TAV – IL TRENO DEI FUORILEGGE

di FERDINANDO IMPOSIMATO [ 25/11/2013]

L’Alta Velocità, voluta da affaristi e speculatori del territorio, non crea occupazione, viola le norme UE sui rifiuti ed accresce in modo enorme il debito pubblico, gravando sui più poveri, sottraendo 27 miliardi di euro (fonte Boeri, Università Bocconi di Milano) al lavoro, ai giovani, alle piccole e medie imprese, alla scuola, alla cultura e all’arte, senza alcun rischio economico per le imprese private, che non investono un solo euro. Tale enorme somma è destinata ad aumentare, perchè i costi non sono “blindati”.  E l’AV è solo a carico dello Stato, come sempre, mentre alla scuola sono state destinate poche centinaia di milioni di euro.

La legislazione italiana in materia è in contrasto con la normativa comunitaria. La Corte Europea di Giustizia ha condannato più volte  l’Italia per leggi e decreti che avvantaggiano  chi specula sull’AV senza rispettare le direttive europee sui rifiuti, con grave minaccia alla salute delle persone e all’ambiente. In questa situazione i cittadini italiani hanno il diritto di reclamare, anche con la disobbedienza civile, il rispetto della Costituzione (articolo 10: L’Italia si conforma alle norme internazionali generalmente riconosciute), nonchè delle direttive europee che, secondo la Consulta, prevalgono su decreti e leggi italiane. La disobbedienza civile contro la TAV, che distrugge l’ambiente in modo irreversibile, è presupposto di giustizia e di legalità. Afferma la Corte dei Conti sulla TAV, in una relazione del 2008: «quel che appare difficilmente controvertibile è che ai rilevanti oneri caricati sul bilancio dello Stato non corrisponde alcun provento derivante dalle operazioni finanziarie dei privati».

L’ALTOLA’ DELLA CORTE

La Corte dei Conti denunzia che «l’accollo delle due operazioni di investimento nell’AV, del 1996 e 2006,  aveva la dimensione rilevantissima degli oneri caricati allo Stato, la gravosità delle operazioni di debito, la scarsa trasparenza amministrativa e contabile della gestione del debito», e che le stesse operazioni «dovevano essere fermate prima di produrre i pregiudizievoli effetti per la finanza pubblica». Il debito pubblico, che noi tutti dobbiamo pagare, si dilaterebbe ancor di più, senza alcun vantaggio per lavoro, occupazione e giovani, ma con danni irreparabili.

La cosa triste e preoccupante, stigmatizzata dalla Corte dei Conti, è che «a livello parlamentare gli esiti non soddisfacenti (per non dire disastrosi, ndr) di questa operazione non erano stati mai oggetto di approfondita discussione ed analisi critica» (relazione dei magistrati Aldo Carosi e Fabio Viola).

Dobbiamo impedire fin da subito lo sperpero del danaro dei cittadini e la distruzione dell’ambiente e della salute. Si impone dunque una commissione di inchiesta parlamentare per accertare costi delle future opere dell’AV, il ruolo delle società partecipate (TAV e FFSS), la  fattibilità delle opere, la loro convenienza in relazione a traffico di merci e persone. La TAV  in Val di Susa, lo ribadiamo, è un vero e proprio affronto al buon senso e alla legalità: essa rientrava nel corridoio 5, per le merci che da Lisbona avrebbero dovuto raggiungere Kiev. Ma i portoghesi hanno rinunziato al corridoio 5 per gli alti costi: il corridoio dovrebbe partire da Algesiras, nel Sud della Spagna, ove però non è in programma una nuova linea, ma un ammodernamento di quella esistente per trasportare passeggeri e non merci.

Anche in Slovenia l’Alta velocità, come collegamento con l’Italia, è stata archiviata definitivamente. Per la Torino Lione sembra accertato che la Francia nel luglio 2012 richiese un forte  impegno finanziario da parte della Unione Europea, costando quella tratta, da sola, 12 miliardi di euro (Le Figaro del 12 luglio 2012). Lo stesso ministro del Bilancio francese Jerome Cahuzac riconobbe che la Francia aveva previsto una moltitudine di progetti senza avere fatto i conti con i finanziamenti e che il Governo francese avrebbe rinunziato a questa opzione, anche per via del pesante calo registrato  nel trasporto merci, sceso su quella tratta da 11 milioni di tonnellate del 1992 a quattro milioni  nel 2012. D’altra parte, oltre ai problemi del bilancio dello Stato, è necessario tener conto della volontà delle popolazioni interessate: uno dei principi fondativi dell’Unione Europea è quello di sussidiarietà, secondo cui le decisioni vanno prese col consenso dei cittadini. E in Val di Susa le popolazioni interessate sono contrarie. Forte è il sospetto sugli interessi del vasto giro d’affari che ruota attorno al partito degli speculatori selvaggi.

DALLA CULLA ALLA TOMBA

L’ex magistrato Gianfranco Amendola, esperto in materia di reati ambientali, nel settembre scorso ha messo in evidenza che i nostri governanti avevano da sempre sottovalutato  quelle terre da scavo contaminate prodotte dalle grandi opere, in particolare dalla TAV; o scavate in aree fortemente antropizzate o dismesse, già sature di residui e rifiuti di ogni genere. Ciò in contrasto con la normativa europea, secondo la quale le terre da scavo non naturali o contaminate sono, di regola, rifiuti e soggette, “dalla culla alla tomba”, ad una rigorosa disciplina europea, per evitare che provochino pericoli ed inquinamenti, sia all’ambiente che alla salute. Il che, ovviamente, comporterebbe notevoli costi ed impegni per le imprese, nonche´ per i loro titolari, e l’eventualità di subire processi penali in caso di inosservanza (ad esempio, per discarica abusiva). Circostanza spesso ricorrente nel nostro paese soprattutto in concomitanza con i lavori per la TAV.

Da 16 anni la risposta del Governo sembra essere stata uniforme agli interessi degli industriali, nel senso di volere assicurare non il rispetto, ma l’elusione della disciplina europea. Nel 2002 la UE iniziò una nuova procedura di infrazione, al termine della quale l’Italia fu condannata dalla Corte Europea di giustizia con sentenza del 18 dicembre 2007, in quanto «è giocoforza constatare che tali disposizioni finiscono per sottrarre alla qualifica di rifiuto, ai sensi dell’ordinamento italiano, taluni residui che invece corrispondono alla definizione sancita dall’art. 1, lett. a della direttiva». Intanto, numerosi costruttori fuorilegge della TAV erano stati assolti, e il danno ambientale e alla salute di molti cittadini e animali era ormai irreversibile.

Quel che conta è la “sostenibilità economica” per le imprese, non la tutela della salute e dell’ambiente. Nel 2013 il decreto del fare ritorna sulla nuova definizione delle terre da scavo e aggiunge la specificazione che queste «matrici» sono «costituite da una miscela eterogenea di materiale di origine antropica, quali residui e scarti di produzione e di consumo, e di terreno, che compone un orizzonte stratigrafico specifico rispetto alle caratteristiche geologiche e stratigrafiche naturali del terreno in un determinato sito, e utilizzate per la realizzazione di riempimenti, di rilevati e di reinterri».

Proprio mentre la Suprema Corte ribadiva, con riferimento alle modifiche del 2012, esattamente il contrario, e cioè che esse non possono riguardare un terreno composto «da materiali da riporto di provenienza antropica, oltre che da rifiuti di vario genere, costituiti da elettrodomestici o da negozi di fabbri, in nessun caso qualificabili come “suolo” o “materiale allo stato naturale escavato”».

DA VALSUSA A FIRENZE

E’ facile prevedere quale confusione si creerà nell’applicazione di questo assurdo groviglio di leggi, che consentono abusi di ogni genere nella gestione del materiale inquinante e pericoloso per la salute dei cittadini. Confusione destinata a proteggere gli interessi economici dei costruttori di grandi opere, i quali sembrano di fatto esonerati da una normativa europea vincolante, la cui violazione ha comportato la condanna dell’Italia da parte dell’Unione Europea per ben due volte, per leggi in contrasto con la tutela della salute e dell’ambiente.

La gravità delle ipotesi di reato che sono state configurate a Firenze, e che lasciano intravvedere preoccupanti complicità a tutti i livelli, ha spinto il ministro dell’Ambiente a richiedere un colloquio col capo della Procura e coi pm che indagano sulle modalità di attuazione del progetto di sottoattraversamento ferroviario AV nella città, che è patrimonio mondiale dell’Unesco.   

L’associazione ecologista Idra, costituitasi parte civile nel procedimento penale sui gravi danni ambientali prodotti dalla cantierizzazione TAV per la realizzazione della tratta appenninica Bologna-Firenze, e parte ad adiuvandum nel procedimento aperto dalla Corte dei Conti per danno erariale (circa 14 milioni di euro) a carico di pubblici amministratori e dirigenti coinvolti nell’approvazione dell’opera, ha messo a disposizione del ministro dell’Ambiente il suo capitale di informazione e i risultati delle iniziative assunte in sede europea, a partire dal luglio 2012, proprio in relazione al tema caldo che avrebbe spinto il ministro a cercare il contatto con la magistratura fiorentina: la normativa sulle terre da scavo.

Ma nessuno ne parla! E intanto il debito pubblico esplode. Ma Enrico Letta sa niente di questa tragedia italiana? E cosa ne pensa Matteo Renzi, che sembra cadere dalla nuvole? In Toscana e in Italia si potrebbe segnare il crollo di tutte le speranze di rinascita.
http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=647&pagina=1&pg=potere

TAV – IL TRENO DEI FUORILEGGEultima modifica: 2013-12-03T10:18:33+01:00da davi-luciano
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