno il 24% dei consensi – un italiano su quattro – ma la percentuale potrebbe più che raddoppiare: si ottiene addirittura il 56% dei consensi, sommando i contrari all’euro e la quota di italiani disponibili a “prendere in considerazione” l’ipotesi di votare un partito capace di dire no alla moneta della Bce.

Le elezioni europee – maggio 2014 – potrebbero rivelarsi un vero e proprio referendum sull’attuale Unione Europea a guida tedesca e sul suo strumento principale di potere, l’Eurozona: «Sovranità monetaria, svalutazione, parametri di Maastricht, Fiscal Compact, politiche di austerity, vincoli di bilancio e rapporti con la Germania – sottolinea “Scenari economici” – saranno temi che verranno discussi ed approfonditi durante la campagna elettorale, e molti cittadini potrebbero votare in modo diverso rispetto ad una consultazione per il Parlamento italiano». Cresce il desiderio di tornare alla sovranità monetaria, individuata come toccasana per difendere il bilancio statale e quindi il benessere della comunità nazionale: il ritorno a una lira garantita dalla Banca d’Italia piace «non solo tra gli elettori del centrodestra e del “Movimento a 5 Stelle”, ma anche nell’area degli indecisi e del non-voto». A favore della “permanenza nell’euro” resta invece «granitico» l’elettorato del Pd, e a livello di categorie i favorevoli alla moneta “ammazza-Italia” «sono maggioritari unicamente tra pensionati e dipendenti pubblici».

Fonte: www.libreidee.org
17.01.2014

No al Jobs Act! Mobilitazione davanti sedi PD

Oggi 16 gennaio manifestazioni contro il cosiddetto Jobs Act di Renzi, indette dal sindacato USB, davanti alle sedi del Partito Democratico in tutte le maggiori città italiane

Roma :
http://video.corriere.it/sindacati-base-contro-jobs-act-renzi/dd782cb0-7eb9-11e3-a051-6ffe94d9e387

Napoli :

http://youmedia.fanpage.it/video/aa/Utfaa-Swzve07AOa

Firenze :

http://www.stamptoscana.it/articolo/toscana/jobs-act-manifestazione-dei-sindacati-di-base

Torino :

http://www.torinotoday.it/politica/manifestazione-usb-sede-pd-via-masserano.html

Bologna :

http://www.bolognatoday.it/economia/jobs-act-renzi-usb-protesta-bologna.html

Bari :

http://www.contropiano.org/lavoro-conflitto/item/21521-bari-giovedi-presidio-sotto-il-pd-contro-il-jobs-act

Milano :

http://lombardia.usb.it/index.php?id=85&tx_ttnews%5Btt_news%5D=68167&cHash=acda0cd7e1&MP=73-255

 

La NATO ha intenzione d’invadere la Tunisia per ‘proteggere’ i tunisini!

gennaio 15, 2014
 
Karim Zmerli, Tunisie-Secret 13 gennaio 2014
 
Ansar al-Sharia è un alleato oggettivo degli Stati Uniti, come la capofila al-Qaida è la figlia incestuosa di CIA, Pakistan e Arabia Saudita, prima di rompere il cordone ombelicale l’11 settembre 2001! Grazie al Qatar, e grazie alla “primavera araba”, le relazioni “diplomatiche” tra al-Qaida e la CIA sono state restaurate per realizzare il progetto sionista e neoconservatore del Grande Medio Oriente. L’arresto del criminale e mercenario Abu Iyadh annuncia un nuovo passo della strategia degli Stati Uniti: l’accelerazione e la moltiplicazione di azioni terroristiche in Tunisia, che giustificherebbero l’intervento militare della NATO, ovviamente con l’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il cui “dovere” è garantire la giovane “democrazia” in Tunisia.
 
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Molti tunisini, rappresentanti di partiti al potere o all’opposizione, sindacati, media, ONG o dell’ANC che hanno perso ogni dignità, non si offendono per i militari occidentali che vengono in loro soccorso nella prova di forza che presto sarà giocata tra le loro truppe regolari e le loro truppe irregolari, o meglio gregge, cioè Ansar al-Sharia, filiale regionale di al-Qaida. Non si offendono perché tutti devono la loro esistenza a tali forze straniere che destabilizzarono la Tunisia nel gennaio 2011 con il sostegno attivo di una miriade di traditori, in primo luogo i cyber-collaborazionisti. 
 
Due nuovi fattori annunciano l’invasione e l’occupazione diretta della Tunisia da parte della NATO. In primo luogo l’arresto a Misurata di Sayfallah bin Hasin, alias Abu Iyadh. In secondo luogo, il ritiro tattico di al-Nahda dalla troika del governo. Insieme, questi due eventi suggeriscono che l’intervento della NATO è prevedibile e anche abbastanza probabile. Perché? Perché l’arresto perfettamente cronometrato di Abu Iyadh non lascia indifferenti i suoi discepoli e seguaci mercenari. Reagiranno  per riflesso condizionato con una dimostrazione di forza. Risponderanno per odio ai loro nemici e alleati oggettivi, gli statunitensi, e per vendetta contro i loro fratelli della setta islamista al-Nahda, il cui governo Larayadh li ha denunciati, nell’agosto 2013, come “gruppo terrorista” dopo l’assassinio di Shuqri Belaid e Muhammad Brahmi. Seguendo le direttive statunitensi ed evitando ad al-Nahda il destino dei Fratelli musulmani in Egitto, dopo il risveglio dei patrioti egiziani, Rashid Ghannuchi ha abbandonato coloro che in precedenza vedeva come suoi “figli”. Rinunciando, ma non completamente, poiché Abu Iyadh non fu mai preoccupato, né tanto meno arrestato. A stretto contatto con Abdelhaqkim Belhadj, l’ex-braccio destro di bin Ladin in Afghanistan, Abu Iyadh, così come il suo capo, potrebbe effettivamente rifugiarsi in Libia, tra le braccia dell’intelligence degli Stati Uniti. Ritornato dai suoi mandanti libici, a loro volta agli ordini del Qatar, che a loro volta sono schiavi degli statunitensi, Abu Iyadh ha continuato a corrispondere con i suoi luogotenenti locali Adil Saida, Muhammad Ayadi, Muhammad Aqari, Qamil al-Qadhqadi e Bubaqir Haqim, il francese che, come il terrorista Tariq Marufi tornato da Bruxelles, si stabilì in Tunisia subito dopo il colpo di Stato del 14 gennaio 2011, ancor prima del rilascio di Abu Iyadh nel marzo 2011 su pressione di Siham bin Sadrin, Radhia Nasrawi, Naziha Rjiba, Muhammad Abu, Muqtar Yahyawi e altri pezzi della Quinta Colonna. Bisogna sempre ricordare che questo criminale di Abu Iyadh scontava una pena di 68 anni di carcere per terrorismo, cospirazione contro la sicurezza dello Stato e appartenenza ad al-Qaida.
Il ritiro tattico dal governo di al-Nahda è il secondo motivo per il probabile intervento militare della  NATO in Tunisia. Essendo ora esonerati da ogni responsabilità, i locali Fratelli musulmani di fatto faranno di tutto per dimostrare ai tunisini e all’opinione internazionale che sotto il loro dominio e nonostante alcune scaramucce dei terroristi con l’esercito e la polizia, la Tunisia è più sicura e stabile. Sostenendo le azioni terroristiche future, gli permetterebbe anche di conciliarsi con i fratelli di Ansar al-Sharia e altre frazioni jihadiste che hanno eletto a domicilio la Tunisia, tra cui i terroristi di Hamas. Se il dipartimento di Stato degli Stati Uniti rileva di aver inserito Ansar al-Sharia nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere (FTO) ai sensi delle leggi statunitensi sul terrorismo, c’è uno scopo ben preciso: stabilirsi permanentemente in Tunisia, ufficialmente per combattere il terrorismo, ma effettivamente per imporre un nuovo ordine, anche in Algeria che finora ha resistito alla congiura della “primavera araba”. Dopo aver messo nella lista nera “I firmatari con il sangue” e “al-Murabitun”, gruppi terroristici diretti da Muqtar Belmuqtar, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ora indica i tre rami di Ansar al-Sharia a Bengasi, Derna (Libia) e Tunisia come “organizzazione terroristica straniera”, e i loro rispettivi leader Ahmad Abu Qatalah, Sufyan bin Qumu e Sayfallah bin Hasin comunemente noto come “Abu Iyadh.” Il dipartimento di Stato USA ha osservato che i gruppi di Ansar al-Sharia di Bengasi e Derna, creati separatamente dopo la crociata contro la Libia, furono coinvolti negli attacchi terroristici contro obiettivi civili e in molti altri omicidi e tentati omicidi di funzionari della sicurezza e di politici nella Libia orientale, così come nell’attacco dell’11 settembre 2012 contro il consolato statunitense di Bengasi in cui l’ambasciatore Chris Stevenson e tre altri funzionari statunitensi morirono. Per il dipartimento di Stato, i membri di questi due gruppi terroristici libici “continuano a rappresentare una minaccia per gli interessi degli Stati Uniti“, affermando che Ahmad Abu Qatalah e Sufyan bin Qumu sono i leader di Ansar al-Sharia, rispettivamente a Bengasi e a Derna. Su tale scia, il dipartimento di Stato promette una ricompensa di 10 milioni di dollari per informazioni che portino all’arresto o alla condanna dei responsabili di quell’attacco. Le autorità statunitensi sostengono anche che Ansar al-Sharia in Tunisia, fondata da Sayfallah bin Hasin nei primi mesi del 2011, è coinvolta nell’attacco del 14 settembre 2012 contro l’ambasciata statunitense e la Scuola Americana di Tunisi “che mise in pericolo le vite di oltre un centinaio di dipendenti dell’ambasciata degli Stati Uniti.” A tal proposito, sottolineiamo che il governo tunisino aveva dichiarato che il gruppo dell’organizzazione terroristica fu coinvolto in attacchi contro le forze di sicurezza tunisine, nell’assassinio di politici tunisini e in attentati suicidio in luoghi frequentati dai turisti. Per Washington, “Ansar al-Sharia in Tunisia, ideologicamente, economicamente e logisticamente affiliata ad al-Qaida, è la maggiore minaccia agli interessi degli Stati Uniti in Tunisia.”
Tutti i mezzi sono buoni per neutralizzarla, compreso l’intervento diretto in Tunisia, fulcro del terrorismo internazionale e delle future battaglie tra le differenti frazioni del jihadismo, dipendenti dalle intelligence straniere di Stati Uniti, Israele, Qatar, Arabia Saudita e Iran.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

COLPEVOLI DI DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E I BENI COMUNI

http://www.notav.info/movimento/colpevoli-di-difendere-la-nostra-terra-e-i-beni-comuni-chiediamo-a-tutti-un-appoggio-e-una-solidarieta-concreta/

http://www.tgvallesusa.it/?p=4945

SCRITTO DA: CONTRIBUTI – GEN• 16•14

colpevoli

COLPEVOLI DI DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E I BENI COMUNI

CHIEDIAMO A TUTTI UN APPOGGIO E UNA SOLIDARIETA’ CONCRETA.

Il tribunale ordinario di Torino, sezione distaccata di Susa, in data 7/1/2014 depositata in data 14/1/14 ha sentenziato: “dichiara tenuti e condanna Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, in solido tra di loro, al pagamento a parte attrice [LTF] di euro 191.966,29 a titolo di risarcimento del danno;” oltre al pagamento sempre a LTF di euro 22.214,11 per spese legali, per un importo totale di euro 214.180,40. La causa civile era stata intentata da LTF perché a suo dire gli era stato impedito di fare in zona autoporto di Susa il sondaggio S68 la notte tra l’11 e il 12 gennaio del 2010. I sondaggi S68 e S69 erano inutili e infatti non sono mai stati fatti né riproposti sia nel progetto preliminare sia nel progetto definitivo presentato per la tratta internazionale del TAV Torino – Lyon.

Quella notte, all’autoporto centinaia di manifestanti erano sulla strada di accesso all’area per impedire l’avvio del sondaggio. La DIGOS aveva detto che non sarebbero arrivate le forze di polizia per sgomberare il terreno dai manifestanti ma che sarebbero venuti gentilmente a chiedere di poter fare il sondaggio, se avessimo rifiutato se ne sarebbero andati. E così avvenne.

Poi si scoprì che era una trappola per tagliare le gambe ai NO TAV con una nuova tecnica: richiesta di danni immaginari per centinaia di migliaia di euro a carico di qualche personaggio del movimento.

LTF aveva nascostamente stipulato un contratto di utilizzo di due aree di circa 150 mq cadauna, mai registrato, con la CONSEPI spa, che vantava un diritto di superficie sull’area di proprietà del comune di Susa per una cifra completamente folle: 40.000 euro per i primi quattro giorni e 13.500 euro al dì per i giorni successivi per un totale dichiarato di 161.400 euro IVA compresa. Questo contratto serviva solo per gonfiare i costi e quindi la richiesta di danno. In merito la CONSEPI SPA nella relazione di bilancio 2010 scriveva testualmente:

“Si tratta di una vicenda a tutti ormai ben nota e che risale ad un periodo nel quale l’attività dei corsi di guida sicura di Consepi, rivolti soprattutto ai ragazzi neopatentati erano al amassimo del loro svolgimento.”  ….“La Società interpellata dalla stessa Prefettura oltre che da LTF, fece chiaramente presente tali considerazioni chiedendo un rinvio di qualche settimana dei sondaggi, rimarcando il fatto che se questi fossero stati procrastinati l’onere per LTF sarebbe stato di gran lunga inferiore a quelli che contrattualmente si assumevano.”  …. “L’onere sopportato da LTF deriva pertanto dal fatto che quest’ultima e la Prefettura, nonostante le esplicite richieste di rinvio di Consepi, sono state irremovibili sulle date dei sondaggi.”

Infatti LTF aveva stipulato con la CONSEPI, in violazione di ogni principio di buon andamento della gestione dei fondi pubblici, una scrittura privata per accedere ai predetti terreni, sborsando ben 161.400 euro alla stessa CONSEPI per avere in concessione un terreno di pochi metri quadrati già oggetto di una autorizzazione amministrativa per occupazione temporanea a costo quasi zero, come prevede la legge italiana sugli espropri ed occupazioni temporanee.

Il fatto che sia del tutto ingiustificata la somma pagata da LTF a CONSEPI è sancita in modo inequivocabile anche dalla Commissione Europea che, come confermato dall’OLAF (Ufficio antifrode europreo) rispondendo ad una nostra segnalazione in merito, con la lettera Prot. N° OF/2010/0759 in data 29/10/2013 affermava che “La Commissione Europea non ha pagato le spese in quanto non ammissibili”

Il fatto che tutta l’inutile campagna di sondaggi di inizio 2010 fosse solo un colossale bluff per dire all’U.E. che i lavori erano iniziati, è testimoniato dal fatto che dei 34 sondaggi previsti ne furono effettuati soltanto 5 per una lunghezza complessiva di metri lineari 243 rispetto ai 4.418 metri lineari previsti.

Ora gli avvocati del movimento presenteranno appello, ma essendo una causa civile, se LTF pretende il pagamento immediato, occorrerà pagare al fine di evitare pignoramenti o ipoteche sui beni delle tre persone condannate al risarcimento.

Il MOVIMENTO NO TAV non ha le possibilità economiche per fare fronte a queste pretese. Tutto questo è stato concertato e messo in atto solo al fine di stroncare la nostra lotta.

Non a caso sul quotidiano “La Stampa” del 22 settembre 2010, poco prima dell’inizio della causa, si leggeva “Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori potrebbero utilizzare per contenere la protesta”.

Il MOVIMENTO NO TAV sta già sostenendo un pesantissimo onere per le difese legali, a cui si aggiunge questa batosta tremenda, che da solo non può sopportare. Per questo, con molta umiltà, ma altrettanta dignità e fiducia,  chiedea tutti quelli che ci dicono: “Non mollate!”, “Siete l’unica speranza di questo Paese”, “Resistete anche per noi” di dare un concreto appoggio aiutandoci economicamente in modo che possiamo resistere ancora contro questo Stato e questi Poteri Forti e mafiosi che ci vogliono per sempre a cuccia e buoni.

Ci sono più di 400 persone indagate per questa resistenza contro un’opera imposta, inutile e devastante sia per l’ambiente sia per le finanze di questo Stato e che impedisce di fare tutte le altre piccole opere utili.

ANCHE UTILIZZANDO QUESTI SPORCHI MEZZI NON RIUSCIRANNO A FERMARE LA RESISTENZA DEL POPOLO NO TAV.

Aiutateci a resistere, grazie.

MOVIMENTO NO TAV

I contributi devono essere versati esclusivamente sul conto corrente postale per le spese legali NO TAV n.1004906838 – IBAN – IT22L0760101000001004906838 intestato a Pietro Davy e Maria Chiara Cebrari.

da notav.info

Il futuro della vicenda valsusina del no all’alta velocità è già scritto nel passato?

http://www.tgvallesusa.it/?p=4940

SCRITTO DA: GABRIELLA TITTONEL – GEN• 16•14

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Scoprire pagine di storia passata splendide e trarne spunti anche per l’avvenire: questo quanto avviene ai viaggiatori che attraversano la Valle di Susa e si fermano meravigliati dinanzi a muri ricoperti da antichi affreschi, entrano in cappelle aggrappate ai monti o perse tra i boschi. E si ammutoliscono dinanzi a tanta bellezza, immediatamente percepibile nel suo contenuto, creato per umani non avvezzi ad usar lingua scritta ma a tramandare storie attraverso la memoria orale.

Uno degli itinerari da non perdere è quello ubicato nei luoghi in cui, a causa della costruzione del tunnel geognostico dell’alta velocità, vi sono maggiori difficoltà di percorso, assolutamente da superare per non perdere tanta bellezza. E trarne spunti interessanti anche per gli umani d’oggi.

Il territorio è quello che contiene tracce degli abitanti di seimila anni fa, molte di queste andate perdute o disperse a causa dei devastanti disboscamenti e la cementificazione, prima per la costruzione dell’autostrada ed ora per la determinazione ad aprire, nonostante i palesi pareri tecnici contrari, il tunnel dell’alta velocità . Questo nella valletta della Clarea. Qui sono presenti grandiosi ricoveri degli abitanti di allora ed è ben visibile la fragilità di un versante che periodicamente scarica a valle grandi massi e piene improvvise.

A monte di questa zona, aggrappata alle pendici poco sotto il borgo di Ramat, si trova la piccola chiesa dedicata a Sant’Andrea, della quale si fa menzione per la prima volta nel 1370 e che fu splendidamente affrescata nel 1480 – 90 per interessamento della piccola comunità.

E sono proprio gli affreschi, quattordici quadri, a suscitare l’interesse, per la storia che narrano, quella di Sant’Andrea, fratello di S. Pietro, condannato a morte dal Governatore romano Egea, a Patrasso. Condannato per la fede che professava, fede considerata pericolosa dai potenti del tempo perché ribaltava l’ordine costituito e partiva dal presupposto che tutti gli uomini facessero parte, con pari dignità, ad una unica famiglia umana. Ripercorrendo gli affreschi si vede come Andrea fu condannato, fustigato e messo a morte in croce e questo divenne fermento per la nascita di molti altri cristiani. Poi anche per il potente Egea venne la morte, dopo che fu abbandonato da tutti, per mano dell’affilata spada di un soldato.

Una storia esemplare e terribilmente attuale!

Accanto a questa una seconda indicazione da non  perdere è quella presente sulla parete della cappella di Santo Stefano, nell’omonima frazione di Giaglione. Qui è presente la cavalcata dei vizi e delle virtù. Si tratta di tre strisce di affresco,  databili tra il 1430 – 1490 ed assegnate ai pinerolesi Bartolomeo e Sebastiano Serra, che vedono in alto rappresentate le virtù e la loro vita beata, al centro i vizi ed in basso le pene dell’inferno.

Le virtù, accompagnate da angeli, guardano verso la Gerusalemme celeste, posta sulla sinistra, mentre i vizi capitali vedono uomini e donne collegati fra loro da una catena al collo, posti a cavallo di diversi animali e condotti dai diavoli verso la grande bocca di Lucifero. In basso sono poi rappresentate le pene infernali collegate ad ogni vizio.

E’ presente anche una scritta, in francese antico, che riporta il racconto che si dice fece Lazzaro, richiamato alla vita da Gesù, su quanto ebbe a vedere dell’inferno.

Di particolare interesse in questo viaggio attraverso la memoria per trarne indicazioni per il futuro, è l’ultimo quadro a destra presente nella fascia dell’inferno: qui tre persone, di cui una accovacciata, paiono ripararsi da qualcosa che scende o esce dalle tre montagne. In cui sono aperti due grandi cunicoli, due caverne… Al viaggiatore, soprattutto se introdotto nella questione dell’opera dell’alta velocità valsusina, queste caverne, che per i dannati generano supplizio eterno, oggi narrano di antri dai quali può uscire la morte.

Le domande a fine viaggio sono molteplici: chi può essere oggi Sant’Andrea e chi Egea? Chi sono coloro che eternamente dovranno fare i conti con queste caverne, aperte da loro stessi?

Un tempo, in questi affreschi, i personaggi rappresentati, soprattutto i malvagi, spesso assumevano le sembianze di potenti particolarmente prepotenti e malvagi di quell’epoca.

Se oggi li si dovesse dipingere che volti utilizzerebbe l’artista?

Gabriella Tittonel

16 gennaio 2014

“Tav: a Firenze la falda si e’ alzata. E senza aver scavato!”. Bonafede (M5S)

http://www.tgvallesusa.it/?p=4906

SCRITTO DA: CONTRIBUTI – GEN• 16•14

BonafedeAvvocato civilista, eletto in Toscana ma con sangue siculo nelle vene – nato com’e’ a Mazara del Vallo (Tp). Di diritto e di carattere dunque se ne intende; epocale quanto impartito al ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, lo scorso 5 novembre: “Cancellieri, lei deve chiedere scusa agli Italiani e dimettersi!”.

Parliamo di Alfonso Bonafede, parlamentare del Movimento5Stelle, schietto e diretto sia che si parli di Tav che di Quirinale.

I fatti dicono che o c’e’ molta confusione oppure mancanza di volontà nell’affrontare e risolvere problemi, purtroppo datati: F35, Tav, Alitalia, acqua bene pubblico, etc. Purtroppo potrebbe esservi anche una terza opzione, quella degli eccessivi condizionamenti… “Ogni volta che vi sono condizionamenti, questo coincide con una specifica mancanza di volontà; a malincuore devo confessare che non e’ raro notare come vi sia un’altra volontà specifica, quella interessata a non fare! E così si chiude il cerchio: perché siamo qui a discutere della mancanza di autonomia che la politica ha – ad esempio – nei confronti dell’economia. Questo spiega anche il motivo per il quale la politica non si rivela utile ai cittadini. E perché spesso risulti a loro inaccessibile agli stessi”.

Abbiamo detto ‘condizionamenti’ ma il vero concetto da esprimere e’ un altro, e cioè ‘conflitto di interessi’. La vera piaga italiana. “In ogni provvedimento del Governo o della maggioranza c’e sempre – dico, sempre! – un conflitto d’interessi! Quello che e’ oggi in vigore e’ enorme, gigantesco: quello contro gli interessi degli Italiani, e noi siamo sempre in trincea a combattere affinché venga eliminato. Un esempio per tutti: la norma sulfemminicidio, introdotta con il ‘pacchetto sicurezza’ (‘disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica a tutela di attività di particolare rilievo strategico’ – N.d.A.) mediante il quale i militari potranno essere utilizzati anche per servizi di vigilanza a ‘obiettivi sensibili’ come il cantiere Tav di Chiomonte, in Val di Susa. Inutile mentire, e’ tutto il dibattito politico a essere falsato e non solo perché sul Parlamento si sia espressa la Corte Costituzionale!

Io ho sempre l’impressione di aver davanti una famiglia, intenta a risolvere i problemi mentre un padre snaturato continua imperterrito a giocare a poker. E a perdere…!”.

Nell’ambito della Commissione Giustizia nella quale lei opera, cosa le e’ apparso incomprensibile? Una norma, un’iniziativa? “Tutto! Le spiego: accade che arrivi una proposta di legge sulla quale si esprima un’opinione. Malgrado abbia lavorato bene, fino a oggi il dibattito non e’ servito a nulla: si discute, ci si confronta, nessuno ti da ufficialmente torto ma poi ti votano contro… se dinamica esiste, e’ insomma quella del non-dibattito. Altro esempio: la norma sull’omofobia. Scalfarotto (Pd) ne era il firmatario, in Commissione il M5S ha votato a favore ma lui stesso ha votato contro per appoggiare la proposta poi passata con il sostegno di Forza Italia (all’epoca Pdl – N.d.A.).

Dal Piemonte alla Toscana. Tema altrettanto delicato e’ il Tav di Firenze dove nel recente passato la magistratura ha dimostrato che l’illegalità non e’ estranea ai cantieri. “Più precisamente, si tratta del sotto attraversamento; sette km che sventrano Firenze per sempre, un tema che dovrebbe finire nell’agenda nazionale e non solo locale. Non sarebbe male chiedersi quale sia il comportamento della filiera nazionale/locale nell’interesse al Tav: ebbene, non c’e’ la minima differenza.

Tutti sono collegati a tutti! Al vertice c’e’ il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi; accanto a lui Ottavio De Luca (renziano, Filca-Cisl), Erasmo De Angelis (amico di Bersani e sottosegretario di Stato ai Trasporti), il Governatore della Toscana Enrico Rossi (altro bersaniano) e lo stesso sindaco del capoluogo, Matteo Renzi. Il guaio e’ che a nessuno di loro interessa sapere che la falda già inizia a salire di livello… e senza che si sia iniziato a scavare!”.

Bonafede, lo sa che dicendo queste cose si sta preparando all’accusa, automatica, di demagogia e qualunquismo? “Peccato si eviti di dire che i No Tav hanno la giusta alternativa al disastro. Una semplice sopra-strada, che peraltro costerebbe 1/6 di meno. Vede? Eccoci tornati ai condizionamenti della domanda iniziale…”.

In fine di intervista non posso non chiederle una battuta su quell’atto politico che fra poco invaderà la cronache: la richiesta di impeachment per il Presidente della Repubblica che il Movimento5Stelle presenterà tra poco. Iniziativa nella quale il Movimento sarà solo ma di certo con le idee chiare. “Chiarissime! Chi formalmente ha le chiavi del Paese e’ il Premier Letta, praticamente e’ invece Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato si comporta così ritenendo di farlo per il bene di tutti, eppure la Costituzione non gliene offre modo; l’Italia e’ una repubblica parlamentare, non una monarchia!”.

Questo e’ quello che ha spesso sostenuto anche Sandro Bondi, dalla sponda di Forza Italia. “La fiducia dei cittadini io devo guadagnarmela per quel che faccio, non per quel che dico! Bondi si e’ dimostrato critico a parole, all’epoca la fiducia a Letta l’aveva votata, eccome se l’aveva votata…”