CARCERE: La doppia umanità del ministro Cancellieri

di Pino Corrias

Se la ministra Annamaria Cancellieri è innocente per Giulia Ligresti, detenuta di prima classe, valore stimato in molti milioni di euro, allora è doppiamente colpevole per la mancata scarcerazione di Federico Perna, il detenuto da due lire, morto l’altro giorno a Poggioreale, con il corpo tumefatto come neanche un cane dovrebbe. È colpevole perché Cancellieri – difendendosi utilmente in Parlamento, inutilmente davanti alla pubblica opinione – ha rivendicato come suo inviolato dovere il diritto umanitario che l’ha spinta a telefonare per la tutela della sua amica Giulia, dicendo che “lo avrebbe fatto per chiunque”. Anzi “che era pronta a farlo per chiunque”. Lo ha fatto per il detenuto Perna? Tutto il fervore esibito per liberare Giulia con il suo prezioso guardaroba, le sue carte di credito, i suoi segreti, è svaporato nella dimenticanza. Lasciando completamente solo quel detenuto – che pure da lei dipendeva, dal suo ministero di Giustizia senza Grazia – marcito per tre anni nell’inferno di Poggioreale, ammalato nel corpo e nella testa, uno che scriveva alla madre “ti prego, voglio tornare da te, fammi uscire”. E che scrivendo senza essere ascoltato da nessuno è stato cancellato e poi archiviato come 141esima vittima del-l’anno. Un ladruncolo, titolare di nessuna storia, nessuna parentela, condannato alla detenzione fino al 2018, colpevole di avere maneggiato assai meno refurtiva di un dito mignolo di un qualunque banchiere, o del più giovane dei Ligresti, quello ancora in fuga nella Svizzera delle finanziarie anonime.    QUI NON SI DISCUTE il diritto di Giulia Ligresti a uscire di galera, ci mancherebbe, non è lei lo scandalo, la sua voglia di libertà, il suo sacrosanto diritto allo shopping in attesa di ereditare il gruzzolo accumulato dalla famiglia con il commercio di aree edificabili, cliniche, e la finale spoliazione di un’azienda, la Fonsai.    Qui si discute lo scandalo della scandalosa ministra, prefetto di prima classe, anzi prefetto di classe.    Per la primogenita dei suoi due amici miliardari, i fratelli Ligresti, la fedele Cancellieri – che non trova sconveniente frequentare da ministra pregiudicati di quella risma, né telefonare ai superstiti di una famiglia finita tutta in galera – si attiva immediatamente mossa da umana pietà: “Non ho proprio nulla da rimproverarmi. Ho agito secondo coscienza”. Bene, benissimo. E quindi dovrebbe avere molto da rimproverarsi a non avere agito secondo coscienza in questo caso che segue di così poco il primo. Riconoscendo l’immorale silenzio di oggi in aperto contrasto con il diritto morale all’aiuto di ieri.    MA COM’È OVVIO Cancellieri non si rimprovera e non riconoscerà un bel nulla. Per questo ha scelto di esibire il suo pubblico disinteresse non avendo trovato neppure il tempo di riferirne in Parlamento. Per le scorie sociali come Federico è abbastanza il suo vice. Chissà se, perdendo almeno il sonno, la ministra non incaricherà il suo vice di dormire al posto suo.

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G. Ligresti e il corpo di Federico Perna LaPresse

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CARCERE: La doppia umanità del ministro Cancellieriultima modifica: 2013-12-04T14:51:37+01:00da davi-luciano
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