Partenariato orientale, i conti dell’Europa non tornano

Ilja Kharlamov, Redazione Radio
 
L’Europa sta portando avanti il progetto del Partenariato orientale che abbracciando i paesi dell’area post-sovietica, ufficialmente punta ad intensificare l’integrazione e i rapporti di buon vicinato. Dietro pero’ vi sarebbero dei motivi che benche’ celati, sarebbero piuttosto chiari: cioe’ allargare la propria sfera d’influenza nella regione ottenendo nei paesi dell’est europeo una fonte di manodopera a basso costo, con un minimo di diritti e privilegi, e costituire in tal modo una zona cuscinetto intorno ad una Russia in continua crescita ed evoluzione.
Il Partenariato orientale lanciato nel 2008 su iniziativa di Polonia e Svezia inizialmente puntava ad Ucraina, Moldavia, Georgia, Bielorussia, Armenia, Azerbaigian. Si pretendeva cosi’ di consolidare la democrazia e la stabilita’, di rafforzare la cooperazione economica e la sicurezza energetica, oltre a rilanciare i contatti umanitari, facilitando il regime dei visti.
Pero’ de facto l’Europa propone un dialogo che dovrebbe essere paritario, ma in realta’ e’ basato su regole scelte dall’Europa, che come fratello maggiore si arroga il diritto di insegnare ai fratelli minori come si sta al mondo.
Alcuni esperti vengono subito al dunque e indicano che gli strateghi europei nello spazio post-sovietico sarebbero interessati innanzi tutto a nuovi mercati di sbocco, ad una forza lavoro che costa pochissimo, alle materie prime e ad una classe dirigente pilotabile ed antirussa.
 
L’obiettivo collaterale sarebbe garantirsi il controllo sul transito del gas russo in Europa attraverso l’Ucraina, la Bielorussia e la Moldavia o, ancor meglio, trovare un’alternativa, forse in Azerbaigian.
 
Queste velleita’ di aggirare ad ogni costo la Russia vengono cosi’ commentate ai nostri microfoni dall’analista Aleksandr Gusev:
 
Indubbiamente, l’obiettivo del progetto e’ strappare le ex repubbliche sovieitche dall’orbita russa. E’ lecita la domanda, perche’ in questo progetto non e’ rappresentata la Russia? Gli eurocommissari affermano di aver fatto questa proposta a Mosca, ma e’ stata rifiutata. Il che e’ ridicolo, in quanto nessuno ha proposto niente alla Russia. Gli ideologi del Partenariato orientale puntano a creare attriti fra la Russia e questi paesi a cui Mosca offre di aderire al processo d’integrazione euroasiatica.
 
I politici europei infatti non riescono a mandare giu’ l’Unione Doganale (Russia, Bielorussia, Kazakistan) che nel 2015 dovrebbe trasformarsi in un’Unione economica euroasiatica.
 
Non a caso Bruxelles ha reagito in modo cosi’ nervoso alla recente decisione armena di aderirvi. Poi e’ scoppiata una bufera per la pausa di riflessione che Kiev si e’ presa riguardo l’accordo d’associazione ed i politici europei non si risparmiano nelle piazze di Kiev per convincerla a scegliere a favore dell’Ue.
L’Europa si intromette negli affari interni di uno stato sovrano al quale non e’ in grado di offrire niente, neanche l’abolizione dei visti. Soltanto belle parole.
 
Un commento del politologo Vladimir Bruter:
 
L’ampliamento per l’Europa e’ un imperativo. Il centro economico (e anche nella dimensione politica) si sta spostando verso il sud-est asiatico. Senza apportare una politica congiunta, i paesi europei rischiano di trovarsi alla periferia della politica mondiale.
 
La carenza delle risorse energetiche alimenta il cinismo europeo nei confronti dell’Asia Centrale e dei paesi caucasici, chiudendo un occhio sui problemi con i diritti umani e con la democrazia che sono loro propri.
 
Pero’ anche i partner potenziali possono dire di no, come dimostrano le ultime dichiarazioni del presidente dell’Azerbaigian. A novembre soltanto la Moldavia e la Georgia hanno firmato l’accordo di associazione. Tutto cio’ basta per cantare vittoria?
 
Partenariato orientale, i conti dell’Europa non tornanoultima modifica: 2013-12-18T14:27:29+01:00da davi-luciano
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