Il picco del cibo. In India si prosciuga un crescente numero di pozzi per l’irrigazione

Siamo abituati a riporre solida fiducia nell’agricoltura. Siamo abituati a pensare che i campi ci daranno sempre cibo. E’ uno dei più tragici errori. Il picco dell’acqua porta con sè il picco del cibo. Le alte rese cui ci ha abituato l’agricoltura dipendono dalla disponibilità di acqua per l’irrigazione. L’agricoltura assorbe il 70% del consumo mondiale di acqua. Gran parte di quest’acqua viene estratta dalle falde sotterranee: che non sono affatto inesauribili, nel senso che l’acqua vi si accumula ad un ritmo molto, molto più lento rispetto all’estrazione operata dall’uomo.

Nello Yemen l’agricoltura è in crisi perchè le falde sotterranee d’acqua si sono impoverite. La generalità dei Paesi arabi segue a ruota. La novità è che il fenomeno sta manifestandosi anche unIndia, il secondo Paese più popolato del mondo con 1,2 miliardi di abitanti. Lester Brown, uno dei pochissimi studiosi che si occupa (e preoccupa) del futuro prossimo dell’agricoltura mondiale, ritiene che l’India sia sulla strada che la porterà a dover affrontare nuovamente il problema dellafame: come negli Anni 60, quando “fame” ed “India” erano praticamente sinonimi.

La settimana scorsa Lester Brown ha firmato un articolo sul Los Angeles Times con dati che dovrebbero essere meditati dagli indiani e dagli uomini di tutto il mondo. In sintesi: anche se molti indiani sono tuttora poveri (il 43% dei bambini con meno di 5 anni è sottopeso), l’India è uscita dalla fame acuta, cronica e pervasiva degli Anni 60 scavando 27 milioni di pozzi per irrigare i suoi campi. Ora produce quasi 240 milioni di tonnellate di cereali all’anno rispetto ai 95 milioni di tonnellate di cui aveva bisogno nel 1965. Contemporaneamente la popolazione continua acrescere: ogni anno, 15 milioni di bocche da sfamare in più. Ci si attende che nel giro di vent’annigli indiani diventino 1,5 miliardi: ancora più numerosi dei cinesi.

Il problema è che una crescente quantità di acqua con cui l’India irriga i tre quinti della sua produzione di cereali viene da pozzi che stanno cominciando a prosciugarsi. Secondo i calcoli di Brown, questo significa che circa 190 milioni di indiani si nutrono grazie ad un uso insostenibile dell’acqua. Il loro cibo potrebbe volatilizzarsi con breve preavviso.

Brown consiglia contromisure tipo tornare all’abitudine di conservare in bacini l’acqua che cade abbondante durante la stagione dei monsoni per usarla nella stagione secca. Seminare meno riso e più grano, che ha bisogno di meno acqua. Usare tecniche di irrigazione più efficienti. Fermare la crescita della popolazione.

Avverte inoltre che, se negli Anni 60 gli Usa salvarono l’India dalla fame mediante l’invio di enormi quantità di cereali, ora anche gli Usa hanno poco da scialare perchè un terzo del loro raccolto di cereali diventa biocarburante ed un altro terzo serve come mangime per ingrassare il bestiame.

A quanto ha scritto Lester Brown, io aggiungo solo una cosa. Dal momento che picco dell’acqua con annesso picco del cibo sono dietro l’angolo, usare meglio l’acqua e pensarci due volte prima di mettere al mondo una nuova bocca da sfamare è certo doveroso, ma non è sufficiente. E’ necessario intervenire anche sulle due cose che davvero affamano il mondo: l’eccessivo consumo di carne e l’uso dei campi per produrre biocarburanti anzichè cibo.

http://blogeko.iljournal.it/il-picco-del-cibo-in-india-si-prosciuga-un-crescente-numero-di-pozzi-per-lirrigazione/78755

Il picco del cibo. In India si prosciuga un crescente numero di pozzi per l’irrigazioneultima modifica: 2013-12-08T09:12:11+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo