Esposito: “Mandanti morali delle molotov anche il giudice Pepino e la Mannoia”

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Esposito: "Mandanti morali delle molotov anche il giudice Pepino e la Mannoia"
Il senatore Stefano Esposito 

Lo sfogo alla Zanzara di Radio 24 contro l’ex capo di magistratura democratica e la cantante: “Casa mia è come Fort Knox. Ho messo 6 telecamere, ho l’antifurto, sono collegato alla centrale di sicurezza. Mi è costato più di 10mila euro”

Si sfoga Stefano Esposito, senatore del Pd, il giorno dopo il ritrovamento sulla soglia di casa sua di tre bottiglie molotov e di un foglietto da cui si evince che ogni sua mossa è seguita dato che descrive l’incontro riservato con Massimo Numa, giornalista della Stampa da tempo nel mirino dei No Tav e pedinato per anni. E indica quelli che secondo lui sono i “cattivi maestri”, forse addirittura i “mandanti morali” delle frange più violente del movimento No Tav. Fa nomi e cognomi e li fa alla Zanzara, trasmissione su Radio 24. Dice che ci sono artisti, giornalisti, persino ex magistrati che parlano di Alta Velocità senza saperne nulla e che sventolano le bandiere No Tav senza prendere mai decisamente le distanze dalla violenza.

In Senato applausi a Esposito

“Facile individuare i mandanti morali delle molotov – accusa alla radio – basta leggere quelli che continuano a difendere questo modo di fare. Ci sono tanti libri contro la Torino-Lione, che giustificano azioni violente. Per esempio Livio Pepino, ex capo di Magistratura Democratica, che invece di prendere le distanze attacca Caselli che reprime questi fenomeni. Penso anche a quegli artisti che sventolano le bandiere contro la Tav, Fiorella Mannoia, Caparezza. Non sanno di che parlano. Non sanno un cazzo, non sanno niente”.

PEPINO: “Lo querelo” 

MANNOIA: “Lo giustifico solo perché è un padre impaurito”

“Renzi – dice ancora Esposito, che si era anche detto intenzionato a lasciare la politica per non vivere blindato  – è stato tra i primi a chiamarmi, mentre da Civati nulla. Sarebbe stato strano il contrario, lui sulla Val Susa si è fatto la campagna congressuale. Lui dice di essere contro la violenza, però aggiunge un ‘ma’. No, ma un cazzo”. Poi rivela: “Casa mia è come Fort Knox. Ho messo 6 telecamere, ho l’antifurto, sono collegato alla centrale di sicurezza. Ho pagato tutto io. Mi è costato più di 10mila euro”.
Sul mancato intervento di Civati interviene Daniele Viotti che è il coordinatore di “Piemonte per Civati” e dice: “Pochi minuti dopo la notizia delle molotov abbiamo espresso pubblicamente la nostra solidarietà e la condanna per il fatto. È del tutto evidente che Civati condivida in pieno quanto dichiarato. Vorremmo che in futuro si evitassero inutili e dannose strumentalizzazioni su vicende così gravi”.
Più tardi Esposito precisa: “Più che i mandanti io voglio denunciare quella che a mio parere è una zona grigia, l’acqua dove nuota, accanto alla legittima protesta contro l’Alta Velocità, anche la frangia eversiva – spiega – Mi ha colpito il fatto che Caparezza in occasione di un suo concerto a Torino prima abbia rilasciato un’intervista in cui diceva peste e corna dell’Alta Velocità e poi sul palco abbia sventolato una bandiera No Tav senza rendersi conto che proprio in quel periodo c’erano gli assalti più violenti contro il cantiere di Chiomonte. E lo stesso discorso vale per la Mannoia o Erri De Luca. Quest’ultimo ha addirittura avallato i sabotaggi fatti al cantiere da quelli che io ormai non chiamo più nemmeno No Tav perché nulla hanno a che fare con quella che può essere una legittima protesta ma che definisco semplicemente per quello che sono anarco-insurrezionalisti, militanti dei centri sociali. Gente che nulla a che fare con la Val Susa. Credo che il marchio No Tav sia diventato di modo come un tempo erano di moda le magliette Lacoste. Ecco oggi si esibisce il logo No Tav come un tempo si esibiva il coccodrillo della Lacoste”.

Tra i bersagli di Esposito finisce soprattutto Livio Pepino, ex magistrato e tra i fondatori di Magistratura Democratica. Ed in particolare il libro che ha scritto con Marco Revelli sulla questione dell’Alta Velocità: “Non solo un treno. La democrazia alla prova della Val Susa”. “Quel libro è una specie di Bibbia per i No Tav – sottolinea Esposito – è un trattato in punta di diritto che cerca di vanificare l’opera della Procura della Repubblica, creando di fatto una specie di diritto No Tav. L’ho già detto altre volte e Pepino mi ha querelato. E quando ha perso in tribunale mi ha fatto una causa civile chiedendo un risarcimento per centomila euro. Non ha però mai speso una sola parola contro la violenza in Val di Susa”.

Secondo Esposito tanta comprensione da parte di intellettuali e artisti è il frutto di una sapiente opera di disinformazione. “Sui siti No Tav si può già leggere che le molotov davanti alla porta me le sono messe da solo, molti fanno paragoni tra quegli ordigni e quelle della Diaz di Genova” spiega il senatore. “Non una parola però sugli attacchi al cantiere, sulle minacce ai sindaci e agli operai delle ditte che lavorano a Chiomonte. Si continua a credere che quelli che assaltano il cantiere siano una riedizione dei partigiani. Niente di più falso”.

Esposito: “Mandanti morali delle molotov anche il giudice Pepino e la Mannoia”ultima modifica: 2014-01-15T22:21:26+01:00da davi-luciano
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