Forconi, il Viminale preoccupato,“Non si capisce con chi parlare”

IN SOSTANZA non sanno CHI COMPRARE

11/12/2013 – RETROSCENA

Oggi la tensione potrebbe spostarsi nella Capitale. Alfano va in Parlamento

Andrà in Parlamento, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per riferire sugli scontri di Torino, le occupazioni dei binari dei treni, i presidii degli snodi di traffico, caselli, rotonde, piazze. E poi sulle saracinesche costrette a rimanere abbassate. E su una protesta che a macchia di leopardo si sta estendendo con il passare delle ore. Intere città assediate, come Andria, Trani, Barletta.
 
Intanto, dopo aver convocato un vertice con le forze di polizia, il ministro Alfano ieri sera è andato al Tg3 per ribadire che «non sarà consentito che le città vengano messe a ferro e a fuoco». Che «la legge va rispettata e la democrazia garantita».
 
Siamo al secondo giorno, anzi stiamo entrando nel terzo della protesta ed è come se invece di scemare per stanchezza la presenza dei cittadini sulle strade, questa presenza si alimenti con nuova linfa. Sempre di più una Babele di sigle, associazioni, forze politiche, ultras stanno riempiendo il catino della protesta. 
 
Adesso gli strizzano gli occhi ai Forconi anche Grillo e Berlusconi. Questa «strumentalità» certo non aiuta a raffreddare il clima, e questo infastidisce lo stesso Viminale. Qualsiasi manifestazione di gruppi, lavoratori di una fabbrica o cittadini contro Equitalia ormai a tutti gli effetti vengono considerate come promosse dai Forconi.
 
Per tutto il giorno si era temuto il peggio. Il Viminale seguiva con preoccupazione il bollettino di guerra lanciato da improbabili leader della protesta. Uno in particolare, Danilo Calvani, di Pontinia, Latina, si era spinto ad annunciare che sarebbero state rese note «iniziative eclatanti», che se il governo otterrà la fiducia in Parlamento, milioni di italiani avrebbero occupato la Capitale.
 
Insomma, si era temuto che oggi il movimento volesse assediare il Parlamento. Per questo il ministro aveva convocato al Viminale i responsabili delle forze dell’ordine mentre, per rassicurare sulla tenuta dell’ordine pubblico, faceva sapere che altri contingenti di uomini avrebbero raggiunto Torino.
 
Ma con una inusuale smentita a mezzo stampa, il fondatore dei Forconi, Mariano Ferro, faceva sapere che non era giunto ancora il tempo di andare a Roma, e che semmai il problema andrà posto nei prossimi giorni. 
Da una decina di giorni il Viminale si stava preparando alla protesta. Direttive e ordinanze avevano il compito di «dissuadere» i promotori dal prendere iniziative radicali come i blocchi stradali. Bruciavano ancora quelle due settimane di paralisi che i Forconi avevano inflitto alla Sicilia, due anni fa. 
 
Le informazioni dell’intelligence puntavano alla Sicilia, a Torino (dove avrebbero partecipato alla protesta anche i militanti di Fratelli d’Italia), e al Nord est. E segnalavano la partecipazione degli ultrà del Catania, dell’Atalanta e del Brescia (di sicuro a Torino hanno partecipato agli scontri anche gli ultrà del Toro e della Juve). Oltre a Forza Nuova e a Casa Pound.
 
Tutte previsioni azzeccate. Solo che in Sicilia è stato usato il pugno di ferro, nel senso che è stata vietata dalle questure qualsiasi forma di assembramento, mentre altrove sono stati consentiti presidii con trattori e tir. Con il risultato che i Forconi sono rimasti a casa mentre dalla Puglia al Veneto, dalla Liguria al Piemonte la cronaca ci ricorda che gli autisti di tir, camion o auto sono stati costretti a lunghissimi rallentamenti, code o addirittura blocchi.
 
Con l’aggiornamento dei presidi e l’attività di raccolta di informazioni il quadro che sta emergendo è che il fiume della protesta conosca una biforcazione. Da una parte c’è il «movimento» che segue le indicazioni del Coordinamento del 9 dicembre 2013. Un coordinamento che ha tenuto in queste settimane riunioni in giro per il Paese. Ma l’altra ansa del fiume è quella che si alimenta dello spontaneismo dei protestatari, dei militanti delle sigle del radicalismo di destra (Forza Nuova, Fratelli d’Italia, Casa Pound, Movimento sociale europeo), degli ultrà. E quest’ansa di fiume non è governabile. Al Viminale ne sono consapevoli. Convinti che al di là di Torino e Genova, al di là di qualche disagio degli automobilisti, «alla fine non è successo nulla». Sarà anche vero. Ma perché allora si guarda con timore ad oggi, alle possibili convocazioni di manifestazioni nella capitale?
http://www.lastampa.it/2013/12/11/italia/cronache/forconi-il-viminale-preoccupato-non-si-capisce-con-chi-parlare-yaNkh2L6eGPzMji5R9RScI/pagina.html

Tragedia greca. 600.000 bambini denutriti (dati Unicef)

chi si schiera contro i blocchi, composti da ogni genere di categoria perché il regime della troika ha colpito tutti meno i parassiti della politica che lavorano per la finanza, NON IMPORTA DI CONDANNARE la gente A MORTE e nemmeno i bambini. I figli, tanto sono quelli degli altri.
Perché il trend è quello della Grecia, se, come vuole Fassino-Alfano e gli sgherri di quartiere che lavorano per le banche DOBBIAMO FARE I BRAVI ed OBBEDIRE AD ALTRI 20 ANNI DI FISCAL COMPACT.

lunedì 9 dicembre 2013
Atene – Il 20 novembre il capo dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha chiesto che i greci «facciano altri sacrifici» per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Troika. Definire questa una richiesta di sacrifici di sangue non è un’iperbole. Il grosso dei tagli al bilancio greco avviene nel settore sanitario e sociale. Stando al rapporto appena pubblicato dall’Ocse, “Health at a

Glance 2013”, la spesa pro capite per la sanità in Grecia è crollata dell’11,1% tra il 2010 ed il 2011, il crollo peggiore in tutti i 34 paesi membri dell’Ocse. È aumentata la mortalità infantile. Come c’era da aspettarsi, il secondo posto va ad un’altra vittima della Troika, l’Irlanda, dove la spesa per la sanità è diminuita del 6,6%. Negli anni successivi la situazione è peggiorata drammaticamente. Ad un incontro dell’Associazione Medica di Atene il 16 novembre, il ministro della sanità greco Andonis Georgiadis è stato accolto da urla di “assassino economico” dalle centinaia di medici e operatori sanitari presenti.

Pochi giorni prima Georgiadis, confermando che l’ente sanitario nazionale avrebbe licenziato oltre 1.200 medici, si era preso tutto l’onore di questa decisione. Oltre 6.000 medici sono già emigrati in cerca di un impiego. La stessa settimana Georgiadis ha ammesso che i pazienti di oncologia hanno liste di attesa di un anno per le cure negli ospedali pubblici, inclusi quelli di Atene e Thessaloniki. Al Policlinico di Iraklio, a Creta, devono aspettare fino all’ottobre 2014! Tutto il sistema è stato gettato nel caos quando sono stati chiusi otto ospedali nell’area di Atene. Uno studio condotto dalla Scuola nazionale di sanità pubblica dimostra che un greco su tre ha ridotto il dosaggio dei propri farmaci per farli durare più a lungo. I pazienti cronici hanno ridotto del 30% le visite dal 2011 al 2013, perché non possono più permettersi di pagare il ticket.

Questa politica uccide, come dimostra il fatto che negli ultimi 4 anni l’aspettativa di vita è scesa da 81 a 78 anni. E questo non vale solo per gli anziani e gli infermi. L’Unicef riferisce che 600.000 bambini e giovani in Grecia sono malnutriti e vivono al di sotto del livello di povertà, mentre un altro studio ha rilevato che il 60% degli scolari affronta «l’incertezza del cibo» mentre il 23% patisce la fame. Tre famiglie su cinque in aree «socialmente vulnerabili» non sono neanche in grado di offrire ai propri figli una fetta di pane a colazione prima di mandarli a scuola. Decine di migliaia di genitori si sono dovuti rivolgere ad enti per l’infanzia quali “Sos Children’s Villages”, perché non possono più permettersi di nutrirli. Nonostante questi effetti killer, l’intenzione del governo è di ridurre la spesa sociale di un altro 10%. La disoccupazione aumenterà così dal 28 al 34%, con la disoccupazione giovanile arrivata ad un incredibile 64%.

Articolo pubblicato da “Movisol”

http://www.ilnord.it/c-2030_UNIONE_EUROPEA_ASSASSINA_600000_BAMBINI_GRECI_DENUTRITI_DATI_UNICEF_7200_MEDICI_LICENZIATI_60_SCOLARI_MALNUTRITI

B. E IL FASCINO DEL FORCONE

Da: Il Fatto
OGGI ALLE 17 IL CAVALIERE RICEVE UNA DELEGAZIONE DEL MOVIMENTO. GRILLO SCRIVE ALLE FORZE D E L L’ORDINE: “STATE DALLA PARTE DEI MANIFESTANTI”. MENTRE ALFANO PROMETTE FERMEZZA

di Tommaso Rodano

Se danno la fiducia a Letta, a Roma ci sarà un’azione eclatante”. La minacciosa promessa è di Danilo Calvani, agricoltore di Latina, uno dei volti televisivi dell’eterogenea galassia dei Forconi. Oggi, dunque, la protesta potrebbe avvicinarsi ai palazzi delle istituzioni. Nel frattempo, la politica ha risposto.    Qualcuno è già sul punto di salire sull’(auto)carro dei Forconi. Silvio Berlusconi non ha perso tempo per attaccare l’esecutivo: “Il governo ha sottovalutato la protesta. Ora deve ricevere subito gli autotrasportatori. Tra una settimana sarà troppo tardi”.    Lui, nel suo piccolo, lo farà già questo pomeriggio. Nel giorno della fiducia al governo, il Cavaliere ha accettato di ricevere una delegazione di Forconi. L’incontro è fissato per le 17, nella nuova sede di Forza Italia a San Lorenzo in Lucina. A chiedere e ottenere l’incontro con Berlusconi è un altro leader della protesta, Augusto Zaccardelli, capo del Movimento autonomo degli autotrasportatori, ex ultras della Lazio.    La prima risposta ufficiale del governo Letta è affidata al vicepremier, Angelino Alfano. E significa una nuova nuova frattura tra Berlusconi e il suo ex delfino. Mentre il leader di Forza Italia arringava sulle ragioni della protesta, il ministro dell’Interno prometteva fermezza. “La linea è quella del rispetto della legge e della democrazia – ha dichiarato Alfano al Tg 3 –. Non consentiremo che le città vengano messe a ferro e fuoco. E le minacce ai negozianti per tenere chiuse le attività commerciali sono inaccettabili”.    LA LUNGA SERIE di dichiarazioni, interviste e comunicati stampa sui Forconi era iniziata in mattinata sul blog di Beppe Grillo. Il leader del Movimento 5 stelle ha pubblicato una lettera aperta indirizzata ai vertici delle forze dell’ordine: “La protesta può essere l’inizio di un incendio o l’annuncio di future rivolte forse incontrollabili – scrive Grillo –. Alcuni agenti di Polizia e della Guardia di Finanza a Torino si sono tolti il casco, si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli (…). Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo”. Gelida, per usare un eufemismo, la risposta dei sindacati degli agenti. Siulp e Sap hanno respinto l’invito, chiedendo di evitare strumentalizzazioni: “È un appello ridicolo – ha dichiarato il segretario del sindacato autonomo di polizia, Nicola Tanzi –. Può servire solo ad aumentare il disagio che in questi giorni stanno vivendo le forze dell’ordine”. Ancora più dura la replica di Franco Maccari, segretario generale del Coisp: “Quella di Grillo è un’idiozia. Questi appelli sono un esercizio di populismo puro. Non siamo burattini nelle sue mani e se ci togliamo il casco non è certo perché ce lo dice lui”.    A fine serata, è intervenuto anche il nuovo segretario del Partito democratico. Matteo Renzi è rimasto a metà strada. Ha attaccato Beppe Grillo, ma – come lui – ha parlato a favore della polizia. Non ha contestato esplicitamente il governo, ma lo ha invitato a sostenere le forze dell’ordine con più convinzione. “L’atteggiamento di Grillo è demagogico e strumentale – secondo il sindaco di Firenze – specie da parte di chi invitava i manifestanti No Tav a picchiare i poliziotti”. Renzi si riferisce a un intervento del 2011 del leader del M5s. Dopo gli scontri in Val di Susa, Grillo accusò le forze dell’ordine per l’utilizzo dei lacrimogeni (“armi da guerra cancerogene”) e definì “eroi” i No Tav.    Il secondo pensiero del segretario del Pd è per il governo: “Spero che domani Letta annunci maggiore attenzione verso le forze di polizia, perché gli agenti sono stressati”.

Tensione tra i forconi e la polizia a Torino. In basso a sinistra, Alessandro Pansa Ansa

Forconi, un agente: “Sfilarsi il casco? Lo facciamo anche con i NoTav”

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/12/10/forconi-agente-sfilarsi-casco-facciamo-anche-con-notav/257557/

 Continua la mobilitazione dei Forconi a Torino. Diverse arterie stradali sono state bloccate, ma le forze dell’ordine hanno deciso di cambiare registro rispetto alla giornata di ieri: già questa mattina una dozzina di persone sono state fermate e portate in Questura, decine gli identificati. In Piazza Castelloteatro dei duri scontri di ieri, i manifestanti hanno chiesto alla polizia di ripetere il gesto di ieri e di togliere i caschi. Questa volta gli agenti non hanno esaudito le richieste della piazza. Pietro di Lorenzo, segretario provinciale del Siap (Sindacato Italiano Appartenenti alla Polizia) ieri era in servizio in piazza Castello: “Sfilarsi il casco è stato un gesto distensivo, lo facciamo anche con i NoTav. Hanno tentato di dire che è stato fatto perché era manifestazione di destra, ma non è vero”. Intanto tra chi ancora anima la protesta si dice: “Hanno tolto in caschi perché avevano paura. Noi eravamo troppi, loro poche decine”  di Cosimo Caridi
10 dicembre 2013

Ma in Valle i caschi non se li sono mai tolti…

Anzi per molto di meno ci hanno “trattati” con ruspe, idranti, manganelli e gas tossici (lacrimogeni), oltre alle “visite” con perquisizioni, sequestri ed arresti da parte della DIGOS ed a centinaia di denunce.

Mentre in questo caso sembrano piuttosto “conniventi”.

Forse per qualche affinità politica?

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UN ANTICIPO TREMENDO

http://www.tgvallesusa.it/?p=2779

Riceviamo e pubblichiamo

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Comunicato del presidio No Tav Torino e Cintura

Come Sole

Come Baleno

Certo bisogna farne di strada…
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire 
che non ci sono poteri buoni.
F. De André

“Terrorismo, collusione con le Brigate Rosse, criminalità organizzata, metodi mafiosi contro le imprese, istigazione a delinquere” questo è il ritratto che i media stanno costruendo negli ultimi mesi del movimento NO TAV.
Lo spettacolo inscenato attorno all’invio di una bomba pacco a un giornalista della Stampa, noto per il suo astio contro il movimento, non sembra altro che l’inevitabile ciliegina su una torta confezionata con cura da governo, magistratura torinese e polizia. Entra in scena, oltre al procuratore generale Caselli che non l’ha mai lasciata, persino il presidente della repubblica.

L’apparato, finora inesorabile, formato da media + magistratura + polizia + carcere + benpensanti si scatena con ogni mezzo necessario, e quindi senza esclusione di colpi bassi e bassissimi.
Abbiamo visto di tutto: l’intimidazione ai genitori che portano i figli alle manifestazioni, le accuse ai sindaci NO TAV, il governo parte civile nei processi contro il movimento, la denuncia di “procurato allarme” a chi denuncia illegalità nel cantiere, residuati bellici presentati come ordigni NO TAV. Leggi utilizzate come randelli e a orologeria contro il movimento (l’arresto dopo 7 mesi di 25 attivisti in occasione dell’allargamento del cantiere). Un fiume di fango versato da alcuni specialisti che si sforzano di presentare i NO TAV come “terroristi”. Arresti per episodi insignificanti, come lo sbugiardamento di una giornalista in un corteo. Il linciaggio mediatico e giudiziario degli intellettuali solidali o anche solo non schierati…
Ma purtroppo ci sembra che la misura decisiva debba ancora venire, anche se già ne possiamo intravedere le avvisaglie.
Avrete notato che sulla stampa fanno ripetutamente il conto e la descrizione dei sabotaggi contro le imprese TAV, definendoli attentati terroristici.
Visto che non riescono a piegare una resistenza popolare ormai ultra decennale, non resta altra strada che criminalizzare prima, per poi reprimere duramente. Solo se passa nell’opinione pubblica l’idea che il movimento NO TAV sia un’accozzaglia di delinquenti, Caselli potrà avere finalmente mano libera nel calpestare ogni elementare diritto nei confronti delle persone inquisite.
Per questi motivi non è tollerato nessun tipo di aperta simpatia e condivisione con il movimento NO TAV da parte di esponenti della cultura, che vengono a loro volta indagati e criminalizzati.
Questa campagna presenta forti analogie con quanto è successo a Torino più di 15 anni fa.
Negli anni ’96-’97 una serie di piccoli sabotaggi (incendio di trivella, fucilata al ripetitore, ecc.) erano serviti ad evocare lo spettro del “terrorismo” contro l’allora nascente movimento NO TAV.
L’inchiesta fu condotta da un procuratore di sinistra (amicissimo di Caselli) oggi defunto, Maurizio Laudi. Costui non andò a colpire gli attivisti NO TAV, poiché il movimento all’epoca – sebbene costituisse già una minaccia per il futuro – non preoccupava ancora i rappresentanti degli interessi legati alla linea TAV Torino-Lione. Meglio intimidire per interposta persona. Si scelse quindi un nemico esterno, mettendo in piedi (con l’ausilio determinante dei ROS dei carabinieri e dell’attuale capo della Digos torinese Giuseppe Petronzi) una sgangherata montatura giudiziaria a scapito di tre occupanti di case torinesi: Edoardo Massari detto Baleno, Maria Soledad Rosas semplicemente Sole e Silvano Pelissero unico valsusino.
Questo succedeva nel ‘98 quando un socio di Caselli, il PM Maurizio Laudi, proveniente dalla stessa scuderia dei magistrati “sinistri” che usano il metodo stalinista della calunnia (leggi prove false) del ricatto e dell’infamia come arma politica, dichiarava di possedere “prove granitiche” contro i famigerati “Lupi grigi” autori presunti di una dozzina di “attentati” in Valle, che secondo lui sarebbero stati i tre anarchici della Casa Occupata di Collegno. Come andò la storia è bene che lo sappiano tutti.
Si concluse con la tragica morte in stato di detenzione di Sole e Baleno e il ridimensionamento dell’inchiesta da parte della corte di cassazione di Roma che riconobbe non esservi elementi per ipotizzare reati di tipo terroristico. Solo in seguito a questa sentenza, Silvano – unico sopravvissuto – riacquistò la libertà dopo quattro anni di reclusione.
Le “prove granitiche” si rivelarono una montagna di inconsistenti menzogne, raccattate dai ROS e montate malamente da Laudi, un uomo al servizio dei servizi (segreti). Intanto Sole e Baleno erano stati suicidati in carcere, seppelliti sotto quella montagna di false accuse e Silvano aveva scontato la galera gratis.
I ROS dichiararono cinicamente che a loro bastava che il procedimento arrivasse fino in cassazione. L’importante è lavorare… Per questo noi NO TAV diciamo che c’è lavoro e lavoro.
Anche allora (come oggi) comunissimi petardi vennero presentati dai periti di Laudi e del suo scudiero Marcello Tatangelo come ordigni micidiali. Pino Cacucci in un articolo sul Manifesto scrisse “Inquirenti in perenne crisi d’astinenza d’emergenzialismo, hanno scomodato il terrorismo scambiando petardi per bombe”.
Vediamo con orrore, ma senza grande sorpresa, il potente procuratore generale di Torino ripercorrere e far ripercorrere le stesse tappe del suo compare Laudi. Possiamo persino prefigurare le prossime mosse.
Ricominciamo dall’elenco numerico e descrizione degli attentati riportato incessantemente dai media. A questo si unisce la rimbecillente ripetizione che questi “attentati” sono “terrorismo” “eversione” e come tali devono essere puniti duramente. Inevitabile il richiamo agli “anni di piombo” di cui fu protagonista il procuratore Caselli. Puntualmente viene messo in evidenza l’invito ad alzare il tiro da parte di “brigatisti” in carcere che non hanno mai fatto parte delle BR. E come allora arriva la bomba-pacco che “poteva uccidere” ma che sicuramente demonizza tutta l’area cui viene attribuita.
Come allora qualche sabotaggio è sospetto, ma se c’è la buona volontà si fa di ogni erba un fascio, per farla sembrare grossa. Si confonde volutamente la distruzione di oggetti dannosi con la violenza sulle persone, si sa che in regime capitalista la proprietà è sacra e un generatore vale un poliziotto.
La storia non si ripete e non offre repliche ma ci fa capire che di fronte alla crisi, di fronte all’insubordinazione di massa, di fronte a una resistenza dura, lo Stato usa tutti i mezzi possibili per schiacciare i propri nemici interni. La cosiddetta “legalità” è solo uno specchietto per le allodole, per chi crede alla favola dello Stato garante di tutti i cittadini e non – come sempre – strumento di protezione dei potenti. Se le condizioni storiche lo permettono, allora si possono impunemente cannoneggiare i dimostranti come fece l’esecrando generale sabaudo Bava Beccaris nel 1898. Altrimenti, se siamo di fronte a un contesto internazionale “democratico”, si trama all’interno dello Stato con l’ausilio di servizi segreti, carabinieri, polizia e magistratura. Nulla li può fermare, come insegna la strage di Stato in cui gruppi fascisti, pilotati e protetti dai servizi segreti italiani e americani, uccisero 17 persone attribuendone la colpa agli anarchici. Tutto questo per arrestare il vento di rivolta generalizzata che aveva iniziato a soffiare nel ’68 e per fermare le lotte studentesche operaie e contadine dell’autunno caldo del ’69.
Oggi siamo di fronte a un’altra crisi, non solo economica, ma di rappresentanza delle istituzioni, crisi che non investe ancora tutto il territorio nazionale ma abbraccia un’area importante come la Val Susa e si sta allargando a macchia di leopardo: NO TAV Terzo Valico, NO MUOS, NO F35, ecc. L’esempio valsusino è una minaccia costante per la stabilità del sistema, un faro non solo per l’Italia. Non si tratta più solo di un treno, ma – come ha affermato il ministro dell’interno Alfano al cantiere TAV di Chiomonte – “Qui è in gioco l’autorità dello Stato, che non si farà intimidire… Lo Stato fa lo Stato”.
Il parallelo con la montatura del ’98 continua. Per criminalizzare gli squatter i sociologi ci spiegavano che erano passati dal teppismo al terrorismo. I NO TAV dalla lotta nonviolenta al terrorismo. Terrorismo: è evidente che è questa la parola chiave per denigrare il movimento, il tabù di fronte al quale si può calpestare qualunque libertà. Ma il fango delle parole non basta, neanche fiumi di fango, a distruggere un movimento forte e radicato. Le parole servono solo a preparare l’opinione pubblica, a manipolarne il consenso. Ci vogliono i fatti. A questi ci pensa la magistratura, gli sbirri e le loro prigioni.
Soltanto con una clamorosa raffica di arresti per terrorismo la magistratura potrebbe mettere il suggello che farà diventare vero ciò che è falso. Altrimenti resterebbero solo parole vuote di giornali e televisioni. Magari, come al solito, arresteranno persone estranee ai fatti, basta che abbiano un bel curriculum conforme alle accuse per impersonare il colpevole. Baleno e Silvano, estranei ai fatti addebitati, avevano in comune – oltre alla Casa occupata – anche delle condanne per armi ed esplosivi già frutto di montature. Al potere servono vittime sacrificali per confermare le proprie tesi accusatorie esibite come spettacolo dai media, non di reali colpevoli. A loro basta sbattere qualcuno dentro e tenercelo, e che gli spettatori credano che quello è il colpevole, anche se non lo è. “Se li hanno arrestati qualcosa avranno fatto” dirà il sig. Tuttiquanti.
Quindi è ipotizzabile a breve una nuova montatura giudiziaria ai danni del movimento. Quali saranno le prossime vittime da immolare sull’altare delle lobbies del TAV?
Attraverso possibili arresti per terrorismo, molto più gravi di quelli per gli scontri del 2011, sperano di legittimare eventuali dissociazioni che potrebbero spaccare realmente il movimento. Seguendo l’aureo consiglio di Don Ciotti che già nel ’98 ripeteva “Isolate i violenti” e avanti con la legalità.
Pare che i percorsi della repressione siano già indirizzati sulle stesse rotaie di allora.
IN GUARDIA NO TAV CONTRO LA VIOLENZA DI STATO

Torino, 8 ottobre 2013

no tav torino e cintura sarà dura

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Le manifestazioni dei #forconi a Torino e in Piemonte di mercoledì 11 dicembre – liveblog

http://www.quotidianopiemontese.it/2013/12/11/le-manifestazioni-dei-forconi-torino-e-piemonte-di-martedi-11-dicembre-liveblog/#_

via arsenale francesco piccolo

Terzo giorno della protesta dei forconi a Torino, anche oggi sono annunciati presidi in tutta la città e in provincia con blocchi stradali e manifestazioni. Dopo il primo giorno di eventi che ha visto scontri tra manifestanti e polizia, arresti, ma anche momenti di distensione tra manifestanti e forze dell’ordine il secondo giorno ha visto l’allargarsi delle manifestazioni data anche la compresenza di studenti e operai. I momenti più difficili sono stati davanti al Consiglio Regionale del Piemonte. Nella notte è stato rimosso il presidio di piazza Derna mentre rimangono attivi quelli di piazza Castello e piazza Pitagora a Torino. Con l’aiuto dei lettori Cercheremo di seguire momento per momento tutto quello che accade a Torino e in tutto il Piemonte. La mappa delle zone calde, le webcam, la diretta twitter e le fotogallery di oggi.

10.40 Comunicato GTT:

Metro chiusa la stazione di Porta Nuova.
Al momento le linee da e per il centro città risultano regolari anche se rallentate. Gruppi di manifestanti sono segnalati in movimento verso piazza Castello.
Blocchi di manifestanti nelle piazze Derna e Rebaudengo e in piazzale Romolo e Remo, in strada Druento-Altessano e a Nichelino con conseguenze sulla regolarità di percorsi e orari delle linee interessate.
La linea 4 è limitata in corso Regina Margherita/piazza della Repubblica. Navette bus percorrono corso Giulio Cesare fino a Falchera seppure con i rallentamenti dovuti ai blocchi sopra segnalati.

RITARDI E PARZIALE SOPPRESSIONE TRENO SFMA
A causa di in blocco di manifestanti, sul tratto Ciriè – Torino della linea SFMA risulta parzialmente soppresso il treno 16 e in ritardo di circa 30 minuti il treno 18.

10.37 Manifestanti segnalati a Le Gru e via De Sanctis bloccata

10.26 Cortei di studenti anche in piazza Massaua, mentre si segnalano disordini al mercato della Crocetta, unico aperto in città.

10.15 Anche oggi sono chiusi praticamente tutti i mercati di Torino, compreso Porta Palazzo

10.05 Comincia ad essere piena di studenti piazza Castello

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(foto di Marco Traverso)

9.43 Blocchi in via Novara, corso Belgio, via Bibiana. Anche oggi la situazione è molto difficile.

9.39 Blocchi in via Madama Cristina a Torino. Intanto sono migliaia gli studenti che da diverse zone della città stanno convergendo verso piazza Castello.

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(foto di FranLeu)

9.34 Studenti in corteo in via Bologna direzione piazza Castello

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(foto McGuero)

9.23 Al terzo giorno di proteste arrivano le prime dichiarazioni dei politici
Il ministro Maurizio Lupi: “Finora il Paese ha dato una risposta incredibile e generosa alla crisi. Ma proprio ora che abbiamo un trimestre senza il segno meno davanti al Pil, ci prendiamo il lusso di impazzire? Dove porta questa protesta? Come migliora le cose? Lo chiedo a chi manifesta e blocca le strade, ma soprattutto a chi soffia sul fuoco”
Il presidente della Camera Laura Boldrini: ‘Non ci devono colpire le proteste, perché si tratta di persone messe a dura prova. La protesta non deve essere ignorata, ma va ascoltata. È dovere di chi ha responsabilità pubbliche dare risposte. Quello che proprio non va fatto, e ce lo insegna Mandela, è seminare odio. Le contrapposizioni sono un segno di democrazia, ma non si deve né fomentare, né strumentalizzare la rabbia e il malcontento, o alimentare sentimenti pericolosi. Bisogna astenersi dal fare dichiarazioni che mirano solo ad aumentare la tensione sociale. Fare polemiche di palazzo non serve. La gente è stanca. Anziché perdersi in schermaglie sterili bisogna capire come migliorare la vita degli italiani”, dice Boldrini. ”Gli attacchi violenti verso la politica senza distinzioni, oltre ad essere inaccettabili, sono una perdita di tempo, fare le liste contro i presunti deputati illegittimi è ingiusto, fare le liste di proscrizione dei giornalisti è solo inquietante. Certamente non risolve il problema di chi non arriva alla fine del mese”

9.20 Un centinaio di persone in via Lamarmora a Biella, davanti all’Esselunga, da dove partirà il corteo biellese di oggi. Ci sono anche molti trattori e un forte schieramento di forze dell’ordine

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(foto ProvinciadiBiella.it)

9.14 Disagi alla viabilità in via Cernaia, corso Vinzaglio e corso Siccardi. Ci sono circa 300 studenti che presidiano piazza Statuto, bloccando il traffico. Qui al momento la situazione più difficile in città.
Gtt segnala rallentamenti in piazza Derna, piazzale Romolo e Remo e a Mappano a causa di tentati presidi. Cortei studenti in direzione centro città con linee interessate limitate e deviate.

9.11 Forti rallentamenti agli svincoli dell’A32, in particolare ad Avigliana ci sono rallentamenti

8.50 All’alba la polizia ha sgomberato un blocco al Caat di Grugliasco permettendo così a 300 camion di uscire con derrate alimentari per negozi e supermercati. Lo sgombero è stato tranquillo. I circa 200 manifestanti si sono ritirati senza opporre resistenza.

8.36 Per il momento liberi i presidi di piazza Pitagora e piazza Derna, libera anche piazza Massaua

8:00 Il presidio di piazza Derna, nella zona nord della città , è stato sgomberato dalla polizia. Numerosi manifestanti sono stati identificati

7:00  Nella notte carico regolare, invece, per i camion di frutta e verdura al Centro agroalimentare torinese, a Grugliasco, nonostante fosse in corso la protesta di 200 manifestanti.

No Muos. Perquisizioni a Niscemi

http://www.tgvallesusa.it/?p=3969

Dalla nostra corrispondente in Sicilia, Daniela Giuffrida

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Perquisizione a casa di un’attivista, stamane, da parte delle Forze dell’ordine di Niscemi. Sono stati sequestrati pc, fotocamere e cellulare. La perquisizione è riferita ai fatti del 23 novembre, quando un gruppo di attivisti lanciò uova piene di colore, verso i mezzi americani che transitavano in direzione della base NRTF di Niscemi, là dove il Muos sta per essere ultimato.

Secondo la Procura di Caltagirone i reati per cui è stato spiccato il mandato di perquisizione sono:

A)   Artt.110 e 639, co. 2, c.p., perché in concorso materiale e morale fra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, spruzzando vernice di vario colore e lanciando oggetti contenenti vernice, deturpavano e imbrattavano quattro mezzi di trasporto in transito sulla via Giambattista Fanale […] in direzione Niscemi, ossia un pick up e un mini pullman con a bordo militari diretti alla base USA di Niscemi – C.da Ulmo, nonché due mini pullman con a bordo operai statunitensi.

B)   Artt. 110, 61 n.2 e 610 c.p., perché in concorso materiale e morale fra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, per eseguire il reato di cui al capo A) , con violenza e minaccia, consistita nel porsi ai piedi al centro della carreggiata di via Giambattista Fanales […] mentre era in transito un convoglio di sette mezzi con a bordo personale militare e civile statunitense diretto alla base U.S.A. Navy di Niscemi – C.da Ulmo, costringevano il predetto convoglio a fermare la marcia”

Il “mandato” è datato…. Caltagirone 23.11.2013.

Luca Mercalli Torinese dell’Anno

http://www.tgvallesusa.it/?p=3939

Scritto da: Contributi – dic• 09•13

Intanto, in questa giornata convulsa iniziata presto con perquisizioni e arresti, il blocco dei “forconi” e la protesta pomeridiana dei migranti davanti al municipio di Torino, il Controsservatorio Vallesusa emana questo comunicato che rende noto come all’iniziativa abbiano aderito ormai oltre 500 persone.

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Tutte le firme sono visibili all’indirizzo http://www.controsservatoriovalsusa.org/altratorino, dove si trova anche il modulo di adesione.

M5S entra nel cantiere del TAV

http://www.tgvallesusa.it/?p=3951

Scritto da: Contributi – dic• 10•13

5s

Comunicati Stampa Movimento 5 Stelle Piemonte

Oggi, finalmente, dopo una serie di “respingimenti”, si è svolta la prima di una serie di visite al cantiere TAV della Maddalena da parte di parlamentari M5S e tecnici e consiglieri del territorio. Ci preme evidenziare innanzitutto come controllare questo cantiere sia un nostro diritto, ma soprattutto un nostro dovere di rappresentanti del popolo. Un preciso impegno che abbiamo nei confronti dei cittadini, per controllare come vengano spese ingenti risorse in un grave momento di crisi economica e come proceda l’attività al netto della propaganda del partito unico-trasversale del Sì TAV e dei mezzi di informazione compiacenti.

Subito un goffo tentativo da parte di Ltf di bloccare la possibilità di fare riprese e scattare fotografie, citando un inesistente articolo 10 della legge 119/2013, è andato in fumo dopo una serie di nostre rimostranze legge alla mano: d’altronde televisioni di mezza Europa hanno ripreso in lungo ed in largo il cantiere. A che pro? In seguito non ci è stato mostrato alcun documento riguardante la perimetrazione dell’area di cantiere né alcun documento ufficiale: segnaliamo come ancora siamo in attesa del fantomatico progetto esecutivo del cunicolo esplorativo: deve essersi perso nei meandri di qualche Ufficio Complicazione Affari Semplici. Abbiamo visitato il cantiere in lungo ed in largo e sicuramente possiamo dire che è stato “tirato a lucido per l’occasione”: diversi altri osservatori ci hanno segnalato l’elevata dispersione di polvere delle attività negli altri giorni, mentre oggi, complice una provvidenziale lavatura delle aree di cantiere, neanche un filo s’è sollevato. Scarsamente diffusi tra gli operai i dispositivi di sicurezza. Dubbi sul sistema di pompaggio dell’acqua, che al momento sembra essere lasciata pericolosamente percolare nel suolo nelle aree oggetto di “jet grouting”, iniezioni cementizie a difesa dei piloni autostradali, messi a rischio dai siti di deponia dei materiali estratti dal cunicolo. L’attività della talpa procede decisamente a rilento e ad oggi risulta aver scavato non più di una quindicina di metri, nonostante gli annunci roboanti dei media. Immancabile l’accensione della talpa proprio mentre siamo in visita nel cunicolo, come a dire: ci stiamo dando dentro.

La nostra attività di controllo proseguirà, ma non saremo solo gli osservatori di questo immenso spreco di risorse: continueremo ad essere i più convinti oppositori nelle sedi istituzionali e non ci arrenderemo finchè questo cantiere non verrà chiuso e le sue risorse investite in piccole opere infrastrutturali, decisive per la vita di tutti i giorni dei cittadini italiani.

Marco Scibona – Senatore M5S Piemonte
Laura Castelli – Deputata M5S Piemonte
Ivan Della Valle – Deputato M5S Piemonte
Davide Bono – Consigliere regionale M5S Piemonte

Ufficio Stampa gruppo consiliare regionale MoVimento 5 Stelle 347-1498358

Egitto: grazie ai satelliti scoperte 17 “nuove” piramidi egizie!

6 dic 2013 – Le piramidi: argomento che interessa una grande parte delle persone che si interessano al mistero, all’ archeologia, alla loro struttura in base alle costellazioni. Nuova ventata di novità a riguardo: le nuove scoperte di piramidi fino ad ora sconosciute:
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UNA ADDIRITTURA TRE VOLTE PIU’ GRANDE DI QUELLA DI CHEOPE. Si nascondono sotto la sabbia. Prima Google Maps ora Google Earth, sono sempre di più i posti sulla Terra che vengono scovati grazie alle immagini scattate dai satelliti. Questa volta infatti si è arrivati ad una scoperta che potrebbe avere del clamoroso e forse diventare una delle più grandi, a livello archeologico, degli ultimi anni. Il tutto grazie all’uso di Google Earth.Angela Micol, archeologa, è convinta che nel pressi della città di Abu Sidhum, in Egitto, e poco più a nord di questa, nel Favum, vi siano due siti dove si nasconderebbero ben 17 piramidi egizie, praticamente sommerse dalla sabbia che le avrebbe fatte diventare come due colline.Anche se convinta dalla sua tesi, i numerosi colleghi dell’archeologa sparsi per tutto il mondo sarebbero molto scettici a riguardo, anche perché una di queste piramidi dovrebbe essere addirittura tre volte più grande di quella Cheope a Giza.
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A SUPPORTARE LA TESI DI MICOLL INVECE VI SAREBBERO NUMEROSE MAPPE ANTICHE, una addirittura di un ingegnere al seguito di Napoleone Bonaparte, che indicherebbero l’esistenza di questi monumenti, ed inoltre in passato delle ricognizioni sul terreno avrebbero rilevato del metallo presente nella zona.L’uso di Google Earth non è nuovo per questo tipo di scoperte. Da tempo infatti viene più facile individuare oggetti, siti nascosti o strutture difficilmente riscontrabili, attraverso le foto satellitari.Ora però saranno gli scavi a dare una risposta definitiva al mistero.