La crisi morde ancora – Donna ruba per fame

7 gennaio 2014
DAVERIO –
Ruba per fame: denunciata dopo aver infilato in borsa dieci euro di merce. È finito male il disperato saccheggio degli scaffali dell’ipermercato Il Gigante messo in atto da una disoccupata di 42 anni residente in zona. La donna, come da lei stessa dichiarato, si è lasciata andare al furto per bisogno. Aveva insomma necessita di sfamare se stessa e i propri familiari. E così ha pensato di fare a metà, più o meno. Ha preso della merce, tutti alimentari, presentando parte dei prodotti alla cassa e saldando il conto. Prima, però, si era infilata affettati e pane, per una spesa complessiva di dieci euro, nella borsetta sperando di tirare avanti qualche giorno. L’anti taccheggio, però, ha funzionato perfettamente e la donna è stata denunciata dai carabinieri per il tentato furto di cibo. La merce è stata restituita all’ipermercato. I carabinieri della stazione di Azzate hanno denunciato una seconda ladra. Donna anche lei, 52 anni, con precedenti specifici alle spalle. Anche lei dichiaratasi indigente. Nel secondo caso a finire nella borsetta sono stati dei vestiti. Per la precisione un paio di pantaloni e una maglietta, arrotolati e infilati nella sacca. Valore della merce meno di 70 euro. Le sue manovre non sono sfuggite al personale interno addetto alla sorveglianza che ha dato l’allarme. I carabinieri l’hanno pizzicata in flagranza di reato facendo scattare la denuncia. Anche in questo caso la merce è stata restituita al personale dell’ipermercato. S. Car.
http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Cronaca/la-crisi-morde-ancoradonna-ruba-per-fame_1040216_11/

STATO & POTENZA / INTERVISTA A LUC MICHEL : LA ‘GRANDE-EUROPA’ CONTRO L’OCCUPANTE USA

 ‘Stato & Potenza’ ha intervistato Luc MICHEL, presidente del Partito Comunitario Nazional-europeo (PCN), per saperne di più sulla sua organizzazione transnazionale, sulla sua ideologia, sul “comunitarismo europeo”, sulla sua prassi e i sui suoi 30 anni di combattimento per la Grande-Europa da Vladivostok a Reykjavik…

 STATO & POTENZA / PCN-SPO / PCN-TV /

2014 01 06 /

Intervista su ‘STATO & POTENZA’ :

http://www.statopotenza.eu/9861/la-grande-europa-contro-loccupante-usa  LM - PCN-TV VIDEO interview avec Stato & Potenza (2014 01 06) FR

Video intervista originale (francese) su PCN-TV :

https://vimeo.com/83462952

# STATO & POTENZA:

Quali sono le principali posizioni economiche, sociali, politiche e geopolitiche della vostra organizzazione, il PCN, il Partito Comunitario Nazional-europeo?

Luc MICHEL: Per prima cosa ci basiamo su una visione socio-economica, denominata “comunitarismo europeo”, concepito nei primi anni ’60 (niente a che vedere con i “comunitaristi” americani come Amitai Etzioni, apparso nel 1991) e che noi consideriamo come il “socialismo del XXI secolo”. Il comunitarismo europeo è una dottrina, una visione globale del mondo – una Weltanschauung, direbbero i filosofi tedeschi -, ideologica, geopolitica, etica, filosofica…

In che cosa consiste? Si tratta di una società solidale, di una società in cui c’è la giustizia sociale, una società in cui è lo Stato che comanda al mondo economico. Ma è anche un Socialismo rettificato. Vale a dire che abbiamo tirato le conseguenze, dalla fine degli anni ’60, del fallimento economico del marxismo-leninismo che già all’epoca si annunciava. E siamo quindi per un’economia dove esiste un mercato, strettamente controllato dallo Stato, per la piccola produzione. Vale a dire i negozi, la produzione agricola, ecc. Per contro, ciò che conta per noi, è il ruolo svolto nell’economia da un’impresa a livello strategico, a livello militare, a un livello d’interesse per lo Stato.

Che cosa vuol dire? Che non ci dà fastidio che un produttore di biciclette possa divenire una grande azienda ma, per contro, l’intero settore militare-industriale, tutto il settore della produzione di energia, deve essere controllato dallo Stato.

Questa è una forma di socialismo. Questo è il contenuto. LM - INTERVIEW Stato & Potenza VF (2014 01 06)  IT (2)

Il contenuto deve esistere dentro un contenitore. Ed è la dimensione.

Noi abbiamo constatato che tutti gli esperimenti socialisti che hanno cercato di svilupparsi in un piccolo paese hanno fallito. Esiste una dimensione minima perché un socialismo scientifico possa avere successo. Si tratta di uno Stato di grandi dimensioni. Com’era l’Unione Sovietica. Com’era, anche se molto meno, la ex Jugoslavia. O com’era un tempo la Cina.

Questo Stato è per noi abbastanza semplice da definire. Questo è ciò che noi chiamiamo la “Grande-Europa”, vale a dire l’unificazione continentale da Vladivostok, nell’Estremo Oriente russo, a Reykjavík in Islanda. E dal Quebec al Sahara.

Questa visione, in parte, ma penso che questo sia una delle vostre domande seguenti, si ricollegava alle tesi sull’Eurasiatismo, un tema che abbiamo fatto riemergere dal 1984.

Noi abbiamo sviluppato questa visione della Grande-Europa a partire dai primi anni ’60. Con il fondatore della nostra organizzazione transnazionale Jean Thiriart. E noi l’abbiamo rielaborata e adattata a partire dagli anni ’80, tenendo conto soprattutto del fallimento dell’esperimento sovietico.

# STATO & POTENZA:

E come s’inserisce politicamente il PCN, in quanto partito, in tutto questo?

Luc MICHEL: Siamo ovviamente un partito di opposizione radicale al Sistema. Siamo contrari ai partiti tradizionali. E naturalmente siamo contrari all’occupazione imperialista dell’Europa da parte degli Stati Uniti e della NATO.

Ci definiamo infatti come un partito di opposizione extra-parlamentare. Tra il 1995 e il 1999, siamo stati rappresentati in diverse istituzioni parlamentari belghe, in particolare il ‘Parlamento Vallone’, il ‘Parlamento della Comunità francese del Belgio’, e nell’equivalente di un Consiglio regionale francese che è il ‘Consiglio Provinciale di Hainaut’.

Noi l’abbiamo considerata un’esperienza totalmente negativa. Quell’ambiente è corrotto e corruttore, inefficace e impotente. E non crediamo affatto che il parlamentarismo borghese sia una soluzione e che sia possibile trovarvi una soluzione dall’interno. Noi siamo per questo un movimento extra-parlamentare.

 # STATO & POTENZA:

In particolare, voi difendete un’ideologia europeista, quella della Grande-Europa.

Cosa ne pensate dell’Unione Europea?

Luc MICHEL: Vi diciamo che la nostra visione dell’Unione Europea è cambiata. Quando Thiriart ha definito, negli anni ’60, le sue tesi sulla Grande-Europa, che evocavano già nel 1962-1964 una Grande-Europa fino a Vladivostok – Thiriart, come me, ha sempre detto che “la Russia è anche l’Europa” – la nostra visione era che l’Unione Europea rappresentava una tappa. Una tappa di un processo federale o confederale verso la realizzazione della Grande-Europa.

Purtroppo, con il trascorrere del tempo, abbiamo constatato come l’Unione Europea abbia tradito l’idea europea. Questo è cominciato con il Trattato di Maastricht. Poi fu l’Atto unico europeo, il tentativo della Costituzione europea. Vale a dire che, a poco a poco, l’Unione Europea, da un grande progetto di liberazione e unificazione del nostro continente, è diventato solo il braccio politico della NATO.

Inoltre, il progetto dell’Unione Europea è solo un progetto che segue l’agenda della NATO. Si tratta di un progetto anti-russo. Basta vedere cosa sta accadendo in questo momento in Ucraina per averne un esempio attuale.

Se si guarda alle due principali operazioni di politica estera dell’Unione Europea, il PESC (Politica Europea di Sicurezza Collettiva) e il “Partenariato Orientale” (Eastern Partnership) che mira a staccare la Georgia, l’Armenia, la Bielorussia, l’Ucraina, la Moldova dalla sfera d’influenza russa – quello che i russi chiamano “estero vicino” – vediamo che la NATO domina totalmente l’UE.

Tuttavia, ed è qui che noi siamo completamente in disaccordo con gli anti-europei, i cosiddetti “euroscettici”, pensiamo che non si debba “buttare via il bambino con l’acqua sporca”.

Nell’Unione Europea ci sono, da una parte, i politicanti. Per parlare più chiaramente, i rappresentanti del “partito americano”; la social-democrazia, la democrazia cristiana, i verdi e i liberali, tutti espressione della dominazione nordamericana.

Ma al loro fianco c’è uno strumento di potere, l’amministrazione della Commissione Europea, che è il dispositivo unificante che gira intorno alle istituzioni europee, che è l’inizio di una classe tecnocratica europea (termine non dispregiativo per noi). Queste sono persone che non si preoccupano di politica. Questi sono dirigenti e funzionari. Possiamo parlare di loro come di una tecnocrazia, ma abbiamo bisogno di tecnocrati per fare uno Stato. Come i ‘Siloviki’ in Russia. Quello che loro costruiscono, è uno strumento di potenza. Questo strumento può esistere – come ora – come uno strumento al servizio della NATO e degli Stati Uniti. Ma può esistere anche un domani al servizio della Grande-Europa.

Voi dovete sapere che nella storia del colonialismo, sia questo francese, inglese, italiano, ecc. sono spesso i colonizzatori che hanno creato le condizioni per l’unificazione delle colonie. Questo è ciò che sta accadendo per noi in Europa occidentale e in Europa centrale.

Noi seguiamo e ci aspettiamo due fenomeni importanti. Vale a dire, da un lato, lo sviluppo di questa categoria europea che viene spesso umiliata dai nord-americani. Quando si parla di diplomatici, di alti funzionari che non sono personale della politica politicante, vi è un’umiliazione in rapporto a quello che sono e a quello che fanno in Europa. Prendete ugualmente l’esempio dei militari, che non sono altro, nella NATO, che la fanteria coloniale del Pentagono.

Accanto a questo, vi è un secondo fenomeno. È la crescita dell’anti-americanismo nelle masse europee.

Noi diciamo che la condizione di una rivoluzione in Europa è duplice:

è la giunzione, da un lato, tra la classe tecnocratica transnazionale e le masse europee anti-americane.

E, dall’altra, poiché siamo anche leninisti, gli eredi del “Che fare?”, di un partito rivoluzionario di Quadri – quello che noi chiamiamo un “partito storico rivoluzionario”.

Ed è a questo che la nostra organizzazione sta lavorando…

 # STATO & POTENZA:

Ora la domanda che sta lacerando l’Unione Europea:

cosa ne pensate dell’Euro e della crisi finanziaria?

Luc MICHEL: Penso che ci sia attualmente una notevole confusione tra le cause e le conseguenze di questa crisi.

Qual è la causa dell’attuale crisi finanziaria?

Questa è la globalizzazione ultra-liberista. È l’economia globalizzata sotto la dominazione nordamericana. Ed è l’appetito economico, l’appetito consumista dei bankster (un termine che non è l’invenzione del fascista belga Degrelle nel 1934, ma della propaganda della KPD in Germania negli anni ’20). Il termine non è troppo forte perché si tratta esattamente di questo!

La crisi dell’Euro è una conseguenza di questo. Non è, come molti euroscettici sostengono, la causa. C’è stata ad Atene, lo scorso dicembre, una riunione dei partiti euroscettici, alcuni dei quali hanno dei leader stimabili, ma che si sbagliano quando credono che l’Euro è la causa e che bisogna uscire dall’Euro.

Siamo nel cuore di una crisi economica e finanziaria.

Dietro, c’è una guerra economica.

C’è, prima di tutto, una guerra Europa-USA che esiste dalla fine degli anni ’70. Ho scritto molto, nel 1984-1985, su questa guerra economica. Questo è ciò che io chiamo la “contraddizione interna dell’Unione Europea”. C’è, da una parte, una dominazione, un’alleanza integrale militare e politica con gli Stati Uniti, è l’Atlantismo. Ma, parallelamente a questo, il principale nemico economico degli Stati Uniti è precisamente l’Unione Europea.

A questo si aggiunge la guerra delle valute.

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Questa guerra fu per lungo tempo una partita a due. L’Euro contro il Dollaro statunitense. C’è una speculazione dovuta alla crisi. La parvenza di prosperità americana, la risposta di Obama alla crisi, si basano molto sulla manipolazione del Dollaro e la distruzione dell’Euro. Dovreste vedere la campagna di un George Soros, il finanziere internazionale che è stato consigliere economico di Obama, contro l’Euro.

A questa si aggiunge adesso un’altra guerra. È la guerra che la Cina sta combattendo sul campo finanziario. La guerra dello Yuan sia contro l’Euro che il Dollaro .

Voler tornare, in queste condizioni, al vecchio sistema, vale a dire ad una serie di monete di piccoli Stati, significa imbrogliare sulle dimensioni.

Insisto, e Thiriart prima di me, sulla questione della “dimensione europea”. Ci sono persone in Francia che ingannano sulle dimensioni. Montebourg, per esempio, all’interno della social-democrazia, che svolge una funzione teatrale in Francia. Ricordiamo che è uno dei “Giovani Leader” reclutati e addestrati dalla ‘Fondazione franco-americana’, una delle multiple officine del “partito americano”. Ci sono anche dei piccoli-nazionalisti, la maggior parte a destra, che vorrebbero tornare a una Grande Francia, a una Grande Italia, a una Grande Spagna , ecc .

Tutto ciò non è credibile. Siamo in un momento di grandi insiemi. Siamo di fronte ad una Cina di quasi 1,5 miliardi di persone. La forza degli Stati Uniti è anche quella di essere un grande mercato unitario. E lo dobbiamo essere anche noi.

 # STATO & POTENZA:

Qual è secondo voi la soluzione alla crisi?

Questa soluzione esiste?

Luc MICHEL: La soluzione alla crisi esiste. Ma non esiste all’interno del sistema capitalistico.

Qual è la soluzione alla crisi?

Si tratta di una teoria che esiste da molto tempo. È stata definita da Friedrich List, che è un economista tedesco del XIX secolo. Questo è l’uomo che ha creato e pensato lo “Zollverein”, l’Unione doganale tedesca, che ha portato all’unificazione della Germania realizzata poi da Bismarck.

In che cosa consiste questa teoria?

Consiste nel “Nazionalismo economico”. E oggi questo dev’essere su scala europea. Si deve inscrivere in una volontà. Da un lato, la fusione delle economie di due Europe: quella dell’Unione Europea e quella del Blocco russo dell’Unione doganale (il futuro “Spazio Economico Eurasiatico”). Siamo complementari. I nostri interessi sono gli stessi. Abbiamo la stessa cultura, la stessa civiltà.

A questo blocco dev’essere attaccata anche la Turchia e l’insieme dello Spazio mediterraneo.

La soluzione è semplice. Le tre Rome – la prima Roma. Quella dell’Italia. La seconda Roma. Bisanzio, ora Istanbul. La terza Roma che è Mosca – devono unirsi per formare la quarta Roma, la Grande-Europa unita e comunitaria!

Questo implica, ovviamente, la rottura completa dei rapporti e una situazione di conflitto, che noi assumiamo perfettamente, con l’imperialismo degli Stati Uniti.

 # STATO & POTENZA:

Avete cominciato l’azione del PCN in Belgio, 30 anni fa. La sede centrale del PCN si trova a Bruxelles.

In che situazione si trova il Belgio?

Luc MICHEL: Una precisazione prima. Il PCN è un’Organizzazione transnazionale unitaria. Siamo nati per caso in Belgio. Proprio come già negli anni ’60 Thiriart era belga solo di passaporto. Scrivo questo perché, come me, egli si considerava “un francese in Belgio”. Noi abbiamo evidentemente sviluppato il Partito a partire da questo spazio regionale. Ma non abbiamo un attaccamento particolare al Belgio. O a qualsiasi Stato europeo attuale. Siamo transnazionali. La nostra centrale è a Bruxelles. Ma noi abbiamo dei segretariati a Parigi, in Moldavia, in Russia. Il nostro Segretario Generale, Fabrice Beaur, è installato in Russia da diversi anni. Siamo presenti nel Caucaso, vicino a Sochi, e a Mosca. Siamo molto distaccati dal sentimentalismo piccolo-nazionale.

La questione del Belgio si pone perché abbiamo cominciato lì, perché stiamo combattendo lì. Alcune delle nostre strutture sono di diritto belga. E stiamo conducendo una guerra contro “lo stato belga” da oltre 25 anni. Una guerra che ci è stata imposta.

Di cosa si tratta? Semplicemente, per interessi che sono legati alla partitocrazia o connessi a quelli della NATO, “lo stato belga” ci fa subire una repressione rampante. Negli ultimi due decenni abbiamo assisto a processi a ripetizione, attacchi politici, amministrativi, giudiziari, fiscali, di polizia, condotte contro le strutture del PCN e me stesso.

Non abbiamo quindi alcuna simpatia per lo Stato belga. Noi non siamo di quelle persone che quando “vengono colpite sulla guancia destra, porgono quella sinistra”. Rispondiamo con un pugno in faccia.

Siamo quindi degli avversari risoluti dello “stato belga”. Attualmente supportiamo tutti i tentativi, da dovunque essi vengano, volti alla dissoluzione dello “stato belga”.

Ciò significa le forze repubblicane, a destra nelle Fiandre, a sinistra in Vallonia. Vi è infatti un “movimento rattachiste” francofono che vuole che Bruxelles e la Vallonia facciano di nuovo ritorno alla Repubblica francese, di cui eravamo i cittadini sotto la Prima Repubblica giacobina e il primo Impero francese. C’è in particolare un movimento elettorale che si chiama ‘Rassemblement Vallonia-Francia”. Da qui il nome “rattachisme”. Sosteniamo anche questo.

 # STATO & POTENZA:

Voi pertanto condividete le analisi di chi descrive il Belgio come un “non-stato”?

Luc MICHEL: Il Belgio è uno stato fallito, un non- stato.

Si tratta di uno stato artificiale che è stato creato nel 1830. Alcuni parlavano di “mostro geopolitico”. È stato creato per evitare che la potenza imperiale francese rinascesse. Si trattava dell’esigenza britannica di controllare la città di Anversa. Poi, è stata installata una monarchia parassitaria. Questa è la dinastia di Sassonia-Coburgo. Cugini dei Windsor britannici. Queste sono persone che hanno lanciato il Belgio, sotto il re Leopoldo II, in una sporca avventura coloniale in Congo. Si deve sapere che i campi di concentramento non sono stati inventati dagli inglesi durante la guerra contro i Boeri, non sono stati inventati da Adolf Hitler che ne ha generalizzato solo il principio, ma sono stati inventati dagli sgherri del re Leopoldo II in Congo. Questa dinastia è ancora in vigore. L’ultimo ad accedere al trono è Filippo. Questa è una classe di parassiti. Intorno a loro gravita ugualmente il ceto politico, mediatico e dello show-business. Osservate le apparizioni dei nobili, degli elementi dell’ancien régime sulle frequenze della RTBF (radio e TV francofona di stato) e vedrete quello che è il sistema belga.

Diciamolo chiaramente.

Il Belgio è molto importante in questo momento perché è il chiavistello geopolitico dell’Unione Europea.

È servito per lungo tempo da modello e la classe politica belga, in particolare i democristiani, forniscono da 50 anni i pseudo-dirigenti dell’Unione europea. Molti di loro, prima di dirigere l’Unione Europea, hanno iniziato come Segretari Generale della NATO.

La classe politica è chiaramente sostenuta dagli Stati Uniti, dalla NATO e dall’Unione Europea, che non vuole vedere Bruxelles e la Vallonia, dove hanno esattamente sede tutte queste strutture, disciogliersi. Quello che succede in Belgio, è qualcosa di molto importante.

Una cosa è importante sapere – e siamo spesso involontariamente fraintesi mentre altri ci fraintendono di proposito – che l’unica forza politica in Belgio che ha la possibilità di rompere lo “stato belga” è il nazionalismo fiammingo. Ecco perché come PCN abbiamo ottimi rapporti politici con le formazioni nazionaliste fiamminghe. Anche se ideologicamente siamo molto lontani gli uni dagli altri.

Essi hanno il potere politico ed elettorale. Quando il Belgio scoppierà (questo può accadere rapidamente o lentamente, ma il Belgio è un cadavere in decomposizione che ha solo mantenuto una parvenza di vita), quando ciò accadrà, ci sarà, auspicabilmente, un effetto domino in Europa.

 # STATO & POTENZA:

La Francia occupa un posto importante nelle vostre riflessioni.

Già vent’anni fa avete scritto molto sull’asse Parigi-Mosca. Ma ora denunciate l’asse Washington-Tel Aviv-Parigi.

 In che situazione si trova oggi la Francia?

Luc MICHEL: Bisogna prima capire una cosa. In geopolitica, non vi è nessuna situazione acquisita. La geopolitica è un equilibrio di potere in un dato momento storico.

Vorrei prima fare un commento in modo che non ci sia confusione. Sono nato nella cultura francese, che è una grande cultura europea. Ma questo non fa di me un sostenitore della Francia. Ricordo che non ho un attaccamento particolare a uno Stato in Europa. Direi che, come afferma un grande scrittore di Liegi, in Belgio, Alexis Curvers, che “io sono un cittadino dell’Impero Romano”. Per il resto, la mia casa attuale è un progetto storico e politico. Questo è la Grande-Europa appunto. E la mia Patria, è la mia ideologia: il Comunitarismo Europeo.

La Francia è un grande paese e ha un grande ruolo geopolitico in Europa. Per delle caratteristiche che sono legate proprio alla sua cultura. Ciò che viene giustamente chiamata la “eccezione culturale francese”.

È la Francia che ha meglio resistito all’anti-civiltà Yankee, alla “McWorld” di McDonalds, al cibo spazzatura, al cinema di Hollywood.

Seconda cosa da considerare, e che fa parte della sua eredità politica, è quella di essere il paese del generale de Gaulle. È stato l’unico leader europeo che ha preso le distanze dagli americani, che ha parlato della “Grande-Europa fino agli Urali”. cdg_kroutc3Con la Russia. Egli ha detto “fino agli Urali”, perché la Siberia non era nel modo di pensare della sua generazione. Ha teso la mano a Tito, a Ceausescu, ai sovietici naturalmente. De Gaulle ha fatto uscire la Francia dalla NATO. Quando l’Unione Sovietica è disgraziatamente implosa – abbiamo annunciato questa implosione nei primi anni ’80 con Thiriart – abbiamo pensato ad un concetto di ricambio.

Io sono quello che chiamano un ideologo. Per me, questo termine non ha il senso peggiorativo che esso può avere nel linguaggio della scienza politica occidentale. Sono una persona che fornisce modi di pensare, che trasmette le tesi politiche, che crea l’ideologia e fornisce scenari per il futuro. Prima di essere un’attivista politico, prima di essere un organizzatore, io sono una persona che pensa.

La questione che si è posta quando l’Unione Sovietica è implosa, era di trovare un’alternativa. Fino a quel momento, avevamo parlato con Thiriart di un “Impero Euro-Sovietico”. Vale a dire, sostenevamo un’unificazione tra l’Unione Europea e l’Unione Sovietica avente come elemento unificatore l’URSS. Poi l’implosione dell’URSS, la Russia umiliata, il tragico decennio di Eltsin e degli oligarchi, il declino della Russia, la Russia che lascia distruggere la Jugoslavia, che lascia bombardare Belgrado.

Abbiamo quindi cercato un concetto alternativo, un’alternativa. Questo concetto è stato l’asse Parigi-Mosca. Siamo stati i primi a parlarne nel 1992. E la prima apparizione del concetto dell’asse Parigi-Mosca è in un libro che è stato dedicato al PCN, pubblicato nel 1993.

Altri poi sono seguiti. In particolare, François Grossouvre, figlio di un ex consigliere di Mitterrand. L’idea si è quindi popolarizzata. Qual è stata l’idea? Era che i due poli di resistenza all’americanizzazione del mondo, la Francia da un lato con l’eredità del Generale de Gaulle e dall’altro la Russia, con il suo evidente retaggio sovietico, si unissero.

Questo concetto ha purtroppo smesso di funzionare ed è diventato completamente obsoleto con l’avvento al potere di Nicolas Sarkozy. Di Sarkozy, ho detto che era un ‘neocon con un passaporto francese’. Che cosa vuol dire? I neocons, sono gli uomini, gli ideologi del regime di Bush Junior. Che cosa ha fatto Nicolas Sarkozy? Ha importato il neoconservatorismo in Francia. Ha riportato la Francia nella NATO. Un ambasciatore americano a Parigi ha detto che Sarkozy è stato il “presidente francese più filo-americano”. E ‘vero!

La Francia si è abbassata ed è ritornata vassalla. Quando François Hollande è salito al potere, è stata un’altra classe di domestici dei nord-americani, la democrazia sociale pro-americana, quella che noi chiamiamo la “sinistra americana” in Francia, che è arrivata al comando. La tendenza che aveva realizzato Nicolas Sarkozy, è stata ulteriormente approfondita da Hollande. E siamo arrivati alla situazione a cui abbiamo assistito in Siria, per esempio, dove abbiamo visto che i migliori domestici della politica di aggressione statunitense contro la Siria baathista di Bashar al – Assad era la Francia.

A questo si aggiunge l’influenza della lobby sionista in Francia e negli Stati Uniti, che sono i due Stati in cui questa lobby sionista ha un’influenza determinante. AIPAC negli Stati Uniti e il CRIF in Francia guidano la danza della politica neoconservatrice.

Il risultato è stato che non solo l’Asse Parigi-Mosca non esisteva più, che non era più possibile, ma che è stato sostituito da un asse Washington-Tel Aviv-Parigi. Mi dispiace che alcuni continuano ancora a nutrire delle illusioni circa l’asse Parigi-Mosca. Ciò è particolarmente il caso degli eurasiatisti russi di destra, vale a dire persone che seguono Alexander Dugin. Essi operano in una visione politica che si basa sul vuoto.

 # STATO & POTENZA:

Volete dire che la Francia ha terminato il suo ruolo geopolitico in Europa?

Luc MICHEL: Domanda importante!

Non credo che la Francia abbia terminato il proprio ruolo geopolitico in Europa. Perché c’è un potenziale francese.

Che cos’è questo potenziale francese? Questa è naturalmente la cultura, è l’anti-americanismo viscerale, i francesi sono i più anti-americani in Europa, ed è la memoria del lavoro del Generale de Gaulle. Credo che il cambio di regime arriverà un giorno e la Francia ritroverà il suo potenziale anti-americano.

Un secondo fatto, che è importante quando si considera la Francia, è che l’Unione Europea è costituita da rapporti di forza. Specialmente al Parlamento europeo. I paesi sono rappresentati in base alla loro popolazione. Al momento, poiché abbiamo commesso l’errore di accettare la riunificazione tedesca – vale a dire, l’annessione della RDT da parte RFG, che è un Anschluss e non una riunificazione, la Germania gode oggi di un peso politico troppo grande in Europa, ciò che spiega quello che sta facendo attualmente.

Dovete sapere che Thiriart era contro. Disse che la “DDR dovrebbe entrare un giorno come Stato separato nell’Unione Europea”. Il presidente francese François Mitterrand era ugualmente contro.

I rapporti di potere della popolazione cambieranno in Europa. In Germania, non si fanno più bambini ed è quindi sulla strada di perdere la sua popolazione. E l’unico paese in cui la popolazione cresce, è la Francia. Tra una generazione, ci sarà un grande Francia di circa 80 milioni e che di nuovo diventa il primo Stato dell’Unione Europea … se esisterà ancora tra 20 anni.

Questo è anche il motivo per cui sosteniamo il ‘rattachisme’ del Belgio francofono, vale a dire, il ritorno della Vallonia e di Bruxelles nella Repubblica francese, dal momento che è necessario rafforzare il peso della Francia per questo motivo geopolitico. E, naturalmente, i 4 o 5 milioni di francesi del Belgio, di Bruxelles, di Charleroi e Liegi, contribuiranno a rafforzare questo peso.

Ci riferiamo qui ad una strategia geopolitica e non ad piccolo calcolo politico. E non siamo nel campo affettivo. Il ragionamento che espongo, è un ragionamento logico. Mi rifaccio a due grandi scuole logiche, il marxismo-leninismo e i pensatori neo-machiavellici come Pareto, Roberto Michels, ecc. Pertanto, non scadiamo nell’emozionale. Noi facciamo delle analisi razionali, fredde.

 # STATO & POTENZA:

La politica francese è dominata dalla questione del FN.

Cosa pensate del Fronte Nazionale di Marine Le Pen?

Luc MICHEL: Ne penso male!

Sono un avversario radicale delle imposture politiche rappresentate dal Fronte Nazionale.

Lo abbiamo combattuto in Francia. Il nostro compagno Fabrice Beaur, ora nostro Segretario Generale, è stato anche candidato a Tolone, in un’elezione nel 1998, con una lista che è stata intitolata “I giovani contro Le Pen”.

Abbiamo anche combattuto il suo clone belga, di cui abbiamo frenato la resistibile ascesa nel 1994-1996. Abbiamo privato il FN belga di senatori e deputati – in un’offensiva politica e giuridica con cui il Consiglio di Stato belga ha invalidato le loro liste alle elezioni legislative del 1995 e municipali del 1994 – e quindi privandolo di un finanziamento significativo dello Stato, 100 milioni del tempo! Abbiamo anche fatto vietare, tra il 1994-1997, la maggior parte dei loro incontri pubblici e abbiamo avviato numerosi procedimenti giudiziari contro il FN belga.

Ma perché? Non perché improvvisamente ci fossimo avvinti alle pseudo-tesi antifasciste del regime e degli altri cani da guardia che sono un’altra forma d’impostura.

Semplicemente, noi diciamo che il FN è una farsa politica e blocca uno spazio rivoluzionario.

Imposture a livello dello stesso clan Le Pen. Sono un’azienda a conduzione familiare, con persone che sono milionari, che attraverso i loro legami sociali sono collegati all’establishment francese in quello che ha di peggio. In particolare a livello dello spettacolo. Queste sono persone che sostengono di difendere il popolo e la piccola gente, ma vivono in un castello. Si tratta di un clan familiare come ho detto. Marine Le Pen conduce il partito con Louis Aliot, che è il suo compagno. Lei è la figlia di Jean-Marie Le Pen, che ha fondato il partito. Tra gli eletti al Parlamento europeo, troviamo il padre e la figlia di Le Pen. E uno dei due membri che il FN ha all’Assemblea Nazionale in Francia, è il nipote di Jean – Marie Le Pen. Questa non è politica, è nepotismo.

Questo non è l’unica cosa ovviamente. Il FN è anche un partito che è sempre stato dalla parte dell’imperialismo e del liberalismo. Al momento, grazie ad alcuni consiglieri, il FN – dato che è un ‘partito acchiappa-tutti’, un partito che vuole mettere il becco dappertutto- ha un discorso che copia un po’ di quello che era, qualche anno fa, l’altermondialismo.

Senza tornare agli anni di Reagan – al quale un Le Pen ossequioso andò a stringere la mano – rimaniamo alla calda attualità. lepreagAndiamo a vedere il famoso ‘trattato transatlantico’, vale a dire, l’inglobamento dell’Unione Europea da parte dell’economia americana. Perché questo è il Trattato transatlantico: la distruzione della nostra cultura e l’inglobamento della nostra economia e del grande mercato della UE. Bene, i Le Pen, padre e figlia, al Parlamento europeo, hanno votato, nel 2008, a favore del trattato. Che essi oggi pretendono di combattere.

Per essere precisi, per gli scettici, Marine Le Pen, in particolare, ha votato sì al testo ‘RC B6-0209/2008′, che ‘sottolinea come il partenariato transatlantico è lo strumento chiave per forgiare la globalizzazione nell’interesse dei nostri valori comuni nella prospettiva di un ordine mondiale giusto nelle questioni politiche ed economiche; ribadisce la sua opinione dell’importanza di un mercato transatlantico funzionante e competitivo per uno sviluppo favorevole del partenariato transatlantico, che consentirà all’UE e agli Stati Uniti di affrontare insieme le sfide politiche ed economiche” e “sostiene con forza il processo di rafforzamento dell’integrazione economica transatlantica avviato dal vertice UE-USA, per l’adozione del “quadro per la promozione dell’integrazione economica transatlantica tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’ America” e “la creazione del Consiglio economico transatlantico (CET) per supervisionare e accelerare gli sforzi delineati nel quadro”. Nel 2013, padre e figlia hanno votato ‘sì’ alla mozione «EU trade and investment agreement negotiations with the US» (*)…

Voglio affrontare un ultimo punto per rispondere alla vostra domanda. Ci sono attualmente, nella periferia del FN, persone che sostengono un discorso filo-iraniano, che tengono anche un discorso ‘pro-immigrazione ‘, che si definiscono anti-sionisti. Così vorrei affrontare la questione del sionismo dei dirigenti del FN. Il padre Le Pen ha sempre difeso le posizioni cosiddette “anti- semite”, ma è stato anche lui uno dei difensori di Israele per odio verso gli arabi. L’attuale FN, principalmente attraverso Louis Aliot, il compagno di Marine Le Pen, che è anche vice-presidente, ha fatto un gesto di riconciliazione con la destra sionista e con Israele.

 # STATO & POTENZA:

Ma siete contrari al FN anche per opposte visioni politiche?

Luc MICHEL: Esattamente! Siamo oppositori del FN soprattutto per il suo progetto politico, che è incompatibile con il nostro.

È stata anche nel ’80 la posizione di Thiriart, che ha mostrato pubblicamente il suo disprezzo per Le Pen. Qual è il progetto del FN? Il ripiegamento nazionale, la xenofobia volgare. Noi siamo, al contrario, per una “Grande-Europa senza frontiere interne” (queste sono le tesi di Thiriart, e sono le mie. E abbiamo fatto fin dal ’80 una campagna in anticipo per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Si noti che il Vice segretario-generale del PCN (numero 3 de facto) Inanc Kutlu è turca. Riteniamo pertanto che le posizioni del FN siano totalmente incompatibili con la nostra. Una questione di logica ideologica fondamentale.

Ma siamo anche contrari al FN per ragioni di pura politica.

Noi crediamo che debba essere creata una grande forza di opposizione. Questa forza deve unificare gli scontenti ai due estremi dello spettro politico. A destra e a sinistra. Ecco perché siamo spesso accusati di “bolscevismo nazionale” o di “nazional-comunismo”, ideologie che abbiamo effettivamente rivitalizzato nel 1983, dieci anni prima di Dugin. Ma non si imbrogli: noi abbiamo sostenuto in passato e lo abbiamo sostenuto ancora, abbiamo parlato della costituzione in Belgio e in Francia di un “Fronte Nero Rosso Verde”. E l’abbiamo fatto ed organizzato. Nero per i rivoluzionari nazionalisti, rosso per i socialisti e i comunisti, verde per gli ambientalisti radicali. Ma intendiamo strettamente questa unità alla base. Vale a dire per gli attivisti e le clientele politiche.

Perché questa unione possa esistere, devono scomparire ciò che noi chiamiamo “gli argini”, che ha creato il Sistema. Che cosa sono? Queste sono le persone all’estrema destra e all’estrema sinistra, che sono incaricate di frenare il malcontento e di prevenire che si possano unire tutti i malcontenti, quelli che un giornalista francese ha chiamato “i nemici del Sistema”, in un grande movimento anti-Sistema. In Francia, è per esempio il ruolo assegnato a destra a Marine Le Pen e a sinistra a Mélenchon.

Qual è lo scopo di Marine Le Pen? Non è la rivoluzione in Francia. Ma diventare un ministro in un grande governo di destra. Un vecchio scenario già giocato in Italia da Gianfranco Fini. E fino a quando si oppongono destra e sinistra, estrema destra ed estrema sinistra, anti- fascisti e nostalgici del fascismo, il Sistema dispone di una totale tranquillità. È, per usare un linguaggio più diretto e più banale, una sorta di ‘sfruttamento della prostituzione agli estremi’, organizzata dai sostenitori del Sistema.

 # STATO & POTENZA: Un’altra grande forza dell’Unione Europea, la Germania.

Come valutate il ruolo svolto dalla Germania negli ultimi anni?

Luc MICHEL: Lo giudico molto negativamente!

La Germania, che cos’è? Un po’, su scala ridotta, come una piccola Unione Europea. La Germania è un gigante economico ma un nano politico. La politica di Berlino è totalmente sotto il controllo della NATO e degli Stati Uniti. Questi ultimi, inoltre, giocano molto intelligentemente. Lasciano ai paesi europei, che loro occupano dal 1944, la nostalgia della loro passata grandezza. E la Germania ha una chiara nostalgia del ruolo geopolitico che ha svolto nel II° Reich di Bismarck e di Guglielmo II e nel III Reich di Adolf Hitler, in particolare nei paesi baltici, nell’Europa centrale e dei Balcani. Tutto questo a cosa serve? All’espansione della NATO verso l’Est!

Cos’ha fatto la Germania per 20 anni?

Ha giocato un ruolo fondamentale nella distruzione della Jugoslavia, sostenendo l’indipendenza slovena e croata. La Germania, e in particolare il generale della Bundeswehr, ha anche svolto un ruolo molto sporco nei paesi baltici, sostenendo gli ultra-nazionalisti baltici, nostalgici della Collaborazione, che mantengono l’agitazione anti-russa.

E guardate cosa sta succedendo ora in Ucraina!

È davvero un’operazione guidata da Berlino e dai suoi servizi segreti per rovesciare il legale e legittimo governo di Yanukovich. Per sostituirlo con un regime filo-occidentale. Un regime fantoccio. Un solo esempio. Il probabile futuro candidato della NATO dell’opposizione unita alle elezioni presidenziali in Ucraina nel 2015, il pugile Klichko, ha un passaporto tedesco. Il suo partito è stato fondato a Monaco di Baviera (questo non s’inventa!). L’estrema destra dei gruppi neo- fascisti, i “benderisti”, questi nostalgici ucraini di Bendera, dei pogrom anti-ebraici, anti-polacchi e anti-russi degli anni 1941-1945, anche queste persone sono sotto il controllo del BND (il servizio segreto tedesco) fin dai primi anni ’50 con il famoso generale Gehlen. Che ci riporta al ruolo giocato da Adolf Hitler nella direzione di quella parte dei servizi segreti nazisti che si occupavano dell’agitazione antisovietica nei paesi dell’Est.

La Germania ha quindi un ruolo estremamente negativo.

Ho detto prima sulle “illusioni circa un Asse Parigi- Mosca”. A volte le persone parlano di un asse Parigi-Berlino-Mosca e continuano a filosofeggiare su di esso ma, lo ripeto, non basandosi su niente. Basta guardare all’Ucraina.

Ma, invece, c’è un enorme potenziale.

Che cos’è? È una tradizione della politica tedesca dal 1918, e ci ricongiungiamo qui all’universo del Nazional-bolscevismo, che è “l’orientamento verso l’Est”.

Se l’Unione Europea si disintegra, o se la UE torna ad un confederalismo morbido, o se il blocco della NATO si disgrega, l’alleanza naturale della Germania sarà con la Russia. Così, invece di essere un elemento di confronto, la Germania diventerà un ponte tra le due Europa. Tra l’Unione Europea e la seconda Europa eurasiatica che Mosca sta cercando di costruire.

 # STATO & POTENZA:

Veniamo all’Italia.

Come valuta il ruolo svolto dall’Italia negli ultimi anni?

Luc MICHEL: Quando vedo l’Italia e la sua vita politica che seguo quotidianamente, penso inevitabilmente al Belgio. La vedo, come per il Belgio, come uno Stato quasi fallito. Vedo come una casta politica abbia condotto un intero paese al saccheggio. Vedo l’inefficienza, la corruzione e gli stessi partiti. Ricordate che i due paesi europei che sono stati dominati dalla Democrazia cristiana, sono proprio il Belgio e l’Italia.

Vedo anche una seconda cosa, e ci si ricollega a quanto detto sulla Germania, che è la nostalgia neo-coloniale. L’Italia ha giocato per troppo tempo una sporca carta colonialista in Libia, dai tempi della lotta del grande condottiero Omar Mukhtar. E oggi, vediamo che la NATO affida all’Italia la ricolonizzazione della Libia attraverso la creazione di un esercito coloniale fantoccio.

L’Italia, il Belgio e perfino la Francia non avrebbero, in questo settore, una così grande importanza se presi da soli. Ma l’importanza è nell’analisi del fenomeno generalizzato. Questo è ciò che i marxisti chiamavano la “borghesia compradora”. Si riferivano, in quel momento, alla borghesia dell’impero portoghese, in particolare a quella di Macao, che ha aiutato i portoghesi a colonizzare.

La classe politica dell’Unione Europea, è una grande borghesia compradora. Che cosa significa? Significa che queste persone non hanno più il potere politico e che per mantenere la dominazione in quanto classe dirigente economica – la dominazione economica, il potere della borghesia – hanno deciso di sottomettersi al potere politico degli Stati Uniti.

Quando gli Stati Uniti sono intervenuti in Europa, il 6 giugno del 1944, non sono venuti per liberare l’Europa, ma per occuparla. Nel linguaggio, usato fino ad oggi dagli storici, dai militari e dai generali americani, lo sbarco in Normandia si chiama “invasione”. Così è più chiaro! Non “Liberazione” o “Lo sbarco”. Ma “Invasione!”.

Gli americani non sono più ripartiti. Sono sempre lì dal 1944. Qual è la loro tecnica? Utilizzare in tutta Europa una borghesia compradora. Per parlare direttamente, direi che la classe politica europea è costituita dagli sconfitti del 1939-1940. E in Germania e in Italia dagli sconfitti del 1944-1945.

Quando si capisce questo, si vede come la classe politica europea non è una classe che esercita il potere.

Ne sono un esempio lampante, attualmente, le avventure coloniali della Francia in Africa. Libia, Mali, Repubblica Centrafricana. Molti intellettuali africani fanno delle analisi carenti sotto questo aspetto. Dicono che è il ritorno della “Françafrique”. Cos’è la Françafrique? È quel termine dispregiativo con cui si è designata la politica africana della Francia, purtroppo, sotto il generale de Gaulle e i suoi successori. Questa era una realtà. C’era una politica africana francese indipendente fino a Giscard d’Estaing. Poi, gradualmente, siamo passati di nuovo ad una Francia in orbita americana. Da Sarkozy a Hollande, è completamente assoggettata alla politica estera di Washington.

La ‘Francafrique’ è ancora una realtà, ma una realtà solo nella misura in cui gli Stati Uniti accettano che la Francia possa ancora svolgere un ruolo politico in Africa e avere un’influenza economica.

Chi è il manovratore in Libia, Mali e Centrafrica?

È l’Africom. E il comando statunitense di Napoli. Coloro che non lo vedono, non possono capire che la Francia in Africa non è più imperialismo o neocolonialismo, ma la Francia di Francois Hollande è diventata solamente la fanteria coloniale di Washington.

 # STATO & POTENZA:

La Russia ha sempre avuto un posto centrale nelle vostre analisi.

Come valuta il ruolo svolto dalla Russia negli ultimi anni?

Luc MICHEL: Ci tengo prima di tutto a farvi la stessa osservazione che ho fatto per la Francia. Amo la cultura russa. Ero sposato con una russa. Ho anche vissuto con un’ucraina. Io sono considerato, anche nelle false biografie di Wikipedia pubblicate contro di me dagli uffici mercenari della NATO, come un “slavofilo intellettuale”. Ma qui siamo nel campo emozionale, personale.

Ma la mia posizione nei confronti della Russia non è determinata dal sentimento. È determinata dalla geopolitica.

Attualmente in Europa, e questo era già vero negli anni ’70 e ’80, c’è solo uno Stato veramente indipendente da Washington, ed è la Russia. E prima c’era questo “Impero russo rosso” che era l’URSS. La Russia ha assunto una parte dell’eredità dell’Unione Sovietica, anche se è molto ridotta. È la seconda potenza nucleare globale. Ha i mezzi, le riserve, un immenso territorio, il petrolio e il gas, ma purtroppo non ha una grande popolazione. Questa è la realtà!

Al momento crediamo che l’unica chiave per la liberazione e l’unificazione della Grande-Europa provenga dalla Russia. Noi vediamo la Russia come il “Piemonte d’Europa”. Voi siete italiani. Sapete del ruolo che ha giocato il regno del Piemonte-Sardegna nel processo d’unificazione italiana, nel Risorgimento. Noi sogniamo un “Risorgimento grande-europeo”.

C’è un’altra analogia storica che mi piace, ed è quella della Macedonia.

Voi sapete che le Città greche, che condividevano una cultura e una civiltà comune, si combattevano. Esse non erano in grado di unirsi. Questo è simile a ciò che accade oggi nell’Unione Europea. E fu una potenza di cultura greca non appartenente al nucleo originario, il regno di Macedonia con Filippo e Alessandro, ad unificare la Grecia. Con la forza.

Prima, un ideologo troppo spesso sconosciuto, Isocrate, aveva teorizzato e convinto la leadership macedone della necessità di realizzare la “più-grande Grecia” unitaria. Che si è compiuta sotto il motto del geniale Isocrate: “Una sola Grecia, un solo popolo”.

Riteniamo quindi che la Russia possa e debba avere un “ruolo macedone”.

E noi concepiamo l’azione ideologica del PCN, la più importante in questa fase, come quella di un “Isocrate collettivo”…

Le ragioni, ovviamente, non si fermano qui. Viviamo in un mondo conflittuale e non virtuale. Nel mondo di oggi, non ci sono migliaia di campi. Noi non siamo come quei degenerati intellettuali francesi di estrema sinistra della politica politicante, quelli del “né-né”. Quando gli americani attaccarono da qualche parte, essi non erano per la NATO, ma in Libia per esempio, non erano neanche per Gheddafi. Nella vita, bisogna prendere una posizione. E più ancora in geopolitica.

Noi siamo quindi con la Russia, in quanto è il centro di resistenza alla NATO e agli Stati Uniti. E questo è riconosciuto anche dall’altra parte, dagli Stati Uniti e della NATO, dai geopolitici americani che la considerano come l’avversario principale.

La nostra Organizzazione è stata coinvolta nella maggior parte dei paesi dell’Europa orientale da oltre 15 anni.

Abbiamo aiutato, come meglio potevamo, nelle operazioni politiche, nella propaganda. Siamo andati nei paesi baltici e nella Jugoslavia morente. Siamo andati in Moldavia, in ‘Transnistria’, che in realtà si chiama ‘Repubblica moldava del Dniestr’. Siamo andati nel Caucaso, in Abkhazia, in Armenia. Siamo andati naturalmente in Russia e anche Ucraina, soprattutto durante le elezioni. Perché? Perché è la base che in quelle situazioni si vede.

Ho svolto personalmente, durante un periodo della mia vita negli anni 1998-2005, una grande attività per la difesa delle minoranze russe nei paesi baltici. Questa è una situazione che ho vissuto intimamente in quanto mia moglie era una russa di Riga.

 # STATO & POTENZA:

Voi avete inoltre teorizzato la Russia come una “Seconda Europa”, sul solco del vostro “Impero euro-sovietico” degli anni ’80.

Cosa intendete dire con “Seconda Europa”?

Luc MICHEL: Questa è una tesi geopolitica che ho teorizzato nel 2006.

Vale a dire che il blocco che si sta ricostruendo intorno alla Russia – per esempio con il Gruppo di Shanghai, il Trattato per la Sicurezza Collettiva, lo Spazio Economico Eurasiatico, l’Unione doganale, l’Unione statale Bielorussia-Russia, ecc … – contribuisce a costruire un polo di potere in Oriente che è una ‘Seconda Europa’. Una Seconda Europa. Un’Altra Europa.

Siamo estremamente irritati dall’arroganza dei piccoli politici europei che non sono altro che i piccoli barboncini degli Stati Uniti e che pretendono di essere l’”Europa”. La Russia è anche l’Europa! Lo diciamo da 30 anni.

Non sono evidentemente l’unico a definirla come una ‘Seconda Europa’. Ci sono ideologi russi che la definiscono tale. Anche all’interno dell’Unione Europea, in particolare negli istituti della NATO nei paesi baltici, ci sono persone che si preoccupano di quest’altra Europa che si costruisce di fronte – e secondo alcuni contro- l’Unione europea.

E qui siamo nel cuore dell’attualità!

Quello che sta accadendo in Ucraina, non è questione di gas e di Mercati. È lo scontro tra due visioni opposte di Europa.

Da un lato, l’Unione Europea, vale a dire un’Europa economicamente e militarmente annessa agli Stati Uniti. Il nostro segretario generale Fabrice Beaur vi si riferisce abitualmente come ad “una colonia yankee”. Questa Europa che tenderebbe infine ad integrarsi in un insieme transatlantico. Lo dicono loro stessi.

Dall’altra parte e di fronte a questa, c’è una visione di un’Europa che è un’Europa indipendente, eurasiatica. E questa è la visione del presidente Putin. Sono rimasto particolarmente soddisfatto dall’ultimo discorso di Putin sullo stato della Russia nel 2013. Perché per la prima volta, Putin si oppone non solo al mondo occidentale in modo pragmatico, ma comincia a definire una nuova ideologia russa. È chiaramente una strategia per il futuro.

Diciamo “L’Europa da Vladivostok a Reykjavik” e non viceversa …

 # STATO & POTENZA:

Un’ultima domanda. Che cosa vi aspettate nel 2014?

Luc MICHEL: Non mi aspetto niente di speciale. La nostra concezione dell’azione politica è quella di un disegno intenzionale. Siamo delle persone che dicono che bisogna lottare e camminare a testa alta.

Io sono considerato un nemico mostruoso dalla NATO e dal sistema belga. Non ho mai abdicato. Tengo duro. Rispondo ai colpi e generalmente lo faccio bene. Mi piace. Ed è così.

Sono infastidito dalla gente che si aspetta i miracoli, i cambi improvvisi, che si aspettano non so cosa e soprattutto cose che non esistono.

Vorrei in particolare richiamare l’attenzione sulla visione ottimistica ed irrealistica di alcuni. Si parla un po’ troppo spesso di un “collasso americano”. Ma parliamo francamente! Non c’è ancora al mondo che un’unica superpotenza mondiale, gli Stati Uniti.

In un determinato momento, in particolare l’intellettuale francese Emmanuel Todd ed io, abbiamo creduto che gli Stati Uniti stessero affondando lentamente. A causa della questione dell’energia e del petrolio. E purtroppo è arrivato il gas e il petrolio di scisto. E gli Stati Uniti saranno, entro il 2018, non solo autonomi, ma diventeranno un esportatore importante, dal punto di vista energetico, per almeno una generazione.

Dovete capire una cosa. È necessario leggere l’avversario. “Farsi insegnare dall’avversario è un onore”, ha detto il Generale Haushofer, riprendendo una vecchia massima romana.

Bisognerebbe leggere i geopolitici americani.

Uno dei principali, perché è uno dei portavoce della lobby militare-industriale degli Stati Uniti, è George Friedman. Egli è il capo dell’Istituto di ricerca strategica STRATFOR. Ha scritto recentemente due libri di prospettiva geopolitica, dove evoca chiaramente un “XXI secolo americano”. Lui e i suoi amici fanno una scommessa geopolitica sul crollo di Russia e Cina.

Il 2014 è, invece, un anno importante per la nostra Organizzazione transnazionale.

Noi andiamo a marcare due eventi – non a commemorare perché non siamo di quel genere -, un doppio anniversario:

* Da un lato, i 30 anni del PCN (Partito Comunitario Nazional-europeo), la cui nascita risale al suo primo Congresso nel giugno 1984 .

* Dall’altra parte, il 50° anniversario del documento fondante della nostra ideologia, il libro di Jean Thiriart “L’Europa. Un Impero di 400 milioni di uomini”, che è stato scritto nel 1964.

Sessant’anni d’ideologia comunitaria europea.

Trent’anni del legittimo erede di Jean Thiriart, il PCN.

L’idea e la realizzazione dell’idea in marcia, come direbbe il grande Mazzini.

Marcheremo questo doppio anniversario con numerosi eventi, soprattutto su Internet. Ma anche con la ripresa di alcune pubblicazioni editoriali, fuori dalle riviste e da Internet, con le “Edizioni Machiavelli” (fondate nel 1983).

 # STATO & POTENZA:

Un’ultima parola per i nostri militanti e i nostri lettori?

Luc MICHEL: Vorrei davvero dire un’ultima parola ai lettori del vostro periodico. Mi piace molto il vostro titolo. L’avete ripreso da Zjuganov, dall’edizione italiana del suo libro, “Stato e Potenza”. Schermata 2014-01-05 a 9.15.29 PMSapete che Zjuganov, che rappresenta l’Eurasiatismo di sinistra è anche, da un punto di vista geopolitico, erede di Thiriart, che aveva incontrato a Mosca nell’estate del 1992. Proprio nell’edizione italiana di “Stato e Potenza”, si rende omaggio a Thiriart, al nostro “Impero euro-sovietico”. Quell’incontro, cui partecipò anche Egor Ligaciov, l’ex n°2 del PCUS, fu il risultato di dieci anni di lavoro del PCN, delle Edizioni Machiavelli, di Thiriart e mio. Dal 1983, abbiamo pubblicato e trasmesso in URSS, attraverso la frazione patriottica del PCUS e le sue reti, libri e riviste in russo …

Così mi piace il vostro titolo per questi motivi.

A volte siamo in disaccordo su cose secondarie. Ma voi insistete, come noi, sull’elemento centrale: il ruolo dello Stato.

Il problema della questione economica, il problema dell’Unione Europea, è la scomparsa dello Stato. Scomparsa voluta dalla Finanza cosmopolita liberale internazionale e dagli USA.

Mi avete dato il piacere di tradurre e pubblicare in italiano, nelle vostre colonne, uno dei miei più importanti editoriali del 2011 (**), dove ho spiegato che la vera divisione politica nel XXI secolo non sarà tra sinistra e destra, tra fascismo o antifascismo, tra capitalismo e socialismo, ma tra i sostenitori dello Stato contro i sostenitori del Mercato e del liberalismo.

È estremamente chiaro.

O noi andiamo a ricostruire un grande-Stato-europeo per garantire la sicurezza, per mantenere la civiltà, per risolvere tutti questi problemi che sono la mafia, la criminalità organizzata, la droga, la tratta di esseri umani… Problemi in gran parte legati alla scomparsa dello Stato.

O noi cadremo nel caos liberale. Caos organizzato. Perché nella giungla, solo il più forte, il più potente, può sopravvivere mangiando l’altro.

Questa non è la mia visione del mondo. Questo non è il futuro che voglio per l’Umanità.

L’Umanità è progredita quando è stata in grado di unirsi. L’Umanità è progredita culturalmente nell’alveo dei grandi Imperi e mai durevolmente e significativamente altrove.

È tempo, per tutti i sostenitori dello Stato nel mondo, di incontrarsi e, questa è la mia conclusione, di combattere insieme l’incubo del caos liberale.

Vi ringrazio.

 # STATO & POTENZA: Grazie Luc Michel.

 http://www.lucmichel.net/2014/01/06/stato-potenza-intervista-a-luc-michel-la-grande-europa-contro-loccupante-usa/

___________________

(*) Sul tema sensibile del voto dei Le Pen a favore del Grande mercato transatlantico al Parlamento europeo, si può consultare questo documento indiscutibile:

http://www.votewatch.eu/en/eu-trade-and-investment-agreement-negotiations-with-the-us-motion-for-resolution-after-paragraph-10–2.html

(**) Luc MICHEL, La scissione vera e propria in Russia (come altrove): patrioti statalisti contro liberali, Stato & Potenza:

http://www.statopotenza.eu/1372/la-scissione-vera-e-propria-in-russia-come-altrove-patrioti-statalisti-contro-liberali

Parigi. E` caccia a Dieudonné

di: Lorenzo Moore
info@rinascita.net
A Parigi è dunque scattata la “caccia a Duieudonné”, l’artista satirico che, obbrobrio degli obbrobri, viene dichiarato “antisemita” e da silenziare.
C’è da ricordare che già nel 2008, il 26 dicembre, presso lo Zénith, Jacky Sigaux, assistente di Dieudonné – reo di aver consegnato a Robert Faurisson, lo storico revisionista, era stato aggredito e malmenato da una banda di fanatici. Così pure era accaduto all’intellettuale (già impegnato a gauche), Alain Soral e, naturalmente, allo stesso Dieudonné.
Quest’anno, il 1 e il 2 di gennaio 2014, la battuta di caccia contro l’artista maledetto è stata propagandata dal quotidiano Le Monde, con un editoriale in prima pagina e due pagine interne, la 6 e la 18. Chiamata alle armi reiterata con una pagina intera il 4 gennaio (pag. 7) e ripresa il 5 gennaio con un altro attacco consacrato a Dieudonné da Le Journal de la Dimanche.
 “[Dieudonné] a l’intention de réinviter sur scène et de redonner la parole au négationniste Robert Faurisson”
  (“Comment Manuel Valls veut museler Dieudonné”, Le Journal du Dimanche, 5 janvier 2014, p. 15).
Interessante notare che nei suoi 68 anni di vita e nei suoi 21447 numeri assai rari sono state le pagine e mai tanto spazio a una sola persona.
Il tutto per dichiarare il carattere “nauseabondo” e “infame” dell’artista semi-negro naturalizzato francese.
L’editoriale di prima pagina, lungo tutta la prima colonna, è un invito ad “applicare la legge” (cioè reprimere) e a tagliare ogni tipo di sopravvivenza finanziaria alla attività teatrale del “Cattivo Cittadino”.
I tre quarti della pagina 6 sono stati consacrati a due lunghi articoli firmati d atre “giornalisti”. Il tutto per preconizzare e sollecitare un’inchiesta giudiziaria su Dieudonné che si è permesso una riflessione su Patrick Cohen e le camere a gas.
L’intera pagina 18 è stata occupata da due articoli, uno del sociologo Michel Wieviorka,  e l’altro dell’antropologo Jean-Loup Amselle il cui curriculum – ci sarebbe da ridere – riguarda l’ibridismo (“Logiche meticce”, 1999).
In ambedue le psico-analisi si evoca il premio al “negazionista” Robert Faurisson e si definisce lo stesso Dieudonné “antisemita” e “negazionista”.
Come commentato dal “convitato di pietra” dei vari articoli, Faurisson”, “il giornale di Louis Dreyfus et di Pierre Bergé ha inaugurato il nuovo anno con un’iniziativa senza precedenti, decretando che il semi-negro Dieudonné M’bala M’bala dovrà essere ormai privato del fuoco e dell’acqua”…
Sta di fatto che OltrAlpe sembra non abbiano altre preoccupazioni che reprimere la libertà di pensiero. Anche se si tratta di un pensiero diciamo così, “leggero”, di un comico della banlieu.
D’altra parte la Nuova Francia è da tempo maestra in tale attività.

C’è, infatti, da ricordare, la scomunica a suo tempo inferta dal Nuovo Regime a un intellettuale già osannato dalla Gauche (au caviar), Roger Garaudy, morto kl’anno scorso a 98 anni. Accusato, processato e antisemitizzato, per un libro che non aveva mai scritto, libro nel quale avrebbe minimizzato “la barbarie hitleriana” e professato antisemitismo e discriminazione razziale.
Un caso eclatante di prestidigitazione dai sayanim che pullulano nei Palazzi di Francia. Lo stesso gruppo di potere denunciato a suo tempo (ai tempi di Regis Debray, Pompidou) dal generale De Gaulle.
In realtà il filosofo ex marxista Garaudy, che aveva abbracciato l’Islam, nel 1995 scrisse Les Mythes fondateurs de la politique israélienne (I miti fondanti del moderno Stato di Israele). A causa di quest’opera  fu accusato di aver dato luogo a una campagna di diffamazione e di incitamento all’odio razziale. Il libro si compone di tre capitoli principali: “I miti teologici”, “I miti del XX secolo” e “Uso politico del mito”.
L’opera sostiene l’esistenza di un complotto sionista, che avrebbe inventato l’Olocausto per giustificare l’espansionismo israeliano: Garaudy negava così il genocidio della Germania nazionalsocialista contro gli ebrei e respingeva perché falsa la teoria della cosiddetta “soluzione finale”. A suo dire Hitler non avrebbe ordinato lo sterminio: la parola “sterminio” sarebbe una falsa traduzione quando in realtà si sarebbe dovuta utilizzare il termine “espulsione”.
Sempre secondo lil filosofo francese gli ebrei sono stati decimati dal tifo e dai forni crematori utilizzati per bruciare i cadaveri delle vittime della malattia. Affermò che le camere a gas non erano mai esistite e che la loro scoperta derivi da “confessioni” ottenute da soldati tedeschi costretti dalle torture. Inoltre egli puntò il dito contro i crimini di guerra statunitensi (che sarebbero peggiori di quelli nazisti) e contro il sionismo, posto sullo stesso livello del nazismo.
A causa di queste tesi subì cinque procedimenti penali che si conclusero il 16 dicembre 1998 con una condanna a 6 mesi di carcere ed a numerose ammende. La sentenza venne confermata dalla Cassazione parigina il 12 settembre 2000; Garaudy non demorse e fece ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, adducendo di aver agito in nome della libertà d’espressione, ma la Corte respinse la sua richiesta.
Il suo libro, tuttavia fu tradotto e pubblicato in 23 Paesi del mondo. Un’opera che denunciava la strategia colonizzatrice resa pubblica dal teorico del Pentagono Huntington: “Le choc des civilisations” (Il conflitto tra civiltà).
Una strategia che avrebbe portato ad una terza guerra mondiale tra la civilizzazione giudeo-cristiana e l’unione dei pensieri confuciano e islamico.
Secondo Garaudy si trattava della “missione” affidata allo Stato di Israele dal fondatore del sionismo, Teodoro Herzl: “Noi costituiremo un bastione per la civilizzazione occidentale contro la barbarie d’Oriente”.
Circola in Francia un libro “Le procès de la liberté”, éditions Vent du Large, Roger Garaudy & Me Jacques Vergès, 144 pages, 23 euros, che descrive bene i processi subìti da Garaudy. Vi si riporta, tra l’altro, la difesa finale del suo avvocato, Me Jacques Vergès che cnclude, rivolta alla Corte così: “Roger Garaudy vi chiede semplicemente di parlare di Israele con la stessa libertà di un ebreo. Quello che vi si domanda, oggi è – in virtù di una legge scellerata (la Fabius-Gayssot) – di fare la guardia attorno ad una menzogna, e cioè consacrare l’esclusività tedesca del crimine contro l’Umanità, menzogna ancora più sacrilega tanto più che il mondo trasuda oggi crimini da tutti i suoi pori. Vi si domanda di portare avanti un processo oscurantista contro la libertà di pensiero, un processo che mette la Francia alla berlina di quelli che tale legge pretende di difendere. Tuttavia, prendendo la legge per quello che è, analizzandola secondo i vostri princìpi, avete il diritto e il dovere di dire NO, per l’onore della Francia e della Repubblica”.
Questo il caso che provocò la Nuova Inquisizione contro Roger Garaudy.
Che oggi si vorrebbe rinnovare contro Dieudonné M’Bala M’Bala.
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Equitalia, l’azienda è travolta dai debiti. La Corte dei conti ne boccia la gestione ma la politica…

articolo smaccatamente “protettivo” nei confronti di Equitalia, poverina. Contiene dati utili però. Si arrabbia per il “populismo di cui è vittima equitalia, le vittime condannate a morte dalle cartelle invece non valgono niente. Povera Equitalia che per un anno ha rinunciato all’Imu, che disdetta. GLi italiani sono tanto ricchi e la crisi non sanno cosa sia, sono solo tirchi che non vogliono pagare le tasse.

Scritto da Linkiesta.it     | Pubblicato Lunedì, 06 Gennaio 2014
In un anno i debiti sono passati da 86 a 858 milioni. Finita la riforma ne serve già un’altra.
 
Anche quest’anno meno incassi e meno riscossione. Lo Stato rispetto al 2012 lascia per strada più o meno 1 miliardo. «L’attività di riscossione da ruolo, nel 2012 ha registrato ancora una volta una flessione, passando da 8,9 miliardi del 2010 a 8,6 miliardi del 2011 e a 7,5 miliardi nel 2012», recita l’ultima delibera della Corte dei Conti, che facendo le pulci al bilancio di Equitalia riesce anche a fare una dettagliata radiografia della capacità italica di recuperare i crediti fiscali.
 Le tasse non pagate
Nonostante sia aumentata la capacità di dialogo tra la stessa Equitalia, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, la crisi economica e i recenti interventi normativi del governo Letta ne hanno spuntato le armi. Tutto ciò, come hanno riportato i magistrati contabili, ha avuto un pesante riflesso sul bilancio di Equitalia. Nonostante gli interventi riorganizzativi ha chiuso i conti del 2012 solo con un leggero segno più. A settembre 2012 è stata completata l’operazione di fusione tra Serit Sicilia spa (società incorporante) e Riscossione Sicilia spa (società incorporata) di cui Equitalia detiene il 10% del capitale. A novembre è stato presentato ai soci il bilancio finale di liquidazione di Equitalia Basilicata, controllata da Equitalia Sud. A fine dicembre la capogruppo ha preso la piena proprietà di Equitalia Servizi. Diventando nel complesso un gruppo interamente a capitale pubblico (51% dell’Agenzia delle Entrate e 49% dell’Inps) composto da Equitalia S.p.A., Equitalia Giustizia, e i tre agenti, Equitalia Nord, Equitalia Centro, Equitalia Sud (esclusa la Sicilia dove opera la Riscossione Sicilia).
Con l’aggiunta di nuovo statuto e un’ottica da holding privata, la riorganizzazione ha consentito grossi risparmi nei costi amministrativi nelle spese di consulenza (taglio circa del 20%) e anche sul personale. Eppure, se non fosse stato per i dividendi erogati dal Nord Italia (Equitalia Nord) e un accantonamento legato al beneficio fiscale derivante dalla perdita dell’esercizio 2011, l’avanzo economico non avrebbe mai raggiunto i 1.777.447 euro (+569.970 euro rispetto al 2011). La cifra è finita a riserva. In questo modo il patrimonio netto ha superato i 161 milioni (circa 2 in più rispetto al 2011) e l’utile gli 8 milioni e duecentomila euro (nel 2011 perdita di 73 milioni).
Fin qui i numeri sembrerebbero essere rassicuranti. In realtà i debiti sono cresciuti di uno “0”. Nel senso che sono passati da 86 milioni a 805. Per un debito totale (compreso le altre società della holding) di 858 milioni a fronte di crediti bancari per 210 milioni e un patrimonio netto di 740. A scombinare le carte in tavola sono state la sparizione dell’Ici (che transitava tramite deleghe F24), la diminuzione dei costi di aggio (la percentuale sugli importi incassati) e l’addolcimento dei sistemi stessi di riscossione voluti dal Decreto del Fare (più tutele per i debitori e innalzamento soglie per pignoramento immobili).
Non si tratta, però, di cambiamenti transitori. A preoccupare i magistrati nella loro analisi è infatti il trend debitorio complessivo. Le continue dilazioni nel recupero dei debiti non promettono niente di buono. «Ciò impone alla società, al suo azionista e allo stesso legislatore», conclude la Corte dei Conti, «l’adozione di misure necessarie per interrompere questa dinamica alla lunga insostenibile, tenendo tuttavia in considerazione la grave situazione economico-sociale che sta attualmente attraversando il nostro Paese». Insomma Equitalia dovrà essere rigorosa ma umana. Rigida ma flessibile. E capace di far quadrare i conti. Un’impresa praticamente impossibile. Tanto più se si tiene in considerazione la politica ondivaga dei vari governi che si sono susseguiti.
Nell’ultimo decennio, la riscossione è passata da 2 miliardi a un picco di 10 per poi scendere a 7,5. Ma anche se ora sono disponibili praticamente tutte le banche dati immaginabili e si pensa di varare le fatture elettroniche (anche contro il parere della Ue) immaginando che possano abbattere l’evasione Iva (mah?), c’è un macigno dimenticato che prima o poi riemergerà nei numeri di Equitalia e dell’Agenzia delle Entrate. Il maxi credito che giace in pancia (in gran parte dal 2000) all’Ente per circa 545 miliardi di euro. Un quinto del debito pubblico. Una montagna che sarà destinata, non appena la politica vorrà prenderne coscienza, a diventare un incaglio.A diventare debito vero e proprio per tutti quegli enti locali o previdenziali a cui quelle somme sarebbero dovute tornare.
Quel che è certo è che in futuro bisognerà varare un codice tributario unico in sostituzione delle oltre 5mila leggi e norme in contraddizione tra di loro. Solo così la riscossione potrà diventare più efficace. Un concetto semplice, nonostante la campagna politica contro Equitalia (giusta per quanto riguarda la necessità di razionalizzare i criteri e le proporzionalità di aggressione dei beni) degenerando nel populismo abbia distorto la realtà.
Più in generale, però, appare chiaro che il sistema di riscossione è tanto più efficace quanto più sono semplici i sistemi impositivi a monte. Ecco perché la Corte dei Conti fa capire che sarà necessario riformare Equitalia e al tempo stesso (lo si evince da una serie di analisi precedenti) l’intero sistema fiscale. Se ne parla da anni. Ma i segnali della politica non sono rassicuranti. Il rischio nei prossimi tre anni è assistere a una sanatoria legata all’immenso ammontare dei crediti (545 miliardi) che non dia seguito ad alcuna riforma unitaria del fisco italiano. E spostare in là nel tempo le riforme non servirà né a recuperare gettito né a tutelare i cittadini.
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I Danni Devastanti di Fukushima

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L’incidente nucleare di Fukushima continua a mostrare i suoi effetti a due anni dall’accaduto: dopo la scoperta dei tonni radioattivi rilevati sia in Giappone che in California, è il turno di frutta, verdura e piante. Gli ortaggi cresciuti nei pressi del reattore nucleare, dopo lo tsunami del marzo del 2011, presentano deformità decisamente preoccupanti.
Mais a due teste, arance e albicocche bicolore, pomodori ricoperti da sospettose escrescenze, cavoli giganti e frutta siamese: sono questi gli effetti della radioattività sul normale ciclo di vita di pietanze e vegetali.
Sono quasi 6.000 i cani rimasti soli nelle zone di Fukushima devastate dal terremoto e dalle radiazioni, tanto che ancora oggi si aggirano per le strade deserte. È uno spettacolo spettrale, soli e senza affetto i cani non possono oltrepassare la zona posta sotto isolamento. A nutrirli un gruppo di volontari che cerca di rendere meno tristi le loro giornate, portando cibo, acqua, coccole e aiuto medico.
Dopo la scoperta di farfalle mutate geneticamente e dei già citati tonni, in molti si chiedono quale sia il destino delle popolazioni esposte, soprattutto in termini di salute.
 
Nonostante le innumerevoli verifiche governative, la zona è ben lontana dall’aver smaltito le scorie. Anzi le percentuali di radioattività rimangono alte, con livelli preoccupanti di cesio sia nel terreno che nell’acqua. Una condizione che contribuisce a favorire anomalie fisiche, e genetiche, come dimostrato dall’intossicazione subita dai pesci e dalle modifiche molecolari verificate nelle farfalle. Ora che detriti radioattivi iniziano a raggiungere la costa occidentale del Nord America, numerosi animali marini e non, vengono colpiti da malattie misteriose, tra cui 20 aquile calve che sono morte nello Utah nel corso delle ultime settimane.
 
Il 98% dei fondali della California è cosparso di sostanza organica morta. La quantità di sostanza organica morta che ricopre i fondali del Pacifico è assai maggiore rispetto ai dati raccolti nei 24 anni precedenti. Questo è un sintomo del mal funzionamento della catena alimentare in quello specifico ecosistema.
Il dipartimento della Sanità USA ha ordinato 14 milioni di dosi di ioduro di potassio, il composto che protegge il corpo dall’avvelenamento radioattivo a seguito di gravi incidenti nucleari, la partita deve essere consegnata prima dell’inizio di febbraio.
 
Lo Ioduro di potassio aiuta a bloccare l’assorbimento di iodio radioattivo dalla ghiandola tiroidea e viene utilizzato su vittime di gravi incidenti nucleari o emergenze. Dalle norme vigenti, gli Stati degli Usa con popolazioni che vivono entro 15 km. da una centrale nucleare sono incoraggiati, ma non obbligati, a tenere una fornitura di ioduro di potassio.Il mese scorso è stato rivelato che 71 marinai statunitensi che hanno aiutato durante i soccorsi iniziali a Fukushima hanno citata in giudizio la Tokyo Electric Power Co. (TEPCO) dopo essere risultati positivi al cancro alla tiroide, leucemia e tumori cerebrali a seguito di esposizione a radiazioni 300 volte il livello di sicurezza.
 
Molti scienziati hanno avvertito che se un altro forte terremoto dovesse colpire Fukushima, che è quasi inevitabile, vorrebbe dire “bye bye Japan” e la completa evacuazione della costa ovest del Nord America.
 

A Tokyo asta record per il tonno rosso, che è stato decimato

By Edoardo Capuano – Posted on 02 gennaio 2014
 
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Un noto ristoratore ha pagato 70mila dollari
 
Il proprietario di un ristorante Sushi, Kiyoshi Kimura, ha pagato 7.360.000 di yen (circa 70mila dollari ) per 230 chili di tonno rosso in occasione della prima asta dell’anno al mercato ittico di Tsukiji a Tokyo, in Giappone, ieri. Solo il 5 percento di quello che ha pagato l’anno precedente, nonostante i segnali sul fatto che la specie è in grave declino. Lo scrive “HuffPost”.
 
L’offerta vincente da record di Kimura dello scorso anno, che ammontava a 154.400.000 ¥ per 222 chilogrammi di pesce, ha ricevuto lamentele per il fatto che i prezzi erano schizzati più del dovuto, anche per un’asta caratterizzata da sempre da offerte elevate. Kimura aveva anche stabilito il record precedente, sborsando 56.400.000 di yen all’asta 2012.
 
Resta il fatto, tra l’altro, che i prezzi così elevati non riflettono necessariamente l’elevata qualità del pesce.
 
“Sono contento perché il prezzo di quest’anno è tornato ad essere ragionevole”, ha detto Kimura, la cui Co. Kiyomura controlla la popolare catena di ristoranti Sushi-Zanmai.
 
Gli ambientalisti sostengono che l’aumento del consumo mondiale di tonno rosso sta portando al suo esaurimento, ma anche che i responsabili della gestione della pesca di questa specie non riescono ad agire responsabile per proteggerlo. I giapponesi mangiano circa l’80 percento di tutto il tonno rosso catturato nel mondo. Tutte e tre le specie di tonno rosso – del Pacifico, del Sud e dell’Atlantico – hanno subito negli ultimi 15 anni il sovrasfruttamento.
 
E, anche se c’è stato qualche miglioramento negli ultimi anni, secondo gli esperti, le prospettive per la specie sono ancora deboli.
 
“La popolazione è stata praticamente decimata”, ha dichiarato Amanda Nickson, direttore per la conservazione del tonno globale per The Pew Environment Group. “Oltre il 90 percento del tonno rosso viene catturato prima di raggiungere l’età riproduttiva. Bisogna chiedersi se ciò sia sostenibile”. Finora – ha spiegato Nickson – le autorità non sono riuscite a prendere misure per proteggere le specie.
 
Fonte: nelcuore.org

Francia, i lavoratori della Goodyear chiudono i dirigenti nell’ufficio: “Tavolo subito”

ecco cosa succede senza mediatori del padrone alias sindacati.

“E’ la nostra fabbrica, punto”. Recita così l’ultimo messaggio sulla pagina Twitter dei lavoratori della Goodyear di Amiens che dalla mattinata di oggi, primo giorno di riapertura dopo le festività, hanno deciso di dare corpo alla loro lotta impedendo a due dirigenti di lasciare gli uffici. Si tratta del direttore della produzione della fabbrica dei pneumatici Michekl Dheilly e del direttore delle Risorse umane Bernard Glesser rinchiusi in una sala riunioni bloccata con un grosso pneumatico di trattore. Lo stabilimento Goodyear di Amiens dà lavoro a 1173 persone ed e’ a rischio di chiusura. La decisione, annunciata il 31 gennaio dello scorso anno, ha dato il via a una serie di proteste e di ricorsi giudiziari da parte dei sindacati Cgt e Chsct. La Cgt spera che l’azienda ritiri i suoi piani e proceda invece a degli esodi volontari.

I dipendenti della Goodyear di Amiens chiedono ”una tavola rotonda con il prefetto e il direttore delle risorse umane su indennita’ e conseguenze” per gli operai dello stabilimento, che sara’ chiuso nelle prossime settimane. Vogliamo ”che i dirigenti capiscano che dopo 7 anni di lotta la nostra motivazione e’ intatta”
http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2014/1/6/38893-francia-i-lavoratori-della-goodyear-chiudono-i-dirigenti/