La irresistibile crescita dei movimenti anti-Ue

Euroscettici. Uragano in arrivo
di: Lorenzo Moore
info@rinascita.net
Anche se i media di regime rimuovono ogni possibile riscontro di quanto è sotto gli occhi di tutti, è ormai manifesto, ovunque nell’Europa dei Ventotto – la cosiddetta Unione Europea – l’irreversibile scollamento tra cittadini e (supposte) elites alla guida dei vari poteri nazionali e internazionali.
In blocco governanti, uomini di partito, banchieri, sindacalisti e grandi imprenditori –  definiti la “classe dirigente” – sono ormai considerati dalla gran parte dei popoli “il problema” da risolvere.
Ovunque in Europa – nell’eurozona e oltre – il rigetto, il rifiuto, di tali elites istituzionali è maggioritario o tende ad esserlo. Le prossime elezioni dell’europarlamento saranno lo specchio di tale tendenza, dichiarata dai media embedded, con un retrogusto, per loro, diffamatorio, “nazionalista” ed “euroscettica”. Questi disinformatori di massa – gli stessi, si badi bene, che un giorno sì e l’altro pure blaterano contro il governo di Kiev offrendo protezione e propaganda alla minoranza ukraina favorevole a liberare la Tymoshenko e ad aderire all’Ue – avranno di che commentare, alla vigilia e il giorno dopo del voto di primavera per Strasburgo, sulla “pericolosa” avanzata di partiti contrari a questa eurocrazia, dagli M5 stelle e antagonisti italiani, al Front National francese, agli indipendentisti inglesi e scozzesi, ai nazionalisti belgi, olandesi, polacchi, ungheresi, romeni, bulgari giù giù fino ad Alba Dorata greca.
La crescita dei partiti anti-Ue è peraltro parallela alla montante protesta dei disoccupati, dei lavoratori europei, contro le misure di austerità imposte ai popoli del continente dall’infida troika Fmi-Bce-Commissione di Bruxelles. Protesta che – particolarmente nei Paesi della cosiddetta “periferia” dell’Ue, Italia compresa, vedi “forconi”, manifestazioni sindacali di base, scioperi come quello contro la privatizzazione dell’autotrasporto pubblico a Genova – scampana a morto in particolare per i partiti e i sindacati di regime, assediati ovunque da rivali antagonisti di base.
Finora i partiti e i sindacati “istituzionali” avevano contenuto la crescita delle forze loro avversarie, di popolo, con opportune “legislazioni” di sistemi elettorali e di rappresentanza che escludevano di fatto l’emergere degli oppositori (nel voto con il doppio turno alla francese, i quorum tedeschi, il “listino” italiano, etc. e nella rappresentanza sindacale con le convenzioni ad exludendum di soggetti emergenti per mantenere – soprattutto in Italia e Francia – la loro supremazia). Nel caso delle elezioni europee queste “dighe” per mantenere intatto il loro potere, non potranno però reggere (il voto è ancora proporzionale e non artificiosamente maggioritario). E sebbene l’europarlamento abbia scarsi poteri, una vittoria complessiva degli euroscettici nel 2014 non potrà che riverberarsi sui favori elettorali nazionali.
E sul fronte sociale dove le centrali sindacali più potenti hanno un dichiarato tallone d’Achille: per lo più rappresentano categorie di lavoratori, ma in un’Europa che veleggia verso una complessiva disoccupazione, per lo più giovanile e di mezza età tale rappresentanza ha un potere contrattuale debole, come le piazze insegnano. Per non parlare degli innumerevoli movimenti di difesa sociale (in Italia, per esempio, Federcontribuenti, Antiequitalia, Antiusura, Antisignoraggio, di difesa dei consumatori, degli allevatori, degli agricoltori, dei trasportatori, dei commercianti, etc.) totalmente indipendenti e dal potere politico e dal potere sindacale.
Ecco dunque spiegato come mai, tra le supposte “elites” assediate si stia facendo strada una strategia di virtuale accettazione delle tesi antagoniste. Sempre di più, infatti, i partiti e i sindacati “istituzionali” fanno finta di inserire nei loro programmi tesi “sociali” (anti-tasse, anti-usura, e così via) per “recuperare” favori popolari,
Ma è una strategia votata all’insuccesso, nonostante il fiorire di contorno, nei mezzi di comunicazione di massa collegati con l’establishment, di denuncie populistiche… usa-e-getta.
Per una semplicissima considerazione: l’adozione demagogica di tesi contrarie all’austerità e al “sistema” di progressiva spoliazione delle sovranità nazionali e della solidarietà sociale, se perseguita realmente, toglierebbe la terra sotto le loro stesse poltrone; le promesse e i proclami di giustizia sociale utilizzati al solo fine di raccattare voti non attecchiscono più – è dimostrato – nella gran parte dei cittadini, delusi e indignati contro chi governa la politica e l’economia.
E’ una corsa-boomerang, quella di tali “elites”. Ormai chiuse in un fortino di privilegi per loro stesse. Una “ridotta” che i media di regime ancora chiamano “Unione europea”.

Articolo letto: 1 volte (27 Novembre 2013)
– See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22717#sthash.wrOsiFNa.dpuf

La irresistibile crescita dei movimenti anti-Ueultima modifica: 2013-12-01T11:13:48+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo