Gli Stati Uniti invieranno 3000 terroristi nei pressi dell’Ucraina?

GENNAIO 8, 2014
 
Anna Mikhailenko (Russia) Regnum 8 gennaio 2014 – tradotto dal russo da Oriental Review
 
mossadmek
Dopo aver rimosso l’organizzazione estremista Mujahidin-e Khalq (MEK) dalla lista delle organizzazioni terroristiche, nel 2012, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha invano cercato di trasferire i militanti di tale gruppo dall’Iraq ai siti approntati per le future ostilità armate. Washington sembra ritenere la Romania un luogo propizio per 3000 di tali militanti, in particolare la città di Craiova vicina al confine bulgaro. Massud Khodabandeh, già alto leader deiMujahidin-e Khalq, ha riferito alla stampa bulgara che la questione del loro reinsediamento è stata discussa durante l’incontro tra il segretario di Stato statunitense John Kerry e il ministro degli Esteri romeno Titus Corlatean, a Bruxelles ai primi di dicembre 2013. All’inizio dello scorso anno, l’Albania e la Germania annunciarono la loro disponibilità ad accettare alcune centinaia dei 3000 combattenti.  Tuttavia, il MEK insiste sul fatto che tutti i membri del gruppo siano reinsediati in un unico luogo, cosa cui i governi di tali Paesi non erano pronti ad accettare.
Nonostante la decisione contraria di Hillary Clinton, il MEK è ancora considerata un’organizzazione terroristica in Iraq e Iran. Il governo sciita iracheno, andato al potere dopo l’invasione USA del 2003, ha un rapporto conflittuale con i membri dei Mujahidin-e-Khalq ed insiste sul fatto che i Paesi che appoggiano il gruppo siano anche disposti ad accettarne i membri entro i propri confini.  Allo stato attuale, i militanti del MEK sono ospiti di una ex-base militare statunitense nei pressi di Baghdad, e il loro campo più di una volta è stato bersaglio di attacchi missilistici negli ultimi mesi (l’ultimo incidente è del 27 dicembre 2013). I militanti dei Mujahidin-e Khalq incolpano le autorità irachene degli attacchi, ma queste ultime hanno negato qualsiasi coinvolgimento.
 
Chi sono i Mujahidin-e-Khalq?
Il MEK è un’organizzazione militante che conduce la lotta armata contro il regime iraniano. Il gruppo è responsabile della morte di circa 50000 persone, tra cui l’assassinio di un presidente, un primo ministro e di decine di alti funzionari iraniani. Dopo il suo trasferimento in Iraq nel 1986, Saddam Hussein spesso fu aiutato dai membri dell’organizzazione, durante la guerra Iran-Iraq, che li impiegò anche per reprimere il movimento separatista curdo. Dall’inizio della campagna USA contro Saddam Hussein, l’organizzazione è al centro dell’interesse del governo statunitense. Nel 1994 il dipartimento di Stato inviò al Congresso un schiacciante rapporto di 41 pagine, che definiva lo status del MEK quale organizzazione terroristica e, di conseguenza, il gruppo fu inserito nel 1997 nell’elenco del dipartimento di Stato delle organizzazioni terroristiche. La relazione dichiarava specificamente, “Non è un caso che l’unico governo al mondo che supporti i mujahidin, politicamente e finanziariamente, sia il regime totalitario di Saddam Hussein.”
Dopo l’invasione militare statunitense del 2003, il gruppo passò sotto il controllo degli Stati Uniti.  Il MEK fece attivamente pressione per essere rimosso dalla lista ufficiale delle organizzazioni terroristiche, e gli Stati Uniti utilizzarono i suoi membri nelle operazioni dei commando clandestini statunitensi contro l’Iran. Ora è emerso che l’amministrazione Bush ha segretamente trasportato dei  membri del MEK negli Stati Uniti per l’addestramento militare comprendente intelligence e altre competenze relative allo spionaggio. Presumibilmente il programma si concluse appena prima che l’amministrazione Obama entrasse in carica. A quanto pare, il MEK è sottoposto al controllo delMossad, che l’ha utilizzato per uccidere scienziati nucleari iraniani. Grazie ad un articolo di Justin Raimondo, scrittore e fondatore del sito Antiwar.com, il gruppo è stato soprannominato “I terroristi di Hillary“.
E’ ovvio che i Mujahidin-e-Khalq non siano un’organizzazione pacifica. In realtà, sarebbe meglio paragonarli a taliban,al-Qaida, Jabhat al-Nusrah e altri gruppi che godono del tacito appoggio degli Stati Uniti, divenuti troppo indisciplinati. Inoltre, Siria, Iraq e Afghanistan non riescono ancora a  districarsi dalle conseguenze delle attività del MEK entro i loro confini. Si può solo immaginare ciò che attende la Romania se tale esercito di 3000 militanti venisse chiamato alle sue porte. Ospitare così tanti combattenti, così vicino all’Ucraina, Paese afflitto dalla febbre EuroMaidan per un mese e mezzo, potrebbe aprire la strada a qualsiasi scenario per un coercitivo cambio di regime.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

PAROLA D’ORDINE IN ATTO: DIMEZZARE LA POPOLAZIONE MONDIALE

di Gianni Lannes

Tecnocrazia significa che il reale governo degli Stati non è in mano a coloro che sono stati eletti con i criteri della democrazia rappresentativa, bensì è detenuto da una ristretta cerchia di oligarchi, proprietaria di banche, risorse energetiche, industrie farmaceutiche, e mass media, la quale resta nell’anonimato perché espressamente questo chiede ai direttori dei propri giornali reti televisive “pubbliche” (sic!) e private, che, ad esempio, non debbono parlare criticamente delle riunioni del Bilderberg e della Trilateral Commission, del Codex Alimentarius, della Banca centrale europea, e così via. 

Questi organizzaizoni terroristiche a cui sono afifliati anche i vertici delle autorità italiane (in primis il presidente del consiglio dei ministri Enrico Letta, come lui Monti, Prodi, e così via),  del nuovo ordine mondiale ritengono che un eccesso di popolazione minacci il loro potere. E così gli obiettivi malthusiani vengano perseguiti dalla élite favorendo le guerre, la sterilità, le malattie, soprattutto il cancro.

Diamo un’occhiata a qualche elemento probante. Risale al 24 aprile 1974 il “Memorandum” per la Sicurezza Nazionale dal titolo emblematico:

«Implicazioni della crescita mondiale della popolazione per la sicurezza degli Stati Uniti e i suoi interessi all’estero». In questo memorandum confidenziale, desecretato nel 1989, Henry Kissinger proponeva «lo spopolamento (depopulation) dovrebbe divenire la prima priorità della politica USA verso il Terzo Mondo», in particolare verso 13 paesi, in testa ai quali c’è l’America Latina.

Kissinger trasformò poi questo memorandum in un manifesto ambientalista per l’allora presidente Jimmy Carter che si chiamava “Global 2000”: dove anche si prevedeva la scarsità alimentare programmata per ridurre la popolazione nel Terzo Mondo.Questo obiettivo è anche e tuttora in agenda di ONU, di UNFPA (United Nations Population Fund) e dell’UNICEF.
Il programma di una riduzione demografica forzata è da allora più volte riemersa. Robert Mc Namara, ex presidente della Banca Mondiale, ex segretario degli Stati Uniti e uno dei maggiori fautori del programma mondiale di vaccinazioni ha dichiarato «Bisogna prender misure drastiche di riduzione demografica, contro la volontà delle popolazioni. Ridurre il tasso di natalità si è rivelato impossibile o insufficiente; bisogna quindi aumentare il tasso di mortalità. Come? Con mezzi naturali: la carestia, la malattia».

Il vero pericolo c’è l’ abbiamo in casa, e avanza inesorabilmente contro di noi: vale a dire una politica genetica fuori controllo che può introdurre, ormai nei bambini, pericolose mutazioni genetiche, per finalità politiche che non vanno di sicuro nella direzione della salute, né della libertà e per mezzo dei questo è destinato a compiersi attraverso i programmi di vaccinazione pediatrica.

L’ulteriore passo della ricerca militare (gli Usa sono i maggiori produttori al mondo di armi batteriologiche e ila nazione dove, per legge, le aziende farmaceutiche sono affiliate all’esercito) è riuscito a trasformare l’agente patogeno in forma cristallina, in modo che lo si potesse veicolare senza deteriorarsi per irrorazione aerea, inserito nella catena alimentare oppure facendone come veicolo trasmettitore insetti come zanzare. Una tazza di questo agente è in grado di far ammalare l’intera popolazione del Belgio. Aumentandone la virulenza alla settima potenza l’agente procura deperimento fisico e depressione; all’ottava potenza è in grado di provocare la sindrome da affaticamento cronico (encefalomielite mialgica); alla decima potenza si ottengono i sintomi tipici dell’Aids, con morte entro un certo lasso di tempo.

Del micoplasma, derivato dalla Brucella modificata e cristallizzata, il mondo medico non sa nulla, essendo tecnologia militare, non deve esser resa nota. Essa come tale è brevettata dall’esercito.

Nel febbraio del 1962 negli USA fu varato lo “Special Virus Cancer Program”, che ufficialmente si doveva occupare di ricerca anticancro, mentre poi è venuto a galla che esso fu varato dalla Cia insieme al National Institute of Health allo scopo di metter a punto un agente patogeno contro il quale l’uomo non abbia alcuna immunità naturale. Questo tipo di ricerca è stato avviato al fine di “tenere sotto controllo la popolazione”. Nel 1997 il Pentagono ha rivelato che nel 1953 il governo americano chiese e ottenne da quello canadese di poter testare sui 500.000 abitanti della città di Winnipeg una nuova arma chimica, il cancerogeno solfuro di zinco cadmio, che fu spruzzato da aerei e camion per 36 volte successive. Al povero sindaco della città fu detto che si trattava di una nebbia chimica che avrebbe protetto la città da un possibile attacco nucleare.  

Veniamo al dunque: l’aerosolterapia bellica. Si tratta delle scie chimiche rilasciate quotidianamente da numerosi aerei che solcano i nostri cieli. Non è vapore acqueo, o residuo della combustione del motore; ne è prova il fatto che persistono a lungo in cielo, a bassa quota, mentre le scie di condensa si or4igiano a quote superiori agli 8 mila metri di altitudine e con determinate condizioni metereologiche.  Queste scie contengono particolato metallico, in particolare bario, alluminio, litio, torio radioattivo, polimeri artificiali eccetera.

Quando era ministro Antonio Di Pietro ebbe a dichiarare pubblicamente che si trattava di “una tecnologia militare che doveva restare segreta”. Ebbene chi ne è al corrente all’interno delle istituzioni dello Stato tricolore, dorme sonni tranquilli, pensando che si tratta di una tecnologia militare volta a proteggerci, oppure volta a migliorare la nostra salute. Assodato che esiste una ricerca bellica a perfezionare armi biologiche per la guerra e per la drastica riduzione della popolazione mondiale, dobbiamo chiederci se la presenza sempre più persistente di scie chimiche nei cieli sia puramente casuale.

La paura collettiva è la più potente arma di controllo delle mass, mentre la soluzione universale che stanno approntando è l’intaurazione di un nuovo ordine mondiale. Altro che complottismo. Allora, giù la testa boiardi!

di Gianni Lannes(Fonte)

http://altrarealta.blogspot.it/

Jobs Act di Renzi, arrivano i sì di Cisl e Cgil

O Signur, il Renzi non passa manco dal via del Parlamento ma ha l’approvazione di Bruxelles seduta stante. O quando gli avrebbe chiesto alla Ue il parere su tale proposta? Mah. Le scorciatoie lobbistiche….e quanti soldi darebbe ai disoccupati tanto da preoccupare il Giovannini, quello che disse che gli italiani sono troppo ignoranti per questo son disoccupati? La bozza è per gli intimi a quanto pare

E Mario Draghi che sposta ancora la ripresa al 2015 e che dice che il costo del lavoro in Italia è alto, per questo non c’è la ripresa. Son cari anche gli spagnoli, i greci, gli irlandesi noti al mondo intero per essere ricchi……

Bonanni apre, Camusso: «Novità inattesa»
La bozza presentata da Renzi sarà definita il 16 gennaio, ma il dibattito è già partito. Brunetta: «Scritto da dilettanti»

Enrico Giovannini (Daniel Dal Zennaro/Ansa)
«Il #jobsact è bozza che sarà definita il 16 gennaio e poi diverrà documento tecnico. Gradite idee, critiche, commenti. Email matteo@matteorenzi.it». Giovedì mattina il segretario del pd ribadisce su Twitter che è pronto a mettere mano al suo piano per cambiare il lavoro, annunciato mercoledì in serata. Ma intanto le linee guida sono tracciate. Tra le idee, quella dell’assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro. Renzi propone anche una riduzione delle varie forme di rapporti di lavoro, con l’intenzione di arrivare a un contratto di inserimento a tempo indeterminato per i giovani al primo impiego. Poi: Irap giù del 10% per le aziende, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete, semplificazioni amministrative tra cui l’eliminazione di iscrizione alle Camere di Commercio, no ai dirigenti della pa inamovibili. Le proposte saranno articolate in sette settori, tutti con un unico scopo: creare posti di lavoro. Arrivano intanto le prime reazioni compresa quella, soddisfatta, del commissario Ue al lavoro Lorenzo Andor.

CAUTO GIOVANNINI – È cauto Enrico Giovannini. Secondo il ministro del Lavoro non si tratta di una proposta innovativa e, soprattutto, non si tratta di una proposta «economica». Insomma, ci vorrebbero tanti soldi per mettere in atto la riforma del lavoro del segretario del Pd.

BONANNI APRE – Renzi ha incassato intanto il sostegno di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. «Bisogna discuterne approfonditamente, ma tendenzialmente siamo favorevoli», ha detto il segretario. «Il lavoro lo si può creare solo con la buona economia, ma il giudizio sul Jobs Act di Renzi è positivo. La misura sulla quale sono maggiormente d’accordo è quella che consente di riassumere attraverso un contratto di lavoro tante altre persone, a partire dalle false partite Iva che di solito sono usate per pagare meno la gente».

CAMUSSO: NOVITÀ INASPETTATA – Più soddisfatta Susanna Camusso, segretario della Cgil, che parla di «novità assolutamente inaspettata». L’apertura alla discussione è perché «che si dica esplicitamente che bisogna ridurre le forme del lavoro è una novità assolutamente inaspettata: fino ad oggi lo dicevamo solo noi. Credo sia materia sulla quale si potrà sicuramente discutere». Di parere opposto Giorgio Cremaschi, membro del Comitato direttivo, in corrente di minoranza: esistono «almeno tre ragioni per dire no al Job Act di Renzi e per contrastarlo. Dalle anticipazioni che ci sono sulle proposte di Renzi si può e si deve dare un giudizio negativo per almeno tre ragioni. Per questo non siamo d’accordo con la cautela di Susanna Camusso o con le aperture di Maurizio Landini». Il segretario della Fiom, in realtà, si è limitato a condividere il fatto che «bisogna rimettere al centro il lavoro e che ci sono tante cose da cambiare in questo Paese».

FORZA ITALIA CONTRARIA – Forza Italia affida il commento a d Annagrazia Calabria, capogruppo di Forza Italia in Commissione Lavoro alla Camera: «Non permetteremo che si giochi sulla pelle dei giovani italiani e dei disoccupati l’ennesima lotta di potere tra i democratici, un’altra partita a scacchi tra governo e pd in cui ci sono solo mosse tattiche e nessun risultato concreto». L’ex ministro Renato Brunetta parla di testo «scritto da dilettanti allo sbaraglio, un po’ furbetti, un po’ opportunisti, sicuramente molto pasticcioni, che a un certo punto si sono dovuti fermare perché non riuscivano ad andare avanti». Apre invece al confronto il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo: «Mi aspetto delle proposte concrete. A breve offriremo anche noi il nostro programma e le nostre proposte. Quello che serve è la flessibilità in entrata più che in uscita».

SCETTICI M5S, NCD E SCELTA CIVICA – Scettico il M5S: «Siamo convinti che il reddito di cittadinanza, così com’era stato proposto, continui ad essere lo strumento migliore. Quello che dice Renzi in parte può essere condivisibile dal punto di vista teorico ma noi continuiamo ad aspettare dei fatti», è il commento di Paola Taverna, capogruppo al Senato dei grillini. «La proposta di Renzi sul lavoro, ancora teorica, mi sembra un libro degli intenti. Le riforme sono belle, ma nella misura in cui hanno delle coperture per essere attuate», ha detto Renato Schifani, presidente di Nuovo Centrodestra.
Alla lista dei freddi si aggiunge Scelta Civica: «Renzi continuerà a voler fare l’agitatore del popolo delle primarie o imposterà un lavoro serio che coinvolga le migliori energie del Paese, che sia capace non tanto di cambiare il pd quanto il futuro dell’Italia?», si chiede Linda Lanzillotta (Sc), vicepresidente del Senato.

09 gennaio 2014

http://www.corriere.it/politica/14_gennaio_09/giovannini-il-job-s-act-renzi-richiede-forti-investimenti-c6aeb222-7907-11e3-a2d4-bf73e88c1718.shtml