Ancora strage di lupi in Maremma

una volta per soddisfare i contadini, così si giustificò la giunta Bresso, si dette la facoltà ai cacciatori di sfogarsi ed ammazzare ungulati. Ora i pastori.
Scusa o reale richiesta? Se fosse una richiesta davvero non esistono altri modi per proteggere il gregge o l’uomo è l’unico che ha diritto di abitare il pianeta e di stabilire quali altre specie in quali quantità possano beneficiare del lusso di vivere sul pianeta terra?
 MA CHE RAZZA DI MOSTRI LURIDI SADICI???????

Le ultime due vittime sono state catturate con i lacci sulle colline di Scansano e poi uccisi a bastonate e a colpi di fucile

Sale a 8 il bilancio delle carcasse ritrovate nel Grossetano

06 gennaio, 12:28

Erano oltre 150 gli animalisti che oggi a Grosseto hanno manifestato contro la strage di lupi in Maremma ma anche per chiedere le dimissioni del presidente della provincia Leonardo Marras e del responsabile veterinario della Asl 9 che aveva auspicato l’abbattimento dei randagi. Altri due lupi, intanto, sono stati trovati morti sulle strade del territorio di Scansano. Gli animali erano stati catturati con lacci illegali e poi sono stati uccisi a fucilate. Il bilancio dei lupi uccisi negli ultimi due mesi in Maremma sale a 8.

Altri due lupi uccisi in Maremma, ora sono otto

Le ultime due vittime sono state catturate con i lacci sulle colline di Scansano e poi uccisi a bastonate e a colpi di fucile

https://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/natura/2014/01/03/Strage-lupi-Maremma-altri-2-uccisi-protesta-animalisti_9848896.html

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Il lupo ucciso a Saturnia in Maremma

FIRENZE – I lupi massacrati in Maremma sono diventati otto. Le ultime due vittime sono state catturate con i lacci sulle colline di Scansano e poi uccisi a bastonate e a colpi di fucile. Altri due esemplari erano stati ammazzati la scorsa settimana a Manciano e a Saturnia. Secondo gli animalisti, in Maremma è scoppiata una guerra contro questi predatori e i responsabili della mattanza «sarebbero gli allevatori aiutati dai cacciatori».

ACCUSE RESPINTE – Accuse respinte al mittente dalle due categorie che condannano gli episodi e allo stesso tempo denunciano una situazione insostenibile, con decine di capi di bestiame sbranati da lupi, ibridi e cani inselvatichiti. Dicono d’essere stati lasciati soli, gli allevatori, e mostrano lo scempio prodotto da questi attacchi con foto shock di pecore e animali da cortile ridotti a brandelli.

INTIMIDAZIONE – «La mattanza di lupi e ibridi è un ulteriore barbaro segnale per tentare di intimidire chi sta lavorando sul progetto Ibriwolf (che protegge lupi e cani selvatici) e sulla tutela degli animali», denuncia invece Giacomo Bottinelli, responsabile della Lav (Lega anti-vivisezione) di Grosseto. «Sospettiamo che i colpevoli siano legati all’ambiente degli allevatori e della caccia. Chi ha sparato, è bene ricordarlo, ha violato il codice penale e le leggi sull’attività venatoria».

COME IL FAR-WEST – Secondo la Lav la Maremma è come il Far-West perché «si distribuiscono 9 mila licenze di caccia senza accurati controlli psicologici» e siamo ormai di fronte «a una vera e propria connivenza implicita con la quale si garantisce l’impunità di alcuni pericolosi criminali». Cacciatori e allevatori replicano agli animalisti. «Ci sono greggi decimati e aziende, già colpite dalla crisi, costrette a chiudere», denuncia Francesco Viaggi, presidente provinciale di Coldiretti. «Condanniamo atti fuori dalla legge, ma è comprensibile la disperazione di chi ha un allevamento e alla fine perde tutto».

03 gennaio 2014

Strage di lupi in Maremma, la Coldiretti: “Tremila pecore uccise nel 2013″

05 gennaio 2014 21:03

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Il lupo trovato morto a Saturnia

In Italia i lupi hanno ucciso almeno 3mila pecore nel 2013, ma anche capre, puledri, vitelli e mucche al pascolo. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che la presenza di animali selvatici, dai lupi ai cinghiali, sta mettendo a rischio la presenza e il lavoro dell’uomo in molte aree interne del paese.

Dal Piemonte all’Emilia Romagna, dall’ Abruzzo alle Marche, dal Lazio al Molise fino alla Toscana e in molte altre regioni si moltiplicano – sottolinea la Coldiretti – le segnalazioni di attacchi a greggi e mandrie al pascolo. Agli animali uccisi si aggiungono – precisa la Coldiretti – i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti. Dopo un periodo nel quale la specie era scomparsa in molte aree del paese, a seguito degli interventi di ripopolamento attualmente la presenza del lupo è stimata in ben oltre il migliaio di animali, ricomparsi anche in molte zone in cui non era più presente da circa un secolo.

La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree l’attività di allevamento mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’economia montana, rappresenta anche – sottolinea la Coldiretti – un modo per valorizzare il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano. Occorre lavorare sulla prevenzione concedendo aiuti per la realizzazione di opere di protezione, quali ad esempio la costruzione/ristrutturazione delle stalle, i sistemi fotografici di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza notturna degli animali. Ma è anche necessario – continua la Coldiretti – rivedere il sistema di accertamento e risarcimento dei danni affinché oltre a garantire un completo reintegro della perdita di reddito per l’agricoltore siano coperti non solo i danni da lupo, ma anche quelli causati da cani inselvatichiti nonché quelli indiretti per aborti e cali di produzione.

Fonte: ANSA

http://www.gonews.it/2014/strage-di-lupi-in-maremma-la-coldiretti-tremila-pecore-uccise-nel-2013/#.Usq3-fTuI9o

Strage lupi Maremma, un altro a Manciano

Dure le proteste degli animalisti contro gli allevatori di pecore della zona
30 dicembre, 22:08
Con l’ultima carcassa trovata dalla polizia provinciale nel comune di Manciano, salgono a sei i lupi (o ibridi) uccisi nella zona negli ultimi due mesi. Le carcasse, il più delle volte, sono state lasciate nelle piazze: da Saturnia a Scansano e anche alle porte del capoluogo.

Si tratta di una sorta di segnale degli allevatori esasperati dai continui attacchi che stanno decimando le greggi in ogni angolo della provincia. “La strage si allarga e i sospettati sono sempre gli stessi, gli allevatori di pecore – afferma Giacomo Bottinelli, responsabile della Lav Grosseto -. La politica intanto tace, tranne l’onorevole Luca Sani (ndr parlamentare Pd) che ha pensato di proporre nuovamente di legalizzare gli abbattimenti dei lupi per risolvere il problema e guadagnare qualche voto dalla parte più brutale della cittadinanza, mentre i crimini si moltiplicano”.
https://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/12/30/Strage-lupi-Maremma-altro-Manciano_9838012.html

Macché fine della crisi, il peggio deve ancora arrivare

insomma, per l’Ocse è colpa nostra che si vive di più e per giunta mancano giovani come se la loro presenza significasse automaticamente che questi lavorino. Abbiamo pochi giovani e SE NE VANNO, forse il problema è che non c’è lavoro. Ah no giusto, gli italiani sono lavativi infatti quando vanno all’estero regalano loro soldi per non far nulla.

03.gen 2014

di Gabriella Meroni

Non è un’iniezione di ottimismo quella che arriva dall’analisi dei dati sul sistema previdenziale globale: quando smetterà di lavorare la generazione dei baby boomers il sistema imploderà, causando miseria e cambiando il welfare dei paesi ricchi. E succederà tra poco

Una crisi senza precedenti incombe sul mondo. Non è decisamente un buon auspicio con cui cominciare l’anno nuovo, ma sulla stampa internazionale ha fatto molto rumore l’inchiesta di un team di giornalisti dell’Associated Press che ha analizzato l’impatto del “pensionamento di massa” che sta dietro l’angolo, quando la generazione dei baby boomers (i nati tra il 1945 e il 1960) smetterà di lavorare.

Si tratta di milioni di cittadini, molti dei quali già in pensione, ma la maggior parte sul punto di andarci, che impatteranno sul sistema previdenziale dei paesi sviluppati, provocandone con tutta probabilità il collasso. Le conseguenze, secondo la documentata analisi dell’Ap, saranno gravi e prolungate nel tempo, probabilmente per decenni.

La prima sarà l’inevitabile allungamento della vita lavorativa: saremo tutti costretti a lavorare oltre i 65 anni, magari anche oltre i 70, per cercare di mantenere in vita i benefici per gli anziani; la seconda conseguenza, comunque inevitabile nonostante i correttivi, sarà una diffusa povertà tra gli anziani, costretti a fare i conti con pensioni sempre più basse.

Sempre secondo l’articolo, la crisi sarà il risultato di tre elementi: la diminuzione degli assegni pensionistici e l’innalzamento dell’età pensionabile, un processo già in atto in molti paesi che si trovano con enormi buchi di bilancio nel sistema previdenziale; l’eliminazione da parte di molte aziende della previdenza complementare per i dipendenti, troppo onerosa; la perdita del potere d’acquisto e della possibilità di risparmiare da parte dei cittadini colpiti dalla recente crisi economica. “La maggior parte dei paesi del mondo non è pronta a raccogliere la sfida più decisiva del ventunesimo secolo”, si legge in uno studio del Center for Strategic and International Studies di Washington.

Ad aggravare la situazione si aggiunge l’allungamento della vita media: nel 1958 un maschio che abitava in 30 dei 34 paesi Ocse sopravviveva in media 13 anni dopo essere andato in pensione; oggi sopravvive 6 anni in più. L’altra faccia della medaglia riguarda il calo delle nascite nei paesi ricchi, che si traduce ovviamente in minori contribuzioni da parte dei lavoratori in attività al sistema delle pensioni.

Sempre secondo l’Ocse, per salvare il sistema l’età media della pensione dovrebbe innalzarsi dai 63 anni medi globali di oggi ad almeno 66 o 67; nel futuro comunque le pensioni dovranno essere tagliate almeno del 20%. Non deve sembrare troppo. Secondo Standard & Poor’s, se i paesi ricchi non faranno di più per ridurle ancora di più il loro debito pubblico sarà addirittura triplicato nel 2050. Uno scenario difficilmente immaginabile.

Tuttavia, parte della responsabilità è da ascrivere anche ai futuri pensionati, che spesso – soprattutto nei paesi anglosassoni – hanno preferito spendere ed acquistare a rate invece di risparmiare. Negli Stati Uniti, per esempio, le famiglie si sono indebitate per 5,4 miliardi di dollari (+75%) negli anni che hanno preceduto la crisi (2003-2008), riducendo la quota di risparmio dal 13% del reddito dei primi anni 80 al 2% del 2005. Sempre negli USA, gli anziani avrebbero bisogno di 6,8 miliardi di dollari in più sui loro conti correnti per vivere dignitosamente; notizie ancora peggiori, infine, per quelli che in pensione ci andranno tra poco: i capifamiglia tra i 55 e i 64 anni avranno a disposizione ciascuno 113mila dollari in meno di quelli che sarebbero necessari per una vecchiaia serena.

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Fonte: Frontediliberazionedaibanchieri

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L’IMPIANTO DI FUKUSHIMA STA PER SCOPPIARE ?

Postato il Domenica, 05 gennaio –  DI ANTONY GUCCIARDI

thetruthseeker.co.uk

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Dopo aver appreso che Il “Department of Health and Human Services” ha ordinato 14 milioni di dosi di ioduro di potassio da consegnare entro e non oltre il primo di febbraio, è facile prevedere che lo stesso governo federale si senta responsabile per aver permesso, senza commentare, che fossero superati i limiti radioattivi consentiti nei cibi e per aver disattivato i principali punti di controllo sulle radiazioni nucleari nella costa ovest.

In questo modo, ora ci si può preparare, nel più assoluto riserbo, per una futura fissione nucleare degli impianti di Fukushima.

Lo stesso tipo di fusione nucleare avvenuto a Fukushima  è stato immaginato da eminenti scienziati, come quelli che, pochi mesi fa, hanno parlato denunciando i potenziali pericoli di Fukushima, durante il simposio scientifico tenutosi presso l’Università di Alberta. Scienziati come David Suzuki sono entrati nel merito  ed hanno affermato che Fukushima è stata solo un terremoto devastante per il Giappone ma che con la eventuale ricaduta delle sue radioazioni potrà distruggere anche altre nazioni.

Durante la conferenza, Suzuki ha detto :

«Ho visto un articolo che dice che se il quarto impianto dovesse essere soggetto ad un terremoto, e quella zona è molto esposta, dovremmo non solo “dire bye bye al Giappone” ma “tutti gli abitanti della costa occidentale” del Nord America dovrebbero evacuare.»

E Suzuki non è l’unico che si preoccupa tanto, anche se Suzuki è forse uno dei pochi che ottiene l’attenzione dei media per il suo status  e per la sua notorietà dovuta ai suoi sedici importanti  riconoscimenti accademici e per essere il conduttore del popolare programma della CBC-TV, intitolato “The Nature of Things”.

Il Professor Charles Perrow, della Yale University,  ha espresso preoccupazioni simili in un articolo intitolato  eloquentemente “Fukushima Forever”, che mette in evidenza la gravissima minaccia di una catastrofe nucleare a causa di un errore umano, quando si tratta di rimuovere dalla centrale barre di combustibile esausto.

Un pericolo che di certo il governo degli USA riconosce come legittimo sulla base dell’analisi dei massimi esperti e che, senza dubbio, sta silenziosamente preparandosi ad affrontare da dietro le quinte .

Perrow scrive:

E’ molto grave il pericolo che le barre di combustibile esausto che si trovano nella parte superiore della Centrale Nucleare Numero quattro, si spacchino sia per una tempesta o per un terremoto, ma anche  in un tentativo fallito di rimuovere con attenzione ciascuna delle 1.535 barre per metterle al sicuro immagazzinandole nella piscina a 50 metri di distanza. Le condizioni della piscina dell’impianto Nr. 4, che si trova a 100 metri da terra, sono pericolose e, se due qualsiasi delle barre dovessero toccarsi, potrebbero causare reazioni nucleari incontrollabili. La radiazione che possono emettere  tutte queste barre, se non mantenute  sempre fredde e separate, richiederebbero l’evacuazione delle zone circostanti, compresa Tokyo. Proprio per l’emanazione di queste radiazione  6.375 barre che sono conservate nella piscina non hanno potuto essere raffreddate  in continuazione,se per questo motivo si  realizzasse una  fissione nucleare, tutta l’umanità sarebbe minacciata per migliaia di anni.

E, in sordina, il “Department of Health and Human Services” USA sta stoccando enormi quantità di iodio, per prepararsi ad un evento di questo genere.  Proprio stamattina, una fonte governativa mi ha detto che questo acquisto è davvero curioso sia per la quantità (14 milioni di dosi ) che per i tempi di consegna (entro il 1° febbraio), e va da sé intendere, per le esperienze del passato, che quando ci si trova di fronte ad un mega-acquisto-pubblico, del quale non si vede nessuna vera urgenza e nessun pericolo, ci si sta preparado a qualcosa di eccezionale.

La verità è che anche farsi una piccola scorta di ioduro di potassio di bassa di qualità – ed io, personalmente, non assumerei mai una pillola di iodio puro, nemmeno di quello della miglior qualità – sta diventando difficile perché nella popolazione si sta diffondendo la voce sulla pericolosità dell’espansione dei danni di Fukushima anche ad altre zone del pianeta. Molti produttori già stanno accumulando iodio greggio e lo trattano come una forma di investimento, con la consapevolezza che il fenomeno di Fukushima può benissimo scoppiare nei prossimi mesi. Per questo motivo, è stato difficile riuscire a brevettare la nuova formula dello iodio, che ha permesso a molti nel settore della produzione di aver cominciato a riempire i propri magazzini già da un bel po’ di tempo.

Anthony Gucciardi è editor e fondatore del sito web di notizie alternative “www.Storyleak.com” , e ha fondato anche “www.NaturalSociety.com”, il terzo sito web nel suo campo del mondo. E’ anche una personalità dei media e analista apprezzato da emittenti radio e televisive , tra cui Drudge Report, Michael Savage’s Savage Nation, Coast to Coast AM, and RT.

Fonte:  http://www.thetruthseeker.co.uk

Link: http://www.thetruthseeker.co.uk/?p=87698

1.01.2014

Traduzione per ComeDonChisciotte.org a cura di bosque.primario

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12759&mode=&order=0&thold=0

La Jewish Defense League minacciò Tupac e altre star del rap, secondo documenti diffusi dall’FBI

come sta succedendo in Francia contro il comico di colore M’bala Mbala, anche altre persone di colore sono state minacciate dalla  lobby che non esiste. Ma non è razzismo

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03.gen 2014

DOCUMENTO MOSTRA CHE L’FBI SOSPETTÒ CHE LA JDL AVESSE ESTORTO DENARO A TUPAC[1]

La Jewish Defense League minacciò il rapper clamorosamente ucciso, e fornì guardie del corpo a star dell’hip-hop, secondo documenti diffusi dall’FBI

Di Lahav Harkov, 14.4.2011

L’FBI ha diffuso questa settimana documenti[2] sull’uccisione, avvenuta nel 1996, del rapper Tupac Shakur, rivelando che la Jewish Defense League (JDL) venne sospettata di “aver estorto denaro a varie star della musica rap mediante minacce di morte, inclusi Shakur e un altro performer, Eazy-E”.

“Il piano vede il coinvolgimento di [nome rimosso] e altri soggetti che rivolgono minacce di morte via telefono alla star del rap”, sostiene il documento. “I soggetti poi si propongono come mediatori contattando la vittima e offrendo protezione a pagamento. La vittima e la sua famiglia vengono portati in un ‘luogo sicuro’, di solito una tenuta privata, e vengono protette da guardie del corpo armate di fucili associate alla Jewish Defense League”.

Dopo che la vittima veniva portata in ‘luoghi sicuri’, la JDL avrebbe a quanto si dice “convinto la vittima che costoro avevano assolto il compito e la minaccia cessava. La vittima allora pagava i soggetti per i servizi di protezione resi”.

Una fonte non identificata ha identificato Eazy-E come un obbiettivo delle estorsioni della JDL prima che costui morisse a causa dell’AIDS. Un’altra fonte, interna alla JDL, “aveva a quanto si dice parimenti preso di mira Tupac Shakur prima del suo omicidio a Las Vegas”, sostiene il documento.

Qui di seguito uno dei documenti dell’FBI. Fonte: http://www.thesmokinggun.com/file/jdl-rap-threat?page=0

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———————————————

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo:http://www.jpost.com/Jewish-World/Jewish-News/Files-show-FBI-suspected-JDL-of-extorting-Tupac

[2] http://vault.fbi.gov/Tupac%20Shakur%20/Tupac%20Shakur%20Part%201%20of%201/view

Fonte articolo: Andrea Carancini,blogspot.it

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L’evento FB che sta spopolando: denunciare il governo per istigazione al suicidio

ma non esistono i suicidi per cause economiche, sostiene la sinistra al caviale. Va da se che chi ne parla è “fascista”

03.gen 2014

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– di Daniele Di Luciano –

Sembrerebbe che gli italiani abbiano capito che occorre fare qualcosa.

Ormai nessuno crede più ai politici che parlano di ripresa, nessuno si tranquillizza perché nel 2015 è previsto un aumento dello 0,1% del PIL, tanti hanno iniziato a capire che la crisi può solo peggiorare se a governarci saranno i soliti camerieri dei banchieri.

La manifestazione iniziata il 9 dicembre ha avuto il merito di far attivare migliaia di italiani. E mentre alcuni presidi vanno avanti ad oltranza, da quasi un mese, e altri si organizzano senza Coordinatori Nazionali per iniziative sempre più mirate (oggi si sono riuniti a Milano, davanti Equitalia, otto presidi: Rho, Loreto, Melegnano, Bergamo, Varese, Gallarate, Como e Monza), alcuni cittadini hanno lanciato l’evento Facebook che sta ottenendo un grosso successo, a dimostrazione del fatto che è in corso un’interessante presa di coscienza.

L’evento, dal titolo DENUNCIAMO IL GOVERNO PER ISTIGAZIONE AL SUICIDIO ART.COD.PENALE 580 [link], conta già settemila partecipanti e centoventimila invitati.

È interessante che tre studi legali abbiano già aderito, come si legge nella descrizione dell’evento, che riporto:

ELENCO DEGLI STUDI LEGALI CHE HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA

Studio Legale Calò. Via Rossini 30. 20831 Seregno (Monza e Brianza) tel. 0362237706 fax 0362239550

Avvocato Paolo Sannino & Associati sede in Potenza alla via Isca del Pioppo,144/a,tel.0971 601313- 471570 @mail:studiosannno@katamail.com

Studio Legale Avv. Grazia Antonio Romano – Patrocinato in Cassazione – Via F. Baracca 16 Telefax : 0971473210

RINGRAZIO TUTTI I LEGALI CHE SI SONO MESSI A DISPOSIZIONE .

Qualsiasi link con riferimenti a movimenti politici , pagine, gruppi, eventi, a prescindere dal contenuto saranno rimossi.

L’articolo 580 del Codice Penale, recita:

Chiunque determina altri al suicidio o rafforzal’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevolain qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima.

Ricordiamo che già il professore di Giurisprudenza dell’Università di Teramo, Giacinto Auriti, aveva denunciato negli anni ’90 i governatori della Banca d’Italia, Ciampi e Fazio, per istigazione al suicidio.

Speriamo che altri avvocati aderiranno all’iniziativa. Noi, da parte nostra, aiutiamo la diffusione della notizia.

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Cyborg con il passaporto ufficiale, il primo è britannico

by Antonio Merolla 05.dic 2013
Il Regno Unito ha rilasciato il primo passaporto che riconosce un corpo alterato tecnologicamente.
Prima o poi doveva accadere, ed è successo nel Regno Unito. Neil Harbisson è il primo uomo al mondo a essere ufficialmente un cyborg. Sì, perché la foto sul passaporto lo ritrae con la protesi che gli permette di “sentire” i colori. Per lui, che è un artista daltonico, questo è un passo importante per i diritti di chi usa quotidianamente protesi tecnologiche.
Finora non era mai successo che le istituzioni accettassero una fotografia, quindi un corpo, di un individuo “alterato”. È importante, perché nessuna guardia potrà più dire ad Harbisson che la sua protesi è qualcosa di superfluo e che deve togliersela – come purtroppo è capitato ad altri.

diventeremo superumani
Neil Harbisson (nella foto)
Carta canta, come si dice, e se lo dice il passaporto la protesi deve restare al suo posto. Nessuno ha il diritto di rimuoverla, e provarci – almeno nel caso di Harbisson, potrebbe essere considerato un atto di aggressione vero e proprio.Quanto alla protesi, si chiama Eyeborg, e trasforma i colori in suoni e vibrazioni che raggiungono la parte posteriore della testa così che Harbisson li possa percepire. Se l’è costruita da solo, e continua a migliorarla giorno dopo giorno: per il futuro progetta un sistema di ricarica automatica con il movimento, e una connessione diretta tramite un connettore diretto. Sì, una specie di porta USB alla base del cranio.
Fonte
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Debito pubblico, chi lo crea stampando moneta e chi lo paga con le tasse, Loretta Napoleoni

naturalmente il povero Mario Draghi sarà vittima della cattiva Germania, poverello il mariuccio di GOldman Sachs….

finalmente anche sul FQ approda la verità che piace tanto a taluni economisti che basta stampare moneta (in assenza di sovranità monetaria) per ridurre il debito pubblico. Eppure la FED dimostra proprio il fallimento di questa opzione
Ma su via, per questa meraviglia di europa, non fareste ancora altri 20 anni di sacrifici oltre ai precedenti venti per entrare nel templio della bontà della pace, della democrazia, della solidarietà che ci han raccontanto rappresentino le istituzioni europee??

Nel 2014 diventerà operativo il fiscal compact, per chi voglia rinfrescarsi la memoria ecco la…

Nel 2014 diventerà operativo il fiscal compact, per chi voglia rinfrescarsi la memoria ecco la definizione che riporta Wikipedia:

“Il Patto di bilancio europeo o Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria, conosciuto anche con l’anglicismo Fiscal compact(letteralmente riduzione fiscale), è un accordo approvato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 stati membri dell’Unione europea, entrato in vigore il 1º gennaio 2013.” L’accordo contiene le regole d’oro della gestione fiscale degli stati membri, tra queste c’è l’impegno del nostro paese a ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil al 60 per cento attraverso una maxi manovra finanziaria all’anno per i prossimi 20 anni, la prima avverrà quest’anno. Dato che al momento questo rapporto supera il 132 per cento (equivalente a 2080 miliardi di euro circa) bisogna ridurlo di almeno 900 miliardi di euro, il che equivale a circa 45 miliardi l’anno per due decadi. Per chi voglia cifre aggiornate al nano secondo sul debito pubblico qui trovate dove il conteggio avviene in tempo reale.

Naturalmente nel dibattito italiano non si parla del fiscal compact, ma di questo non dobbiamo sorprenderci, se ne parlerà a josa quando bisognerà tirar fuori i soldi per rispettarlo, tra qualche mese. In pratica il pagamento dei 45 miliardi avverrà o attraverso l’aumento delle tasse o attraverso la contrazione della spesa pubblica, che può comprende sia la riduzione dell’occupazione che dei salari pubblici, o in tutti e due i modi. Morale: saremo più poveri perché dobbiamo tirare la cinghia ulteriormente per ridurre il volume totale dei nostri debiti. La prima domanda da porre ai lettori di questo giornale ed a tutti coloro che commentano quasi religiosamente i suoi articoli è la seguente: a chi dobbiamo restituire questi soldi? La risposta più semplice è la seguente: alla banche straniere che ce li hanno prestati. Ma dal 2011 in poi la percentuale delle banche straniere nostre creditrici è scesa ed oggi è inferiore al 40 per cento. Chi ha in portafoglio gran parte del nostro debito pubblico sono le banche italiane, tra le quale c’è anche il Monte dei Paschi, che deve allo Stato, e cioè a noi poveri debitori, 4 miliardi di euro. Creditori e debitori sono le stesse persone, direte voi, perché fanno tutti parte dello Stato, della collettività. Ma questa spiegazione non è del tutto corretta perché né lo Stato dei contribuenti né le banche nazionali controllano la massa monetaria, detto in parole povere, non stampano moneta. Entrambi la ricevono dalla banca centrale attraverso il debito. Assurdo? Succede in quasi tutto il mondo a pare qualche eccezione, come la Svezia e la Cina dove la banca centrale è di proprietà dello Stato, quindi si potrebbe dire che la collettività si indebita con se stessa. La Banca Centrale Europea è l’unico organismo che ha il diritto di stampare moneta, lo dovrebbe fare secondo parametri fissi ma data la crisi Draghi è riuscito ad aggirarli ed è lui alla fine che stabilisce quanta moneta cartacea si stampa. Da notare che nessuno di noi europei lo ha eletto. La Bce è una banca privata, di proprietà degli azionisti delle banche centrali dell’Eu, tutti enti ed organismi non statali, tra costoro ci sono anche alcune delle nostre banche. Come funziona il meccanismo? La Bce crea dal nulla euro, nel gergo comune trasforma carta straccia in banconote, questi soldi vengono dati in prestito, oggi a tassi vicini allo zero, alle banche di Eurolandia. Con questi soldi le banche acquistano i buoni del Tesoro dello Stato con i quali i governi nostrani ripagano ogni anno solo gli interessi sul debito pubblico, di più infatti non si riesce a fare. Idealmente questi soldi dovrebbero alimentare l’economia e farla crescere: prestiti all’industria, per l’innovazione o per le opere pubbliche ecc. La crescita economica dovrebbe far aumentare il gettito fiscale con il quale ripagare il prestito. Ma non è così nel nostro caso, e questo lo sanno tutti ormai, l’austerità taglia le gambe alla crescita quindi il circolo virtuale appena descritto diventa un circolo vizioso di impoverimento. Il punto cruciale su cui i lettori di questo giornale dovrebbero riflette è il seguente: perché la Bce e non lo Stato o l’Ue ha il diritto di produrre dal nulla il bene denaro? E perché i contribuenti in crisi di Eurolandia devono ripagare questo bene creato dal nulla, in un momento in cui per farlo si rischia di finire nella depressione economica, alla Bce – tutti i soldi alla fine lì infatti finiscono dato che la banca centrale, ed i sui azionisti privati, sono il solo creditore dell’intero sistema? Dato che dietro gli euro, come dietro qualsiasi moneta cartacea non c’è nulla, ma solo la fiducia di chi queste banconote le continua ad usare indebitandosi, cioè noi, e dato che il diritto a stampare moneta dal nulla alla Bce glielo abbiamo dato noi, cittadini di sistemi democratici, attraverso la delega ai nostri governanti, perché non azzerare questo debito e ripartire da zero? In passato ciò è avvenuto con le guerre, oggi si potrebbe farlo per evitarle.

Fonte: Il Fatto Quotidiano (articolo del 5 gennaio 2013)
http://www.lintellettualedissidente.it/debito-pubblico-chi-lo-crea-stampando-moneta-e-chi-lo-paga-con-le-tasse-loretta-napoleoni/

Cipro, causa contro l’Europa per il prelievo forzoso nei conti

I correntisti portano in tribunale Eurogruppo e Bce, responsabili delle misure decise a Bruxelles per risanare le banche dell’isola
E adesso cosa potrebbe accadere se i cittadini vedessero riconosciute le proprie ragioni nel primo caso continentale di una class action contro la troika? Ben cinquanta depositanti ciprioti hanno citato in giudizio l’Eurogruppo e le altre istituzioni dell’Unione Europea (come la Banca Centrale Europea) per l’haircut sui loro depositi.
Era il marzo dell’anno appena concluso e la troika, al fine di concedere prestiti per dieci miliardi di euro alle banche isolane «intossicate» da titoli greci e da una voragine finanziaria che fece nascere la prima bad bank «made in memorandum», decise che anche gli istituti (quindi i correntisti) avrebbero dovuto recitare la propria parte, con un prelievo forzoso sui depositi. Come una tela di Penelope prima si ipotizzò che fosse per tutti, poi solo per i conti sopra i centomila euro.
Infine si giunse due mesi dopo all’accordo per una sforbiciata del 47,5% ad appannaggio di quei creditori non garantiti. Una primizia choccante per l’Europa (anche se un precedente si era verificato in Italia sotto il governo Amato), un monito scoccato da Bruxelles per tutti gli Stati membri: attenti, era la vulgata di quelle ore, a chi non fa i compiti a casa potrebbe toccare la stessa sorte.

Nel mezzo i cittadini ciprioti, in quei giorni terremotati da bancomat fuori servizio, lunghe code agli sportelli, con un limite alla circolazione di contante e con la scena da spy story di un cargo giunto all’aeroporto di Larnaca pieno zeppo di contanti, scortato da militari armati fino ai denti sino ai caveau delle banche. Oggi la notizia della class action, presentata dallo studio legale Christostomides con l’appoggio di altri legali europei. Vale la pena ricordare che questa è la prima volta che qualcuno si rivolge ad un tribunale europeo per stabilire se le operazioni dell’Eurogruppo siano corrette o meno, con un gigantesco punto interrogativo circa la futura decisione dei giudici. In particolare, i ricorrenti chiedono il risarcimento principalmente per gli effetti negativi causati dalla decisione dell’Eurogruppo, del marzo 2013, che includeva le misure di risanamento per la Banca Popolare e la Banca di Cipro.

Tutti gli imputati sono accusati di gravi violazioni del diritto di proprietà e dei principi generali della protezione della non discriminazione del legittimo affidamento e di proporzionalità sanciti nel diritto europeo. Insomma, una pietra miliare in questa eurocrisi.

Quali scenari si aprirebbero se ai cittadini fosse riconosciuta la ragione? Ancora oggi la troika a Cipro annuncia un programma per rinfoltire la fiducia nel sistema bancario, quello stesso che è stato ignorato per due lustri e che un bel giorno è finito nel mirino degli euro burocrati. Nel frattempo proprio i creditori internazionali di Fmi, Bce e Ue proseguono sulla traccia «ellenica» a Cipro, con un programma di privatizzazioni dal sapore di una svendita. Cipro riveste, oggi più che mai, un ruolo geopolitico significativo nel versante euromediterraneo e mediorientale per via della presenza massiccia di idrocarburi nel proprio sottosuolo, particolare che non ha mai sopito le mire espansionistiche turche. Oltre ai 50mila militari di Ankara che dal 1974 hanno invaso l’isola nell’indifferenza della comunità internazionale, da alcuni mesi ci pensano anche le navi per i rilievi sottomarini turche ad agitare le tranquille acque in cui Nicosia aveva raggiunto un accordo di collaborazione con Tel Aviv per sondare i fondali e procedere alle trivellazioni, con l’intervento anche di aziende italiane, minacciate dalle parole di alcuni ministri turchi.

Ma dallo scorso marzo, quando di fatto nel continente è stato inaugurato il famigerato «metodo Cipro», le cose sono sensibilmente cambiate e in questi giorni di forti fibrillazioni ad Istanbul qualcuno vede anche un possibile peggioramento. Un altro elemento di raffronto con la crisi greca merita di essere scrupolosamente attenzionato. Al 31 dicembre 2010, quando Atene era già stata investita dall’ondata del primo memorandum che destinava risorse per l’80% alle banche e per il restante 20 alle amministrazioni locali, dei 141 miliardi in titoli greci che solo dodici mesi prima le banche straniere possedevano, si era passati a soli 45 miliardi. E grazie al protocollo d’intesa imposto dalla troika al governo del tecnico Lucas Papademos (lo stesso chiamato due mesi fa a valutare la nostra Banca d’Italia) ben 100 miliardi erano stati destinati dal Memorandum per risarcire gli istituti stranieri. Un trucco di proporzioni terrificanti che salvò le banche europee attraverso una vera e propria ipoteca della Grecia intera. Oggi un simile scenario è messo in dubbio da cinquanta correntisti ciprioti che si chiedono se ci sia un giudice a Bruxelles.

Francesco De Palo
Fonte: www.ilgiornale.it
3.01.2014

In Bahrain si reprime in silenzio

per i dirittoumanisti i cittadini del Bahrein non sono abbastanza umani per richiedere diritti. A loro la repressione, ma non è razzismo.

di Giovanni Sorbello

Malgrado la violenta e spropositata repressione attuata dal regime Al Khalifa, non si fermano le proteste dei manifestanti anti-governativi in Bahrain. Nella giornata di ieri decine di migliaia di cittadini hanno manifestato nell’isola nord-orientale di Sitra.
Nel villaggio centrale di A’ali, nel corso di un’altra protesta i manifestanti hanno denunciato la distruzione di moschee sciite da parte delle autorità del Bahrain.

Violenti scontri si sono verificati invece nel villaggio orientale di Nuwaidrat, tra manifestanti e forze di sicurezza che hanno fatto uso di gas lacrimogeni e proiettili di gomma.
Venerdì scorso, una manifestazione si è tenuta ad ovest della capitale Manama, in cui ha partecipato anche il leader del principale gruppo di opposizione, al-Wefaq, lo sceicco Ali Salman, liberato da pochi giorni dalle autorità del Bahrain. I manifestanti hanno condannato il regime di Manama per aver incarcerato negli ultimi mesi attivisti e fotografi.

Le proteste in Bahrain hanno avuto inizio nel febbraio 2011 con le richieste da parte dei manifestanti di riforme politiche, una monarchia costituzionale e la cacciata della famiglia regnante responsabile di aver effettuato una brutale repressione delle proteste popolari.

A differenza di altri Paesi, dove i conflitti e le proteste vengono spesso “importate” ad arte con il successivo dispiegamento di forze militari pronte a far fuori il “rais” di turno, in Bahrain non si è mai accesa nessuna luce e nessuna protesta è stata sollevata dalla comunità internazionale, sui vari crimini e sulla brutale repressione attuata dal regime.

Negli ultimi due anni le forze di sicurezza hanno ucciso decine di persone e diverse centinaia sono state arrestate, tra cui medici e infermieri “colpevoli” di aver curato i manifestanti feriti. In Bahrain, i crimini del regime vanno avanti indisturbati e soprattutto in silenzio.

http://www.ilfarosulmondo.it/wp/in-bahrain-si-reprime-in-silenzio/

CASA, “PATRIMONIALE” DA 50 MILIARDI

ma non pagano solo i ricchi? Ed inoltre, nella Costituzione non c’è scritto che la tassazione deve essere proporzionale al reddito? Come mai invece i difensori della costituzione questo particolare lo “cancellano” e così si hanno tarsu da 300 euro ad una pensionata con la minima?
La Tasi la pagano anche i cassintegrati e disoccupati, eh già se hanno i soldi dell’affitto vuoi che non li abbiano anche per la milionesima TASSA?
Aumenteranno gli sfratti, questo è certo, tanto la casa in Italia è un diritto vero?

di Francesco Forte
Lunedì 6 gennaio 2013

La Befana ai proprietari di immobili porta un grosso sacco di carbone. Se il governo varerà la nuova legge che aumenta al 3,5 per mille il tetto della Tasi, la nuova tassa per i servizi indivisibili dei Comuni, che è una nuova Imu mascherata, la pressione patrimoniale su di loro arriverà, nel 2014 a 41 miliardi di euro pari al 2,6 del Pil previsto in circa 1.580 miliardi
Una pressione enorme, che ci pone alla testa della graduatoria mondiale della tassazione patrimoniale sugli immobili, in quanto bisogna aggiungere a questo totale quello della tassazione di registro, ipotecaria e catastale che dà un gettito annuo di circa 8 miliardi.

Così si arriva a oltre 49 miliardi, cioè il 3,1% del Pil. L’aumento della Tasi, dal 2,5 per mille al 3,5 per mille ha una motivazione che è una beffa. Infatti si afferma che esso serve per consentire ai Comuni di dare detrazioni dalla Tasi sulle abitazioni principali di valore modesto e in base al numero dei membri delle famiglie. Ma la Tasi è un nuovo tributo, che si aggiunge a quelli esistenti. E con detrazioni paragonabili a quelle attuate nel 2012 sulla prima casa per l’Imu, essa renderebbe comunque, a carico di questi immobili, ben 2,5 miliardi. Poiché la prima casa rendeva al fisco grazie all’Imu 4 miliardi, la Tasi ne recupera più della metà. Con l’aumento al 3,5 per mille il gettito della Tasi sulle prime case aumenta a 3,5 miliardi: quasi tutti quelli «persi» con l’esonero Imu della prima casa. E questa è solo una parte del bottino.

Infatti la Tasi non va a gravare solo sulle abitazioni principali, colpisce tutti gli immobili, compresi quelli tassati con Imu. Su questi altri immobili l’aliquota al 3,5 per mille porterà ai Comuni un po’ più di 4 miliardi. Il gettito complessivo della Tasi si può così stimare in 8 miliardi. Ma non basta. Dal 2014, Infatti accanto alla Tasi, è stata introdotta la Tari, sigla che vuol dire «Tariffa ambientale per i rifiuti», in base alla demagogia tributaria per cui la parola «ambiente» rende sacro ogni balzello. Questo tributo, infatti, sostituisce la Tia, ossia la Tariffa di igiene ambientale che dal 1999, secondo una legge utopica del governo Prodi, doveva rimpiazzare la Tarsu, Tassa per i rifiuti solidi urbani, basata sui metri quadri catastali come indice presunto di volume di rifiuti prodotti.

Il cambio di nome, voluto dal ministro Ronchi, serviva a stabilire che il tributo si misura su parametri riferiti all’ammontare e alla qualità dei rifiuti che le singole unità immobiliari producono, secondo il principio «chi inquina paga». La Tari recepisce tale principio e aggiunge che la tariffa deve coprire tutta la spesa del servizio. Ciò in teoria sarebbe equo se questa spesa fosse vincolata a costi standard, obbligando i Comuni a metodi di smaltimento efficienti e se i parametri per calcolare i rifiuti nei casi singoli fossero fissati per legge, con criteri oggettivi. Ma essi sono stabiliti dai regolamenti municipali discrezionalmente. I Comuni diventano di fatto titolari del potere tributario, che spetterebbe al Parlamento. I costi di raccolta e smaltimento variano moltissimo da un luogo all’altro. Il costo medio nazionale è di 0,22 euro per kg ma scende a 0,1 in Veneto e sale a 0,34 nel Lazio e in Campania e a 0,36 in Liguria.

Gli aumenti della Tari più la Tari portano a una tassazione patrimoniale della prima casa media pari a quella dell’Imu, ma in molti Comuni l’onere sarà maggiore. Esso poi sarà più accentuato per i piccoli esercizi commerciali e le seconde case. Sommando il gettito della Tari stimabile in 9 miliardi con quello della Tasi, che come si è visto, può essere di 8 e aggiungendo 23,8 dell’Imu (calcolati in base al suo gettito nel 2012 al netto della prima casa) si ha, appunto, un totale di 40,8 miliardi prevedibile per il 2014… Nel 2011 l’Ici dava 11 miliardi e la tassa rifiuti 7,5. In tutto gli immobili avevano una «tassazione patrimoniale diffusa» pari a 18,5 miliardi. Ora si arriverà a 41: un aumento del 220% in un triennio. I comuni, in cui dilagano le giunte di sinistra, hanno fame di entrate e tassano i ceti medi e medio piccoli e i risparmiatori. E come i coccodrilli, dopo avere mangiato, piangono.

Link alla fonte: http://www.ilgiornale.it/news/interni/casa-patrimoniale-50-miliardi-980440.html