A Locarno si celebra il NO all’Europa della Svizzera

beati loro. Noi invece gioiamo di questo grande progetto di umanità e fratellanza…masssonica

di Mauro Damiani (*) – 3 dicembre 2013

L’ASNI, la più grande associazione apartitica svizzera (http://www.asni.ch), ricorda che sarà presente a Locarno venerdì 6 dicembre 2013, presso il Ristorante-Bar Lungolago dalle ore 18:00 per celebrare la “Festa dell’Indipendenza”. Con questo evento, l’ASNI ricorderà il 6 dicembre del 1992 quando il popolo si oppose una prima volta, all’adesione della Svizzera allo Spazio Economico Europeo (SEE) e festeggerà la ricorrenza assieme ai membri, simpatizzanti e amici ticinesi.
Interverranno all’evento il Vicepresidente dell’ASNI Svizzera Luzi Stamm (Consigliere nazionale), il coordinatore di ASNI Ticino Mauro Damiani e i relatori Fabio Regazzi (Consigliere nazionale) e Marco Chiesa (Gran consigliere). A causa di sovrapposizioni di impegni improrogabili, l’On. Noman Gobbi ci ha purtroppo comunicato negli scorsi giorni la sua impossibilità a presenziare fisicamente, ce ne rammarichiamo ma sarà ugualmente con noi con un testo di saluto.
Alla votazione del 6 dicembre 1992 partecipò il 78,73% degli aventi diritto di voto decretando un vero record. La maggioranza dei votanti sbugiardò Consiglio federale, Consiglio degli Stati e Consiglio Nazionale (**) bocciando l’adesione con il 50,3% delle preferenze (in Ticino 61,5%). Nel 2001 l’adesione all’Unione Europea fu bocciata dal Sovrano con il 76,8% di NO (in Ticino l’84,2%). La situazione europea odierna ha dimostrato come il Popolo fu in quelle occasioni molto più saggio dei suoi rappresentanti, una parte dei quali insiste senza sosta, ancora oggi, a volerci trascinare nel baratro dell’anti democrazia europea. Ne discuteremo il 6 dicembre insieme a voi, vi aspettiamo.

(*) ASNI Sezione Ticino
(**) governo, senato e parlamento
Da: http://www.mattinonline.ch/a-locarno-si-celebra-il-no-alleuropa-della-svizzera/

Strasburgo: Polonia sotto accusa per carceri segrete CIA

Il Tribunale Europeo per i diritti umani ha accusato le autorità polacche di aver favorito la CIA nell’organizzazione del carcere segreto nel nord del Paese, dove i servizi segreti degli USA dal 2002 hanno recluso i sospettati di terrorismo. Tali accuse sono state pronunciate in tribunale per la prima volta.  Gli avvocati di due detenuti del carcere militare a Guantánamo hanno dichiarato alla corte che gli agenti dei servizi segreti torturavano i loro clienti nella base in Polonia. Gli avvocati sottolineano che il processo a Strasburgo è un’opportunità di rompere la congiura di silenzio intorno al tema delle carceri segrete della CIA in Europa.
http://italian.ruvr.ru/2013_12_04/Strasburgo-la-Polonia-e-accusata-sul-caso-delle-carceri-della-CIA/

I tuoi soldi non esistono!

4 dic 2013 –

QUALCHE GIORNO FA MENTRE FRUGAVO TRA LE TASCHE DELLA GIACCA mi sono ritrovato in mano una vecchia, cara, banconota da 10.000 lire.

Guardandola attentamente però mi stupisce una cosa, quella scritta piccola piccola che dice “pagabile a vista al portatore”: allora prendo subito un pezzo da 10 euro e… cosa scopro ? Sugli euro quella misteriosa dicitura manca completamente.Il fatto merita di essere approfondito, e dopo un po’ di ricerche vengo a sapere che tutti i contanti che abbiamo, che stiano in tasca, a casa o in banca… non sono nostri ma della Banca Centrale Europea !

Infatti un tempo il denaro rappresentava il diritto di riscuotere presso la banca una determinata quantità di oro, e perciò questi pezzi di carta presero il nome di “note di banco” (poi divenuto “banconote”). Tutto andò avanti così per molto tempo: le banconote non erano mai tue, erano della banca che le aveva emesse, però potevi comunque pretendere una quantità di oro determinata in cambio della moneta. Poi, nel 1944, con gli accordi di Bretton-Woods, si decise che solo le banche centrali, passando tramite il cambio in dollari, potevano fare quest’operazione: gli USA diventavano così gli unici a potere effettuare il cambio diretto cartamoneta-oro (e il dollaro acquisiva quindi un potere enorme). Il 15 agosto 1971 però c’è stato un incredibile cambiamento.

I PAESI DEL OPEC AVEVANO DECISO CHE IL LORO PETROLIO NON DOVEVA PIU’ ESSERE PAGATO IN DOLLARI; no, i verdoni non li volevano più, ora volevano esser pagati direttamente in oro. Poco male, direte voi, tanto sono equivalenti e reciprocamente convertibili, no ? E invece no !Infatti a Fort Knox (il forziere statunitense dove sono custodite le riserve auree ufficiali) gli USA avevano solo una briciola dell’oro necessario per convertire tutti i bigliettoni nel prezioso metallo: cosa diavolo era successo ? In soldoni gli americani avevano stampato dollari dal nulla, come fossero figurine

ORA PERO’ IL GIOCATTOLO SI E’ ROTTO GLI ARABI SI ERANO IMPUNTATI,ed erano pure abbastanza incazzati, il caldo di ferragosto era appiccicoso e il presidente Nixon doveva trovare al più presto una soluzione: decise che gli USA avrebbero sospeso definitivamente la convertibilità del dollaro in oro. Morale della favola, “pagabile a vista al portatore” dal 1971 non ha più alcun significato, e ora quello che ci rimane sono solo dei miseri pezzi di carta che non valgono nulla se non il valore che noi stessi gli attribuiamo, e restano tutti di proprietà della BCE. E allora ? Una risposta chiara l’ha data un esperto della incredibile “truffa monetaria”, il prof. Giacinto Auriti: “Allora è giusto che se il denaro viene stampato senza riserva, i proprietari siano coloro che accettano la valuta per convenzione. Chi crea il valore siamo noi”, e conclude lanciando una proposta rivoluzionaria: “Insomma, noi diciamo che la moneta all’atto della sua emissione deve essere accreditata e non addebitata agli Stati e ai suoi cittadini”. Come dimostrato anche dal controeconomista Domenico de Simone, è oggi possibile, giusto e necessario “regalare” ad ogni cittadino del denaro (senza gravare sulle casse dello Stato!) a titolo di Reddito di Cittadinanza Universale, una somma mensile (se iniziassimo domani potrebbe essere inizialmente di circa 200 euro) che venga attribuita a tutti per il sol fatto di accettare la moneta, un reddito che garantisca davvero il diritto alla vita anche a chi non riesce, non può o non vuole elemosinare un’occupazione imposta, liberando finalmente le forze creative dell’umanità dalla schiavitù del lavoro forzato. Un denaro diverso è possibile. Subito.
Fonte
Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org
http://ununiverso.altervista.org/blog/i-tuoi-soldi-non-esistono/
http://terrarealtime.blogspot.it/2013/12/i-tuoi-soldi-non-esistono.html#more

Lo sfogo di un chirurgo italiano: “La medicina ufficiale non cura… lenisce i sintomi generando nuove malattie”

2 dicembre 2013 – «La medicina “ufficiale” è falsa ed è solo uno strumento di potere delle Multinazionali della Salute. Essa è incapace di curare le malattie, al massimo lenisce i sintomi apparenti spostandoli su altri organi e generando nuove malattie, che portano il paziente a un circolo vizioso di dipendenza dal sistema sanitario.»
La denuncia arriva nientemeno che da un chirurgo ortopedico con vent’anni d’esperienza, di cui quindici in ospedale. Lui è il dottor Giuseppe De Pace e la sua voce è uno sfogo nato da situazioni vissute in prima persona, durante l’esercizio della sua professione, e che lo hanno portato a riflettere sulla metodologia della medicina così come oggi noi la viviamo (e la subiamo).
De Pace ha visto morire un bambino di undici anni, affetto da linfoma non-Hogkin, in seguito a una terapia che prevedeva la chemio. «La letteratura internazionale parla di sopravvivenza dell’80% con i nuovi protocolli chemioterapici. Notizia molto confortante anche per me che vivevo per la prima volta da vicino questa esperienza», racconta il dottore. Che poi aggiunge: «L’equivoco nasce dal fatto che se il paziente muore dopo un mese per insufficienza renale o epatica, superinfezioni, etc provocai chiaramente dalla chemio, per la statistica non è morto di linfoma!»
Lui è il dottor Giuseppe De Pace e il suo è uno sfogo, pubblicato in una lettera aperta sul web, nato da situazioni vissute in prima persona.
Questo perché la visione della malattia “ufficiale” (che poi è più giovane di quella “alternativa”, come l’agopuntura, ad esempio, che ha oltre 5000 anni di storia) tratta il corpo come sistema biochimico, dove a ogni causa segue una conseguenza (il sintomo). Il farmaco serve quindi ad eliminare il sintomo, senza tuttavia risalire alla causa. Come dice il dottor De Pace: «Il concetto di salute non è la non-malattia, come ritiene la medicina ufficiale, ma è un perfetto equilibrio tra mente e corpo.»  In sostanza, il corpo rimane malato, ma la malattia si sposta altrove.Prendiamo il caso della chemio, ad esempio. La chemioterapia distrugge il DNA di tutte le cellule che si dividono velocemente. Le cellule cancerogene si dividono rapidamente. Ma anche le cellule del sistema immunitario si dividono rapidamente! La chemio, in sostanza, distrugge anche l’unica cosa che può salvarci la vita!

Altro dato interessante: la chemio non distruggerà mai il 100% delle cellule cancerogene. Al massimo potrà eliminare dal 60% all’80% (nel più ottimistico dei casi!) delle cellule cancerogene. Il “resto” del lavoro è svolto dal nostro sistema immunitario.
Il bambino affetto da linfoma non-Hogkin morì. Egli è una delle tante vittime della medicina “ufficiale”. Infatti, secondo il Journal of the American Medical Association, le malattie iatrogene (le malattie dovute a terapie mediche) sono al terzo posto tra le cause di morte negli Stati Uniti. Più di 120.000 persone muoiono ogni anno a causa dei famosi “effetti collaterali” dei medicinali.

 Lo scienziato e ricercatore Bruce Lipton spiega ancora meglio cosa siano questi effetti “collaterali”. «Ogni sostanza che immettiamo nel nostro corpo interagisce con determinate proteine “funzionali”, le quali possono determinare le funzioni di organi o distretti completamente diversi tra loro. Se prendiamo ad esempio una pastiglia per il cuore, i suoi principi attivi possono interagire anche con il sistema nervoso centrale.» Se quindi la nostra pastiglia potrà alleviare i “sintomi” cardiaci, allo stesso tempo rischierà di inficiare determinate funzioni nervose.

Questo accade proprio perché la medicina “ufficiale” agisce a livello biochimico e non a livello biofisico. Grazie alla fisica quantistica (ma i cinesi ce lo avevano insegnato già 5000 anni fa!) oggi sappiamo che tutto è energia (negli articoli di questo blog lo abbiamo spiegato più volte) e – di conseguenza – la nostra salute dipende da un corretto equilibrio energetico.

Questa è la visione olistica (e non allopatica), che vede l’uomo e ogni essere vivente nella sua totalità.
Il Metodo RQI (Riequilibrio quantico integrato) nasce proprio per offrire alle persone un approccio olistico al proprio stato di benessere. Così come l’acqua può presentarsi allo stato liquido o gassoso (vapore) o solido (ghiaccio), a secondo della quantità di “energia” presente nelle sue molecole, allo stesso l’uomo è visto come un soggetto costituito di materia, energia e spirito. La medicina “ufficiale” tratta l’uomo solo come qualcosa di materiale, di chimico, tra l’altro con un’attenzione sempre troppo miope: se hai un problema agli occhi, vai dall’oculista; se hai un problema al ginocchio, vai dall’ortopedico.

È la stessa conclusione a cui è giunto il dottore Giuseppe De Pace, che abbandonando la medicina “ufficiale” e testando su se stesso un approccio olistico, è guarito da alcune patologie croniche semplicemente riequilibrando il proprio sistema energetico:
«Sono stato operato un anno fa di lobectomia tiroidea per ipertiroidismo (!) e condannato, come d’altronde è la regola, a prendere l’Eutirox a vita. Nonostante seguissi scrupolosamente le indicazioni datemi, continuavo a soffrire di dolori muscolari agli arti e di astenia. Ho deciso di cambiare completamente la mia alimentazione (eliminando la carne e gran parte delle proteine animali, immettendo sostanze essenziali e non raffinate, combinando bene gli alimenti), ho eliminato completamente l’Eutirox e gli altri medicinali, rivolgendomi alle sostanze naturali. Il risultato è stato la scomparsa dei dolori muscolari e la normalizzazione dei valori ematici non solo tiroidei.»  
Una cosa ci piace sottolinearla sempre: il corpo è una macchina perfetta, e dentro di sé è già programmato per auto-guarirsi. A noi è sufficiente solo metterlo nelle condizioni di farlo. Intossicarlo con farmaci chimici che rischiano di disequilibrarlo ulteriormente non è l’unica soluzione e nemmeno la più economica o efficace.

Fonti:
http://metodorqi.blogspot.it
http://campagnadisobbedienzaciviledimassa.blogspot.it/2013/09/lo-sfogo-di-un-chirurgo-italiano-la.html

http://curiosity2013.altervista.org/lo-sfogo-di-un-chirurgo-italiano-la-medicina-ufficiale-non-cura-lenisce-i-sintomi-generando-nuove-malattie/

Napoli protestano i disoccupati nella sede PD SEQUESTRATI dalle FFOO

ma come, il Pd protegge i deboli e gli indifesi….

(ANSA) – ROMA, 3 DIC – Un centinaio di disoccupati napoletani, appartenenti a gruppi organizzati come Edn (Euro Disoccupati Napoletani) e Gruppo Bros, stanno manifestando in piazza Fontana di Trevi, altri 40 hanno invece fatto irruzione nella sede nazionale del Pd a Roma. Quest’ultimi sono stati portati in commissariato, a bordo di alcuni blindati, per l’ identificazione poiché protagonisti di un vero blitz con momenti di tensione sia con le forze dell’ordine, sia con i militanti del partito democratico. 

La morte dal cielo: la prevalenza dei droni

Nikita Sorokin, Redazione Online

Il 21 novembre la Cina è riuscita a gettare nella confusione i suoi vicini e i suoi avversari con il volo, durato diciassette minuti, del primo drone invisibile cinese di fabbricazione propria, costruito con l’utilizzo della tecnologia “stealth”. Secondo i dati di alcuni esperti, la Cina occuperebbe già il secondo posto al mondo dopo gli Stati Uniti per quantità di aeromobili a pilotaggio remoto (APR) con finalità militari.
È molto difficile valutare in maniera realistica il parco droni cinese, per la scarsità di informazioni sul potenziale militare della Repubblica Popolare Cinese; però è noto con certezza che per la dimensione dell’utilizzo dei droni sono avanti a tutti gli USA e Israele, mentre per livello tecnologico questi ultimi sono raggiunti dai Paesi dell’UE. I rappresentanti delle industrie aeronautiche, tra cui quelle russe, prevedono che nei prossimi anni vi sarà una riduzione fino al 40% dei velivoli e degli elicotteri con pilota nelle Forze aeree delle principali potenze mondiali. Le industrie dell’aviazione fanno affidamento sui calcoli dei propri analisti, i quali confermano che alla prossima generazione aeronautica, la sesta, è destinato un futuro senza pilota.
Comunque nel mondo degli esperti non vi è una visione univoca delle prospettive di sviluppo dei droni. Così, l’esperto della testata russa “Nezavisimoe voennoe obozrenie” Vladimir Šerbakov è sicuro che nel corso dei prossimi cinque anni, come minimo, nelle Forze aeree degli Stati più potenti del mondo non vi sarà un riproporzionamento radicale del numero degli APR contro quello dei velivoli con pilota a bordo:
Questo perché non sono state risolte del tutto le diverse questioni relative all’applicazione dei droni. Per il momento, infatti, i velivoli con pilota restano più affidabili dei droni nella stragrande maggioranza di compiti dell’aviazione. In una prospettiva a lungo termine, naturalmente, ci si può aspettare che, con uno sviluppo graduale della tecnologia di creazione sia dei droni che dei sistemi installati su di essi (cioè i sistemi di guida, di armamento, di collegamento e così via) essi estromettano poco alla volta dalle diverse nicchie i velivoli con pilota.
In futuro, secondo quanto dice Šerbakov, i droni potranno ottenere la superiorità nel cielo grazie alla loro maggiore economicità rispetto ai velivoli con pilota a bordo sia nella produzione sia nell’utilizzazione. E, si intende, grazie alla loro principale qualità: la possibilità di evitare il rischio della vita dei piloti.
Questo vantaggio detiene un ruolo importante anche adesso. Per esempio, durante la guerra del Vietnam (1965-1973) le Forze aeree americane perdettero circa cinquemila aerei. Al tempo stesso, i droni effettuarono quasi tremilacinquecento voli, ma le loro perdite ammontarono appena al 4%. Nel corso delle azioni militari nella valle della Beqa’ (1982), i droni aiutarono l’aviazione israeliana ad evitare le perdite e a distruggere quasi completamente il sistema antiaereo siriano.
Tuttavia, i sistemi con pilotaggio a distanza hanno una serie di difetti notevoli di carattere tecnico e giuridico. Se un drone agisce sulla base di un programma installato su di esso, non sarà possibile modificare o annullare il suo percorso. Il nemico può acquisire il controllo sul drone, controllabile a distanza, o a indebolirlo, utilizzando semplici programmi da computer. Si sono già avuti simili precedenti con gli APR americani sia in Iraq che in Afghanistan. Il drone, guidato da un’intelligenza artificiale, non è sempre in grado di valutare obiettivamente la situazione e può prendere una decisione errata sull’attacco: il risultato di tali decisioni è consistito in centinaia di vittime civili in Iraq come anche in Afghanistan e in Pakistan.
Con tutta evidenza, è proprio questo l’aspetto dell’ambito di utilizzo dei droni che aveva in mente Vladimir Putin: recentemente, nel corso di una conferenza sulle questioni legate allo sviluppo dell’Aeronautica militare nazionale, il Presidente della Russia ha dichiarato che i droni sono dei complessi bellici di alto livello, non dei giochi per computer. A partire da ciò, la Russia è intenzionata a sviluppare i programmi di APR, ma la pratica di applicazione dei droni da parte dei militari e dei servizi d’intelligence russi sarà diversa da quella in uso presso le Forze armate degli USA e di altri Paesi.
A proposito, all’epoca dell’URSS, i droni da esplorazione e da attacco sovietici volavano stabilmente sui cieli d’Europa in un periodo in cui nella parte occidentale di questa si era appena alla fase di elaborazione dei sistemi senza pilota. Negli anni dal 1972 al 1989 in Unione Sovietica vennero costruiti 950 droni militari con diverse destinazioni. Il culmine del programma APR sovietico fu la navicella spaziale “Buran”, che compì nel 1988 un intero volo a regime automatico, compreso l’atterraggio.
Proprio di recente, nell’ambito del Ministero della Difesa della Federazione Russa è stato dato il via a un nuovo programma di formazione per operatori di sistemi con pilotaggio a distanza, mentre i mass media occidentali chiacchieravano di progetti segreti della Russia per droni a lungo raggio. Lo sviluppo di sistemi di pilotaggio a distanza diventerà inevitabilmente un elemento della moderna corsa agli armamenti. Dal 2003 al 2012 gli acquisti mondiali di diversi tipi di drone hanno raggiunto una somma superiore ai 3,5 miliardi di dollari. Tra 10 anni, come pronostica Forecast International, il mercato mondiale degli APR crescerà fino ai 70 miliardi di dollari. Su quale sia, invece, la quota delle morti portate dal cielo, non vi sono previsioni.
http://italian.ruvr.ru/2013_12_03/La-morte-dal-cielo-la-prevalenza-dei-droni/

Prato, la strage annunciata del lavoro sommerso cinese: sette morti in un incendio in fabbrica

la Cgil approfitta della tragedia per andare a fare iscritti….auguri!

di Silvia Pieraccini 1 dicembre 2013
PRATO – Una scintilla, un incendio, una strage annunciata: quella che si è consumata prima delle 7 di questa mattina in un’azienda cinese di abbigliamento di Prato consegna alla cronaca sette morti, due feriti gravi (tutti cinesi) e troppi perché. Nel capannone-dormitorio dell’area industriale del Macrolotto – prezioso anello della catena delle confezioni low cost a forte tasso di illegalità costruita dalla comunità cinese – stavano riposando su un soppalco abusivo, dopo le fatiche del lavoro, 10-15 operai orientali sorpresi dalle fiamme mattutine. L’inchiesta aperta dalla procura di Prato dovrà accertare da dove queste fiamme sono partite, e se nell’azienda – la ditta individuale “Teresa Moda” di Li Jianli – erano rispettate le condizioni di sicurezza.
Ma i soccorritori hanno già accertato che i lavoratori cinesi sono rimasti intrappolati come topi dentro il capannone: prima il ritrovamento di un corpo, poi di un secondo, di un terzo, fino ad arrivare a metà pomeriggio a sette, con l’ansia di continuare a scavare tra le macerie del capannone, in parte crollato, perché paura e omertà hanno impedito ai lavoratori cinesi di dire con certezza quante persone si trovassero all’interno.
Per Prato è la prima grande tragedia del lavoro cinese, dopo le sanguinose faide tra bande rivali e i corpi di lavoratori orientali morti per cause naturali abbandonati sulle strade.Ma è anche una tragedia annunciata dalle difficoltà di contrasto alla «più grande realtà di lavoro sommerso d’Europa», come l’ha definita ieri il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, venuto a Prato per rendersi conto dell’accaduto e sollecitare la collaborazione del Governo cinese che fa «troppo poco e troppo lentamente».
Il sindaco di Prato, Roberto Cenni, ha indetto il lutto cittadino rivendicando il merito di aver «alzato il velo su questa vergogna radicata a Prato nel silenzio di troppi». «Prato non può più sopportare un peso del genere», ha aggiunto il sindaco rivelando di essere in contatto col ministero dell’Interno perché «è necessaria una soluzione che estingua il sistema organizzato di illegalità nel distretto parallelo cinese». Anche il prefetto di Prato, Maria Laura Simonetti, ha ammesso che «dobbiamo fare di più» per estirpare l’illegalità, sottolineando però che «i cinesi devono fare propria la cultura della sicurezza».
Nel diluvio di dichiarazioni seguite alla tragedia spiccano quelle della Cgil, che non ha iscritti tra le file degli operai cinesi e finora è stata tiepida nel denunciare lo sfruttamento feroce dei lavoratori: «Questa è una tragedia annunciata, diretta conseguenza di condizioni gravissime di vita e di lavoro che non possono più essere tollerate. La battaglia per la condizione di lavoro è la prima battaglia per la Cgil e per tutto il sindacato».
E un “basta” a «situazioni di lavoro non degne dell’uomo e delle conquiste sociali degli ultimi decenni» è arrivato anche dal vescovo Franco Agostinelli, secondo cui «per Prato è arrivata l’ora di mettere da parte posizioni ideologiche preconcette e tatticismi strumentali». Da qui l’appello chiaro e diretto: «Imprenditori e sindacati italiani siano la prima linea di questa frontiera per bonificare le imprese e il lavoro». Un pensiero anche dal ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge: «Grave la violazione della dignità umana dei lavoratori».
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-12-01/prato-va-fuoco-fabbrica-cinque-morti-e-tre-ustionati-gravi-142615.shtml?uuid=ABLIxzg

Prato, minori pagati 1euro ora (lavorano 7 gg su 7)

ma naturalmente, la Regione più politically correct d’Italia con tutte le sue istituzioni della moralità e della presentabilità NON SAPEVANO NIENTE
Come i mafiosi. Ed infatti i MORALISTI LUCRANO SULLA SCHIAVITU’ DEGLI IMMIGRATI. MA LORO SONO ANTIRAZZISTI, ECCO COME LO DIMOSTRANO, PROTEGGENDO LA MAFIA DELL’IMMIGRAZIONE DALLE ISTITUZIONI. NAS, INPS, ISPETTORATO DEL LAVORO, MAGISTRATURA ETC….non dubitiamo che i sindacati non sapessero certo, come Napolitano
C’è da scommetterci, la giunta  pratese che ha chiesto controlli scrupolosi sarà travolta da inchieste ad hoc dalla magistratura connivente

Prato, 3 dicembre 2013 – IL CONSIGLIO comunale chiederà all’unanimità «provvedimenti specifici, anche di natura legislativa, per fronteggiare le nuove forme di schiavismo, il lavoro nero, il mancato rispetto delle regole sulla sicurezza e la fiscalità», il senatore di FI Mazzoni ha presentato un’interrogazione ai ministri dell’Interno, dell’Economia e del Lavoro e chiesto al presidente Letta di fare «a Prato un consiglio dei ministri», il sottosegretario alla giustizia Ferri ieri sera in Comune ha detto che «il governo si sta già muovendo per dare risposte» e che «serve un piano di emergenza per Prato». Chissà se tutte queste iniziative, più il pressing che il sindaco, la Provincia e la Regione stanno portando avanti, convincerà finalmente il governo a portare lo Stato nel distretto. Chissà se sette morti basteranno per trasformare i tavoli ed i progetti promessi a più riprese in uomini che possano andare nei capannoni a controllare quello che succede.

Chissà. Intanto in Comune si sta lavorando alla bozza di un documento unitario per chiedere «un intervento pesante, incisivo e urgente sul distretto parallelo cinese», un intervento che preveda «il rafforzamento degli organici di tutte le istituzioni» e che in definitiva propone una sorta di legge per Prato per fronteggiare l’illegalità dilagante. Non solo, si chiede «ad ambasciata e consolato cinese un diretto e fattivo coinvolgimento».
Coinvolgimento che dovrebbe riguardare in prima battuta il governo. Prima di incontrare il sindaco, alcuni parlamentari, il presidente di Ncd in Regione Magnolfi e le altre autorità cittadine, il sottosegratrio alla giustizia Ferri ieri sera ha affermato che serve «un piano di emergenza per Prato che rafforzi l’ispettorato del lavoro e garantisca più risorse alle forze dell’ordine per i controlli». Un piano che potenzi la repressione e che agisca «anche sul fronte della prevenzione con interventi nelle scuole e strumenti che aiutino i cinesi a capire i loro diritti». Spesso infatti, anche per problemi di lingua, «gli stessi lavoratori non sanno quali sono». Ferri ha poi ascoltato dal sindaco e le altre autorità i problemi enormi che la città da anni deve affrontare praticamente da sola. Lui ha voluto dimostrare almeno «una sensibilità personale: ero a Firenze per un impegno — ha detto — e ho avvertito l’esigenza di dare un segnale venendo qui».

Un segnale che il governo ora potrebbe dare anche incontrando i parlamentari pratesi che, tramite Giacomelli, hanno chiesto un appuntamento a Letta. Mazzoni invece ha presentato un’interrogazione ricordando, fra le altre cose, che la polizia «ha aperto un’inchiesta dopo che un ragazzino cinese apparentemente minorenne è finito al pronto soccorso con alcune ferite provocate da una macchina malfunzionante. Il ragazzo mostrava anche gli evidenti segni della malnutrizione — scrive Mazzoni — e agli agenti ha detto di lavorare sette giorni su sette per un euro all’ora, iniziando alle sette di mattina e finendo a mezzanotte. Dormiva all’interno del laboratorio, pagandosi vitto e alloggio con il suo misero salario».

Per questo il senatore chiede al governo di «intervenire per ripristinare una volta per tutte la legalità nel distretto parallelo cinese», di mettere «sotto controllo il fenomeno dell’immigrazione clandestina cinese sensibilizzando le autorità consolari, che finora hanno offerto una collaborazione insufficiente», e «di attivare uno sforzo straordinario interforze per recidere alla radice tutti i variegati fenomeni di illegalità».

http://www.lanazione.it/prato/cronaca/2013/12/03/991194-incendio-macrolotto-strage.shtml

Equitalia e la Repubblica popolare italo-cinese

di GIULIO ARRIGHINI*

Certo che lo sanno che a Prato – e chissà quanti a Milano o Bergamo, Brescia, Verona… – lavorano nell’illegalità dietro le sbarre. Ma fa più equitaliano andare a Cortina a controllare gli scontrini. L’Inail, gli ispettori dell’Inps e chi ne decide l’attività, come la Kpmg, programmandone gli impegnativi e rischiosi controlli, a Prato non ci sono andati evidentemente abbastanza.
Eppure lì c’è polpa per l’erario: multe da centinaia di migliaia di euro solo per le evasioni contributive. A voglia quanto avrebbero incassato facendoci risparmiare sull’Imu. A voglia quante pensioni avrebbero salvato. A voglia da quanto avrebbero dovuto chiudere, loro come a catena gli altri, queste fabbriche che affumicano gli operai come lo speck.
Il made in Italy arriva da lì, dal made in giallo. Lo sanno le griffe che risparmiano, lo sanno i politici locali, i sindacati, lo sanno tutti, ma come se fossimo in un regime di omertà, in Sicilia, o in Calabria, lo status quo è da troppi tollerato. Se non è mafia, che cos’è?
Si tollera il pranzo a 10 euro e la cena a 19 euro dei wok, si tollera la conquista cinese del commercio, come se solo loro avessero i soldi. Gli altri no. Arriva Cin Ciun Cian e ti compra Milano, ti compra Prato, ti compra Brescia. La ramificazione tumorale del sistema è talmente invasiva che alzare la testa è un’eresia. Sei tu il denunciato.
Si scanta anche il presidente della Repubblica. Prima giocava a dama? Siamo nella Repubblica popolare italo-cinese. I comunisti ci sono, i lager ci sono, i gulag ci sono. Le colonie penali in cui lavori a zero euro ci sono. Lo sfruttamento schiavista comunista c’è. Cosa manca? Il silenzio da regime c’è. Il sapere e il tacere c’è. E’ la Repubblica popolare cinese.
A Prato la realtà è una finzione, la finzione è una realtà. Come nei regimi, che hanno il loro minculpop, la propaganda crea la caricatura del reale, lo modifica a piacere, dissimula , fa credere, fa dimenticare.
Prato è già passato. Anzi. La considerazione è che “tanto si poteva immaginare”. Lo immaginava la gente comune, il buon senso comune, l’imprenditore che si suicida, il pensionato da 600 euro al mese che va a Forum per farsi ridurre l’affitto, perché la sua casa spetta al cinese di turno o allo sbarcato da Lampedusa. E lui deve quindi stare sul mercato. Ma non lo immagina mai Equitalia. Non lo dicono i gestori dell’energia che sanno quanta e a che ora se ne consuma nei lager del mady in Italy a Prato. Non serve un genio, basterebbe che lo Stato italiano alzasse il sedere e andasse a vedere come si muore tutti i giorni dove la mafia addormenta le coscienze.
La politica intanto non sa come cambiare il Porcellum, non sa come frenare il tasso di disoccupazione, non sa fare più nulla. I cinesi della Repubblica popolare italo-cinese generano lavoro ma solo per i cinesi. I politici generano lavoro solo per i politici della Repubblica italiana. Sono praticamente uguali. Facessero un partito insieme, li manderemmo tutti a casa in una volta sola. Prezzo fisso, se ne mangia a volontà.

*Segretario Indipendenza Lombarda
http://www.lindipendenza.com/equitalia-e-la-repubblica-popolare-italo-cinese/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=equitalia-e-la-repubblica-popolare-italo-cinese

Francia, Bob Dylan indagato per ingiurie. Denunciato da un’associazione croata

razzismo politically correct. Eccidio serbo non è importante anzi, quai a sostenere essi possano essere stati vittime.
Ci sono eccidi ed eccidi, ne  mondo dell’eguaglianza e della tolleranza secondo i giusti i serbi possono essere macellati.

Ansa, L’huffington Post  |  Pubblicato: 02/12/2013 20:41 CET  |  Aggiornato: 02/12/2013 20:41 CET

Bob Dylan è stato inscritto nel registro degli indagati a Parigi per ‘ingiurie’ sulla base di una denuncia presentata da un’associazione croata di fronte alla giustizia francese.

Il cantante americano è stato sentito dalla giustizia francese e successivamente indagato a metà novembre a Parigi per “ingiurie” e “incitamento all’odio”, dopo la denuncia presentata da un’associazione croata, riferiscono fonti della giustizia. L’associazione ha protestato contro le parole rilasciate dal cantante in un’intervista all’edizione francese di Rolling Stone nella quale Dylan aveva paragonato lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti agli eccidi perpetrati dagli ustascia croati contro i serbi e alle violenze del Ku Klux Klan contro i neri. A Parigi, nelle scorse settimane, Bob Dylan ha tenuto diversi concerti ed è stato decorato con la Legion d’Onore.
http://www.huffingtonpost.it/2013/12/02/francia-bob-dylan-_n_4373285.html?utm_hp_ref=italy