Il lavoro è moribondo. I sindacati, già sottoterra

12.dic 2013
 
– di Fabrizio Fiorini –
Cronache dalla “ripresa”. Sì, quella che doveva arrivare nel 2010. Poi nel 2011. Poi nel 2012. Poi nel 2013. Ma neanche questa volta pare sia quella buona. A suonare l’ennesima inascoltata sveglia al governo della fame e della miseria è l’Inps, che rende noti i  dati relativi alla disoccupazione. Secondo l’Istituto di previdenza infatti, solo nei primi dieci mesi di quest’anno sono state presentate un milione e settecentomila domande di disoccupazione, prevalentemente nella forma delle nuove modalità di “Aspi” e “mini-Aspi”, nonché relative alla messa in mobilità (oltre 250.000 nel solo mese di ottobre). Confronto al medesimo periodo dello scorso anno, l’aumento è del 31,2%. E i sindacati? Qualche dichiarazione di facciata, l’accozzaglia di due o tre banalità senza alcun costrutto, e fine. Angeletti, segretario generale della Uil, ha parlato di semplificazione normativa, Bonanni (Cisl) ha disquisito di “allineamento” tra dati sulla disoccupazione e arresto della caduta del Pil e, dulcis in fundo, la signora Camusso (Cgil) che ha decretato l’obsolescenza del concetto di “sciopero generale” e della necessità di “identificare l’elemento di unificazione del mondo del lavoro”. E poi? Basta. Era forse troppo impegnata, la Trimurti, nel gestire i loro lucrosi Centri servizi. Oppure, in questi giorni, erano tutti presi a criticare e a ostacolare le manifestazioni del Comitato 9 dicembre, che in soli tre giorni hanno detto e fatto più di quello che hanno fatto loro (insieme al Pd, ad Alfano, all’Anpi, a Vendola, pure loro unitisi al coro) negli ultimi dieci anni. E allora eccoli, a schedare con morbosa meticolosità le manifestazioni, a urlare alla “trama nera”, al “pericolo fascista”, al “pericolo ultras”. A segnare sul quadernino che lì c’era un forzanovista, lì un altro di Casa Pound, lì uno con la spilla del FdG, di là uno con la sciarpa della Lazio, di qua un reduce del “San Marco”, un po’ più in là uno col giubbino scuro, quasi nero, e in fondo a destra uno che è andato in piazza con la macchina da 40.000 euro. Certo, non potevano tollerare che i lavoratori e il popolo si decidessero finalmente a parlare di “sovranità”, di giustizia, di banche, e scendere in piazza senza di loro. Che ingrato, questo popolino! Non gli è piaciuto il concerto del 1° maggio? E il gaypride? E la festa del “migranti”? Ma come si permettono?  E poi, tutto quel disagio, i blocchi stradali, lo sporco, il rumore dei trattori e dei camion… e la polizia non fa nulla! “Non c’è più morale, Contessa”.
Fonte: Rinascita
Il lavoro è moribondo. I sindacati, già sottoterraultima modifica: 2013-12-13T11:24:51+01:00da davi-luciano
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